sabato 5 maggio 2018

Il nuovo militarismo franco-tedesco

Nonostante i diversi interessi strategici, sotto la presidenza Macron è ripartita la cooperazione militare fra Francia e Germania: non solo la missione comune in Mali, ma anche gli investimenti e gli addestramenti congiunti fanno pensare che questo potrebbe essere il prototipo del futuro esercito europeo. Ne parla German Foreign Policy


Divergenze in politica estera

La cooperazione militare franco-tedesca, che sotto la presidenza di Emmanuel Macron dovrà essere intensificata rispetto a quanto fatto fino ad ora, da tempo procede a rilento. La causa di fondo non sarebbe la differenza tra le culture strategiche delle forze armate dei 2 paesi: l'esercito francese ha infatti molti anni di esperienza operativa all'estero, soprattutto in Africa, la Bundeswehr opera all'estero solo a partire dagli anni '90. Molto piu' importanti sono invece le differenze fra Parigi e Berlino in materia di politica estera. Queste sono state recentemente evidenziate dalla Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP) in un'analisi dettagliata.[2] Secondo il documento le attività estere dei due stati non differiscono solo "nei mezzi diplomatici applicati" ma soprattutto differiscono "dal punto di vista geografico". Mentre la Repubblica federale tedesca persegue tradizionalmente forti interessi nell'Europa orientale e sud-orientale e in Turchia, la Francia vede come sua principale area di interesse l'Africa e il Medio Oriente. L'esempio più recente è il coinvolgimento francese nell'attacco alla Siria del 14 aprile. Le divergenze rendono piu' difficili gli interventi comuni.

Differenze militari

Modesti sono stati anche i risultati pratici della cooperazione militare franco-tedesca avviata verso la fine degli anni '80. Un esempio tipico è fornito dalla Brigata franco-tedesca, la cui fondazione fu decisa il 13 novembre 1987 e ufficialmente completata due anni dopo. La Brigata è stata utilizzata per la prima volta alla metà degli anni '90 - nella Jugoslavia in frantumi, dove la Germania perseguiva enormi interessi. L'impiego della brigata, nell'interesse francese - come ad esempio in Africa - è stato sistematicamente bloccato dalla Germania fino al 2014, quando c'è stato il dispiegamento di oltre 5.000 unità in Mali. In precedenza, la brigata franco-tedesca era stata utilizzata in Afghanistan; tuttavia i soldati tedeschi e francesi erano di stanza in luoghi diversi. [3] Non capita spesso che due stati "si trovino allo stesso momento, nello stesso luogo e con gli stessi obiettivi", aveva chiarito il comandante della brigata, Bertrand Boyard, commentando le non trascurabili divergenze. [4]  Anche il prossimo utilizzo della Brigata, che dovrebbe iniziare nell'autunno di quest'anno in Mali, non si realizzerà in maniera uniforme: mentre le unità francesi della Brigata parteciperanno all'operazione francese Barkhane, le truppe tedesche saranno invee integrate nella missione UE EUTM Mali e in quella dell'Onu MINUSMA.

Addestramento congiunto delle truppe

Nel frattempo la cooperazione viene ulteriormente rafforzata partendo dalla base. Cosi' Berlino e Parigi hanno concordato di organizzare insieme l'addestramento dei piloti per i grandi velivoli da trasporto A400M. L'aereo viene prodotto congiuntamente da Germania e Francia - con il coinvolgimento di Spagna e Regno Unito. Il mezzo sarà acquistato dalle forze armate di entrambi i paesi in quantità di oltre quattro dozzine. La cooperazione militare renderà possibile effettuare una parte dell'addestramento dei piloti sull'A400M in Germania, e un'altra parte in Francia, secondo quanto riportato dalla Bundeswehr. La formazione iniziale, che dura 3 mesi, avrà luogo a Wunstorf mentre quella per il volo tattico al Centre d'Instruction des Équipages de Transport di Orléans. Quest'ultima consentirà ai piloti tedeschi di testare anche i voli particolarmente lunghi: secondo quanto riferito dalla Luftwaffe un soldato tedesco, fra le altre cose, avrebbe completato un volo verso la Nuova Caledonia, un arcipelago francese nel sud-ovest del pacifico .[5]

Trasporto militare congiungo

Una stretta cooperazione è prevista anche nel trasporto aereo tattico. Germania e Francia hanno iniziato a costruire uno squadrone di trasporto aereo comune che sarà equipaggiato con quattro aerei da trasporto francesi e sei tedeschi del tipo C-130J Hercules. Il suo compito sarà quello di effettuare voli di trasporto verso destinazioni di atterraggio troppo piccole per l'A400M. La squadra di trasporto aereo sarà allestita nella francese Évreux, dove dal 2021 in poi verranno addestrati piloti e personale di terra. A tal fine è in costruzione un centro di formazione franco-tedesco. La Bundeswehr vuole destinare un totale di 200 soldati allo squadrone, che dal 2024 dovrebbe essere pienamente operativo. Secondo i piani avrà equipaggi di guida e equipaggi di terra binazionali. [6] Il primo C-130J è già stato consegnato in Francia il 15 gennaio. Erano presenti, oltre al ministro della difesa francese, Florence Parly, l'ispettore dell'aeronautica tedesca, il tenente generale Karl Müllner, nonché il capo della pianificazione del ministero della difesa tedesco,il  tenente generale Erhard Bühler.

Una nuova Europa

L'ampliamento della cooperazione - come l'intensificazione della cooperazione militare e l'attuazione delle riforme economiche sulla base del modello dell'Agenda 2010 tedesca [7] - fa parte dell'aggiustamento strutturale a cui la Francia si sottopone per adeguarsi all'idea che la Germania ha dell'UE, concetti che il presidente francese Emmanuel Macron subito dopo il suo insediamento ha iniziato a mettere in pratica. Macron anche per questo sarà insignito del prestigioso premio Carlo Magno di Aachen, che gli verrà consegnato il prossimo 10 maggio nel municipio di Aachen. La lettera di accompagnamento del direttorio del premio Carlo Magno recita che il premio è stato assegnato "in onore del Presidente della Repubblica francese", per la "sua visione di una nuova Europa", cosi' come per essere "un leader coraggioso capace di rinnovare il sogno europeo" e come incoraggiamento "per la speranza di un nuovo capitolo di successo della storia europea".[8] Come si può vedere dalle riforme interne di Macron e dalla sua cooperazione in politica estera e militare con Berlino, la "nuova Europa" sarà basata sul modello tedesco.

[1] S. dazu Die Rüstungsachse Berlin-Paris.

[2] Claire Demesmay (Hg.): Vorteilhafte Verschiedenheit. Zeit für gemeinsame außenpolitische Initiativen von Frankreich und Deutschland. DGAPkompakt Nr. 9. April 2018.

[3] Thomas Wiegold: Deutsch-Französische Brigade: Getrennt marschieren, getrennt schlagen, getrennter Einsatz im gleichen Land. augengeradeaus.net 29.01.2018.

[4] Thomas Hanke: Der Prototyp der europäischen Armee. handelsblatt.com 05.02.2018.

[5] Deutsch-Französische Freundschaft im Cockpit. bundeswehr.de 28.04.2018.

[6] Erste C-130J für deutsch-französischen Lufttransportverband. bundeswehr-journal.de 15.01.2018.

[7] S. dazu "So deutschfreundlich wie nie zuvor".

[8] Karlspreis 2018: Begründung des Direktoriums der Gesellschaft für die Verleihung des Internationalen Karlspreises zu Aachen an den Präsidenten der Französischen Republik. karlspreis.de.

giovedì 3 maggio 2018

Stipendi in Germania: 3,7 milioni guadagnano meno di 2.000 euro lordi

Al di là degli stipendi mirabolanti dei leggendari operai della Porsche e della Mercedes, in Germania dati alla mano 3.7 milioni di occupati a tempo pieno, vale a dire il 17.7% di tutti i dipendenti a tempo pieno, guadagnano meno di 2.000 euro lordi al mese. Per chi è in Steuerklasse I, sono al massimo 1.350 euro netti al mese, senza tredicesima, senza quattordicesima e senza TFR. Ne parla Der Spiegel su dati forniti direttamente dal governo federale.


Circa 3.7 milioni di occupati a tempo pieno guadagnano meno di 2.000 euro lordi al mese. E' quanto emerge da una risposta del governo federale ad una interrogazione presentata dalla Linke al Bundestag.


Secondo gli ultimi dati disponibili, relativi alla fine del 2016 - cifre piu' recenti non sono disponibili - si tratta del 17.7 % di tutti i dipendenti a tempo pieno coperti da un'assicurazione sociale. Nei Laender occidentali la percentuale era del 14.7%, in quelli orientali addirittura del 31.2%.

Per quanto riguarda i singoli Laender, la proporzione dei dipendenti a tempo pieno che guadagnava meno di 2.000 euro lordi al mese calcolata sul totale dei dipendenti a tempo pieno coperti da un'assicurazione sociale era la seguente:

Mecklenburg-Vorpommern 36,7 Prozent,
Thüringen 34,1 Prozent,
Sachsen 34,3 Prozent,
Sachsen-Anhalt 33,7 Prozent,
Brandenburg 33,6 Prozent,
Berlin 20,8 Prozent,
Schleswig-Holstein 19,2 Prozent,
Niedersachsen 18,1 Prozent,
Rheinland-Pfalz 16,5 Prozent,
Bremen 15,6 Prozent,
Saarland 15,5 Prozent,
Nordrhein-Westfalen 15,0 Prozent,
Bayern 14,0 Prozent,
Hessen 13,7 Prozent,
Hamburg 12,8 Prozent,
Baden-Württemberg 12,4 Prozent

L'esperto di politiche sociali della Linke, Sabine Zimmermann, che ha preparato l'interrogazione parlamentare nei giorni precedenti il Primo Maggio, ha esortato il governo federale a fare di piu' per allineare ulteriormente i salari, soprattutto fra la Germania dell'est e quella dell'ovest. A causa dell'inflazione e dell'aumento degli affitti che in molte città stanno esplodendo, non è piu' possibile andare avanti con meno di 2.000 euro lordi al mese. Zimmermann fra le altre cose ha chiesto un aumento del salario minimo dagli attuali 8.84 euro fino a 12 euro.

Anche la Hans-Böckler-Stiftung in un recente studio pubblicato qualche giorno fa aveva sottolineato che non ci sono solo Monaco e Colonia fra le città in cui il salario minimo non è piu' sufficiente per andare avanti senza aiuti pubblici. Anche a Duisburg o Wuppertal, secondo lo studio, la vita per chi percepisce un salario minimo è ormai troppo costosa per poter sopravvivere senza dover ricorrere ai sussidi pubblici.

mercoledì 2 maggio 2018

Il mito della piena occupazione in Germania

La Große Koalition e i media mainstream tedeschi continuano a pompare il mito filo-governativo della piena occupazione e del grande Jobwunder tedesco (miracolo del lavoro). Siccome ai miracoli credono in pochi, se si guardano un po' piu' da vicino i dati ci si accorge che le cose non stanno esattamente come ci viene ripetuto ogni giorno. Ne parla l'ottima Susan Bonath su RT Deutsch.


Ci stiamo avvicinando alla piena occupazione. Cosi' ripete ad esempio il think tank della Bundesagentur für Arbeit (BA), vale a dire l'Institut für Arbeitsmarkt-und Berufsforschung (IAB). I partiti dell'Unione, CDU e CSU, da mesi ormai non parlano altro che di un obiettivo possibile: il pieno impiego entro il 2025. Il nuovo Ministro del Lavoro della SPD Hubertus Heil avrebbe già realizzato anche un piano per centrare questo obiettivo: far partire un mercato del lavoro sovvenzionato per i disoccupati di lungo periodo. Non tutti gli economisti pero' sembrano essere convinti della validità del progetto. Per quelli riuniti intorno al gruppo di lavoro "Alternative Wirtschaftspolitik" la tesi della piena occupazione per ora resta solo una favola.

Precarizzazione dei lavoratori dipendenti

L'ultimo dato sulla disoccupazione ci dice che i senza lavoro sono meno di 2.5 milioni e ad un rapido sguardo potrebbe sembrare un dato positivo. Nel calcolo pero' non viene considerato chi si trova in una misura di riqualificazione professionale, chi svolge un "Ein-Euro-Job", chi è temporaneamente malato oppure chi ha piu' di 58 anni di età. I disoccupati che rientrano in questa definizione sono circa un milione. A questi si aggiungono tutte le persone non incluse nel calcolo che non hanno né un lavoro né hanno accesso ad Hartz IV, perchè ad esempio il reddito del partner è troppo alto.

Nel complesso: le riforme del mercato del lavoro introdotte nel 2003 dall'ex cancelliere Gerhard Schröder (SPD) insieme ai Verdi, all'Unione e alla FDP con l'obiettivo dichiarato di creare il piu' grande settore a basso salario in Europa e rafforzare la posizione economica della Germania hanno spinto molti lavoratori in una situazione di permanente precarietà. Circa 9 milioni di persone  attualmente lavorano per meno di dieci euro lordi l'ora, otto milioni dipendono da un sussidio di sicurezza di base. Molte di queste persone hanno un lavoro. Le situazioni familiari oppure le qualifiche non adatte alle posizioni aperte bloccano la strada a chi vuole uscire da questa condizione.


Alla presunta situazione di quasi piena occupazione bisogna aggiungere la cosiddetta sottoccupazione, che la BA quantifica separatamente. Secondo questi dati nel marzo 2018 oltre 3.4 milioni di lavoratori part-time erano alla ricerca di un lavoro con un maggiore numero di ore e una retribuzione corrispondentemente piu' alta. Sicuramente i politici e le autorità tedesche sono felici di festeggiare i circa 44 milioni di occupati. Ma in realtà i lavoratori coperti da un'assicurazione sociale obbligatoria sono circa 32 milioni. Il numero dei posti di lavoro a tempo pieno è addirittura inferiore rispetto a quello del 2000: all'epoca, secondo l'Institut Arbeit und Qualifikation (IAQ) c'erano 23.9 milioni di lavori full-time. A fine 2017 le persone che lavoravano per piu' di 35 ore alla settimana erano 23.2 milioni.

Riduzione dell'orario di lavoro senza compensazione salariale

Ad essere cresciuto piu' di tutti è stato il lavoro part-time, soprattutto nel settore a basso salario. Una tendenza che emerge chiaramente da tutte le statistiche. I quasi quattro milioni di posti di lavoro a tempo parziale del 2000, lo scorso anno erano diventati quasi 9 milioni. Oltre un terzo di tutti i posti di lavoro con assicurazione sociale NON sono lavori a tempo pieno. 

Ad essere colpite sono soprattutto le lavoratrici dipendenti. Quasi la metà di queste (47.5%) nel 2017 ha lavorato con un contratto part-time. Secondo l'IAQ sono quasi il doppio rispetto a 20 anni fa. Per gli uomini questo rapporto nello stesso lasso di tempo si è addirittura triplicato, ma con l'11% è ancora di molto sotto il dato relativo alle donne. Per le persone colpite si tratta soprattutto di precarizzazione. Perché la riduzione dell'orario di lavoro non si accompagna ad una compensazione salariale.

Nel suo "Memorandum 2018", di recente pubblicazione, il gruppo di lavoro "Alternative Wirtschaftspolitik" ha cercato di quantificare con dei numeri. questo trend di impoverimento di ambi ceti sociali Nel calcolo ha messo insieme i cosiddetti sottoccupati e i disoccupati, che insieme raggiungono una quota di quasi il 14%. Il tasso di disoccupazione ufficiale in Germania è  iinvece del 5.5%.

"Lo schwarze Null serve solo ad esacerbare i problemi"

Lo "schwarze Null" un tempo sostenuto da Wolfgang Schäuble (CDU) nel frattempo è stato fatto proprio anche "dal nuovo Ministro delle Finanze della Spd Olaf Scholz, che lo mostra come fosse un ostensorio, ma che invece ha dei costi sociali sempre piu' alti", constatano gli autori del gruppo di lavoro. Continua di conseguenza a crescere il divario fra i ricchi e i poveri. "I problemi  sociali in questo modo non vengono risolti ma tendono solo ad aggravarsi", criticano gli economisti.

Le conseguenze possono essere avvertite già da tempo: "milioni di posti di lavoro precari hanno portato a stipendi da fame e porteranno in seguito ad una situazione di povertà in vecchiaia", scrivono gli economisti. Cio' costringe sempre piu' persone ad avere vite lavorative frustranti e senza prospettive. Per la coesione democratica e solidale della società cio' è "altamente pericoloso".

Un indicatore della situazione occupazionale lo individuano nella quota salari, misurata sul reddito nazionale. Di recente nel 2017 è cresciuta marginalmente fino al 68.5%. Resta tuttavia ampiamene al di sotto dei valori degli anni '90, quando era costantemente oltre il 70%. E anche il recente aumento minimale, nell'ordine dei decimali, è stato preceduto da molti anni a crescita zero o negativa, che per molti gruppi di lavoratori dipendenti ha significato una perdita in termini di reddito reale. Negli stessi anni, riassumono gli autori, i redditi da capitale hanno continuato a crescere.

(....) Per il gruppo di lavoro soprattutto una cosa è chiara: "la Germania con la sua ideologia dei tagli e dell'austerità economicamente non è ancora arrivata nel ventunesimo secolo". La "mentalità meschina della politica dominante" non solo danneggia lo sviluppo sociale in Germania ma ostacola anche la necessaria ripresa economica  nell'unione europea e nell'area dell'euro.


martedì 1 maggio 2018

Voci dalla Linke: "Non esiste un diritto all'immigrazione, aiutiamoli a casa loro!"

Nella Linke tedesca, dopo le recenti prese di posizione di Oskar Lafontaine e della moglie Sahra Wagenknecht, alcuni membri di spicco del partito, fra loro anche Fabio De Masi, hanno fatto uscire un documento con il quale prendono una posizione molto chiara sul tema dell'immigrazione e delle politiche per i rifiugiati: non è scritto da nessuna parte che esiste un diritto all'immigrazione, aiutiamoli a casa loro! Ne parla la TAZ.de


Nel dibattito sui profughi e sui migranti interno alla Linke diversi esponenti di spicco del partito hanno preso posizione con un documento comune "per una politica di immigrazione di sinistra, umana e socialmente regolata". Si tratta probabilmente del documento piu' dettagliato che fino ad ora abbia provato a tracciare un punto di contatto nell'attuale situazione di polarizzazione fra la leadership del partito rappresentata da Katja Kipping, schierata a favore dell'apertura delle frontiere e il capogruppo al Bundestag Sahra Wagenknecht, che invece sostiene una politica sull'immigrazione piu' restrittiva. Fra i firmatari ci sono i membri del Bundestag Fabio De Masi, Jutta Krell, Michael Leutert, Sabine Zimmermann e il membro del consiglio federale Ralf Krämer.

I firmatari si allontanano decisamente dal concetto delle "frontiere aperte". Il documento recita: "i controlli alle frontiere non sono di per sé né violenti né disumani". Senza la gestione delle frontiere gli stati resterebbero "indifesi contro la criminalità organizzata e il terrorismo".

Gli autori si schierano a favore di una distinzione fra le politiche di immigrazione e quelle sui rifugiati. "La protezione per le persone in stato di necessità è qualcosa di diverso dall'immigrazione illimitata, che riguarderebbe tutti coloro che desiderano guadagnare di piu' oppure sono alla ricerca di un tenore di vita migliore". Nel secondo caso "i paesi riceventi hanno il diritto di regolare l'immigrazione". Dopotutto anche nella carta delle Nazioni Unite non viene sancito alcun diritto universale all'immigrazione. "Non esiste di fatto alcun diritto riguardante la libertà globale di movimento o la libertà di insediamento e non ci sarà nulla di simile anche nel prossimo futuro".

Il modello delle frontiere aperte è solo una "visione per il futuro": "al momento le condizioni non ci sono. Abbiamo bisogno di soluzioni realistiche e transitorie che ci possano avvicinare a questo obiettivo". Queste dovranno "essere accettabili per i lavoratori dipendenti e per la parte meno privilegiata della società".

"Privilegio per le piccole minoranze mobili"

Degno di nota in particolare è il sesto punto del documento, intitolato "Sinistra politica e solidarietà internazionale". Mentre il dibattito di sinistra in Germania ruota attorno alla possibilità che chiunque voglia farlo possa entrare nel paese, gli autori fanno riferimento alla sinistra latinoamericana che invece discute del diritto a non dover emigrare. "Con lo stesso sforzo finanziario, spesso è possibile ottenere nei paesi di origine un multiplo di cio' che in termini di miglioramento delle condizioni di vita puo' essere raggiunto in questo paese", scrivono gli autori.

"La migrazione non regolamentata di lavoratori non offre alcuna prospettiva di alleviare la miseria del mondo, ma si rivolge direttamente a una piccola minoranza di privilegiati che si possono spostare". La migrazione di lavoratori deve essere regolata. Gli autori menzionano proposte come gli accordi speciali con i paesi non-UE per l'arrivo di lavoratori non qualificati, ma anche una lista di lavori con un'eccedenza di manodopera, per i quali non potrà essere concessa nessuna autorizzazione all'ingresso. "I processi di migrazione dovrebbero avere effetti positivi ed evitare quelli piu' negativi per tutti gli interessati, senza quindi mettere in pericolo le persone nei paesi di origine e in quelli di destinazione, ma promuovendone il benessere".

Sulla questione dei rifugiati gli autori sostengono "una politica che aiuti tutti". A cio' appartiene anche il sostegno nei confronti dei paesi fuori dall'UE che accolgono i rifugiati, sia con il denaro, sia "con l'ammissione contingentata di rifugiati" direttamente da questi stati.

Il documento evita una questione controversa all'interno del partito, come quella di indicare i casi in cui i migranti dovranno essere espulsi. Il documento serve ad alimentare il dibattito interno al partito. Al congresso del partito previsto a giugno a Lipsia, infatti, la richiesta di avere "frontiere aperte" sarà messa ai voti nella mozione presentata dai vertici del partito.

sabato 28 aprile 2018

Perché con Olaf Scholz alle finanze i tedeschi non potranno piu' dare le solite lezioncine sui salvataggi bancari

Il socialdemocratico Scholz è stato per molti anni il sindaco di Amburgo e quindi responsabile per gli oltre 20 miliardi di euro di denaro pubblico spesi per tenere a galla HSH Nordbank, la banca zombie di Amburgo al centro del piu' grande scandalo finanziario tedesco. Come faranno i tedeschi alla prossima crisi bancaria ad alzare il ditino nei confronti del sud-europei con un ministro delle finanze che dal 2011 copre gli errori e le collusioni della politica tedesca con una pioggia di miliardi pubblici? Ne parla Werner Marnette sulla Hamburger Abendblatt


Tra il 24 febbraio 2009 e il 28 febbraio 2018 grazie a HSH Nordbank sono stati bruciati oltre 13 miliardi di euro di denaro dei contribuenti tedeschi - oppure se preferite 4 milioni di euro al giorno. Cio' sarebbe stato evitabile se i politici avessero adempiuto ai loro doveri di controllo. Proprio Olaf Scholz, dal 2011 corresponsabile per i salvataggi HSH, il 28 febbario di quest'anno ha affermato: "Non vediamo alcun errore nella nostra condotta su questa vicenda".

L'autorità di vigilanza bancaria tedesca già nel febbraio 2009 aveva fissato una scadenza minacciando la chiusura di HSH. I capi di governo Carstensen e Beust avevano poi annunciato che HSH Bank doveva essere salvata con oltre 13 miliardi di euro. Il pacchetto di salvataggio era senza alternative, almeno cosi' dicevano.

Nove anni dopo siamo arrivati alla fine della storia. Già nel 2015 l'UE ne aveva ordinato la vendita oppure la liquidazione dopo che la banca nel corso dello stesso anno si era trovata di fronte alla bancarotta. Il 28 febbraio di quest'anno Daniel Günther e Olaf Scholz (presidenti delle regioni) si sono presentati davanti alla stampa a Kiel. "E' un grande passo verso la fine del viaggio della nostra regione nel mondo delle banche commerciali", ha detto in quell'occasione Günther. Sono seguiti discorsi impegnativi sul grande sforzo fatto per proteggere il patrimonio della regione e per evitare nuovi rischi causati dalla concessione di ulteriori garanzie. Affermazioni facilmente confutabili.

I presidenti delle regioni durante la conferenza stampa hanno spiegato che avrebbero venduto HSH come una singola banca e che avrebbero ottenuto "un prezzo di vendita inaspettatamente buono". "E' una linea di chiusura dopo gli sviluppi sbagliati negli anni fra il 2003 e il 2008", ha detto Scholz in quell'occasione. Il costo complessivo sostenuto dai cittadini tuttavia è stato tenuto nascosto. Oltre alla frase fatta "il fantasma è qui, ma è imprigionato", in quell'occasione Scholz non ha avuto altre parole per i cittadini.

In realtà la banca non è vendibile, e non è in alcun modo possibile ottenere un valore positivo dalla sua vendita. Il valore aziendale è negativo per diversi miliardi di euro. Il prezzo pagato, pari a un miliardo di euro, a causa del "meccanismo di aggiustamento del prezzo di acquisto" è puramente fittizio. Nei fatti le 2 regioni pagano ai "compratori" un importo pari alla somma delle garanzie di 10 miliardi di euro e gli lasciano una banca che è stata ripulita dai crediti inesigibili a spese dei cittadini. Olaf Scholz ha reagito in maniera alquanto irritata alle domande critiche della stampa sull'uso della garanzia da 10 miliardi di euro. "Avete fatto una ricerca non corretta", ha rimproverato a un rappresentante della stampa.

L'irritazione del Bürgermeister è comprensibile, si sente preso di mira. Olaf Scholz già da anni sapeva molto bene che il pacchetto di salvataggio sarebbe fallito e i 10 miliardi di euro di garanzia sarebbero stati interamente utilizzati. Anche durante la sua presidenza HSH ha potuto continuare a scaricare indisturbatamente il peso dei suoi crediti deteriorati sui cittadini e a mostrare profitti, laddove in realtà non ce n'erano. Al piu' tardi nel 2015 il perfido gioco della banca sarebbe dovuto finire, visto che le perdite accumulate dal 2009 ammontavano a oltre 5 miliardi di euro e il fallimento non era piu' evitabile.

Olaf Scholz e Torsten Albig (presidenti delle regioni) hanno salvato la banca ancora una volta: si sono fatti approvare dai parlamenti regionali una garanzia di 16.2 miliardi di euro, hanno condonato agli armatori oltre 800 milioni di debiti e hanno scaricato sui cittadini crediti navali inesigibili per oltre 6 miliardi euro. L'UE con la decisione di imporre la vendita della banca entro il 28 febbraio 2018, o in alternativa la risoluzione della banca, ha reagito correttamente, ma ormai era troppo tardi. E' lecito avere qualche dubbio sul fatto che quella di HSH si tratti effettivamente di una vendita. Si tratta piuttosto di un accordo con i fondi hedge Cerberus e JC Flowers, mediante il quale i compratori e il consiglio di HSH sono riusciti ad imporre i loro interessi e quelli di alcuni  particolari clienti bancari a scapito di quelli dei cittadini. La "vendita" sarebbe piuttosto una risoluzione privata realizzata insieme agli Hedge-Fund, con la quale è stato garantito un livello massimo di opacità rispetto a quanto sarebbe accaduto con una risoluzione gestita secondo le procedure pubbliche. Per Cerberus e J.C. Flowers sarà invece un affare miliardario, soprattutto se ci dovessero essere accordi paralleli con il consiglio di HSH e con gli armatori.

La stretta interdipendenza fra la politica, le imprese e HSH Norbank probabilmente è la vera la ragione dietro questo disastro di dimensioni miliardarie. Si è costituito un cartello del silenzio che non ha alcun interesse a fare un chiarimento. Il Prof. Martin Hellwig, esperto di banche, ha trovato parole molto chiare sull'argomento: "i responsabili della banca e dei governi sono riusciti ad evitare con successo una discussione pubblica grazie alla copertura, la minimizzazione dell'accaduto e alla mancanza di risposte. Le decisioni sui salvataggi del 2009, 2013, 2015/2016 si basavano su previsioni evidentemente sbagliate. (...) la responsabilità in democrazia è un'altra cosa".

Come altri prima di lui, Olaf Scholz puo' sentirsi sicuro davanti alla legge. Secondo l'ufficio del procuratore di Amburgo i membri del governo non "hanno la responsabilità delle decisioni prese, le hanno solo preparate". Il ruolo dei deputati viene invece considerato in maniera diversa. Se commettono errori a causa di informazioni mancanti, si rendono passibili di azioni giudiziarie, in quanto avrebbero avuto il diritto "di pretendere ulteriori informazioni dal Senato". Questo tuttavia è stato ripetutamente impedito sin dal 2009 dai governi regionali e dai vertici di HSH giustificando questa condotta con il segreto bancario.

Sarà ora interessante vedere come si comporteranno i due parlamenti regionali. Come nel 2009 i documenti relativi alle decisioni sono a disposizione dei deputati regionali. Documenti che non danno risposte ad alcune importanti domande e in cui si afferma senza una prova che una risoluzione ordinata della banca sarebbe stata la strada peggiore.

Il totale delle perdite causate da HSH Nordbank alla fine potrebbe essere di oltre 20 miliardi di euro, ma diventerà percepibile solo nel giro di qualche anno, grazie a politici come Olaf Scholz che sono riusciti a nascondere le perdite all'interno di altre società veicolo.


Puntate precedenti sullo stesso tema: Salvataggi alla tedeska: come è andata a finire?

Schäuble 2.0

Chi è il socialdemocratico Olaf Scholz, il nuovo ministro delle finanze tedesco? Nelle prime uscite pubbliche ha voluto mostrare una certa continuità con il suo predecessore tanto che la stampa tedesca lo ha ridefinito uno "Schäuble 2.0". Sullo sfondo i salvataggi greci, lo scenario perfetto dove mostrare la proverbiale rigidità del membro tedesco. Ne parla German Foreign Policy.


"Come Schäuble, solo un po' piu' carino"

Il nuovo ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz (SPD) sta cercando di portare avanti la dura linea di politica fiscale imposta dal suo predecessore Wolfgang Schäuble, nonostante la crescente pressione internazionale. L'ex sindaco di Amburgo, durante le sue prime apparizioni pubbliche nella sua nuova veste di ministro, si è visibilmente sforzato di sottolineare la continuità della politica fiscale tedesca. Cosi' ad esempio in un discorso tenuto presso il German Marshall Fund of the United States (GMFUS) ha voluto sottolineare di ritenere indispensabili politiche fiscali "solide"; in una tavola rotonda presso la sede del FMI a Washington ha poi ribadito di voler insistere sulle cosiddette "riforme strutturali", che in realtà altro non sono che i programmi di austerità, imposti da Berlino all'eurozona - con conseguenze socio-economiche devastanti. Sulle proposte di riforma avanzate dal presidente francese, come l'istituzione di un ministro delle finanze dell'eurozona, durante le sue uscite pubbliche Scholz non si è mai pronunciato. Una unione bancaria per lui sarebbe pensabile solo dopo aver ridotto i crediti a rischio nei paesi europei in crisi. Scholz sta cercando piuttosto di smorzare le aspettative di molti paesi europei in merito alla possibilità "che il nuovo governo tedesco possa aprire i cordoni della borsa". Il nuovo ministro delle finanze "su molti punti sta portando avanti il corso politico del suo predecessore", scrivevano gli osservatori in occasione della sua apparizione pubblica a margine del meeting di primavera del FMI a Washington. [1] La stampa economica ha scritto di lui: "Scholz è come Schäuble, solo un po' piu' carino".

Sempre in cerchio

Particolarmente controversa è la gestione del debito sovrano greco che venerdì scorso è stata all'ordine del giorno in occasione della riunione del "Gruppo di Washington" fra il FMI, la BCE, il MES ed i ministri delle finanze dei quattro paesi più grandi della zona euro. Il FMI insiste affinché la Grecia ottenga una sostanziale riduzione del debito, senza la quale Atene non è in grado di riportare sotto controllo le proprie finanze, è stato ripetuto piu' volte da Washington. Berlino tuttavia si ostina a bloccare questo accordo: da circa tre anni il dibattito fra il FMI e il ministro federale delle finanze "si muove in un cerchio", per il FMI la politica di austerità tedesca in Grecia sarebbe infatti troppo estrema, constata la stampa economica [3]. Il FMI si rifiuta di versare il suo contributo di 1.6 miliardi di euro nel programma di aiuti per la Grecia.

Berlino contro Parigi

Berlino preferirebbe l'abbinamento del taglio del debito - ad esempio il rimborso degli interessi sulle obbligazioni greche da girare ad Atene - con ulteriori "misure di privatizzazione". [5] In caso di buona condotta di Atene al governo greco verrebbero trasferiti 1.6 miliardi di euro, si dice. Collegando direttamente le misure sulla riduzione del debito con il controllo politico si potrebbe fare in modo "che il governo di Atene anche nei prossimi anni non si discosti troppo dal corso di riforme intrapreso fino ad ora". La tipica durezza tedesca contrasta pero' con la posizione francese, che vorrebbe invece andare incontro ad Atene e mira a concedere ad un paese  economicamente devastato uno sconto sul debito per almeno 18 miliardi di euro. [6] Il contesto: Atene è in trattative dirette con Parigi per l'acquisto di 4 fregate francesi da utilizzare nell'ambito di una partenariato strategico per la difesa aerea dell'Egeo - contro ogni attacco della Turchia. 

Durezza tedesca

ll ministro delle finanze tedesco durante i negoziati dovrà portare a termine "un difficile esercizio di funambolismo" [7], si dice. Ma la crescente pressione internazionale per allentare il regime di austerità si scontra con una forte ostruzione interna: i tagli al debito in Germania non "sono esattamente popolari". In particolare all'interno del gruppo parlamentare dell'Unione c'è resistenza nei confronti di ogni concessione ad un paese impoverito da 8 anni di diktat. Si teme che con l'uscita dal draconiano regime di austerità si possano rafforzare i partiti di destra come AfD oppure l'ala piu' estrema della FDP. La CSU, con le elezioni in Baviera alle porte, non ha nessun interesse ad avviare una discussione su questo tema e cerca di mantenere il silenzio sull'argomento. Il Bundestag tuttavia entro l'estate dovrà prendere una decisione in merito alle misure concrete da intraprendere per ridurre il debito di Atene. In Germania, una certa durezza nei confronti della Grecia viene considerata come un mezzo relativamente sicuro per accumulare capitale nella politica interna. Anche il capo dell'ufficio di Cancelleria Altmaier, ancora a febbraio, aveva voluto legare il pagamento di una ulteriore tranche di aiuti ad Atene con la richiesta di rendere piu' rapidi i pignoramenti delle case .[8]



[1] Roland Pichler: Der neue spricht wie der alte Finanzminister. stuttgarter-nachrichten.de 20.04.2018.

[2] Christian Ramthun: Scholz ist wie Schäuble, nur netter. wiwo.de 20.04.2018.

[3] Martin Greive, Jan Hildebrand, Ruth Berschens: IWF wartet auf Deutschland - Finanzminister Scholz soll Griechenlands Schuldenlast lindern. handelsblatt.com 17.04.2018.

[4] Jan Strupczewski: Euro zone to link debt relief to sound future Greek policies. reuters.com 21.04.2018.

[5] Martin Greive, Jan Hildebrand, Ruth Berschens: IWF wartet auf Deutschland - Finanzminister Scholz soll Griechenlands Schuldenlast lindern. handelsblatt.com 17.04.2018.

[6] Martin Greive, Jan Hildebrand: Hilfen für Griechenland könnten Finanzminister Scholz in Bedrängnis bringen. handelsblatt.com 03.04.2018.

[7] Martin Greive, Jan Hildebrand, Ruth Berschens: IWF wartet auf Deutschland - Finanzminister Scholz soll Griechenlands Schuldenlast lindern. handelsblatt.com 17.04.2018.

[8] Altmaier macht Druck auf Athen. n-tv.de 19.02.2018.

venerdì 27 aprile 2018

Mark Schieritz: la risposta tedesca a Macron per evitare che AfD diventi il primo partito

Mark Schieritz su Die Zeit prova a delineare la risposta minima che la politica tedesca potrebbe dare a Macron sul tema delle riforme europee, senza destabilizzare il panorama politico tedesco e senza spianare la strada ad Alternative fuer Deutschland. Da Die Zeit.

Mark Schieritz

Secondo un vecchio detto, il meglio è nemico del bene. Lo stesso vale per la discussione sulle riforme proposte dal presidente francese Emmanuel Macron. 

Macron la scorsa estate ha presentato dei piani ambiziosi per una riorganizzazione dell'unione monetaria e da allora attende una risposta da Berlino. Il fatto che i tedeschi si trovino in difficoltà nel dare questa risposta, spesso viene interpretato come un'indicazione di un certo livello di apprensione dei tedeschi sulle politiche europee, ma questa è solo metà della storia.

La redistribuzione non funziona ovunque

Che per la Germania e la Francia non sia cosi' facile trovare una convergenza, ha semplicemente a che fare con i diversi interessi politici. Una maggiore redistribuzione in Europa non funzionerebbe allo stesso modo per tutti i paesi. Detto in altre parole: cio' che potrebbe tenere sotto controllo i populisti nell'Europa del sud, metterebbe le ali ai populisti del nord.

Si sostiene anche che la Germania avrebbe dei vantaggi se ad esempio venisse introdotta una garanzia europea sui depositi, in quanto si ridurrebbe il rischio di una crisi bancaria. Questo argomento è economicamente corretto, ma non cambia la realtà politica con cui il governo federale deve fare i conti.

Nessuno alla fine avrebbe un vantaggio reale se i depositi bancari in Italia fossero protetti un po' meglio ma se contemporaneamente AfD dovesse diventare il primo partito alle prossime elezioni generali - il che, se si guardano i sondaggi sulla Germania dell'est, non puo' essere affatto escluso. Alla fine anche i risparmiatori tedeschi non ne trarrebbero alcun vantaggio.

C'è una risposta possibile per Macron che nei fatti potrebbe far progredire l'unione monetaria senza destabilizzare il panorama politico tedesco? La buona notizia è: esiste.


Innanzitutto l'unione monetaria non è piu' nelle condizioni in cui si trovava allo scoppio dell'ultima crisi. E' stato creato un fondo per la gestione delle crisi, l'ESM, che puo' erogare aiuti agli stati in difficoltà. C'è un regime comune per la gestione delle crisi bancarie. C'è una banca centrale, che ha dimostrato che anche in caso di emergenza non esiterebbe a prendere misure non convenzionali per difendere la stabilità della valuta.

Queste cose sono state sostenute anche dai tedeschi, sebbene noti economisti avessero messo in guarda dall'iperinflazione e dal collasso debitorio. In realtà oggi l'inflazione è piu' bassa di quanto non fosse prima della crisi. Anche il debito pubblico sta calando, e probabilmente possiamo essere felici del fatto che a governare il paese siano i politici e non gli economisti.

Una lacuna nell'architettura anti-crisi

La BCE sta raggiungendo il limite delle sue possibilità nella misura in cui non puo' fissare un tasso di interesse specifico per gli stati in crisi. Quando la possibilità di fare debito pubblico si esaurisce, resta solo l'accesso al fondo ESM. E al momento le risorse vengono erogate solo se la stabilità dell'intera area valutaria è in pericolo e al paese richiedente vengono imposte condizioni difficili. E di questo molti stati hanno paura.

Questa lacuna nell'architettura anti-crisi potrebbe essere colmata se in futuro il fondo ESM potesse intervenire anche in caso di un'emergenza non cosi' grave. Si potrebbe ipotizzare ad esempio che il fondo trasferisca denaro alle assicurazioni nazionali contro la disoccupazione, in modo da evitare che alle persone che perdono il lavoro vengano tagliati anche i sussidi. Quando la crisi sarà superata, questi soldi dovranno poi essere ripagati al fondo.

Cio' aiuterebbe i paesi colpiti e in Germania sarebbe politicamente rivendibile, almeno se il governo avesse il coraggio di fare un tentativo. Un ulteriore vantaggio: al di là delle proposte di ampia portata fatte da Macron, non è necessario modificare i trattati europei, cosa che al momento non è politicamente fattibile.

L'Eurozona sarebbe salva per sempre con questa soluzione minima? Probabilmente no, ma diventerebbe almeno un po' piu' stabile. E non è poco di questi tempi.