mercoledì 25 aprile 2012

Deflazione salariale? Ja, genau!


Se ce ne fosse ancora bisogno, Die Welt ci ricorda le dimensioni della moderazione salariale tedesca degli ultimi 10 anni: esattamente da quando i vicini di casa non possono piu' svalutare. I dati sono quelli di uno studio dell'Ufficio Federale di Statistica (Statistisches Bundesamt) appena pubblicato.



Il costo del lavoro in Germania negli ultimi 10 anni è cresciuto molto piu' lentamente di quanto non sia accaduto negli altri paesi europei. Ma ancora oggi i posti di lavoro tedeschi sono fra i piu' costosi.


In nessun altro paese EU il costo del lavoro negli ultimi 10 anni è cresciuto così lentamente come in Germania. Secondo l'Ufficio Federale per la Statistica, il costo di un'ora di lavoro nel settore privato dal 2001 al 2011 è salito solamente del 19.4 %.

A confronto: nella vicina Francia il costo del lavoro nello stesso periodo è cresciuto del 39.2 %, piu' del doppio; in media nella EU è cresciuto del 36.1 %. I costi del lavoro si compongono del salario lordo e dei costi indiretti sostenuti dal datore di lavoro.

Nel 2011 i datori di lavoro in Germania hanno pagato in media 30.10 € per un'ora di lavoro. Solo in 6 dei 27 paesi dell'Unione Europea il valore era piu' alto: al primo posto c'è il Belgio con 39.3 €, seguito dalla Svezia a 39,10 € e Danimarca a 38,9 €.


Anche la Francia con 34.2 €, il Lussemburgo con 33.7 € e l'Olanda con 31.1 € sono davanti alla Germania. La Bulgaria con 3.5 € l'ora ha il costo del lavoro piu' basso.

Malta paga i costi indiretti piu' bassi

Nel settore manifatturiero tedesco, particolarmente forte nella competizione internazionale, il costo medio di un'ora di lavoro è intorno ai 34.3 €. In questo settore la Germania in confronto con l'Europa è al quinto posto. Un'ora di lavoro nell'industria era del 48 % piu' costosa rispetto alla media EU, ma del 4 % piu' economica rispetto alla Francia. 

Su 100 Euro di guadagno lordo, i datori di lavoro lo scorso anno pagavano 28 € di costi indiretti aggiuntivi. "Con questa cifra la Germania è sotto la media EU di 32 €, piazzandosi sedicesima, a metà della classifica europa", scrivono gli statistici. 

Ogni 100 € di salario lordo in Svezia vengono pagati 52 € di costi indiretti, in Francia 50 € (i 2 paesi al vertice piu' alti), mentre a Malta si trovano i piu' bassi con 10 €. La componente principale dei costi indiretti sono i contributi sociali del datoro di lavoro, soprattutto le assicurazioni sociali, i piani pensionistici aziendali e i costi per il pagamento degli stipendi nei casi di malattia.

martedì 24 aprile 2012

In viaggio verso il Club Med


Ancora un commento affilato da Wirtschaftswoche, il settimanale economico piu' letto in Germania. Questa volta, il capo redattore Tichy consiglia ai tedeschi di trascorrere una vacanza sul mediteranno per abituarsi alle politiche monetarie da Club Med dei prossimi anni: l'inflazione è in arrivo. 
Dovreste trascorrere le vostre vacanze sul mar Mediterraneo - ed esercitarvi alla mediterraneizzazione dell'economia.

Presto dovremo chiamare di nuovo i pompieri dell'Euro. Questa volta l'incendio è in Spagna. I tassi di interesse arrivano fino al 6 % - il livello che ha costretto la Grecia, l'Irlanda e il Portogallo a chiedere l'assistenza europea. Ma la Spagna è grande, e il Re non spara a misere pecore ma agli elefanti. Pertanto i mezzi per spegnere l'incendio - da sola la Germania garantisce per 320 miliardi di Euro - ben presto non saranno di nuovo sufficienti, e le scale di salvataggio saranno troppo corte. Così già nelle prossime settimane la BCE comprerà titoli del debito pubblico per decine o centinai di miliardi di Euro oppure metterà a disposizione centinaia di miliardi di denaro fresco di stampa, nel tentativo di soffocare il fuoco.

La tradizione della Bundesbank di una moneta forte è ormai da tempo scomparsa. Peggio ancora: pare che anche la Francia nella febbre da campagna elettorale passerà dalle politiche di consolidamento a quelle di indebitamento e il patto europeo di stabilità andrà perduto.

Davanti a noi ci sono anni dominati da una cultura economica mediterranea: inflazione e svalutazione sul Dollaro, sul Franco svizzero e sullo Yuan. Come in Grecia, Spagna o Francia, questa è una cultura dove la spirale dei rialzi salariali accresce la disoccupazione e riduce la competitività mentre nello stesso tempo i debiti crescono. Il falso presupposto di questo approccio economico è quello secondo il quale solo i disavanzi pubblici possono far crescere i bilanci pubblici.

E ora non ha piu' alcun senso lamentarsi del fatto che i salvataggi Euro sono in contrasto con tutti i principi ragionevoli della politica monetaria o di un bilancio solido: è meglio prepararsi in anticipo, invece di meravigliarsi quando l'inflazione inizierà a galoppare. La BCE di Mario Draghi ha già superato la linea Maginot, che dovrebbe limitare l'inflazione sotto il 2%.

E che cosa succede? L'inflazione non arriva subito. Si tratta di un processo insidioso e lento come un cancro, che prolifera sempre in nuovi settori. La boom del momento è il cemento, che spinge il prezzo degli immobili e degli affitti, e ci mostra la brutta faccia dell'inflazione: code di compratori che aspettano sventolando banconote, prima di poter comprare quei pochi beni disponibili. Ludwig Von Mises nel 1912 aveva già descritto come l'inflazione favorisce alcuni gruppi e ne opprime altri. Meglio di tutti allora era andata ai dipendenti e funzionari pubblici, secondo Mises.

Perchè i loro salari sono sempre i primi ad essere aumentati. E dobbiamo dare una volta ancora ragione postuma ai classici dell'economia, il settore pubblico infatti in Germania ha ricevuto un sostanzioso aumento salariale. E gli altri sindacati nelle prossime settimane non si accontenteranno della solita moderazione salariale. No, non voglio criticare questa politica sindacale, come alcuni lettori sostengono: io capisco che i lavoratori tedeschi non possono essere sempre il salvadanaio d'Europa. E alla fine i nostri politici non sono molto meglio dei propri elettori. Ciò è comprensibile: cibo da povera gente per i propri elettori, per fare in modo che il vicino possa continuare a cacciare elefanti. Questo è un programma, che anche il piu' idealista dei politici non può sostenere a lungo. Così gli Euro salvataggi si tramuterannno in una nuova politica di stabilità mediterranea.

Una nuova cultura economica richiede anche un nuovo comportamento economico. La cultura della stabilità del nord Europa sarà sostituita dai comportamenti economici di chi è già ben abituato all'inflazione. E questo può essere alla lunga uno svantaggio per il benessere e la crescita. Ma non lo potrete cambiare. Perciò iniziate ad abituarvi questa estate per la nuova dolce vita nel Club Med.

lunedì 23 aprile 2012

Sinn: l'esplosione dell'Euro è vicina


Ancora un intervento di Hans Werner Sinn, l'economista tedesco piu' ascoltato, questa volta a Vienna. Le sue tesi non cambiano e il linguaggio resta pieno di immagini offensive. Da Die Presse.com
L'economista tedesco Werner Sinn non vede nessuna alternativa all'uscita della Grecia dall'Euro e ritiene la pace in Europa in pericolo. "Da vicini di casa, siamo diventati creditori e debitori"

"Il paziente è malato, assume oppio, si è abituato all'oppio, e noi gliene diamo sempre di piu'". Così l'economista Hans Werner Sinn vede il dilemma della Grecia e dei paesi Euro. Nella sua presentazione all'Accademia Austriaca delle Scienze di Vienna, ha mostrato mercoledi sera un quadro desolante. Si è pronunciato contro il "Club Med", come lui chiama senza rispetto i paesi del sud Europa, che dovranno essere sostenuti forse per sempre. "Pagheremo per 10 anni e poi saremo sempre al punto di inizio".

Sinn non crede, che paesi come la Grecia o la Spagna all'interno dell'Euro possano ripagare il debito.  Ciò che sta accadendo alla Spagna, ci dice lapidario "coinvolgerà anche noi". E continua: "L'Euro ha causato la stessa crisi di cui ora sta soffrendo". Prima dell'introduzione dell'Euro, paesi come Italia e Grecia nascondevano la loro mancanza di competitività con delle massicce svalutazioni. Chi sottoscriveva allora delle obbligazioni greche, arrivava a ottenere anche il 25% di rendita, perché si sapeva che erano ad alto rischio. Ma con l'arrivo dell'Euro questo pericolo è scomparso improvvisamente e i paesi hanno ricevuto del denaro a basso costo perchè lì "era in corso una festa", dice Sinn con tono informale. I greci hanno aumentato il loro standard di vita con il credito facile, che ha portato ad un aumento degli stipendi e ad un aumento dei prezzi. In Spagna il settore delle costruzioni ha avuto un boom - finanziato con il denaro a buon mercato tedesco. 

La stampante di denaro in cantina

Il problema fondamentale della mancanza di competitività è stato coperto per almeno 10 anni dall'Euro. "Adesso invece arriva la verità". Conclusione: in Portogallo i prezzi sono del 35 % troppo alti, in Grecia del 30 %, in Spagna e Francia del 20 % e in Italia del 15 %. Questa perdita di competitività sarebbe "il principale problema dell'Europa", ci dice Sinn e aggiunge :" Da qui potrebbe arrivare la rottura dell'Euro, e molto probabilmente arriverà". 

Dopo il fallimento Lehmann, quando dalle banche non affluiva piu' denaro, il "party del sud Europa" è andato felicemente avanti. "Ciascuno aveva una stampante di denaro in cantina", dice Sinn, che naturalmente sa, che il denaro non deve essere piu' stampato,  per essere portato in circolazione. "Viene creato al computer". La conseguenza :"Il sistema Euro è in una fase esplosiva, ma al rallentatore"
Ma perché la BCE richiede sempre minori garanzie, quando gli stati si rifinanziano? Sinn: "Perchè il "Club Med" sotto la guida francese ha il 70 % dei voti nel consiglio della BCE".

 Sinn continua poi descrivendo un futuro alquanto cupo. La difesa ad ogni costo dell'Euro potrebbe essere comprensibile " se almeno la moneta unica garantisse la pace in Europa". Ma con tutte le garanzie offerte per la Grecia e gli altri paesi, "si sta seminando la discordia" e constata: "Da vicini di casa siamo diventati creditori e debitori".

J'admire le modèle allemand...


"Sarkozy il tedesco", dopo aver perso la battaglia per l'egemonia sull'Europa presto perderà anche l'Eliseo. La sua ricetta era quella di copiare le dure riforme HARTZ IV e importare in Francia nuova povertà. Ma gli elettori non sembrano essere convinti. Da German-Foreign-Policy.com


La recente sconfitta francese contro la Germania per l'egemonia in Europa delinea l'attuale campagna presidenziale francese. Lo confermano i risultati di un'analisi che la Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP) ha appena pubblicato. La conseguenza è che la parte conservatrice dell'establishment parigino si vede costretta a imitare in Francia la politica di deflazione salariale (Hartz IV) introdotta dal cancelliere Gerhard Schröder - a costo di aumentare la povertà nella società francese - per poter difendere l'economia francese dalla schiacciante concorrenza tedesca.

Altre alternative non sono possibili. Le battaglie per una soluzione della crisi attraverso un incremento della domanda interna, infatti, sono state perdute. Le politiche di risparmio vengono infatti rivendute dalla UMP agli elettori come il "modello tedesco". Non c'è alcun dubbio: sotto le richieste tedesche di austerità,  la Francia è diventata il "Juniorpartner" della " Germania, leader indiscusso dell'Europa".

Modello HARTZ IV

L'intensa attrazione esercitata dalla Germania sulla UMP, il partito del presidente uscente, secondo la ricerca DGAP, ha motivi economici: "il punto centrale resta l'andamento dell'economia". Già da un po' di tempo a Parigi ci si lamenta  che le imprese francesi non riescono piu' ad essere competitive nei confronti di quelle tedesche. Le riforme rosso-verdi (Hartz IV) hanno ampliato la povertà nella Repubblica Federale, ma hanno portato consistenti vantaggi alle imprese tedesche, mentre quelle francesi nello stesso periodo perdevano competitività. I tentativi degli ultimi anni di opporsi all'austerity tedesca con una politica di aumento della spesa e della domanda sono falliti. Le forze conservatrici francesi vedono ora come unica possibilità di superare la crisi quella di copiare il modello tedesco, per tentare di recuparare la competitività perduta, almeno nel lungo periodo. "Ciò che in Francia viene presentato come modello tedesco, corrisponde all'agenda 2010 del governo Schroeder", sostiene la DGAP. "I francesi lavorano meno dei tedeschi", si poteva infatti leggere in gennaio sulle prime pagine dei giornali economici francesi. "Oggi la Germania raccoglie i frutti dell'agenda 2010 " ribadiva l'amministratore di EADS Louis Gallois in marzo ad un incontro della DGAP: "Le esperienze tedesche ci devono ispirare". Che la povertà in Germania a causa delle riforme Hartz IV è fortemente aumentata e che la stessa cosa accadrà alla Francia, non lo dice però nessuno.

L'orientamento del presidente francese uscente e dell'UMP verso il modello tedesco è stato preparato sistematicamente dallo scorso anno. "La via tedesca di uscita dalla crisi" era il titolo di una pubblicazione bilingue, con la quale la sede parigina della fondazione Konrad Adenauer ha soddisfatto il desiderio crescente dei francesi di conoscere i segreti del modello tedesco. Nell'ottobre 2011 la prima delegazione della UMP è andata a Berlino, per poter preparare il programma con i vertici della CDU. 

Ma Sarkozy non è sempre stato filo tedesco, ci dice sempre la ricerca: nel 2007 si "era orientato molto di più agli USA e alla Gran Bretagna" e alla Germania invece si riferiva "sempre in relazione alla seconda guerra mondiale e al nazismo". Ma dopo le lunghe trattative sull'uscita dalla crisi Euro - da cui Parigi è uscita sconfitta - Sarkozy ha imparato a riconoscere "l'importanza dell'alleanza franco tedesca per l'integrazione europea". "Da "Sarkozy l'americano", come lui stesso amava definirsi, è diventato "Sarkozy il tedesco". E tuttavia, l'appiattimento sul modello tedesco, in Francia non è privo di polemiche. Nel partito socialista (PS) il "comportamento della Merkel è paraganato a quello di Bismarck", racconta sempre la ricerca DGAP. 

Leader e Juniopartner

Sui rapporti di potere che stanno alla base del nuovo orientamento verso la Germania della UMP e del passaggio da "Sarkozy l'americano" al "tedesco" si è pronunciato recentemente il Centro per gli studi politici dell'Universtità di Zurigo - in uno studio sullo sviluppo dell'Europa sotto la pressione dell'Eurocrisi. Nella ricerca si afferma che il governo federale tedesco nella discussione sulla soluzione della crisi ha imposto le proprie posizioni. Da allora è chiaro : la Germania è "il leader indiscusso europeo", la Francia viene invece declassificata al livello di Junior partner. Il centro studi svizzero riassume " Mai fino ad ora nella storia dell'unificazione europea si era visto un grado simile di superiorità di uno stato sugli altri".

domenica 22 aprile 2012

Target 2, vielen Dank!


Su Handelsblatt, scopriamo che al di sopra delle Alpi ci sono anche voci fuori dal coro che ringraziano la BCE per il LTRO e per i saldi "Target II". Che cosa sarebbe successo all'Unione monetaria se la BCE fosse stata a guardare? Hans Peter Gruener, economista dell'Università di Mannheim, mette in guardia dalle facili conclusioni alla Werner Sinn.


Molti economisti tedeschi criticano i saldi Target 2  dell'Eurosistema, di solito definiti "crediti Target". Voglio iniziare con la tesi centrale sostenuta da Hans Werner Sinn:

"I crediti target hanno la stessa natura dei fondi di salvataggio europei, che spostano il risparmio tedesco dalla Germania verso l'estero, con la protezione della comunità internazionale, ma di fatto solo con la protezione del contribuente tedesco. Questo credito fa in modo che i posti di lavoro siano creati all'estero invece che nel nostro paese".

Jörg Krämer (capo economista di Commerzbank) arriva ad una simile valutazione negativa:

"La BCE finanzia la bilancia commerciale negativa dei paesi periferici facendo assumere ai paesi del nord Europa dei grossi rischi"

Entrambe le tesi sono almeno in parte vere, ma è solo un frammento del quadro completo, che potrebbe portare a delle conclusioni politiche sbagliate. 

Di fatto in Italia e negli altri paesi GIIPS dell'Eurozona già da molto tempo si accumulano  deficit delle partite correnti. Questi deficit delle partite correnti tendono a ridursi, anche se negli ultimi tempi in maniera non molto pronunciata.

Quello che è cambiato è il comportamento degli investitori. Gli investitori tedeschi non sono piu' disponibili a investire nei paesi GIIPS e i risparmiatori di questi paesi portano il loro denaro in Germania.

Assistiamo in questo momento ad una fuga di capitali e ad un allontanamento degli investitori internazionali. Di conseguenza, solo attraverso la garanzia fornita dalla BCE è possibile il rinnovo dei crediti alle banche GIIPS da parte degli altri paesi europei.

Come questo fatto possa essere giudicato, lo possiamo capire solo se riusciamo a figurarci l'alternativa. Se la BCE avesse assistito alla fuga di capitali senza battere ciglio, saremmo arrivati ad una liquidazione delle obbligazioni del sud Europa, in quanto le banche sarebbero state obbligate a ridurre pesantemente gli attivi nei loro bilanci.

Un credit crunch o perfino una insolvenza delle banche del Sud Europa sarebbero stati molto probabili. Nel corso di una crisi di queste dimensioni, gli investitori tedeschi avrebbero perso una parte del loro capitale investito in questi paesi e i lavoratori tedeschi molti posti di lavoro.

Se si deve confrontare l'immissione di liquidità della BCE - di cui i saldi target sono una conseguenza - con questo scenario di insolvenza generale, allora il giudizio è molto diverso da quella fornito dal mio collega Sinn.

I saldi Target si sviluppano perchè il capitale tedesco, grazie alla protezione degli stati europei, viene difeso da eventuali perdite dovute ad una insolvenza sulle obbligazioni delle banche del Sud Europa.

I rischi derivanti, secondo i trattati, devono essere sostenuti da tutti gli stati dell'Eurozona in quanto azionisti della BCE. Tuttavia questo per alcuni paesi resta poco credibile in quanto un paese insolvente non potrebbe in alcun modo partecipare ad un aumento di capitale della BCE.

La politica monetaria della banca centrale comporta per i contribuenti di alcuni paesi europei l'assunzione di grossi rischi. A causa del rischio inflazione, se gli sforzi di riforma in Italia e Spagna dovessero fallire, ci sarà anche il rischio di investire in titoli non indicizzati all'inflazione. Allo stesso tempo potrebbe diminuire la pressione sui paesi GIIPS per una riduzione duratura dei deficit delle partite correnti.

Quando valutiamo una politica, dobbiamo pensare alle soluzioni alternative. Il mondo perfetto è raramente disponibile come alternativa. Questo vale anche per la politica della BCE. Se l'alternativa era una ridotta offerta di liquidità attraverso il LTRO, gli esiti per l'Europa ma anche per la Germania sarebbero stati devastanti.

Il generoso LTRO e l'ampliamento delle garanzie accettate, non avevano certamente l'obiettivo di spostare posti di lavoro dal nord al sud Europa. Daranno invece al governo italiano e spagnolo il tempo necessario per portare a termine il consolidamento senza causare una recessione. Senza l'avvitamento in una crisi economica ancora piu' profonda, anche i posti di lavoro in Germania alla fine saranno piu' sicuri.

Dicendo questo non voglio certo sminuire i possibili effetti collaterali, che del resto sono evidenti. L'aggiustamento dei prezzi dei fattori produttivi nel sud Europa sarà probabilmente reso piu' difficile ed una non efficiente allocazione delle risorse sarà favorita dai criteri  poco convincenti per la concessione di credito. 

Il LTRO e la nazionalizzazione delle politiche di credito comportano per la Germania e per altri paesi dell'Eurozona dei grossi rischi, che si aggiungono a quelli dei pacchetti di salvataggio europei. E' stato invece sostituito il rischio di una bancarotta della banche italiane con quello di una lunga e duratura negazione delle necessarie riforme nel Sud Europa. 

Allora cari colleghi: a parte il tasso di interesse piu' alto, quale sarebbe stata l'alternativa?

sabato 21 aprile 2012

Referendum sul pareggio di bilancio?


"Die Tageszeitung" ci racconta che un gruppo di cittadini intende portare il Fiskalpakt e le leggi sull'ESM davanti alla Corte Costituzionale: c'è bisogno di piu' democrazia nelle decisioni sull'Euro. L'unione di trasferimento è sempre piu' lontana.
Una variegata associazione di cittadini minaccia un ricorso alla Corte Costituzionale contro le leggi sui salvataggi Euro. La richiesta: sul Fiskalpakt dovrà  decidere un referendum.

La minaccia è chiara: "Referendum - altrimenti ricorreremo alla corte costituzionale" come è scritto sul nuovo sito web www.verfassungsbeschwerde.eu, dove un gruppo di cittadini guidati dall'associazione "Mehr Demokratie" propone una maggiore partecipazione democratica alle leggi sui salvataggi Euro. Se la decisione sul fondo ESM e il Fiskalpakt non arriverà da un referendum, i promotori della campagna intendono presentare un ricorso alla Corte costituzionale - con il supporto di molti cittadini che potranno prendere parte all'azione senza dover sostenere alcun costo.

A differenza di altre azioni già annunciatie, come quella del leader di "Die Linke" Gregor Gysi o del deputato CSU Peter Gauweiler, la nuova azione non si rivolge al contenuto politico o finanziario, ma piuttosto "alla riduzione di democrazia che ne consegue" ci dice Roman Huber, leader di Mehr Demokratie. ESM e Fiskalpakt  "spostano i luoghi di decisione verso organi non trasparenti e privi di controllo" critica Huber. "I Parlamenti in questo modo sono privati dei loro poteri decisionali".

Per il ricorso costituzionale, che dovrà essere presentato immediatamente dopo l'approvazione della legge, l'associazione ha dalla sua parte 2 prominenti giuristi: il precedente Ministro della Giustizia Herta Däubler-Gmelin (SPD) e Christoph Degenhart, esperto di diritto pubblico di Leipzig. Degenhart considera le possibilità di successo molto alte. 

La linea rossa è stata superata

Attraverso l'ESM e il patto fiscale la "linea rossa verso uno stato federale europeo" è stata superata, la stessa linea rossa che la Corte Costituzionale con le ultime decisioni sugli Euro-salvataggi aveva indicato. Pertanto la Costituzione dovrà essere cambiata con un voto popolare. 

Däubler-Gmelin critica il fatto che il Fiskalpakt non potrà piu' essere emendato e i futuri parlamenti avranno un margine di decisione molto limitato. Una maggiore partecipazione dei parlamenti è necessaria, in quanto "sarebbe un danno per l'Europa" se le decisioni importanti fossero prese solo dalle "elite di governo". Poiché per il Fiskalpakt è necessaria una maggioranza di due terzi, la SPD avrebbe la possibilità di fermare il provvedimento. La Däubler-Gmelin critica in maniera indiretta il fatto che questa posizione di potere non venga utilizzata in maniera offensiva.  Alla domanda su quale sia il giudizio che dà alla condotta dei socialdemocratici, l'ex ministro dichiara alla TAZ: "Nel partito si decide molto spesso sulla base di aspettative tattiche".

La diregenza della SPD tace sulle critiche della Däubler-Gmelin.

I leader della SPD non hanno voluto commentare la critica della Däubler-Gmelin e il possibile ricorso alla corte costituzionale. Il deputato SPD Carsten Sieling si è dichiarato daccordo con queste posizioni. Däubler-Gmelin si riferisce "alla lunga fila di regole del Fiskalpakt, i cui effetti non sono ancora stati sufficentemente chiariti"  dichiara Sieling alla TAZ. Una decisione sull'adesione da parte della SPD potrebbe esserci "quando le domande rimaste aperte saranno sufficientemente chiarite" e gli emendamenti già concordati. 

Per i Verdi, il capogruppo in Parlamento Volker Beck ha dichiarato che non condivide le preoccupazioni costituzionali, ma invece è daccordo su un maggior coinvolgimento del Parlamento nelle decisioni. "Le nostre richieste vanno nella stessa direzione", dichiara Beck.

Il governo federale ha pianificato il voto sull'ESM e il Fiskalpakt per la fine di maggio; SPD e Verdi hanno però messo in discussione questo programma.

venerdì 20 aprile 2012

La Bundesbank denunciata per i saldi "Target II"

Sempre la FAZ, ci racconta che le idee di Hans Werner Sinn fanno proseliti. Un professore di Monaco di Baviera vuole portare in tribunale la Bundesbank.
Da settimane ormai alcuni economisti ci mettono in guardia dai rischi nascosti nel bilancio della Bundesbank, all'interno del sistema di pagamento "Target II". Un giurista di Monaco ha denunciato il consiglio direttivo della Bundesbank accusandolo di malversazione.

L'esperto di diritto economico Bernd Schünemann ha denunciato il consiglio direttivo della Bundesbank accusandolo di malversazione. Il professore universitario fa riferimento alle accuse mosse dal famoso economista Hans Werner Sinn e dal precedente presidente della Bundesbank Helmut Schlesinger nei confronti del sistema di trasferimento di crediti fra le banche centrali  (Saldi target).

Schuenemann sarà sostenuto dalla Fondazione delle Imprese Familiari. "Le persone responsabili, di fronte alla dimensione dei rischi assunti, non possono continuare a guardare da un'altra parte" ha dichiarato il presidente della fondazione Brun-Hagen Hennerkes alla FAZ: "I vertici della Bundesbank e del governo federale non avrebbero dovuto permetterlo alla BCE. Avrebbero dovuto invece impedire ogni potenziale danno per la Repubblica Federale e per i suoi contribuenti"

"Target II" è il nome di un sistema per i pagamenti transfrontalieri in Europa, che fino a poco tempo fa era conosciuto solo nel ristretto circolo dei banchieri centrali. La Bundesbank all'interno di questo sistema di pagamento internazionale ha accumulato crediti nei confronti della BCE per oltre 600 miliardi di Euro.

Da settimane l'economista Hans-Werner Sinn avverte dei pericoli nascosti nei bilanci della Bundesbank. Se in futuro un paese dovesse uscire dall'Euro o se l'Euro dovesse dissolversi, la Germania perderebbe una buona parte di quella somma. Anche nella Bundesbank si discute dei saldi Target già da tempo: in una lettera indirizzata al presidente della BCE Mario Draghi, Weidmann si era mostrato molto preoccupato per la dimensione raggiunta da questi crediti.