sabato 3 novembre 2018

Handelsblatt: la manovra italiana potrebbe essere la scelta giusta

Sulla stampa tedesca "di qualità" non è facile trovare una piccola apertura politica nei confronti della legge di bilancio italiana. Su Handelsblatt ci prova il prof. Bert Rürup, capo-economista nonché commentatore di punta del quotidiano economico-finanziario di Düsseldorf: cari amici tedeschi, la manovra italiana di per sé non è sbagliata, molto dipenderà dai provvedimenti con cui sarà attuata, l'Europa puo' fare passi avanti solo se il culto delle regole fini a se stesse, tipico dei nord-europei, viene affiancato dal sano pragmatismo dei popoli latini. Da Handelsblatt 


La protesta di Roma contro le regole di bilancio dell'UE è giusta e sbagliata allo stesso tempo. È senz'altro vero che il governo italiano sta mettendo in discussione le norme fiscali esistenti. Ma proprio questa battaglia potrebbe aiutare a rilanciare la tanto attesa modernizzazione dei limiti all'indebitamento, ormai decisamente antiquati.

Quando nel febbraio 1992 il ministro delle Finanze Theo Waigel e Hans-Dietrich Genscher e le loro undici controparti dell'UE firmarono il trattato di Maastricht, i membri dell'Unione monetaria si impegnarono a non far aumentare il livello del debito pubblico oltre il 60% del PIL nazionale. Inoltre, il deficit di bilancio annuale non doveva superare il 3% del PIL delle loro economie.

Ma queste regole sin dall'inizio sono state solo una stampella, una sostituzione incompleta per un accordo impossibile su una vera unione fiscale. E da quella siamo ancora molto lontani.

La soglia del 60% era approssimativamente uguale alla media ponderata del debito pubblico effettivo nei paesi dell'UE di allora. Allo stesso modo il criterio del deficit al tre percento non aveva alcuna giustificazione analitica.

Questo limite al deficit si basa su una semplice "regola del tre". A quel tempo, infatti, si presumeva che i paesi della zona euro avrebbero potuto registrare una crescita economica nominale del cinque percento.

Il tasso di crescita nominale è la somma della crescita reale più l'inflazione. Combinando questa crescita economica nominale con un rapporto annuale del disavanzo del 3%, dal punto di vista aritmetico il livello di indebitamento converge inevitabilmente verso il 60 %.

A parte il Belgio, con il suo rapporto debito/PIL che allora era circa al 130% e l'Italia a circa il 100%, nessun politico ragionevole all'epoca pensava che il rispetto del limite del 60% potesse diventare un problema serio.

Nel 2012, tredici anni dopo l'introduzione dell'euro, tutti i membri dell'UE, ad eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca, hanno siglato il Fiskalpakt. Questo prevede che il disavanzo strutturale  a medio termine delle amministrazioni pubbliche, escluse quindi le componenti congiunturali, non superi lo 0,5% del PIL, almeno fino a quando il rapporto debito/PIL non abbia raggiunto il 60%. Se il rapporto debito/PIL di un paese supera il limite del 60%, la parte eccedente dovrebbe essere generalmente ridotta di un ventesimo all'anno.

A tale riguardo, dal punto di vista giuridico, è corretto che la Commissione europea accusi il governo italiano di violare i trattati. Perché il rapporto debito/PIL italiano è attualmente al 131 %. E il progetto di bilancio per il 2019, che l'Italia ha presentato all'UE, prevede che il deficit strutturale non scenda di 0,8 punti come promesso dal precedente governo, ma aumenti di 0,8 punti. La conseguenza: è molto improbabile che il rapporto debito/PIL dell'Italia, secondo ogni previsione, possa scendere.

Ma ciò che viola le leggi in vigore non è detto che sia economicamente e politicamente irragionevole. In realtà, il punto è che finora non è stato possibile stabilire un limite al di sopra del quale il debito pubblico diventa insostenibile dal punto di vista macroeconomico.

Il debito pubblico non è né buono né cattivo

Il debito pubblico è un mezzo legittimo di finanziamento dello stato e a priori non è né buono né cattivo. Per questo il consolidamento delle finanze non può avere come obiettivo quello di rimborsare quanto più debito possibile, ma dovrebbe sempre cercare di fare in modo che le "finanze pubbliche restino sostenibili", come affermato nell'articolo 121, paragrafo 1 dei trattati UE. Allo stesso tempo un indebitamento temporaneo non è necessariamente in conflitto con la sostenibilità del bilancio, a condizione che le fluttuazioni economiche di breve periodo siano attenuate.

Nel lungo periodo i programmi congiunturali finanziati a debito restano malvisti e considerati solo un "fuoco di paglia". Questo atteggiamento critico, anche grazie al lavoro di ricerca di Philippe Aghion ad Harvard, è stato sostituito da una posizione piu' moderata. Aghion ha dimostrato che un contenimento delle fluttuazioni cicliche, e quindi una stabilizzazione ad un livello elevato di utilizzo del prodotto potenziale è collegato ad effetti positivi sulla crescita tendenziale.

Una buona politica congiunturale migliora quindi le opportunità di crescita nel lungo periodo, ma solo se la politica nella fase di ripresa economica trova la forza per ridurre il debito fatto per finanziare gli stimoli congiunturali.

Ora è alquanto improbabile che in Italia la strana coalizione fra una "Lega" di destra e un "Movimento Cinque Stelle" di sinistra si lasci impressionare da tali fatti e da tali relazioni economiche, specialmente se con l'indebitamento aggiuntivo bisogna rispettare le promesse elettorali fatte, tutte orientate al consumo. Tuttavia il conflitto con la Commissione Europea alla fine potrebbe rivelarsi vantaggioso per questo governo: perché ora tutta l'Italia, con "quelli là a Bruxelles", finalmente ha trovato un nemico comune odiato da gran parte della popolazione - e questo notoriamente aiuta a saldare la popolazione.

In definitiva c'è solo una cosa che potrà costringere il governo in carica a Roma a cedere: un aumento significativo dei premi al rischio sui titoli di Stato italiani. Il governo è ben consapevole del fatto che sono stati questi premi al rischio che nel 2011 hanno costretto Silvio Berlusconi a dimettersi, portando al potere un governo tecnocratico fondato sull'austerità guidato da Mario Monti. L'Italia per poter rifinanziare il debito in scadenza deve chiedere circa 250 miliardi di euro all'anno ai mercati finanziari.

D'altra parte, se i prezzi diminuiscono, le banche italiane, che detengono gran parte del debito pubblico, dovrebbero svalutare una parte di questi titoli nei loro bilanci. E ogni svalutazione consumerebbe la già sottile capitalizzazione di molte istituzioni.

Se le agenzie di rating dovessero portare i titoli a livello di junk, le grandi società di fondi dovrebbero eliminare i titoli dai loro portafogli, il che potrebbe ulteriormente deprimere i prezzi e portare a fallimenti bancari e, nel caso improbabile, persino alla bancarotta.

Tuttavia, la disputa sul deficit "giusto" ci sta distraendo dai veri problemi economici della terza economia della zona euro, nonché ottava più grande al mondo. Perché l'Italia non soffre di una recessione economica di breve periodo, ma di una combinazione fra una disoccupazione di massa strutturale e una stagnazione macroeconomica decennale.

E non puoi combattere un cancro economico dando ai pensionati e ai disoccupati più soldi per i consumi. Ad alcuni l'Italia di oggi potrebbe addirittura ricordare la Germania di inizio secolo, a quel tempo era il "malato d'Europa".

La politica di crescita non si limita a chiudere un divario negativo di prodotto potenziale, ma piuttosto mira ad aumentare il potenziale produttivo di un'economia.

Risparmiare non è una panacea per tutti i mali

Pertanto la questione del deficit "giusto" è molto meno importante rispetto a quella di quale sia la politica economica "giusta". Dopo le esperienze fatte con la Grecia, la politica della svalutazione interna fatta mediante tagli massicci e risparmi deve essere considerata, in ogni caso, un fallimento. Nel frattempo lo ha riconosciuto anche il FMI, a differenza di quanto hanno fatto un certo numero di economisti tedeschi.

Naturalmente sono altrettanto sbagliati anche i piani del governo in carica a Roma per aumentare i consumi privati attraverso il deficit. In particolare, servirebbero più investimenti privati. E questi dipendono soprattutto dall'occupazione e dalle condizioni favorevoli alla crescita.

A tale riguardo, tuttavia, l'Italia ha un forte bisogno di agire: perché il mercato del lavoro non è flessibile, il carico fiscale è troppo elevato, la tassazione delle imprese è poco favorevole agli investimenti, il sistema legale è imprevedibile e la forza lavoro potenziale per ragioni demografiche continuerà a diminuire. Tutti questi problemi non possono essere superati da un programma di consumi finanziati a debito.

Un aumento sostenibile e duraturo del prodotto economico complessivo dell'Italia richiede riforme strutturali che creino condizioni quadro favorevoli alla crescita e consentano l'attuazione di idee imprenditoriali. L'implementazione di tali idee, tuttavia, richiede fiducia nelle politiche economiche e finanziarie nazionali - e quindi anche nella solidità della gestione finanziaria.

In breve: l'aumento del deficit pubblico in Italia potrà essere utile per ottenere una crescita tendenziale più elevata. Ma solo se questo aumento sarà affiancato da riforme strutturali nel mercato del lavoro, da un aumento della partecipazione della forza lavoro, dalla ristrutturazione del sistema fiscale e da riforme dei sistemi di sicurezza sociale, ad esempio una "Agenda 2020" intelligente.

Se nelle trattative in corso Roma mettesse insieme un pacchetto di crescita di questo tipo, in cambio l'UE potrebbe abbandonare la sua rigida posizione di veto.

Bruxelles potrebbe quindi ridiscutere regole superate, fondate su dati economici e ipotesi vecchie di 30 anni. Perché alla base di ogni passo fatto verso l'approfondimento dell'UE e quindi verso la stabilizzazione dell'euro c'è sempre stato un compromesso tra l'orientamento al rispetto delle regole dei paesi nordici e il pragmatismo dei latini. E ciò è sempre stato positivo nell'interesse della coesione europea.

Che la Commissione Europea ora insista nel voler far rispettare le regole di bilancio dominate dal pensiero ordoliberale tedesco, non solo non farà fare passi in avanti all'Europa, ma favorirà ulteriori divergenze.

Lo stesso vale naturalmente per le ripetute, ma non per questo sempre errate e tuttavia sempre sottovalutate richieste formulate dall'Europa "latina" in merito alla necessità che la Germania e altri stati del nord usino il loro spazio fiscale per stimolare la crescita.

Si può solo sperare che insistere sui criteri di stabilità non porti a una nuova crisi dell'euro. Perché queste regole, alla fine stupide, non ne valgono davvero la pena. Il più saggio cederà il passo all'altro - almeno si spera.




-->

giovedì 1 novembre 2018

Perché la nuova legge tedesca sull'immigrazione è sbagliata

A scriverlo non è un foglio estremista dell'est ma il prof. Thomas Straubhaar sulla liberale e liberista Die Welt. Dopo il recente accordo fra SPD e Unione per una legge sull'immigrazione che favorisce l'arrivo di lavoratori extra-UE (qui e qui), per quanto ancora questo governo possa andare avanti, è lecito porsi una domanda: perché la Germania del 2018, invece di puntare sulla digitalizzazione e gli aumenti di produttività, ha deciso che il suo futuro risiede nell'importazione in massa di lavoratori stranieri a basso costo? Ah saperlo... Ne parla un ottimo prof. Thomas Straubhaar su Die Welt

Al fine di superare il problema della carenza di lavoratori qualificati, il governo tedesco ha deciso di puntare sull'arrivo di lavoratori dall'estero. In realtà, la Germania dovrebbe risolvere un altro problema. Altrimenti l'umore generale potrebbe cambiare rapidamente.

Quando in gioco ci sono interessi personali, i punti di vista scientifici generalmente accettati vengono rapidamente dimenticati. E al momento ciò è particolarmente vero per quanto riguarda la tanto discussa carenza di lavoratori qualificati. Ovunque nel nostro paese si sostiene che la mancanza di manodopera qualificata costi molti miliardi di euro all'economia e diversi punti percentuali di benessere alla società.

In ogni libro di testo si può leggere che in una situazione di carenza simile a quella attuale, cioè se la domanda è maggiore dell'offerta, il prezzo dovrebbe aumentare. Questo vale per tutti gli oggetti di uso quotidiano, dal caffè ai biglietti per i concerti.

Per questo la domanda centrale è una: perché in Germania i salari dei lavoratori qualificati non aumentano molto più rapidamente? Salari più alti avrebbero un duplice effetto: da un lato, per molte persone sarebbe più attraente lavorare più di quanto non facciano già oggi, e dall'altro lato costringerebbe i datori di lavoro a ripensare il loro modo di lavorare. Per questi imprenditori sarebbe molto più interessante sostituire le persone con delle macchine.

La qualità è più importante del semplice numero dei dipendenti

E forse si risolverebbe anche la questione relativa ai lavoratori qualificati provenienti dall'Unione europea (UE). Grazie alla libera circolazione, infatti, i cittadini dell'Unione europea provenienti dai paesi con un'elevata disoccupazione potrebbero effettivamente mettersi in viaggio verso la Germania. In realtà al momento c'è solo un debole "effetto aspiratore" che non corrisponde nemmeno lontanamente ai bisogni del paese. Se gli stipendi fossero piu' alti, i lavoratori qualificati dei paesi UE non verrebbero forse piu' volentieri a lavorare in Germania?

Ovviamente retribuzioni più elevate potrebbero portare le aziende tedesche a perdere competitività rispetto agli altri paesi. Ma questo non accadrebbe se i dipendenti venissero pagati per i soldi che valgono, come dimostrato dalla loro alta produttività lavorativa. Se così fosse, probabilmente sarebbe solo la redditività del capitale a diminuire, non la competitività tedesca. Il valore aggiunto del lavoro sarebbe quindi redistribuito in maniera diversa rispetto a oggi - alcuni direbbero in maniera "più giusta" - di quanto non accada aggi.

Sostituire le persone con delle macchine aumenterebbe la produttività del lavoro di coloro che restano occupati. Poiché lo sviluppo della produttività del lavoro si rifletterebbe nello sviluppo delle retribuzioni, il livello dei salari aumenterebbe ulteriormente, rendendo le ore di straordinario ancora più attraenti.

Cosi' si solleva un'altra domanda: perché nell'era della digitalizzazione la Germania ritiene che il suo futuro risieda nell'immigrazione di manodopera? La qualità, ovvero la produttività del lavoro misurata dal valore aggiunto per unità di tempo, e non la quantità, cioè il numero totale di dipendenti, è la base della prosperità.

La produttività del lavoro, tuttavia, non è un destino dato da Dio. È determinata dagli investimenti, sia nel capitale umano, cioè nella formazione, sia nel capitale fisico, cioè nei macchinari. Persone sempre piu' istruite che lavorano mano nella mano con dei robot sempre più moderni. Questa è la divisione del lavoro che nell'era della digitalizzazione rende i dipendenti più produttivi e che permette di pagare dei salari più alti.

L'immigrazione mantiene i salari bassi 

Nella politica economica, inoltre, ci sono leve piu' che sufficienti per compensare l'aumento del costo del lavoro, ad esempio riducendo la burocrazia, semplificando le procedure di approvazione e attuazione fino alla riduzione delle imposte sulle società.

L'esperienza della Svizzera inoltre ci mostra che diversamente da quanto previsto, anche degli specialisti ben qualificati, motivati e adeguatamente pagati possono avere un effetto positivo sulle decisioni di investimento. "Successo e decenza" pagano sia a livello micro che macro.

Non è il prodotto interno lordo (PIL) che determina la ricchezza di una società, ma il PIL pro capite. La crescita in termini reali del PIL tedesco tra il 2014 e il 2017 è stata del 6,3%. Al contrario, nello stesso periodo il PIL pro capite è aumentato solo del 4,2%, dato che la popolazione è cresciuta del 2%.

Da una crescita economica generata attraverso un aumento della popolazione - cioè dall'immigrazione - la società, almeno inizialmente,  ottiene solo un limitato aumento della ricchezza. Ma la focalizzazione sul "totale" copre comunque ogni possibile effetto redistribuivo. Tali effetti sono causati dal fatto che "una crescita estensiva dovuta all'immigrazione" crea una pressione al ribasso sui salari, il che significa che i salari restano relativamente piu' bassi rispetto a quanto si verificherebbe con "una crescita intensiva spinta dalla digitalizzazione".

Una politica dell'immigrazione intelligente dovrebbe servire al benessere di tutti

Chi in Germania in quanto lavoratore specializzato subisce la concorrenza da parte degli immigrati difficilmente trarrà beneficio dalla crescita del PIL, oppure lo farà solo in maniera indiretta. Al contrario, si rallenta ogni possibile aumento dei salari. Dall'altro lato, grazie all'immigrazione di lavoratori qualificati e alla conseguente modesta crescita dei salari, aumenterà il rendimento del capitale.

In breve: i lavoratori qualificati tedeschi beneficeranno meno della "crescita generata mediante l'immigrazione", ma tutti gli altri, in particolare i datori di lavoro, ne trarranno molto piu' vantaggio. Non c'è da stupirsi, quindi, che la denuncia di una presunta carenza di lavoratori qualificati sia particolarmente forte da parte delle aziende.

Tuttavia, una politica migratoria e di integrazione intelligente dovrebbe servire al benessere di tutti - sia dei capitalisti che dei lavoratori. Diversamente si dovrà mettere in conto una forte divergenza nello sviluppo dei redditi, una polarizzazione e ulteriori tensioni sociali e quindi una crescente resistenza all'immigrazione da parte della popolazione.

-->

2,85 euro all'ora

La start-up tedesca super-tecnologica e innovativa ha un modello di business fondato sul principio molto antico: la massimizzazione del profitto a spese dei lavoratori. Flixbus, la piattaforma per i viaggi in autobus a basso costo, per sbaragliare la concorrenza e conquistare l'Europa non ha problemi a far impiegare autisti dell'est Europa pagati al minimo sindacale polacco (2.85 € l'ora), costretti a turni massacranti che finiscono per mettere a rischio la sicurezza dei viaggiatori. Ne parla il sindacato Ver.di.


Autisti troppo stanchi, dumping salariale e crumiri. La piattaforma per i viaggi in autobus a basso costo, fondata sul principio dello sfruttamento, domina sempre più il mercato dei viaggi a lunga distanza

Renate oggi per la prima volta vuole viaggiare con suo marito sugli autobus di FlixBus - parte dalla stazione centrale dei bus di Berlino (ZOB) verso Amburgo, e considerando un prezzo del biglietto di 19 euro a persona non potrà andarle troppo male, almeno cosi' pensa lei. Anche Nils è attratto dai bassi prezzi. È un utente regolare di FlixBus sulla linea Berlino - Lipsia, andata e ritorno.

La stazione dei bus di Berlino ZOB questo venerdi' mattina funziona a pieni giri. Lo si vede subito: i FlixBus verdi con le frecce arancioni qui sono la maggioranza. Tuttavia, se guardi da vicino, ti accorgi che gli autobus in realtà appartengono a molte società diverse. Il nome della società è scritto in caratteri piccoli sulla porta d'ingresso. Pawel arriva da un piccolo villaggio polacco vicino a Poznan e parla molto bene il tedesco. Quello che ci racconta sulle sue condizioni di lavoro e sulla retribuzione sembra quasi un prerequisito indispensabile per poter offrire biglietti a prezzi cosi' bassi.

Pessimi lavori per gli autisti dell'Europa dell'Est

"Percepisco il salario minimo polacco pari a 2,85 euro all'ora e quasi sempre resto alla guida per dodici giorni di fila. Il lavoro è estenuante, perché prima di guidare devo caricare i bagagli, poi pulire l'autobus e svuotare il bagno. Ma come autista professionista non riesco a trovare un lavoro migliore. Guidare un camion sarebbe ancora peggio." FlixBus utilizza spesso società fornitrici di autobus dell'Europa orientale perché lavorano a condizioni particolarmente economiche e perché di solito pagano solo il salario minimo valido in Polonia o nella Repubblica ceca. E quando gli autisti dei bus attraversano un confine nazionale, sono autorizzati - come Pawel - a guidare per dodici giorni di seguito. Il periodo di riposo giornaliero è di sole undici ore anziché le normali dodici ore e può essere abbreviato due volte a settimana fino a nove ore.

I due autisti cechi in viaggio ad agosto tra Stoccolma e Berlino per FlixBus probabilmente sono stati costretti ad osservare dei periodi di riposo ancora più brevi. Di primo mattino, l'autobus della compagnia ceca Umbrella, proveniente da Linstow si è capovolto sull'autostrada A19 uscendo dalla carreggiata. Uno dei conducenti dell'autobus e 15 passeggeri sono rimasti feriti. La polizia sospetta che la causa dell'incidente sia stata la stanchezza: i due piloti avevano coperto la lunga distanza senza fare un vero riposo.

"Ogni conducente guida quattro ore e mezzo mentre l'altro si sdraia nella cuccetta - e così vanno avanti per tutto il viaggio", ci dice Klaus Schroeter, segretario del sindacato e coordinatore dei contratti di categoria del commercio e dei pullman per ver.di.  "Nessuno in questo modo riesce veramente a dormire, ci si addormenta al massimo per qualche secondo - le conseguenze sono disastrose". Che la Commissione europea ora intenda ridurre ulteriormente la durata minima del periodo di riposo degli autisti di bus e camion, per Klaus Schroeter è scandaloso. Fortunatamente il Parlamento europeo a luglio ha respinto questa iniziativa. Che la questione sia finalmente scomparsa dal tavolo, Schroeter non ci crede.

I vertici di Flixbus non si preoccupano molto delle condizioni di lavoro dei conducenti degli autobus che, dopo tutto, non sono loro dipendenti, ma sono impiegati da uno dei tanti piccoli operatori di autobus di medie dimensioni che fanno i viaggi a lunga distanza per conto di Flixbus. In una recente intervista il co-fondatore di FlixBus, Jochen Engert, ha cercato di calmare le acque: ci sarebbero solo poche società e pochi autisti dall'Europa orientale, soprattutto sulle linee internazionali. Ma uno sguardo al sito web di FlixBus mostra che la società ha effettivamente commissionato un gran numero di aziende polacche e ceche.

Eccezionalmente condizioni buone

Se le condizioni di lavoro in una delle numerose piccole società di autobus sono decenti, è dovuto esclusivamente alla cultura aziendale dell'appaltatore, in quanto FlixBus non fornisce nessuna linea guida in merito alle retribuzioni e alle altre condizioni di lavoro. A tale riguardo, Heiko, un autista di autobus di mezza età proveniente dalla regione della Ruhr, impiegato dalla compagnia Theo Verhuven di Xanten, ha avuto molta fortuna. Sta facendo una breve pausa in un parcheggio presso l'area di sosta Avus, prima di partire verso Berlino ZOB, dove lavora sulla linea FlixBus Berlino - Dusseldorf. "Il mio datore di lavoro paga piu' di quanto previsto dal contratto, e abbiamo anche un Betriebsrat. Se qualcosa è peggiorato, allora ha a che fare con FlixBus ".

In passato Heiko ha guidava autobus per MeinFernbus, un'azienda acquisita da FlixBus. "Se c'era un ingorgo sull'autostrada, lo facevamo sapere subito all'ufficio centrale, che informava molto velocemente tutti gli altri conducenti di autobus. Con FlixBus tali messaggi vengono ignorati", perché non portano ulteriori guadagni.

Crumiri per Ryanair

Flixbus - da quando è entrato nel business ferroviario con FlixTrain ha cambiato nome in FlixMobility - ha circa 1.000 dipendenti, che si prendono cura principalmente dell'organizzazione del traffico a lunga percorrenza e della vendita dei biglietti. L'azienda tiene bassi i prezzi dei biglietti e in questo modo raggiunge una quota di profitto superiore al 20 %. Le società fornitrici di autobus incassano una tariffa fissa. "FlixBus non è quindi una classica compagnia di bus, ma piuttosto una piattaforma per la vendita dei biglietti", afferma Klaus Schroeter di ver.di.

In considerazione del modello di business a basso rischio che continua a  generare ricavi e profitti senza che Flixbus debba mantenere i propri veicoli e pagare gli autisti dei bus, l'azienda può anche permettersi di ostentare una certa generosità quando si tratta di aiutare una azienda simile. Quando Ver.di il 12 settembre di quest'anno ha proclamato il primo sciopero degli assistenti di volo della compagnia aerea irlandese Ryanair, Flixbus ha messo a disposizione delle corse gratuite in autobus per i passeggeri rimasti a terra con lo slogan: "Il tuo volo è stato cancellato? Non ti preoccupare, ti aiutiamo noi!"

Un modulo da compilare e il biglietto caricato sono stati sufficienti per una corsa gratuita con destinazione a piacimento sulla rete europea FlixBus. In questo modo hanno preso due piccioni con una fava: hanno promosso la propria attività e hanno trasformato i conducenti di autobus in crumiri involontari di una compagnia aera, nota per le sue condizioni di lavoro miserabili e per i salari da fame. Possiamo tuttavia nutrire qualche dubbio sul fatto che in caso di uno sciopero dei conducenti dei bus, altamente improbabile, Ryanair restituirebbe il favore regalando biglietti gratuiti per i passeggeri di FlixBus bloccati. 



-->

martedì 30 ottobre 2018

Storie di sfruttamento in Germania: sulle tracce della nuova schiavitù (parte seconda)

Ci avevano spiegato che il caporalato e lo sfruttamento riguardano solo le campagne del sud-Europa e che nella civilissima Europa del nord è tutto molto piu' pulito e onesto, le cose tuttavia non stanno esattamente cosi'. Nelle strade e sui marciapiedi delle grandi città tedesche, ogni giorno decine di migliaia di migranti, molti dall'Europa del sud-est, si offrono a giornata per ogni tipo di lavoro e per pochi euro l'ora, quasi sempre al nero e al di fuori dei sistemi di previdenza sociale. Un'inchiesta molto bella di Der Spiegel ci parla dei bulgari che sui marciapiedi di Amburgo passano le giornate aspettando un furgoncino che passi a caricarli per portarli in un cantiere, in una fabbrica o nei campi. Da Der Spiegel (seconda parte, si arriva da qui)


Ci sono dei ciarlatani che hanno incassato 600 euro dai lavoratori sotto-pagati con la promessa di fargli ottenere una registrazione della residenza all'anagrafe. Invece poi hanno denunciato i migranti per lavoro nero e sono spariti con i soldi.

Se i migranti arrivano in Germania con i loro figli, anche questi spesso soffrono per la condizione di precarietà. Secondo una insegnante che fino al 2016 ha lavorato in una scuola di Wilhelmsburg, i figli dei lavoratori bulgari sotto-pagati spesso spariscono per settimane da scuola e sembrano alquanto stravolti.

Una volta, quando una sua collega ha visitato una studentessa a casa, ha visto una ragazza di 16 anni nel soggiorno. La madre le ha detto che la ragazza non era mai andata a scuola, anche se la famiglia si trovava in Germania da cinque anni. La ragazza aveva passato la maggior parte della sua vita davanti alla TV senza aver imparato una sola parola di tedesco.

Nel frattempo la miseria dei lavoratori migranti ora colpisce interi quartieri. Le città, insieme alla manodopera a basso costo, attraggono molta miseria - che finisce per colpire i residenti.

Si racconta di lavoratori migranti che dormono in macchina e che per tutta la notte in inverno fanno girare il motore - per potersi scaldare. Un altro ci dice che i migranti fanno i loro bisogni in un bosco adiacente.

Un terzo residente locale racconta di lavoratori migranti che  gli "urinano sui muri di casa e che vanno in giro ubriachi" e di un pulmino con targa bulgara parcheggiato per mesi davanti a casa sua, in cui dormiva anche un bambino.

Altri residenti riferiscono di lavoratori migranti che hanno rubato le sedie da giardino, prelevato benzina dai serbatoi delle loro auto o rubato materiali da costruzione nei cantieri. La polizia non reagisce nemmeno piu' alle lamentele. "Ci troviamo in una situazione di assenza della legge", ci dice un residente. La polizia di Amburgo respinge queste accuse. (...)

Il sistema di sfruttamento

Quando Stanimir Panow parla della sua vita, dei turni di dodici ore, dei suoi perfidi capi o del suo letto ammuffito, resta sempre composto. Spesso riesce a scherzare anche sui momenti più difficili della sua vita. Solo una volta durante le nostre conversazioni ha iniziato a piangere. Sono lacrime di gratitudine. Perché Panow ha avuto un aiuto inatteso

Il Westend, un'organizzazione senza scopo di lucro che organizza cure mediche anonime per i migranti, gli ha pagato un'operazione. Gran parte del tumore alla prostata è stato asportato.

Come la maggior parte dei finti lavoratori autonomi, Panow non ha un'assicurazione sanitaria e le possibilità di ottenere aiuto dallo stato sono limitate. "Solo in alcuni casi è possibile richiedere interventi urgenti e necessari attraverso un fondo finanziato dall'Autorità per la sicurezza sociale di Amburgo", afferma Melanie Mücher, a capo del Westend.

Ci sono ancora alcune cellule tumorali nel corpo di Panow, dice Mücher. Anche in futuro dovrà essere esaminato regolarmente. Panow deve sperare che il Westend continui a trovare un modo per poter finanziare i suoi trattamenti. Almeno ora lo sa: non è solo.

Ad Amburgo-Wilhelmsburg ci sono molte organizzazioni sociali caritatevoli e molti residenti impegnati. Organizzano la consulenza legale, i corsi di lingua tedesca gratuiti, feste in città inclusive oppure raccolgono donazioni per pagare le cure mediche ai migranti. I residenti cercano di tamponare le difficoltà sociali e di combattere lo sfruttamento dei migranti. Ma non possono cambiare le strutture di base di questo settore illegale. Solo un radicale cambiamento della politica  potrebbe aiutare:

- I lavoratori migranti dovrebbero essere correttamente informati sui loro diritti, preferibilmente nei loro paesi di origine prima di partire.

- Gli intermediari del lavoro e i proprietari di case dovrebbero essere controllati in modo più coerente e puniti per le violazioni.

- I migranti seriamente ammalati e senza un'assicurazione sanitaria valida dovrebbero avere un migliore accesso alle cure mediche.

Il governo di Sofia non riesce a tenere sotto controllo la situazione. Secondo le previsioni dell'ufficio nazionale di statistica di Sofia, la Bulgaria perderà un altro milione di persone entro il 2045; il gruppo di popolazione più numeroso sarà quello tra i 60 e gli 80 anni.

Anche le autorità tedesche sono troppo tiepide nei confronti dello sfruttamento dei lavoratori migranti. Sebbene in Germania vi siano numerose leggi che puniscono il lavoro sommerso, il non rispetto del salario minimo di legge e che dovrebbero impedire condizioni di lavoro inaccettabili, i controlli, tuttavia, avvengono solo sporadicamente.

Ci sono circa 6.700 funzionari delle dogane in tutto il paese a contrastare il lavoro sommerso e quello illegale. Secondo le stime dei sindacati ce ne vorrebbero più di 10.000. Anche il Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW)) ritiene che in Germania ci siano troppi pochi ispettori per poter controllare il lavoro sommerso. "È come fare le regole per una partita di calcio senza poi mettere un arbitro in campo", ci dice il ricercatore del DIW Karl Brenke.

Per i consumatori tedeschi, tuttavia, il sistema dello sfruttamento ha dei grandi vantaggi. Tutti i muratori e le badanti, tutti i facchini di magazzino,  tutti i lavoratori occupati in agricoltura, quelli nei macelli e tutti gli altri salariati fanno in modo che i costi di costruzione e di manutenzione in Germania crescano piu' lentamente e che ai consumatori vengano forniti carne, verdure e servizi a basso costo. "L'economia ne beneficia", afferma Brenke. "Ma la dignità umana ne soffre".

Dopo l'operazione, il medico aveva consigliato a Stanimir Panow di non lavorare per alcune settimane. Il suo corpo era troppo debole, gli aveva detto il dottore. Soprattutto, aveva bisogno di riposo.

La mattina dopo, Panow è tornato al cantiere.


-->

Storie di sfruttamento in Germania: sulle tracce della nuova schiavitù

Ci avevano spiegato che il caporalato e lo sfruttamento riguardano solo le campagne del sud-Europa e che nella civilissima Europa del nord è tutto molto piu' pulito e onesto, le cose tuttavia non stanno esattamente cosi'. Nelle strade e sui marciapiedi delle grandi città tedesche, ogni giorno decine di migliaia di migranti, molti dall'Europa del sud-est, si offrono a giornata per ogni tipo di lavoro e per pochi euro l'ora, quasi sempre al nero e al di fuori dei sistemi di previdenza sociale. Un'inchiesta molto bella di Der Spiegel ci parla dei bulgari che sui marciapiedi di Amburgo passano le giornate aspettando un furgoncino che passi a caricarli per portarli in un cantiere, in una fabbrica o nei campi. Da Der Spiegel (prima parte)


Dopo il crollo dell'economia bulgara, Stanimir Panow si è trasferito ad Amburgo-Wilhelmsburg. Sperava in una vita migliore, ma è finito a cercare lavoro sui marciapiedi - in un sistema fondato sullo sfruttamento, dal quale i consumatori tedeschi traggono enormi vantaggi.

Quando Stanimir Panow nel 2014 è sceso da un autobus VW ad Amburgo-Wilhelmsburg, insieme ad altri lavoratori migranti bulgari, sperava ancora nella possibilità tardiva di realizzare i suoi sogni. Oggi la sua vita quotidiana consiste principalmente nell'aspettare.

Di notte, quando l'oscurità inghiotte le strade piene di spazzatura del quartiere di Reiherstieg, Panow si stende sul suo materasso ammuffito e aspetta che i suoi tre coinquilini si addormentino al tavolo ubriachi, così che anche lui possa finalmente dormire un po'. Alle cinque del mattino, dopo essersi alzato, Panow aspetta che qualcuno lo carichi e lo porti da qualche parte a lavorare.

Panow sa montare il cartongesso, sa mettere le tegole sui tetti e le piastrelle, sa tirare su i muri, dice che sa fare tutto. Ora ha 64 anni. Le sue spalle sono ancora larghe, le sue braccia sono ancora forti, ma la maggior parte dei suoi capelli è già caduta, dalla sua bocca iniziano a mancare i denti e recentemente nella sua prostata è stato scoperto un tumore maligno.

Panow non ha soldi da parte. Teme il momento in cui sarà troppo debole per lavorare. Il momento in cui inizierà l'attesa della morte.

I sogni di Panow non sono mai stati molto grandi. Una casa, una famiglia, qualche soldo, era tutto quello che voleva. Ma nella Bulgaria colpita dalla crisi non è mai riuscito a realizzarlo. Ha lasciato il suo villaggio natale di Borisovo, in Bulgaria, e si è messo in viaggio in giro per l'Europa in cerca di un lavoro ben pagato, così come hanno fatto circa due milioni di suoi connazionali. E come molti altri, si è perso per strada.

E' finito su di un marciapiede di Amburgo in cerca di lavoro, in un sistema fatto di finto lavoro autonomo, di contratti semi-legali e di dumping salariale. In un mondo senza sicurezza e senza prestazioni sociali. In forme di lavoro che sia in Germania che negli altri paesi dell'UE stanno diventando sempre piu' comuni. Strutture possibili solo grazie a uno dei pilastri centrali dell'Unione europea: il diritto di ogni cittadino dell'UE a lavorare in ogni paese.

La cosiddetta libera circolazione dei lavoratori ha molti vantaggi. Apre nuove opportunità di lavoro per i cittadini UE, rafforza il mercato del lavoro, aumenta la mobilità dei lavoratori qualificati e contribuisce alla crescita economica. Ma sostiene anche un settore ombra in cui in Germania lavorano decine di migliaia di persone, se non centinaia di migliaia, e contro il quale le autorità si muovono senza troppa determinazione. 

Vogliamo cercare di capire questo sistema fondato sullo sfruttamento. Perché le persone come Panow finiscono sui marciapiedi a cercare un lavoro? Perché non riescono ad uscirne fuori? Perché il lavoro illegale non viene combattuto in maniera più decisa?

Per la nostra ricerca abbiamo intervistato decine di lavoratori migranti bulgari e cercato di ricostruire la vita di Stanimir Panow nel dettaglio - ad Amburgo-Wilhelmsburg e a Borisovo, in Bulgaria. E' emerso gradualmente un quadro con diverse sfaccettature su uno dei maggiori problemi sociali del nostro tempo. E una prospettiva su come forse lo si potrebbe risolvere.

Il marciapiede del lavoro

Nella sua prima mattina ad Amburgo Panow si è recato al bar Elite. Gli era stato detto che lì si puo' trovare facilmente del lavoro.

E ad oggi non è cambiato molto. È una mattina di sole di fine estate intorno alle 5:30 del mattino, l'aria nel bar Elite è piena di fumo, in TV c'è musica pop bulgara, e su un davanzale ci sono alcune piante sintetiche che sembrano perse come gli uomini seduti ai tavoli ad aspettare il lavoro.

Alcuni uomini indossano tute arancioni, altri camice e jeans consumati. Molti hanno portato il pranzo in un sacchetto di plastica. Panow stamattina non è venuto. Conosce personalmente molti intermediari, e spesso lo contattano direttamente via SMS per un lavoro.

Una Citroën color antracite si ferma davanti al bar Elite. Nella parte posteriore dell'auto c'è un adesivo con il logo aziendale "Parrot12 Glas- und Gebäudereinigung". Nell'auto entrano quattro uomini dall'Elite bar. La macchina parte. Noi gli andiamo dietro.

"Chi si ammala anche per un giorno rischia il lavoro"

Il proprietario del bar Elite, Ali Tutal, non ne vuole sapere nulla di intermediazioni illegali all’interno delle sue stanze. I migranti si incontrerebbero nei locali del suo bar solo per andare insieme a lavoro, ci scrive più tardi per e-mail. Lui non ha nulla a che fare né con i lavoratori né con i datori di lavoro.

Secondo molti lavoratori sotto-pagati, il bar Elite è solo uno dei numerosi punti di raccolta per chi è in cerca di un lavoro giornaliero ad Amburgo-Wilhelmsburg. E Amburgo è solo una delle tante città in cui vengono reclutati lavoratori giornalieri.

I migranti non qualificati vengono impiegati in una vasta gamma di settori: aiuto nei cantieri, per la raccolta in agricoltura, nelle costruzioni, per il lavoro nei macelli e nella ristorazione, nei magazzini, nella pulizia dei container al porto, per la pulizia degli uffici e delle camere d'albergo, nelle aree verdi...l'elenco potrebbe continuare all'infinito.

Le retribuzioni orarie, secondo quanto riferito dai bulgari da noi intervistati, sono fra i cinque e i dieci euro, pagati di solito in contanti. I rapporti di lavoro sono spesso illegali o si muovono sull'orlo dell’illegalità. Pochi lavoratori salariati hanno un contratto di lavoro regolare.

"Molti lavoratori migranti sono praticamente privi di diritti", afferma Christiane Tursi di Verikom, un'associazione senza scopo di lucro che lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori stranieri. "Chiunque chieda più soldi o un contratto di lavoro, oppure si ammala anche solo per un giorno, rischia il lavoro".

La Citroën color antracite si ferma davanti alla sede di Parrot12 Glas- und Gebäudereinigung. I quattro lavoratori dell'Elite bar entrano, escono poco dopo con uno spazzolone e un secchio per le pulizie, caricano gli attrezzi su di un VW Caddy bianco e si dirigono fuori città. Dopo alcuni chilometri, si fermano davanti a un ingresso, entrano dentro e iniziano a pulire le scale.

La sede della "Parrot12 Glas- und Gebäudereinigung", specializzata nella "intermediazione di personale per il magazzino", almeno secondo il registro commerciale, si trova in Billstraße. La zona è un noto punto di smistamento per biciclette rubate e rifiuti elettronici che da qui vengono spediti illegalmente in Africa. L'amministratore della società, un certo signor Ramazan Yildiz, non ha voluto rispondere alle nostre richieste di informazioni su quanto vengano pagati i suoi dipendenti e se con loro ha stipulato dei contratti.

In Germania ci sono molte aziende come quella di Yildiz; alcune operano legalmente, altre no; tutte impiegano lavoratori migranti. Alcune agiscono come dei subappaltatori che lavorano per aziende molto più grandi - con l'obiettivo di ridurre i costi. Soprattutto nei lavori piu' semplici, dove il costo della manodopera rappresenta una gran parte dei costi totali, il dumping salariale è il miglior modo per risparmiare.

"Ci sono molti modi per aggirare il salario minimo fissato dalla legge", afferma Christiane Tursi di Verikom. A volte i lavoratori a basso salario devono fare delle ore extra, a volte devono rimborsare una parte della paga ufficiale in contanti. E a volte dopo aver lavorato non vengono proprio pagati.

Anche a Stanimir Panow è già capitato due volte. La prima volta per un mese di lavoro in un cantiere ha dovuto prendere solo 200 euro. Quando si è lamentato, ci dice, è stato minacciato. Ha avuto paura e se n'è andato.

La seconda volta Panow ha trovato un datore di lavoro inadempiente. Si trovavano insieme ai bordi di un campo da calcio, dove l'uomo stava assistendo ad una partita del figlio. "Non ti vergogni per non avermi pagato?", gli ha urlato Panow davanti a tutti. Probabilmente è stato troppo imbarazzante anche per lui. Ha preso da parte Panow e gli ha dato i soldi che gli doveva.

Nonostante queste esperienze Panow continua a cercare lavoro sui marciapiedi. E anche se la paga è da fame, guadagna ancora molto di più di quanto guadagnerebbe in Bulgaria. Nei mesi buoni arriva a più di mille euro, esentasse. In questo modo può sostentarsi e mandare un po' 'di soldi alla sua ex moglie nella sua vecchia patria. I giovani bulgari, che lavorano anche più di lui, riescono persino a mettere da parte un po' del loro stipendio.

"È un affare basato su uno scambio", dice Panow. Contanti in cambio di sicurezza, contanti in cambio di diritti. Funziona bene fino a quando non ti ammali gravemente.

Nel settembre 2017 un migrante bulgaro è stato trovato morto in un parco di Wilhelmsburg. L'uomo aveva circa cinquantacinque anni, viveva a Wilhelmsburg da undici anni, e anche lui andava a cercare lavoro sui marciapiedi, proprio come Panow. Poi si è ammalato, era visibilmente indebolito, ha iniziato a non andare a lavoro, è diventato un senzatetto. Alla fine, si è sdraiato in un boschetto ed è morto. (...)

La miseria importata

Al 68 della Vogelhüttendeich Strasse, in un cortile non lontano dal bar Elite, i rifiuti ingombranti continuano ad accumularsi. Dai cassonetti esce una puzza molto forte, tra due auto con targhe smontate è parcheggiato un passeggino. I cavi elettrici auto-montati sono appesi alla parete esterna di una casa a due piani. Accanto all'entrata c'è scritto che la casa è infestata da pulci e cimici.

Secondo le indicazioni degli stessi lavoratori, ci sono decine di bulgari che vivono illegalmente nella casa, a volte vivono in quattro in dodici metri quadrati. "I maiali nella stalla hanno più spazio", dice Serkan Izmansoy, che fino a poco tempo fa viveva in un appartamento affacciato sul cortile. Sua madre ha avuto contatti con una residente bulgara del cortile, ci dice Izmansoy: "ha detto che deve pagare 200 euro al mese per un materasso, e tutti devono pagare lo stesso prezzo: adulti, bambini e persino neonati".


Secondo il registro fondiario il proprietario dell'immobile è un imprenditore turco di nome Ahmet Karanfil. Karanfil tuttavia respinge le accuse dei residenti. Sostiene di aver affittato le stanze nel cortile in maniera legale, fa sapere tramite il suo avvocato. Il suo inquilino tuttavia avrebbe sub-affittato le stanze a dei "compatrioti amici".

Secondo Christiane Tursi, l'assistente sociale di Verikom, molti lavoratori migranti vengono ospitati in case come quella al 68 della Vogelhüttendeich. "Chi lavora illegalmente non ha alcuna possibilità di trovare una casa nel mercato degli alloggi legali", dice Tursi. "Deve trovarsi un alloggio illegale ad un prezzo molto alto". Se non te lo puoi permettere, dormi in macchina o all'aria aperta.

Nei parchi e nei boschi di Amburgo-Wilhelmsburg si vedono spesso sistemazioni di fortuna. Vicino a un canale c'è un telone bianco steso sopra alcuni rami, davanti c'è un materasso di gommapiuma, per terra escrementi e carta igienica usata. In un pezzo di bosco in pendenza già da molto tempo c'è una grande tenda, il suo proprietario ha creato un piccolo sentiero attraverso il bosco e si è costruito un recinto di rami.



I lavoratori bulgari se accettano case illegali e lavori illegali sono punibili. "E chiunque sia coinvolto è ricattabile", dice l'assistente sociale Tursi. I migranti non riescono a difendersi dai loro padroni di casa e dai datori di lavoro sfruttatori. E hanno grandi difficoltà a integrarsi.

"I migranti non hanno tempo ed energie per imparare il tedesco", dice Tursi. "Di conseguenza difficilmente riescono ad entrare in contatto con la gente del posto o a informarsi sui loro diritti". I truffatori spesso con loro hanno gioco facile.




-->

domenica 28 ottobre 2018

Flassbeck: perché il governo italiano dovrebbe approfittare delle critiche americane ai tedeschi

Riflessione impeccabile del grande Heiner Flassbeck: gli americani continuano ad attaccare gli avanzi commerciali tedeschi e la relativa sottovalutazione del cambio, in Europa tuttavia nessuno ha il coraggio di alzare la voce contro le violazioni dei trattati europei commesse dai primi della klasse. Invece di inventarsi soluzioni complesse e politicamente impraticabili, come ad esempio l'assicurazione europea contro la disoccupazione o l'unione di trasferimento, bisognerebbe andare dritto alla radice del problema: il dumping salariale e la deflazione tedesca. Da Makroskop.de un ottimo Heiner Flassbeck


Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti nel suo recente „Currency Report“ ha fornito un'analisi sorprendentemente accurata della crisi europea. Perché solo gli europei non riescono a capirlo?

Ciò che il presidente americano sapeva già nel maggio 2017 ora è stato  confermato da un rapporto americano ufficiale: „The Germans are bad, very bad“. Nel cosiddetto Currency Report che il Tesoro americano invia ogni sei mesi al Congresso, le parole di Trump non vengono esattamente ripetute, ma il messaggio di fondo resta lo stesso.

Non è la prima volta che la Germania in questo rapporto viene criticata, ma il modo in cui questa volta lo si fa dimostra che ora l'amministrazione americana capisce molto meglio cosa è accaduto nell'eurozona rispetto a quanto non facesse prima. Il fatto che i media tedeschi e la politica tedesca sull'argomento mantengano un silenzio assordante, parla da sé.

Perché solo gli americani capiscono cosa sta accadendo in Europa?

E' più che sorprendente il fatto che sia proprio l'amministrazione americana a capire esattamente ciò che è accaduto nell'area dell'euro, molto meglio di quanto non facciano i membri stessi della zona euro. Nonostante sia stata espressa una critica così aperta e chiara nei confronti della Germania, tuttavia non c'è stato un solo paese fra quelli della zona euro ad esprimersi apertamente in merito, paesi che soffrono in maniera diretta delle conseguenze della politica tedesca. Il Tesoro americano nel suo capitolo sulla Germania scrive:

"Nel lungo periodo c'è stata una significativa divergenza tra l'inflazione interna tedesca e la crescita dei salari e l'inflazione media dell'area dell'euro (piu' alta) e la crescita dei salari. Ciò ha contribuito ad un aumento generale della competitività della Germania rispetto a quella dei suoi vicini dell'area dell'euro. Tuttavia, date le ampie differenze in termini di performance economiche all'interno dell'area dell'euro, il tasso di cambio nominale dell'euro non ha seguito questo aumento della competitività tedesca....

Permettere un aumento della domanda interna rispetto a un'offerta relativamente inelastica dovrebbe contribuire a far crescere i salari, i consumi interni, i prezzi relativi nei confronti degli altri membri dell'area dell'euro e la domanda di importazioni; un livello dei prezzi relativi piu' alto aiuterebbe a far apprezzare il sottovalutato tasso di cambio reale della Germania. Ciò contribuirebbe ad un riequilibrio globale e all'interno dell'area dell'euro".

E' davvero un peccato che le amministrazioni europee non siano in grado o non siano abbastanza coraggiose da mettere al centro della discussione europea la questione tedesca proponendo un'analisi così chiara e senza trucchi. Se il presidente francese si presentasse con proposte simili, sostenendo che la politica salariale tedesca ha violato l'obiettivo d'inflazione concordato, potrebbe anche risparmiare al suo ministro delle finanze e delle politiche europee la cosiddetta assicurazione europea contro la disoccupazione.

Anche il governo italiano dovrebbe approfittare delle critiche americane. Fino ad ora ha avuto troppa paura di attaccare ufficialmente la posizione tedesca e di denunciare apertamente le violazioni delle regole dell'unione monetaria commesse dai tedeschi. Questa potrebbe essere una tattica per avere ulteriori argomenti da spendere nel corso delle "trattative" con Bruxelles, ma prima o poi qualcuno dovrà dirlo: il dumping salariale tedesco è alla base della miseria dell'euro e la Germania ha violato in maniera sistematica le norme sulla limitazione degli avanzi delle partite correnti, senza alcuna sanzione da parte della Commissione.

Da dove arrivano i tassi di cambio?

Al di là del problema dell'euro, il Tesoro americano continua a fare un errore analitico decisivo. Fra i tre criteri che stabiliscono se un paese puo' essere considerato un „currency manipulator“, c'è ancora l'intervento sul mercato dei cambi da parte della banca centrale. Poiché la BCE non interviene sul mercato dei cambi, anche questa volta la Germania è sfuggita alle maglie della rete. Ciò significa che l'amministrazione americana intende attenersi alla finzione secondo la quale non è possibile criticare un tasso di cambio che non è stato distorto da interventi della banca centrale. Pur riconoscendo che ci possono essere sopra- e sottovalutazioni anche senza interventi diretti, si rifiuta tuttavia di fare il passo logico successivo.

Ma ciò non è affatto giustificato in considerazione di una speculazione valutaria massiccia e destabilizzante. Se invece dei tassi di cambio definiti dal mercato si dovesse individuare un tasso di cambio adeguato all'economia nel suo complesso, cioè bilanciare la crescita del costo del lavoro per unità di prodotto attraverso l'apprezzamento e la svalutazione, ci sarebbero molti più casi di paesi che in maniera ingiustificata guadagnano o perdono competitività.




-->

sabato 27 ottobre 2018

La potenza egemone e i suoi nemici all'interno dell'UE

A turbare i sonni della Germania sono gli attacchi che sui diversi fronti europei stanno mettendo a rischio la base economica e politico-militare della potenza tedesca: l'Unione Europea. Da sud gli italiani mettono in dubbio il paradigma dell'austerità, da est i polacchi e gli ungheresi la subalternità politica alla Germania, da ovest i francesi con Mélenchon attaccano il nuovo militarismo di Berlino, mentre da nord i britannici contrastano il bullismo di Bruxelles. German Foreign Policy, di solito ben informato, analizza la situazione europea dal punto di vista di Berlino. Da German Foreign Policy


(...) L'Europa della guerra

Il conflitto con l'Italia e lo scontro sulle condizioni per l'uscita della Gran Bretagna dall'UE [4] stanno aggravando le tensioni con un numero crescente di paesi. Ad esempio in Francia, dove le proteste contro l'egemonia di Berlino all'interno dell'UE di recente sono diventate sempre più forti. In un discorso tenuto lunedì all'Assemblea nazionale, il fondatore de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, non  solo ha preso posizione contro l'austerità imposta da Berlino, accusandola di distruggere il modello sociale francese [5], ma ha anche criticato la militarizzazione dell'UE portata avanti da Berlino [6]. "In realtà si voleva costruire un'Europa della pace", ma ora scopriamo che su iniziativa della Germania, "stiamo costruendo un'Europa della guerra". Già alla fine di settembre Mélenchon in un articolo di giornale aveva protestato contro i piani tedeschi per trasformare il paese una potenza nucleare tramite una partecipazione al nucleare militare francese. Inoltre, - per l'ennesima volta - ha sottolineato l'egemonia del personale tedesco nelle posizioni decisive all'interno degli organi e delle burocrazie UE [7]. In definitiva, l'egemonia tedesca nell'UE si fonda sullo schiacciante potere economico del paese che consente al governo di Berlino di comportarsi in maniera imperiosa. [8] Mélenchon, che con il 19,6 per cento nelle elezioni presidenziali del 2017 ha mancato di poco il ballottaggio, lancia ora un appello affinché la Francia "esca da tutti i trattati europei"  in quanto in vista non vi sarebbe nessun miglioramento. [9]

Vassalli

Contemporaneamente stanno diventando sempre piu' evidenti le crescenti divergenze con gli stati del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia). Martedì durante un incontro negli uffici del Ministero degli Esteri ci sono state delle schermaglie tra il presidente della repubblica Frank-Walter Steinmeier e il suo omologo polacco Andrzej Duda. Al centro dello scontro non c'è stata solo la riforma della magistratura, con la quale Varsavia vorrebbe sottoporre i tribunali del paese, in particolare le istanze superiori, al controllo politico [10]. Alludendo ad ulteriori questioni controverse, Duda si è espresso contro un "concerto delle principali potenze" all'interno dell'Unione mediante il quale i paesi piu' popolosi dominano apertamente gli altri e ha dichiarato: "Non vogliamo essere vassalli". [11] All'obiezione del presidente tedesco, secondo il quale tutti gli Stati membri avrebbero aderito volontariamente all'Unione, Duda ha sottolineato che con la Gran Bretagna ora c'è un primo paese a lasciare l'UE. Non è un segreto che fino ad ora Bruxelles non abbia risparmiato sforzi nel cercare di trasformare l'uscita della Gran Bretagna in un deterrente per scoraggiare gli altri membri ad uscire dall'Unione [13]. Per gli Stati membri più piccoli l'uscita dall'UE è un'opzione possibile solo in linea teorica, come dimostrato dalla tattica negoziale intimidatoria dell'UE nelle trattative per la Brexit.

Mangiare o essere mangiato

Nel tentativo di consolidare l'UE, dalla quale le élite tedesche continuano a trarre grandi vantaggi economici e politici, l'establishment tedesco ha individuato un nemico e ora lo indica apertamente. I "nemici" dell'Unione "sono all'interno e vogliono distruggerla", era scritto pochi giorni fa su un quotidiano tedesco, un tempo una testata liberale, in riferimento al conflitto sul bilancio italiano. [14] Allo stato attuale ci sono "almeno tre attacchi simultanei" nei confornti dell'UE: uno dalla Gran Bretagna, in partenza, un secondo dalla Polonia e dall'Ungheria e un terzo dall'Italia. Roma potrebbe ora "causare una crisi valutaria e finanziaria", che obbligherebbe gli stati euro a scegliere se cedere al "ricatto" italiano oppure prendere in considerazione "l'uscita di uno dei paesi fondatori". La maggioranza dell'UE deve "resistere agli attacchi, se non vuole essere divorata", scrive l'autore. La lotta con la Polonia e l'Ungheria può essere tenuta "sospesa" per un po', almeno fino a quando in questi paesi "non ci sarà un cambiamento del sentimento politico". "La questione italiana" tuttavia, non lo consente a causa delle dinamiche della crisi; sarà "un banco di prova" per i rapporti con i "nemici" dell'UE. L'autore di questo articolo, con ottimi collegamenti all'interno dell'establishment della politica estera tedesca, mette in discussione il governo italiano: "non vale la pena mettere a rischio il destino di un paese per questa coalizione". E 'giunto il momento di agire: "chi vede ancora un valore in questa Unione, deve difenderlo con tutte le sue forze. L'era glaciale dell'Europa è appena iniziata".

La potenza centrale in Europa

Gli sforzi della Repubblica Federale di tenere insieme l'UE, che domina e da cui trae grandi benefici, recentemente sono stati commentati anche dallo storico britannico Perry Anderson. Anderson nel suo ultimo libro dal titolo "Egemonia" cita il  consigliere governativo berlinese Herfried Münkler il quale già nel 2015 scriveva che è responsabilità "della potenza centrale in Europa" - vale a dire la Germania - "frenare le forze centrifughe che recentemente si sono fatte sempre piu' forti all'interno dell'Unione": "Se la Germania fallisce nel ruolo di potenza centrale europea, allora sarà l'Europa a fallire" [15]. Anderson è da molto tempo che si esprime criticamente nei confronti dell'UE; già nell'estate del 2015 dopo lo scardinamento del "no" greco al referendum sull'austerità, aveva accusato l'Unione di essere costruita "sul rifiuto di qualsiasi forma di sovranità popolare", di essere "una struttura oligarchica", di imporre "un duro regime economico" che porta "privilegi per pochi e disagi per molti" [16]. Di fronte a richieste come quelle di Münkler, Berlino dovrà "in maniera responsabile modificare il ruolo e i compiti della potenza centrale europea", scrive Anderson, in Germania si parla da sempre di una "responsabilità" per "l'Europa", senza tuttavia menzionare minimamente i profitti che la Repubblica federale da anni accumula con le enormi eccedenze commerciali [17] provenienti dagli altri Stati membri dell'UE. "Anderson", si legge ancora sul suo libro "Egemonia", non risparmia sarcasmo quando parla delle auto-celebrazioni che di sé fa l'ufficiale pagatore e maestro d'Europa: "Al servizio della propria auto-glorificazione, la potenza egemone usa sempre il proprio pathos auto-compassionevole o auto-incensante".[18]

--> [1] Manovra, governo tira dritto: 'Non cambia'. ansa.it 24.10.2018.
[2] Die Märkte blicken auf Italien. wiwo.de 22.10.2018.
[3] Briten sind nicht die größten EU-Skeptiker. n-tv.de 17.10.2018.
[4] S. dazu Das Feiglingsspiel der EU.
[5] Michaela Wiegel: Schluss mit dem Basar. Frankfurter Allgemeine Zeitung 24.10.2018.
[6] S. dazu Die Koalition der Kriegswilligen und Die deutsche Bombe.
[7] S. dazu Eine nie dagewesene Machtkonzentration und Der Blitzaufstieg des Generalsekretärs.
[8] Jean-Luc Mélenchon, Bastien Lachaud: L'Allemagne vise-t-elle une hégémonie en Europe? Le Monde 23.09.2018.
[9] Michaela Wiegel: Schluss mit dem Basar. Frankfurter Allgemeine Zeitung 24.10.2018.
[10] Reinhard Lauterbach: Der nächste Exit? junge Welt 24.10.2018.
[11] "Wir wollen nicht Vasallen sein". spiegel.de 23.10.2018.
[12] Eckart Lohse: Stunde der Wahrheit. Frankfurter Allgemeine Zeitung 24.10.2018.
[13] S. dazu Brüsseler Provokationen und Die Arroganz der EU.
[14] Stefan Kornelius: Eiszeit in Europa. Süddeutsche Zeitung 19.10.2018.
[15] Herfried Münkler: Wir sind der Hegemon. faz.net 21.08.2015.
[16] Perry Anderson: The Greek Debacle. jacobinmag.com 23.07.2015.
[17] S. dazu Ein Transmissionsriemen deutscher Dominanz.
[18] Jürgen Kaube: Kommen Sie uns bitte nicht mit der Moral des Stärkeren. faz.net 14.09.2018.