sabato 6 ottobre 2012

Mercantilista a chi?


FAZ risponde alle accuse di dumping salariale lanciate dal commissario László Andor. Secondo il quotidiano conservatore si tratta di una polemica inutile, i prodotti tedeschi si vendono perché sono i migliori e gli avanzi delle partite correnti serviranno a sostenere una popolazione in rapido invecchiamento. 

La moderazione salariale ha reso i prodotti tedeschi nuovamente competitivi sui mercati mondiali. Ma per molti la forza dell'export tedesco è un pugno nell'occhio. Alcuni sostengono che questa è la vera causa dei problemi nel sud Europa. Ma l'accusa di mercantilismo  è una sciocchezza. Un'analisi

Il dinamismo delle esportazioni tedesche per molti è un pugno nell'occhio. Sono in molti infatti a considerare gli squilibri della bilancia commerciale come la causa della crisi Euro. Fra questi il commissario agli affari sociali László Andor, che in una recente intervista alla FAZ ha denunciato una presunta "politica economica mercantilista". Secondo Andor, la moderazione salariale avrebbe reso i prodotti tedeschi piu' competitivi sui mercati mondiali e contribuito a causare la crisi dei paesi periferici. Come lui la pensano molti economisti Keynesiani, sindacalisti e politici.

L'accusa di mercantilismo è priva di senso. Con questo termine si identifica una politica dirigista con dazi doganali e sovvenzioni mirate a sostenere le esportazioni, diffusa nel secolo dicassettesimo e diciottesimo  - prima della diffusione delle idee sul libero scambio di Adam Smith. Oggi si potrebbe parlare di una politica mercantilista in Cina. Pechino applica questa politica prima di tutto attraverso il controllo statale del cambio, la cui sottovalutazione può essere corretta solo lentamente, generando una bolla nel settore delle esportazioni.

Parlare di dumping salariale è pura polemica

La moderazione salariale tedesca dello scorso decennio non è stato il risultato di una regolamentazione del governo, piuttosto il frutto di una libera contrattazione sotto la pressione di una disoccupazione di massa. Questo fenomeno può essere inquadrato solo nel contesto degli eccessivi incrementi salariali degli anni '90, dopo la riunificazione. Tali squilibri dovevano essere corretti. Parlare di dumping salariale, come fa una certa sinistra è solo inutile polemica. Da sempre la Germania appartiene al gruppo di paesi con un elevato costo del lavoro, e in Europa si colloca nella parte piu' alta della classifica. I prodotti tedeschi nel mondo non vengono certo considerati come particolarmente economici, ma convincono molto di piu' per la loro qualità e affidabilità. L'export tedesco è cosi' forte anche perché il mix dei suoi prodotti con i macchinari di alto livello, le automobili, la chimica e l'elettronica è ottimale per i bisogni dei paesi in via di sviluppo.

Gli elevati tassi di crescita dell'export verso Cina, India, Brasile, Russia e i paesi arabi esportatori di petrolio sono il motivo principale dei grandi avanzi commerciali con l'estero. Quest'anno il valore dei beni esportati per la prima volta potrebbe superare i 1100 miliardi di Euro, e l'import potrebbe crescere per la prima volta oltre i 900 miliardi di Euro. Nel saldo delle partite correnti deve poi essere considerata la bilancia dei servizi (ad esempio le spese per i viaggi all'estero), e i trasferimenti (ad esempio le rimesse dei Gastarbeiter, gli aiuti allo sviluppo, i contributi alla EU). La bilancia delle partite correnti potrebbe quindi avere un saldo positivo record di 160 miliardi di Euro, 6% del prodotto interno lordo - cio' che nella EU ora arbitrariamente viene definito come livello critico.

Hans Werner Sinn: la Germania consegnava Porsche e riceveva in cambio certificati Lehman

L'avanzo commerciale verso l'area Euro tuttavia nel frattempo si è ridotto, ed è ormai al 2% del PIL. La quota dell'export tedesco diretto verso l'Eurozona, dall'introduzione dell'Euro è scesa dal 46 al 39%. La crescita nella periferia europea non era sostenibile. Con aumenti salariali oltre la produttività si è finanziata una bolla dei consumi, la competitività è scesa, le partite correnti hanno accumulato deficit assurdi. Con un doloroso processo di aggiustamento tutto questo deve ora essere corretto. L'Irlanda ha fatto dei buoni progressi, la Spagna e il Portogallo stanno lottando. La Grecia è finita nella spirale della deflazione, il corso fisso dell'Euro rende il processo molto difficile.

I deficit delle partite correnti sono uno specchio dell'economia, ma la loro interpretazione non è così semplice. I deficit sono sempre un segno di debolezza? Molti economisti nel caso degli Stati Uniti hanno argomentato che il loro saldo negativo è dato dall'attrattività del paese: investitori da tutto il mondo depositano il loro denaro in America, in questo modo gli americani possono permettersi maggiori importazioni di merci e servizi. Questo processo si è trasformato in parte anche in una bolla. Hans Werner Sinn, il presidente dell'Istituto IFO, ha commentato sarcasticamente: la Germania consegnava Porsche in cambio di certificati Lehman. E nel caso del Sud-Europa? Una parte dell'export in quei paesi è stato pagato con assegni non coperti. Ora la fatture minacciano di non essere pagate. In realtà gli esportatori dovrebbero considerarle non piu' esigibili - ma purtroppo ora sono i contribuenti i veri pagatori degli Euro salvataggi.

L'export è un fine in sé e un avanzo commerciale è desiderabile in quanto tale: questo pensano i mercantilisti. Ma in ultima analisi, lo scopo ultimo di ogni attività economica è sempre la soddisfazione delle esigenze dei consumatori.  La Germania ha una popolazione in rapido invecchiamento e per questo può solo rallegrarsi degli avanzi commerciali con l'estero. La generazione dei babyboomer sta ancora lavorando, risparmia e investe una parte del suo patrimonio all'estero. I patrimoni netti tedeschi all'estero - nonostante la crisi - dal 2005 sono raddoppiati raggiungendo circa un  trilione di Euro. Se la popolazione attiva dovesse ridursi, l'avanzo commerciale inevitabilmente cadrà, ed il consumo crescerà piu' della capacità produttiva. Nei prossimi due decenni gli avanzi delle partite correnti scompariranno. Allora l'esercito crescente dei pensionati inizierà ad erodere i patrimoni (all'estero) accumulati in tutta una vita.

22 commenti:

  1. Grazie per la traduzione.
    Anche Jacques Sapir ritiene che la politica "mercantilistica" tedesca abbia uno scopo precauzionale e cioé quello di accumulare quelle attività sull'estero che dovranno consentire a una popolazione sempre più anziana di mantenere un livello di vita decente.

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    1. Adesso abbiamo anche la conferma da parte dei tedeschi: i patrimoni esteri serviranno per sostenere l'invecchiamento della popolazione. Ma i problemi demografici degli altri paesi europei come li risolviamo?

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    2. Come detto da Leprechaun la questione dell'invecchiamento della popolazione è una "balla" (e allora i giapponesi e gli italiani che dovrebbero fare? Ci manca solo la legittimazione morale ed economica di un nuovo trilice Asse).
      Anzi, la "cultura" del sovrarisparmio che non ha impieghi, in compressione della domanda interna, e che cerca remunerazione di breve periodo (aumentando le tensioni speculative in tutto il mondo), è una delle cause -insieme al mercatilismo imperialista, concordemente realizzato nel suo schema "puro" per gli economisti-, indicate anche nella letteratura economica, che affligge il sistema finanziario tedesco molto degli altri paesi europei e non. Molto di più.
      Il discorso di fondo è un insano egoismo delle classi dominanti che spremono il proprio popolo e quando falliscono incolpano i soggetti che intendevano, con miopia (senza eguali al mondo) colonizzare....
      Suvvia, tanto il conto glielo presenteranno in tanti nei prossimi mesi e le chiacchiere stanno a zero (tranne che per gli italioti dediti all'autoflagellazione, senza saper fare i conti, e a pontificare sul dividendo dell'euro sprecato dalla corruzione...)

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    3. Quarantotto,

      i Giapponesi se non sbaglio puntano sull'aumento della produttività del lavoro... gli italiani non so bene, a sentire le ultime dichiarazioni di una autorevole ministra forse introdurremo una data di scadenza per le persone.

      Però non ho capito perché la spiegazione "precauzionale" dell'accumulo di attività finanziarie nette sull'estero dovrebbe essere una balla. :)

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    4. "Precauzionale" e "moral hazard" sono esattamente opposti tra loro.
      I risparmi degli anziani benestanti tedeschi sono dati al loro sistema bancario-finanziario. Questo, oltre a giocare pesantemente coi sub-prime (distinguendosi), agisce secondo la rigida ortodossia bundesbank dell'imperialismo mercantilistico: privilegiare le esportazioni come sistema stabilizzatore di crescita, comprimendo allo scopo i salari e la domanda interna. No investments quindi sul proprio settore interno, ma tanto credito che va nei paesi euro dove i tassi sono più alti, i rendimenti reali pure (pensionati e redditieri tedeschi che incassano contenti dell'abilità del loro bancario preferito...e non c'è rischio di cambio), finanziando credito al consumo e bolle immobiliari di paesi che "sostituiscono" la offerta estera (tedesca) persino ai propri beni (i frencesi stanno ufficialmente realizzando solo ora, ma ben potevano accorgersene prima....solo, no, pensavano di essere alla pari e di conservare pure lo Stato sociale).

      Insomma, il ciclo frenkel-minsky applicato all'OCA UE.

      Ora nel mercantilismo che a tutt'oggi vigorosamente "prosegue" a deflazionare sul fronte interno, imponendo altrettanto agl altri affinchè, in definifitva deindustrializzino (cioè diventino un'enorme area di sfogo commerciale e di manodopera a basso prezzo), non c'è nulla di precauzionale: se il sistema bancario invece di affidarsi alla imposizione dell'austerity (generatrice di crescita...seeee!), via "lo vuole l'europa", avesse semplicemente "consigliato" alla merkeluccia di reflazionare in germania, generando domanda interna via maggiori livelli salariali, allora sì che sarebbe stato un comportamento "precauzionale" (protezione degli investitori-risparmiatori che si sono affidati).
      Invece, c'è l'accentuazione del vincolo predatorio deflazionistico, il che, in definitiva, uccidendo il debitore, mette a repentaglio il creditore-risparmiatore (moral hazard); che però non viene avvertito di come stanno le cose. Anzi,
      gli raccontano che la colpa è dei PIIGS che si magnano i soldini in festini e lussi mentre loro sgobbano con i minijob (a 450 euri al mese).

      Ma insomma, sistemate le cose sul piano propaganda interna (come ben attesta "voci..."), il sistema può funzionare ed è comunque irrinunciabile, ormai (poi chi glielo dice agli elettori?): alla fine, le banche, le grandi imprese esportatrici e i grandi investitori (non i risparmiatori anziani) ci avranno guadagnato, se gli riesce (se) perchè potranno passare alla fase, "compriamo tutto a prezzi di saldo", con maestranze piigs....ammaestrate per gli eventuali IDE e comunque la fine della concorrenza altrui nel mercato UE. Insomma, la "soluzione finale"...

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    5. Premesso che a me hanno insegnato che il moral hazard in un rapporto banca-cliente è caso mai dal lato del cliente che può prendere i soldi e scappare o comunque nascondere alla banca informazioni rilevanti :) ... la politica "mercantilista" tedesca da quello che ho capito non è una cosa recente ma risale al decennio successivo alla fine della seconda guerra mondiale.
      Monti, nell'intervista sull'Europa che gli ha fatto Rampini, ricorda due volte che lo statuto della Bundesbank (sul quale poi probabilmente è stato costruito il mito dell'inflazione che ha portato al potere Hitler), le cui regole sono state mutuate dall'Unione monetaria europea, è stato scritto... dagli americani! che volevano impedire la possibilità che si ripetesse un riarmo tedesco ottenuto con la spesa in deficit (forse avevano presente l'analisi di Kalecki :). L'idea che a questo punto mi sono fatto è che, eliminata per definizione dei vincitori della guerra la possibilità che lo Stato assumesse un ruolo rilevante nell'economia tedesca, la Germania non ha fatto altro che scegliere l'unica alternativa rimasta e adottare un modello di crescita basato sulle esportazioni.
      Quella che per i tedeschi è stata una scelta obbligata, è stata invece una libera scelta, o meglio una scelta liberista, da parte degli altri paesi che hanno deciso di costruire l'unione europea adottando il modello "tedesco".
      Nel ciclo Frenkel-Minsky se non sbaglio chi commette la scelta suicida è il paese che decide di legarsi a una valuta "più forte" della sua.
      Ora si accusa la Germania di aver fatto per prima quello che in realtà ora tutti i paesi della zona euro sono costretti a fare, semplicemente perchè le regole definite nella costruzione dell'euro hanno previsto la distruzione del ruolo degli Stati, in tentativi che comunque risulteranno vani perché non tutti i paesi possono contemporaneamente essere esportatori netti come la Germania e neppure al posto della Germania.
      Se la Germania ha torto dunque ha torto insieme a tutta l'Europa dell'euro, cioè è questo modello di unione monetaria liberista che non può funzionare.
      Cosa ne dici? Fila come discorso? :)

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    6. Nnn fila troppo. C'è una serie di imprecisioni proprio nell'idea che siano ravvisabili "reponsabilità" in termini di Stati-popoli. Persino nel caso della germania (come popolo, ma non come "classe dirigente" a trazione Buba).
      Ad es; Frenkel non dice che il paese "debole" effettui una "scelta".
      Così come l'Italia non ha effettuato una "scelta" di entrata nell'euro (sono state celate, al vaglio democratico, fondamentali precondizioni il cui conclamato difetto non avrebbe consentito di superare la soglia di ammissibilità posta inderogabilmente dall'art.11 Cost ai fini dell'adesione)... e ciò vale per...molti altri paesi.

      Ma quale scelta? Esistono strategie politico-economiche delle classi dirigenti e connessi difetti di processo democratico, che nel caso dell'euro sono stati esplicitamente enunciati come obiettivi perseguiti dalla commissione Delors-Attali (rileggiti i numerosi post di GeorgeJefferson su questo blog e vale la pena di vedere, poi, quel che osservarono Feldstein e Winne Godley, al tempo)...
      E' ormai evidente che gli stati democratici, con le loro costituzioni, non sono la sede ideale per la riuscita di queste strategie "verticistiche" e che, quindi, per bypassare i limiti imposti dalle costituzioni democratiche, il metodo "europeo" si è rivelato "ideale".

      Altro che scelte, tantomeno imputabili a titolo di corrsponsabilità-colpa a questo o quel popolo che le subisce: ovviamente non deve al momento accorgersene, e a questo serve il controllo capillare dei media!
      Esattamente come accaduto nel caso del divorzio tesoro-banca d'Italia, traduzione della central bank doctrine, ormai vacillante in tutto il mondo e rivelatasi caposaldo fondamentale della mission "euro" (che la germania ha sicuramene finto di accettare obtorto collo, riservandosi di sfruttarla a pieno, fidando nella suicida, quella sì, "presunzione" francese).
      Poi. Lo stato (federale) in germania non pesa nell'economia? E' il principale azionista del sistema bancario, se per questo (ne possiede circa il 40%). Ma non basta: uno stato influisce sull'economia con la specificità delle sue politiche...e certo che poteva prevedersi che i mercantilisti avrebbero cercato un disegno egemone, una volta rimosso l'ostacolo degli aggiustamenti dei cambi flessibili, ma ciò semmai comprova che la governance tedesca MAI E' STATA DAVVERO RILUTTANTE A ENTRARE NELL'EURO, TANTO CHE OGGI SI GUARDA BENE DALL'USCIRSENE (almeno fino a deindustrializzazione dei "concorrenti" conclusa).
      Comunque, il quadro deflazionistico mercantilistico, intenzionalmente "acuito" DOPO l'entrata nell'euro, si anche rivela un potente mezzo "protezionistico" del mercato interno ("misura equivalente" ai sensi dell'art.34 del trattato f-UE).
      Ma non solo: si è creato anche un sistema di fiscalizzazione dei costi industriali della deflazione salariale, dato che questa implica l'iniziale perseguimento di disoccupazione-sottoccupazione e dunque welfare "aggiuntivo" (e deficit corrispondente) a carico dello Stato, da ripagare poi con gli attivi CAB, cioè, con la domanda degli altri paesi. Manovra intenzionale.

      Ma per la germania questa non solo non era affatto una scelta obbligata, ma costituisce una aperta violazione di svariate norme UE-UEM: artt. 3 TUE, 5,104, 107, 120, 127, 143-148 TFUE, previsioni che si era assunta l'obbligo di rispettare nei confronti degli altri partners (senno che fine cooperativo avrebbe mai un trattato di...cooperazione?).
      Ma in questa sede queste cose sono state già dette e analizzate. Più volte.

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    7. Quello che volevo dire è che dato lo statuto della Bundesbank il divorzio tra banca centrale e tesoro in Germania non è dovuto avvenire come invece è avvenuto in Francia o in Italia perché il matrimonio stesso non è mai stato celebrato.
      Lo Stato post divorzio o senza matrimonio può sicuramente intervenire o pesare nell'economia ma non nello stesso modo perché la sua spesa in deficit è fortemente limitata.

      Il resto di quello che hai scritto non mi pare che contraddica quello che ho scritto e anzi sono d'accordo.

      Ma quello che non capisco è quale politica avrebbe dovuto adottare la Germania, o una Germania più cooperativa.

      Se adesso reflazionasse magari la sua domanda interna aumenterebbe per un po' ma perderebbe competitività e quindi quote di mercato, redditi e posti di lavoro. Noi invece magari ne guadagneremmo. Ma, mi pare, siamo sempre all'interno della stessa logica "mercantilista", che non può che essere competitiva.

      Ci può essere cooperazione in questa unione monetaria?

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    8. Se riflazionasse guadagnerebbe in livelli salariali, entrate pubbliche e crescita(debito\PIL in diminuzione): e importare di più le consentirebbe di tutelare i propri crediti nell'area euro (e i risparmi degli anziani).
      Questo l'effetto della rimozione (cooperativa) di un vincolo pro-ciclico alla domanda interna, apposto solo per posizione ideologica e per fini redistributivi, verso i profitti-rendite, della ricchezza (comunque nel suo complesso minore di quella ottenibile col pieno impiego dei fattori della produzione: si può vincere anche "per" i propri cittadini non solo "a scapito" dei propri "soci")...

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  2. L'articolo della FAZ è semplicemente ridicolo. Certo, l'uso delle parole è ormai a vanvera, e anche usare metaforicamente il termine "mercantilista" è un errore. Semmai "neomercantilista" (con tutta la vaghezza del termine), e su questo - e solo su questo - FAZ ha ragione. Ma si attacca ad una faccenda lessicale per distogliere l'attenzione.
    Lo scopo della produzione non è "soddisfare le esigenze dei consumatori", non facciamo ridere i polli, e prendiamo lezione da Luigi Einaudi, che era un liberista. Il mercato soddisfa la domanda, non i bisogni, e lo fa all'esclusivo scopo di fare soldi.
    Quanto al ruolo della politica di dumping salariale della Germania, non c'era bisogno di scomodare Andor, ma alla FAZ bastava leggere quanto diceva già agli inizi del 2010 Heiner Flassbeck, ex ministro delle finanze del Governo Schroeder:

    http://documentazione.altervista.org/le_monde_Flassbeck_Grecia_UME.htm

    Flassbeck in Germania fanno finta non sia tedesco. Forse perché appartiene ad una "certa sinistra", come magari Sveit Swoboda, o Lindner, o Fichtner.
    La Germania ha i piedi d'argilla: è forte solo nella meccanica, auto e macchinari di produzione.
    Il primo dei due è un mercato stramaturo, di puro rimpiazzo, che soffre di una doppia crisi: strutturale (maturità) e dovuta alle contingenze (recessione). Il secondo è un mercato poco "riproducibile", che in questo momento non tira più (gli impianti industriali non si rinnovano ogni cinque anni).
    Nell'elettronica la Germania non è nessuno, i protagonisti sono altrove: USA, e in parte Asia, per gli aspetti consumer. La struttura dell'industria tedesca risente ancora del fatto di stare seduti sul bacino della Ruhr.
    L'avanzo commerciale con l'estero la Germania lo ha fatto quasi tutto in Europa, e principalmente nella Eurozona, e quindi la FAZ mente spudoratamente, fornendo cifre e percentuali fantasiose. Per i dati (Eurostat) si veda il link sul mio blog.
    Quanto al fatto che gli acquisti siano stati pagati con "assegni a vuoto", non giriamo la frittata: le bolle nei paesi del sud (non in Italia, dove non ci sono state) sono state finanziate dalle banche dei paesi core, che hanno sconsideratamente investito i propri soldi in cerca di profitti. Anche qui, la FAZ non racconti balle (ma c'è qualcuno in Germania che li sbugiarda a dovere?). Neanche Hans Werner Sinn si sogna di dire le idiozie che gli mettono in bocca.
    La Germania pagherà presto il prezzo di non avere una domanda interna (è questo il problema, non il mitico "invecchiamento della popolazione"), di avere fatto perdere ai salari il 6% di potere d'acquisto, e già sta iniziando a pagare il conto, come dice la FAZ stessa.
    Quanto poi all'insistenza nel paragonarsi alla Cina, appunto: la Cina è un paese in via di (lunghissimo) sviluppo, la Germania è un paese maturo. Che si è però ridotto a campare di export come un paese in via di sviluppo.
    Se gli USA avessero fatto la loro stessa politica, Cina e India sarebbero agli stracci, e buona parte del resto del mondo.
    La classe dirigente tedesca non è migliore di quella italiana: sono pessime tutte e due.
    PS: Grazie al blogger per averci fatto conoscere l'articolo.

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    1. Grazie per il commento e per i dettagli forniti. Ma non sono d'accordo quando scrivi che l'export tedesco ha i piedi d'argilla.

      Se vai a vedere la composizione dell'indice Dax 30, vedrai che ci sono imprese leader mondiali in numerosi settori. elettronica, informatica, chimica, farmaceutica, ovviamente automobilistico, finanza, energia, etc.

      http://it.wikipedia.org/wiki/DAX_30

      E' vero che la genesi della crisi, i primi 10 anni di Euro, hanno visto grandi avanzi commerciali della Germania con l'Europa. Ma se vai a vedere i dati dei primi 6 mesi del 2012, vedrai che gli avanzi verso l'Eurozona sono molto contenuti:

      http://vocidallagermania.blogspot.de/search/label/export

      qui lo vedi ancora meglio:

      https://www.destatis.de/DE/PresseService/Presse/Pressemitteilungen/2012/09/PD12_303_51.html

      Nei primi 7 mesi del 2012 l'avanzo commerciale verso l'Eurozona è stato di soli 7 miliardi di Euro. Ovviamente le partite correnti ci parlerebbero anche dell'indebitamento della periferia con il centro, ma al momento non ho dati in merito.

      Sono invece pienamente d'accordo quando scrivi che il (neo)mercantilismo è una politica miope e suicida.

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    2. Soprassiedo il giudizio sul “dumping salariale”, ricordo sommessamente che quella sorta di santo Graal chiamato iPhone… made in Usa è prodotto in un lager (benevolmente denominato fabbrica) che si chiama Foxconn ; dire: “La classe dirigente tedesca non è migliore di quella italiana: sono pessime tutte e due” è una bestemmia!!!

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  3. @ VocidellaGermania:
    Certo, l'avanzo commerciale verso l'Eurozona è ora diminuito. Perché il resto dell'Europa è in crisi e la domanda è caduta, quindi anche la domanda di beni tedeschi. E infatti è diminuito l'avanzo commerciale complessivo della Germania. Non potrà tenere il ritmo che ha tenuto negli ultimi anni, fino alla crisi (diciamo il 2007), circa 170 miliardi l'anno.
    So bene che la Germania ha aziende importanti anche in altri settori. La Siemens, per esempio. Ma non è neanche lontanamente una "prime". Nell'elettronica è più importante la Philips, che di suo non conta nulla (guardo i fatturati e il ruolo, non le mode decretate dalle rubriche dei giornali). I giganti dell'elettronica sono Texas, Motorola e NEC, i primi due USA, la terza giapponese. E nonostante abbia profuso tutto il suo impegno, la Siemens nel fotovoltaico non è riuscita a dire nulla, tant'è che importano dalla Cina, e il film sottile Siemens sul mercato ancora non si vede (né il loro, né quello degli altri, peraltro: la rivoluzione del fotovoltaico, se mai ci sarà, verrà dal MIT).
    I settori che tirano sono stati, cronologicamente dopo quello dell'automobile che è fermo ormai da anni, l'informatica, nella quale la Germania è assente (parlo di grandi numeri, che sono di IBM e HP, e Google, Oracle, NON Apple e NON Microsoft). La quale informatica NON è fatta da personal computer e iPad, come la gente crede solo perché li ha sotto gli occhi e i giornali parlano solo di questo.
    Oggi tirano i telefonini "furbi", sui quali il discorso è lo stesso. C'era la Nokia, una volta, che è finlandese. Ma oggi non c'è più neanche lei. Ci sono gli americani e gli asiatici (Google, Apple ma sopratutto coreani, giapponesi e taiwanesi).
    Certo, i volumi d'affari dell'auto sono e restano ingenti, ma è ormai in atto una guerra all'ultimo sangue, perché il mercato si contrae. Sono le dinamiche temporali che contano, perché il nostro sistema ("lo stato di cose presente"), ci piaccia o meno (a me non piace), si fonda sui mercati in crescita, e sulla loro velocità di crescita, che è più importante del dato assoluto, perché il sistema si basa sulle aspettative.

    @ Anonimo: non vedo cosa c'entri il discorso sulla Apple con il giudizio sulla classe dirigente. Le dirò, inoltre: il pessimo giudizio sulla classe dirigente lo estendo tranquillamente a tutta l'Europa. E' una classe dirigente tutta pessima, quella Europea, che ci ha portato mentendo spudoratamente e furbescamente al punto dove siamo. E che, come ha fatto altre volte nella storia, ha "dimenticato" per strada cosa sia la democrazia.
    Tutte le classi dirigenti europee hanno mentito ai propri elettori, e lo hanno fatto sapendo di mentire. E ora cercano di coprire le magagne gettando fumo negli occhi dalla mattina alla sera. Ci sono posti dove gli riesce benissimo (l'Italia, perché non ha una stampa), e altri meno bene (la Francia, perché anni fa hanno preso l'abitudine di tagliare la testa al re). E non mi pare che il livello della stampa tedesca sia propriamente "elevato" (a paragone di quella francese, americana, inglese, e anche spagnola: El Pais e El Mundo sono due giornali di altissimo livello).
    Ma ovunque è lo stesso: coprire in ogni modo le responsabilità di avere provocato l'attuale (e futuro) disastro.
    Il resto (le cose come il bunga-bunga) sono dettagli e pruderie che possono appassionare solo i seminaristi.

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    1. La furia accecante contro la Germania evidentemente fa perdere lucidità, io ho criticato due temi: a) “dumping salariale”, b) “La classe dirigente tedesca non è migliore di quella italiana”; c) (nuovo tema) “stampa tedesca sia propriamente "elevato", nell’Europa settentrionale esistono due tipi di giornali, uno “popolare” e l’altro nazional-istituzionale, dipende quale si legge. Quarto e ultimo tema d) “bunga-bunga”, non è una pruderie, ma un malcostume etico non confacente a un capo di governo o di stato. Mah, andiamo avanti con il benaltrismo………………………….

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    2. Diciamo che la FAZ sicuramente non fa parte della stampa popolare ;)

      Il punto dell'articolo è voler mettere in dubbio le accuse di mercantilismo e dumping salariale che vengono mosse alla Germania. Ci dicono: sì abbiamo avuto 10 anni di moderazione salariale, ma non potete accusarci di fare mercantilismo né dumping salariale, perché i contratti di lavoro sono il frutto di un accordo fra le parti sociali, certo sotto la minaccia della disoccupazione (e magari del licenziamento facile) ma sempre un accordo fra le parti. Questa è la versione che il quotidiano porta avanti. Nessuno mette in discussione la moderazione salariale, tutti ammettono che c'è stata, è pacifico.

      Qui si propone anche uno scopo nobile: sostenere l'invecchiamento della popolazione tedesca. Come se francesi, italiani e spagnoli non avessero problemi demografici. Ovviamente la casalinga sveva rischia di rimanere col cerino in mano, e credo inizi a rendersene conto.

      Poi, se interessa il bunga bunga, se ne parla ancora molto sulla bild.de, lo stile di vita italiano ha sempre un certo fascino al di sopra delle alpi, soprattutto sulla stampa popolare...

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    3. Puf! Mi sono andato a prendere i dati Eurostat e ho fatto un controllino sulla situazione economica (recessione e depressione) europea. Eccola qua. C'è poco da stare allegri.

      http://leprechaun.altervista.org/europa_pil_reale.shtml

      La Francia è in recessione dal 2008 (dunque in depressione). La Germania è ritornata solo nel 2011 al PIL del 2007 (parlo in termini reali, gli unici che abbiano senso).
      Ho dato un'occhiata anche ai saldi delle partite correnti della Germania. Sono in calo anche nel 2011, rispetto al 2007. C'è un parziale recupero fuori Europa, ma complessivamente insufficiente a tenere i valori.
      I dati Eurostat sono organizzati in modo che i conti uno se li deve fare a manina, o quasi.
      Quando metto a posto i dati sulle partite correnti aggiornate avviso. Sembrerebbe dunque (con riserva di verifica) che il recupero 2011 della Germania sia dovuto non all'export, ma alla domanda interna.
      Saluti.

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  4. Per chi conosce almeno un pochino come funzionano due regole, due, dell'economia, sentir già solo parlare in questi termini: "Oggi si potrebbe parlare di una politica mercantilista in Cina. Pechino applica questa politica prima di tutto attraverso il controllo statale del cambio, la cui sottovalutazione può essere corretta solo lentamente, generando una bolla nel settore delle esportazioni" dà veramente il voltastomaco. La spudorata e quantomeno "inesatta" (per non dire di peggio) affermazione della FAZ veicola l'erronea idea che a decidere se e quanto un paese esporta sia il suo "tasso di cambio nominale" (quando vale una valuta in termini di un'altra), quando invece questo indice è influenzato verosilmente dal "tasso di cambio reale" (quanto costano i prodotti di un paese rispetto a quelli degli altri, tenendo conto del differenziale di inflazione fra i due partner commerciali), quindi dalle esportazioni o importazioni: domanda di beni nazionali genera domanda di valuta (cambio si rafforza), domanda di beni esteri genera "offerta" di valuta (cambio si deprezza). Delle due l'una: o la Cina manipola il tasso di cambio all'inverso, in quanto sta "rivalutando", oppure la FAZ spara il solito pistolotto per nascondere le nefandezze dell'intellighenzia tedesca. La Cina, nazionale mondiale leader per surplus estero assieme la Germania, ha rivalutato dopo la crisi del 2008 per dare respiro anche ai suoi "vicini" (grazie allo sganciamento dal dollaro nel 2005). Non così fa la Germania: non potendo rivalutare il tasso di cambio nominale dopo l'avvento dell'Euro, non mette nemmeno in pratica l'unica "leva" utile a dare respiro alle asfittiche economie periferiche europee: l'inflazione (cioè l'aumento dei salari, perchè questo è) in patria. Sentire quindi la FAZ abbaiare alla pecora Cina, mentre la volpe Germania dissangua noi poveri PIIGS è quantomeno ridicolo. Un saluto ed un grazie come sempre a Voci dalla Germania per il suo lavoro.

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  5. l'esercito crescente dei pensionati inizierà ad erodere i patrimoni (all'estero) accumulati in tutta una vita.

    ahahahah
    gran parte di quel "trilione" sta in amerika e non credo proprio che riattraversera' mai l' atlantico.. :-)

    Anzi, mi sa che quando i tedeschi volessero cessare di pagare questo loro infinito "debito di guerra" passeranno grossi guai

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  6. Diciamo che mi pare un articolo scritto più con il patriottismo che con dati reali.
    Al netto dei nostri atavici problemi politici e imprenditoriali, a me sembra piuttosto chiaro invece che:
    1. i salari tedeschi sono stati mantenuti bassi rispetto alla produttività che cresceva.
    2. La stessa inflazione è stata mantenuta ampiamente sotto la soglia consentita dai trattati negli anni pre-euro, e lo ha fatto con precarizzazione crescente etc: http://www.ilo.org/global/research/global-reports/global-employment-trends/WCMS_171571/lang--en/index.htm

    questo ha consentito loro una politica di export aggressivamente competitiva, a discapito dei paesi deboli dell'area euro, che, tolta la possibilità di svalutare la valuta, non hanno altra scelta che svalutare salari e diritti, cosa che ovviamente non è nè efficiente, nè giusta nè paga.

    L'euro è stato costruito malissimo, raccontando a noi la bella favola del "siamo tutti fratelli europei", mentre invece è una competizione fratricida (il cui primo esercito in campo è proprio quello tedesco) che sta arrivando alla sua tragica conclusione.
    Con questo non vuol dire che noi siamo buoni e loro cattivi. Vuol dire che è sempre una pessima idea legarsi a economie e monete più forti, senza che ci sia alcuna flessibilità. Ma vuol dire anche che il concetto stesso di europa unita sta venendo meno, perchè io mi ricordo che ci avevano raccontato che dovevamo unirci per competere contro asiatici e 'mericani. Se la germania non avesse invece voluto competere con italiani spagnoli e greci, allora sì che avrebbe potuto essere il volano d'europa. Ma questo sarebbe stato perseguito aumentando salari in proporzione con produttività, non deprimendo la domanda interna.
    Invece finchè punterà la sua vittoria sull'export nell'eurozona, è ovvio che da qualche altra parte ci sarà chi importerà (vedi grecia) e si impoverirà, non potendo nemmeno svalutare.

    RIpeto: tutto ciò al netto della politica che fa schifo, son tutti ladri, etc...

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    1. Grazie Hanzo per il tuo commento, ma il punto di questo articolo e di tanti altri commenti apparsi sulla stampa tedesca è che nessuno nega la fase di moderazione salariale degli ultimi 15 anni, nessuno nega che nel complesso i salari hanno perso potere d'acquisto, semplicemente si discute sul processo con cui ci si è arrivati: la Germania non fa dumping e non applica politiche mercantiliste perchè gli accordi fra le parti sociali si svolgono con normali negoziazioni, ovviamente sotto la minaccia del licenziamento facile, della disoccupazione di massa e della delocalizzazione. facile no?

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  7. ah dimenticavo: condivido pienamente il commento di Flavio.

    A questo proposito: ovviamente le balle del pensiero unico dominante non tengono banco solo in italia ma anche in germania non se la cavano male... ;D

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  8. Si parla di avanzi in diminuzione per la Germania quando a fine 2011 la Bundesbank aveva attività presso il sistema T2 pari a quasi 500 miliardi di euro, con passività delle banche periferiche di quasi 400. Tra l'altro in aumento. La Germania è un paese mercantilista, punto. E non mi aspetto certo che lo ammetta a cuor leggero

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