martedì 22 maggio 2012

Ma noi abbiamo ancora bisogno di voi?

L'ufficio centrale di statistica (Statistisches Bundesamt) ha recentemente pubblicato i dati sulle esportazioni tedesche del 2011. Il commercio estero tedesco dipende sempre meno dai paesi UE (59%) e dall'unione monetaria (39,7%), la domanda che alcuni iniziano a farsi è: quanto è ancora importante l'unione monetaria per la Germania?
59% dell'export tedesco nel 2011 è stato assorbito dall'UE.

Nel 2011 il 59.2 % dell'export tedesco è andato verso i paesi membri dell'Unione europea. Come comunicato dall'ufficio statistico, è il dato piu' basso da 20 anni. Negli ultimi 5 anni la quota di esportazioni tedesche verso l'UE è scesa dal 64.6% al 59.2 %.

Nell'ambito del continuo processo di globalizzazione, i partner commerciali tradizionali come gli stati membri UE o gli Stati Uniti (scesi dal 7.6% del 2007 al 7.0% del 2011) perdono ulteriormente peso. Questo è dovuto allo sviluppo di nuovi mercati, che  in misura sempre maggiore partecipano al commercio internazionale. Il commercio internazionale si muove infatti verso quei paesi ricchi di popolazione con economie in forte crescita, i cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) che negli ultimi anni hanno acquistato una certa importanza come partner commerciali per la Germania. La crescita piu' forte per i prodotti tedeschi è stata sul mercato cinese: nel 2007 le imprese tedesche hanno consegnato in Cina il 3.1 % del loro export, nel 2011 la quota ha raggiunto il 6.1 %. L'export nella federazione russa è cresciuto dal 2.9% del 2007 al 3.2% del 2011, la quota del Brasile dallo 0.7% all'1.1% e la quota indiana dallo 0.8% all'1%.


Principali 10 saldi commerciali positivi 2011 (miliardi di Euro)

Frankreich 35 249,4
Vereinigte Staaten von Amerika 25 359,8
Vereinigtes Königreich 20 596,5
Österreich 20 186,7
Italien 13 894,4
Spanien 12 378,5
Polen 11 114,0
Schweiz 10 829,8
Belgien 8 581,4
Türkei 8 387,6



Principali 10 saldi commerciali negativi tedeschi 2011 (miliardi di Euro)

Volksrepublik China - 14 610,6
Norwegen - 12 750,4
Niederlande - 12 749,1
Japan - 8 428,4
Irland - 8 129,0
Russische Föderation - 6 146,3
Kasachstan - 2 736,5
Bangladesch - 2 659,8
Ungarn - 2 488,7
Vietnam - 2 207,2


Principali 20 mercati per l'export tedesco (miliardi di Euro)

001 Frankreich 101 516,1
002 Vereinigte Staaten von Amerika 73 694,3
003 Niederlande 69 279,5
004 Vereinigtes Königreich 65 450,7
005 Volksrepublik China 64 762,0
006 Italien 62 084,9
007 Österreich 57 663,0
008 Schweiz 47 708,1
009 Belgien 46 909,4
010 Polen 43 499,4
011 Spanien 34 868,9
012 Russische Föderation 34 405,5
013 Tschechische Republik 30 716,2
014 Schweden 22 013,5
015 Türkei 20 135,8
016 Ungarn 15 705,5
017 Japan 15 118,1
018 Dänemark 14 711,8
019 Republik Korea 11 664,8
020 Brasilien 11 165,8


Esportazioni 2011, % diretta verso la UE e l'area Euro


Paesi EU Unione monetaria
2011 % 59,2 % 39,7
2010 % 60,0 % 40,8
2009 % 62,3 % 42,8
2008 %63,3 % 42,8
2007 % 64,6 % 43,8

lunedì 21 maggio 2012

Ricatto o mano tesa?

In una lunga intervista alla FAZ Jens Weidmann ammonisce la Grecia: risparmiare o uscire, altre possibilità non ci sono. Secondo il presidente della Bundesbank, non è compito della politica monetaria salvare gli stati in crisi ed è il momento di porre un limite ai rischi nei bilanci della banche centrali.
Risparmiare o uscire: il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ricorda ai greci, in un'intervista alla FAZ, che sono loro a poter decidere sul proprio destino. 

FAZ: Herr Weidmann, il futuro politico e finanziario della Grecia prima delle nuove elezioni è sconosciuto. Riesce ancora a dormire serenamente il presidente della Bundesbank?

JW: La situazione è al momento molto seria e non sappiamo come potrà andare avanti. E' chiaro: la Grecia si trova di fronte a scelte fondamentali.  Il punto cruciale è se la Grecia rispetterà gli accordi già sottoscritti oppure no. Il programma di riforma e risparmio è necessario, in modo che il paese possa affrontare i suoi profondi problemi e nel futuro possa tornare a camminare sulle proprie gambe. E allo stesso tempo è la condizione per ogni ulteriore misura di aiuto.

FAZ: Il FMI ha congelato i contatti con la Grecia. E' questo l'inizio della fine?

JW: Con questa decisione il FMI sta solo reagendo al fatto che ad Atene fino alle elezioni parlamentari del 17 giugno non c'è nessun governo con un sostegno parlamentare sufficiente da essere considerato un interlocutore affidabile

FAZ: Lei crede che la Grecia lascerà l'Euro?

JW: Questo è nelle mani della popolazione greca e dei suoi rappresentanti eletti dal popolo. L'unione monetaria si compone di stati indipendenti. Questi decidono sul loro stesso destino, e se intendono rispettare gli accordi presi oppure no.

FAZ: E gli altri paesi dovranno subirne le conseguenze?

JW: Quando un paese non rispetta unilateralmente gli accordi raggiunti dopo una lunga negoziazione, accordi legati ad un ampio supporto di aiuti finanziari, le consequenze devono essere chiare. E le conseguenze di questa scelta colpirebbero la Grecia molto duramente.  Non ci saranno aiuti senza gli sforzi di risanamento, e il significato è fondamentale: per il caso concreto della Grecia, per gli accordi di aiuto presi con gli altri paesi, e per la fiducia nell'orientamento alla stabilità dell'unione monetaria.

FAZ: Molti greci non credono piu' ad un futuro nell'Euro, altrimenti non ritirerebbero in preda al panico tutto il loro denaro dai bancomat. L'Eurosistema è preparato ad un'uscita della Grecia?

JW: La mia impressione è che in Grecia non si stia ritirando denaro dai conti in preda al panico. Tuttavia la nervosità è tanta, e in particolare la Grecia deve fare di tutto, per evitare una ulteriore escalation. Inoltre non mi esprimo pubblicamente su eventuali piani di emergenza.

FAZ: In questo momento la BCE finanzia attraverso l'Eurosistema le banche greche. Non è questa una situazione difficile?

JW: L'Eurosistema lo ha fatto essendo fiducioso nel fatto che la solvibilità della Grecia sia garantita e le banche ricapitalizzate. Questo tuttavia comporta dei rischi molto maggiori per le banche centrali nazionali, l'ho sottolineato piu' volte in passato.

FAZ: Che cosa significa per la Bundesbank?

JW: A causa delle particolari modalità di rifinanziamento crescono prima di tutto i rischi per la banca centrale greca. Nel caso peggiore anche la BCE e la Bundesbank sarebbero significativamente coinvolte.

FAZ: Prima della formazione di un nuovo governo in Grecia saranno necessarie ancora altre settimane. Ha senso continuare a rifinanziare le banche greche per un periodo cosi' lungo - se poi alla fine il paese deciderà di uscire dalla moneta unica?

JW: La politica europea e greca devono decidere rapidamente come dovremo andare avanti. Data la situazione estremamente precaria è chiaro che si tratta di un compito della politica fiscale, decidere se il contribuente europeo dovrà sopportare ulteriori rischi. Non credo che sarebbe davvero corretto se l'Eurosistema nei confronti della Grecia dovesse aumentare ulteriormente i rischi. 

FAZ: Come funziona il finanziamento bancario e come è possibile fermarlo?

JW: Ci sono due vie per il finanziamento. Da un lato i normali strumenti della politica monetaria, crediti delle banche centrali dell'Eurosistema nei confronti delle banche commerciali. Questo percorso è aperto a tutte le banche dell'unione monetaria, fino a quando sono sufficientemente solide oppure dispongono di garanzie sufficienti ed adeguate. Visto che non possiamo discriminare nessuna banca o nessun paese membro. 

FAZ: E la seconda strada?

JW: Le banche, che in questo modo non ricevono piu' denaro, possono in via temporanea ricorrere al credito di emergenza denominato "ELA" (Emergency Liquidity Assistance). Questi crediti a breve termine possono essere concessi dalla banca centrale di un singolo paese a proprio rischio. Il consiglio BCE lo può impedire solo con una maggioranza dei due terzi.

FAZ: Tutto dipende dalle banche centrali?

JW: Questo dovrebbe essere normalmente solo in via temporanea, fino a quando le banche non tornano solvibili. Le banche in difficoltà devono essere ricapitalizzate con il denaro del fondo di salvataggio, se la politica intende finanziarle ulteriormente. Le banche centrali non dovrebbero risolvere i problemi di solvibilità.

FAZ: E poi c'è il sistema di pagamento Target 2. Werner Sinn, presidente IFO, sostiene che se la Grecia dovesse uscire dall'Euro, la Bundesbank perderebbe 30 miliardi di Euro. E' vero?

JW: I miliardi di crediti Target di cui si discute molto, sono collegati direttamente con la concessione di credito delle banche centrali alle banche commerciali. In paesi come la Grecia la liquidità che le banche ricevono defluisce dal paese, e questo deflusso si riflette nei saldi Target

FAZ: Ci sono tuttavia dei rischi? Qual'è il loro ammontare?

JW: La BCE ha crediti Target per circa 100 miliardi verso la Grecia. Le perdite colpirebbero la BCE se la banca centrale greca non fosse piu' in grado di adempiere ai propri obblighi.

FAZ: Che cosa succederebbe a questi crediti se la Grecia dovesse lasciare l'Euro?

JW: Non voglio speculare su scenari così precisi. Ma in questo caso certamente sui saldi ci sarebbero delle perdite - in maniera diretta per la BCE, in maniera indiretta per la Bundesbank, in quanto maggiore azionista e in questo modo alla fine per il contribuente tedesco

FAZ: Questi crediti possono essere un argomento per non far uscire la Grecia dall'Euro?

JW: L'appartenenza alla moneta unica è una scelta di fondo, in cui queste considerazioni a mio avviso non dovrebbero essere decisive.

FAZ: Che cosa può fare la banca centrale?

JW: Dobbiamo fare attenzione al fatto che i rischi nei nostri bilanci restino gestibili, su questo anche il presidente BCE Mario Draghi si è espresso recentemente. Dobbiamo fare piu' attenzione a chi prestiamo il denaro della banca centrale. E' necessario stabilire dei criteri piu' rigidi sulle garanzie necessarie. E dobbiamo obbligare la politica, ad assumersi le proprie responsabilità. Ci devono mostrare dove stiamo andando, in modo da poter accettare i rischi connessi.

FAZ:  Potrebbe essere la banca centrale a staccare la spina alla Grecia?

JW: La politica monetaria non vuole e non deve sostituire le decisioni dei governi eletti democraticamente. Ma quando si caricano su di questa sempre nuovi compiti, la situazione può diventare insostenibile.

FAZ: Gli economisti anglosassoni ci dicono, che gli squilibri in Europa nel medio periodo devono essere ricomposti con una deflazione nel sud Europa e un'inflazione nel nord Europa. Da quando in Germania dovremo fare i conti con un'inflazione superiore?

JW: A breve non ne vedo la possibilità. L'obiettivo dell'Eurosistema è la stabilità della moneta nell'area Euro. Non avremmo certo stabilità monetaria, se in una parte dell'unione monetaria avessimo deflazione e nel resto inflazione. Il processo di adattamento dei prezzi nel sud, che non considererei di deflazione, potrebbe anche significare che in Germania non avremo un forte aumento dei prezzi.

FAZ: Questo suonava diversamente nel rapporto della Bundesbank alla commissione finanze del Bundestag...

JW: Il parere conteneva solamente l'ovvietà, che un paese come la Germania, nel quale la congiuntura va meglio che in altri paesi, le condizioni nel mercato del lavoro sono le migliori da 20 anni, non potrà continuare ad avere un'inflazione inferiore alla media degli altri paesi. Questo significa solamente, che l'inflazione nel nostro paese potrebbe  essere in via temporanea, di qualche decimale sopra l'obiettivo del 2% definito dalla BCE. Come del resto per un lungo periodo, quando la situazione economica era abbastanza debole, è rimasta di qualche punto sotto.

FAZ: La BCE non aumenterà i tassi, fino a quando nei paesi del sud la situazione rimane invariata. Come sarà possibile lottare contro l'inflazione?

JW: E' il compito essenziale della politica negli stati periferici, stabilizzare le banche in maniera duratura e farlo rapidamente. La politica monetaria non se lo può permettere, e non è pensabile, che questo si aggiunga al nostro compito principale, quello di garantire la stabilità della moneta per l'intera area Euro.

FAZ: Per gli stati sarebbe abbastanze semplice, se potessero liberarsi dei loro debiti attraverso l'inflazione. Siamo in una "Repressione finanziaria" dove molti investitori istituzionali sono in pratica obbligati a tenersi delle obbligazioni, che garantiscono pochi interessi mentre il denaro investito perde valore?

JW: Tale obbligo, come ad esempio le limitazioni al movimento dei capitali non esisteno. Gli investitori hanno diverse opportunità che stanno utilizzando.

FAZ: In molti in questo periodo si stanno preoccupando per l'oro della Bundesbank, che in parte è depositato all'estero. Lei pensa che questo oro debba tornare indietro in Germania?

JW: Noi abbiamo fiducia nei nostri partner come la banca centrale americana, che gestisce una parte delle riserve a New York. Per decenni l'oro è stato considerato sicuro, e così è anche oggi. In considerazione della sicurezza, dei bassi costi di gestione, e del fatto che è utile come valuta di riserva, molti argomenti ci convincono a tenere una parte del nostro oro a New York.

FAZ: Il tribunale federale ha ammonito la Bundesbank di controllare piu' spesso, se i lingotti d'oro sono ancora là dove erano stati depositati...

JW: I revisori hanno sempre confermato, che gli stock di oro sono sempre stati inseriti nel nostro bilancio in maniera corretta.

domenica 20 maggio 2012

+4.3% annuo per i metalmeccanici tedeschi


Il paese che sulla moderazione salariale ha costruito il proprio successo sembra aver cambiato rotta e i metalmeccanici portano a casa un 4.3% di aumento su base annua. Saranno le loro richieste a ribilanciare gli squilibri europei? Dalla Frankfurter Rundschau
Accordo raggiunto dalla IG Metall - 4.3 % di aumento per i metalmeccanici

L'aumento piu' consistente da 20 anni: in Baden-Württemberg i datori di lavoro e la IG Metall si sono accordati per un aumento del 4.3 % annuo. Il nuovo contratto sarà esteso a tutta la repubblica federale.

I circa 3.5 milioni di occupati nell'industria metalmeccanica ed elettronica possono essere soddisfatti per l'aumento salariale piu' sostanzioso degli ultimi 20 anni. Dopo 14 ore consecutive di trattativa i datori di lavoro e la IG Metall si sono accordati per un contratto pilota nel Baden-Württemberg che prevede un aumento del 4.3 %. I tirocinanti (Auszubildende), secondo l'accordo, saranno assunti al termine del tirocinio con un contratto a tempo indeterminato. Il nuovo contratto di lavoro sarà esteso a tutta la repubblica federale. Le prime reazioni della politica e dell'economia sono positive. 

Il leader della IG Metall Huber: l'accordo è "equo" e "garantisce stabilità"

Il leader della IG Metall Berthold Huber e il numero uno della confederazione sindacale Martin Kannegiesser hanno definito l'accordo "equo e stabile". "I contratti collettivi non sono una musica a richiesta", ha detto Huber. Entrambe le parti hanno fatto dei passi indietro rispetto alle richieste massime iniziali. Con un aumento del salario reale, uno sciopero generale del settore è stato evitato, sottolinea Kannegiesser. L'industria metalmeccanica ed elettronica, che comprende i costruttori di auto e di macchinari, con i suoi 3.6 milioni di occupati ed un fatturato di quasi un trilione di Euro rappresenta un settore chiave, da cui nel bene e nel male dipende l'intera economia tedesca.

La IG-Metall aveva iniziato le negoziazioni in marzo con una richiesta di un aumento salariale del 6.5 %. I datori di lavoro avevano offerto un aumento del 2.6 % su base annua. Con una serie di scioperi nelle settimane scorse il sindacato ha dato un messaggio forte.

Con il contratto appena firmato, che vale fino ad aprile 2013, il consiglio di fabbrica (Betriebsrat) ottiene maggiore potere decisionale sull'utilizzo dei lavoratori interinali: negli ultimi tempi nel settore sono stati infatti assunti in grandi quantità. Il datori di lavoro sono tuttavia riusciti ad ottenere la possibilità di utilizzare un lavoratore interinale per un massimo di 2 anni senza restrizioni.

L'aumento dovrebbe costare 7 miliardi di Euro alle imprese del settore.

Secondo una stima approssimativa, l'aumento salariale dovrebbe costare al settore circa 7 miliardi di Euro. I salari dovrebbero essere aumentati già in maggio. Aprile sarà considerato un mese senza aumento. La IG Metall ha consigliato, dopo la trattativa durata 37 ore, di estendere l'accordo anche agli altri Lander. Anche i datori di lavoro hanno accettato l'accordo come modello nazionale - ad eccezione dell'associazione della Sassonia. In Baden-Württemberg nel metalmeccanico e nell'elettronica sono attivi circa 800.000 lavoratori. Una lunga battaglia con i sindacati avrebbe sicuramente danneggiato il settore, ampiamente dipendente dalle esportazioni. L'ultmo sciopero dei metalmeccanici nel sud ovest del paese era stato 10 anni fa.

La richiesta di aumento salariale era stata agganciata al tema dell'assunzione dei tirocinanti e dell'utilizzo del lavoro interinale. Dal principio della assunzione immediata e a tempo indeterminato dei tirocinanti si potrà derogare solo in caso di forte crisi aziendale. Sul tema del lavoro interinale, l'accordo prevede maggiore spazio per gli accordi aziendali, che regolino l'accesso dei lavoratori temporanei.  In cambio le aziende potranno chiedere a un maggior numero di lavoratori una settimana lavorativa piu' lunga di 40 ore.

Assunzione a tempo indeterminato dopo 18 mesi in azienda.

Dopo 18 mesi di lavoro in azienda, in futuro, ci sarà la possibilità per i lavoratori interinali di essere assunti a tempo indeterminato; dopo 2 anni l'assunzione diverrà un obbligo.

Poche ore dopo la firma dell'accordo anche dagli altri Lander sono arrivate parole di apprezzamento. Il leader della SPD Sigmar Gabriel ha elogiato le parti sociali per aver raggiunto in Baden-Württemberg un buon accordo. Gabriel ha sottolineato in particolare che i giovani dopo la fine del loro tirocinio potranno essere assunti a tempo indeterminato. "In Germania le parti contrattuali arrivano sempre ad un compromesso giusto ed equo" ha continuato celebrando il modello tedesco del partenariato sociale. Il ministro federale dell'economia non si è pronunciato per rispetto verso l'autonomia contrattuale delle parti. 

sabato 19 maggio 2012

Europeista a chi?

Su Handelsblatt.de leggiamo che il paese un tempo campione di europeismo si scopre sempre piu' euroscettico. I tentennamenti della cancelliera sembrano piu' chiari alla luce di questi dati.
L'introduzione dell'Euro è stato un errore, pensa circa la metà dei tedeschi. Lo dice un sondaggio recente. Cosi' il 49% dei tedeschi ritiene un errore aver abbandonato il marco.

Circa la metà dei tedeschi, in considerazione dell'attuale crisi del debito, considera un errore aver introdotto l'Euro. L'altra metà della popolazione continua a ritenere l'unione monetaria una buona idea, secondo un sondaggio del Meinungsforschungsinstituts Infratest commissionato dalla rete televisiva ARD.

Il 49 % considera l'abbandono del marco tedesco un errore. Il 47% considera invece l'introduzione dell'Euro una scelta positiva. Sono stati intervistati 1000 aventi diritto al voto in Germania.

Una maggioranza chiara si esprime inoltre per un'uscita della Grecia dalla zona Euro. Due terzi degli intervistati è dell'opinione che il paese debba lasciare volontariamente la moneta unica. Un ulteriore supporto economico alla Grecia viene considerano giusto solamente dal 23% degli intervistati. 

venerdì 18 maggio 2012

Werner Sinn: 10 anni di stagnazione economica per i GIIPS e la Francia

Sinn, con un commento su Handelsblatt.de fa il punto sulla crisi europea. Anche di fronte al baratro dell'insolvenza, continua con i suoi cavalli di battaglia: non siamo noi a dover inflazionare, siete voi a dover deflazionare.
I mercati sono sempre piu' incerti sulla capacità di Spagna e Italia di gestire i loro debiti.  Le misure della BCE fino ad ora non hanno avuto successo. C'è il pericolo che la crisi si infiammi di nuovo.

Dopo che il trilione di Euro di liquidità della banca centrale sembrava aver calmato i mercati finanziari, i tassi sul debito italiano e spagnolo tornano a salire e si avvicinano al 6%. Non siamo ancora al punto di rottura oltre il quale il costo degli interessi diventa insopportabile. Dopo tutto, gli interessi nel sud Europa per decenni prima dell'inizio dell'Euro sono stati vicini al 10 %. Tuttavia i mercati cominciano ad avere crescenti dubbi sul fatto che Italia e Spagna intendano sopportrare il loro fardello di debiti.

Il problema principale è la Spagna. L'indebitamento estero privato e pubblico è piu' grande di quello greco, portoghese, italiano e irlandese messi insieme, ed è all'incirca del 100% del PIL, come per Portogallo e Irlanda. Un quarto della forza lavoro e la metà dei giovani spagnoli sono senza un lavoro, perchè il paese a causa del boom immobiliare finanziato a debito ha perso competitività. La bilancia delle partite correnti, nonostante il crollo dell'import dovuto alla recessione economica, è ancora al 3.5 % del PIL, e a causa della crisi economica la Spagna non raggiungerà il livello di deficit richiesto dall'Europa.

I debiti spagnoli, all'interno del sistema di pagamento europeo Target presso la BCE, sono cresciuti da febbraio a marzo di 65 miliardi di Euro; la fuga di capitali deve essere in qualche modo compensata. I debiti target nascono attraverso dei trasferimenti di denaro fra i diversi paesi. Da luglio 2011 i debiti target della Spagna sono cresciuti di 219 miliardi di euro. La fuga di capitali ha compensato l'importazione di capitali dal 2008 al 2010. Se sommiamo dall'inizio del primo anno della crisi fino ad oggi, la Spagna ha finanziato per intero i suoi deficit delle partite correnti con la stampa di denaro. 

In Italia la situazione non sembra essere migliore. Lì i saldi target da febbraio a marzo sono cresciuti per 76 miliardi e in aprile di altri 9 miliardi di Euro. Da luglio 2011 in totale hanno raggiunto i 263 miliardi di Euro. Anche dall'Italia è in corso una fuga di capitali e dopo le misure della BCE è ancora piu' rapida. E' chiaro che è stata la BCE a causare la fuga di questo capitale da paesi come la Spagna e l'Italia, in quanto il credito a basso tasso offerto, ha fatto fuggire il capitale privato. L'obiettivo della BCE era di ricreare nuovamente fiducia e ristabilire il funzionamento del mercato interbancario. Ovviamente non sembra aver avuto molto successo.

La Francia ha perso la propria competitività

E ora sembra che anche la Francia inizi a tremare. In seguito alla fuga di capitali, da luglio 2011 fino a febbraio 2012 i saldi Target sono cresciuti di 86 miliardi di Euro. Anche la Francia, a causa del credito a buon mercato garantito dall'Euro nei primi anni, ha perso la sua competitività. Secondo uno studio appena pubblicato da Goldman Sachs i prezzi francesi devono scendere di un 20 % rispetto alla media europea. Anche la Francia deve fare una svalutazione reale, se vuole tornare ad essere competitiva nell'area Euro.

L'Italia deve svalutare dal 10 al 15% e la Spagna di almeno il 20%. Portogallo e Grecia devono ridurre i prezzi tra il 30 e il 35%, ma le cifre di Italia e Spagna sono alte abbastanza, da farci preoccupare sugli sviluppi futuri della moneta unica. Solo con grandi sforzi e se si è disposti ad accettare un decennio di stagnazione economica, queste differenze potranno essere eliminate. Per la Grecia e il Portogallo sarà molto difficile all'interno della zona Euro.

Alcuni intendono risolvere il problema con ulteriore credito a buon mercato, che attraverso i canali pubblici, siano i fondi di salvataggio, Euro Bonds o la BCE, vada dai paesi core verso quelli periferici. Ma questo costringerebbe ingiustamente i risparmiatori e i contribuenti dei paesi del nord a mettere a disposizione dei paesi del sud i loro capitali a condizioni che loro non accetterebbero mai volontariamente. 

Ma soprattutto l'offerta di credito pubblico a buon mercato porterebbe ad una situazione malata, se non ad un collasso economico, perchè l'intera unione monetaria diverrebbe un sistema centralizzato con un indirizzamento statale degli investimenti. Questo Euro-sistema non può funzionare, perchè elimina il mercato dei capitali come principale sistema di allocazione nella nostra economia. 

giovedì 17 maggio 2012

L'inflazione non è una maledizione


La FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung) sempre  piu' in sintonia con la Bundesbank, avverte i tedeschi dell'inflazione in arrivo e rilancia i temi cari a Werner Sinn: il Club Med controlla la BCE, il sistema Target è il bancomat dei GIIPS e la Germania è sotto ricatto. Holger Steltzner, uno dei direttori del quotidiano.
La BCE è in trappola: se aumenta i tassi di  interesse, minaccia i paesi del sud. Se non lo fa, il nostro denaro perderà valore.

La Bundesbank si è piegata. Alla fine anche la banca centrale piu' intransigente del mondo è pronta ad accettare un'inflazione piu' alta in Germania, si rallegra da Londra il Financial Times. Su questa apertura si precipita da Berlino la Bild e lancia l'allarme inflazione in Germania. La Bundesbank sta indebolendo l'Euro. "Non ha senso accusarmi di una cosa come questa" risponde Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank.

Che cosa è successo allora? Nulla e tutto. La Bundesbank nella sua battaglia per i prezzi stabili non si è spostata - con il disappunto di chi a Berlino, Parigi, Brussel e Francoforte è impegnato nei salvataggi europei. Grazie alla sua condotta inflessibile, la Bundesbank e il suo presidente hanno migliorato la loro immagine presso la popolazione tedesca e aumentato il loro peso nel consiglio direttivo della BCE. E questo non piace a tutti nella Eurotower di Francoforte. Anche a Berlino nei palazzi del governo l'indipendenza di Weidmann fa innervosire non pochi. Il rifiuto della Bundesbank, di dare al fondo anti crisi europeo una licenza bancaria o di finanziare gli stati europei in crisi viene considerato da molti come un affronto.

Weidmann: "Non è nostro compito finanziare gli stati"

Contro il grande europeista al governo, il ministro delle finanze Wofgang Schäuble, il presidente della Bundesbank ha già combattuto piu' di una battaglia. Weidmann ha criticato il bilancio proposto da Schäuble definendolo insufficiente e si è augurato la fine del ricorso all'indebitamento, fatto che ha causato il risentimento del ministro delle finanze. Nel novembre dello scorso anno Weidmann si è immischiato perfino nella politica internazionale. Si è  infatti messo di traverso al piano proposto dal G-20: il piano prevedeva di cedere una parte delle riserve di valuta estera e di oro per il salvataggio dei paesi in crisi. "Non è il nostro compito, finanziare gli stati. Questo è espressamente vietato nei trattati EU, e sarebbe una minaccia per la stabilità dei prezzi", sostiene Weidmann. "Non dobbiamo essere al traino della politica fiscale"

Nel frattempo ogni mezzo sembra giusto per portare la recalcitrante Bundesbank in linea con la politica di salvataggio. Il capo economista della Bundesbank ha ripetuto recentemente, ciò che il suo presidente aveva annunciato in marzo in occasione della conferenza stampa annuale. La Bundesbank si aspetta un'inflazione piu' alta - e aggiunge, un livello superiore a quello dell'unione monetaria. Da qui è nato lo scoop un po' gonfiato: la Bundesbank è daccordo con tutto questo e non vuole fare nulla per impedirlo. Dietro gli attacchi mediatici si nasconde la dura lotta per gli Euro salvataggi.

Crescita invece di risparmio, suona così la nuova proposta politica dopo i risultati delle elezioni greche e francesi. Non è una contraddizione, ma riguarda qualcos'altro. I paesi europei in deficit non hannno piu' una loro moneta nazionale, che possono svalutare, in modo da recuperare la competitività di prezzo perduta. L'Euro richiede un adattamento delle strutture economiche. E alcuni paesi non sono pronti: hanno paura degli eccessivi costi sociali causati da una forte riduzione dei prezzi e dei salari. Preferiscono invece far finanziare i loro deficit dagli altri paesi europei o dalla BCE. Ma soprattutto richiedono un adeguamento nel nord attraverso un aumento dei salari e dei prezzi - prima di tutto in Germania. 

Per la competitività dell'unione monetaria nei confronti dell'Asia o dell'America questo sarebbe fatale, se l'adattamento degli squilibri si dovesse realizzare attraverso un indebolimento del Nord. E il ministro delle finanze Schäuble non sembra voler impedire questo processo, visto che nella attuale negoziazione sul rinnovo contrattuale dei metalmeccanici ha richiesto un sostanzioso aumento salariale per i lavoratori.

La BCE è sotto il controllo del Club Med

Il ministro delle finanze si è immischiato anche nel dibattito interno al consiglio BCE sull'inflazione tedesca. Perchè non il 3% invece del 2% di inflazione in Germania, ha chiesto Schäuble. E i sindacati non si sono lasciati pregare. "Se il costo della vita per un lavoratore crescerà, noi non possiamo certo ignorarlo" ha dichiarato il leader della IG Metall Berthold Huber in un'intervista alla FAZ.

"Tutti gli economisti concordano sul fatto che i prezzi nel Nord Europa sono troppo bassi e nel sud troppo alti"

La soluzione è: inflazione in nord Europa o una riduzione dei prezzi nel sud o entrambi. La BCE tende verso l'inflazione: "perchè è dominata dai paesi del sud Europa", ci dice Hans Werner Sinn, il presidente dell'Istituto IFO di Monaco.   Che la BCE possa abbandonare una politica eccessivamente espansiva, a causa della recessione nel sud Europa, è da escludere. "Alla BCE manca la possibilità di inasprire la politica monetaria. Gli stati si finanziano in larga parte con scadenze a breve. Un aumento dei tassi di interesse renderebbe per i paesi indebitati il peso del debito insostenibile", ci dice Stefan Homburg della Leibnitz-Universität di Hannover.

La dominio del Club Med nel consiglio BCE con un peso del 70% è tanto piu' grave se consideriamo che il sistema di pagamento intraeuropeop Target è diventato la fonte di finanziamento principale dei paesi in deficit. Poichè i paesi in crisi possono ottenere solo con difficoltà denaro sul mercato dei capitali internazionali, la BCE finanzia una grossa parte dei loro deficit. Questo è chiaramente visibile nei saldi target della BCE. Attraverso le loro banche centrali i paesi del sud hanno accumulato passività per oltre 950 miliardi di Euro. La Bundesbank è di gran lunga il piu' grande creditore con 644 miliardi di Euro di crediti verso l'Eurosistema.

Siamo vulnerabili al ricatto

In senso figurato possiamo dire che il Sud paga i suoi deficit con il denaro auto stampato. La Bundesbank ha accumulato dei crediti verso la BCE, che non hanno scadenza, e che non saranno mai incassati. Siamo diventati ricattabili, perchè ognuno sa, che perderemmo 644 miliardi, se l'Euro dovesse dissolversi. "Siamo in trappola", avverte Hans Werner Sinn in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung.

"L'Europa ha messo in piedi 2 diversi sistemi di salvataggio, uno con il FMI per i piccoli paesi debitori. L'altro con il sistema Target, un bancomat self service, dal quale possono servirsi anche i grandi paesi indebitati", sostiene Thomas Mayer, capo economista della Deutschen Bank. Il secondo sistema potrà essere interrotto, solo se i politici interverranno con importanti riforme strutturali. E di questo si può dubitare dopo aver osservato i risultati delle recenti elezioni. I popoli intendono vivere ancora a debito.

La banca centrale può determinare il tasso di interesse nominale, ma non quello reale. Quello che segue, gli economisti lo definiscono repressione finanziaria. Un'inflazione più alta dei tassi nominali dovrebbero contribuire a ridurre l'eccessivo onere del debito. Se la banca centrale definisce il tasso di interesse vicino a zero e gli interessi sul mercato dei capitali vengono tenuti bassi grazie agli acquisti di titoli del debito, può infatti definire il tasso nominale, ma non quello reale. Appena le aspettative di inflazione crescono e i tassi di interesse diventano negativi, i risparmiatori fuggono dalla liquidità verso asset reali. Questo processo è già ben osservabile in città come Monaco, Amburgo o Francoforte, dove i prezzi per l'acquisto di immobili e gli affitti sono già saliti verso l'alto.

La BCE per paura di una spirale verso il basso nel sud è costretta ad una politica di interessi zero. Le conseguenze potrebbero essere una rapida perdita di fiducia nell'Euro e un'inflazione fuori controllo. Come negli anni '70, quando dopo la fine della convertibilità del dollaro in oro, la fiduca nella valuta americana era svanita. Solo negli anni '80 quando il leggendario capo della FED Paul Volcker introdusse un obiettivo di offerta monetaria, riuscì a bloccare l'inflazione a 2 cifre, anche se a costo di una profonda recessione.

Lo studioso di finanza Homburg: "l'inflazione può arrivare all'improvviso". 

"In questo momento l'inflazione non è alta. Ma la situazione cambierà. L'inflazione può arrivare all'improvviso. E allora nessuna proprietà sarà sicura" ci dice stefan Homburg. Quando l'inflazione in Germania arriverà anche dal normale cittadino, l'establishment politico non potrà piu' sentirsi sicuro neanche qui nel nostro paese. E allora potrebbe arrivare rapidamente una svolta Euro, così come abbiamo avuto una svolta energetica. 

Ludwig Erhard, il padre del miracolo economico tedesco, ripeteva: "l'inflazione non ci arriva come una maledizione o come un tragico destino: viene sempre causata da una politica spensierata o addirittura criminale".

Crescono i flussi migratori dai paesi in crisi

Der Spiegel riporta i dati appena pubblicati dall'ufficio federale di statistica (Statistisches Bundesamt) sugli arrivi di migranti nel 2011 in Germania. In forte crescita gli arrivi da Grecia e Spagna.
Nel 2011, anno della crisi del debito, gli arrivi di migranti in Germania hanno raggiunto livelli che non si vedevano da 15 anni - in totale 960.00 persone. Soprattuto dalla Grecia e dalla Spagna è aumentato l'afflusso rispetto agli anni precedenti.

Allargamento EU, libertà di movimento nel mercato del lavoro, crisi del debito: una lunga lista di motivi è alla base dei crescenti flussi migratori. Lo scorso anno la crescita dei flussi ha riguardato soprattutto la Germania: il numero dei migranti è cresciuto nel 2011 al livello piu' alto  da 15 anni.
In totale lo scorso anno sono arrivati in Germania 960.000 nuovi migranti - 20 % piu' dell'anno precedente, secondo quanto comunicato dall'ufficio federale di statistica. Dai paesi EU sono arrivati in Germania piu' persone di quanto non sia accaduto l'anno precedente.

Il flusso migratorio verso la Germania è cresciuto soprattuto dai paesi toccati dalla crisi economica e dalla crisi del debito: dalla Grecia, secondo le statistiche, gli arrivi sono aumentati del 90 % rispetto al 2010 (piu' 11.000), dalla Spagna si è registrato un + 52% (piu' 7.000). Notevolmente aumentati sono gli arrivi anche dai paesi che hanno aderito all'UE nel 2004: l'aumento è stato del 43 %.

La popolazione in Germania cresce grazie all'immigrazione

L'aumento dell'immigrazione dai nuovi paesi EU è dovuto fra l'altro al fatto che dal maggio 2011 non ci sono piu' restrizioni per la libertà di movimento dei lavoratori. Soprattutto sono cresciuti gli arrivi dalla Polonia (+ 49.000) e dall'Ungheria (+ 12.000). Sempre di un 30 % sono cresciuti  gli arrivi da Bulgaria e Romania. Dai paesi UE gli arrivi sono cresciuti in media di un 13% rispetto all'anno precedente.

Secondo l'ufficio federale di statistica il numero totale di immigrati nel 2011 è cresciuto del 20 %. Poiché nello stesso periodo solo 680.000 persone hanno lasciato la Germania, la popolazione è cresciuta di 280.000 persone - vale a dire la cifra piu' alta dal 1996.

I due terzi degli stranieri arrivati in Germania, si sono stabiliti in  soli 4 Bundesländer : Nordrhein-Westfalen, Bayern, Baden-Württemberg e Hessen.