domenica 11 novembre 2012

La trappola della povertà e il sogno del salario minimo


Die Zeit ci spiega il boom dei lavori a basso salario. Lo stato e il settore pubblico potrebbero fare molto per evitare la povertà in età avanzata, ma le priorità sono altre.

I bassi stipendi sono una causa di povertà in età avanzata. Quattro imprenditori ci spiegano perché pagano cosi' poco - e che cosa dovrebbe cambiare.

Chi lavora per Peter Kowol rischia la povertà in vecchiaia. Questo è chiaro anche a Kowol: "Il livello dei salari è al minimo", ci dice. "Per una pensione decente non può bastare". I suoi dipendenti guadagnano circa 6 € all'ora. Kowol ci dice che pagherebbe volentieri di piu':"Ma da dove potrei prendere il denaro per salari piu' alti?".

Il 65enne di Gottinga ha un impresa di taxi. Nel suo settore quasi il 90% degli occupati ha un basso salario. Secondo l'ufficio federale di statistica, in nessun'altro settore i bassi salari sono cosi' diffusi. E in nessun'altro settore ci sono cosi' tanti occupati che avranno una pensione da fame.

In questi giorni si discute molto di povertà in vecchiaia. Il Ministro del lavoro Ursula von der Leyen ha presentato il suo piano per una pensione aggiuntiva. Maggioranza e opposizione discutono come modificare il sistema pensionistico affinché milioni di persone non si trovino in una situazione di povertà in età avanzata. La scorsa settimana i vertici della coalizione di governo hanno approvato un progetto di riforma.

Ma piu' in generale, combattere la povertà in vecchiaia è il giusto punto di partenza per combattere la povertà? Non si dovrebbe iniziare da coloro che già oggi hanno uno stipendio basso? Chi vuole evitare la povertà in età avanzata dovrebbe guardare a quello che  già oggi succede nel settore dei taxi - o ad esempio dei parrucchieri. In seconda posizione nella triste classifica dei lavori peggio pagati.

Die Zeit ha chiesto agli imprenditori del  cosiddetto settore a basso salario perché pagano cosi' male i dipendenti -  e che cosa dovrebbe cambiare per far crescere i salari nel loro settore. Le risposte indicano: clienti, consulenti, imprese, lo stato - tutti potrebbero fare qualcosa.

Peter Kowol è il prototipo di un imprenditore di taxi. Possiede 2 auto e dà lavoro a 6 guidatori. La maggioranza dei 22.000 imprenditori di taxi in Germania sono dei piccoli imprenditori come lui. E come molti dei suoi colleghi Kowol si lamenta degli affari: "In media un guidatore in un turno di 8 ore incassa 120 €. Alla fine resta molto poco ". Kowol, come la maggioranza nel suo settore, non paga un salario fisso, piuttosto fa partecipare i guidatori al guadagno.

Che gli imprenditori si lamentino è normale. Gli operatori di taxi tuttavia possono fare ben poco per far andare le cose meglio: Kowol ad esempio non può aumentare i suoi prezzi. Proprio nel settore dei lavori a basso salario è lo stato a dettare le regole del business. Stabilisce i prezzi, quante imprese possono operare e quanti taxi possano circolare. "Cio' viene deciso dai singoli comuni, ognuno in maniera diversa", chiarisce Kowol. "Oltre al settore pubblico, non c'è nessun' altro settore che sia regolato piu' del mio".

Questo significa che non esiste un altro settore in cui potrebbe essere piu' facile per lo stato fare qualcosa per i lavoratori. I comuni potrebbero ad esempio riordinare le tariffe con un'ordinanza o ridurre il numero delle licenze. "Le singole imprese incasserebbero di piu' e finirebbero per pagare di piu' anche i loro conducenti" ci dice Kowol.

Il confine fra un salario normale e un basso salario secondo l'ufficio federale di statistica è di 10.36 € per ora. Cioè i due terzi dello stipendio medio pagato in Germania. Chi riceve meno di questa soglia, viene considerato un lavoratore a basso salario. Nel 2010 - non ci sono dati piu' nuovi - questa condizione riguardava un quinto dei lavoratori, ovvero 7 milioni di persone. Per alcuni lavoratori allo stipendio si devono poi aggiungere le mance, che non sono pianificabili e non sono utili per la pensione. I tassisti che in media guadagnano 6.85 € per ora sono nella parte piu' bassa della scala. 

I dipendenti di Wolfgang Löffler non possono tuttavia fare affidamento sulle mance. Vendono Sandwiches con tonno, pollo, verdure, fatti con pane integrale o bianco, lunghi 15 o 30 centimetri. I clienti per lo piu' pagano la cifra esatta. 20 lavoratori, fra cui 3 apprendisti (Azubis), lavorano nelle 3 filiali Subway, che Löffler gestisce nell'area di Stoccarda.

I non qualificati iniziano da Löffler con 6 o 6.5 € per ora. Ancora meno di quanto il contratto collettivo prevede come salario di ingresso: 7.5 € nell'ovest e 6.85 € nell'est. La maggior parte delle catene di fast food pagano secondo tariffa, fra queste McDonald’s, Burger King, Pizza Hut, Kentucky Fried Chicken. Solo Subway non lo fa. Alcuni anni fa i  350 imprenditori Subway, che gestiscono in Germania oltre 600 ristoranti, dovevano diventare membri dell'associazione di settore. Molti di loro hanno pero' rifiutato il vincolo della contrattazione collettiva. "Io allora ero a favore di un ingresso", ci dice Löffler.

Ma allora perché non paga di piu' i suoi dipendenti? "Perché io come singolo non posso farlo", dice. Secondo i suoi calcoli, alla fine non rimarrebbero utili. Con una filiale Subway,  un affiliato in franchising incassa fra 7.000 e 10.000 € per settimana. "30% se ne va per gli ingredienti, 25 % per i salari, 8% per gli affitti". A questo si aggiunge un canone settimanale dell'8%, che ogni partner deve sostenere. Il 4.5% fluisce in una cassa comune per la pubblicità. Solo la partecipazione al franchising Subway costa 10.000 €. "Non ci sono margini", ci dice Löffler.


Potrebbe aumentare i prezzi? "Abbiamo già cercato di farlo", risponde. Alcuni anni fa Subway ha aumentato i suoi prezzi. Non piu' i sandwiches singoli, ma solo come menu', insieme ad una bevanda, alle patatine o ai dolci". "Che il cliente ricevesse di piu' non aveva alcuna importanza. Quello che contava era l'aumento del prezzo", dice Löffler. I ricavi sono crollati, e la catena ha deciso di tornare ai vecchi prezzi. Löffler ha imparato una cosa: " Per i tedeschi, il cibo non deve essere costoso", ci dice.

Chi sente parlare Löffler ha l'impressione che i bassi salari nella gastronomia tedesca siano una legge di natura. In nessun altro settore c'è cosi' tanto lavoro precario come qui. Solo in questo settore lavorano piu' di un milione di occupati in ristoranti, caffé o take away. Quasi la metà dei lavori è un minijob.

Queste persone hanno la possibilità di sfuggire dalla trappola del basso salario? La soluzione di Löffler sembra un po' atipica per un imprenditore: "un salario minimo obbligatorio per tutti i lavoratori". Se tutti nel settore dovessero pagare salari piu' alti, anche i prezzi salirebbero. Se i prezzi salgono ovunque, anche i clienti dovrebbero accettarlo. Questa è la logica di Löffler.

Thomas Kemmerich ha un'altra opinione. "Con un salario minimo di 8.5 € dovrei aumentare i prezzi del 20% e licenziare il 10% dei dipendenti". Kemmerich, 47 anni, ha già commissionato uno studio sugli effetti del salario minimo nel suo settore. Il giurista guida una catena di parrucchieri: Masson, con 80 filiali, la metà dei quali in Turingia e le altre in Nordrhein-Westfalen. 

Kemmerich è un uomo corpulento e calvo. Lui stesso non si taglia i capelli. Nel 1989, subito dopo gli studi, è arrivato da Bonn ad Erfurt, come consulente per le imprese nel passaggio dal comunismo al capitalismo. Nel 1991 ha assunto la direzione di una "cooperativa di lavori manuali", ormai all'insolvenza. In breve tempo è diventato propietario di 20 saloni da parrucchiere. Nel frattempo ha preso anche l'accento della Turingia.

Masson non è una catena low cost, un taglio per donna costa 30 €, per gli uomini 18 €. Nonostante cio', i dipendenti di Kemmerrich all'inizio guadagnano 6 € l'ora in Turingia e 7.5 €  in Nordrhein-Westfalen. "Di piu' non sarebbe possibile dal punto di vista dei costi aziendali". Dai ricavi oltre agli stipendi deve sottrarre gli affitti, l'elettricità, le forbici e gli shampoo. Secondo i bilanci, negli ultimi 2 anni non ha fatto alcun profitto.

Dall'arrivo di Kemmerich nell'est, in tutta la Germania hanno aperto 20.000 nuovi saloni. Ma la gente ci va troppo di rado: "Oggi una donna in Germania in media va solo 5-7 volte all'anno dal parrucchiere, un uomo 7 volte", dice Kemmerich, "il 40 % dei tedeschi non va mai da un parrucchiere". Si fanno tagliare i capelli a casa al nero. Percio' la competizione per i clienti è molto dura. Cosi' Kemmerich continua a pagare i bassi salari, tipici dei parrucchieri.

Il vero problema del settore lo si capisce se si visita in un mattino di autunno la filiale di Masson alla stazione di Erfurt. Li' Moni, Nancy e Aillen mischiano i colori per i capelli e aspettano i clienti. Ne arrivano pochi. Si potrebbe anche dire: ci sono troppe parrucchiere per il numero di clienti. Sebbene le parrucchiere dell'est siano diventate le icone della lavoratrice a basso salario, la parrucchiera resta una scelta molto popolare per i tirocini (ausbildung). Al momento è al quinto posto - soprattutto all'est molte ragazze scelgono questo mestiere. Ci sono di fatto troppe parrucchiere: e questo spinge verso il basso i salari nel settore. 

La maggior parte dei lavoratori senza una formazione professionale (Berufsausbildung) riceve un basso salario. In questo gruppo il 53 % lavora per meno di 10.36 € per ora. Fra i lavoratori con un titolo universitario sono meno del 2 %. L'educazione è quindi la chiave per sfuggire alla trappola dei bassi salari. Ma l'esempio della parrucchiera ci mostra che anche con una formazione standard si ottiene un basso salario. Molte giovani ragazze potrebbero guadagnare di piu' con un lavoro dove la manodopera specializzata è veramente richiesta: infermiera, insegnante o meccatronica.

La concorrenza di massa non è invece il problema di Ingrid Niehaus. Almeno non diretto. "Il mio concorrente piu' agguerrito", ci dice l'imprenditrice, "non è il negozio all'angolo, è il cliente stesso". Niehaus gestisce una lavanderia. Con 16 dipendenti lava gli abiti, i vestiti e stira le camice. 

La sua piccola impresa nella periferia di Bad Bentheim la si riconosce già da lontano - dal vapore bianco che esce da un tubo e va verso il cielo. Molte lavanderie sono di piccole dimensioni, spesso aziende familiari. Niehaus ha appena lasciato la gestione dell'azienda al figlio. Nelle piccole aziende come quella di  Niehaus i lavoratori e gli imprenditori sono molto vicini. Non si accumulano enormi profitti e per questo si pagano bassi salari.

Da Niehaus le stiratrici e le lavandaie iniziano con 7.5 € all'ora, e arrivano al massimo a circa 9 €. Nel settore, con circa 70.000 dipendenti, si trovano anche salari piu' bassi. Alla domanda, se le cose potrebbero andare meglio, Niehaus parla del suo principale concorrente: "con un prezzo di 1.79 € per camicia molti clienti dicono, ok va bene. Ma se chiedessi 2.79 € o 3 €, le cose andrebbero diversamente". Almeno una parte dei clienti se ne andrebbe. 

I salari in questo settore sono bassi anche per questo motivo:  molto spesso il lavoro è troppo facile. Per stirare o piegare i vestiti non c'è bisogno di una formazione particolare. Allo stesso tempo molti degli occupati nel settore - spesso donne straniere - non trovano nessun'altro lavoro.

Dal 2009 per le lavanderie esiste anche un salario minimo. Al momento è di 7 € nell'est e di 8 € nell'ovest. Ma è valido - "per fortuna" come dice Niehaus - solo per le imprese che servono altre aziende, come Hotel, ospedali o case di cura. In questa parte del mercato dominano imprese con gigantesche linee di lavaggio e macchine piegatrici automatiche.

"Possono pagare meglio di noi aziende artigianali", ci dice una lavoratrice. "Ma si interessano solamente per il bussiness di massa, non certo per una macchia su un abito da sposa". In questi impianti industriali sono occupati pochissimi lavoratori. Una maggiore automazione spingerebbe verso un salario maggiore, sebbene la forza lavoro non sia scarsa.

La maggior parte degli economisti per questo motivo rifiutano i salari minimi: pensano che molti lavori facili scomparirebbero. I sostenitori, al contrario, pensano che ci sia un margine per l'aumento dei salari senza che questo causi la scomparsa dei posti di lavoro. E' difficile dire chi ha ragione. Secondo l'economista di Friburgo Bernd Fitzenberger, non sarebbe certo facile trovare il livello giusto: nella ricerca del giusto salario minimo, prima di trovarlo si faranno degli errori. Chi è daccordo, propone una introduzione prudente e per gradi del salario minimo. La stessa federazione sindacale tedesca, non chiede un salario minimo di 10 € , bensì di 8.5 €.

Questo ci dice: non esiste una leva potente da utilizzare per far uscire dalla trappola dei bassi salari e della povertà in età avanzata una larga parte della popolazione.

Chi è interessato alla coesione della società e vuole  pensioni adeguate, dovrebbe iniziare da piu' parti. Dall'orientamento professionale, come il caso delle parrucchiere mostra. Dalla formazione: senza una qualificazione spesso si trovano solo lavori mal pagati - o addirittura nessuno. 1 su 5  è infatti disoccupato. E' necessaria anche una migliore regolamentazione dello stato nei settori dove la concorrenza è limitata, come ad esempio i taxi. In questo settore un salario minimo non aiuterebbe molti lavoratori. In altri settori come le lavanderie, potrebbe aiutare un po' - non dovrebbe però essere cosi' alto, da far scomparire lavoro di facile esecuzione.

In ogni caso la povertà in età avanzata non è un problema da combattere alla fine della vita lavorativa. Si deve iniziare molto prima.

3 commenti:

  1. Basterebbe restituire il signoraggio rubato dalle banche, 1,8 milioni di euro a testa, tramite un reddito di cittadinanza di 1.500 euro al mese a tutti subito.

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  3. guardate questo Link si Emiliano Brancaccio, parla della cosidetta mezzorgiornificazione dell'Europa

    http://www.youtube.com/watch?v=ylWnp0i4CeY

    da Fortunato

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