venerdì 6 aprile 2012

Metà Europa in deflazione, solo per non far lamentare la Germania.

Mark Schieritz, il popolare economista tedesco, columnist di Die Zeit, sul suo blog dedica un commento a Mario Draghi e alla sua paura dell'inflazione: è soltanto un pavido oppure bluffa per non spaventare i tedeschi?

Come far tornare la zona Euro in equilibrio macroeconomico, questa è il grande punto interrogativo della crisi. Sembra esserci un accordo generale sul fatto che i paesi della periferia attraverso una riduzione dei costi devono far crescere la loro competitività. Questo significa che il loro tasso di inflazione rimarrà sotto il 2%.  Su questo non c'è nulla da obiettare.

Ma che cosa significa per i paesi core? Mario Draghi oggi durante la conferenza stampa ha respinto l'idea che paesi come la Germania debbano in cambio consentire un aumento dell'inflazione. Il suo argomento è simile alle argomentazioni della BCE nel dibattito sui deficit delle partite correnti: la correzione deve arrivare dalla riduzione dei prezzi nei paesi in deficit, e non da una stimolazione della domanda nei paesi in avanzo.


Se si astrae dagli effetti positivi sul mercato del lavoro che potrebbero esserci, questo significa che l'Euro zona costituirà un avanzo commerciale con il resto del mondo.

Io non credo che questo possa funzionare - ma ciò non è tutto. La domanda sul riequilibrio della bilancia commerciale è un tema economico su cui si può discutere a lungo. La questione dell'obiettivo di inflazione invece è una questione aritmetica: se nel sud i prezzi stagnano, i prezzi in Germania DEVONO salire in maniera molto forte, per poter raggiungere l'obiettivo del 2%.

Goldman Sachs ha esaminato la questione:

In order for Euro area inflation to average 2% over the adjustment period, German inflation would need to average significantly more than this. In the calculations, Germany’s inflation rate averages between 3.3% and 4.7% over a 10-year period

Questi tassi di inflazione negli anni '50 e '60 non erano rari, e allora non hanno fatto danni all'economia. Lo stesso accadrebbe oggi, in quanto una crescita dell'inflazione sarebbe in definitiva la consequenza di accordi salariali collettivi più alti che le aziende trasferirebbero sui prezzi e contro i quali non ci sarebbe nulla da obiettare. Oppure come Joachim Fels di Morgan Stanley questa settimana ha formulato chiaramente sulla FAZ:

I tedeschi dovranno imparare ad amare l'inflazione

La paura della BCE di fronte alla fobia dell'inflazione dei tedeschi è ovviamente così grande, che loro non intendono provarla in nessun modo. Il prezzo: il non raggiungimento degli obiettivi di inflazione programmati e ancora più miseria nel sud Europa. Perciò, più bassa è l'inflazione in Germania, maggiore dovrà essere l'aggiustamento nel sud Europa. 

Ancora una volta Goldman:

Assuming an implicit ECB target of 1% inflation for Euro area wide consumer prices (…) implies Greece and Portugal would experience outright deflation under the three criteria of external sustainability. More notably, those countries are joined by France, Italy and Spain—all of which experience outright deflation.

Metà Europa in deflazione, solo per fare in modo che nessuno in Germania si lamenti: chi aveva detto che il board BCE è nelle mani del Club Med?

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