martedì 1 maggio 2012

Ifo Institute: la domanda interna tedesca crescerà grazie al boom delle costruzioni


Secondo il prestigioso IFO Institute di Monaco, la crescita tedesca dei prossimi anni arriverà dalle costruzioni e non c'è alcuna bolla immobiliare in corso. Da Wirstschatswoche
Il settore delle costruzioni approfitta in maniera sempre piu' forte dell'Eurocrisi e potrebbe diventare il settore trainante della crescita economica tedesca.

"Il settore delle costruzioni in questo momento sta crescendo con grande slancio. La Germania trae vantaggio dal fatto che finalmente gli investitori tedeschi hanno deciso di investire in Germania, invece che all'estero" scrive il presidente IFO Hans Werner Sinn in un commento sulla Wirtschaftswoche. "La modifica nella destinazione degli investimenti è dovuta principalmente al fatto che le banche e le assicurazioni non si fidano piu' degli investimenti al di fuori della Germania ma preferiscono corteggiare i noiosi ma sicuri clienti del settore immobiliare". Il boom delle costruzioni e dell'immobiliare porta "ad una maggiore occupazione fra i lavoratori edili e da qui si espande a tutta l'economia interna tedesca. Questa è finalmente la tanto attesa crescita della domanda interna". 

Dopo che gli investimenti reali nelle costruzioni dal 1994 al 2009 erano caduti costantemente (in totale di un quarto), nel 2010 sono cresciuti del 2.2 % mentre nel 2011 addirittura del 5.8 %. I permessi di costruzione per i condomini nel 2011 sono saliti del 42.4 % rispetto all'anno precedente. 

Secondo Sinn al momento non ci sarebbe nessun rischio di una bolla sul mercato immobiliare "se consideriamo l'ancora basso prezzo degli immobili rispetto a quello degli altri paesi, sono preoccupazioni che non ci dovrebbero sfiorare" scrive sempre Sinn. Le previsioni di Werner Sinn sulla congiuntura tedesca "Ancora per molto tempo dovrebbe andarci meglio che ai nostri vicini europei".

Salari reali tedeschi invariati negli ultimi 20 anni

La Frankfurter Allgemeine Zeitung ci ricorda ancora una volta la misura della moderazione salariale degli ultimi anni in Germania. I dati sono quelli di uno studio dell'ufficio federale di statistica (Bundesamt).
I lavoratori producono oggi molto piu' di 20 anni fa. Ma per questo non ricevono salari maggiori. Hanno però altri vantaggi.

I lavoratori tedeschi lavorano meno, ma sono piu' produttivi di 20 anni fa. Un terzo della produttività in piu' per ogni ora lavorata. Tra il 1991 e il 2011 la "produttività per ora lavorata" è cresciuta del 34.8 %, secondo i dati comunicati dall'ufficio federale di statistica. Tra i fattori dell'incremento di produttività ci sono sicuramente migliori macchinari e computer piu' rapidi.

E qui in molti potrebbero pensare che i salari sono aumentati in maniera corrispondente. Alla fine dovrebbe valere la vecchia regola dei sindacalisti: i lavoratori devono ricevere un aumento salariale, che comprenda l'inflazione piu' l'aumento di produttività. In questo modo i lavoratori approfittano della produttività aggiuntiva, mentre i datori di lavoro pagano una parte di reddito aggiuntiva. 

Ma questo non è accaduto. Secondo i dati dell'Ufficio Federale di Statistica (Bundesamt),  i salari reali negli ultimi 20 anni non sono cresciuti. Il salario nominale medio è cresciuto di circa la metà rispetto al valore di 20 anni fa - ma i prezzi sono cresciuti quasi alla stessa velocità. Alla fine, dopo 20 anni, l'aumento del salario reale è stato solamente dell'1 %.

I salariati hanno comunque beneficiato di altri progressi. Da un lato lavorano molto meno di 20 anni fa: ogni lavoratore nel 2011 secondo dati del Bundesamt ha lavorato il 9.7 % in meno rispetto al 1991. Dall'altro lato oggi in Germania lavorano piu' persone di allora - nel complesso in Germania nel 2011 c'erano 2 milioni di lavoratori in piu' rispetto a 20 anni prima.

Ora che la disoccupazione è in discesa, molti sperano in salari crescenti. Almeno all'inizio di questo anno non è stato così - in gennaio gli aumenti salariali sono rimasti dietro all'inflazione, secondo i dati diffusi dal Bundesamt. 

L'aumento dei salari arriverà presto? Non necessariamente. La domanda di forza lavoro sembra rallentare, secondo quanto comunicato dall'agenzia federale per il lavoro - e nello Stelleindex di aprile, rispetto a marzo, è scesa di 5 punti a 171 punti. Questo può essere dovuto al fatto che l'agenzia ha misurato la domanda nel mezzo delle ferie pasquali. L'agenzia per il lavoro stessa conclude: "Il picco della domanda sembra essere stato superato".

domenica 29 aprile 2012

Weidmann, vielen Dank!

FAZ.net, a un anno dalla nomina del presidente della Bundesbank, ci dice che in fondo dovremmo essere riconoscenti verso Weidmann: ha evitato che la BCE si spingesse troppo in là nel finanziamento agli stati in crisi.
Nonostante i nuovi alleati, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ad un anno dalla sua nomina, resta in minoranza. Il suo successo risiede non tanto in quello che ha fatto, ma in quello che è riuscito a non far fare alla BCE.

Almeno per ora niente dimissioni. Se qualcuno volesse una forte reazione dall'amichevole presidente della Bundesbank Jens Weidmann, dovrebbe chiedersi se ne vale proprio la pena, dopo aver assistito all'uscita di scena dei predecessori Weber e Stark. Entrambi, dopo essersi opposti senza successo alle politiche monetarie espansive della BCE, hanno gettato la spugna lasciando la Banca Centrale Europea.

Dopo la fine del suo primo anno di presidenza, Weidmann si trova in una situazione simile, ma sembra aver l'intenzione di  completare il suo mandato. Quale vantaggio ci sarebbe per la Bundesbank, se anche lui se ne andasse? Arriverebbe un successore a rappresentare le stesse istanze di politica monetaria stabile, e all'interno del consiglio BCE avremmo gli stessi conflitti. Oppure potrebbe arrivare un presidente con una posizione piu' morbida, e sicuramente sarebbe un male per la Germania e per l'Europa.

Ma come convive Weidmann con il fatto che le sue proposte di politica monetaria nel consiglio della BCE a 23 membri, valgono solamente un voto e troppo spesso vengono bocciate? "Io sono favorevole al mantenimento dei pilastri fondamentali dell'unione monetaria" dichiara Weidmann. Con questa affermazione, il piu' giovane presidente della Bundesbank di sempre trae vantaggio dal suo modo di fare semplice e allo stesso tempo vincente. 

Anche gli avversari mostrano rispetto

Quanto è diverso Weidmann dal suo predecessore Weber, che a causa della sua determinazione ha fatto sollevare alcuni banchieri centrali, ce lo mostra un piccolo aneddoto nell'entroterra americano. Invece di seguire l'ultima presentazione all'incontro annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole, Weidmann si è procurato una piccola auto, ha invitato 4 colleghi e con loro ha fatto una gita negli incantevoli paesaggi della campagna americana.

Alcuni dei partecipanti al viaggio in campagna, sono stati in seguito invitati  da Weidmann per del buon vino e del buon cibo ad Eltville, vicino Francoforte: l'obiettivo era  discutere gli aspetti negativi della politica monetaria della BCE. Quella che ora ci sembra una cosa abbastanza innocente, durante la presidenza di Trichet avrebbe potuto portare ad una rivolta di palazzo. 

Trichet aveva infatti reagito con rabbia cercando di impedire ad alcuni membri del consiglio di prendervi parte. Senza successo, ma diversamente da come certi media lo descrivono, Weidmann nel consiglio BCE non è affatto isolato per le sue posizioni scomode. Questo invece sembra essere vero per il Vicepresidente portoghese Vitor Constancio, attaccato da tutte le parti. Weidmann al contrario gode del rispetto dei suoi avversari e in alcune questioni molto importanti anche dell'appoggio di numerosi membri del consiglio.

La speranza non è perduta

Sfortunatamente non ha alleati sufficienti per determinare le decisioni della BCE. Si pone la domanda quindi, come devono essere valutati i successi di Weidmann nel suo primo anno? Molti provvedimenti, contro i quali si è battuto, sono stati approvati contro la sua volontà. Al contrario, la BCE ha accettato solo poche delle sue proposte sull'inasprimento della politica monetaria. Per chiarire questo basta dire che le banche centrali possono decidere autonomamente se accettare come garanzia per i prestiti le obbligazioni bancarie garantite dagli stati in crisi. La Bundesbank non accetta piu' queste obbligazioni, che comunque nel suo bilancio hanno un peso abbastanza contenuto che non supera il mezzo miliardo di Euro. Questo piccolo successo deve però essere confrontato con un abbassamento del rating dei titoli accettati come garanzia, con il recente LTRO da 1000 miliardi e con una forte crescita dei crediti verso l'Eurosistema.

A Berlino si potrebbe misurare il valore di una posizione chiedendo agli elettori se la apprezzano. Ma nella politica monetaria non esistono le elezioni e i sondaggi. Senza ombra di dubbio Weidmann rappresenta in maniera convincente le posizioni di stabilità monetaria della Bundesbank. Il giudizio sul suo mandato riguarda soprattutto i provvedimenti che la BCE negli ultimi 12 mesi non ha approvato. Perchè alcuni influenti banchieri centrali nel consiglio BCE, volentieri si sarebbero spinti molto oltre. 

Di Weidmann si può certamente dire che nonostante le numerose richieste di allentamento della politica monetaria, grazie alla sua opposizione, e a quella dei suoi colleghi, non tutto è stato approvato. Si potrebbe anche finanziare un po' gli stati, hanno magari sostenuto alcuni banchieri centrali, per i quali la linea della Bundesbank è troppo rigida. Appena 100 miliardi, e poi ci fermiamo. Ma solo a pensare a certe politiche monetarie Weidmann inorridisce. Allo stesso tempo continua a credere nella persuasività delle sue argomentazioni. La speranza, che queste nel lungo periodo possano diventare maggioritarie, non è andata ancora perduta. 

Gli avversari dell'Euro fanno squadra


FAZ.net dà ancora spazio alle posizioni euroscettiche e ci racconta un appello congiunto dei liberali tedeschi insieme ai protezionisti francesi per un'uscita dall'Euro. 
L'Euro deve scomparire: a questo obiettivo lavorano un gruppo di liberali tedeschi insieme ai protezionisti francesi. La moneta unica "è stata un disastro per l'Europa e il mondo intero".

Gli euro contrari tedeschi cercano l'appoggio dei loro colleghi francesi. Venerdi scorso, sette tedeschi e sette francesi, fra di loro principalmente professori universitari ed ex manager, hanno presentato un appello congiunto per la dissoluzione della moneta unica. "L'Euro è un disastro per l'Europa intera", ha dichiarato Wilhelm Noelling, che insieme a Joachim Starbatty, Dieter Spethmann, Wolf Schäfer, Karl Albrecht Schachtschneider, Rolf Hasse e Bruno Bandulet appartiene ai firmatari tedeschi. La moneta unica ci sta portando verso una recessione "in quasi tutti i paesi dell'Eurozona", verso "un aumento sconsiderato del debito pubblico" e ad una "crescente ostilità fra i paesi creditori e quelli debitori", si dice nell'appello.

Dalla parte francese, i firmatari dell'appello sono sostenitori del protezionismo. Jean-Luc Gréau, Philippe Murer und Gérard Lafay già in marzo hanno invitato a rivedere i trattati europei per poter imporre alle frontiere dei dazi all'importazione. In Europa, i lavoratori, "non devono piu' essere sottoposti alla concorrenza dei paesi con basso costo del lavoro", hanno dichiarato i 3 firmatari. In Francia ci sono tuttavia pochi economisti di fama che si pronunciano contro l'Euro.

I consulenti economici di destra del Fronte Nazionale, che sostengono un'uscita della Francia dalla moneta unica, negli ambienti economici non godono di grande considerazione. Alcuni dei firmatari francesi sono vicini al candidato alle presidenziali Nicolas Dupont-Aignan, che al primo turno delle elezioni presidenziali lo scorso fine settimana ha ottenuto l'1.79% dei voti. Il gruppo di "esperti economici francesi e tedeschi" ci dice che sulle questioni legate al commercio mondiale non tutti i membri hanno la stessa opinione. Nel loro appello hanno richiesto soprattutto uno "sviluppo equilibrato del mercato interno europeo".

venerdì 27 aprile 2012

L'affare: disciplina in cambio di salvataggi

Anche la progressista Die Zeit si allinea alle posizioni rigoriste del governo di Berlino. Basta con la spesa sociale, dobbiamo essere un campione del risparmio, un esempio per l'Europa.
Da quando l'Olanda è sul mar Mediterraneo? L'Euro crisi è tornata, e non solo nel sud, ma anche nel nord Europa, dove ci sono i governi buoni e stabili. Cioè quelli come noi.

Naturalmente l'Olanda non è un'altra Grecia. Ma lo stato si è indebitato troppo rapidamente, e i debiti privati sono immensi. Il governo voleva risparmiare di piu' - ma è caduto a causa dei populisti.

Ogni caso è diverso, da Madrid, via Roma fino ora a Den Haag. La struttura però resta sempre la stessa: l'economia stagna, i lavoratori perdono il lavoro, allora bisogna risparmiare, riducendo il livello generale di benessere. I cittadini si arrabbiano, le borse crollano, e i politici dopo poco -  come ora in Olanda - perdono il loro posto.

A tutto ciò gli Stati Uniti reagiscono come i partiti di opposizione in Europa, accusando i tedeschi di rovinare l'economia continentale con i loro diktat di risparmio. Sarebbe meglio se Berlino garantisse per i debiti dei partner europei e mettesse a disposizione del denaro per la crescita. E allora si avrebbe finalmente la calma nella casa europea.

Detto chiaramente, tutto questo si adatta molto allo stile americano, visto che loro sono i piu' grandi debitori del mondo e non si troverebbero piu' soli in questo ruolo. Ma l'Europa è diversa dall'America: salvataggi in cambio della disciplina, questo deve essere lo scambio, altrimenti un paese dietro l'altro finirà nel vortice del basso rating e degli alti interessi.

Tutti guardano alla Germania. Che cosa fa Berlino durante il boom economico attuale invece di risparmiare in maniera lungimirante? Pianifica nuove prestazioni sociali come il Betreuungsgeld (assistenza alle famiglie) e l'aumento delle pensioni. Non importa che cosa si pensa dei singoli provvedimenti - la somma di spesa prevista, rende la Germania, i cui debiti sono circa l'80% del PIL, poco credibile come esempio per il patto di risparmio.

L'Europa ha bisogno della Germania, ma come campione del risparmio. La crisi tornerà di nuovo, forse anche piu' forte. I governi faranno qua e là ancora nuovi debiti, piu' di quanto non sia previsto dal patto. Questo appartiene al gioco. Ma se non è Berlino ad obbligare al risparmio e alle riforme, non lo farà nessun'altro. Alla fine  sarebbe ancora piu' difficile salvare l'Euro e far crescere l'Europa insieme.

La democrazia è un lusso?

La democrazia è un lusso e non tutti se la possono permettere. Sulla stampa tedesca sono sempre piu' frequenti gli articoli sul finanziamento pubblico dei partiti in Grecia. L'unione di trasferimento resta inaccettabile. Da Handelsblatt.de
Come lo stato anche i partiti in Grecia sono di fatto insolventi. E' richiesta a tutti l'austerità - ma stanno arrivando le elezioni. Così i politici cercano di ottenere in maniera disinvolta un po' di denaro - a spese dell'Eurozona.

I 2 partiti tradizionali greci, il partito conservatore e quello socialista, che da quasi 4 decenni si alternano al potere, non hanno portato solamente il paese verso il disastro del debito. Anche le finanze dei partiti sono in condizioni desolanti. Per la campagna elettorale in vista del voto decisivo del 6 maggio, i partiti politici hanno bisogno di denaro fresco - e si servono allegramente dal bilancio dello stato in piena crisi.

Il partito conservatore Nea Demokratia (ND) ha 127.6 milioni di Euro di debiti con le banche. Con entrate annue pari a circa 17 milioni di Euro è chiaro: non rimborserà mai i propri debiti. Non va meglio alle finanze del Pasok (Partito socialista): ad entrate annue di 15.9 milioni di Euro corrispondono debiti bancari per 113.8 milioni.

Nonostante la crisi, i partiti accumulano sempre nuovi debiti: negli ultimi 2 anni la ND ha preso a prestito ulteriori 25 milioni di Euro, il Pasok invece ha fatto ben 65 milioni di Euro di nuovi debiti. Nonostante questi prestiti, il partito deve ai suoi dipendenti ancora diversi mesi di stipendi. La ND ha bollette dell'elettricità non pagate per circa 670.000 Euro e per l'affitto della sede principale nella Athener Syngrou-Avenue diversi mesi di ritardo. 

E ora c'è anche una campagna elettorale da condurre. Il 6 maggio ci saranno le elezioni per il nuovo Parlamento. Da dove dovrebbe arrivare il denaro? Le casse dei partiti sono vuote. I politici allora cercano di arraffare il denaro dei contribuenti. Prima che il Parlamento fosse sciolto a metà aprile, era stata votata una variazione ad una legge, che assicurava ai partiti un pagamento straordinario di 29 milioni di Euro. Ma non è abbastanza. Nelle scorse settimane i  5 partiti parlamentari hanno autorizzato per la campagna elettorale uno stanziamento di ulteriori 10 milioni di Euro. Di questi, 4 milioni erano per i socialisti, 3.4 milioni per i conservatori, e il resto era per i gruppi piu' piccoli.

Solo occasionalmente ci sono state delle opposizioni: il precedente ministro degli esteri Dora Bakogianni, presidente del movimento liberale "Allenza democratica" ha definito il comportamento dei partiti greci come "incorreggibile". Vuole infatti agire legalmente contro quelli che lei definisce dei "saccheggi alle casse dello stato". Anche 4 deputati socialisti hanno votato contro il finanziamento ai partiti, che alla fine è stato approvato con 155 voti favorevoli e soli 56 voti contrari.

I partiti greci si finanziano tradizionalmente con il denaro dei contribuenti. La ND lo scorso hanno ha ricevuto circa 4 milioni di euro di contributi volontari,  ma ha ricevuto piu' del triplo, esattamente 12.7 milioni, dalle casse dello stato. 

La discrepanza è ancora piu' grande nel Pasok: i contributi dei militanti sono di circa 1.1 milioni a fronte di 15 miloni di contributi statali. Questo modello di finanziamento corrisponde alla mentalità politica dominante dei partiti politici greci, secondo cui lo stato è una sorta di self service, dove non si paga ovviamente. Solo nello scorso decennio i partiti greci hanno incassato 550 milioni di Euro dei contribuenti. Nonostante la crisi finanziaria e il programma di risparmio si sono approvati nel corso dell'ultimo anno una ulteriore aggiunta di denaro: hanno incassato 54 milioni di Euro di finanziamenti statali, 6 milioni in piu' degli anni precedenti. 

Che siano i due maggiori partiti a volersi appropriare del denaro dei contribuenti è plausibile. Proprio a loro stanno scappando gli elettori. Mentre nelle elezioni dell'ottobre 2009 circa l'80 % dei voti era andato al Pasok e alla ND, secondo gli ultimi sondaggi, i 2 partiti raggiungerebbero insieme il 36 % dei voti. Dopo le elezioni del 6 maggio dovranno cavarsela con ancora meno denaro.

L'importo dei contributi è infatti definito dalla percentuale di voti che il partito ha ottenuto nelle precedenti elezioni. Per ogni voto i  partiti ricevono in media 9.93 Euro. Questo è quasi il triplo di quanto ricevono in partiti in Germania. Si potrebbe allora dire: i greci vogliono pagare per la loro democrazia. Tuttavia, attraverso i fondi europei per il salvataggio anche i contribuenti degli altri stati dell'Eurozona prendono parte al finanziamento dei partiti nella patria della democrazia, ovviamente in maniera involontaria.

giovedì 26 aprile 2012

Sinn: i crediti Target 2 finanziano i deficit delle partite correnti dei GIIPS


Hans Werner Sinn sul blog di Handesblatt, risponde a questo intervento di Gruener e ci parla della natura dei crediti Target-2: hanno sostituito il capitale privato e stanno finanziando i deficit delle partite correnti dei GIIPS.
Caro Grüner,

nessuna obiezione di principio, solo un problema di comunicazione. Voglio inziare chiedendole perché sostiene di avere una visione diversa da quella di Joerg Kramer e dalla mia sul fatto che i deficit delle partite correnti anche prima della crisi fossero abbastanza grandi. ("Di fatto in Italia e negli altri paesi GIIPS dell'Eurozona già da molto tempo si accumulano  deficit delle partite correnti"). Mi vuole attribuire di aver scritto o detto che i deficit delle partite correnti dei GIIPS sono causati dai crediti Target? Questo sarebbe sicuramente falso, perchè la mia tesi centrale è che il credito facile e a buon mercato arrivato prima della crisi ha alimentato una bolla creando i deficit delle partite correnti. 

Su questo ho già scritto molto.  Adesso il capitale privato non fluisce più come in precedenza e i deficit devono essere finanziati con la stampa di denaro. Non è possibile che ci siano delle incomprensioni. E perché Kramer sarebbe in errore quando dice che i saldi Target finanziano i deficit delle partite correnti? In fondo lo dice anche lei. Forse non sto capendo e forse lei mi può aiutare. Sostituire il capitale privato che non arriva piu' come faceva fino all'inizio della crisi, equivale a finanziare i deficit delle partite correnti. La differenza è solo semantica, non nei fatti, in quanto parliamo di un vincolo di bilancio. La bilancia negativa delle partite correnti deve essere finanziata o con l'importazione di capitali o con i crediti Target. Quando l'importazione di capitali diminuisce, deve essere sostituita dai crediti Target, o i deficit delle partite correnti scendono anch'essi. Altre possibilità non esistono.

Per rispondere alla sua domanda, sulle alternative possibili: se fosse piu' difficile ottenere prestiti dalla BCE, i prezzi nel sud Europa si ridurrebbero, e la tanto necessaria svalutazione reale, che fino ad ora nei dati sul deflatore del PIL non abbiamo ancora visto, potrebbe finalmente iniziare. Lei crede che l'Eurozona può resistere se si continua a fornire credito di nascosto attraverso la BCE ad un tasso unitario che non considera i rischi? Non stiamo combattendo una crisi acuta, ma un problema duraturo. In alcuni casi siamo già al quinto anno di finanziamento dei deficit delle partite correnti da parte della BCE. Per quanto ancora intende sostituire l'afflusso di credito privato con del credito pubblico forzoso? Il passaggio ad un'economia centralizzata può avvenire anche gradualmente.

Mit freundlichem Gruß
Hans Werner Sinn