giovedì 12 gennaio 2017

La paura di Hartz IV

Inge Hannemann, attivista, giornalista ed ex-impiegata presso un Jobcenter di Amburgo, da anni si batte contro Hartz IV e contro lo strapotere dei centri per l'impiego. In un suo articolo sull'Huffington Post ci spiega perchè per superare la paura di Hartz IV è necessario eliminare il sistema sanzionatorio ed introdurre un reddito di base incondizionato. Da Huffingtonpost.de


A 11 anni dal varo delle leggi Hartz, il legislatore ha deciso di introdurre una modifica. Ufficialmente si parla di “semplificazione", ma se le rappresentanze degli impiegati dei Jobcenter, le organizzazioni sociali, i sindacati e i partiti parlano di burocrazia aggiuntiva, è facile capire che la complessità di Hartz IV resterà immutata.

La rilevanza politica della "Quarta legge per la prestazione di servizi moderni sul mercato del lavoro" resta di grande attualità. L'introduzione dell'Agenda 2010 e l'applicazione restrittiva di queste leggi fatta dai Jobcenter hanno rivoluzionato l'intera struttura dello stato sociale sancendo il passaggio dallo stato sociale al “workfare state”.

Sin dalla loro introduzione l'obiettivo dell'ex Cancelliere Schroeder non era quella di "aiutare e pretendere", piuttosto quello di creare il piu' grande settore a basso salario che la Germania abbia mai avuto. Nel frattempo in Germania si è effettivamente sviluppato il piu' grande settore a basso salario d'Europa, fatto che finito per mettere sotto pressione i paesi vicini. Per resistere a questa pressione, Austria ed Italia stanno pensando di importare Hartz IV.

Da questo punto di vista Hartz IV puo' essere considerato un successo. Dal punto di vista sociale e politico, invece, Hartz IV divide deliberatamente la società. La disoccupazione di massa del 2005 con circa 5 milioni di senza lavoro non è scomparsa, è stata piuttosto spostata sui lavori atipici.

La paura di Hartz IV è grande

Il numero dei contratti di lavoro atipici e a tempo determinato è aumentato costantemente, mentre i lavoratori per svolgere lo stesso lavoro guadagnano sempre meno. La paura di perdere il proprio posto di lavoro è cresciuta e i lavoratori si tengono stretti anche gli impieghi piu' desolanti. La paura di Hartz IV e della conseguente povertà e stigmatizzazione sociale sembrano essere piu' forti di ogni possibile lavoro, anche il meno dignitoso.

Da un lato c’è la paura di Hartz IV, dall'altro la pressione esercitata dai Jobcenter, per spingere le persone a continuare a lavorare come Aufstocker (con un'integrazione salariale) oppure l'obbligo di dover accettare qualsiasi impiego. E' necessario riconoscere che al centro dell’intero sistema ci sono le pretese dei Jobcenter, e non le persone. La spada di Damocle delle sanzioni e le possibilità di essere ricattati fanno di questa riforma un elemento di cambiamento radicale nel sistema di sicurezza sociale.

Nel corso del 2015 ci sono state piu' di un milione di sanzioni nei confronti sussidiati Hartz IV. Molti credono che una sanzione del Jobcenter riguardi solo la persona colpita. Ma è un equivoco.

Ogni sanzione si trasferisce anche sulla famiglia, quando un partner o dei bambini vivono nello stesso nucleo. Questo atto di punizione paternalistica contraddice il paragrafo 1 dello Statuto di Sicurezza Sociale secondo il quale i sussidi minimi per le persone non occupate dovrebbero garantire una vita dignitosa ad ogni individuo. Sono poi gli stessi Jobcenter ad imporre ai lavoratori quanto previsto dalle leggi sulla sicurezza sociale.

Sotto la costante minaccia di sanzioni, le persone vengono obbligate a fare quello che i Jobcenter pretendono da loro. Nonostante cio' i sussidiati vengono accusati di essere pigri e ogni volta gli si ripete la stessa frase: chi vuole veramente lavorare riesce comunque a trovare un lavoro. In questo contesto il concetto di responsabilità individuale della singola persona è la causa scatenante di un crescente squilibrio sociale che ci porta ad una povertà crescente in tutte le generazioni, alla povertà in vecchiaia e ad un divario crescente fra ricchi e poveri.

Non sono i disoccupati ad essere socialmente deboli, ma lo stato

Hartz IV ha rimosso la solidarietà dalla nostra società, una tendenza per altro già avviata da uno stato socialmente sempre piu' debole. Non sono i disoccupati ad essere antisociali, ma uno Stato che non intende mettere in pratica i principi dello stato sociale previsti dalla nostra Costituzione. 

Quando uno stato accetta la povertà, l’esclusione sociale e la mancanza di posti di lavoro, accetta in questo modo anche il rischio collegato di una de-democratizzazione. Ma ora è arrivato il momento di ricominciare in maniera diversa. Dobbiamo discutere delle alternative. I veri bisogni e le necessità della società intera dovranno finalmente essere presi in considerazione.

Da un lato è necessaria l’immediata abolizione delle sanzioni affinché il salario di sussistenza non si trasformi in un elemento negativo. Dall'altro, nel lungo periodo non è piu’ possibile evitare un reddito di base incondizionato quale strumento di emancipazione.

Le persone sono dipendenti dai Jobcenter

Solo in questo modo sarà possibile evitare la necessità per i salariati di vendere la propria forza lavoro a qualsiasi prezzo. La libertà di poter dire NO ad un lavoro pagato male oppure ad un lavoro non attrattivo, non solo rafforzerebbe ogni singolo individuo, ma permetterebbe di sviluppare un livello salariale che assicura la sopravvivenza personale.

Le persone non sarebbero piu' dipendenti dai Jobcenter, dalle norme dettate dal legislatore o da altre persone. Avremmo piuttosto la possibilità di risolvere alcuni degli attuali problemi sociali.

Il concetto di lavoro sarebbe in questo modo ridefinito e sarebbe finalmente possibile una partecipazione piu' equa alla vita sociale e alla ricchezza. La povertà infantile e in vecchiaia, la distribuzione della ricchezza ineguale e un sistema che si regge in piedi solo grazie al volontariato sono le conseguenze di strutture disfunzionali che devono essere corrette. In questo modo si potrebbe finalmente togliere la maschera ad Hartz IV, con grande danno per tutti coloro che fino ad ora ci hanno prosperato.

lunedì 9 gennaio 2017

Vita di un Hartz IV

Huffington Post ci parla della dura vita degli Hartz IV in Germania. Nato per dare un sostegno alle persone in stato di necessità, col tempo Hartz IV si è invece trasformato in un insieme di leggi vessatorie in cui gli impiegati dei Jobcenter hanno un ampio potere discrezionale e possono sanzionare in ogni momento il sussidiato. Da huffingtonpost.de



Vivo di Hartz IV da otto anni. A volte mi sembra di stare in un carcere a cielo aperto. Ogni euro che spendo lo devo documentare. Tutto viene controllato, nei miei confronti c'è molta più diffidenza che fiducia. Se non mi presento ad un appuntamento al Jobcenter devo immediatamente fare i conti con le sanzioni. 

Trovo che l'intero sistema sia poco dignitoso. Le persone semplici sono vessate. Con i milionari e gli evasori fiscali lo stato è incredibilmente generoso. A me invece vengono a controllare se ho speso 5 € di troppo.

Fin da piccolo mi è stato insegnato ad impegnarmi in quello che facevo. I miei genitori mi hanno sempre spiegato che è molto importante. Questa convinzione fino ad otto anni fa è stato il mio motto per la vita.



Ho sempre lavorato.

Poi è arrivato il giorno in cui ho dovuto tirare il freno d'emergenza. Ero vicino al burn-out. Inoltre dovevo occuparmi del mio forte mal di schiena, le cose per me andavano davvero male. Allora mi sono chiesto: che cosa vuoi davvero? La salute o i soldi? Ho scelto la prima.

Per un anno, a causa delle condizioni di salute, non ho potuto lavorare. E' stato il periodo piu' duro, perché mi sentivo totalmente inutile. Poi ho iniziato un minijob come assistente alla residenza dei malati di AIDS di Monaco. Ormai lo faccio da 7 anni. Questo lavoro mi piace molto.

Il mio affitto viene pagato dal centro per l'impiego. Alla fine mi restano circa 500 € per vivere. Con questi soldi devo comprare il cibo e tutto il resto necessario. Cinema, concerti, escursioni - non me li posso proprio permettere.

Cerco invece di risparmiare il piu' possibile. Chiunque ha bisogno di un piccolo gruzzolo. Ad esempio il mio forno recentemente si è rotto. Spero di potermene permettere uno nuovo in un paio di mesi. Fino ad ora i soldi almeno bastavano per vivere. Poi ho ricevuto una lettera dal centro per l'impiego.

Il 31 di agosto mi hanno fatto sapere che il mio sussidio sarà completamente sospeso. Da oggi a domani. Senza preavviso. Per me è stato un grande shock, perché dovevo pagare l'affitto nel giro di pochi giorni. E non avevo soldi sul conto.

La ragione del ritiro del sussidio era un certificato mancante del mio medico. Il documento doveva appunto certificare se dal punto di vista della mia salute mi sarebbe stato possibile lavorare. Non ero riuscito a farlo perché il mio medico era in vacanza.

Tre sanzioni in una settimana

A cio' si deve aggiungere che ero anche malato. Avevo presentato al Jobcenter un certificato di malattia. Ma proprio nelle 2 settimane in cui ero stato malato l'ufficio di collocamento aveva organizzato 2 appuntamenti ai quali non mi ero potuto presentare. 



Ho poi scoperto che il Jobcenter riconosce il classico certificato medico di malattia a discrezione dell'impiegato. L'addetto a me assegnato ha preferito non farlo. Per questo ho ricevuto 2 ulteriori sanzioni. In una settimana ho quindi ricevuto 3 sanzioni.

Ho presentato immediatamente un ricorso al Sozialgericht (Tribunale sociale). 3 settimane dopo è arrivata una boccata d'ossigeno: il Jobcenter non aveva agito correttamente ed io ho ricevuto i miei soldi indietro. Il caso tuttavia non era ancora chiuso. A novembre mi hanno comunicato che a partire da dicembre per 3 mesi avrebbero tagliato il mio sussidio del 20%.

Non mi deprime il fatto di avere meno soldi. Quello che trovo insostenibile è il modo in cui ci trattano. Sono delle vere e proprie vessazioni. Ho come l'impressione che gli impiegati del jobcenter siano esortati ad imporre delle sanzioni.

Il rapporto con i Jobcenter è cambiato

Prima non era cosi'. In passato si lavorava bene con l'ufficio di collocamento. Da circa un anno è cambiato tutto  Il rapporto è diverso. A volte ho la sensazione che stiano cercando l'ago nel pagliaio. E non appena trovano qualcosa ti tagliano il sussidio.

Quello che mi ha sorpreso: nel mese di agosto avevo 2 appuntamenti, uno dietro l'altro, esattamente nel periodo in cui ero malato. Da allora non c'è piu' stato un singolo invito per un colloquio da parte del Jobcenter. Mi chiedo se non l'abbiano fatto apposta.

Poco dopo il taglio del 20% del sussidio, un conoscente mi ha parlato dell'iniziativa Sanktionsfrei. E' stata la mia salvezza. Si sono messi in contatto con me nel giro di  un giorno e si sono fatti carico dell'importo che mi era stato ridotto.

Un destinatario di Hartz IV viene percepito dalla società come un essere inutile. Siamo stigmatizzati. Ma dietro ogni uomo c'è una storia. C'è una ragione per la quale siamo diventati disoccupati. La maggior parte delle persone non riesce a capirlo.

E la cosa piu' assurda è: io non sono disoccupato - ho un lavoro. Ma con il lavoro che faccio non guadagno abbastanza per vivere. Lo stato mi considera un disoccupato, ma in realtà io non lo sono.



Klaus-Peter Willsch (CDU): i contribuenti tedeschi non pagheranno per gli errori delle banche italiane

Klaus-Peter Willsch parlamentare CDU e membro della commissione per l'economia al Bundestag, intervistato da Deutsche Wirtschafts Nachrichten sul tema dei salvataggi bancari mette i paletti per le banche italiane: non possiamo accettare che a pagare il conto siano i contribuenti tedeschi tramite il fondo ESM. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de 


Klaus-Peter Willsch, parlamentare della CDU ed esperto di finanza si aspetta che il conto per il salvataggio delle banche Italiane tramite il fondo ESM alla fine sarà il contribuente tedesco a doverlo pagare.

DWN: Banca Monte dei Paschi sarà salvata con il denaro pubblico, in questo modo pero' saranno violate le nuove regole in vigore dallo scorso anno. Queste prevedono che in caso di un fallimento bancario imminente siano chiamati in causa prima di tutto gli azionisti e i creditori. Come valuta in questo scenario il bail-out di una banca?

Klaus-Peter Willsch: sono da sempre convinto che in una economia di mercato la ricapitalizzazione di una banca spetti prima di tutto agli azionisti e poi ai creditori. Se cio' non bastasse e la banca ha una rilevanza sistemica, allora puo' intervenire lo stato, in questo caso l'Italia. In caso contrario la banca deve entrare in una procedura concorsuale. Con le nuove regole sui fallimenti bancari si intendeva spezzare il circolo vizioso fra il rischio di fallimento delle banche e quello degli stati. Ora siamo arrivati al test verità - e ancora una volta si cerca di aggirare la norma. Nell'ambito della catena di responsabilità prevista dalle nuove leggi ad essere responsabili sono prima di tutto gli azionisti e poi i creditori per un importo pari all'8% del totale degli attivi della banca da ristrutturare. Ma questo probabilmente non accadrà. Monte dei Paschi di Siena nel 2015 aveva un bilancio di 169,237 miliardi di Euro. La banca avrebbe potuto ottenere in questo modo piu' di 13.5 miliardi - quindi molto piu' della ricapitalizzazione richiesta dalla BCE (8.8 miliardi).

DWN: considera utili e sensate le nuove regole europee concordate nell'ambito delle ristrutturazioni bancarie?

Klaus-Peter Willsch: solo se alla fine della catena di responsabilità c'è lo stato in cui ha sede la banca. Se alla fine deve intervenire l'ESM, e quindi indirettamente il contribuente tedesco, si tratterebbe allora di far pagare a qualcun'altro gli errori fatti da una banca italiana. Già verso la fine dell'anno c'erano state voci di una possibile richiesta all'ESM da parte dell'Italia di un piano per il salvataggio delle banche.

DWN: sin dal trattato di Maastricht gli accordi sono stati ripetutamente violati. Pensa sia possibile costruire una unione bancaria e monetaria senza un quadro giuridico vincolante?

Klaus-Peter Willsch: forse nel breve e medio periodo, ma nel lungo periodo sicuramente no.

DWN: la crisi bancaria italiana potrebbe compromettere la coesione dell'unione monetaria nella sua forma attuale? E se si', per quali ragioni?

Klaus-Peter Willsch: non posso fare una valutazione e non voglio parlare troppo presto. E' necessario distinguere fra le cause e gli effetti. Se i problemi per un lungo periodo non trovano una soluzione, alla fine anche una piccola scintilla puo' scatenare un incendio.

DWN: senza una messa in comune del debito, garantita in buona parte dalla Germania, l'Eurozona ha una reale possibilità di sopravvivere?

Klaus-Peter Willsch: già nel 2011 avevo proposto un Euro 2.0 per il quale ogni paese membro avrebbe dovuto riqualificarsi. Chi vuole una messa in comune del debito, deve dirlo apertamente ai cittadini. Di fatto i debiti sono già stati messi in comune. I debiti contratti dovranno essere ripagati "nel giorno di poi nell'anno di mai". Alla fine tutti potranno spostare il peso del debito su qualcun'altro.

DWN: che cosa pensa dell'idea di mettere i debiti in un fondo comune europeo, in modo da alleviare i membri piu' indebitati. Oppure, pensa che il debito - in questo caso italiano - sia ancora sostenibile?

Klaus-Peter Willsch: se i debiti sono ancora sostenibili lo devono decidere gli obbligazionisti. Piu' bassa è la sostenibilità del debito maggiore sarà il tasso di interesse richiesto. L'unico mezzo efficace contro un eccesso di indebitamento sono gli alti tassi di interesse. Purtroppo il tasso di interesse come unico criterio obiettivo è stato disattivato da Draghi. Un fondo comune per il rimborso del debito creerebbe solo gli incentivi sbagliati per la creazione di ulteriore debito in quanto i vecchi debiti verrebbero semplicemente cancellati.

DWN: un ragionamento spesso utilizzato in Italia è il seguente: l'Euro è troppo forte per l'Italia, per questa ragione le aziende italiane non sono piu' competitive e quindi finiscono in bancarotta, di conseguenza non possono rimborsare i debiti e mettono le banche in difficoltà, a loro volta le banche in crisi sono un problema per l'Euro. Cosa pensa di questa analisi?

Klaus-Peter Willsch: da quando le economie del sud-Europa non hanno piu' la possibilità di svalutare la propria moneta, la competitività di quei paesi ne ha duramente risentito. Da questo punto di vista l'argomentazione è plausibile. Ma da questo ragionamento è necessario anche trarre le dovute consequenze: o si migliora la competitività dell'economia oppure si sceglie di lasciare l'Euro. Per la Germania la pressione svalutativa dei paesi del sud, nel periodo precedente all'Euro, è sempre stata uno stimolo per portare sui mercati prodotti e processi qualitativamente migliori.

DWN: Merkel ha coniato la famosa frase: "Se l'euro fallisce, fallisce l'Europa." E' d'accordo?

Klaus-Peter Willsch: l'Europa è molto piu' di una valuta. Considero questa frase fatale come il "Wir schaffen das“.

DWN: pensa che Draghi riuscirà a far uscire l'Euro dalla crisi con ulteriori massicci acquisti di obbligazioni e con una duratura politica dei bassi tassi di interesse? Oppure il denaro a buon mercato alla fine farà piu' male che bene?

Klaus-Peter Willsch: il danno è di gran lunga maggiore dei benefici, che io non riesco a individuare. Non c'è alcuna crisi del credito. Il piccolo risparmiatore al contrario viene espropriato. Allo stesso modo i piani previdenziali di molti privati che si erano affidati alle assicurazioni sulla vita e ai piani di risparmio sono di fatto annientati. 

DWN: lei pensa che UE e BCE, in considerazione delle prossime elezioni in Francia, Germania e Olanda vogliano evitare ad ogni modo il fallimento di MPS o di altre banche italiane?

Klaus-Peter Willsch: a me sembra probabile. Di solito è molto piu' facile procastinare un problema che trovargli una soluzione. Coloro che oggi hanno la responsabilità preferiscono evitare di prendere una decisione e scelgono di passare il problema alla generazione dei figli e dei nipoti.

venerdì 6 gennaio 2017

Perché nessuno parla di HSH Nordbank?

Mentre i media tedeschi attaccano l'Italia per il salvataggio pubblico di MPS, nessuno in Germania parla di HSH Nordbank, la banca zombie di Amburgo tenuta in vita grazie alle garanzie pubbliche della regione di Amburgo e dello Schleswig-Holstein. Il salvataggio va avanti nel silenzio dei media mainstream e con l'approvazione di Bruxelles, secondo stime autorevoli, alla fine ci saranno almeno 30 miliardi di Euro di debito aggiuntivo per le 2 regioni del nord. Jens Berger su Nachdenseiten.de

Il nuovo anno è iniziato da pochi giorni e in Germania si continua a discutere con grande interesse se l'utilizzo di determinate sigle per identificare i nordafricani nelle comunicazioni interne della polizia possa essere considerato razzista. Non abbiamo davvero nessun'altro problema? Sicuramente, tuttavia la maggior parte di questi problemi vengono messi a tacere dai media. Prendiamo ad esempio la crisi finanziaria e bancaria. Quando è stata l'ultima volta in cui avete sentito parlare della HSH Nordbank? Mentre alcuni media diffondono i classici comunicati di Public relations rilasciati dalla banca, che di fatto sono delle notizie false, HSH Nordbank alcuni giorni fa ha riconosciuto pubblicamente che la garanzia da 10 miliardi messa a disposizione dai Laender Amburgo e Schleswig-Holstein sarà interamente utilizzata. E' ormai chiaro che il board della banca e i due governi coinvolti stanno ingannando deliberatamente e con una certa diligenza l'opinione pubblica e si stanno scavando il loro rifugio miliardario. Perché non ne parla nessuno?

Cerchiamo di riassumere brevemente la storia di HSH Nordbank: i due leader della CDU locale, Peter Harry Carstensen e Ole von Beust, prima della crisi finanziaria decidono di trasformare la loro banca regionale in un player della finanza globale. Per poter portare in borsa una banca redditizia, assumono rischi enormi, dando vita ad uno dei più' incredibili scandali finanziari degli ultimi anni. Quando nel 2009 la banca è travolta dalla crisi finanziaria, nei suoi libri aveva un portafoglio di crediti erogati alle compagnie navali pari a 33 miliardi di Euro, che con l'inizio della crisi si erano trasformati in un grosso problema. Allora le banche calcolavano un tasso di default pari all'1%, vale a dire 330 milioni di Euro. In base alla valutazione di esperti esterni, all'epoca io ipotizzavo una quota di crediti inesigibili pari al 20% del totale, che avrebbe implicato circa 6.6 miliardi di perdite. Oggi invece scopriamo che le mie previsioni di allora sono state ampiamente superate dalla realtà dei fatti. 

Già durante la crisi del 2009 i Laender Amburgo e Schleswig-Holstein hanno prima dovuto ricapitalizzare la banca con 3 miliardi di Euro e poi coprire i rischi potenziali con una garanzia da 10 miliardi di Euro. Da allora i crediti deteriorati vengono ristrutturati e trasferiti dalla HSH Nordbank alla Bad Bank HSH Finanzfonds AÖR. Inoltre, la banca è ancora ai ferri corti con la Commissione UE, in quanto a Bruxelles gli aiuti miliardari ricevuti direttamente dai bilanci regionali vengono considerati come sovvenzioni pubbliche, quindi teoricamente proibiti.

Già nel 2009 quasi tutti gli esperti parlavano di perdite per almeno 10 miliardi di Euro. L'ex amministratore di HSH Dirk Jens Nonnenmacher, invece, gettava sabbia negli occhi dell'opinione pubblica: l'utilizzo completo dei 10 miliardi di Euro messi a disposizione dai Laender "probabilmente non sarà necessario"; questa strana formulazione già allora avrebbe dovuto far fischiare le orecchie a molti. E' stato fatale il fatto che la politica non si sia mai fidata degli esperti esterni, ma abbia sempre creduto ai banchieri di HSH e ai loro controllori, politici regionali non all'altezza del compito.

Sin dall'inizio i responsabili hanno cercato di ingannare l'opinione pubblica e una parte importante dei media ha partecipato a questa farsa.

Werner Marnette (CDU) una volta ha calcolato quale sarebbe stato il profitto di HSH Nordbank se tutte le cifre annunciate nei comunicati fossero state corrette, e se allo stesso tempo nelle frasi stampate in piccolo non ci fosse stato scritto invece il contrario. Si arriva ad un profitto cumulato di circa 2 miliardi di Euro ottenuto dalla banca a partire dal 2011. In realtà la banca nello stesso periodo avrebbe registrato una perdita di 5.23 miliardi di Euro. Come è possibile che cio' sia accaduto, nonostante i comunicati stampa, e come è possibile che la banca ora debba utilizzare interamente i 10 miliardi di Euro di garanzia se fino a poco tempo fa poteva vantare dei numeri cosi' positivi? Semplice: la banca continua a manipolare i suoi bilanci cosi' come aveva sempre fatto. I crediti deteriorati vengono valutati ad un valore fittizio mentre le garanzie pubbliche sono registrate come prevenzione del rischio e quindi spostano il risultato in positivo. La politica e i media lo sanno, ma spesso preferiscono giocare con l'inganno. 

Bild Zeitung del 10-12-2016

Era già noto dal 2009 che le perdite di HSH Nordbank avrebbero portato con sé un onere enorme per i bilanci regionali. Tuttavia si è preferito fare buon viso a cattivo gioco minimizzando il pericolo in maniera irresponsabile. In questi anni è sembrato che tutti volessero spostare la resa dei conti dopo il prossimo appuntamento elettorale in modo da passare l'eredità scottante al governo successivo. E in parte ha anche funzionato. Ma il piano potrebbe saltare, perché a maggio in Schleswig-Holstein ci saranno le elezioni e un cambio di governo non sembra improbabile. 

I costi restano ovviamente a carico del contribuente. Previsioni realistiche attuali partono da "almeno 25 miliardi di Euro" (Werner Marnette) fino a 32.4 miliardi di Euro (calcolo approssimativo basato sulle previsioni di perdite future fatto da Peter Nippel, Università di Kiel). Circa 30 miliardi di Euro di nuovi debiti fatti da entrambe le regioni sarebbero quindi uno scenario possibile. Facendo un calcolo: la regione di Amburgo ha 1.8 milioni di abitanti, lo Schleswig-Holstein 2.9 milioni di abitanti. Sarebbero 8.108 Euro di nuovo debito a testa per ogni abitante. Non è questo forse un buon motivo per andare sulle barricate? Almeno per i media non sembra sia cosi', preferiscono occuparsi dei "Nafris", e quando non c'è nulla di cui parlare, possono sempre raccontarci storie orribili sui russi, che ancora una volta sarebbero alla nostra porta. Vediamo quale sarà la prossima notizia strillata dai media nostrani. Sicuramente non riguarderà le banche e la grande coalizione.

martedì 20 dicembre 2016

Nein ai salvataggi pubblici per le banche italiane

Secondo Christoph Schmidt, economista e presidente del Consiglio dei Saggi Economici, intervistato dalla WAZ.de (Westdeutsche Allgemeine Zeitung), la ricapitalizzazione di MPS dovrebbe essere fatta senza denaro pubblico. Da WAZ.de

La crisi politica e bancaria in Italia suscita nuove preoccupazioni per le sorti dell'Euro. Secondo Christoph Schmidt, economista e presidente del Consiglio dei Saggi Economici, questo passaggio sarà decisivo per capire se l'unione bancaria europea è a prova di crisi e se i contribuenti saranno risparmiati.

WAZ: Herr Schmidt, mezza Europa ha salvato le proprie banche con il denaro dei contribuenti, anche la Germania. Le regole della nuova unione bancaria dovrebbero risparmiare il contribuente. Con la crisi italiana tutte le buone intenzioni sono di nuovo in pericolo?

Schmidt: il controllo bancario europeo unificato, le procedure per la risoluzione delle grandi banche, la responsabilizzazione in primo luogo degli azionisti e dei creditori, e quindi non del contribuente, noi del Sachverständigenrat (Consiglio dei saggi economici) li chiedevamo da tempo. Ora l'unione bancaria deve superare la prova pratica e io qui vedo un grande punto debole: in ogni singola occasione ci si chiederà se l'applicazione delle regole non metta in pericolo la stabilità dei mercati finanziari e quindi se sia possibile fare un'eccezione. Questo tipo di riflessione è chiaramente percepibile in Italia. Se al primo vero grande test non ci si attiene alle regole, allora l'unione bancaria non è credibile.

WAZ: l'Italia sta valutando un salvataggio pubblico di Monte dei Paschi, poiché si ritiene che la banca abbia una rilevanza sistemica e quindi sia necessario difendere i piccoli obbligazionisti a cui sono stati venduti prodotti tossici. Non sono questi dei buoni motivi per un'eccezione?

Schmidt: no, si tratta di due aspetti da tenere separati. La ristrutturazione della banca deve essere effettuata secondo le regole concordate, vale a dire i creditori della banca devono contribuire al suo salvataggio, non i contribuenti. Il governo italiano puo' tuttavia portare avanti un provvedimento a carattere sociale e politico nell'ambito del suo ridotto margine di manovra fiscale. I due aspetti non devono essere confusi.

WAZ: se la piccola Grecia ha già messo in pericolo l'Euro - cosa potrebbe accadere se l'Italia, la terza economica della zona Euro, non riuscisse a tenere sotto controllo la crisi bancaria e debitoria?

Schmidt: negli ultimi anni è stato fatto molto. Nel momento piu' acuto della crisi greca, i meccanismi per la gestione della crisi, come ad esempio il fondo di salvataggio ESM, dovevano essere ancora sviluppati. La BCE ha poi dovuto mostrare ai mercati che è disposta a difendere l'Euro. Con un'architettura dell'Eurozona rinforzata e con il supporto dell'OMT i mercati reagiscono in maniera molto meno nervosa. Lo abbiamo potuto osservare dopo la bocciatura del referendum costituzionale in Italia. Dall'altro lato bisogna dire che l'Italia come terza economia dell'Eurozona ha tutto un altro peso rispetto alla Grecia. Il paese deve perciò fare urgentemente le riforme di cui ha bisogno per poter tornare a crescere sulle proprie gambe. Se l'Italia dovesse finire sotto la protezione del fondo di salvataggio, allora per l'Euro la situazione potrebbe farsi preoccupante.

WAZ: ma il fondo di salvataggio è stato creato proprio con questo scopo. Oppure l'Italia con le sue dimensioni lo farebbe saltare?

Schmidt: fino a quando la BCE difenderà la coesione dell'Euro con tutti i mezzi a sua disposizione, le dimensioni del fondo ESM non sono una questione decisiva. Il punto centrale è la volontà degli italiani di fare le riforme. Se partecipasse ai lavori di pulizia e riordino nel settore bancario italiano, il fondo ESM con le sue condizioni potrebbe far passare le riforme che fino ad ora sono rimaste bloccate nel processo politico. Anche in Spagna è servito a mettere in moto le riforme. Sarebbe tuttavia difficile se l'Italia decidesse di sottrarsi alle necessarie riforme.

WAZ: con la sconfitta di Renzi in Italia è caduto il principale riformista. Il nord Europa non dovrà prima o poi ammettere che i cittadini dei paesi piu' poveri del sud non sono disponibili a fare le riforme richieste?

Schmidt: no, non dobbiamo profetizzare la fine dell'unione monetaria, piuttosto affidarci agli effetti delle buone argomentazioni. Le riforme strutturali e la riduzione del debito sono la strada giusta. Sono fiducioso, credo che con un aumento della pressione possa crescere la ragionevolezza.

WAZ: la Germania in questo senso è un buon modello?

Schmidt: il governo federale recentemente con la riforma delle pensioni non è stato un buon esempio per i partner europei. E' poco credibile chiedere agli altri di adeguare il loro sistema pensionistico alla dinamica demografia, e allo stesso tempo non agire coerentemente.

WAZ: la BCE continua ad acquistare titoli di stato per migliaia di miliardi di Euro, l'economia del sud Europa tuttavia non si riprende, mentre noi nel nord ci lamentiamo dei tassi di interesse ai minimi. Quanto puo' durare ancora questo equilibrio precario?

Schmidt: possiamo dire che la politica della BCE ha effetto, crescita e inflazione sono aumentate. Tra l'altro anche la Germania ne ha particolarmente beneficiato per quanto riguarda l'export. Ma la situazione attuale comporta dei rischi, ad esempio il rischio di prezzi immobiliari gonfiati, ben visibile nelle grandi città tedesche. Dall'altra parte l'acquisto massiccio di titoli di stato del sud Europa ha di fatto ridotto la volontà di risparmiare di quei governi. Il presidente della BCE Mario Draghi chiede continuamente agli stati di fare le riforme, allo stesso tempo con la sua politica monetaria espansiva elimina ogni incentivo. Un aspetto senza dubbio tragico.

WAZ: non sembra molto ottimista. Quanto è grande il pericolo di una nuova euro-crisi?

Schmidt: sta crescendo il potenziale per una crisi, ma da sole le turbolenze nel sistema bancario non dovrebbero essere sufficienti per farla partire. Quanto piu' a lungo saranno ritardati i necessari lavori di riordino e quanto piu' a lungo durerà la fase dei bassi tassi di interesse, vale a dire fino a quando la BCE si affiderà ad una politica espansiva per generare crescita, tanto piu' vicina sarà una possibile crisi.

domenica 18 dicembre 2016

Prosegue il salvataggio di HSH Nordbank con il denaro pubblico

Mentre in Italia i possessori di obbligazioni subordinate MPS trascorrono notti insonni, in Germania prosegue indisturbato il salvataggio di HSH Nordbank con il denaro pubblico. Alla fine al contribuente tedesco la ristrutturazione della banca potrebbe costare 15 miliardi di Euro. Da Die Welt.

Non ci sono piu' soldi. La HSH Nordbank utilizzerà per intero la garanzia pubblica di 10 miliardi di Euro per smaltire i crediti in sofferenza. La banca si riorganizza per la vendita.

Lontano dai microfoni i politici regionali coinvolti lo ripetono da mesi: i 10 miliardi di Euro di garanzia pubblica a disposizione di HSH Nordbank per lo smaltimento dei crediti deteriorati alla fine saranno interamente utilizzati. Ora lo dice anche Stefan Ermisch, dalla scorsa estate amministratore di HSH Nordbank: "La garanzia sarà interamente utilizzata nel corso del processo, ogni altra ipotesi è irrealistica".

La somma è garantita dai 2 principali proprietari di HSH Nordbank, i Laender Hamburg e Schleswig-Holstein. La fattura sarà invece pagata dal contribuente. Alla fine del terzo trimestre la banca aveva attinto dal fondo di garanzia 1.9 miliardi di Euro. I restanti 8.1 miliardi di Euro della garanzia saranno utilizzati da HSH Nordbank entro il febbraio 2018, quando la banca probabilmente sarà venduta, ha dichiarato Ermisch venerdi scorso in occasione della presentazione dei dati dei primi nove mesi del 2016.

Dal punto di vista tecnico funzionerà cosi': il fondo HSH AöR, un fondo di diritto pubblico finanziato dai 2 Laender, trasferirà alla HSH Nordbank il denaro necessario per la svalutazione oppure per lo storno totale dei crediti deteriorati. Si tratta in primo luogo di prestiti erogati a compagnie navali. "L'eredità ricevuta dal passato è molto pesante, rischiamo lo strangolamento", ha detto Ermisch.

La banca dovrà essere venduta entro il 2018

Dopo lunghi negoziati, i 2 Laender nel 2015 hanno raggiunto un accordo con l'UE su di un programma di risanamento per la banca, la cui esistenza era minacciata dal peso ereditato dalla crisi finanziaria del 2008-09. Il meccanismo di garanzia secondo l'accordo dovrebbe funzionare come se si trattasse del trasferimento di crediti deteriorati ad un Bad Bank.

La condizione per l'approvazione della Commissione UE era che HSH Nordbank fosse venduta entro la fine di febbraio 2018. Ermisch ha detto che per la Banca le garanzie funzionano come se fossero capitale proprio. Sempre secondo Ermisch, tuttavia, per la banca e per i Laender sarebbe stato molto meglio fare direttamente una ricapitalizzazione da 10 miliardi di Euro.

I Laender hanno preferito la variante della concessione di una garanzia perché speravano in una ripresa del trasporto navale e quindi nella possibilità per le compagnie di navigazione di ripagare ad HSH Norbank una parte dei loro prestiti. Anche nell'ottavo anno di crisi tuttavia il mercato non ha recuperato e anche per il 2017 Ermisch non si aspetta una ripresa: "soprattutto il mercato del trasporto dei container è in pessime condizioni", ha detto. "Le perdite saranno enormi". L'utilizzo graduale delle garanzie da parte della banca, tuttavia, per il contribuente è meno trasparente rispetto al pagamento di una sola grossa somma da parte dei Laender - i governi regionali di solito non danno informazioni in merito.

Wolfgang Kubicki, capogruppo della FDP nel parlamento regionale dello Schleswig-Holstein, venerdi ha affermato che il risanamento e la vendita della banca alla fine ai 2 Laender costerà 15 miliardi di Euro. Andrà sicuramente cosi', ha detto, senza spiegare in dettaglio gli importi. Le responsabilità politiche dovranno essere invece accertate da una commissione di inchiesta da istituirsi dopo le elezioni regionali del 2017: "La banca ha saccheggiato le casse dei Laender", ha detto il politico dell'opposizione.

Una parte dei prestiti sarà venduta già quest'anno

L'amministratore di HSH Nordbank Ermisch e il consiglio d'amministrazione vogliono rafforzare la banca prima della vendita. Il bilancio della banca si compone attualmente di 3 segmenti: il "core banking", la parte sana dell'istituto, con un attivo di 48 miliardi di Euro, nei primi 3 trimestri del 2016 ha registrato un utile di 535 milioni di Euro. La "banca per lo smaltimento" con un'eredità che dal 2009 ha raggiunto i 23 miliardi di Euro di attivo ed ha registrato una perdita netta nei primi 9 mesi pari a 151 milioni di Euro. La parte "varie e consolidamento" ammonta invece a 16 miliardi di Euro di attivo e nei primi 3 trimestri del 2016 ha registrato una perdita di 201 milioni di Euro.

Il bilancio della banca dovrà essere ulteriormente ridotto prima della vendita: inizialmente con la vendita di crediti deteriorati per un valore di 3.2 miliardi di Euro, la cui svalutazione è coperta dalle garanzie pubbliche. La prima metà del pacchetto arriverà sul mercato entro la fine di dicembre, la seconda parte poco dopo. Si tratta di crediti erogati per l'acquisto di immobili e aerei, solo in piccola parte di crediti concessi a compagnie navali. Non si sa ancora se la vendita della banca sarà effettuata nel suo insieme oppure se la "banca core" e la "banca per lo smaltimento" saranno cedute separatamente. Ne stiamo parlando con potenziali compratori in America, in Europa o in Asia, ha detto Ermisch. 

sabato 17 dicembre 2016

Der Spiegel: Tsipras è di nuovo Tsipras

Si riaccende la crisi greca e la cosiddetta "stampa di qualità" ci propone un racconto filo-governativo degli eventi: secondo Der Spiegel il primo ministro Tsipras è tornato ad essere il leader anti-austerità di un tempo pronto ad andare alle elezioni dopo aver regalato qualche mancia elettorale. Da Der Spiegel


Il dramma del debito greco rischia una nuova escalation. Il premier Tsipras non ha piu' voglia di interpretare il ruolo del bravo riformatore e torna ad alimentare lo scontro.

A Berlino la cancellazione improvvisa di una conferenza stampa non è insolita. Se pero' un'uscita pubblica nel giro di poche ore viene prima cancellata e poi di nuovo convocata, allora significa che dietro le quinte i rumori sono molto forti. Cosi' è stato anche per la conferenza del Ministro delle Finanze greco Euklidis Tsakalotos di giovedì scorso presso la fondazione Rosa-Luxemburg.

Alla fine Tsakalotos non è stato scoraggiato da un atterraggio di emergenza del suo aereo, e a differenza di quanto in programma ha portato con sé anche il Ministro del Lavoro Eftychia Achtzioglou. C'era bisogno di dare delle spiegazioni. Perché le relazioni fra la Grecia e il resto dell'Eurozona sono tornate ad essere tempestose.

Il motivo è un improvviso cambio di direzione politica ad Atene: alla fine della scorsa settimana il primo ministro Alexis Tsipras ha sorprendentemente annunciato che il suo governo pagherà a crica 1.6 milioni di pensionati un bonus di Natale pari a 617 milioni di Euro - in media circa 380 € a persona, giovedì sera il Parlamento ha approvato il provvedimento. Inoltre il previsto aumento dell'Iva, in alcune isole greche, è stato sospeso fino a quando queste dovranno sopportare il peso della crisi dei profughi. 

La questione dell'esenzione fiscale riguarda solo poche isole, prova a spiegare Tsakalotos nella sua conferenza a Berlino. E sul pagamento del bonus ai pensionati dice: "abbiamo pensato fosse una buona idea". Alla fine la Grecia ha raggiunto un surplus di bilancio superiore a quello concordato con i creditori esteri. E giusto che ad approfittare di questo risultato sia chi in questi anni ha dovuto sopportare il peso delle riforme. Gli obiettivi di bilancio "non sono a rischio".

Potrebbe anche essere vero. Ma tali decisioni in realtà dovrebbero essere prima concordate con i creditori esteri. Al Ministero delle Finanze tedesco sono alquanto seccati. "Si tratta di una modifica degli accordi", si commenta in casa di Wolfgang Schäuble. "La scorsa settimana nell'Euro-gruppo non ne abbiamo parlato". Anche gli altri ministri delle finanze sono scontenti. Per alcuni membri sarebbe uno strappo agli accordi con la Grecia, l'Euro-gruppo ha quindi deciso di bloccare la riduzione del debito da poco accordata.

Soddisfatto in maniera bizzarra

Considerando la situazione, il primo ministro greco sembra tuttavia essere alquanto soddisfatto. Durante una visita al suo ufficio di Salonicco mercoledi scorso ha annunciato la prossima opera buona: circa 30.000 scolari nelle aree piu' povere della città avranno a breve un pasto gratuito al refettorio. Tsipras era allegro e ha intrattenuto i presenti con perle di saggezza del tipo: "per un uomo è piu' facile cambiare moglie, che squadra di calcio".

Sembra quasi che sia tornato il vecchio Tsipras: un comunicatore carismatico che riesce a dare il meglio di sé solo nelle fasi di scontro. Non chiederemo a nessuno "il permesso di dare questi soldi ai piu' bisognosi", ha affermato. Ognuno deve riconoscere che la Grecia "ha fatto dei sacrifici in nome dell'Europa".

Cosi' sicuro di sé Tsipras fino ad ora lo era stato solo una volta - nella primavera del 2015. Allora da solo aveva scatenato una lotta fra poteri, che si stava per concludere con il fallimento della Grecia.

Da allora il premier si era trasformato in un prigioniero di quell'austerità che la Grecia ha dovuto accettare per accedere al terzo programma di aiuti. Ma il ruolo di fedele esecutore delle richieste dei creditori esteri stava spegnendo Tsipras. Era spesso lunatico, amareggiato e impaziente.

Tornato nel suo vecchio ruolo, Tsipras sembra essersi liberato. Secondo i suoi calcoli puo' solo vincere. O i creditori si arrendono alle sue richieste e accettano un'austerità mitigata. E questo potrebbe aumentare la popolarità di Tsipras e quindi le possibilità di essere rieletto. Oppure, in alternativa, se i creditori non dovessero stare al gioco, Tsipras potrebbe cercare una rielezione - anche se Tsakalotos a Berlino lo ha smentito. Invece di passare come un riformatore titubante, si presenterebbe come un coraggioso avversario dei creditori esteri che non ha avuto successo.

L'uomo nero in questa situazione sarebbe il Ministro delle Finanze tedesco. "O con la società o con Schäuble", titolava il giornale di partito di Tsipras, Syriza, giovedì scorso. Tsipras ha scelto di andare allo scontro anche con il Fondo monetario internazionale (FMI), fino ad ora presente in tutti i piani di salvataggio per la Grecia. Li ha accusati di essere "dei folli che non riescono ad avere i loro numeri sotto controllo".

"Il FMI sembra un gattino"

Sembra che la Grecia sia tornata ad essere sola contro il resto del mondo. Di fatto i fronti nel dramma del debito sono molto piu' complessi. Il FMI infatti da molto tempo chiede di ridurre l'onere del debito greco e ne ha fatto una pre-condizione per la partecipazione ad un nuovo programma di aiuti. Un atteggiamento che di fatto cerca di andare incontro al governo greco.

"Il FMI non chiede piu' austerità alla Grecia", è il titolo di un documento redatto dal capo del FMI europeo Poul Thomsen e dal capo-economista Maurice Obstfeld e pubblicato all'inizio di questa settimana. In esso gli autori descrivono chiaramente quello che fino ad ora era emerso solo nei protocolli di wikileaks: il FMI ritiene non credibili gli obiettivi di bilancio fissati per la Grecia. Invece di un avanzo primario di bilancio del 3.5 %, gli autori si limitano a chiedere un avanzo dell'1.5%.

Schäuble e il suo staff non sembrano essere impressionati da queste critiche. "Potrebbero avere la stessa impressione di un automobilista che viaggia contromano, e che invece pensa ci siano centinaia di auto che stanno andando nella direzione sbagliata", racconta qualcuno ben informato dopo aver parlato del caso greco con i rappresentanti di alto livello del Ministero delle Finanze tedesco. 

Ma perché i greci attaccano un'istituzione che per loro in Europa sta chiedendo condizioni piu' miti rispetto ai partner europei? La risposta arriva verso la fine del documento: gli autori del FMI constatano il "rifiuto degli stati membri" nei confronti della loro proposta. Se gli obiettivi dovessero restare invariati, "sarebbero necessarie ulteriori misure restrittive, che ancora non sono state adottate", e "che dovrebbero essere definite per via legislativa". In altre parole: i greci devono fare ulteriori tagli e riforme.

Al premier greco e al suo ministro delle finanze tutto cio' evidentemente non sta bene: "Sono molto deluso dal FMI", ha detto Tsakalotos a Berlino. Il FMI per un lungo periodo si è presentato come un leone che voleva dettare condizioni migliori per la Grecia. Alla prova dei fatti il FMI "si è rivelato un gattino": non ha esercitato una reale pressione sull'Euro-gruppo.

Obstfeld e Thomsen nel loro documento propongono ulteriori riforme che potrebbero minacciare i greci nel caso in cui i paesi dell'Euro intendano restare fedeli agli attuali obiettivi di risparmio: ad esempio le esenzioni alle imposte sul reddito dovrebbero sparire. Fino ad ora la metà delle famiglie greche ne ha potuto usufruire. Inoltre il paese avrebbe ancora un "sistema pensionistico generoso" che grava sul bilancio pubblico per quasi l'11%, mentre negli altri paesi europei raggiunge in media del 2.25%.

"Politica post-verità"

Tsipras vuole evitare in qualsiasi modo ogni ulteriore riforma. Preferirebbe fare affidamento su qualche concessione dei partner europei. E in parte ha già ricevuto un segnale in questa direzione: il commissario UE Pierre Moscovici, un socialista francese, ha criticato lo stop alla riduzione del debito e ha messo in dubbio l'analisi del FMI sulla sostenibilità del debito e del sistema pensionistico. "In questa epoca di politica post-verità è piu' che mai necessario che certe affermazioni non restino senza una smentita", scriveva Moscovici sul Financia Times.

Nel caso in cui Tsipras abbia deciso di portare ad una conclusione finale il lungo ed irrisolto conflitto con i creditori, questa potrebbe essere la volta buona. Dovrebbe farlo ancora una volta da solo'? Tsipras non si sta forse comportando come un guidatore che imbocca l'autostrada contromano e che a tutta velocità vuole tornare indietro verso la crisi?

Come era da aspettarsi, Tsakalotos la vede in maniera completamente diversa. Nonostante il programma di aiuti, non si deve dare l'impressione che il suo governo non sia piu' in grado di prendere decisioni autonome, ha detto a Berlino. "Sarebbe terribile se gli europei dessero questo segnale".