giovedì 15 marzo 2012

Miracolo a Schwäbisch Hall


La piccola e provinciale Schwäbisch Hall è diventata il simbolo del nuovo Jobwunder e della piena occupazione tedesca, mentre il Sud Europa affoga nella disoccupazione e nel debito. Migliaia di posti vacanti non si riescono a coprire, e allora città lancia una campagna di PR sulle riviste dell'Europa del sud. Da Der Spiegel


Un piccolo Jobwunder sta meravigliando Schwäbisch Hall. Dopo la visita di alcuni giornalisti stranieri, la città è stata sommersa dai curriculum. Piu' di 10.000 si sono candidati - vogliono sfuggire alla triste situazione del loro paese di origne e trovare un impiego nel paradiso svevo.

Quando Guido Rebstock l'8 di febbraio è arrivato in ufficio e ha aperto la sua email, non poteva credere ai suoi occhi: erano arrivate 2500 emails. In una notte. Tutte dal Portogallo. Il direttore della locale agenzia per il lavoro ha capito rapidamente qual'era la ragione. Poco prima la cittadina aveva iniziato un'offensiva mediatica invitando 5 giornalisti dai paesi Euro in crisi, Spagna, Italia, Grecia e Portogallo per informarli sulle offerte di lavoro. 

Dopo la pubblicazione degli articoli greci e spagnoli non è successo molto. Al contrario la giornalista Madalena Queiros nel suo paese di origine ha scatenato un'ondata - all'agenzia del lavoro (Arbeitsagentur) e alle aziende locali sono giunte oltre 10.000 candidature. Guido Rebstock chiarisce in questo modo: "Questo era l'unico articolo disponibile anche online, e su Facebook la notizia si è propagata in maniera esplosiva".

L'articolo era piaciuto a 18.127 persone, le cui candidature hanno inondato la posta elettronica di Rebstock. Sebbene l'azione pubblicitaria era finalizzata ad attrarre lavoratori specializzati, all'agenzia del lavoro sono arrivate candidature di ogni tipo: donna delle pulizie, lavoratori edili, ingegneri o specialisti IT. "Ci sono davvero tutti i lavori che ci si può immaginare" ci dice Rebstock.

Ma che cosa ha scritto la giornalista sulla rivista economica "Diário Económico", per convincere tanti portoghesi che Schwäbisch Hall è il paradiso in terra? L'articolo con il titolo "Venite a conoscere la citta tedesca, che offre lavoro ai portoghesi" mostra agli abitanti di un paese in crisi e con alta disoccupazione, una città dove la ricchezza e l'occupazione abbondano. In questa città si possono guadagnare in media 2700 € netti al mese, la scuola per i bambini non costa nulla, anche le tasse studentesche sono state abolite recentemente, e questo grazie a un presidente regionale dei Verdi. Inoltre a Schwäbisch Hall, anche nelle ore di punta, non ci sono traffico e code, racconta ancora Madalena.

L'agenzia di lavoro promette di fare tutto.

Ma questo non è tutto. La città può offrire anche un'alimentazione sana. E poichè l'autrice conosce molto bene i suoi connazionali, non dimentica di chiarire alcuni punti importanti. Non farà troppo freddo in Germania? Le abitazioni sono costruite al meglio contro il freddo. Ma i tedeschi non sono particolarmente chiusi? Anche per questo non bisogna avere nessuna preoccupazione - sono pronti ad aiutare, amichevolie e disponibili. Chi alla fine dell'articolo era convinto, come in un normale annuncio di lavoro era pregato: "Se siete interessati, inviateci il vostro curriculum in inglese a schwaebischhall.arbeitgeber@arbeitsagentur.de".

Schwäbisch Hall, conosciuta principalmente per l'omonima banca, è una cittadina 60 km a nord di Stoccarda e ha 37.000 abitanti, la provincia ne ha 188.000. In questo momento ci sono 3.500 disoccupati, una percentuale del 3.4 %. In città ci sono sempre circa 2.500 posti vacanti, ci dice Guido Rebstock dell'agenzia del lavoro.

Per i lavoratori provenienti dai paesi in crisi queste sono condizioni da sogno, visto che il loro mercato del lavoro è in condizioni difficili o peggio è  senza speranza. Così la Spagna ha registrato un nuvo record negativo con 4.7 milioni di disoccupati. Schwäbisch Hall, appare come un'attraente via di uscita a questa situazione.

Pochi giorni dopo il primo articolo sono stati tantissimi a mettersi in contatto con la cittadina. Non è stata solo l'agenzia per il lavoro a ricevere le candidature, tutte le aziende della città hanno ricevuto dei curriculum. Robert Gruner, portavoce della città dice: "Hanno inviato email ad ogni indirizzo trovato sul nostro sito web, è incredibile". Madalena Queirós ha sollevato le speranze di molti portoghesi: "L'agenzia del lavoro della città promette di fare il possibile per trovare un posto".

L'azione pubblicitaria è costata 10.000 €, circa un Euro per candidatura ricevuta. Il giorno seguente Rebstock ha dovuto impiegare 8 persone per visionare e catalogare i curriculum ricevuti, e per indirizzarli ai potenziali datori di lavoro interessati. 

Alcuni sono arrivati direttamente dal Portogallo.

Il 5% delle lettere sono arrivate in portoghese, 9 emails su 10 erano in inglese, il resto in tedesco. Non tutte le richieste hanno buone possibilità "75% hanno ancora un lavoro in Portogallo, ci concentriamo solamente sui senza lavoro" così Rebstock.

Alcuni invece non hanno scritto nessuna email, ma sono stati così colpiti dall'articolo che sono arrivati direttamente davanti alla porta di Rebstock per chiedere lavoro. In alcuni casi sono anche riusciti a fissare un colloquio con il datore di lavoro. Di successo Rebstock parla ancora con cautela: fino ad ora hanno trovato un impiego 2 autisti, un imbianchino e 2 impiegati in un Hotel. Altre selezioni vanno invece avanti, ma molte speranze resteranno deluse.

Dato il grande successo dell'iniziativa la città è ancora sorpresa:"Non ci aspettavamo un successo così grande", ci dice un portavoce. "Ma la prossima volta lo faremo in maniera piu' coordinata".

mercoledì 14 marzo 2012

Tutti uniti per il Fiskalpakt


Se qualcuno sperava che SPD e Verdi potessero votare contro il Fiskalpakt e il rigorismo Merkeliano dovrà ricredersi: appoggeranno il governo in cambio (forse) della tassa sulle transazioni finanziarie. Che invece i liberali della FDP non vogliono proprio. Da TAZ.de

In cambio del loro voto al Fiskalpakt la SPD e i Verdi vogliono ottenere la tassa sulle transazioni finaziarie. Le loro possibilità non sono buone.

No, dice Volker Beck (capogruppo dei Verdi al Bundestag), se si avviano i negoziati, le linee rosse sono fuori luogo. "In questo modo ci si rende la vita solo piu' difficile". No, un voto di prova non è mai stato fatto. Ma fra i parlamentari ci sono valutazioni molto diverse sul Fiskalpakt presentato dalla coalizione di governo. Almeno questo.

Beck è considerato un abile negoziatore. Eppure ancora mercoledi scorso gli risultava difficile chiarire, come i Verdi e la SPD sarebbero riusciti a costringere la cancelliera Merkel a ingannare la FDP. Entrambi i partiti di opposizione vorrebbero introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie nell'area Euro in cambio della loro approvazione al Fiskalpakt in parlamento. Ma davanti alla loro unica possibilità di influenzare il governo con un no al Fiskalpakt, sembrano tornare sui loro passi. La richiesta di tassare le transazioni finanziarie resta ancora nella nebbia.

Il governo mercoledi ha approvato l'accordo che dovrebbe costringere i paesi europei al risparmio. Il patto fiscale prevede dei freni all'indebitamento, che dovranno essere inseriti nella costituzione dei singoli paesi. Inoltre, contiene una procedura per gli eccessi di deficit, che sanziona in maniera automatica gli stati che faranno troppi debiti. 

La SPD e i verdi appoggiano in sostanza il freno al debito e la politica rigorista per l'Europa - ma nella procedura parlamentare che sta per iniziare vogliono ottenere quanto più possibile per il loro sì. L'aritmetica è dalla loro parte: per l'approvazione del Fiskalpakt è necessaria una maggioranza dei due terzi del parlamento. Senza l'opposizione non potrà passare.

Per approvare la tassa sulle transazioni finanziarie contro la riluttante FDP, la SPD e i Verdi tentano una manovra strategica. Si mostrano contrari ad un progetto di risparmio che condividono e che trovano positivo. Il capo gruppo della SPD ha dichiarato che le trattative per l'approvazione del provvedimento saranno dure. La lotta sarà "finalizzata alla concretizzazione della tassa sulle transazioni finanziarie" all'interno del pacchetto. Il provvedimento di certo non è ancora concreto. E lo stesso Oppermann è stato attento a non porre la tassa sulle transazioni finanziarie come condizione decisiva.

Oppermann e Beck sono consapevoli dell'altezza della caduta possibile. Finora SPD e Verdi nei provvedimenti riguardanti l'Euro hanno sempre votato con la maggioranza, sebbene i loro voti non fossero decisivi. Ora è diverso. Se dovessero decidersi per un no al Fiskalpakt, affonderebbe tutto il lavoro che la Cancelliera aveva fatto e preteso dagli altri paesi.

Una cosa è sicura: la FDP, che la tassa sulle transazioni finanziarie la vuole evitare con tutta la forza, ha riconosciuto la debolezza dei loro contraenti. Adesso il leader del partito Rainer  Brüderle   ha detto con gusto, è l'opposizione ad avere la responsabilità.

martedì 13 marzo 2012

L'Euro è stato un grande errore, ma ormai...


Martin Feldstein, illustre economista americano, professore di Harvard e consigliere di Ronald Reagan, da sempre critico nei confronti  della moneta unica ci spiega perchè l'euro è stato un gigantesco errore, ma ormai è qui, e indietro non si torna. Da Die Zeit.


L'economista americano Martin Feldstein aveva avvertito l'Europa dei rischi della moneta unica molto tempo fa.

ZEIT: Sig. Feldstein, 15 anni fa lei scriveva che l'Euro avrebbe potuto casuare una guerra in Europa. Lei vede nelle controversie fra Germania e Grecia una conferma a questa sua ipotesi?

MF: Io non ho previsto nessuna guerra

ZEIT: Citiamo "Una guerra in Europa sarebbe ripugnante, ma non impossibile"

MF: Le mie osservazioni erano rivolte a Helmut Kohl e ad altri. Argomentavano infatti, che solo l'introduzione di una moneta unica avrebbe impedito il rischio di una futura guerra. Ho sottolineato che per decenni gli USA avevano avuto una valuta comune, nonostante questo si era arrivati ad una guerra civile. La mia tesi era che la moneta unica non avrebbe prevenuto nessuna guerra ma avrebbe inasprito i conflitti fra gli stati.

ZEIT: Che cosa si aspetta che succeda?

MF: La Grecia e la Germania non inizieranno alcuna guerra. Ma le tenzioni sono enormi. Molte delle preoccupazioni espresse alla firma del trattato di Maastricht, oggi sembrano essere giustificate. L'idea di mettere insieme dei paesi così diversi fra loro economicamente, non era una buona idea.

ZEIT: L'Euro doveva unire i popoli europei. Era un'idea naive?

MF: Sì, alcuni credevano che i cittadini si sarebbero sentiti piu' europei, solo perché nelle tasche avevano l'Euro. Non è vero. Se lei chiede a un francese, se si sente francese o europeo, vedrà che sceglierà la prima opzione. Politicamente l'Euro non ha portato molto all'Europa, economicamante ha fatto solo dei danni.

ZEIT: Come? Le crisi valutarie appartengono al passato. Prima in Europa sui mercati delle valute c'erano sempre turbolenze . Per le aziende europee questo era pericoloso.

MF: Questo non era un problema solo europeo. Prima in tutto il mondo avevamo alti tassi di inflazione ed enormi fluttuazioni delle monete. Questo è terminato quando le banche centrali hanno riconosciuto i vantaggi di una moneta stabile - anche senza un'unione monetaria. La Svizzera, la Svezia, Gran Bretagna, Israele, Messico, Brasile: tutti hanno la loro moneta, nonostante ciò i corsi delle monete sono stabili. 

ZEIT: Sta dicendo che l'Euro minaccia l'unità dell'Europa?

MF: Almeno senza di esso non avremmo adesso questi conflitti fra gli stati causati dalla crisi. La crisi non ci sarebbe mai stata.

ZEIT: Che cosa intende?

MF: Per i mercati finanziari l'introduzione dell'Euro era il segnale, in Grecia, Spagna e Italia di prestare denaro allo stesso tasso della Germania. Questo ha portato ad un incremento dell'indebitamento in questi paesi. L'Euro ha causato molti dei problemi che ora stiamo combattendo.

ZEIT: Ma i governi europei lavorano alla soluzione di questo problema. Il Fiskalpakt è la pietra angolare di questa nuova unione.

MF: L'Europa non si sta muovendo verso una vera unione politica. Gli americani pagano una grossa parte delle loro tasse a Washington, e ricevono gran parte dei trasferimenti dal governo centrale. In Europa non è previsto di dare al centro dell'Unione così tanto potere.

ZEIT: Nessuna meraviglia. L'Europa non è ancora uno stato.

MF: Da un punto di vista economico una politica fiscale unitaria è molto importante. Un governo centrale potrebbe in questo modo  compensare le fluttuazioni della disoccupazione e della congiuntura nei singoli paesi.

ZEIT: Che cosa c'è da fare?

MF: Io credo che una parte del problema si sia risolta da sola. I mercati finanziari in futuro guarderanno da vicino e faranno suonare l'allarme, quando nei singoli paesi ad esempio i debiti crescono o le banche non vengono regolamentate in maniera corretta. Gli stati europei saranno sotto un'attenta osservazione. Gli USA in caso di necessità possono stampare denaro per pagare i loro debiti. L'Italia non lo può fare, e tutti lo sanno.

ZEIT: Lei ha una grande fede nella razionalità dei mercati

MF: Ci sono dei fallimenti di mercato, sì. Ma guardate all'Italia: il governo agisce e i tassi di interesse calano. Funziona! Alcuni problemi non sono però di facile soluzione. In un'unione monetaria non è possibile modificare il tasso di cambio e i tassi di interesse secondo le esigenze nazionali.

ZEIT: Dovremmo tornare al D-Mark e alle lire?

MF: E' stato un errore introdurre l'Euro. Ma ora è qui, e una sua dissoluzione comporterebbe dei costi maggiori. E' meglio continuare.

ZEIT: Su questo punto i governi europei sarebbero daccordo. La scorsa settimana si sono messi daccordo su un nuovo pacchetto di salvataggio per la Grecia. L'Europa va avanti?

MF: Il taglio del debito è ancora troppo piccolo. Alla fine dovremo cancellare tutto il debito greco, affinché il paese possa avere una chance. E anche allora sarà molto difficile per la Grecia all'interno dell'unione monetaria tornare a correre sulle proprie gambe.

ZEIT: Lei vuole far uscire la Grecia dall'Euro?

MF: Io propongo un'uscita temporanea. I greci reintrodurrebbero la loro stessa moneta. Allora potrebbero svalutare, e far crescere il loro export. Una volta risolti i problemi, il paese potrebbe tornare alla valuta unica.

ZEIT: Questo provocherebbe il kaos nei mercati finanziari. Spagna e Italia sarebbero attaccate, alla fine l'Euro scomparirebbe.

MF: Si potrebbe spiegare ai mercati che la situazione in Italie e Spagna non è cosi' cattiva come in Grecia. Non c'è motivo per questi paesi di dichiarare il default. Sarebbe un grande errore nella gestione della crisi non chiarire queste differenze fra i paesi.

ZEIT: I greci non sarebbero impressionati dalla sua proposta. Il governo ha paura che il sistema finanziario collassi e che i beni da importare come il petrolio non siano piu' finanziabili. 

MF: Un'uscita sarebbe molto dolorosa all'inizio, ma ci sarebbero prospettive di miglioramento.

ZEIT: E' nell'interesse americano difendere l'Europa?

MF: La Grecia è un caso particolare. L'Italia si può aiutare da sola, anche la Spagna. Non credo che dei trasferimenti dagli USA all'Europa - direttamente o attraverso il Fondo monetario internazionale - avrebbero un senso.

ZEIT: La vostra riluttanza a fare qualcosa, ha a che fare con il fatto che siete americani? L'Euro minaccia l'egemonia del dollaro.

MF: Pochi economisti americani sono preoccupati per il ruolo del dollaro. Da anni si sta svalutando, ma se questo non fosse successo, il nostro deficit estero sarebbe ancora piu' alto. Il vantaggio di essere una valuta di riserva viene ampiamente sopravvalutato.

ZEIT: In Europa molti pensano, che gli americani avrebbero impedito la nascita della moneta unica.

MF:  Questo non è vero. Molti economisti ne avevano sottolineato i rischi. Ufficialmente i nostri governi hanno sempre sostenuto l'unione monetaria. E ufficiosamente l'hanno sempre considerato come un affare europeo.

ZEIT: Perchè?

MF: Forse appartiene alla politica estera, essere gentile con i propri alleati. O forse i nostri politici hanno anche semplicemente creduto a Helmut Kohl.



domenica 11 marzo 2012

La classe operaia passa all'incasso.


Nell'industria automobilistica si distribuiscono ai lavoratori bonus a 5 cifre mai visti prima. Sarà questo il modo per tenere buono il sindacato in una fase di contrattazione? da FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung).

Rekord! Rekord! Rekord! Esclama l'industria automobilistica. Mai prima di ora sono state vendute così tante auto, e mai fino ad ora i profitti avevano raggiunto questi livelli. E mai fino ad ora i lavoratori ne avevano tratto un così grande vantaggio. Quest'anno arriveranno bonus a 5 cifre. A testa beninteso. E questo non si era mai visto nel mondo. E poichè nelle aziende non ci sono investment banker da pagare, 8.000, 10.000 o 12.000 € per i singoli saranno un bel po' di soldi. 

Una normale contrattazione sindacale non può tenere il passo con queste cifre. Il ministro Ursula von der Leyen (CDU), con grande dispiacere degli industriali, ha chiesto che i lavoratori partecipino in maniera adeguata ai profitti, e questo è accaduto in tempi brevi: la nuova fase di contrattazione sindacale è appena iniziata, e i lavoratori già ricevono il bonus sul loro conto. La IG Metall richiede un aumento salariale del 6.5 % per i 3.6 milioni di lavoratori occupati nel settore metalmeccanico ed elettronico. Se paragonate ai salari mensili, le somme distribuite con i bonus significano diversi stipendi per lavoratore.  Profitti giganteschi, come quello della VW da 16 miliardi di Euro, produrrano dei giganteschi extra bonus per i lavoratori. 

"I bonus lasceranno molti di noi senza parole, non abbiamo mai visto nulla del genere" afferma  Uwe Hück, rappresentante dei lavoratori nel Betriebsrat (consiglio di fabbrica) di Porsche, dove tradizionalmente i bonus sono piu' generosi che in altre aziende. "I nostri lavoratori si sono guadagnati una gigantesca paga straordinaria" ci dice ancora Hück.

Il bonus sarà pagato individualmente: l'uomo alla catena di montaggio o la donna della mensa incasserano tanto quanto l'ingegnere. Fino ad ora il bonus piu' alto mai pagato da Porsche ammontava a 6000 €. Quanto sarà pagato quest'anno dipende dalle trattative del sindacato con i vertici aziendali. 

Il calcolo del bonus è ancora piu' vantaggioso per i dipendenti delle aziende in cui si applicano formule prefissate per la distribuzione dei bonus, come ad esempio a Ingolstadt: i 45.000 lavoratori di Audi quest'anno sono i re del bonus. Anni fa il consiglio di amministrazione ha deciso la seguente regola: la parte dei profitti operativi, che supera 1.2 miliardi di €, per un decimo deve essere distribuita al personale. Un regalo molto generoso, nel quale l'importo è definito in base al livello di salario: in media i dipendenti Audi lo scorso anno hanno ottenuto 5000-6000 €. Quest'anno sarà di piu' dicono, sarà a cinque cifre, suggeriscono i calcoli approssimativi. Il premio " sarà un bel po' piu' alto di quanto non sia stato un anno fa" dichiara un portavoce dell'azienda. 
Che cosa significa questo denaro per la prossima contrattazione salariale?

Daimler, l'unico produttore di auto ad aver già presentato i bilanci per il 2011, ha festeggiato un bonus pro capite di 4.100 € a testa: una bella cifra, comunque un terzo in piu' dell'anno precedente; una cifra modesta però, se comparata ai colleghi di Ingolstadt dell'Audi. 

Anche i risultati di BMW hanno raggiunto un livello storico e anche qui sarà pagato un bonus storico senza che il consiglio di fabbrica abbia dovuto muovere un dito. I premi individuali si calcolano in base ad una formula predefinita. Nel 2011 sono stati di 6000 € e quest'anno saranno ancora piu alti.

Che cosa significa tutto questo denaro per le contrattazioni in corso? I premi record affonderanno la capacità di sciopero dei metalmeccanici oppure invece li renderanno piu' determinati? Entrambe le parti, sindacati e datori di lavoro organizzano le loro tattiche. Così Gesamtmetall (l'associazione delle aziende metalmeccaniche) sostiene che con questi premi hanno già dato abbastanza.  Di piu' non è possibile, il 6.5 %  di aumento richiesto è una forzatura. Le aziende che hanno fatto buoni guadagni, con il pagamento dei bonus copiosi avrebbero fatto il loro dovere, dalle altre non ci sarebbe molto da ottenere - questa è l'argomentazione dei datori di lavoro, i quali sperano che i premi pagati riducano le richieste dei sindacati. I bonus piu' corposi sono stati pagati nelle grandi aziende, laddove gli scioperi vengono decisi: perchè i lavoratori dovrebbero scioperare per pochi Euro in piu' sulla busta paga, questo è il calcolo, quando sono già stati ricompensati con diverse migliaia di € sul conto?

Non si può certo accusare la IG Metall di inerzia nella contrattazione sindacale: "I nostri lavoratori sono mobilitati e pronti alla battaglia", ci dice Jörg Schlagbauer, rappresentante della IG Metall alla Audi di Ingolstadt. Un bonus annuale deve essere separato dagli accordi contrattuali, che riguardano tutti. "In realtà ci interessa il contratto di lavoro, per questo lotteremo con piena solidarietà" conferma Uwe Hück. Il leader della IG Metall Hofmann dice: "Anche se lo stomaco si è allargato, la fame non è diminuita". Naturalmente qualsiasi rivendicazione salariale intergalattica può ora essere motivata.

Benessere per tutti! o quasi...


Sta arrivando il decennio dei lavoratori? Se lo chiede Die Zeit, che dopo gli anni delle deflazioni salariali, prevede un ritorno alla crescita dei salari reali. Ma il mercato del lavoro premierà solo alcuni...
18 mesi fa la Cancelliera aveva promesso che questa volta i cittadini avrebbero beneficiato della crescita. Che cosa ne è stato di quella promessa?

Nell'ottobre 2010 Rainer Brüderle (FDP) parlava come un sindacalista : "Se l'economia cresce, allora c'è spazio anche per aumenti salariali sostenuti" sosteneva l'allora Ministro dell'economia. La Cancelliera confermava che su questo tema era completamente daccordo con il suo ministro. 18 mesi dopo iniziano in molti settori le negoziazioni per i rinnovi contrattuali e molti cittadini vogliono sapere: che cosa ne è stato di quella promessa?

Di fatto nel mercato del lavoro tedesco c'è stata una inversione di tendenza. Fino alla crisi del 2009 i salari reali sono diminuiti. Ora invece crescono di nuovo: nel 2010 del 1.5%, nell'anno passato ancora del 1.1%. E' stata la crescita salariale reale piu' forte degli ultimi 20 anni. Quest'anno per i lavoratori potrebbe andare perfino meglio: il mercato del lavoro è ancora in boom e l'inflazione è ancora relativamente bassa. Ad ogni lavoratore alla fine resterà qualcosa in  piu' nelle tasche. Anche la quota dei salari sul reddito nazionale è cresciuta. L'Institut für Makroökonomie und Konjunkturforschung (Istituto per la ricerca sulla macroeconomia e la congiuntura) vicino ai sindacati, parla di un recupero dei salari.

Allo stesso tempo è emerso un altro trend. Da due anni i salari effettivamente pagati ai lavoratori crescono piu' rapidamente dei salari standard definiti dai contratti nazionali. Dalla fine degli anni '90 era accaduto il contrario, perfino durante gli anni di crescita fra il 2005 e il 2007. E' stata una fase insolita e negativa nella storia dello sviluppo dei salari tedeschi. Soprattutto negli anni sessanta e settanta i salari effettivamente pagati crescevano molto piu' di quanto non facessero i salari definiti dai contratti. Poichè le aziende nel periodo di boom avevano bisogno di forza lavoro, erano disposte a pagare meglio di quanto previsto dai contratti. Un po' meno pronunciata, questa regola è rimasta valida anche negli anni '90. Poi è arrivato il cambiamento.

Tuttavia la curva dello sviluppo dei salari sembra peggiore di quanto non sia poi stata in realtà. La maggior parte dei lavoratori non hanno subito nessuna perdita del salario reale.  Circa il 60% dei lavoratori sono ancora pagati secondo le tariffe sindacali - i loro salari sono cresciuti anche nel decennio scorso.  Soprattutto nei settori legati all'export, come la chimica, o il metalmeccanico, l'elettronica, i lavoratori hanno registrato una crescita de salari, anche se questi sono cresciuti un po' piu' lentamente della produttività.

I salari si sono ridotti soprattutto nel settore dei servizi. Sono stati questi nuovi posti di lavoro part time e sottopagati che hanno fatto abbassare la media verso il basso. Questi nuovi dipendenti erano in molti casi dei disoccupati, che in un periodo di crescita hanno trovato un lavoro. La massa salariale è comunque cresciuta dal 2005; ci sono piu' lavori e meno persone che vivono di sussidi pubblici. Si può discutere se questo sia stato uno sviluppo positivo o meno. La tesi del decennio perduto di cui parlano i sindacati appare comunque un po' semplicistica.

Sta arrivando il decennio dei lavoratori? Ci sono ragioni che spingono in questa direzione. "In alcune regioni del sud la forza lavoro è ormai scarsa" dichiara Joachim Möller capo dell'Istituto per la ricerca sul mercato del lavoro. "Le condizioni positive del mercato del lavoro e la scarsità di forza lavoro lasciano ipotizzare un trend duraturo". L'economista ritiene che i salari effettivamente pagati ai lavoratori nei prossimi 10 o 15 anni avranno sviluppi migliori rispetto ai salari definiti dai contratti collettivi. Dalla deflazione salariale si dovrebbe passare ad una crescita dei salari reali . Laddove la forza lavoro specializzata è scarsa, è molto probabile che le imprese paghino i lavoratori meglio di quanto previsto dai contratti di lavoro.

Tuttavia in questo trend c'è anche un pericolo. Mentre per alcuni i salari potrebbero crescere in maniera sostenuta, per i lavoratori con qualifiche molto basse potrebbe non esserci alcun aumento. "Non abbiamo nessun indizio che in quei settori possa succedere qualcosa" ci dice Möller. In realtà i cosiddetti bassi salari dal 2005 non sono piu' cresciuti. Per questa ragione il mercato del lavoro è sempre piu' suddiviso in 2 settori. "Mentre alcuni lavoratori hanno un contratto a tempo indeterminato, c'è un gruppo considerevole di lavoratori che passa di lavoro in lavoro e che soffre dell'eccessiva flessibilità" ci dice Möller. Questo divario potrebbe crescere nei prossimi anni. Alla fine della ripresa il mercato del lavoro potrebbe essere molto piu' ineguale di quanto non fosse all'inizio. 

sabato 10 marzo 2012

La solitudine della Bundesbank


Handelsblatt.de ci racconta l'isolamento della Bundesbank e le preoccupazioni per la condotta della BCE: inflazione in arrivo e crediti di dubbia natura.
Il capo della Bundesbank Weidmann ha messo in guardia dai rischi nascosti nell'Eurosistema. Ritiene infatti che siano necessarie delle azioni per migliorare la qualità dei titoli acettati come garanzia. Ma la sua è una posizione solitaria.

I presidenti della Bundesbank insoddisfatti hanno l'abitudine di inviare le loro richieste alla BCE attraverso i media. Era già così con Weber. Il giorno dopo una riunione del consiglio BCE durante la quale con il suo voto contrario non era riuscito ad opporsi all'acquisto di titoli di stato, rilasciò un'intervista alla stampa nella quale criticava duramente i programmi di acquisto della banca centrale.

Il successore di Weber, Jens Weidmann è piu' diplomatico - ma anche lui rilascia interviste o scrive lettere che spesso arrivano al pubblico. Come in questi giorni ad esempio. La FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung) ha riferito  il contenuto di una lettera di Weidmann indirizzata a Mario Draghi. In questa lettera Weidmann avvertiva dei crescenti rischi presenti nell'Eurosistema. 

Che Weidmann come Weber abbia scelto la via mediatica ha una ragione: ha lo stesso problema di Weber. I principi di politica monetaria della BuBa nel direttivo BCE hanno una posizione alquanto solitaria Questo lo si è visto recentemente con la nomina del nuovo capo economista della BCE. A vincere la corsa per il posto non è stato l'economista tedesco Jorg Asmussen, ma il belga Peter Praet.

Inoltre, Weidmann come Weber si confronta con una popolazione tedesca molto critica verso il nuovo corso della BCE. In nessun altro paese la paura dell'inflazione è cosi alta come in Germania. 

Nella sua lettera a Draghi, Weidmann parla delle garanzie depositate dalle banche che si riforniscono di denaro presso la BCE. Weidmann ha sollecitato regole piu' strette. Tradotto: un ritorno ai requisiti validi prima della crisi finanziaria. La  BCE aveva infatti abbassato i requisiti richiesti come garanzia ai prestiti. Nel mese di dicembre aveva ad esempio dichiarato che le banche nell'Eurosistema potevano decidere autonomamente le garanzie accettabili.

Che Weidmann riesca a far valere la sua proposta nonostante la lettera, è alquanto improbabile. In caso di un innalzamento delle garanzie richieste dalla BCE, sarebbero le banche dei paesi periferici a doverne soffrire. Il loro problema è che non hanno garanzie migliori da offrire. Un aumento della qualità delle garanzie richieste avrebbe come effetto quello di una riduzione dei prestiti verso quei paesi. 

Nella sua lettera alla BCE, Weidmann parla anche dei crediti verso il sistema Target. Con il sistema Target le banche europee gestiscono i pagamenti transfrontalieri. Se un'azienda greca acquista dei prodotti in Germania, la banca commerciale greca invia il pagamento attraverso la propria banca centrale e quella tedesca alla banca dell'esportatore. Alla Bundesbank resta un credito nei confronti della BCE, alla banca centrale di Atene una passività. I saldi negativi non sono scaturiti unicamente dai saldi nel commercio estero.

Possono originarsi anche in un mercato interbancario distorto. Se le banche non si fidano piu' l'una dell'altra e per questo motivo non si prestano piu' denaro fra di loro sono costrette a ripiegare sui crediti della banca centrale. Questo genera dei saldi negativi nel sistema Target. Lo stesso si può dire per la fuga di capitali. Quando ad esempio i ricchi greci per paura di un'uscita dall'Euro del loro paese inviano il loro denaro in un paese estero, gravano sui saldi Target della Grecia. 

La Bundesbank attraverso il sistema Target ha un saldo positivo di 500 miliardi di Euro nei confronti della BCE - dall'altro lato i paesi europei in crisi hanno un saldo negativo verso il sistema Target. Secondo il resoconto della FAZ, Weidmann avrebbe richiesto che i paesi deboli dell'unione monetaria portino garanzie piu' solide per i loro saldi negativi. Negli ambienti della banca centrale si dice che la lettera di Weidmann riassume un dibattito popolare fra i banchieri centrali. Sul tema c'è già stato un incontro fra Draghi e Weidmann. Anche su questo punto sembra molto improbabile che Weidmann riesca ad imporre le sue richieste.

Le dichiarazioni dei vertici BCE confermano che almeno verso questo tema si inizia a fare piu' attenzione. Sempre sulla FAZ Draghi ha recentemente riconosciuto che ci sono ragioni evidenti per controllare gli squilibri dei saldi Target. Draghi ha dichiarato che in un'unione monetaria stabile e coesa i saldi Target non rappresentano un rischio.  Questo però lascia la strada aperta alla conclusione inversa: di fronte ad una dissoluzione dell'Euro questi saldi diverrebbero un rischio molto concreto.

I rischi del sistema Target mettono sotto pressione la BCE, che dovrà fare il possibile, per evitare un fallimento dell'unione monetaria, ha dichiarato il capo economista della Commerzbank Jörg Krämer. Se la crisi dovesse riacutizzarsi alla BCE non resterebbe molto altro da fare che inondare l'area Euro con denaro a basso prezzo. 

Una nuova alluvione di denaro non farebbe felici neanche gli altri membri della BCE. Ha avvertito il membro austriaco della BCE Ewald Nowotny delle conseguenze del finanziamento a basso costo attraverso la banca centrale: "Mettiamo liquidità a disposizione ma siamo preoccupati per le consequenze di lungo periodo". La Bce ha bisogno di una strategia per uscire dalla politica del denaro a basso costo. "Quello che ora stiamo facendo non dovrà piu' essere ripetuto" ha dichiarato Nowotny.

venerdì 9 marzo 2012

Moderazione salariale....nein Danke!


Cambiano i tempi e dopo più di 10 anni di moderazione salariale e in periodo di piena occupazione i sindacati tornano a chiedere aumenti reali dei salari. Saranno le loro richieste a riequilibrare la zona Euro? Da Zeit.de
Metalmeccanici, chimici, educatori: tutti chiedono nel 2012 piu' denaro. Sono loro ora ad avere il potere?

Per due anni sono dovuti restare fermi. Hanno osservato il boom economico, i profitti aziendali ai massimi - mentre nello stesso tempo i salari crescevano lentamente. I membri del sindacato IG Metall erano legati al contratto da loro firmato nel febbraio 2010, ancora nel pieno della recessione.  Ma ora quei contratti stanno arrivando alla scadenza. E' di nuovo il tempo di lottare. I lavoratori vogliono la loro giusta parte, ha annunciato il capo della IG Metall Berthold Huber pochi giorni fa a Francoforte e ha richiesto un aumento salariale del 6.5 %. L'ultima volta che i metalmeccanici hanno richiesto un aumento simile, hanno ottenuto un 4.5 %. Questo sarebbe un gran bel risultato - e per molti un segnale: adesso sono i lavoratori ad avere piu' potere.

Per molti anni le cose in Germania sono andate diversamente. Gli stipendi non sono cresciuti, anzi sono diminuiti, soprattutto dopo aver considerato l'inflazione. Gli aumenti salariali strappati negli anni precedenti erano spesso piu' bassi dell'inflazione. La crescita salariale era così debole che i politici dall'estero puntavano il dito verso la Germania: attraverso la loro politica salariale vogliono ottenere dei vantaggi di competitività. Ma i tempi sono cambiati. Molte aziende in questo momento si lamentano della mancanza di manodopera, la disoccupazione ha raggiunto i minimi storici. E nella contrattazione salariale si è registrata una svolta. Anche se l'economia intera si muove lentamente verso accordi salariali piu' alti.

In diversi settori è iniziata la battaglia per piu' denaro. Accando ai metalmeccanici ed elettronica (3.6 milioni) negozia il servizio pubblico (1.9 milioni), l'industria chimica (400.000) e le industrie piu' piccole come le banche (250.000) o il commercio di veicoli (280.000). Sono in corso inoltre anche le contrattazioni per i lavoratori interinali (900.000).

La pressione maggiore dovrebbe arrivare dal cuore pulsante dell'industria tedesca: metalmeccanici ed elettronica. Anche se la IG Metall non lo dice volentieri, i suoi membri pretendono di recuperare quanto non ottenuto nell'ultimo giro di contrattazioni sindacali. Allora si erano presentati alla contrattazione senza richieste di aumento salariale. Per loro era molto piu' importante mantenere il lavoro. E ci sono riusciti: nonostante il calo della produzione, sono stati tagliati pochi posti di lavoro. E nel 2010 e 2011 si sono visti degli aumenti di profitto molto forti - raramente a questi livelli negli ultimi 20 anni. Di questi profitti i metalmeccanici ora esigono la loro parte. In aggiunta i consigli di fabbrica (Betriebsräte) vogliono un diritto di veto sul lavoro interinale e per gli apprendisti (Azubis) una garanzia di impiego a tempo indeterminato.

"Ridicole, nocive e inaccettabili", sarebbero queste richieste, secondo Martin Kannegiesser, presidente dell'associazione delle imprese metalmeccaniche tedesche. Una richiesta di aumento che considera ingiustificata, perche i posti di lavoro sono stati garantiti e i metalmeccanici nonostante la crisi hanno ottenuto un aumento del salario reale. Per quanto riguarda gli apprendisti ammonisce: non è possibile allo stesso tempo richiedere maggiori possibilità per diplomati con scarsi risultati e pretenderne l'obbligo di assunzione.

Come per i metalmeccanici e per gli elettronici, anche  i chimici e i dipendenti pubblici metteranno al centro delle contrattazioni i livelli salariali. Si negozia prima di tutto sui salari, ha annunciato il numero uno di Ver.di. (sindcato dei servizi) Frank Bsirske. Nei prossimi giorni il suo sindacato dovrebbe annunciare la richiesta di aumento nel servizio pubblico, che secondo le attese dovrebbe essere fra il 6 e il 7%. I sindacati sembrano adesso molto piu' consapevoli della loro forza.  Lo scorso anno non sono aumentati solo i profitti delle aziende, ma sono cresciute anche le entrate fiscali.

Come un ombra, la crisi del debito europeo è presente sui negoziati. Se tutto va bene, allora ci sono buone possibilità di raggiungere accordi favorevoli. In caso negativo - recessione profonda, addirittura rottura della zona Euro - tutti i partecipanti avrebbero difficolta a concludere un accordo contrattuale. 

E il mantra dei sindacalisti ripete che è tempo di smetterla con il taglio dei salari reali e con la conseguente debolezza interna del mercato tedesco. Questo trend deve essere modificato. Una tendenza che ha riguardato solamente una parte dei lavoratori. Nei settori legati all'export, metalmeccanico, elettronica, chimica, non si è mai parlato di riduzione reale dei salari. I dipendenti di questi settori negli anni passati hanno ottenuto aumenti salariali, corrispondenti non solo all'aumento dell'inflazione ma anche della produttività. Anche se gli spazi di negoziazione sembrano essere ridotti, viene il sospetto che anche qesta volta i sindacati ci riusciranno. 

In molti settori legati alla fornitura di servizi, con i quali Ver.di (sindacato dei servizi) ha a che fare, la situazione invece è molto diversa. Anche nel settore pubblico il quadro è molto vario. Gli anni passati in questi settori sono stati molto amari. In media i salari reali sono diminuiti, in quanto molti nuovi posti di lavoro temporanei e mal pagati sono stati aggiunti ai posti di lavoro esistenti. "Questo ovviamente spinge verso una riduzione dei salari" chiarisce Kai Carstensen, esperto economico dell'istituto IFO, "anche se i posti di lavoro aggiuntivi creati, in sé non sono una cosa negativa".  

Ultimamente si è comunque mostrato un ulteriore sviluppo. I salari reali sono tornati a crescere. Secondo i dati dell'ufficio federale di statistica del 1.0 % nel 2010 e del 1.1 % nel 2011. E' stato il piu' forte aumento salariale reale da quasi 20 anni. Se si guarda solamente ai lavori a tempo pieno, la crescita è stata ancora piu' alta. Il trend crescente sembra essere di lungo periodo. E per il 2012 gli esperti  si aspettano che questo nuovo trend si mantenga - fino a quando la crisi europea resta lontana. L'esperto IFO Carstensen considera intorno al 1% l'aumento reale. Questo non è poi così eccezionale, se si considera che la produttività crescerà del 1.5 %. La Germania resta lontana da fenomeni di crescita eccessiva dei salari. 

Piu' preoccupante sembra lo sviluppo in alcuni settori al di sotto della media "in alcune aree i lavoratori in questo momento sono molto richiesti e aumenti salariali del 4% sono in linea con il mercato, ma per i lavoratori a bassa qualificazione vedo poche possibilità di aumento salariale." In questi settori, ora come prima ci sono ancora molti disoccupati e sotto occupati, e una forte pressione sui salari. Alla fine delle trattative sui rinnovi del 2012 potrebbe esserci su tutto il mercato del lavoro del lavoro una divisione ancora piu' forte.