lunedì 21 novembre 2022

Perché scegliere il quarto di pallet in plastica?



La prima idea che viene in mente quando si parla dei vantaggi dei pallet in plastica di dimensioni 400X600 è il risparmio di spazio. È vero che il quarto di pallet in plastica vi permette di ottimizzare lo spazio della vostra area di vendita o del vostro negozio. Tuttavia, l'utilità dell'accessorio non finisce qui. Il quarto di pallet in plastica offre molti vantaggi se si fa la scelta giusta. Ecco la luce su alcuni usi affascinanti dell'accessorio.

L'accessorio perfetto per l'esposizione dei prodotti in negozio

Il primo utilizzo dei pallet in plastica di formato 400X600 è la visibilità che danno ai vostri prodotti in negozio. Pochi modelli nidificabili di questo formato di pallet in plastica sono sufficienti per esporre un gran numero di prodotti nella vostra azienda. Investire in quarti di pallet in plastica è il modo migliore per incrementare le vendite e la notorietà del vostro marchio. È possibile, ad esempio, optare per progetti di quarti di pallet in plastica personalizzati e altamente personalizzabili. È anche un modo per aumentare il proprio profilo.

Strumento resistente e igienico

I pallet in plastica 400X600 sono durevoli grazie al loro rapporto ottimale tra peso e resistenza. Si tratta di modelli piuttosto robusti e stabili che offrono un'elevata sicurezza alle merci che supportano. La completa assenza di schegge e bordi sporgenti riduce notevolmente il rischio di deformazione e distacco. La struttura dei pallet in plastica 400X600 rimane intatta fino alla fine della loro vita utile. Anche dopo un uso prolungato e intensivo, sono quasi esenti da riparazioni. Inoltre, i quarti di pallet in plastica sono eccezionalmente igienici. Progettati secondo gli standard igienici, non richiedono alcuno sforzo particolare per la pulizia. Sono inoltre resistenti all'acqua e hanno una superficie che non attira la polvere. Non è quindi necessario preoccuparsi della contaminazione del'accessorio.

Accessorio altamente compatibile

I pallet in plastica 400X600 sono la chiave per facilitare tutte le operazioni di movimentazione. L'aspetto sorprendente di questi pallet di movimentazione è il loro grado di compatibilità. Possono essere utilizzati con tutte le attrezzature di movimentazione standard. Inoltre, possono essere impilati con estrema facilità. Se impilati, possono liberare fino al 60% dello spazio necessario per conservare i prodotti o per trasportarli. I quarti di pallet in plastica sono dotati di un sistema di ingresso a 4 vie per un'ergonomia eccezionale.

Una scelta ecologica

Per molti anni, la plastica ha sempre goduto di una cattiva stampa dal punto di vista ecologico. Ma i pallet in plastica sono riusciti a sfuggire a questa regola. Sono progettati per essere rispettosi dell'ambiente. Certificato a zero emissioni di carbonio, l'uso di pallet in plastica 400X600 è un passo avanti nella direzione della tutela dell'ambiente. Alla fine della loro vita, possono essere facilmente riciclati per la progettazione di nuove formule. Inoltre, i pallet in plastica 400X600 sono adatti alla produzione automatizzata. Grazie alle loro dimensioni fisse, presentano un rischio minore di danni. La progettazione di questi pallet in plastica è strettamente regolamentata per garantire la salute e la sicurezza delle merci e delle persone.

venerdì 4 novembre 2022

Anche in Germania i datori di lavoro contro il nuovo reddito di cittadinanza (Buergergeld)

Alcuni datori di lavoro si sono scagliati contro il nuovo reddito di cittadinanza tedesco (Buergergeld) sostenendo che è troppo alto e che non vale piu' la pena andare a lavorare. Ma discreditare una prestazione sociale riservata a chi molto spesso non è in grado di lavorare serve solo a mettere i disoccupati contro chi guadagna il salario minimo o poco piu'. I sindacati tedeschi ci spiegano perché gli argomenti del padronato sono strumentali. Dal sito della DGB

Differenze in termini di reddito netto fra percettori di Buergergeld e salario minimo


Molte persone sono in ansia. I costi per l'energia, per la mobilità e anche per il cibo sono in continuo aumento. Il governo federale ha già preso delle contromisure con diversi provvedimenti di sgravio, mentre alcune misure sono ancora in attesa di essere attuate. La situazione tuttavia resta grave. Per questa ragione non c'è mai stato un momento meno opportuno di questo per perseguire attivamente la divisione sociale mettendo gruppi di persone gli uni contro gli altri. Una parte del campo, quello dei datori di lavoro, tuttavia, non sembra preoccuparsene. Recentemente hanno anche dato vita a una discussione cinica.

I datori di lavoro si oppongono al reddito di cittadinanza (Buergergeld)

Che cosa è successo? Nel gennaio 2023, il nuovo reddito di cittadinanza dovrebbe sostituire l'attuale regime Hartz IV. Il piano prevede un aumento della tariffa standard pari a 53 euro per un totale di 502 euro (per i single), una maggiore considerazione per i risparmi, il pagamento integrale delle spese di riscaldamento e la riduzione delle sanzioni. A quanto pare, per i datori di lavoro si tratta di aspetti troppo positivi. A turno la Confederazione delle associazioni tedesche dei datori di lavoro, la Gesamtmetall e la Confederazione tedesca dell'artigianato si lamentano e parlano addirittura di un "dichiarazione di bancarotta", oppure parlano in modo irrispettoso di "assistenzialismo" e temono la "demotivazione" dei lavoratori dipendenti nei settori a basso salario. Il tono di fondo: andare a lavorare non vale piu' la pena.


Anche con il salario minimo restano più soldi

A parte il fatto che l'aumento del Reddito di Cittadinanza compensa solo in modo approssimativo l'inflazione, questi ragionamenti comunque sono grossolanamente sbagliati. I fatti invece vanno nella direzione opposta. Già i lavoratori dipendenti che percepiscono il salario minimo di 12 euro lordi l'ora hanno a disposizione a seconda della composizione del nucleo familiare e del volume di lavoro, un reddito in parte significativamente superiore rispetto a quello delle persone che percepiscono il Reddito di cittadinanza. Con ogni euro in più di salario, il divario aumenta ulteriormente. Senza considerare gli sgravi fiscali previsti per l'anno prossimo e la riforma dell'indennità di alloggio.

Allo stesso modo, la richiesta delle associazioni imprenditoriali di mantenere le possibilità di comminare sanzioni non ha avuto seguito. Il primo studio di lungo periodo su questo tema è stato appena pubblicato. In ultima analisi, le sanzioni finora non sono riuscite a raggiungere il loro obiettivo, vale a dire quello di far rientrare le persone nel mondo del lavoro. Al contrario, hanno spinto verso una cultura generale di sfiducia. Le persone colpite sono esposte a rischi finanziari significativi a causa dei tagli che invece possono favorire l'isolamento sociale e causare malattie mentali.


Una buona retribuzione assicura il personale

In effetti, il tentativo dei datori di lavoro di mettere i disoccupati contro i lavoratori a basso reddito la dice lunga sulle loro intenzioni. Se le aziende considerano il reddito di sussistenza come una minaccia, perché secondo loro farebbe sì che i lavoratori non vogliano piu' andare a lavorare, allora significa che hanno un problema serio con il loro modello di business, modello basato sul dumping salariale e sul lavoro precario. Se volete attirare il personale, dovete puntare su una buona retribuzione, preferibilmente attraverso dei salari agganciati ai contratti collettivi. Il principio resta quello della domanda e dell'offerta.

La divisione sociale è irresponsabile

Conclusione: le manovre di disturbo dei datori di lavoro contro il reddito di cittadinanza non hanno alcun fondamento. Soprattutto in un periodo di crisi, quando molte persone sono afflitte da paure esistenziali, screditare un beneficio sociale indispensabile è un atto di freddezza sociale. Le aziende che vogliono davvero garantire la loro attrattività hanno i mezzi migliori nelle loro mani, possono farlo offrendo dei salari più alti!

mercoledì 2 novembre 2022

Heiner Flassbeck - Perchè la politica monetaria della BCE è sbagliata

Il grande economista tedesco Heiner Flassbeck ci spiega perché il rialzo dei tassi operato dalla BCE è sbagliato e perché non servirà a combattere l'inflazione ma invece ci sta portando dritti verso la recessione. Ne scrive Heiner Flassbeck da Relevante Oekonomik

Heiner Flassbeck

La Banca Centrale Europea apparentemente ha deciso di voler seguire con convinzione il percorso restrittivo avviato in estate, anche se ogni giorno diventa sempre più chiaro che questo percorso è sbagliato. Persino le grandi istituzioni fondate sulla razionalità, come la BCE, possono portare avanti un programma di sfida così infantile quando la loro leadership è sopraffatta dal punto di vista intellettuale e dopo essersi arresa alle pressioni politiche. Christine Lagarde giustamente è diventata il simbolo di questo fallimento in quanto a causa della sua mancanza di competenza non è stata e non è in grado di contrastare in alcuno modo una comprensione collettiva dell'inflazione e della politica monetaria alquanto primitiva.

In definitiva possiamo affermare che la politica in senso lato è altrettanto impotente di fronte al secondo aumento dei prezzi derivante da una combinazione fra shock globali dell'offerta e speculazione, come del resto era accaduto per la prima volta negli anni Settanta. Certo, i politici vengono sostituiti ed eletti più che altro per caso, ma ciò che spaventa è la totale incapacità del sistema di imparare dall'esperienza.

Cosa c'è da sapere?

I pochi passaggi logici necessari per riconoscere gli errori fatali che attualmente vengono commessi dovrebbero essere facili da capire per qualsiasi studente di economia del terzo semestre. Gli shock dell'offerta nei paesi prevalentemente consumatori di beni creano un problema di redistribuzione e un problema di domanda. Complessivamente, l'economia dispone di meno reddito da consumare o investire. I sindacati non possono risolvere mediante il conflitto il problema della redistribuzione in loro favore, in quanto i datori di lavoro hanno dalla loro parte la forza della leva dei prezzi. La politica fiscale, tuttavia, può fare qualcosa per disinnescare questo conflitto redistributivo.

Anche la politica monetaria naturalmente non può risolvere il problema della redistribuzione, ma può aggravarlo drasticamente se parte dal presupposto (come sta facendo la BCE) che i sindacati saranno comunque irragionevoli e riusciranno a trasformare uno shock temporaneo dei prezzi in una inflazione permanente. Perché sta aumentando i tassi di interesse senza dare alle parti in causa (e alla politica fiscale!) la possibilità di trovare una soluzione ragionevole al problema della distribuzione. Tutto ciò è semplicemente stupido.

È particolarmente stupido se si ignora il fatto che tutti i segnali nell'UEM indicano in modo chiaro una recessione. Il modo in cui una banca centrale può frenare l'aumento dei prezzi è sempre quello di indebolire l'attività di investimento attraverso degli alti tassi di interesse i quali avranno poi un effetto recessivo rallentando la politica salariale. Di conseguenza, la banca centrale implicitamente ritiene che una recessione abbia un effetto frenante sulle richieste e sugli accordi salariali, ma allo stesso tempo finge che la recessione già in atto non abbia alcun effetto sulle trattative salariali.


La posizione della banca centrale è irresponsabile, poiché sono già presenti i primi e chiari segnali che sotto la pressione della recessionee sono possibili da parte dei partner della contrattazione collettiva delle soluzioni ragionevoli. Nell'industria chimica tedesca, ad esempio, esiste un accordo che esclude senza alcuna ombra di dubbio uno sviluppo inflazionistico nel senso di una spirale prezzi-salari (con aumenti salariali regolari di un massimo del 3,25% per ciascuno dei prossimi due anni) e allo stesso tempo prevede una certa perequazione del reddito attraverso dei pagamenti una tantum (2 volte 1500 euro per tutti i gruppi salariali). Se le previsioni di inflazione contrattata per il 2024 si rivelassero troppo alte, i lavoratori avrebbero fatto un ottimo affare.

In questo modo le parti negoziali hanno risolto il problema della distribuzione senza generare pressioni inflazionistiche. Se lo Stato si unisce a questo processo e lo fa in modo intelligente, cioè sostenendo direttamente i redditi di coloro che guadagnano poco ma non beneficiano di tali accordi collettivi, allora si potrà dire che ciò che può essere fatto in modo sensato per alleviare il conflitto distributivo è stato fatto.

Va aggiunto che ci sono chiari segnali di allentamento anche dal lato dell'offerta. I prezzi di quasi tutte le materie prime che erano al centro degli shock originari dell'offerta ora sono in netto calo. Non è nemmeno necessario fare riferimento alla spettacolare inversione di tendenza del prezzo del gas per rendersi conto che alcune bolle speculative sono scoppiate e l'offerta di molte materie prime sta tornando alla normalità. Se non ci saranno nuovi shock, possiamo aspettarci che i tassi d'inflazione l'anno prossimo scendano significativamente, anche senza l'intervento della banca centrale.


Il mandato della banca centrale

Ignorare questi elementi è un fallimento della Banca Centrale Europea che difficilmente potrà essere condannato con sufficiente severità. Un'istituzione a cui è stata concessa una così grande indipendenza deve anche avere il coraggio di opporsi al mainstream politico e mediatico sulla base di una diagnosi chiara e ben comunicata della situazione.

Dopo l'aumento dei tassi di interesse, Christine Lagarde ha dichiarato di non voler commentare i dibattiti politici per una questione di principio. Ma questo è proprio l'atteggiamento sbagliato. Chi, se non la BCE, può contrastare oggettivamente i pregiudizi troppo facili dei politici? Non commentare e cedere con troppa facilità quando la pressione politica diventa forte è un'accusa di prim'ordine.

Anche l'ingenua convinzione della signora Lagarde secondo la quale la BCE ha un mandato chiaro, ossia quello di ripristinare la stabilità dei prezzi, indipendentemente dalle cause dell'aumento dei prezzi, è sbagliata. Mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine non significa combattere ogni aumento dei prezzi. Può solo significare fermare i processi inflazionistici che hanno il potenziale di minare la fiducia della popolazione nella moneta.

Bisogna ammetterlo: la Banca Centrale Europea sta lottando per la sua credibilità e la fiducia su molti più fronti rispetto ad una normale banca centrale nazionale. Ma proprio per questo motivo è molto più importante discutere con il pubblico e con i politici dell'intera area valutaria trovando argomenti convincenti e analisi fattuali fondate. Le sentenze della Corte costituzionale federale e l'ignoranza politica derivata sono i migliori esempi della necessità di comunicare in modo molto più aggressivo.

Ed è proprio quello che la BCE sta facendo sempre di meno. Si trincera dietro il suo mandato e insiste sulla sua indipendenza formale. Ma questa è una strategia destinata a fallire, perché alla fine l'unica cosa che conta è vincere la battaglia per conquistare la mente di coloro che sono in grado di difendere la politica monetaria ai più alti livelli della politica attraverso dei buoni argomenti fattuali.


lunedì 31 ottobre 2022

Vale ancora la pena andare a lavorare?



In Germania chi guadagna di piu' fra un percettore di Buergergeld e chi prende il salario minimo di 12 euro lordi l'ora? Vale ancora la pena andare a lavorare?

Dati alla mano la differenza è sostanziale, dati forniti dalla DGB





venerdì 28 ottobre 2022

Il motore franco-tedesco si è inceppato

A Berlino nelle stanze della Cancelleria federale si dà sempre meno importanza all'alleanza strategica con i francesi. In ballo ci sono il riarmo tedesco e il protagonismo di Berlino nell'Europa dell'est. La spinta propulsiva del motore franco-tedesco sembra essersi definitivamente esaurita ora che Berlino ambisce ad un nuovo ruolo sulla scena internazionale. Ne scrive Junge Welt

Aereo da caccia franco-tedesc FCAS 2019

Quando non si sa piu' cosa fare, si istituisce un gruppo di lavoro: sembra quasi che le relazioni tra Germania e Francia, tra la potenza dominante dell'UE e il suo concorrente più forte sul continente abbiano raggiunto lo stadio dell'impotenza. Le consultazioni governative bilaterali, che ancora una volta avrebbero dovuto mostrare la presunta "amicizia" stretta tra i due Stati si sarebbero dovute svolgere mercoledì ma invece sono state cancellate con un preavviso minimo. La conferenza stampa prevista dopo l'incontro di crisi tra il Presidente Emmanuel Macron e il Cancelliere Olaf Scholz è stata cancellata. Il risultato delle tre ore di colloquio a Parigi: molte parole, niente di concreto. Il riavvicinamento invece dovrà avvenire con dei gruppi di lavoro. Il tanto citato motore dell'UE sta perdendo colpi, vacilla sempre di piu'.


Le controversie da sempre sono il modus vivendi delle relazioni tra Germania e Francia, con i loro interessi nazionali divergenti. La guerra e la crisi, tuttavia, stanno facendo emergere delle contraddizioni sempre piu' forti. Parigi in particolare non sopporta l'attivismo militare e il riarmo tedesco. Non si erano forse accordati anni fa per sviluppare congiuntamente armi e forze armate a livello europeo al fine di rendersi indipendenti dagli Stati Uniti? E ora invece i progetti franco-tedeschi sono bloccati - come il nuovo sistema di combattimento aereo FCAS - o sono addirittura falliti, come il nuovo aereo da ricognizione marittima di fabbricazione congiunta. Berlino invece preferisce fare i suoi acquisti per la difesa direttamente dagli Stati Uniti, con il vantaggio di acquistare prodotti rapidamente disponibili, ma allo stesso tempo mette in pericolo la tanto invocata "autonomia strategica" dell'UE. È stato un grave affronto alla Francia anche il fatto che la Germania sta attuando i suoi piani di difesa aerea europea principalmente con gli alleati dell'Europa settentrionale e orientale, utilizzando sistemi tedeschi, statunitensi e israeliani - ma non i sistemi esistenti di produzione franco-italiana.

Non aiuta molto anche il fatto che il governo tedesco dimostra sempre più apertamente il suo disinteresse per la Francia. Il 28 settembre, un giorno prima che Scholz annunciasse il pacchetto "Doppelwumms" da 200 miliardi di euro, il ministro della Cancelleria Wolfgang Schmidt si trovava a Parigi per dei colloqui; non ha fatto una sola parola del pacchetto, un provvedimento di vasta portata con gravi conseguenze per l'intera UE. Scholz a sua volta, ha cancellato quasi contemporaneamente una videochiamata con il Primo Ministro francese Élisabeth Borne a causa di una presunta indisposizione, ma è apparso davanti alla telecamera poche ore dopo di buon umore per annunciare il "Doppelwumms", un provvedimento alquanto problematico per Parigi. Poco prima della riunione di crisi di mercoledì, Berlino ha continuato a fare la voce grossa, annunciando dopo la riunione una conferenza stampa senza essersi coordinata con Parigi. Sarebbe difficile comunicare a un alleato in maniera ancora piu' chiara il livello di serietà con il quale viene preso in considerazione.

mercoledì 26 ottobre 2022

Die deutsch-französische „Freundschaft“

Francia e Germania fanno sempre piu' fatica a comprendersi e non riescono a trovare la quadra su di una lunta lista di dossier molto importanti: difesa, energia, aiuti di stato. Parigi e Berlino sempre piu' distanti mentre il governo Scholz sta portanto il paese verso l'isolamento. Ne scrive il sembre ben informato German Foreign Policy

Amicizia franco-tedesca


Scontro sui jet da combattimento

Uno dei conflitti ancora irrisolti tra Berlino e Parigi resta lo scontro sul progetto del Future Combat Air System (FCAS), vale a dire l'innovativo caccia di sesta generazione e i droni da combattimento che insieme agli sciami di droni lo accompagnano. Il costo del progetto sarà probabilmente di circa 100 miliardi di euro, forse anche di più, e dovrebbe essere pronto per l'impiego al più tardi nel 2040. Anche questo progetto però ora viene messo in discussione. Originariamente l'FCAS doveva essere costruito congiuntamente dalla società francese Dassault e dalla divisione militare tedesca di Airbus. Successivamente si è aggiunta anche la spagnola Indra Sistemas. L'allargamento del progetto, tuttavia, ha portato a un calo degli ordini per Dassault e per Airbus Defence and Space, causando un forte risentimento, soprattutto in Dassault. L'azienda francese, infatti, ritiene che l'industria della difesa francese sia in grado di costruire l'FCAS da sola, il fallimento dell'intero progetto tuttavia viene annunciato da mesi; i ritardi sono ormai considerevoli. [1] Simili controversie riguardano anche il Main Ground Combat System (MGCS) di nuova generazione, un altro progetto franco-tedesco, di cui non si sa se verrà effettivamente realizzato. Il fallimento di uno o di entrambi i progetti sarebbe un duro colpo per i piani di rafforzamento dell'industria della difesa dell'UE.

Disputa sulla difesa aerea

C'è anche un'altra disputa sui piani di espansione della difesa aerea e missilistica europea; il piano ha preso forma il 13 ottobre con la firma di un memorandum d'intesa per la European Sky Shield Initiative (ESSI). Nel progetto sono coinvolti quindici Stati europei, tra cui la Repubblica Federale Tedesca, che svolge un ruolo di primo piano. [2] L'intenzione è quella di acquistare congiuntamente tre sistemi. Per fornire protezione a distanza fino a 40 chilometri sarà utilizzato il sistema di difesa aerea IRIS-T SLM prodotto da Diehl Defence (Überlingen). Per le distanze maggiori è previsto l'utilizzo del sistema statunitense Patriot e, in aggiunta, del sistema israeliano Arrow 3, in grado di agganciare bersagli a circa 100 chilometri di altitudine e fino a 2.400 chilometri di distanza, considerato adatto anche per la difesa da attacchi nucleari. Il sistema di difesa italo-francese SAMP/T non sarà incluso nell'ESSI, il che significa che i produttori di armi francesi e italiani presumibilmente non parteciperanno al progetto, progetto che riceverà ingenti somme di denaro. In segno di protesta contro la decisione, sia Parigi che Roma finora non hanno preso parte all'ESSI. A Parigi, in particolare, si dice che è incomprensibile che i sistemi statunitensi e israeliani vengano acquistati per un progetto europeo, mentre quelli franco-italiani no.

Controversia sul gasdotto MidCat

Ci sono  conflitti enormi anche sulle questioni energetiche. Una riguarda le valutazioni sulla ripresa dei lavori del gasdotto MidCat (Midi-Catalonia) dalla regione spagnola della Catalogna verso la Francia meridionale. Il MidCat è destinato a trasportare il gas naturale dalla Spagna e dal Portogallo, paesi ben riforniti dai gasdotti provenienti dall'Algeria e con un totale di sette terminal per il gas naturale liquefatto, verso ovest, alleviando così la carenza di gas, soprattutto in Germania. I lavori per la realizzazione del gasdotto sono stati interrotti alcuni anni fa, per motivi di costi e perché il gasdotto avrebbe attraversato e danneggiato delle aree naturali protette e delle zone vinicole, ad esempio nei Pirenei francesi. Dopo l'invasione russa dell'Ucraina, Berlino però ha fatto ogni sforzo per rilanciare il piano, cercando di mettere Spagna e Portogallo contro la Francia; a Berlino, recentemente, si è parlato in maniera alquanto insolita di una "amicizia tedesco-spagnola". [3] Le manovre tattiche di Berlino hanno suscitato il risentimento di Parigi, come del resto la convinzione che la Germania stesse spingendo per la costruzione di costose infrastrutture per il gas naturale che non sarebbero state redditizie o avrebbero prolungato in modo significativo l'uso dei combustibili fossili. [4] Il presidente Emmanuel Macron non ha accettato la ripresa dei piani MidCat.

Disputa sul gas naturale

Giovedì scorso, invece, i capi di Stato e di governo di Francia, Spagna e Portogallo hanno concordato un progetto sostitutivo: un gasdotto che si snoderebbe da Barcellona attraverso il Mediterraneo fino a Marsiglia (BarMar) e che inizialmente potrebbe trasportare gas naturale, ma nel lungo termine soprattutto idrogeno verde. La costruzione del gasdotto richiederà molto più tempo di MidCat e probabilmente non sarà completato prima del 2030, se davvero si realizzerà. Molte cose non sono ancora chiare: non c'è un calendario concreto; il fondale marino tra Barcellona e Marsiglia è considerato ecologicamente molto sensibile; le modalità di produzione dell'idrogeno verde in Spagna sono lungi dall'essere chiarite in maniera definitiva. [5] Ciò che è certo, tuttavia, è che nel breve termine la Germania non può sperare di ricevere forniture di gas naturale dai terminali di GNL spagnoli.

Controversia sul "Doppelwumms"

L'annuncio del governo tedesco di uno scudo protettivo da 200 miliardi di euro contro le conseguenze del drammatico aumento dei prezzi dell'energia („Doppelwumms“) ha suscitato un forte disappunto anche in Francia. Berlino non solo si è affrettata a procedere senza alcun coordinamento con gli altri Stati dell'UE. Sta anche raccogliendo molti più fondi di quelli che la maggior parte degli altri paesi è in grado di stanziare, dando così all'economia tedesca un vantaggio rispetto ai suoi concorrenti intraeuropei [6]. Anche in Francia questa misura ha suscitato aspre critiche. "Aspettiamo di capire come saranno utilizzati i 200 miliardi di euro", afferma il ministro francese dell'Economia e delle Finanze Bruno Le Maire: "In ogni caso, questi piani devono essere conformi alle regole del mercato interno comune per evitare una concorrenza leale. " 7] Alcuni ambienti governativi parigini si sono detti "sorpresi dal metodo usato da Berlino per annunciare un piano del valore di miliardi" senza allo stesso tempo "spiegare a cosa sarebbero servite le ingenti somme"; sembra "che la Germania stia decidendo da sola e non si preoccupi nemmeno di rendere partecipi i suoi alleati più stretti dei suoi piani". 8] Il presidente Emmanuel Macron è stato addirittura citato per aver apertamente avvertito che non sarebbe "un bene né per la Germania  né per l'Europa" se Berlino si "isolasse". 9]


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[1] S. dazu Streit um das Luftkampfsystem.

[2] Raketenschirm für Europa. Frankfurter Allgemeine Zeitung 14.10.2022.

[3] Staatsbankett zu Ehren des spanischen Königspaares. bundespraesident.de 17.10.2022.

[4] Christian Geinitz, Hans-Christian Rößler, Michaela Wiegel: Pipeline in ferner Zukunft. Frankfurter Allgemeine Zeitung 22.10.2022.

[5] Davide Basso, Paul Messad: France trades MidCat pipeline for an already controversial new project. euractiv.com 21.10.2022.

[6] S. dazu „Doppelwumms” mit Folgen.

[7] Michaela Wiegel, Niklas Záboji: „Kritik an der französischen Atomkraft ist unangebracht“. Frankfurter Allgemeine Zeitung 21.10.2022.

[8], [9] Thomas Gutschker, Michaela Wiegel: Ist Scholz isoliert? Frankfurter Allgemeine Zeitung 21.10.2022.


lunedì 24 ottobre 2022

Yanis Varoufakis - Il modello economico tedesco è al capolinea

"...il modello economico tedesco sta crollando. Questo modello si basava sull'energia a basso costo proveniente dalla Russia, sulla vendita di prodotti alla Cina e sui bassi salari in Germania. Ma la situazione attuale è questa: l'inflazione ha reso impossibile comprimere i salari, il gas è diventato costoso e la Cina come mercato di sbocco per la Germania sta perdendo importanza..." cosi' risponde il grande economista e politico greco Yanis Varoufakis intervistato da N-TV.



tv.de: Come descriverebbe il ruolo della Germania all'interno dell'Unione Europea in questo momento?

Yanis Varoufakis: C'è un grande cambiamento: il modello economico tedesco sta crollando. Questo modello si basava sull'energia a basso costo proveniente dalla Russia, sulla vendita di prodotti alla Cina e sui bassi salari in Germania. Ma la situazione attuale è questa: l'inflazione ha reso impossibile comprimere i salari, il gas è diventato costoso e la Cina come mercato di sbocco per la Germania sta perdendo importanza a causa di una nuova guerra fredda tra Cina e Stati Uniti che l'amministrazione Biden sta intensificando

E che cosa è rimasto uguale in Germania?

La costante insistenza dell'attuale governo tedesco - e di quelli precedenti - nell'agire unilateralmente, sostenendo così la strategia fiscale di un surplus delle esportazioni - in sostanza il neo-mercantilismo. D'altra parte, la Germania si rifiuta di permettere al resto dell'Eurozona di agire allo stesso modo e di attuare misure equivalenti.

La Germania si comporta da bullo?


Non mi piace questa parola. Ma la Germania insiste solo sul suo potere in termini di politica fiscale, che gli altri paesi dell'UE non hanno. Per dirla in altro modo: la Germania non rispetta le condizioni di parità all'interno dell'Unione europea.

Condivide e capisce le critiche al pacchetto di aiuti da 200 miliardi di euro della Germania? Altri paesi dell'UE vi vedono una mancanza di solidarietà...

Posso benissimo capire le critiche, certo. Si tratta di un doppio standard. La Germania insiste sul mercato unico e su una presunta parità di condizioni, ma allo stesso tempo spinge in favore di aiuti di Stato per l'industria e i consumatori. Aiuti di Stato che il resto dell'UE non può introdurre a causa delle regole fiscali che si applicano a tutti tranne che alla Germania.

L'Unione Europea dovrebbe decidere un vero e proprio tetto al prezzo del gas a livello europeo oppure condivide l'avvertimento di Olaf Scholz su questo punto, secondo il quale ciò potrebbe portare a una minore quantità di gas venduta all'UE?

Capisco l'argomentazione di Olaf Scholz. Ma ancora una volta dimostra che Scholz non è in grado di concepire una linea politica europea comune. Altrimenti capirebbe che l'UE potrebbe procurarsi il gas in maniera comune sfruttando il suo immenso potere monopolistico sulla domanda. In questo caso non ci sarebbero problemi di approvvigionamento. Naturalmente, se si introduce un semplice tetto al prezzo del gas senza utilizzare il potere d'acquisto collettivo dell'UE, allora Scholz ha ragione. Quindi Scholz fa un'osservazione giusta, ma poi persegue una politica sbagliata.

In questi tempi di crisi l'UE è unita oppure sta fallendo?

Io la metterei in maniera un po' piu' chiara: il problema dell'Unione europea è che non esiste un'Unione europea. Di nome sì, ma non di fatto. Quando si tratta di rifugiati o migranti, ognuno fa come vuole. Anche per quanto riguarda il gas. Per quanto riguarda il passaggio alle tecnologie verdi, non abbiamo nemmeno un Unione Verde. Nel settore bancario, non abbiamo ancora una garanzia comune sui depositi e non c'è nemmeno l'Eurobond. Mancano tutti gli elementi che renderebbero reale l'Unione europea. E naturalmente questo tipo di cose si vedono ancora più chiaramente in tempi di crisi.



Crede che l'UE riuscirà a superare questa crisi energetica? Molte persone sono preoccupate in vista dell'inverno.

Il fallimento è garantito. In Europa stiamo già assistendo a una rapida deindustrializzazione. Le aziende dell'UE pagano il gas dieci volte più dei loro concorrenti negli Stati Uniti o in Cina. Si sta già verificando un'interruzione della produzione e molto presto vedremo le fabbriche cercare nuove sedi negli Stati Uniti o in altri Paesi. L'UE è in profonda crisi. Probabilmente non si vedrà quest'inverno, ma il prossimo. Gli impianti di stoccaggio del gas sono stati riempiti in estate, ma ciò potrà essere rifatto solo la prossima estate a costi molto più elevati.

Lei ha già citato la Cina. Anche in Germania è in corso un dibattito controverso: il cancelliere Scholz pare voglia consentire la vendita di una parte del porto di Amburgo ai cinesi. La Germania non ha imparato nulla dal passato e dal pericolo della dipendenza? Cosa ne pensa?

La situazione è complessa e non è semplicemente bianca o nera. Il modello commerciale tedesco si basa, almeno per un terzo, sulla vendita di prodotti alla Cina. Mi sembra tuttavia che Berlino stia ovviamente chiudendo un occhio, proprio come ha fatto con il gas russo. In questo caso, ignorano la nuova guerra fredda che si sta sviluppando tra Stati Uniti e Cina e si limitano a fare quello che facevano prima.

Per quanto riguarda Scholz e il porto: se Scholz dovesse svolgere il ruolo di mediatore tra Washington, Pechino e Berlino, e la vendita a Cosco fosse parte di questo processo di pace, allora sarei favorevole. Ma sono dell'opinione che Olaf Scholz politicamente sia un nano che non ha affatto la capacità di pensare in questo modo. Ecco perché la cessione a Cosco non sarebbe una strategia per rendere il mondo più stabile, ma in definitiva solo un altro caso di miopia.

Infine, le faccio questa domanda: come vede l'eredità di Angela Merkel oggi?

Era una negoziatrice straordinariamente abile e un gestore di crisi che pensava nel breve termine, con l'abilità unica di assicurarsi che nulla cambiasse, anche quando le cose dovevano essere cambiate. In questo senso, ha sprecato un'enorme quantità di capitale politico. Nessun altro cancelliere avrà mai più la capacità di creare un simile capitale politico per far progredire l'Europa. Per questo motivo dobbiamo criticarla per aver sprecato questo capitale.