sabato 12 maggio 2018

La magia nera dello zero nero

I tedeschi sempre piu' ipnotizzati dalla magia nera dello zero nero, lo Schwarze Null, con un Ministro delle Finanze che qualcuno ha ribattezzato Schäuble 2.0 e che di fatto sta perdendo un'occasione storica per la socialdemocrazia tedesca. Ne parla Paul Steinhardt su Makroskop.de


Olaf Scholz non può essere certo accusato di non far seguire le azioni alle parole. Non solo si è impegnato a proseguire con lo "Schwarze Null“, ma secondo quanto scrive Handelsblatt, da qui al 2022 vorrebbe ridurre anche gli investimenti pubblici per evitare di avere un deficit di bilancio.

Cio' è troppo anche per Handelsblatt e per questa ragione il giornalista ipotizza che tralasciare gli investimenti annunciati nell'accordo di coalizione in materia di "istruzione, ricerca, università e digitalizzazione, nel medio termine avrebbe delle conseguenze disastrose". Critica il fatto che "la nuova grande coalizione riprenda il lavoro esattamente laddove quella vecchia aveva terminato", proseguendo l'opera "di assottigliamento delle fondamenta su cui il finanziamento dello stato sociale si basa" (qui)


Non c'è alcun dubbio sul fatto che senza un massiccio aumento degli investimenti pubblici non è pensabile che in Germania lo "stock di capitale" possa crescere senza ulteriori contraccolpi per i lavoratori o per l'istruzione dei bambini, oppure per il reddito dei pensionati o sul livello della cura garantita ai malati e alle persone bisognose.

Non è pensabile - come invece rispondono all'ufficio stampa del Ministero delle Finanze - che "per la gestione dei cambiamenti strutturali di lungo periodo, come gli effetti del cambiamento demografico sul sistema pensionistico e sanitario" lo "schuldenbremse tedesco" possa essere considerato "una norma costituzionale ragionevole". 

Quanto tutto cio' sia privo di senso, lo mostra il progetto di bilancio di Scholz. Se in Germania anche per i liberisti c'è una forte mancanza di investimenti pubblici ed è urgente una correzione per non mettere a rischio il futuro economico del paese, allora tali investimenti, zero nero o no, devono essere fatti. E nessuno dubita seriamente del fatto che questi investimenti possano essere realizzati - sono perfino raccomandati dal FMI e dalla BCE. Tali investimenti nei fatti sono impediti solo dalla credenza molto tedesca che il bilancio di uno stato sia soggetto alle stesse restrizioni che caratterizzano il bilancio di una famiglia o di un'impresa.

Come ho sostenuto altrove, questa convinzione deve essere finalmente riconsiderata come un mito, se vogliamo porre fine alla disastrosa politica economica della Germania. 

Anche Handelsblatt crede a questo mito. Lo schwarze Null "non è un feticcio, piuttosto un succcesso", scrive il quotidiano economico. Chiunque in considerazione della crisi degli investimenti pubblici "stia chiedendo di indebitarsi di piu' per fare piu' investimenti", dovrebbe "rileggere con piu' attenzione Keynes", scrive l'autore con una certa convinzione.

Cosa ci sarebbe da fare allora, se hai letto Keynes e lo hai capito? Bene, in primo luogo, scrive Handelsblatt, ci si renderebbe conto che in un momento congiunturalmente buono come quello attuale non c'è bisogno di fare ulteriore deficit di bilancio ma c'è bisogno di una riorganizzazione: via dal consumo, verso gli investimenti.

"Perché già dal 2014 la spesa sociale ha mostrato una dinamica pericolosa. Al momento lo stato centrale destina piu' della metà delle sue uscite alla spesa sociale, la tendenza è crescente. Gli investimenti nello stesso periodo sono rimasti al massimo stabili".

Ecco di nuovo il mito della necessità di rinunciare ai consumi per fare investimenti. Ma se parliamo del settore privato, la presunta relazione non funziona. Chi ha letto Keynes, sa che ridurre il consumo significa ridurre la domanda complessiva. Ma le aziende, i cui prodotti saranno meno richiesti, non faranno investimenti ma cercheranno di aggiustare la loro capacità produttiva a una domanda piu' bassa. Quindi la proposta riduzione della spesa sociale servirà solo ad abbassare il PIL e ad aumentare la disoccupazione.

Uno sguardo ai saldi settoriali tedeschi è sufficiente per dimostrare empiricamente queste affermazioni. Come abbiamo già affermato, in Germania le imprese e le famiglie stanno risparmiando. Ma se gli squilibri del commercio estero sono dannosi per i nostri patner commerciali, l'eccedenza del settore privato logicamente avrà bisogno del deficit pubblico. Chi in questa situazione continua a parlare esclusivamente della sostenibilità del debito pubblico, mostra solo una cosa: con la storia della casalinga sveva oppure del rispettabile uomo d'affari di Amburgo ha preso un grosso abbaglio.

Quanto questa ideologia sia cieca lo mostra Jan Dams su Die Welt, il quale ha parole di elogio per Olaf Scholz, in quanto "avrebbe difeso i soldi dei contribuenti". Non ci sarebbe "capacità disponibile per costruire", scrive il giornalista, perché "in passato lo stato ha risparmiato molto". Non sembra pero' arrivare all'idea che lo stato potrebbe anche investire per aumentare la capacità disponibile per le costruzioni.

Ma cio' non aiuta. Quando si tratta della razionalità economica nell'interesse della maggioranza delle persone nella nostra comunità, ora come in futuro, non dobbiamo avere paura di dire e ripetere, se necessario: i deficit di bilancio pubblico sono il segno di una politica fiscale sana - mentre lo "Schwarze Null" causa dei gravi danni alla nostra comunità e a quella dei nostri vicini.


venerdì 11 maggio 2018

L'incubo dello Schwarze Null

Con un commento molto interessante Mark Schieritz su Die Zeit attacca la follia tedesca del pareggio di bilancio: la Germania ha bisogno di un'offensiva sugli investimenti pubblici perché le infrastrutture sono in pessime condizioni e quando non ci sarà più' debito pubblico il paese non sarà più' ricco, bensì' più' povero. I tedeschi devono fermare questa follia. Ne scrive Die Zeit.

Contatore del debito pubblico

L'orologio piu' famoso del quartiere governativo di Berlino recentemente ha iniziato a muoversi all'indietro. Da gennaio di quest'anno il debito tedesco - come registrato dall'associazione dei contribuenti nel loro contatore del debito - sta scendendo di 78 euro al secondo.

Cosa cio' significhi esattamente puo' essere letto nell'ultimo rapporto finanziario del Fondo monetario internazionale (FMI). Secondo il documento, nel 2023 il rapporto debito/pil tedesco avrà raggiunto il 42,4% del Pil. Attualmente siamo al 64.1 %. Se dovesse mantenere questo ritmo in 15 anni lo stato tedesco non avrà piu' debito.

Un sogno? Un incubo!

Per un paese come la Germania vale sempre: quando non ci sarà piu' debito pubblico, allora il paese non sarà piu' ricco, ma piu' povero.

Bisogna sapere che il debito pubblico in un'economia moderna svolge un ruolo importante. E' un bacino di raccolta per il surplus di denaro dei risparmiatori. Chi vuole investire il proprio patrimonio in maniera sicura acquisterà dei titoli di stato tedeschi. Quando non ci sarà piu' debito sovrano tedesco, non ci saranno piu' titoli di stato tedeschi da comprare.


I risparmiatori - ma anche le banche e le imprese -  se vogliono investire denaro, dovranno allora acquistare azioni. Ma non c'è alcuna garanzia che il valore di un'azione domani sarà lo stesso di oggi. In altre parole: quando lo stato non farà piu' debiti, allora sarà alquanto difficile investire denaro in maniera sicura. E questa è una minaccia per la stabilità dell'intero sistema finanziario.

Non c'è assolutamente alcun motivo per correre questo rischio. Non ci troviamo in una situazione in cui lo stato tedesco non puo' permettersi di fare debito. Al contrario, dopo decenni di austerità mal interpretata il paese sta vivendo della propria sostanza. Le strade sono fatiscenti, anche i ponti, e della condizione delle scuole pubbliche meglio non parlarne. Se - come accade a Berlino - a soccorrere le persone che si sentono male devono andare i vigili del fuoco con un camion cisterna, perché non ci sono ambulanze disponibili, allora qualcosa è andato storto.

Quello che c'è da fare è ovvio: la Germania ha bisogno di un'offensiva sugli investimenti. Il governo federale, le regioni e i comuni devono mettere mano ai soldi e correggere gli errori del passato. Molti soldi. E poiché molte società di costruzioni attualmente non hanno capacità disponibile e quindi non possono accettare nuovi ordini, una tale offensiva deve durare diversi anni, se non decenni.

Sarebbe tuttavia folle finanziare le uscite per il risanamento delle infrastrutture con le entrate correnti. Se i ponti e le strade vengono riparati, a trarne beneficio saranno soprattutto le generazioni successive. Pertanto sarebbe perfettamente logico scaricare su di loro una parte dei costi. In termini finanziari: fare debito. Perfino la casalinga sveva, citata spesso in questo contesto, potrebbe essere d'accordo. Alla fine probabilmente anche l'acquisto della sua casa è stato finanziato con un prestito della banca.

Cio' non significa che lo stato dovrà buttare i soldi dalla finestra. Significa invece che alcune ipotesi di base della politica fiscale tedesca dovranno essere riconsiderate. Il freno all'indebitamento (Schuldenbremse) ad esempio è figlio dei suoi tempi. E' stato inserito nella Costituzione circa dieci anni fa, perché a quell'epoca si temeva che il debito pubblico finisse fuori controllo.

Il problema oggi è un altro. Oggi la massima priorità dovrebbe essere quella di arrestare il declino dell'infrastruttura pubblica e rendere il paese adatto per il ventunesimo secolo. Invece dello Schuldenbremse (pareggio di bilancio) - nella Costituzione tedesca dovrebbe esserci una regola sugli investimenti. Perchè una cosa è certa: nessuno avrà dei vantaggi se fra 15 anni la Germania non avrà piu' debiti ma nemmeno una scuola funzionate. Neanche i nostri figli.


giovedì 10 maggio 2018

Thomas Mayer: "la Bundesbank deve boicottare il sistema Target 2"

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, in un'intervista alle Deutsche Wirtschaftsnachrichten propone il congelamento del sistema Target 2 da parte della Bundesbank e l'introduzione di un nuovo sistema Target 3 in cui i trasferimenti fra le banche centrali nazionali sarebbero garantiti dall'oro. Dalle Deutsche Wirtschaftsnachrichten


In una lettera aperta al Presidente della Commissione Europea lo „European Constitutional Group“ ha messo in guardia da un ulteriore approfondimento dell'unione economica e monetaria. Uno dei firmatari dell'appello è l'ex capo-economista di Deutsche Bank, Thomas Mayer. In un'intervista alle Deutsche Wirtschaftsnachrichten chiarisce perché i piani della Commissione non solo danneggerebbero i contribuenti tedeschi, ma nel lungo periodo l'intera eurozona.


"Per la Commissione si tratta essenzialmente di regolarizzare la messa in comune delle garanzie fra gli stati dell'UE", cosi' secondo Thomas Mayer. Di fatto questa comunità fondata sulla messa in comune delle garanzie esiste già adesso, ed è il risultato della politica della BCE. La banca centrale ha infatti aiutato i paesi dell'eurozona in crisi, ricorrendo a vari meccanismi e programmi di acquisto, ma nel fare cio' ha assunto rischi enormi nel proprio bilancio. Ha agito in un'area legale alquanto grigia. La Commissione UE  ora vuole porre fine a questo stato di cose e sottrarre alla BCE il suo ruolo di salvatore dell'euro. Altrimenti in caso di un rallentamento dell'attività economica dovrebbe intervenire ancora una volta in maniera massiccia, distruggendo quindi la fiducia residua nella moneta unica.

Le proposte del presidente francese Macron, secondo Mayer, vanno nella stessa direzione di quelle della Commissione Europea. La lenta formazione del governo tedesco ne ha, almeno inizialmente, rallentato lo sviluppo. L'obiettivo sarebbe quello di utilizzare la situazione economica attuale piuttosto favorevole nell'UE per riuscire ad imporre i piani della Commissione. Idealmente cio' dovrebbe coincidere con la fine del mandato di Draghi. Thomas Mayer: "Christine Lagarde una volta ha detto: ripara il tuo tetto quando splende il sole - e non quando piove".

La fretta della Commissione europea è comprensibile, ma l'attuazione dei loro piani non promette nulla di buono. Perché essenzialmente si tratta di un trasferimento del rischio. L'azzardo morale porta a delle economie improduttive e quindi nel lungo termine non conduce ad una ripresa dell'eurozona. "Se andate all'osteria con un gruppo di persone di regola ordinate solo quello che vi potete permettere di pagare. Supponete di ordinare una zuppa di lenticchie, mentre gli altri si mangiano una bistecca di filetto. Fino a quando ognuno paga per sé, è tutto perfetto. Se invece alla fine il conto viene diviso fra tutti gli ospiti, chi ha ordinato una zuppa di lenticchie potrebbe essere infastidito dal fatto di non aver ordinato una bistecca. E quando chi ha mangiato una bistecca non ha i soldi per pagarla e il conto da saldare resta a quelli che hanno ordinato una zuppa, diventa tutto ancora piu' amaro".

Per questo sta crescendo l'opposizione nei confronti dei piani della Commissione Europea - anche all'interno dell'Eurogruppo - dove alcuni paesi del nord stanno aprendo la strada, come accade anche nella CDU. Anche Thomas Mayer si oppone ad una messa in comune delle responsabilità. I cittadini e i contribuenti tedeschi, attraverso i cosiddetti i saldi "Target 2", avrebbero già sovvenzionato l'euro con circa 950 miliardi di euro. Ci stiamo avvicinando alla svelta al trilione. Contemporaneamente il livello dei crediti Target corrisponde ad una reale perdita di prosperità del popolo tedesco di pari misura. Inoltre, in un eventuale collasso della zona euro, questa somma molto probabilmente sarebbe persa.

Thomas Mayer chiede che la Bundesbank congeli i saldi "Target 2" e li sostituisca con un nuovo sistema "Target 3". Nel sistema Target 3, per poter ricorrere ai prestiti, sarebbe necessario depositare delle garanzie - come l'oro ad esempio. Un accesso illimitato ai prestiti in questo modo non sarebbe piu' possibile. Thomas Mayer: "cio' neutralizzerebbe gli squilibri della bilancia dei pagamenti all'interno dell'eurozona. Inoltre, se non fosse piu' sovvenzionato attraverso il meccanismo Target 2, l'euro verrebbe messo sotto pressione".

La conseguenza: sotto l'ombrello della moneta unica emergerebbero vari "euro nazionali". Questo significa che un "euro tedesco" potrebbe potenzialmente avere un valore intrinseco superiore rispetto a quello italiano. Questo problema è noto da tempo e ci sono sempre state diverse considerazioni su come poter affiancare all'euro delle valute parallele nazionali. Cosi' in Italia ad esempio ci sono state alcune proposte per emettere dei titoli di debito, che nei confronti dell'euro si inflazionerebbero e che nei fatti equivarrebbero a una valuta parallela. Tuttavia un simile sviluppo allontanerebbe prima o poi l'euro dal suo ruolo di concorrente del dollaro. Sarebbe probabilmente il renmibi cinese in futuro ad assumere questo ruolo.

Non bisogna inoltre dimenticare che un euro piu' economico per la Germania porterebbe con sé dei problemi strutturali nell'economia tedesca. Rimuoverebbe infatti la pressione all'innovazione che invece si genera da una moneta forte. Come conseguenza l'economia tedesca rinuncia agli aumenti di produttività - e perde potenzialmente competitività. Cio' si noterebbe immediatamente in caso di rottura dell'euro.

Anche la grande dipendenza dell'economia tedesca dal settore automobilistico potrebbe dimostrarsi un'ipoteca sul futuro - soprattutto in considerazione delle discussioni sugli sviluppi del motore a combustione. Per quanto riguarda le tecnologie del futuro, la Germania resta relativamente debole. L'euro in questo ambito ha agito come un " dolce veleno" rallentando la modernizzazione dell'economia tedesca.

Thomas Mayer: "nel lungo periodo l'unione di trasferimento non porterà benefici neanche ai paesi riceventi perché eliminerà ogni incentivo a rendere la propria economia piu' competitiva. Siamo di fronte ad un dilemma: la BCE non puo' continuare come ha fatto fino ad ora - pena il crollo della fiducia nell'euro. La roadmap della Commissione UE per un approfondimento dell'unione economica e monetaria equivarrebbe ad un trasferimento dei rischi e finirebbe per indebolire l'intera eurozona. Per questo la crisi dell'euro - che è anche una crisi di bilancia commerciale - dovrebbe essere risolta ponendo fine al sistema di trasferimento Target 2. Per gli scambi con i nostri partner non europei dovremmo riflettere su come modificare le aliquote IVA allo scopo di riequilibrare la bilancia commerciale tedesca".


martedì 8 maggio 2018

La nuova politica migratoria della Linke: aiutiamoli a casa loro!

Breve traduzione di alcuni passaggi significativi dal recente documento della Linke con il quale alcuni esponenti di spicco del partito di sinistra, in linea con Oskar Lafontaine Sahra Wagenknecht, prendono posizione contro le "frontiere aperte" e dicono quello che sono in molti a pensare ma che fino ad ora a sinistra non si poteva dire: aiutiamoli a casa loro! Documento completo dal sito di Fabio De Masi


Legge sull'immigrazione e diritto d'asilo

Nel dibattito attuale, l'immigrazione e l'asilo spesso sono stati confusi fra di loro, a volte involontariamente, altre volte per scopi politici. Entrambi devono tuttavia restare distinti, non solo dal punto di vista giuridico-amministrativo, ma anche dal punto di vista normativo e della teoria dell'azione. La fuga da un paese e l'immigrazione non sono solo formalmente e amministrativamente diversi fra di loro, ma sono anche azioni con diverse condizioni di scelta, diversi moventi e diversi obiettivi, che  devono percio' essere considerate e classificate differentemente dal punto di vista politico ed etico.

La protezione illimitata garantita alle persone bisognose è qualcosa di molto diverso rispetto all'immigrazione illimitata, che invece include tutti coloro che desiderano guadagnare un po' di piu' oppure migliorare il proprio tenore di vita. Nel primo caso si tratta di misure di protezione o di salvataggio indirizzate a persone in una situazione di emergenza o potenzialmente pericolosa. Nell'altro caso la migrazione è un atto motivato dal punto di vista socio-economico, che non è né senza alternative, né rappresenta l'ultima possibilità, ma che piuttosto è una scelta fatta fra le varie opzioni possibili. I paesi riceventi in questo caso hanno il diritto di regolare l'immigrazione.

Sebbene la Carta dei diritti umani delle Nazioni Unite sancisca un diritto universale all'emigrazione, tuttavia non è in alcun modo previsto un corrispondente diritto universale all'immigrazione. Non esiste di fatto un diritto alla libertà di movimento globale e alla libertà di stabilirsi ovunque e non ci sarà nulla di simile nel prossimo futuro. Mettere sullo stesso piano il diritto d'asilo con quello "all'immigrazione" è totalmente infondato dal punto di vista dei fatti, delle norme e della teoria. In definitiva cio' indebolirebbe la forza politica e morale della legge sull'asilo che verrebbe reso superfluo e svalutato da una legge sull'immigrazione illimitata.

Politica sull'immigrazione e stato

Il modello delle frontiere aperte in un mondo solidale e pacifico è una visione per il futuro a cui miriamo. Allo stato attuale tuttavia le condizioni non sono soddisfatte. Abbiamo bisogno di soluzioni realistiche intermedie e transitorie che ci avvicinino a questo obiettivo. Devono essere praticabili nelle attuali condizioni ed essere accettabili da quella parte della popolazione composta da lavoratori dipendenti e dalla parte meno privilegiata della società. In un ordine mondiale dominato dal capitalismo neoliberista globalizzato e organizzato in stati territoriali puo' farlo solo lo stato sociale, inevitabilmente organizzato su base nazionale, il quale agisce come istanza pratica per una politica migratoria umanitaria e sociale. Solo su questa base sarà realisticamente possibile costruire una posizione seria. Dovremmo pertanto orientarci alle nazioni unite in cui sono rappresentati sia i paesi di emigrazione che di immigrazione, come i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Li' si discute dal 2016 di un "patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare". L'Onu riconosce esplicitamente la sovranità nazionale nel plasmare la politica di immigrazione, a condizione che siano rigorosamente rispettate tutte le norme e gli standard umanitari, legali e sociali.

Puntata precedente sullo stesso tema

domenica 6 maggio 2018

Hartz IV, quando restano solo 1.77 euro all'ora

Tutti parlano della riforma di Hartz IV o addirittura del suo superamento, ma quali sono i numeri del sistema tedesco per l'aiuto alle persone in stato di necessità, piu' comunemente conosciuto come Hartz IV? Qualche cifra per fare un po' di chiarezza, ne parla Die Zeit.


9.6 % di tutte le famiglie percepisce un sussidio Hartz IV

Il numero dei disoccupati in Germania continua a scendere: al momento ci sono 2.38 milioni di persone registrate come disoccupate. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il minimo storico del 5.3 %. Alcuni sognano addirittura di arrivare alla piena occupazione. Ma quasi una famiglia su dieci ricevere un sussidio oppure un'integrazione salariale Hartz IV. Nelle statistiche dell'Agenzia Federale per l'occupazione ci sono circa sei milioni di persone registrate come bisognose che ricevono prestazioni dalla sicurezza di base per chi è in cerca di un lavoro. Fra queste ci sono le  indennità di disoccupazione e le prestazioni ai sensi del secondo codice di sicurezza sociale, comprese le indennità di sostegno per l'alloggio e gli assegni per i figli (oltre al Kindergeld) pagate ai lavoratori a basso reddito. "Cio' significa che il 7.8% della popolazione in età lavorativa ha bisogno di aiuto", scrive la Bundesagentur für Arbeit nelle sue ultime statistiche, "vale a dire il 9.6% di tutte le famiglie".

650, i giorni che un disoccupato in media rimane nel sistema Hartz IV

Chi riceve un sussidio Hartz IV oggi lo percepisce in media per un periodo piu' lungo rispetto a quanto accadeva qualche anno fa. La durata media è salita fino a 650 giorni. Otto anni fa erano 555 giorni. Cio' significa che molte persone oggi tendono a restare disoccupate piu' a lungo rispetto al 2010. Ma significa anche: dopo circa 2 anni gli Hartz IV trovano un nuovo lavoro. Attualmente ci sono circa 317.000 disoccupati che percepiscono un sussidio di disoccupazione da oltre 3 anni. Nel 2011 erano meno, cioè 298.000. La Linke recentemente ha voluto attirare l'attenzione su questo tema con un'interrogazione parlamentare. L'aumento della durata del periodo di percezione del sussidio indica una "cronicizzazione della disoccupazione di lunga durata", ha detto un portavoce della Bundesagentur für Arbeit. 

841.000 sono disoccupati di lunga durata

Anche il numero dei disoccupati di lunga durata negli ultimi anni è diminuito. Mentre nel 2005 erano circa 1.8 milioni, al momento sono solo 841.000. Secondo l'agenzia federale per l'impiego viene considerato disoccupato di lunga durata chi da piu' di un anno è alla ricerca di un lavoro. Messo in questo modo non sarebbe una prova del fatto che le riforme Hartz abbiano reso il mercato del lavoro piu' asociale e del fatto che solo i disoccupati in grado di lavorare possano reintegrarsi nei periodi di boom. Inoltre, attualmente ci sono oltre 1.2 milioni di posti di lavoro vacanti. Fra questi ci sono molti lavoratori non qualificati o poco qualificati, dicono i ricercatori. E' quindi probabile che in molti luoghi vi sia una discrepanza fra il tipo di posti di lavoro vacanti e le persone in cerca di un lavoro in quel luogo.

1.570.000 percettori di Hartz IV sono disoccupati

Non tutti i beneficiari sono disoccupati, al contrario. In generale, i sussidi vengono  pagati anche ai partner che non lavorano e che vivono nella stessa famiglia. E naturalmente anche ai bambini minorenni, percio' il numero dei destinatari di Hartz IV è molto piu' grande rispetto al numero dei disoccupati. Inoltre i sussidi vengono pagati anche quando le persone in stato di necessità non possono lavorare, perché hanno dei bambini piccoli oppure perché devono prendersi cura dei genitori, per questa ragione l'accettazione di un lavoro viene considerata irragionevole. Non vengono tuttavia considerati come disoccupati. Nel complesso i percettori di Hartz IV che non sono in condizione di lavorare sono circa 1.7 milioni di persone. Fra questi ci sono coloro che sono troppo vecchi, sono malati oppure sono troppo giovani. I restanti 4.2 milioni di percettori di un sussidio sono tuttavia sufficientemente sani per lavorare e sono in età da lavoro. Di questi, 1.57 milioni sono registrati come in cerca di un lavoro. Gli altri 2.6 milioni non sono considerati disoccupati e lavorano per meno di 15 ore a settimana (ungeförderten Beschäftigungsverhältnissen), partecipano ad una misura di  formazione oppure riqualificazione, lavorano regolarmente con un mini-job, hanno un lavoro regolare oppure sono lavoratori autonomi. Nel complesso il 29% dei percettori guadagna qualcosa con il proprio lavoro retribuito.

205.000 destinatari di Hartz IV lavorano a tempo pieno

371.000 lavoratori dipendenti e percettori di un sussidio Hartz IV - circa un terzo - hanno solo un mini-job, guadagnano quindi al massimo 450 al mese. Di questi soldi possono trattenere al massimo i primi 100 euro, il resto viene  scalato dal sussidio pubblico. Oltre la metà, vale a dire 598.000, sono  lavoratori dipendenti con un lavoro che prevede un'assicurazione sociale, pagano quindi i contributi per la sicurezza sociale. Spesso lavorano a tempo parziale (393.000 occupati). Ciò è dovuto principalmente al fatto che molti genitori single o genitori in famiglie sussidiate non possono o non vogliono lavorare a tempo pieno a causa dei loro figli. Oppure perché il datore di lavoro non offre un lavoro a tempo pieno. Nel complesso 205.000 persone hanno anche un lavoro regolare a tempo pieno - ma guadagnano cosi' poco che devono fare affidamento sui servizi di supporto previsti da Hartz IV. Sono di fatto lavoratori nel cosiddetto settore a basso reddito. Ci sono poi quasi 90.000 lavoratori autonomi che necessitano di un ulteriore aiuto finanziario. Non possono superare sia per se stessi o per la loro famiglia la soglia di reddito che i codici sociali indicano come il massimo per percepire un aiuto sociale. Per una coppia con due bambini si tratta di circa 1.300 euro al mese, a cui si aggiunge un sussidio per l'abitazione in media di 644 euro netti. 

Un Hartz IV puo' trattenere dal salario orario 1.8 euro l'ora

Del denaro che i percettori di Hartz IV guadagnano con il proprio lavoro possono tenerne solo una piccola parte. Solo i primi 100 euro possono essere intascati senza tasse. Ogni euro aggiuntivo deve essere scalato dal sussidio all'80-90% - la stessa somma sarà poi esclusa da altre prestazioni in egual misura, come ad esempio i sussidi di disoccupazione, i sussidi per l'alloggio o gli assegni per i figli. Ciò significa che con un salario orario di 8,84 euro e un'aliquota dell'80%, al lavoratore resteranno solo 1.77 euro. Gli Aufstocker e coloro che ricevono un'integrazione salariale, fra tutti i salariati, hanno l'aliquota piu' elevata, afferma l'economista Andreas Peichl, responsabile del Centro per la ricerca Ifo. Se con il loro reddito superano determinate soglie, allora potrebbe anche accadere che alcune prestazioni, come l'assegno per i figli, vengano completamente annullate. Di conseguenza in certe condizioni potrebbero anche ricevere un netto inferiore rispetto a quanto accadrebbe senza i guadagni aggiuntivi. E questo nei fatti è un incentivo a non aumentare il numero di ore lavorate oppure a non accettare un lavoro meglio retribuito, secondo Peichl.

946 euro è il sussidio medio mensile per i singoli e le famiglie

In media ogni comunità di bisogno (Bedarfsgemeinschaft) riceve 946 euro al mese. Un tale unità è composta in media  da 1.9 persone. Il 55 % dei beneficiari di prestazioni sono tuttavia singoli, cioè persone che vivono da sole. Ma nel restante 45 % delle famiglie ci sono anche dei coniugi o dei figli. Dei 946 euro, in media 785 euro sono rappresentati dalle indennità di disoccupazione e sociali. Ci sono in media anche 379 euro aggiuntivi per l'alloggio e il riscaldamento. Le prestazioni per le assicurazioni sociali sono altri 152 euro al mese. Ci sono anche 9 euro di prestazioni varie aggiuntive. L'importo del pagamento dipende anche dalla regione e dal comune in cui il destinatario vive: mentre il Nordrhein-Westfalen e l'Hessen pagano il massimo con rispettivamente 996 e 992 euro al mese, la Sassonia e la Turingia chiudono la classifica con 814 e 819 euro mensili. Tra le grandi città, Colonia ha il budget piu' alto per ogni percettore, ovvero 1.069 euro. Segue Stoccarda con 1.060 euro, c'è poi Monaco con 1.050 euro e Francoforte con 1.037 euro. A Berlino le famiglie beneficiarie ricevono in media 1.005 euro. Gli importi differiscono principalmente a causa del diverso costo degli affitti.

sabato 5 maggio 2018

Il nuovo militarismo franco-tedesco

Nonostante i diversi interessi strategici, sotto la presidenza Macron è ripartita la cooperazione militare fra Francia e Germania: non solo la missione comune in Mali, ma anche gli investimenti e gli addestramenti congiunti fanno pensare che questo potrebbe essere il prototipo del futuro esercito europeo. Ne parla German Foreign Policy


Divergenze in politica estera

La cooperazione militare franco-tedesca, che sotto la presidenza di Emmanuel Macron dovrà essere intensificata rispetto a quanto fatto fino ad ora, da tempo procede a rilento. La causa di fondo non sarebbe la differenza tra le culture strategiche delle forze armate dei 2 paesi: l'esercito francese ha infatti molti anni di esperienza operativa all'estero, soprattutto in Africa, la Bundeswehr opera all'estero solo a partire dagli anni '90. Molto piu' importanti sono invece le differenze fra Parigi e Berlino in materia di politica estera. Queste sono state recentemente evidenziate dalla Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (DGAP) in un'analisi dettagliata.[2] Secondo il documento le attività estere dei due stati non differiscono solo "nei mezzi diplomatici applicati" ma soprattutto differiscono "dal punto di vista geografico". Mentre la Repubblica federale tedesca persegue tradizionalmente forti interessi nell'Europa orientale e sud-orientale e in Turchia, la Francia vede come sua principale area di interesse l'Africa e il Medio Oriente. L'esempio più recente è il coinvolgimento francese nell'attacco alla Siria del 14 aprile. Le divergenze rendono piu' difficili gli interventi comuni.

Differenze militari

Modesti sono stati anche i risultati pratici della cooperazione militare franco-tedesca avviata verso la fine degli anni '80. Un esempio tipico è fornito dalla Brigata franco-tedesca, la cui fondazione fu decisa il 13 novembre 1987 e ufficialmente completata due anni dopo. La Brigata è stata utilizzata per la prima volta alla metà degli anni '90 - nella Jugoslavia in frantumi, dove la Germania perseguiva enormi interessi. L'impiego della brigata, nell'interesse francese - come ad esempio in Africa - è stato sistematicamente bloccato dalla Germania fino al 2014, quando c'è stato il dispiegamento di oltre 5.000 unità in Mali. In precedenza, la brigata franco-tedesca era stata utilizzata in Afghanistan; tuttavia i soldati tedeschi e francesi erano di stanza in luoghi diversi. [3] Non capita spesso che due stati "si trovino allo stesso momento, nello stesso luogo e con gli stessi obiettivi", aveva chiarito il comandante della brigata, Bertrand Boyard, commentando le non trascurabili divergenze. [4]  Anche il prossimo utilizzo della Brigata, che dovrebbe iniziare nell'autunno di quest'anno in Mali, non si realizzerà in maniera uniforme: mentre le unità francesi della Brigata parteciperanno all'operazione francese Barkhane, le truppe tedesche saranno invee integrate nella missione UE EUTM Mali e in quella dell'Onu MINUSMA.

Addestramento congiunto delle truppe

Nel frattempo la cooperazione viene ulteriormente rafforzata partendo dalla base. Cosi' Berlino e Parigi hanno concordato di organizzare insieme l'addestramento dei piloti per i grandi velivoli da trasporto A400M. L'aereo viene prodotto congiuntamente da Germania e Francia - con il coinvolgimento di Spagna e Regno Unito. Il mezzo sarà acquistato dalle forze armate di entrambi i paesi in quantità di oltre quattro dozzine. La cooperazione militare renderà possibile effettuare una parte dell'addestramento dei piloti sull'A400M in Germania, e un'altra parte in Francia, secondo quanto riportato dalla Bundeswehr. La formazione iniziale, che dura 3 mesi, avrà luogo a Wunstorf mentre quella per il volo tattico al Centre d'Instruction des Équipages de Transport di Orléans. Quest'ultima consentirà ai piloti tedeschi di testare anche i voli particolarmente lunghi: secondo quanto riferito dalla Luftwaffe un soldato tedesco, fra le altre cose, avrebbe completato un volo verso la Nuova Caledonia, un arcipelago francese nel sud-ovest del pacifico .[5]

Trasporto militare congiungo

Una stretta cooperazione è prevista anche nel trasporto aereo tattico. Germania e Francia hanno iniziato a costruire uno squadrone di trasporto aereo comune che sarà equipaggiato con quattro aerei da trasporto francesi e sei tedeschi del tipo C-130J Hercules. Il suo compito sarà quello di effettuare voli di trasporto verso destinazioni di atterraggio troppo piccole per l'A400M. La squadra di trasporto aereo sarà allestita nella francese Évreux, dove dal 2021 in poi verranno addestrati piloti e personale di terra. A tal fine è in costruzione un centro di formazione franco-tedesco. La Bundeswehr vuole destinare un totale di 200 soldati allo squadrone, che dal 2024 dovrebbe essere pienamente operativo. Secondo i piani avrà equipaggi di guida e equipaggi di terra binazionali. [6] Il primo C-130J è già stato consegnato in Francia il 15 gennaio. Erano presenti, oltre al ministro della difesa francese, Florence Parly, l'ispettore dell'aeronautica tedesca, il tenente generale Karl Müllner, nonché il capo della pianificazione del ministero della difesa tedesco,il  tenente generale Erhard Bühler.

Una nuova Europa

L'ampliamento della cooperazione - come l'intensificazione della cooperazione militare e l'attuazione delle riforme economiche sulla base del modello dell'Agenda 2010 tedesca [7] - fa parte dell'aggiustamento strutturale a cui la Francia si sottopone per adeguarsi all'idea che la Germania ha dell'UE, concetti che il presidente francese Emmanuel Macron subito dopo il suo insediamento ha iniziato a mettere in pratica. Macron anche per questo sarà insignito del prestigioso premio Carlo Magno di Aachen, che gli verrà consegnato il prossimo 10 maggio nel municipio di Aachen. La lettera di accompagnamento del direttorio del premio Carlo Magno recita che il premio è stato assegnato "in onore del Presidente della Repubblica francese", per la "sua visione di una nuova Europa", cosi' come per essere "un leader coraggioso capace di rinnovare il sogno europeo" e come incoraggiamento "per la speranza di un nuovo capitolo di successo della storia europea".[8] Come si può vedere dalle riforme interne di Macron e dalla sua cooperazione in politica estera e militare con Berlino, la "nuova Europa" sarà basata sul modello tedesco.

[1] S. dazu Die Rüstungsachse Berlin-Paris.

[2] Claire Demesmay (Hg.): Vorteilhafte Verschiedenheit. Zeit für gemeinsame außenpolitische Initiativen von Frankreich und Deutschland. DGAPkompakt Nr. 9. April 2018.

[3] Thomas Wiegold: Deutsch-Französische Brigade: Getrennt marschieren, getrennt schlagen, getrennter Einsatz im gleichen Land. augengeradeaus.net 29.01.2018.

[4] Thomas Hanke: Der Prototyp der europäischen Armee. handelsblatt.com 05.02.2018.

[5] Deutsch-Französische Freundschaft im Cockpit. bundeswehr.de 28.04.2018.

[6] Erste C-130J für deutsch-französischen Lufttransportverband. bundeswehr-journal.de 15.01.2018.

[7] S. dazu "So deutschfreundlich wie nie zuvor".

[8] Karlspreis 2018: Begründung des Direktoriums der Gesellschaft für die Verleihung des Internationalen Karlspreises zu Aachen an den Präsidenten der Französischen Republik. karlspreis.de.

giovedì 3 maggio 2018

Stipendi in Germania: 3,7 milioni guadagnano meno di 2.000 euro lordi

Al di là degli stipendi mirabolanti dei leggendari operai della Porsche e della Mercedes, in Germania dati alla mano 3.7 milioni di occupati a tempo pieno, vale a dire il 17.7% di tutti i dipendenti a tempo pieno, guadagnano meno di 2.000 euro lordi al mese. Per chi è in Steuerklasse I, sono al massimo 1.350 euro netti al mese, senza tredicesima, senza quattordicesima e senza TFR. Ne parla Der Spiegel su dati forniti direttamente dal governo federale.


Circa 3.7 milioni di occupati a tempo pieno guadagnano meno di 2.000 euro lordi al mese. E' quanto emerge da una risposta del governo federale ad una interrogazione presentata dalla Linke al Bundestag.


Secondo gli ultimi dati disponibili, relativi alla fine del 2016 - cifre piu' recenti non sono disponibili - si tratta del 17.7 % di tutti i dipendenti a tempo pieno coperti da un'assicurazione sociale. Nei Laender occidentali la percentuale era del 14.7%, in quelli orientali addirittura del 31.2%.

Per quanto riguarda i singoli Laender, la proporzione dei dipendenti a tempo pieno che guadagnava meno di 2.000 euro lordi al mese calcolata sul totale dei dipendenti a tempo pieno coperti da un'assicurazione sociale era la seguente:

Mecklenburg-Vorpommern 36,7 Prozent,
Thüringen 34,1 Prozent,
Sachsen 34,3 Prozent,
Sachsen-Anhalt 33,7 Prozent,
Brandenburg 33,6 Prozent,
Berlin 20,8 Prozent,
Schleswig-Holstein 19,2 Prozent,
Niedersachsen 18,1 Prozent,
Rheinland-Pfalz 16,5 Prozent,
Bremen 15,6 Prozent,
Saarland 15,5 Prozent,
Nordrhein-Westfalen 15,0 Prozent,
Bayern 14,0 Prozent,
Hessen 13,7 Prozent,
Hamburg 12,8 Prozent,
Baden-Württemberg 12,4 Prozent

L'esperto di politiche sociali della Linke, Sabine Zimmermann, che ha preparato l'interrogazione parlamentare nei giorni precedenti il Primo Maggio, ha esortato il governo federale a fare di piu' per allineare ulteriormente i salari, soprattutto fra la Germania dell'est e quella dell'ovest. A causa dell'inflazione e dell'aumento degli affitti che in molte città stanno esplodendo, non è piu' possibile andare avanti con meno di 2.000 euro lordi al mese. Zimmermann fra le altre cose ha chiesto un aumento del salario minimo dagli attuali 8.84 euro fino a 12 euro.

Anche la Hans-Böckler-Stiftung in un recente studio pubblicato qualche giorno fa aveva sottolineato che non ci sono solo Monaco e Colonia fra le città in cui il salario minimo non è piu' sufficiente per andare avanti senza aiuti pubblici. Anche a Duisburg o Wuppertal, secondo lo studio, la vita per chi percepisce un salario minimo è ormai troppo costosa per poter sopravvivere senza dover ricorrere ai sussidi pubblici.