lunedì 11 maggio 2020

Paura e sfruttamento nei grandi mattatoi del nord

Nelle ultime settimane alcuni grandi mattatoi nel nord della Germania sono diventati l'epicentro di una nuova ondata di contagi, soprattutto fra le migliaia di immigrati arrivati dall'Europa dell'est e costretti a lavorare per pochi soldi, senza diritti e a dormire nelle stesse stanze in abitazioni di fortuna o baracche. Die Zeit intervista il sacerdote cattolico Peter Kossen, che da anni si batte per i diritti dei lavoratori dell'est.


ZEIT: I mattatoi tedeschi si stanno trasformando sempre di piu' in un hotspot corona. Ad aprile il contagio è scoppiato in uno stabilimento di produzione di carne a Birkenfeld (nel Baden-Württemberg). Ora ad essere colpiti sono i mattatoi di Coesfeld e Oer-Erkenschwick (in Renania settentrionale-Vestfalia) e Bad Bramstedt (Schleswig-Holstein). Qual è il problema?

Peter Kossen: per dirla senza mezzi termini: il problema è il sistema. In termini concreti, si tratta fondamentalmente delle condizioni di lavoro, perché queste persone di solito non sono impiegate dalle aziende, ad esempio dai macelli, ma tramite dei fornitori esterni di personale. Quindi non vengono solo impiegati per attutire i picchi di produzione, ma arrivano a rappresentare fino alll'80% della forza lavoro. In realtà, lavorano 60 ore alla settimana, sono totalmente esausti e sono quindi particolarmente sensibili alle malattie.

ZEIT:  almeno a casa i dipendenti dovrebbero essere in grado di rilassarsi. Ma lei critica anche le sistemazioni di questi lavoratori a tempo. Come dobbiamo immaginarcele?

Kossen: il mercato immobiliare in Germania è molto difficile. I lavoratori migranti che qui non hanno contatti sociali e che spesso non parlano neanche la lingua devono accontentarsi di quello che trovano - e questo è spesso è quello che ti offrono le società di fornitura di lavoratori. Si tratta di alloggi collettivi, in stabili disastrati, stanze distrutte, stipate di persone

ZEIT: in che senso "stipate"?

Kossen: nella mia zona di Lengerich c'è un ex-hotel con 55 nomi sulle cassette postali. L'edificio sicuramente non ha cosi' tante stanze - le stanze sono occupate da piu' persone. Nessuno può veramente mantenere le distanze di sicurezza. Inoltre si tratta anche di un vecchio edificio. Si pongono anche delle questioni igieniche. È cosi' in tutto il paese. Ecco perché il governo del Land del Nord Reno-Westfalia ora vorrebbe controllare queste sistemazioni.

ZEIT: non è successo finora?

Kossen: per niente. Mi occupo del tema da otto anni e le circoscrizioni e i comuni si scaricano le responsabilità fra di loro. Nessuno si sente responsabile e in realtà nessuno vuole trovarsi il problema fra i piedi.

ZEIT: cosa propone lei allora?

Kossen: c'è già un regolamento anti-crisi del Ministero federale del lavoro e degli affari sociali che dice: "una persona - una stanza". Si potrebbe iniziare con questo.

ZEIT: Dove bisognerebbe trovare questi spazi?

Kossen: questa domanda bisognava porsela prima. Ora, in questa situazione acuta, si potrebbe utilizzare la capacità alberghiera disponibile. È costoso, ma forse si potrebbero comunque salvare delle persone. Naturalmente, questa è solo una soluzione temporanea, nel lungo termine l'unica soluzione può essere solo l'edilizia popolare, fondamentalmente strutture. Anche i trasferimenti sono un pericolo. Le persone spesso vengono portate sul posto di lavoro in piccoli furgoni all'interno dei quali non è possibile rispettare le precauzioni di sicurezza.  

ZEIT: quanti lavoratori interinali che lavorano e vivono in queste condizioni ci sono nell'industria della carne?

Kossen: il governo del Land Nord Reno-Westfalia ora chiede che tutti i dipendenti con un contratto d'opera siano sottoposti a un test e si aspetta che almeno 17.000-20.000 persone lo facciano. Solo nei grandi macelli di questo Land.

ZEIT: qual è la percentuale della forza lavoro composta dai lavoratori delle agenzie?

Kossen: ci sono delle differenze. Ci sono macelli in cui costituiscono tra i due terzi e l'80 percento, ma anche macelli in cui ce ne sono di meno. In nessun caso, tuttavia, questo utilizzo ha ancora qualcosa a che fare con il modo in cui il lavoro temporaneo originariamente era stato concepito: per i picchi di produzione

ZEIT: perché così tanti di questi lavoratori provengono dai paesi dell'Europa dell'est e del sud-est?

Kossen: perché in quei paesi c'è una grande mancanza di prospettive. Se in alcune zone della Romania, come la Valacchia, vengono promessi salari da 1.500 euro al mese, allora sembra di andare davvero un paradiso. Nel frattempo, molti lavoratori arrivano da oltre i confini dell'UE. I controlli sul lavoro sommerso devono affrontare un'ondata di passaporti falsi

ZEIT: non ci sono delle norme igieniche?

Kossen: i mattatoi hanno regole molto rigide. Fino a che punto vengano mantenute le distanze minime non lo posso sapere. La vera barriera sicuramente è la mancanza di competenze linguistiche.

ZEIT: quale ruolo hanno i subappaltatori? Alla fine si tratta anche delle sistemazioni.

Kossen: uno dovrebbe chiedersi fino a che punto le aziende possono delegare le proprie responsabilità, come fanno da anni. Si dice sempre: "Non possiamo fare nulla contro il dumping sociale e salariale". È un po troppo facile. Secondo me, tra i molti subappaltatori esiste anche un alto livello di criminalità: traffico di esseri umani, frodi al sistemas sociale e altri crimini vari. Fino a quanso sono lasciati nell'area grigia, è possibile ogni abuso.

ZEIT: quali catene di supermercati ricevono consegne da questi macelli?

Kossen: tutti. Ci sono anche cinque importanti catene di supermercati in Germania: Aldi Nord e Süd, Edeka, Lidl e Rewe. Offrono anche prodotti biologici, ma tutti ricevono la loro carne da lì. Ci sono solo alcune eccezioni, come Böseler e Goldschmaus, che appartengono al gruppo della famiglia. Hanno assunto alcune centinaia di lavoratori precedentemente impiegati con un contratto d'opera, e gli stanno anche costruendo degli appartamenti.

ZEIT: suo fratello è un medico e tratta anche i lavoratori migranti. Come stanno in termini di salute e di cura?

Kossen: le persone hanno molta paura. Non è che non sappiano cosa sta accadendo. Per inciso, hanno sempre avuto paura di farsi fare un certificato di malattia. La domanda è: chi pagherà se ora vanno in quarantena. Saranno ancora pagati? Dal punto di vista puramente legale, i subappaltatori dovrebbero farlo.

A causa della muffa presente nelle loro sistemazioni di fortuna, alcune persone hanno malattie respiratorie e - soprattutto nel quadro di un'infezione da coronavirus - hanno già una situazione difficile. Mio fratello visita le persone a casa e ha trovato una situazione del genere. Non accade ovunque, ma non è nemmeno un caso isolato.

ZEIT: l'industria della carne non è l'unico settore in cui prevalgono tali condizioni disumane o addirittura pericolose per la vita. Quali altri settori sono interessati?

Kossen: le attività di spedizione hanno strutture molto simili e lavorano anche loro con dei subappaltatori. C'è un centro di spedizione Amazon a Winsen an der Luhe vicino ad Amburgo, considerato uno dei più moderni d'Europa e dove ora ci sono molte persone infette. Oppure è evidente anche nelle postazioni di carico nelle stalle, dove si infilano tacchini e polli in casse pronte per la macellazione che poi - di solito di notte - vengono caricate sui camion. Un lavoro molto duro e difficile da controllare.

ZEIT: per questo lei un anno fa ha fondato l'Associazione Dignità e giustizia. Che almeno ora in questa fase sta ricevendo più attenzione, perché il contagio potrebbe improvvisamente colpire tutti i cittadini.

Kossen: È così. Avremmo auspicato maggiore attenzione anche in passato, ma se la cosa non ti tocca personalmente, non fa molto male. Ora improvvisamente abbiamo un hotspot Corona qui a Coesfeld, e all'improvviso la gente viene da me e mi dice: sappiamo che c'è un alloggio nel quartiere, e ora abbiamo paura.


domenica 10 maggio 2020

Miliardi di euro per Thissen, Lufthansa e Adidas, per i lavoratori autonomi solo Hartz IV

Mentre i grandi gruppi del Dax sono stati immediatamente attaccati alla flebo della liquidità governativa, per i piccoli lavoratori autonomi colpiti dalla crisi non resta altro che richiedere Hartz IV, in attesa di tempi migliori. Un articolo molto interessante da Cives.de




Sei settimane dopo l'avvio del pacchetto di aiuti federali per l'emergenza Coronavirus, la Kreditanstalt für Wiederaufbau ha presentato i primi risultati. Importanti beneficiari come Adidas e Puma, Media-Markt e Saturn, Sixt e TUI sono stati attaccati alla flebo della liquidità del governo. Solo 375.000 aziende, tuttavia, possono presentare una domanda per ricevere i 600 miliardi di euro messi a disposizione dal governo. Una parte sostanziale degli oltre 3,1 milioni di aziende con meno di dieci dipendenti, imprese individuali, liberi professionisti e lavoratori autonomi pagherà con la propria scomparsa il blocco dell'economia, rivenduto da questo governo federale come "senza alternativa".

Primo bilancio di successo per gli aiuti federali nell'emergenza Coronavirus

Sei settimane dopo l'inizio del programma di "aiuti Corona", il nome suona bene, arriva il primo bilancio record della banca federale per lo sviluppo (KfW): nel suo comunicato stampa del 30 aprile 2020, la KfW annuncia infatti un "buon inizio per il nuovo anno di sostegno all'economia della KfW". Per il piano di "supporto di liquidità alle aziende di tutte le dimensioni che hanno avuto difficoltà finanziarie a causa del coronavirus" partito il 25.3, la KfW ha ricevuto quasi 26.000 domande. Quasi il 99% di queste domande è stato accettato, per un volume totale di 33,1 miliardi di euro.

Fra gli importanti beneficiari che il governo federale ha attaccato alla flebo della liquidità ci sono:

- Il secondo produttore mondiale di articoli sportivi Adidas (anche Reebok fa parte del gruppo) ha ricevuto un totale di 3 miliardi di euro: di questi, 2,4 miliardi di euro provengono direttamente dalla KfW, altri 600 milioni sono forniti da un consorzio bancario.

- 900 milioni sono andati al fratello minore Puma: “… Per poter coprire i costi fissi e gli stipendi, Puma si è assicurata ulteriori prestiti per 900 milioni di euro. Oltre ai 625 milioni di euro erogati dalla banca pubblica per lo sviluppo statale KfW, il resto del finanziamento proviene da un consorzio di altre undici banche". Riferisce Handelsblatt il 7 maggio 2020

- 1,7 miliardi di euro sono andati a Ceconomy, meglio conosciuta come la madre delle catene di elettronica Media-Markt e Saturn. La società è in sofferenza fin dai tempi dello spin-off della divisione alimentare Metro avvenuto tre anni fa. KfW ha anche contribuito con 1,7 miliardi di euro a un prestito erogato dal sindacato.

- Thyssenkrupp ha ricevuto 1 miliardo di euro dalla KfW. Il gruppo di Essen, in difficoltà finanziarie, come molte altre società, soffre infatti per le conseguenze della crisi causata dal Coronavirus. Handelsblatt aveva riferito che a causa del blocco degli impianti nell'industria automobilistica, sono andati perduti degli introiti considerevoli. A fine marzo, quindi, Thyssenkrupp aveva già rivisto le sue previsioni per l'esercizio in corso. Migliaia di dipendenti lavorano con orario ridotto o sono in cassa integrazione. Con i prestiti della KfW, la società vuole coprire il tempo necessario fino al completamento della vendita della divisione ascensori.

- Lufthansa attualmente sta negoziando con il governo federale oltre 9 miliardi di euro, questo "pacchetto di stabilizzazione" dovrà essere finanziato dal Fondo di stabilizzazione economica (WSF), che (insieme agli aiuti della KFW) rappresenta un altro "ombrello di salvataggio" del governo federale per le società molto grandi con un volume complessivo di 600 miliardi di euro. Il WSF è stato progettato per "garantire la liquidità e la solvibilità delle aziende sane e competitive prima della pandemia". Le negoziazioni al momento non sono ancora complete, tuttavia, secondo le voci, si discute ancora il livello di partecipazione statale e il diritto del governo federale di avere voce in capitolo.

- la più grande azienda europea del settore turistico, TUI AG, riceverà 1,8 miliardi di euro come prestito ponte da parte della KfW. Grazie ai fondi della banca pubblica per lo sviluppo, la linea di credito esistente di TUI sarà aumentata per un importo di 1,75 miliardi di euro. Il prestito ponte della KfW è soggetto all'approvazione delle banche ... TUI aveva deciso di richiedere un prestito ponte alla KfW al fine di attutire gli effetti della pandemia di COVID-19, almeno fino a quando non sarà possibile riprendere le normali attività commerciali 

- 1,5 miliardi di euro per la società di autonoleggio Sixt: secondo quanto riportato da Sixt stessa, la società avrebbe ricevuto un prestito di 1,5 miliardi di euro dalla banca pubblica KfW e da quattro banche commerciali. Sixt ha bisogno dei soldi per finanziare la sua flotta di veicoli. La società a gestione familiare è senza un rating e sul mercato dei capitali non avrebbe alcun merito creditizio, ha ammesso il CEO Erich Sixt.


Aiuti del governo federale per fronteggiare il Coronavirus

Il governo federale si è impegnato con due grandi pacchetti - definiti "pacchetti di salvataggio":


Il Wirtschaftsstabilisierungsfonds (WSF)

Questo pacchetto è riservato alle società molto grandi. Vale a dire

- con un attivo totale di oltre 43 milioni di euro

- o più di 50 milioni di euro di fatturato

- o più di 249 dipendenti su una media annuale

Ci sono meno di 16.000 di queste aziende in Germania, che impiegano circa la metà dei dipendenti soggetti a contributi previdenziali.


"Strumenti" del Fondo per la stabilizzazione economica (WSF)

- "quadro di garanzie" da 400 miliardi di euro da parte del governo federale, con lo scopo di aiutare le aziende a rifinanziarsi sul mercato dei capitali (colmare la carenza di liquidità)

- 100 miliardi di euro come autorizzazione al credito (per chi?) per ricapitalizzare le aziende

- ulteriori 100 miliardi di euro per rifinanziare i programmi straordinari contro il Coronavirus della Kreditanstalt für Wiederaufbau



Programmi speciali della KfW contro le conseguenze del Coronavirus


Consorzio per il finanziamento della KfW

Per le medie e le grandi aziende, la KfW offre la partecipazione diretta ad un sindacato di finanziamento composto da diverse banche: la KfW si assume fino all'80% del rischio, ma non oltre il 50% del debito totale o il 30% delle attività totali del gruppo. La quota di rischio della KfW ammonta ad almeno 25 milioni di euro ed è limitata al 25% del fatturato annuo del 2019 o al doppio dei costi salariali del 2019 oppure delle necessità di finanziamento per i prossimi 12 mesi.


Prestito imprenditoriale della KfW oppure prestito ERP per le aziende

Questo programma è sostanzialmente aperto a piccole (10 o più dipendenti), medie e grandi imprese per fare degli acquisti (investimenti) e coprire i costi di gestione (risorse operative) fino a 1 miliardo di euro. L'importo massimo del prestito è limitato al 25% del fatturato annuo del 2019 oppure al doppio dei costi salariali del 2019, oppure alle attuali necessità di finanziamento per i prossimi 18 mesi per le piccole e medie imprese oppure 12 mesi per le grandi aziende, o il 50% del debito totale o il 30% del totale del bilancio di gruppo, per i prestiti superiori ai 25 milioni di EUR.

La KfW si assume la garanzia sul prestito fino all'80% per le grandi aziende e fino al 90% per le piccole e medie imprese.


Prestito rapido della KfW 2020

Questo strumento è disponibile per le aziende con 10 o più dipendenti, anche per acquisti (investimenti) e costi di gestione (mezzi operativi). Il prestito è garantito al 100% da una garanzia federale. I parametri principali sono:

- Prestito di sostegno per acquisti e costi di gestione

- Per le aziende con più di 10 dipendenti, presenti sul mercato almeno da gennaio 2019

- Assunzione del rischio al 100% da parte della KfW

- Nessuna valutazione del rischio da parte della banca (vedi i commenti di un addetto bancario, di seguito)

- Importo massimo del prestito: fino al 25% del fatturato annuo del 2019 per ogni gruppo di società

- Un massimo di 500.000 euro per ogni gruppo aziendale con più di 10 dipendenti fino a 50 dipendenti inclusi nell'azienda richiedente

- Un massimo di 800.000 euro per ogni gruppo aziendale con più di 50 dipendenti presso la società richiedente.

- Fino a 10 anni per il rimborso, primi 2 anni senza rimborso

Prerequisito: la società richiedente deve aver realizzato in media un profitto dal 2017 al 2019, oppure nel 2019.


600 miliardi di euro di fondi federali per un massimo di 375.000 aziende, quasi dieci volte di più, invece, rimangono sotto la pioggia ad aspettare senza un "ombrello di salvataggio"

Secondo il suo comunicato stampa del 30 aprile, dal 25 marzo 2020, la KfW ha ricevuto 25.500 domande riguardanti il programma di aiuto contro il Coronavirus, di cui quasi il 99% ha ricevuto un esito positivo per un volume complessivo di 33,1 miliardi di euro. Questo 99% sembra un dato molto alto.


Cosa dice un insider bancario al riguardo:

Questo numero per me è diventato più plausibile dopo aver parlato con un amico che fa parte del gruppo dirigente di una cassa di risparmio regionale. Ha riferito che il suo istituto aveva ricevuto ad inizio aprile più di 350 domande di prestiti "contro il Coronavirus". Rimane da chiedersi da dove dovrebbe provenire l'esercito di impiegati necessario per elaborare le domande per queste applicazioni in maniera tempestiva. I circa 22 tirocinanti dell'ultimo anno di formazione? I venti dipendenti scarsi con i quali l'ufficio per l'analisi del credito è stato dotato fino a quel momento, non sono in alcun modo sufficienti. 

Inoltre a ciò si aggiunge che sono stati proprio il Ministero federale delle finanze e l'Autorità federale di vigilanza finanziaria (Bafin) a rafforzare le linee guida per i prestiti (alle aziende). La formulazione nel prospetto della KfW (per ottenere il prestito rapido dellaKfW) "nessuna valutazione del rischio da parte della banca" è semplicemente ridicola. Perché secondo la legge bancaria tedesca (in particolare paragrafo 18 e 18a), le banche sono legalmente obbligate a controllare accuratamente le richieste di prestito e a tenersi informate sullo stato economico del mutuatario anche dopo la concessione di un prestito.


Riflessioni in merito

- In Germania operano circa 3,5 milioni di aziende. Circa 375.000 aziende appartengono alla categoria delle piccole, medie e grandi aziende che possono chiedere l'aiuto della KfW. Finora solo il 6,8% di queste società ammissibili ha presentato una domanda alla KfW, vale a un'azienda su 15.

- 14 aziende su 15 aziende in questa categoria non hanno alcuna possibilità di ottenere un prestito. Oppure la richiesta è bloccata in una gigantesca ondata arrivata alle circa 1.800 banche della Repubblica federale.

- scoprirarnno che tutti i programmi speciali della KfW contro il Coronavirus sono rivolti alle categorie delle piccole, medie e grandi imprese. Queste categorie sono definite - rigorosamente - solo se ci sono più di dieci dipendenti.

Misurate in questo modo:

- circa 294.000 piccole imprese hanno fra i 10 e i 49 dipendenti

- circa 64.000 medie imprese hanno fra i 50 e i 249 dipendenti e

- circa 15.000 aziende danno lavoro a 250 o più persone

Piu' di 3,1 milioni di aziende, tuttavia, tra cui le piccolissime imprese con meno di dieci dipendenti e un gran numero di ditte individuali, lavoratori autonomi e liberi professionisti, non appartengono a queste categorie di società. Tutte le decine di migliaia di artisti non sono coperti dal finanziamento federale. Gli aiuti di emergenza dei Laender sono limitati a poche migliaia di euro e non sono in alcun modo sufficienti per garantire l'esistenza dell'impresa. Chiedere a queste persone colpite di rivolgersi alla "sicurezza di base", ad HartzIV, rappresenta il massimo del cinismo.

Ancora una volta la presunta politica senza "alternativa" della Cancelliera Merkel e le "misure di blocco" con cui il governo federale inizialmente ha cercato di salvare la sua faccia di fronte a un completo fallimento nella valutazione del rischio e nella preparazione dall'epidemia, spingono l'esistenza di milioni di lavoratori autonomi e piccole imprese verso il disastro. Mentre il Ministro della Sanità Spahn non ha niente di meglio da fare che lanciare ogni giorno una nuova idea sulle app per la tracciabilità e sugli obblighi di segnalazione da parte dei medici, delle persone infette e delle persone sane... 

venerdì 8 maggio 2020

Verso la "Deeskalation"

Nei palazzacci del potere politico e finanziario la parola d'ordine del momento è "depotenziare" il recente verdetto della Corte costituzionale. Perché come scrive la FAZ, alla fine, "nessuna delle istituzioni coinvolte, né la BCE, né la Bundesbank, né il governo federale, ha davvero interesse a ingigantire il caso". Ne scrivono la Faz.net, la Süddeutsche Zeitung e Handelsblatt 



(...) Che succede ora? La BCE farà quello che la Corte costituzionale federale le ha chiesto di fare? Oppure cercherà di trincerarsi dietro il fatto che in linea di principio - come istituzione europea - c'è solo la Corte di giustizia europea a poterle chiedere di dare spiegazioni? Diversamente, d'ora in poi, tutti i tribunali dei singoli paesi si sentirebbero in diritto di esprimersi sulla banca centrale.

"Nessuna delle istituzioni coinvolte, né la BCE, né la Bundesbank, né il governo federale, del resto, hanno un qualche interesse a ingigantire il caso", si diceva mercoledì nei circoli vicini alla banca centrale. La spiegazione richiesta, peraltro, dal punto di vista tecnico è facile da preparare. Inoltre, ciò che la corte di Karlsruhe ha chiesto rientra nel campo delle "responsabilità" della banca centrale, un campo già chiaro, e il caso sollevato non influisce sulla sua indipendenza in termini di spazio di azione. Il presidente della BCE Christine Lagarde, lei stessa un avvocato, ha assunto la "responsabilità del procedimento": cercherà una soluzione accettabile per tutti.

Non è ancora chiaro tuttavia come saranno divisi i ruoli tra Bundesbank e BCE. Sarà la BCE a redarre le spiegazioni richieste, mentre poi sarà la Bundesbank a inoltrarlo al Bundestag e al governo - per evitare un rapporto di comunicazione diretta tra la BCE e il governo?

Anche le grandi banche tedesche sono del parere che la BCE alla fine cederà e presenterà la dichiarazione richiesta. Ad ogni modo, gli economisti di Deutsche Bank e Commerzbank non hanno dubbi. Nella sua prima lettura della sentenza, la banca centrale sembra lasciare aperta la possiblità di presentare la prova della proporzionalità richiesta dalla Corte costituzionale federale, ha dichiarato Jörg Krämer, capo economista della Commerzbank: "Mi aspetto tuttavia che alla fine lo farà". Stefan Schneider, capo economista per la Germania di Deutsche Bank, ha dichiarato: "In definitiva, si tratta solo di un documento formale che certifichi una ponderazione della proporzionalità".

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(...) Ma la vera grande questione è una: chi dovrà rispondere a questa richiesta? Alla BCE sono convinti che la Corte costituzionale tedesca non abbia nulla da dire alle autorità monetarie europee. Cosa accadrebbe se altre corti costituzionali nazionali stabilissero delle linee guida per le autorità monetarie? La Corte di giustizia europea (CGE) è la sola ad avere il diritto di decidere se la BCE sta violando i trattati in vigore.

La BCE di conseguenza ha reagito con una certa freddezza. Ha preso nota della decisione della Corte costituzionale federale, facendo riferimento alla sentenza della Corte di giustizia europea del 2018. I giudici lussemburghesi, infatti, avevano dato il via libera alla banca centrale europea per il suo programma di acquisto di obbligazioni degli anni passati, con il quale finora sono stati acquistati titoli per 2,3 trilioni.

La BCE si trova in mezzo a un guado. Da un lato, non si vuole far cucinare a fuoco lento dai giudici tedeschi, dall'altro, l'Euro-Tower non ha alcun interesse a intensificare il conflitto con l'opinione pubblica tedesca. Ignorare semplicemente la sentenza, pertanto, non sembrerebbe essere un'opzione ragionevole. Allo stesso tempo, la Corte costituzionale federale ha chiarito che la Bundesbank potrà partecipare agli acquisti di obbligazioni solo se la BCE fornisce una giustificazione coerente con le indicazioni di Karlsruhe. Quindi la Bundesbank dovrà fare un'opera di convincimento per spingere la BCE a fornire le informazioni in suo nome? Oppure la Bundesbank lo farà da sola, facendo riferimento alla BCE? La comunicazione a questo punto diventa un esercizio acrobatico.

La Corte di giustizia europea aveva giudicato legittimo il programma di acquisto 

C'è già materiale a sufficienza per soddisfare i desideri dei giudici tedeschi: "Si potrebbe fare riferimento, ad esempio, alle vecchie relazioni mensili, ai discorsi e alle interviste con le quali la BCE spiegava le sue misure", afferma Stefan Bielmeier, capo economista di DZ Bank. E ciò dovrebbe essere possibile entro il termine di tre mesi stabilito dalla Corte costituzionale federale. Questo dossier dovrebbe quindi essere portato a conoscenza anche del Bundestag e del Bundesrat - ma con quali conseguenze? Chi sarà alla fine a dover verificare se il dossier soddisfa i requisiti dei giudici supremi tedeschi? In linea di principio, un simile test di proporzionalità sarebbe di competenza della Corte di giustizia europea, ma naturalmente la Corte costituzionale potrebbe rientrare in gioco se un tale ricorso fosse ripresentato in Germania. Un ricorso, ad esempio, contro una ulteriore partecipazione della Bundesbank agli acquisti di titoli di stato, oppure contro l'attuale programma di emergenza anti-crisi, sulla base del quale la BCE acquisterà titoli di stato per 750 miliardi di euro da qui alla fine dell'anno.

C'è il rischio di fare confusione, soprattutto perché gli effetti della politica monetaria e della politica economica non sono così facili da distinguere, come invece chiede la corte costituzionale nella sentenza. "Non è del tutto chiaro dove finisce la politica monetaria e dove inizia la politica economica", afferma Katharina Utermöhl, economista del gruppo assicurativo Allianz. "Non è possibile tracciare un confine con esattezza". Sulla stessa linea anche il giurista costituzionale Alexander Thiele dell'Università di Gottinga, secondo il quale le normali decisioni di politica monetaria - come i tassi di interesse - hanno degli effetti significativi in termini di politica economica, simili a quelli menzionati dalla Corte costituzionale per quanto riguarda gli acquisti di obbligazioni: a partire da quando una misura è sproporzionata?

"Discorsi, conferenze stampa e saggi per la Corte non sembrano essere sufficienti "

Queste tematiche vengono discusse anche all'interno della BCE. Ce ne è traccia nei documenti di lavoro e di ricerca, nei discorsi dei membri del Consiglio di amministrazione e nelle conferenze stampa settimanali. A tale proposito, si trovano anche queste considerazioni, ma non nelle decisioni contro le quali si è indirizzato il ricorso dei critici della BCE. "Interpreto il giudizio nel modo seguente: è necessario spiegare la proporzionalità delle decisioni pubblicate dal Consiglio direttivo", afferma Volker Wieland, professore di economia monetaria alla Goethe-Universität di Francoforte e membro del Consiglio dei Saggi economici, presente martedi' in aula durante la pronuncia del verdetto. "Discorsi, conferenze stampa e saggi per la corte non sono sufficienti".

Insieme all'economista di Friburgo Lars Feld, anche Wieland è stato uno dei saggi economici ascoltati dalla Corte durante la scorsa estate. I suoi commenti sono stati recentemente pubblicati sotto forma di documento di lavoro. Secondo le sue dichiarazioni, infatti, egli non ritiene che gli acquisti di obbligazioni vadano oltre il mandato della banca centrale. Wieland, che da tempo non considera più appropriata in termini di estensione e durata la politica monetaria ultra-espansiva della BCE, sottolinea la "discrezione" con cui la banca centrale continua ad operare. Gli acquisti di obbligazioni sostanzialmente sarebbero una "misura di politica monetaria adeguata", dato che non vi sarebbe piu' spazio per una ulteriore riduzione dei tassi di interesse.

Il dilemma in cui ora si trovano la Bundesbank e la BCE non è facilmente risolvibile. Per il futuro, tuttavia, la BCE potrebbe semplicemente agire diversamente e documentare le proprie considerazioni emerse durante le riunioni del Consiglio. "Christine Lagarde, come parte della sua revisione della strategia, ha annunciato di voler ascoltare molti piu' pareri", afferma Wieland. In questo processo, la BCE potrebbe includere le richieste formulate nella sentenza e impegnarsi a spiegare esplicitamente le proprie considerazioni sui benefici e sui costi della politica monetaria. "E ciò avrebbe senso", secondo Wieland. "Ci sono anche molte cose che la BCE potrebbe imparare dalle altre banche centrali".

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(...) Il Bundestag discute i doveri di informazione della Bundesbank in merito alla BCE

Al Bundestag nel frattempo, la sentenza della Corte costituzionale sugli acquisti di titoli di Stato da parte della BCE, ha scatenato un dibattito frenetico su come attuare il controllo delle attività della Banca centrale europea richiesto dalla Corte di Karlsruhe. Secondo la Reuters, infatti, i giuristi del Bundestag chiedono una nuova legge che il Parlamento dovrebbe utilizzare per richiedere e ottenere maggiori informazioni dalla Bundesbank in merito alle attività della BCE. Dopo le discussioni delle Commissioni Finanze, Bilancio ed Europa di mercoledì scorso sulla sentenza della Corte costituzionale, è emerso, secondo le informazioni provenienti dagli ambienti parlamentari, che si preferisce cercare un contatto con la Bundesbank come membro dell'eurosistema, invece di puntare direttamente alla BCE.

"Una possibilità potrebbe essere quella di un obbligo di informazione da parte della Bundesbank nei confronti del Bundestag tedesco", ha dichiarato all'agenzia di stampa Reuters Katja Leikert, vice-capogruppo parlamentare della CDU-CSU. "Il governo federale dovrebbe anche coinvolgere maggiormente il Bundestag nelle decisioni di politica monetaria". Grazie alla sentenza, in ogni caso sono, ne escono rafforzati i diritti del Bundestag in materia.

"La BCE è obbligata a fornire informazioni ad un solo parlamento, cioè al Parlamento europeo", ha avvertito il responsabile per la politica europea dei Verdi, Franziska Brantner. Pertanto, anche lei chiede che si passi attraverso la Bundesbank. In ogni caso, l'indipendenza della BCE e della Bundesbank dovrà essere preservata. Brantner ha anche chiesto al Parlamento di rafforzare i suoi diritti di partecipazione in materia di politica europea ai sensi dell'articolo 23 della Legge fondamentale



giovedì 7 maggio 2020

E se fosse la Germania a uscire dall'euro?

Nel lontano novembre 2012 il grande economista tedesco Gustav Horn su Die Zeit si divertiva a ipotizzare cosa sarebbe potuto accadere alla Germania se avesse deciso di uscire unilateralmente dall'eurozona. La situazione da allora non è cambiata molto, e l'articolo, pubblicato 8 anni fa, ancora oggi resta una riflessione di grande attualità. Ne scriveva Gustav Horn su Die Zeit nel novembre 2012



Un divertissement intellettuale: che cosa accadrebbe se, come richiesto fra gli altri anche dal finanziere George Soros, fosse la Germania ad uscire dall'euro?

Il parlamento tedesco approva con una maggioranza di due terzi l'uscita dall'euro e la reintroduzione del D-Mark. Solo i Verdi votano contro. Il tasso di cambio è uno a uno. Il presidente della Bundesbank lascia il consiglio BCE con effetto immediato.

I mercati finanziari e dei cambi reagiscono immediatamente all'uscita della Germania. Dal resto dell'unione monetaria arriva in Germania un fiume di liquidità. La nuova valuta si apprezza del 50 % nei confronti dell'euro. Un Marco tedesco ora costa 1.5 €. Contemporaneamente crolla il valore delle garanzie statali offerte per i fondi di salvataggio. La stessa cosa accade per i debiti e i crediti nati dal sistema Target della BCE: la Bundesbank chiede che siano saldati immediatamente. I rischi per il bilancio pubblico, almeno all'inizio, sembrano ridursi.

Circa 200 economisti celebrano la ritrovata libertà della Germania. Thilo Sarrazin dichiara in tv: "la Germania non ha bisogno dell'euro".

Nel resto dell'Eurozona i mercati finanziari sono in difficoltà. La BCE dopo l'uscita della Germania ha immediatamente spostato la sua sede da Francoforte a Parigi. Nel frattempo annuncia acquisti illimitati di obbligazioni. In questo modo i banchieri centrali riescono a governare le quotazioni dei titoli. La nuova Banca Centrale Europea rimborsa tutti i crediti Target della Bundesbank con del denaro fresco di stampa. Calcolati in marchi, hanno perso un terzo del loro valore. La Bundesbank è costretta a contabilizzare una grossa perdita. Lo stesso accade con il rimborso dei fondi tedeschi conferiti all'ESM. L'indebitamento pubblico tedesco cresce di un valore corrispondente.

Dopo alcune settimane di sollievo dovute all'uscita dall'euro, numerosi produttori di auto dichiarano che il loro fatturato nel resto d'Europa è crollato. Le auto tedesche per il resto d'Europa sono troppo costose. I costruttori chiedono la cassa integrazione e iniziano a licenziare.

Poco dopo, l'associazione degli industriali dichiara che l'economia tedesca a causa dell'apprezzamento del Marco non è piu' competitiva ed esorta i sindacati tedeschi ad accettare una riduzione dei salari. Dopo appena un trimestre, l'Ufficio Federale di Statistica comunica che gli avanzi delle partite correnti si sono dimezzati e che l'export verso il resto d'Europa è crollato. Thilo Sarrazin dichiara in un altro talk show che anche senza l'euro si sente molto bene. Il suo reddito non si è affatto ridotto.

Nel resto d'Europa, gli altri paesi avranno piu' tempo per raggiungere gli obiettivi di deficit e per compensare l'uscita della Germania decidono di aumentare i loro depositi nel fondo ESM.


La Germania entra in recessione

Il Fiskalpakt viene sospeso e sostituito con un patto di stabilità. I paesi europei si impegnano a rispettare gli obiettivi di inflazione e a evitare che si formino degli squilibri nelle partite correnti. L'ESM diventa un Fondo Monetario Europeo (FME), con il compito di controllare il rispetto dei trattati da parte dei membri. I paesi che registrano un avanzo o un deficit delle partite correnti eccessivo, dovranno cedere una parte delle proprie entrate fiscali al FME.

La nuova BCE comunica che il suo obiettivo di inflazione resta invariato al 2%. La Bundesbank dichiara subito dopo che l'obiettivo di inflazione per la Germania è dell'1%, e aumenta i tassi. Il Marco continua ad apprezzarsi.

L'Ufficio Federale di Statistica comunica che la bilancia commerciale della Germania, a causa del crollo delle esportazioni, ha raggiunto il pareggio. La congiuntura in Germania si indebolisce ulteriormente. L'industria dell'export è in recessione e taglia in maniera massiccia posti di lavoro. Anche l'economia interna inizia a perdere slancio per i tassi troppo alti. Nel resto d'Europa la situazione economica a poco a poco si stabilizza. Thilo Sarrazin dichiara in tv: questa situazione non ha nulla a che fare con l'euro.

VW sposta le sue fabbriche

Martin Winterkon, a.d. di VW, fa sapere che l'azienda sposterà una grossa parte della sua produzione nel resto dell'Eurozona. "Il mercato tedesco è troppo piccolo per la nostra produzione, e abbiamo bisogno di tassi di cambio piu' sicuri", dice Winterkorn. Il valore delle azioni VW cresce vertiginosamente. BMW e Daimler confermano piani analoghi. Nei rinnovi contrattuali dei metalmeccanici, a causa della difficile situazione nell'industria, viene concordato un aumento dell'1%. Nel settore pubblico, una riduzione delle entrate costringe a tagliare il numero dei dipendenti pubblici. I rinnovi contrattuali portano ad un aumento di mezzo punto percentuale.

Un anno dopo l'uscita dall'euro, la Germania si trova in piena recessione con una crescente disoccupazione. Nel frattempo anche la domanda interna è crollata: i bassi aumenti salariali e i licenziamenti stanno affossando i consumi. Sempre piu' aziende trasferiscono posti di lavoro e stabilimenti nell'Eurozona, in Asia o negli Stati Uniti. La Borsa di Francoforte ha perso molta della sua importanza; quella di Parigi al contrario ha accresciuto la sua influenza. I capitali continuano ad uscire dalla Germania mentre i tassi di interesse tornano a crescere. La rivalutazione del Marco si è fermata.

Il drammatico appello degli economisti tedeschi.

L'Eurozona nel frattempo si è stabilizzata e mostra almeno una debole crescita economica. Sta crescendo l'export dai paesi in crisi - soprattutto verso la Germania. VW pianifica l'allargamento dei suoi impianti in Spagna e prende in considerazione la costruzione di uno stabilimento aggiuntivo in Grecia.

Dopo 2 anni, la crescita nel resto dell'area euro torna oltre il 2%. L'economia in Germania invece ristagna, la disoccupazione resta alta. Circa 200 economisti pubblicano un drammatico appello per aumentare la competitività della Germania. Il mercato del lavoro è poco flessibile, i salari troppo alti e le prestazioni sociali troppo generose per poter affrontare le sfide della globalizzazione. Grecia e Spagna sono in pieno boom, mentre l'economia tedesca è in difficoltà, scrivono 2 anni dopo l'uscita dall'euro.

Thilo Sarrazin dichiara in un programma televisivo: "Non ho mai suggerito di uscire dall'euro, al massimo mi sono permesso di dire che non abbiamo bisogno dell'euro".
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mercoledì 6 maggio 2020

"Quella strana prova di forza dei giudici di Karlsruhe"

Prime impressioni dalla stampa tedesca dopo la importante sentenza della Corte Costituzionale di Karlsruhe. Per Stefan Kaiser su Der Spiegel si tratterebbe di una inspiegabile prova di forza dei giudici costituzionali tedeschi che intervengono in una disputa di natura politica:


La strana prova di forza dei giudici costituzionali

(...) Perché, ci si potrebbe chiedere, la Corte costituzionale federale proprio ora ha deciso di iniziare a silurare le fondamentali misure di sostegno delle banche centrali?

Ma questa accusa da sola non basta. È compito dei giudici esaminare i ricorsi costituzionali - e il fatto che il verdetto sia  stato pronunciato proprio in questo momento, al culmine di una nuova crisi, potrebbe essere solo un puro caso.

Eppure a prima vista la sentenza non solo è irritante, come dice il giudice Voßkuhle, ma lo è anche ad un secondo sguardo. Soprattutto il ragionamento utilizzato dai giudici per argomentare sembra strano. Accusano i banchieri centrali di aver trascurato gli effetti collaterali del loro programma di acquisto di obbligazioni e di non aver fatto suffcienti previsioni sul loro "impatto economico" - e cioè cosa significano i tassi di interesse a zero per gli azionisti, i proprietari di immobili, i risparmiatori e le aziende.

I giudici intervengono in una disputa politica

Come se questi effetti collaterali non venissero discussi pubblicamente da anni - e anche dai membri del Consiglio direttivo della BCE. In ogni occasione, l'ex presidente della BCE Mario Draghi, ma soprattutto i governatori delle banche centrali nazionali, come il tedesco Jens Weidmann, ne sottolinevano le conseguenze - e su questa base hanno discusso anche violentemente.

Alcuni, tra i quali anche Draghi, ritenevano che l'obiettivo di una politica monetaria funzionante fosse così importante da doverne accettare gli effetti collaterali. Gli altri, come Weidmann, la vedevano in maniera diversa. È stata una lotta lunga e dura. In questo contesto, sembra davvero assurdo che i giudici costituzionali sostengano seriamente che non vi sia stata un'analisi sufficiente degli effetti.

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Per Mark Schieritz su Die Zeit il vero obiettivo della sentenza sarebbe quello di segnalare l'autonomia dei giudici di Karlsruhe nei confronti della Corte Europea, ma soprattutto, per il commentatore dopo questo verdetto emerge con forza un elemento: l'integrazione europea ha raggiunto i suoi limiti naturali, senza una modifica dei trattati non si potranno fare altri passi in avanti.


La Corte costituzionale federale lascia alla BCE una porta sufficientemente aperta affinché possa continuare i suoi tanto discussi acquisti di titoli di stato. Ma questa è l'unica nota positiva di questo verdetto confuso, euroscettico ed economicamente discutibile. (...)

Non c'è internet a Karlsruhe?

Secondo i giudici di Karlsruhe, la BCE non avrebbe dimostrato in maniera sufficientemente chiara se i vantaggi delle misure superano i possibili svantaggi. Il Bundestag ora è chiamato ad intervenire affinché si verifichi un siffatto test di proporzionalità. Ci si chiede pertanto, cosa faranno, secondo la Corte, gli oltre 3000 impiegati della banca centrale nelle loro lunghe giornate? Si girano i pollici? La politica monetaria corrisponde alla costante ricerca di un equilibrio fra vantaggi e svantaggi. Basta fare un clic sul sito web della BCE, per trovare pagine e pagine di interventi, post di blog e articoli dei membri del Comitato esecutivo su questo tema. Non c'è internet a Karlsruhe?

E la sentenza prosegue con lo stesso stile. Al fine di documentare il rischio derivante dai bassi tassi di interesse per i risparmiatori, i giudici citano uno studio dell'Associazione federale delle banche pubbliche, secondo il quale la politica dei bassi tassi di interesse è un pericolo. Sarebbe come fare riferimento a una dichiarazione di Daimler sulle emissioni del diesel. Chi determina effettivamente i tassi di interesse? Certamente non è solo Christine Lagarde. I giudici avrebbero dovuto chiedersi perché il denaro costa cos' poco non solo in Europa, ma perché accade lo stesso in tutto il mondo. Ma evidentemente non lo hanno fatto in maniera sufficientemente approfondita. Né  si sono chiesti cosa accadrebbe alla previdenza integrativa se i tassi di interesse aumentassero e se l'unione monetaria dovesse frantumarsi.

(..) Una spiegazione chiarificatrice sul verdetto appena dato è che i giudici di Karlsruhe stavano cercando una leva che garantisse loro il diritto permanente di avere l'ultima parola. In definitiva, non vogliono sottomettersi alla Corte di giustizia europea. E' una posizione comprensibile in termini di teoria democratica ed è nella tradizione della corte. Ma i giudici dovrebbero essere consapevoli di quello che in questo modo stanno facendo. Se la Germania pensa di potersi sottrarre al primato del diritto europeo, cosa potremmo dire allora ai polacchi o agli ungheresi che per ragioni completamente diverse hanno dei seri problemi con i requisiti europei?

La BCE ora scriverà la sua difesa, e davanti alla corte chiarirà che il nuovo piano di aiuti per il Coronavirus differisce sostanzialmente dal programma di acquisto titoli appena messo in discussione. È probabile che in questo modo possa avere successo. Anche i giudici di Karlsruhe non dovrebbero avere alcun interesse a distruggere l'unione monetaria.

È anche chiara un'altra cosa, e cioè: con una simile Corte sullo sfondo, non si può affrontare una questione che conosciamo già dalla crisi dell'euro e che abbiamo riascoltato durante la crisi del coronavirus. E' la politica fiscale a dover salvare la moneta unica, non la banca centrale. Ma anche qui i trattati europei stabiliscono dei limiti che impediscono agli stati membri di introdurre delle misure di vasta portata come gli eurobond. E in caso di dubbio, anche gli eurobond finirebbero davanti alla corte di Karlsruhe. Questa sentenza mostra che il potenziale della politica di integrazione nel quadro dell'attuale sistema giuridico si è ampiamente esaurito. Se vogliamo piu' Europa, bisogna cambiare i trattati.


Su Die Welt invece Holger Zschäpitz saluta con entusiasmo il verdetto della Corte di Karlsruhe e con una certa soddisfazione annuncia ai suoi lettori: il „Whatever it takes“ potrebbe essere solo un ricordo del passato:



(...) Il verdetto è un colpo di gong. Nessun esperto in materia in realtà si aspetta che le autorità monetarie di Francoforte interrompano immediatamente gli acquisti di titoli di stato. La Corte costituzionale federale, tuttavia, ha voluto chiarire alla BCE che c'è un'autorità che controlla la politica delle istituzioni monetarie. Come del resto stava accadendo durante la crisi del Coronavirus, che con tutti i suoi programmi di salvataggio a molti osservatori aveva dato la sensazione che la BCE si stesse praticamente scrivendo da sola le proprie regole e stesse operando liberamente secondo il motto del "Whatever it takes". Il duro verdetto di Karlsruhe ha notevolmente ridotto gli spazi disponibili per la BCE. Finora, il potere della BCE sui mercati finanziari si basava anche sul fatto che potenzialmente poteva agire in maniera illimitata. (...)

I giudici di Karlsruhe in questo modo hanno fatto capire che ci sono dei chiari limiti ai programmi di salvataggio e che in futuro si dovrà rispettare anche la regola del capital-key. Gli acquisti illimitati a piacimento sembrano contrastare con il principio della proporzionalità. Sebbene la sentenza si riferisca solo al programma di acquisto dalla ingombrante sigla PSPP, è naturale che tali condizioni si applichino anche al nuovo programma di salvataggio dalla sigla PEPP (Programma di acquisto per l'emergenza Pandemica), per il quale la BCE finora ha avuto tutta la flessibilità possibile. Fino a quando il Bundestag non emetterà un assegno in bianco alla BCE, il margine di manovra si restringerà considerevolmente.

"Mi aspetto che la BCE nelle prossime settimane modifichi le caratteristiche del PEPP", afferma Bernd Lucke, professore di economia ad Amburgo e uno dei ricorrenti. I giudici di Karlsruhe avrebbero definito dei criteri chiari per evitare di arrivare al finanziamento monetario degli stati, e il programma di salvataggio PEPP li avrebbe chiaramente violati. Se la BCE non dovesse agire, a Karlsruhe potrebbero esserci nuove cause, ed è ipotizzabile che i ricorrenti possano cercare di ottenere un pronunciamento immediato.

Sembra quasi che il  „Whatever it takes“ ormai sia solo un ricordo del passato.

martedì 5 maggio 2020

Preoccupazione a Berlino per la sentenza della corte di Karlsruhe

Nei palazzi del potere politico di Berlino c'è una certa preoccupazione per gli effetti che la sentenza della Corte Costituzionale federale di Karlsruhe potrebbe avere sulla stabilità finanziaria dell'eurozona. Anche se in molti sono convinti che alla fine a prevalere sarà la ragione di stato e la corte non farà un assist ad AfD. Ne scrivono Welt, Handelsblatt e la Süddeutsche Zeitung.


Da Die Welt:

Alla vigilia della sentenza della Corte costituzionale tedesca sui controversi acquisti di titoli di Stato della Banca centrale europea (BCE), il promotore del ricorso costituzionale Peter Gauweiler si auspica un rafforzamento del ruolo del Bundestag

"I programmi di acquisto da trilioni di euro che gravano sul bilancio dello stato tedesco tramite la BCE non sono mai stati discussi nemmeno per un'ora dal parlamento tedesco", ha dichiarato alla Deutsche Presse-Agentur di Karlsruhe l'ex vicepresidente della CSU e membro di lunga data del Bundestag. Gli organi della BCE si sono sottratti a qualsiasi controllo democratico. E questo non sarebbe giusto. "Le decisioni che definiscono le linee di politica economica dovrebbero essere prese da persone elette che possono anche essere sfiduciate". (...)

Il verdetto sarà annunciato questo martedì (5 maggio). L'accusa in discussione: la BCE tramite gli acquisti di titoli di stato sta praticando il finanziamento agli stati e in questo modo implementa misure di politica economica. I ricorsi costituzionali di Gauweiler e di altri attori (Az. 2 BvR 859/15 e altri) sono diretti contro l'ampio programma PSPP per l'acquisto di titoli del settore pubblico.

(...) Nel peggiore dei casi, la corte costituzionale potrebbe vietare alla  Bundesbank di partecipare agli acquisti di obbligazioni. Ciò avrebbe un impatto notevole perché la Bundesbank è il maggiore azionista della BCE - e se dovesse venire meno, in un colpo solo verrebbe a mancare circa un quarto del volume degli acquisti. Lo scenario più realistico potrebbe essere quello nel quale i giudici formulano delle condizioni che in futuro dovranno essere soddisfatte per la partecipazione tedesca agli acquisti.

Per Gauweiler questa non sarebbe neanche della preoccupazione principale. "Da 20 anni mi preoccupo per la facilità con cui si può scavalcare un parlamento", ha detto. «Nessuno ha scelto la signora Lagarde, nessuno ha scelto il signor Draghi. Tuttavia, si sono assegnati un mandato che determina la direzione politica» La francese Christine Lagarde da novembre dirige la BCE .

Fra i ricorrenti di Karlsruhe ci sono anche gli ex politici di Afd Bernd Lucke e Hans-Olaf Henkel. Il professore di finanza di Berlino Markus Kerber, in rappresentanza di un altro gruppo di querelanti, ha criticato il fatto che la controversia legale ormai è in corso da più di cinque anni e che la BCE in questo periodo ha continuato a comprare obbligazioni senza freni. Ciò significa che un terzo del debito sovrano dell'area dell'euro ormai è nei bilanci delle banche centrali, ha sottolineato in una nota.

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Cosa ne pensa il governo federale della decisione della Corte costituzionale federale?

Al Ministero delle finanze sono alquanto preoccupati per la sentenza in arrivo. "Nonostante il Coronavirus, da giorni il verdetto della corta è uno dei problemi principali", dice un funzionario. Se la Corte costituzionale federale dovesse stabilire dei limiti restrittivi per la BCE, potrebbero esserci delle gravi conseguenze, questa almeno sembra essere la  preoccupazione principale al ministero

Da diversi giorni i funzionari del ministero, infatti, stanno preparando tutte le possibili interpretazioni per i vari scenari del giudizio. Non è un compito facile. Dopotutto la politica deve esprimere una propria opinione su di una "doppia indipendenza politica": la Corte costituzionale federale indipendente giudica una Banca centrale europea anch'essa indipendente. In caso di un giudizio severo, tuttavia, la banca centrale si aspetta un sostegno da parte della politica. C'è troppa preoccupazione per il fatto che la sentenza della corte costituzionale possa provocare nuovi disordini sui mercati finanziari.

Quali sarebbero le conseguenze?

Se i giudici della corte di Karlsruhe dovessero stabilire dei limiti per la partecipazione della Bundesbank ai programmi di acquisto, ciò avrebbe delle gravi conseguenze economiche, politiche e legali. Dal punto di vista giuridico ci sarebbe un conflitto tra Germania ed Europa. Dopo che la Corte di giustizia europea si era già espressa sul programma di acquisto valutandolo come legale, ora ci sarebbe la Corte suprema del più grande stato membro dell'UE  che si pronuncia con una sentenza diversa.

Dal punto di vista economico ciò probabilmente causerebbe una grande incertezza sui mercati. In termini pratici, per la BCE o altre banche centrali nazionali sarebbe possibile compensare gli acquisti della Bundesbank, ad esempio la banca centrale italiana potrebbe acquistare una quantità maggiore dei propri titoli di Stato.

Tuttavia, gli investitori potrebbero considerare una tale sentenza della Corte costituzionale tedesca come un segnale che il campo d'azione della BCE è limitato. Finora, la capacità di intervento della BCE nella crisi ha fatto affidamento sul fatto che potenzialmente può agire in maniera illimitata.

Se la sentenza dovesse suscitare dei dubbi, molti economisti temono delle forti distorsioni sui mercati. In un tal caso, sarebbe necessario un intervento della politica per impedire il collasso dell'unione monetaria.

Cosa si aspettano a Berlino?

A Berlino, nessuno crede davvero che la Corte costituzionale semplicemente intenda strizzare l'occhio al programma di acquisto della BCE. Ci saranno delle condizioni, si dice. L'unica domanda è quali. Per Berlino e per la Bundesbank sarebbe auspicabile il seguente scenario: la Corte costituzionale alza il dito indice, chiede che sia indicato un buon motivo per gli acquisti, ma si astiene dal dettare alla Bundesbank delle rigide condizioni per tali acquisti. La corte invierebbe il segnale di voler monitorare attentamente che la banca centrale non sta violando il suo mandato. Tuttavia, la sentenza non avrebbe degli effetti concreti sulla politica monetaria della BCE.

A Berlino una delle preoccupazioni principali è la seguente: in passato la Corte costituzionale federale nelle decisioni in materia di politica monetaria della BCE aveva sempre posto una particolare enfasi sulla Capital-key. In modo da evitare un trasferimento del rischio tra i paesi. Nel nuovo programma anti-crisi che la BCE ha lanciato per fronteggiare gli effetti del corona-virus, intende utilizzare questa regola "in maniera flessibile", se necessario.

Ciò potrebbe essere interpretata come una provocazione da parte dei giudici costituzionali, quiesta è la paura a Berlino. Dopotutto, finora per loro la conformità era sempre stata importante. Se i giudici di Karlsruhe dovessero sottolineare che la capital-key deve essere rispettata in ogni caso, vi sarebbe un certo nervosismo. In definitiva, ciò metterebbe in discussione il programma di acquisti di emergenza (PEPP), che attualmente sta calmando i mercati.


Lunedì a Berlino si percepiva un certo nervosismo. Il governo federale è abbottonato, non vuole "anticipare il verdetto", dice un portavoce del ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz (SPD). L'esperto di politica europea dei Verdi, Franziska Brantner, ha criticato il fatto che il governo federale ha messo l'Europa in una situazione pericolosa attraverso una politica della lingua biforcuta. "Gli occhi spaventati rivolti a Karlsruhe mostrano quanto sia pericoloso aver esternalizzato la gestione della crisi alla BCE". Dato che Berlino ha paura di imporre un'equa ripartizione degli oneri in Europa, "coloro che hanno sempre messo in guardia da un ruolo troppo forte della BCE, ora stanno mettendo sotto pressione la banca centrale".

In particolare CDU e CSU da anni chiedono di fermare la politica monetaria espansiva della BCE in modo che i tassi di interesse tornino a  crescere. Ora, tuttavia, sono in molti proprio nell'Unione a sperare che la BCE possa continuare ad acquistare obbligazioni senza limiti in modo da poter evitare gli Eurobond, ovvero le obbligazioni comuni con responsabilità condivisa. Ed è proprio la FDP che lunedì cercava di calmare le acque. La Corte costituzionale federale "non è esattamente conosciuta per fare delle rivoluzioni", afferma Otto Fricke, egli stesso avvocato e responsabile della politica di bilancio del partito. "La Corte costituzionale federale non si è mai prestata a delle sentenze che portano a una rapida inversione di marcia". (...)

In ogni caso, la politica di Berlino si è preparata anche per l'evento piu' improbabile. Il piano di emergenza prevede che venga immediatamente inviato un segnale congiunto subito dopo la sentenza di Karlsruhe in modo da garantire la stabilità dell'euro. Anche a Francoforte, ci hanno lavorato per tutto il fine settimana. E oltre al piano europeo, la sentenza ha anche un significato politico interno: AfD è stata fondata per aiutare a buttare giù l'euro.
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