sabato 26 maggio 2012

Sarrazin: L'Europa non ha bisogno dell'Euro

Seconda parte dell'intervista su FAZ.net a Thilo Sarrazin. La prima parte è qui.
FAZ: Come si è comportato Weber?

SA: Weber non era certo fra i politici piu' dotati.  Nel weekend del salvataggio, deve essere stato colto di sorpresa dagli eventi, altrimenti ne avrebbe parlato con noi. E' rimasto meravigliato, come l'allore direttore BCE Jurgen Stark

FAZ: Da allora la Bundesbank è sempre in minoranza. Quale influenza ha ancora sul consiglio BCE?

SA: Ha l'inlfuenza che la gentilezza e l'intelligenza degli altri le lasciano. E' stato significativo vedere come la cancelliera abbia lodato Draghi per il suo "Dicke Bertha", il gigantesco prestito a 3 anni. C'è un gioco delle parti fra Schäuble e la Merkel, che hanno comprensione per la politica di Draghi, e che non vi si oppongono, ma allo stesso tempo lo pregano, di rispettare la sensibilità della Bundesbank

FAZ: Qual'è l'influenza dell'attuale presidente della Bundesbank?

SA: Weidmann è sotto la pressione del suo apparato. Weidmann a differenza del suo predecessore Weber, comprende molto bene il gioco politico e mette la cancelliera sotto pressione. Solo che non può permetterselo molto spesso. Che Schäuble non sopporti Weidmann ormai è diventato piu' che chiaro.

FAZ: Lei considera credibile l'argomento del rischio contagio, con il quale i paesi salvatori giustificano le loro politiche?

SA: Io lo prendo sul serio, ma dico che ci deve essere un rischio contagio. Solo in questo modo dopo una fase di squilibri finanziati a debito si può andare verso una adattamento, che necessariamente bisogna sopportare. 

FAZ: Nel suo libro lei argomenta come se l'Euro ancora non ci fosse e si dovesse ancora decidere sulla sua introduzione. Siamo ormai al decimo anno. Non dovremmo decidere su presupposti completamente diversi? Ora è qui.

SA: Ora scegliamo come un capitano, il cui piano di battaglia originale è fallito. E ora che metà della sua truppa è caduta e l'altra metà è minacciata dall'accerchiamento, riconosce i suoi errori.

FAZ:Che cosa fa allora il capitano?

SA: Cerca una ritirata ordinata. Secondo Clausewitz il ritiro ordinato è l'operazione militare piu' difficile. 

FAZ: Quindi un'uscita dall'Euro?

SA: Per rimanere nella metafora militare, per noi la linea da difendere sarebbe: rispettare le regole del trattato di Maastricht. Primo: no  bail-out. Secondo: la banca centrale deve certamente avere uno spazio di manovra. Ma quando vediamo che la stabilità dei prezzi viene minacciata a favore di altri obiettivi, che non hanno nulla a che fare con il compito della banca centrale, possiamo allora dire che interrompiamo la nostra collaborazione con gli organi della BCE.

FAZ: I politici tedeschi sembrano abituarsi ad un'inflazione del 3%. Se l'unione monetaria diventa una comunità di inflazione, che cosa significa per i risparmi di un paese che sta invecchiando?

SA: Schäuble ha messo sul tavolo della discussione il 3% in maniera smaliziata. Ha iniziato con una relativizzazione, come all'inizio con gli aiuti per la Grecia, che si pensava dovessero essere delle somme limitate. Con il suo 3% ha reso pubblico il fatto che considera come accettabile questo livello di inflazione. Questo mostra la mancanza di comprensione che Schäuble e il suo ministero hanno; è arrivato al punto di non farsi piu' consigliare. I funzionari gli dicono di sì, ma non gli si avvicinano piu'.

FAZ: Perchè il pericolo inflazione non viene dibattuto pubblicamente? C'è un tabu?

SA: Su questo argomento non c'è una voce forte all'interno del dibattito democratico. Lo considerano un paradosso, ma fra i migliori economisti e politici apprezzo Jürgen Trittin dei Verdi. Ha capito la natura del rischio, ma sta facendo un'altra politica, che io considero corretta.

FAZ: E Schäuble tollera gli sviluppi?

SA: Li accetta. Non conosco la profondità della sua comprensione per le questioni economiche. Certamente non mi sarei aspettato che a oltre 60 anni sarebbe potuto diventare ministro degli interni. Al contrario, ha ottenuto anche la leadership del ministero delle finanze. La ricetta di Schäuble  funziona solo se in Europa c'è un'inflazione del 4 0 5%, in Germania un po di piu' e nella periferia un po' meno. Io non sono in principio un oppositore dell'inflazione. La Turchia sta andando molto bene con un'elevata inflazione, rapida crescita,  e svalutazione della moneta. Da noi non funziona così. Soprattutto perchè abbiamo una popolazione che sta invecchando, che deve finanziarsi la pensione. E il cui capitale sarà inflazionato.

FAZ: Perchè troviamo così difficile pagare per la Grecia? In fondo la Germania occidentale finanzia ad esempio il Mecklenburg-Vorpommern.

SA: La Grecia è solo la punta dell'iceberg. Inoltre i Mecklemburghesi sono molto piu' responsabili dei greci con il denaro e hanno un bilancio in ordine. Spendono solo quello che ricevono dalle tasse e dal finanziamento statale, e quello che i turisti lasciano nelle località turistiche sul Mar Baltico. Nulla di piu'.

FAZ: Un trasferimento fiscale sarebbe anche nelle idee della sinistra greca

SA: Quello che 60 milioni di tedeschi dell'ovest si sono potuti permettere per i 17 milioni dell'est, non lo possono certo ripetere per 400 milioni di europei. I greci hanno ricevuto aiuti dalla UE anche prima della crisi del debito, aiuti che corrispondono al 150 % del PIL. Avrebbero potuto ottenere molto di piu', perchè il paese è cosi' piccolo e piace a tutti. Se solo avessero sistemato le loro spiagge, costruito dei bei chioschi, e non avessero sperperato il denaro. Ma continuare a sostenere l'abbondante spreco di denaro, non è una buona idea anche per la Grecia.

FAZ: L'Euro fra 5 anni sarà ancora qui?

SA: Non lo so. Vedo una probabilità del 20% che ad un certo punto l'amicizia fra Francia e Germania possa non funzionare piu'. L'Euro nel lungo periodo può sopravvivere solamente se gli altri paesi in ambito economico si comporteranno come la Germania. Se ci si rende conto che gli altri paesi non intendono farlo, si devono trarre le dovute conseguenze.

mercoledì 23 maggio 2012

L'Europa non ha bisogno dell'euro

Esce il nuovo libro di Thilo Sarrazin, ex membro SPD e Bundesbank, cacciato dopo aver pubblicato un best seller contro l'immigrazione in Germania. Questa volta l'obiettivo dei suoi attacchi è la moneta unica: l'Euro è un imbroglio e non serve a nulla. Ennesimo libro contro la moneta unica o manifesto dell'euroscetticismo? Una cosa è certa, venderà tanto. Lunga intervista della FAZ


Nel suo nuovo libro sulla crisi, che ha presentato martedi, attacca una larga parte della classe politica, pronta a fare di tutto per stabilizzare l'Euro.

FAZ: Herr Sarrazin, prima la Germania si stava annullando (precedente libro), e ora non abbiamo piu' bisogno dell'Euro. Perchè le piacciono tanto le distruzioni?

SA: Il mio punto di vista critico deriva dalle esperienze avute come politico e funzionario. E' molto difficile  nelle strutture democratiche sviluppare delle decisioni che riescano a prendere in considerazione gli effetti di lungo periodo.

FAZ: Non è sempre stato così?

SA: Per questo il mondo non ha sempre funzionato bene, come sarebbe stato possibile. Ci sono sempre tuttavia delle isole che funzionano relativamente bene

FAZ: Perchè in Europa l'ordine è andato perduto?

SA: Lei ora lo ha sottolineato. La conoscenza va perduta quando le persone muoiono. Deve essere sempre acquisita di nuovo. Ma questo avviene sempre in maniera limitata. Ed è  quanto accaduto con il quadro normativo liberale, che sembra in gran parte dimenticato.

FAZ: Che cosa c'entra questo con la moneta unica?

SA: Il progetto della moneta unica era stato giustificato politicamente con l'obiettivo di una Europa unita. Ma quale deve essere il contenuto di una nazione europea futura o di uno stato federale? L'elemento formativo dell'Europa sono le culture, che corrispondono con i confini linguistici. La perdita di una lingua comune delle elite, come un tempo era il latino, piu' tardi il francese o il tedesco, è qualcosa di molto significativo. L'inglese è solo una sostituzione condizionale. L'Europa senza  la Gran Bretagna è una costruzione dove i partecipanti, quando parlano l'uno con l'altro, si comprendono in una lingua straniera. Si può naturalmente costruire uno stato con piu' lingue, ma le difficoltà crescono.

FAZ: Quale potrebbe essere allora il denominatore comune?

SA: Tre elementi: pace e libertà; lavoro per tutti; benessere. Dopo che i conflitti etnici sono stati risolti, la pace non è piu' minacciata. Abbiamo numerose istituzioni internazionali che regolano la vita comune. L'errore storico è stato voler utilizzare la moneta unica come elemento trainante per portare avanti l'integrazione europea.

FAZ: Lei analizza gli errori compiuti alla nascita dell'Euro e quelli fatti durante la sua crescita. L'Euro non è stata una buona idea. Perchè allora è stato fatto?

SA: Il motivo trainante era la volontà del cancelliere Helmut Kohl, il quale aveva promesso, che l'unione politica sarebbe seguita. Questo è stato un atto di imbroglio politico.

FAZ: Può la volontà politica ignorare alla lunga i dati economici?

SA: La ragione economica ci dice che sarebbe meglio tornare ad un sistema integrato ma con tassi di cambio variabili. Poichè non possiamo costringere i francesi a seguire il nostro modo di intendere l'economia. Ma l'esperienza ci insegna anche che è possibile governare contro i principi economici anche per 10, 20, 50 o addirittura 70 anni. L'intero sistema socialista è stato gestito in questo modo.

FAZ: L'Euro oltre a essere un errore, è anche un disastro per l'Europa?

SA: Quali vantaggi ha, se dovesse avere successo? Si risparmiano i costi di cambio e si rendono piu' facili le transazioni. Questo può portare lo 0.1 o lo 0.2 % di crescita. Ma se non dovesse funzionare, gli svantaggi sono in maniera sproporzionata piu' grandi dei possibili vantaggi. Il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble ha recentemente dichiarato, il 3% di inflazione sarebbe ancora normale. Nello stesso tempo vende le sue obbligazioni federali (Bundes) all' 1.5% di interesse. Schauble crede che i debiti dello stato saranno annullati. E quest'uomo diverrà capo dell'Eurogruppo.

FAZ: Un princio di fondo dell'unione monetaria, la clausola di no bailout, con cui si doveva evitare il trasferimento del debito da un paese all'altro è perduta. Perchè i mercati hanno giocato a lungo il gioco della convergenza dei tassi, nonostante questo divieto?

SA: Molti dei nostri partner alla firma del trattato di Maastricht hanno visto prima di tutto l'aspetto dell'opportunità e meno quello del vincolo. De Gaulle disse una volta, i trattati sono come i fiori e le giovani donne; hanno il loro tempo. Gli altri partner hanno sottovalutato, quello che intendevamo con l'indipendenza della banca centrale. Non hanno pensato, che il principio del no-bailout significava che da noi non avrebbero ricevuto denaro. Questa incomprensione c'è stata anche sui mercati. Come funzionario di lungo periodo del ministero delle finanze arrivo dalla tradizione della politica monetaria tedesca. Il finanziamento degli stati mediante la banca centrale è impensabile, vera e propria pornografia finanziaria. Per questo motivo non abbiamo riflettuto sul fatto, che per gli altri paesi l'acquisto di debito pubblico mediante la banca centrale può avvenire senza problemi.

FAZ: Che cosa succede quando gli investitori riconoscono che i titoli di stato europei non sono piu' così sicuri?

SA: Il rimborso delle obbligazioni greche non era mai stato in discussione, perchè inchiostro sufficiente per la stampa di denaro ce ne sarebbe sempre stato. Questo oggi non è piu' valido. L'euro è per il finanziamento di ogni stato una moneta straniera. Quando 10 anni fa l'Argentina è fallita, ho detto al parlamento di Berlino, che a confronto con quello della città di  Berlino il bilancio argentino era relativamente solido. La differenza era che l'Argentina si era indebitata in dollari. Per l'area Euro ci sono 2 modi per affrontare il problema. Il primo privilegia le banche, e sarebbe: alla fine la banca centrale dovrà essere prestatore di ultima istanza. Sarebbe stato piu' corretto dire: dobbiamo gestire gli stati come privati o aziende. Con obbligazioni di bassa qualità saranno costretti a pagare per i debiti dei tassi di interesse superiori.

FAZ: Lei scrive però che per la sopravvivenza dell'Euro "nel contesto della ragionevolezza", deve essere fatto tutto il necessario. A che cosa pensa?

SA: La Germania non ha nessun'altra scelta, se non quella di rimanere fedele ai trattati. Questo significa, una volta che le garanzie sono state offerte devono essere rispettate. Piu' queste posizioni vengono sostenute con forza,  meglio saranno comprese dagli altri. La cancelliera Merkel deve dire chiaramente al nuovo presidente francese, che la Germania sul Fiskalpakt non intende retrocedere.

FAZ: Ritiene che il firewall del fondo di salvataggio abbia senso e sia utile?

SA: Lo considero un imbroglio. Mi ricordano i muri del reattore di Fukushima. Per la marea normale resistono, ma non sono necessari - questo è il caso della Grecia. Un muro destinato a tenere, dovrebbe essere grosso a sufficienza per la Spagna. Poi si potrebbero reinserire gli Eurobond, che garantiscono per tutti gli stati.

FAZ: Lei pensa sia un'illusione il ritorno al rispetto dei trattati e un rilancio della clausola di No - bailout?

SA: La possibilità di un ritorno della politica ai principi fondativi la considero molto piccola. Questo non significa che non sia giusto o che non sia possibile. Ma l'avvicinarsi della catastrofe che molti politici ipotizzano non esiste davvero. L'Europa può vivere molto bene anche senza l'Euro.

FAZ: Lei descrive come in una teleconferenza notturna del maggio 2010 la BCE decise di acquistare le obbligazioni dei paesi in crisi, contro la volontà dei membri del consiglio tedeschi. Perchè la Bundesbank non ha reso pubblico questo sviluppo prima?

SA: La classe politica nel complesso non ha capito bene  che cosa il trattato di Maastricht fosse in realtà. Horst Köhler, che lo sapeva, è stato a lungo presidente della Bundesbank e ha taciuto. Hans Tietmeyer era già in pensione e non ha piu' esternato sull'argomento. Otmar Issing ha lottato. Helmut Kohl era malato. Theo Waigel parlava di pace in Europa. E Peer Steinbruck era già stato assunto come pompiere della crisi finanziara mondiale, l'Euro nel suo periodo da ministro non era stato un problema. E poi è arrivato Wolfgang Schäuble. Schäuble a causa della sua socializzazione è un tipico prodotto degli anni '50. Al centro della sua azione politica c'è l'impegno "mai piu' guerra in europa" e "l'amicizia franco-tedesca" e alla fine lo sviluppo di uno stato europeo nel quale la Germania dovrà integrarsi. Schäuble crede in questo.

FAZ: Che cosa stava accadendo ai vertici della Bundesbank, al quale lei apparteneva?

SA: Secondo la mia impressione il precedente presidente della Bundesbank Weber aveva un limitato contatto con la cancelliera. Nel consiglio della Bundesbank manteneva un profilo basso. Eravamo divisi in consiglio. Un altro membro ed io eravamo fortemente contrari ad ogni violazione della clausola di no-bailout e se necessario pronti a sopportare un'insolvenza della Grecia. Un altro membro del consiglio voleva evitare il fallimento della Grecia a tutti i costi, paventando una Lehman 2. Altri 2 membri mantenevano un profilo basso come Weber. In questa situazione ho tenuto un discorso a Salisburgo, dove ho detto che un fallimento della Grecia non sarebbe stato un disastro. Se avessimo aiutato i paesi in difficoltà, avremmo creato le condizioni per un aumento dell'inflazione. Weber mi ha pregato di rivedere, quello che io non intendevo accettare. Questa è stata la sola dichiarazione della Bundesbank prima del 10 maggio 2010.

---CONTINUA---


martedì 22 maggio 2012

Ma noi abbiamo ancora bisogno di voi?

L'ufficio centrale di statistica (Statistisches Bundesamt) ha recentemente pubblicato i dati sulle esportazioni tedesche del 2011. Il commercio estero tedesco dipende sempre meno dai paesi UE (59%) e dall'unione monetaria (39,7%), la domanda che alcuni iniziano a farsi è: quanto è ancora importante l'unione monetaria per la Germania?
59% dell'export tedesco nel 2011 è stato assorbito dall'UE.

Nel 2011 il 59.2 % dell'export tedesco è andato verso i paesi membri dell'Unione europea. Come comunicato dall'ufficio statistico, è il dato piu' basso da 20 anni. Negli ultimi 5 anni la quota di esportazioni tedesche verso l'UE è scesa dal 64.6% al 59.2 %.

Nell'ambito del continuo processo di globalizzazione, i partner commerciali tradizionali come gli stati membri UE o gli Stati Uniti (scesi dal 7.6% del 2007 al 7.0% del 2011) perdono ulteriormente peso. Questo è dovuto allo sviluppo di nuovi mercati, che  in misura sempre maggiore partecipano al commercio internazionale. Il commercio internazionale si muove infatti verso quei paesi ricchi di popolazione con economie in forte crescita, i cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) che negli ultimi anni hanno acquistato una certa importanza come partner commerciali per la Germania. La crescita piu' forte per i prodotti tedeschi è stata sul mercato cinese: nel 2007 le imprese tedesche hanno consegnato in Cina il 3.1 % del loro export, nel 2011 la quota ha raggiunto il 6.1 %. L'export nella federazione russa è cresciuto dal 2.9% del 2007 al 3.2% del 2011, la quota del Brasile dallo 0.7% all'1.1% e la quota indiana dallo 0.8% all'1%.


Principali 10 saldi commerciali positivi 2011 (miliardi di Euro)

Frankreich 35 249,4
Vereinigte Staaten von Amerika 25 359,8
Vereinigtes Königreich 20 596,5
Österreich 20 186,7
Italien 13 894,4
Spanien 12 378,5
Polen 11 114,0
Schweiz 10 829,8
Belgien 8 581,4
Türkei 8 387,6



Principali 10 saldi commerciali negativi tedeschi 2011 (miliardi di Euro)

Volksrepublik China - 14 610,6
Norwegen - 12 750,4
Niederlande - 12 749,1
Japan - 8 428,4
Irland - 8 129,0
Russische Föderation - 6 146,3
Kasachstan - 2 736,5
Bangladesch - 2 659,8
Ungarn - 2 488,7
Vietnam - 2 207,2


Principali 20 mercati per l'export tedesco (miliardi di Euro)

001 Frankreich 101 516,1
002 Vereinigte Staaten von Amerika 73 694,3
003 Niederlande 69 279,5
004 Vereinigtes Königreich 65 450,7
005 Volksrepublik China 64 762,0
006 Italien 62 084,9
007 Österreich 57 663,0
008 Schweiz 47 708,1
009 Belgien 46 909,4
010 Polen 43 499,4
011 Spanien 34 868,9
012 Russische Föderation 34 405,5
013 Tschechische Republik 30 716,2
014 Schweden 22 013,5
015 Türkei 20 135,8
016 Ungarn 15 705,5
017 Japan 15 118,1
018 Dänemark 14 711,8
019 Republik Korea 11 664,8
020 Brasilien 11 165,8


Esportazioni 2011, % diretta verso la UE e l'area Euro


Paesi EU Unione monetaria
2011 % 59,2 % 39,7
2010 % 60,0 % 40,8
2009 % 62,3 % 42,8
2008 %63,3 % 42,8
2007 % 64,6 % 43,8

lunedì 21 maggio 2012

Ricatto o mano tesa?

In una lunga intervista alla FAZ Jens Weidmann ammonisce la Grecia: risparmiare o uscire, altre possibilità non ci sono. Secondo il presidente della Bundesbank, non è compito della politica monetaria salvare gli stati in crisi ed è il momento di porre un limite ai rischi nei bilanci della banche centrali.
Risparmiare o uscire: il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ricorda ai greci, in un'intervista alla FAZ, che sono loro a poter decidere sul proprio destino. 

FAZ: Herr Weidmann, il futuro politico e finanziario della Grecia prima delle nuove elezioni è sconosciuto. Riesce ancora a dormire serenamente il presidente della Bundesbank?

JW: La situazione è al momento molto seria e non sappiamo come potrà andare avanti. E' chiaro: la Grecia si trova di fronte a scelte fondamentali.  Il punto cruciale è se la Grecia rispetterà gli accordi già sottoscritti oppure no. Il programma di riforma e risparmio è necessario, in modo che il paese possa affrontare i suoi profondi problemi e nel futuro possa tornare a camminare sulle proprie gambe. E allo stesso tempo è la condizione per ogni ulteriore misura di aiuto.

FAZ: Il FMI ha congelato i contatti con la Grecia. E' questo l'inizio della fine?

JW: Con questa decisione il FMI sta solo reagendo al fatto che ad Atene fino alle elezioni parlamentari del 17 giugno non c'è nessun governo con un sostegno parlamentare sufficiente da essere considerato un interlocutore affidabile

FAZ: Lei crede che la Grecia lascerà l'Euro?

JW: Questo è nelle mani della popolazione greca e dei suoi rappresentanti eletti dal popolo. L'unione monetaria si compone di stati indipendenti. Questi decidono sul loro stesso destino, e se intendono rispettare gli accordi presi oppure no.

FAZ: E gli altri paesi dovranno subirne le conseguenze?

JW: Quando un paese non rispetta unilateralmente gli accordi raggiunti dopo una lunga negoziazione, accordi legati ad un ampio supporto di aiuti finanziari, le consequenze devono essere chiare. E le conseguenze di questa scelta colpirebbero la Grecia molto duramente.  Non ci saranno aiuti senza gli sforzi di risanamento, e il significato è fondamentale: per il caso concreto della Grecia, per gli accordi di aiuto presi con gli altri paesi, e per la fiducia nell'orientamento alla stabilità dell'unione monetaria.

FAZ: Molti greci non credono piu' ad un futuro nell'Euro, altrimenti non ritirerebbero in preda al panico tutto il loro denaro dai bancomat. L'Eurosistema è preparato ad un'uscita della Grecia?

JW: La mia impressione è che in Grecia non si stia ritirando denaro dai conti in preda al panico. Tuttavia la nervosità è tanta, e in particolare la Grecia deve fare di tutto, per evitare una ulteriore escalation. Inoltre non mi esprimo pubblicamente su eventuali piani di emergenza.

FAZ: In questo momento la BCE finanzia attraverso l'Eurosistema le banche greche. Non è questa una situazione difficile?

JW: L'Eurosistema lo ha fatto essendo fiducioso nel fatto che la solvibilità della Grecia sia garantita e le banche ricapitalizzate. Questo tuttavia comporta dei rischi molto maggiori per le banche centrali nazionali, l'ho sottolineato piu' volte in passato.

FAZ: Che cosa significa per la Bundesbank?

JW: A causa delle particolari modalità di rifinanziamento crescono prima di tutto i rischi per la banca centrale greca. Nel caso peggiore anche la BCE e la Bundesbank sarebbero significativamente coinvolte.

FAZ: Prima della formazione di un nuovo governo in Grecia saranno necessarie ancora altre settimane. Ha senso continuare a rifinanziare le banche greche per un periodo cosi' lungo - se poi alla fine il paese deciderà di uscire dalla moneta unica?

JW: La politica europea e greca devono decidere rapidamente come dovremo andare avanti. Data la situazione estremamente precaria è chiaro che si tratta di un compito della politica fiscale, decidere se il contribuente europeo dovrà sopportare ulteriori rischi. Non credo che sarebbe davvero corretto se l'Eurosistema nei confronti della Grecia dovesse aumentare ulteriormente i rischi. 

FAZ: Come funziona il finanziamento bancario e come è possibile fermarlo?

JW: Ci sono due vie per il finanziamento. Da un lato i normali strumenti della politica monetaria, crediti delle banche centrali dell'Eurosistema nei confronti delle banche commerciali. Questo percorso è aperto a tutte le banche dell'unione monetaria, fino a quando sono sufficientemente solide oppure dispongono di garanzie sufficienti ed adeguate. Visto che non possiamo discriminare nessuna banca o nessun paese membro. 

FAZ: E la seconda strada?

JW: Le banche, che in questo modo non ricevono piu' denaro, possono in via temporanea ricorrere al credito di emergenza denominato "ELA" (Emergency Liquidity Assistance). Questi crediti a breve termine possono essere concessi dalla banca centrale di un singolo paese a proprio rischio. Il consiglio BCE lo può impedire solo con una maggioranza dei due terzi.

FAZ: Tutto dipende dalle banche centrali?

JW: Questo dovrebbe essere normalmente solo in via temporanea, fino a quando le banche non tornano solvibili. Le banche in difficoltà devono essere ricapitalizzate con il denaro del fondo di salvataggio, se la politica intende finanziarle ulteriormente. Le banche centrali non dovrebbero risolvere i problemi di solvibilità.

FAZ: E poi c'è il sistema di pagamento Target 2. Werner Sinn, presidente IFO, sostiene che se la Grecia dovesse uscire dall'Euro, la Bundesbank perderebbe 30 miliardi di Euro. E' vero?

JW: I miliardi di crediti Target di cui si discute molto, sono collegati direttamente con la concessione di credito delle banche centrali alle banche commerciali. In paesi come la Grecia la liquidità che le banche ricevono defluisce dal paese, e questo deflusso si riflette nei saldi Target

FAZ: Ci sono tuttavia dei rischi? Qual'è il loro ammontare?

JW: La BCE ha crediti Target per circa 100 miliardi verso la Grecia. Le perdite colpirebbero la BCE se la banca centrale greca non fosse piu' in grado di adempiere ai propri obblighi.

FAZ: Che cosa succederebbe a questi crediti se la Grecia dovesse lasciare l'Euro?

JW: Non voglio speculare su scenari così precisi. Ma in questo caso certamente sui saldi ci sarebbero delle perdite - in maniera diretta per la BCE, in maniera indiretta per la Bundesbank, in quanto maggiore azionista e in questo modo alla fine per il contribuente tedesco

FAZ: Questi crediti possono essere un argomento per non far uscire la Grecia dall'Euro?

JW: L'appartenenza alla moneta unica è una scelta di fondo, in cui queste considerazioni a mio avviso non dovrebbero essere decisive.

FAZ: Che cosa può fare la banca centrale?

JW: Dobbiamo fare attenzione al fatto che i rischi nei nostri bilanci restino gestibili, su questo anche il presidente BCE Mario Draghi si è espresso recentemente. Dobbiamo fare piu' attenzione a chi prestiamo il denaro della banca centrale. E' necessario stabilire dei criteri piu' rigidi sulle garanzie necessarie. E dobbiamo obbligare la politica, ad assumersi le proprie responsabilità. Ci devono mostrare dove stiamo andando, in modo da poter accettare i rischi connessi.

FAZ:  Potrebbe essere la banca centrale a staccare la spina alla Grecia?

JW: La politica monetaria non vuole e non deve sostituire le decisioni dei governi eletti democraticamente. Ma quando si caricano su di questa sempre nuovi compiti, la situazione può diventare insostenibile.

FAZ: Gli economisti anglosassoni ci dicono, che gli squilibri in Europa nel medio periodo devono essere ricomposti con una deflazione nel sud Europa e un'inflazione nel nord Europa. Da quando in Germania dovremo fare i conti con un'inflazione superiore?

JW: A breve non ne vedo la possibilità. L'obiettivo dell'Eurosistema è la stabilità della moneta nell'area Euro. Non avremmo certo stabilità monetaria, se in una parte dell'unione monetaria avessimo deflazione e nel resto inflazione. Il processo di adattamento dei prezzi nel sud, che non considererei di deflazione, potrebbe anche significare che in Germania non avremo un forte aumento dei prezzi.

FAZ: Questo suonava diversamente nel rapporto della Bundesbank alla commissione finanze del Bundestag...

JW: Il parere conteneva solamente l'ovvietà, che un paese come la Germania, nel quale la congiuntura va meglio che in altri paesi, le condizioni nel mercato del lavoro sono le migliori da 20 anni, non potrà continuare ad avere un'inflazione inferiore alla media degli altri paesi. Questo significa solamente, che l'inflazione nel nostro paese potrebbe  essere in via temporanea, di qualche decimale sopra l'obiettivo del 2% definito dalla BCE. Come del resto per un lungo periodo, quando la situazione economica era abbastanza debole, è rimasta di qualche punto sotto.

FAZ: La BCE non aumenterà i tassi, fino a quando nei paesi del sud la situazione rimane invariata. Come sarà possibile lottare contro l'inflazione?

JW: E' il compito essenziale della politica negli stati periferici, stabilizzare le banche in maniera duratura e farlo rapidamente. La politica monetaria non se lo può permettere, e non è pensabile, che questo si aggiunga al nostro compito principale, quello di garantire la stabilità della moneta per l'intera area Euro.

FAZ: Per gli stati sarebbe abbastanze semplice, se potessero liberarsi dei loro debiti attraverso l'inflazione. Siamo in una "Repressione finanziaria" dove molti investitori istituzionali sono in pratica obbligati a tenersi delle obbligazioni, che garantiscono pochi interessi mentre il denaro investito perde valore?

JW: Tale obbligo, come ad esempio le limitazioni al movimento dei capitali non esisteno. Gli investitori hanno diverse opportunità che stanno utilizzando.

FAZ: In molti in questo periodo si stanno preoccupando per l'oro della Bundesbank, che in parte è depositato all'estero. Lei pensa che questo oro debba tornare indietro in Germania?

JW: Noi abbiamo fiducia nei nostri partner come la banca centrale americana, che gestisce una parte delle riserve a New York. Per decenni l'oro è stato considerato sicuro, e così è anche oggi. In considerazione della sicurezza, dei bassi costi di gestione, e del fatto che è utile come valuta di riserva, molti argomenti ci convincono a tenere una parte del nostro oro a New York.

FAZ: Il tribunale federale ha ammonito la Bundesbank di controllare piu' spesso, se i lingotti d'oro sono ancora là dove erano stati depositati...

JW: I revisori hanno sempre confermato, che gli stock di oro sono sempre stati inseriti nel nostro bilancio in maniera corretta.

domenica 20 maggio 2012

+4.3% annuo per i metalmeccanici tedeschi


Il paese che sulla moderazione salariale ha costruito il proprio successo sembra aver cambiato rotta e i metalmeccanici portano a casa un 4.3% di aumento su base annua. Saranno le loro richieste a ribilanciare gli squilibri europei? Dalla Frankfurter Rundschau
Accordo raggiunto dalla IG Metall - 4.3 % di aumento per i metalmeccanici

L'aumento piu' consistente da 20 anni: in Baden-Württemberg i datori di lavoro e la IG Metall si sono accordati per un aumento del 4.3 % annuo. Il nuovo contratto sarà esteso a tutta la repubblica federale.

I circa 3.5 milioni di occupati nell'industria metalmeccanica ed elettronica possono essere soddisfatti per l'aumento salariale piu' sostanzioso degli ultimi 20 anni. Dopo 14 ore consecutive di trattativa i datori di lavoro e la IG Metall si sono accordati per un contratto pilota nel Baden-Württemberg che prevede un aumento del 4.3 %. I tirocinanti (Auszubildende), secondo l'accordo, saranno assunti al termine del tirocinio con un contratto a tempo indeterminato. Il nuovo contratto di lavoro sarà esteso a tutta la repubblica federale. Le prime reazioni della politica e dell'economia sono positive. 

Il leader della IG Metall Huber: l'accordo è "equo" e "garantisce stabilità"

Il leader della IG Metall Berthold Huber e il numero uno della confederazione sindacale Martin Kannegiesser hanno definito l'accordo "equo e stabile". "I contratti collettivi non sono una musica a richiesta", ha detto Huber. Entrambe le parti hanno fatto dei passi indietro rispetto alle richieste massime iniziali. Con un aumento del salario reale, uno sciopero generale del settore è stato evitato, sottolinea Kannegiesser. L'industria metalmeccanica ed elettronica, che comprende i costruttori di auto e di macchinari, con i suoi 3.6 milioni di occupati ed un fatturato di quasi un trilione di Euro rappresenta un settore chiave, da cui nel bene e nel male dipende l'intera economia tedesca.

La IG-Metall aveva iniziato le negoziazioni in marzo con una richiesta di un aumento salariale del 6.5 %. I datori di lavoro avevano offerto un aumento del 2.6 % su base annua. Con una serie di scioperi nelle settimane scorse il sindacato ha dato un messaggio forte.

Con il contratto appena firmato, che vale fino ad aprile 2013, il consiglio di fabbrica (Betriebsrat) ottiene maggiore potere decisionale sull'utilizzo dei lavoratori interinali: negli ultimi tempi nel settore sono stati infatti assunti in grandi quantità. Il datori di lavoro sono tuttavia riusciti ad ottenere la possibilità di utilizzare un lavoratore interinale per un massimo di 2 anni senza restrizioni.

L'aumento dovrebbe costare 7 miliardi di Euro alle imprese del settore.

Secondo una stima approssimativa, l'aumento salariale dovrebbe costare al settore circa 7 miliardi di Euro. I salari dovrebbero essere aumentati già in maggio. Aprile sarà considerato un mese senza aumento. La IG Metall ha consigliato, dopo la trattativa durata 37 ore, di estendere l'accordo anche agli altri Lander. Anche i datori di lavoro hanno accettato l'accordo come modello nazionale - ad eccezione dell'associazione della Sassonia. In Baden-Württemberg nel metalmeccanico e nell'elettronica sono attivi circa 800.000 lavoratori. Una lunga battaglia con i sindacati avrebbe sicuramente danneggiato il settore, ampiamente dipendente dalle esportazioni. L'ultmo sciopero dei metalmeccanici nel sud ovest del paese era stato 10 anni fa.

La richiesta di aumento salariale era stata agganciata al tema dell'assunzione dei tirocinanti e dell'utilizzo del lavoro interinale. Dal principio della assunzione immediata e a tempo indeterminato dei tirocinanti si potrà derogare solo in caso di forte crisi aziendale. Sul tema del lavoro interinale, l'accordo prevede maggiore spazio per gli accordi aziendali, che regolino l'accesso dei lavoratori temporanei.  In cambio le aziende potranno chiedere a un maggior numero di lavoratori una settimana lavorativa piu' lunga di 40 ore.

Assunzione a tempo indeterminato dopo 18 mesi in azienda.

Dopo 18 mesi di lavoro in azienda, in futuro, ci sarà la possibilità per i lavoratori interinali di essere assunti a tempo indeterminato; dopo 2 anni l'assunzione diverrà un obbligo.

Poche ore dopo la firma dell'accordo anche dagli altri Lander sono arrivate parole di apprezzamento. Il leader della SPD Sigmar Gabriel ha elogiato le parti sociali per aver raggiunto in Baden-Württemberg un buon accordo. Gabriel ha sottolineato in particolare che i giovani dopo la fine del loro tirocinio potranno essere assunti a tempo indeterminato. "In Germania le parti contrattuali arrivano sempre ad un compromesso giusto ed equo" ha continuato celebrando il modello tedesco del partenariato sociale. Il ministro federale dell'economia non si è pronunciato per rispetto verso l'autonomia contrattuale delle parti. 

sabato 19 maggio 2012

Europeista a chi?

Su Handelsblatt.de leggiamo che il paese un tempo campione di europeismo si scopre sempre piu' euroscettico. I tentennamenti della cancelliera sembrano piu' chiari alla luce di questi dati.
L'introduzione dell'Euro è stato un errore, pensa circa la metà dei tedeschi. Lo dice un sondaggio recente. Cosi' il 49% dei tedeschi ritiene un errore aver abbandonato il marco.

Circa la metà dei tedeschi, in considerazione dell'attuale crisi del debito, considera un errore aver introdotto l'Euro. L'altra metà della popolazione continua a ritenere l'unione monetaria una buona idea, secondo un sondaggio del Meinungsforschungsinstituts Infratest commissionato dalla rete televisiva ARD.

Il 49 % considera l'abbandono del marco tedesco un errore. Il 47% considera invece l'introduzione dell'Euro una scelta positiva. Sono stati intervistati 1000 aventi diritto al voto in Germania.

Una maggioranza chiara si esprime inoltre per un'uscita della Grecia dalla zona Euro. Due terzi degli intervistati è dell'opinione che il paese debba lasciare volontariamente la moneta unica. Un ulteriore supporto economico alla Grecia viene considerano giusto solamente dal 23% degli intervistati.