Su Die Zeit un'altra riflessione sulla relazione del Consiglio dei Saggi economici : pensare solo agli interessi tedeschi non ci porterà lontano. Dieter Wermuth, Die Zeit
L'Euro è il tema principale del'ultimo rapporto annuale del Consiglio degli Saggi economici. Dati gli enormi rischi economici e politici legati ad un suo fallimento, non poteva essere diversamente. Di unione monetaria ne esiste una sola e gravi mancanze ne minacciano la sopravvivenza. Per questa ragione il Consiglio fa delle proposte per la creazione di un ambito istituzionale razionale ed economicamente sostenibile.
I Saggi nel loro rapporto temono che misure provvisorie, come quelle della BCE, anche se dettate dalla difficoltà della situazione, possano diventare istituzioni stabili che permetteranno ai paesi membri di non agire per l'eliminazione dei deficit strutturali. Per loro c'è il rischio che i paesi in crisi possano evitare le necessarie riforme. Il Giappone con le sua crisi bancaria e il problema del debito pubblico, è l'esempio pauroso da evitare.
I Saggi nel loro rapporto temono che misure provvisorie, come quelle della BCE, anche se dettate dalla difficoltà della situazione, possano diventare istituzioni stabili che permetteranno ai paesi membri di non agire per l'eliminazione dei deficit strutturali. Per loro c'è il rischio che i paesi in crisi possano evitare le necessarie riforme. Il Giappone con le sua crisi bancaria e il problema del debito pubblico, è l'esempio pauroso da evitare.
Per quanto riguarda la Germania, i Saggi individuano le priorità da seguire e gli argomenti connessi. Nessuna traccia di euroromanticismo. Piuttosto una consapevole insistenza sul fatto che ogni paese deve fare i propri compiti a casa. Ci potranno essere aiuti solo e se le condizioni di base saranno soddisfatte. Chi dovrà garantire per i debiti altrui, dovrà avere il diritto di controllarne la politica. In piu' punti della relazione si sottolinea: garanzia e controllo dovranno essere legate. E' il loro leitmotiv.
Il governo, con il documento dei Saggi, ha una dettagliata e argomentativa serie di temi da utilizzare nelle negoziazioni con gli altri paesi. Vogliamo questo e quello, e vi diciamo anche perché. La relazione dei Saggi si concentra sugli interessi dei contribuenti e dei risparmiatori tedeschi e ipotizza che cio' nel lungo periodo possa essere utile anche agli altri paesi. Dal punto di vista della teoria dei giochi è ipoteticamente giusto: essere il primo a formulare una richiesta, in modo che i paesi partner si trovino sulla difensiva e siano obbligati a concessioni piu' grandi di quanto non si aspettino.
Dal mio punto di vista, invece, viene rimosso il fatto che la Germania, dopo aver risolto negli ultimi 10 anni importanti problemi strutturali, ora ha l'obbligo di stabilizzare l'Euro affinché possa ottenerne vantaggi anche per la propria crescita economica. Anche gli interessi tedeschi vanno in questa direzione. Secondo le previsioni dei Saggi, inoltre, il PIL reale tedesco nel prossimo anno crescerà piu' lentamente del suo potenziale.
Vorrei a questo punto ribadire ancora una volta che non esistono dei mezzi perfetti per misurare il tasso di crescita potenziale di un paese. Da un lato, secondo il Consiglio, la crescita potenziale dovrebbe essere solo dell'1.1%. Dopo che la crescita media del PIL reale nei 10 anni precedenti il 2008 è stata dell'1.7%. Piu' basso è il tasso potenziale di crescita, minore sarà il gap fra quello che viene prodotto e cio' che potrebbe essere prodotto senza tensioni inflazionistiche. Chi vuole impedire che la politica economica intraprenda un corso espansivo, ha interesse a mostrare che vi è una piena occupazione. Il consiglio da tempo riduce i gap di output e in questo modo nega la necessità di un'azione di politica economica.
Io credo invece che la crescita potenziale ora come prima potrebbe essere fra l'1.5 e il 2%. Perchè? Il tasso di crescita è costituito dal trend di crescita dell'occupazione e dal trend di crescita della produttività del lavoro. Le ore di lavoro prestate, rimangono all'incirca invariate (mentre la crescita tendenziale degli occupati è di mezzo punto all'anno, fatto che riflette il continuo calo della media delle ore lavorate). Nei 10 anni fino al 2008 la produttività per ora è cresciuta dell'1.7 %. Perchè negli ultimi anni ci dovrebbe essere stato un crollo? Nel complesso, il potenziale di crescita dovrebbe essere fra l'1.5 e il 2%. In altre parole, io sono convinto che l'economia tedesca opera ampiamente al di sotto del suo potenziale di crescita, rispetto a quanto indicato dal consiglio.
Anche i bilanci in pareggio delle amministrazioni pubbliche confermano che esiste un ampio spazio per una politica fiscale espansiva. Non abbiamo bisogno di una nuova rottamazione auto, ma perché non spendere piu' denaro per un'istruzione migliore, per le infrastrutture comunali, per l'ambiente o per il nostro futuro? Se il settore privato è cosi' incerto come lo è oggi e riduce le sue spese, è compito dello stato riempire una parte degli spazi lasciati vuoti. Ma il consiglio non entra nei particolari e ribadisce: le capacità sono pienamente utilizzate.
Il fatto che una crescita piu' forte in Germania aiuterebbe i paesi in difficoltà, nella cosiddetta periferia, ad esportare di piu' e quindi a ridurre i loro debiti, nella relazione non viene affatto tematizzato. Ma il debito potrà essere ridotto solo con un reddito aggiuntivo e quindi con una bilancia delle partite correnti attiva. Non si capisce perché nel nostro paese, proprio nella situazione attuale di crisi, dobbiamo vivere al di sotto delle nostre possibilità. L'avanzo delle partite correnti, che ne è una misura, quest'anno non sarà inferiore ai 170 miliardi di Euro, vale a dire il 7% del PIL nominale! Ma i creditori devono fare massima attenzione: i debitori per poter andare avanti devono avere un reddito. Siamo i campioni mondiali del risparmio - e gli altri dovrebbero emularci. Dov'è la logica?
Non da ultimo la nostra economia approfitta in maniera sproporzionata della fuga di capitali dai paesi in crisi, come del resto della politica espansiva della BCE. Il governo federale per i titoli a breve non paga quasi nessun interesse; i tassi reali su tutte le scadenze sono negativi. La caduta della spesa per interessi è una delle ragioni principali, per cui lo stato - secondo i miei calcoli - sta ottenendo degli avanzi di bilancio strutturali. Poiché i tassi sono scesi verso il basso, anche il settore privato può indebitarsi a tassi molto bassi. I paesi in crisi in questo modo stanno stimolando la congiuntura tedesca. L'Euro debole, una conseguenza della crisi, sta facendo il resto. Anche su questo il Consiglio dei saggi ha un'altra opinione.
In generale sarebbe un bene per noi e sarebbe nel nostro interesse, se si puntasse su piu' crescita e in questo modo su un aumento delle importazioni. Purtroppo questo non è un tema condiviso dal Consiglio degli esperti: loro hanno già mostrato su basi scientifiche che siamo vicini alla piena occupazione. Di conseguenza deficit pubblici piu' alti sono un tabu': ci porterebbero rapidamente all'inflazione galoppante e all'esproprio del risparmiatore. Ma se tutti vogliono risparmiare e nessuno vuole investire, non si puo' risparmiare. E' così semplice, da darsi la zappa sui piedi. Non basta chiedere ai paesi in crisi una politica di risparmio ambiziosa e riforme profonde del mercato del lavoro, del sistema sociale, delle tasse e della competitività, se si spinge verso il basso per un lungo periodo la propria domanda interna. Ci dovranno pertanto essere dei corrispondenti avanzi delle partite correnti. Solo in questo modo questi paesi potranno ridurre i loro debiti.
Pensare solo ai nostri interessi nell'unione monetaria non ci porterà lontano. Credo tuttavia che nel corso dei prossimi mesi, durante le negoziazioni europee alcune proposte dei Saggi finiranno per essere annacquate. Ad esempio il rifiuto di un'assicurazione centrale sui depositi, la separazione della politica monetaria e del controllo bancario, o la richiesta che la politica fiscale resti una questione nazionale, perché a quanto pare nessun paese vuole rinunciare alla propria sovranità nazionale.
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