martedì 18 settembre 2018

Josef Ackermann e il disastro Deutsche Bank

Un'ottima inchiesta della ZDF prova a ricostruire il ruolo avuto da Josef Ackermann, il carismatico ex-capo di Deutsche Bank, nella crisi finanziaria iniziata nel 2007. Emerge il ritratto di un bankster senza scrupoli che nel tentativo di salvare la sua testa ha messo nei guai Deutsche Bank e l'intero settore bancario tedesco. Ne parla Handelsblatt.


(...) C'è un top manager che fin dalla grande crisi lavora con un certo impegno alla sua riabilitazione sociale: Josef Ackermann. Lo svizzero, dal 2002 al 2012 alla guida di Deutsche Bank, è indaffarato come non mai. Dal 2014 è presidente del consiglio di amministrazione della più grande banca di Cipro. Ha appena finito di fare consulenza sulle grandi fusioni bancarie europee. Recentemente, ha anche ribadito di aver consegnato ai suoi successori una Deutsche Bank "in buone condizioni", criticando l'attuale dirigenza.

A parlare è un manager purificato e in pace con se stesso - oppure un eterno impostore che lavora alla sua riabilitazione? Un documentario della ZDF ripercorre il ruolo di Deutsche Bank negli anni della crisi e arriva a un verdetto molto chiaro sul ruolo avuto dal suo ex amministratore.

"E' stato senza dubbio l'incendiario. Non era né onesto né decente. E' un uomo senza scrupoli che ha cercato di tenere lontani da sé i problemi", dice Ingrid Matthäus-Maier sul ruolo di Ackermann durante la Grande Crisi. L'ex capo della banca pubblica KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau) ricorda ancora con emozione le riunioni tenute negli anni di crisi 2007 e 2008. Da allora si rifiuta di dare la mano ad Ackermann, ci spiega.

Il documentario affronta molto bene la storia della crisi finanziaria e il modo in cui le grandi banche confezionavano i mutui degli acquirenti di immobili poco affidabili, li mescolavano con dei prestiti migliori, ottenendo cosi' un buon rating e infine distribuivano i rottami cartolarizzati in tutto il mercato finanziario.

Deutsche Bank sempre in prima linea. Anche in Germania ha concesso molti mutui e rivenduto a terzi i prestiti a rischio insolvenza, come dimostra il video con il caso della città di Plauen. Un totale di 4,5 miliardi di euro fatturati dalla banca solo sul mercato tedesco, con un utile netto generato di 900 milioni di euro. Ma gli affari piu' grandi erano negli Stati Uniti, dove nel frattempo era stato creato un pacchetto di mutui di oltre 100 miliardi di dollari presso la sede di New York.

Come è potuto accadere che ad essere in prima linea ci fosse sempre Deutsche Bank? Il documentario ZDF presenta due importanti testimoni chiave: il precedente e l'attuale capo economista dell'istituto.

Thomas Mayer, capo economista fino dal 2012, ricorda una riunione interna del 2005, quando gli analisti di Deutsche Bank avevano messo in guardia dal rischio dei prestiti ipotecari cartolarizzati e avevano profetizzato un incidente a breve. La risposta del consiglio di amministrazione? La prassi da molti anni ormai è entrata nel mainstream, tutti i concorrenti fanno lo stesso. "Le cose sono rimaste come erano", dice Mayer.

"Sapevamo molto bene che il mercato dei mutui subprime sarebbe crollato. Solo che non sapevamo esattamente quando. Abbiamo creduto agli esperti che ci dicevano che prima di arrivare al crollo sarebbero stati necessari un paio di anni ancora", spiega David Folkerts-Landau, attuale capo-economista della banca. "Chi esce troppo presto, perde il posto. Chi esce troppo tardi, perde un sacco di soldi. La decisione del management fu: dobbiamo restare in gioco".

Il motore al vertice della banca, come è chiaro dal documentario della ZDF, era Josef Ackermann. La sua ambizione era illimitata: nel giro di pochi anni una banca tedesca di grande tradizione come DB, da sempre un po' noiosa, doveva essere catapultata nel club delle tre maggiori banche mondiali. Per fare cio' i profitti dovevano aumentare drasticamente - Ackermann aveva fissato un obiettivo del 25% di rendimento sul capitale proprio.

"L'espansione di Deutsche Bank a partire dal 2003 nelle diverse aree di attività è stata una crescita che la banca non è stata in grado di affrontare con le proprie forze", afferma Folkerts-Landau oggi. È stato possibile solo grazie ad una crescita finanziata a debito, in una situazione in cui la banca ha lavorato con leve enormi, prima di tutto per la sua presunta inviolabilità. "Gli americani dicevano: questa è Deutsche Bank, cosa dovrebbe mai accadere a Deutsche Bank?", cosi' dice Folkerts-Landau.

Nel 2007 la festa stava già volgendo al termine. La situazione sul mercato finanziario stava diventando tossica, perché nessuno poteva valutare il rischio di credito insito nei titoli garantiti dai mutui e le banche non volevano piu' prestarsi soldi fra loro. La prima vittima della crisi è stata la IKB (Deutsche Industriebank). Un tempo la banca piu' solida di Dusseldorf, con una grande esperienza nel finanziamento delle PMI, che negli anni prima della crisi aveva investito sempre piu' denaro sul mercato statunitense dei mutui e che alla fine, sotto il suo capo Stefan Ortseifen, aveva scommesso e perso una grande quantità di denaro.

Fino al 2007 Deutsche Bank era sempre stata pronta a vendergli tutta la sua spazzatura. Ma quando la IKB si è trovata in difficoltà e ha avuto bisogno di aiuto, il CEO di Deutsche Bank Ackermann, durante la notte, gli ha tagliato la linea di credito. L'ex presidente di KfW Ingrid Matthäus-Maier sostiene: "E' stato lui, solo lui ad innescare questa crisi, tutto per spingere le altre parti a risolvere la crisi, senza che i privati subissero delle perdite. Come consiglio di amministrazione di KfW ci sentimmo ricattati, in particolare da Ackermann". Nel giro di 24 ore il consiglio di KfW ha dovuto decidere se salvare IKB con i soldi pubblici.

Perché il CEO di Deutsche Bank ha agito in maniera cosi' spietata? L'ex presidente delle casse di risparmio tedesche, Heinrich Haasis, sospetta che Ackermann con il salvataggio dell'IKB volesse dare l'esempio per dissipare i crescenti dubbi sulla solidità del suo istituto. Fedele al motto: per Deutsche Bank, anche durante la crisi, è lo stato tedesco a garantire.

Ackermann stava comprando tempo per sé e per il suo istituto. Ancora nel febbraio 2008 credeva di essere all'apice del suo successo, tanto da festeggiare il suo 60esimo compleanno alla Cancelleria federale di Berlino su invito di Angela Merkel. Ackermann  da molto tempo era a conoscenza del pericoloso squilibrio che interessava l'intero sistema.

Come ha reagito il capo di Deutsche Bank quando la crisi con la bancarotta di Lehman nel 2008 si è aggravata? Il documentario della ZDF solleva una grave accusa: per salvare la sua testa, il topbanker ha agito di conseguenza comportandosi sempre di più come un frullatore.

L'inchiesta della ZDF, sulla base dei documenti della Federal Reserve americana, ricostruisce il modo in cui Deutsche Bank segretamente e sin dall'inizio aveva ottenuto dei prestiti governativi. Già ad inizio 2008 negli Stati Uniti la banca aveva preso in prestito 76 miliardi di dollari. Ufficialmente la banca tuttavia sosteneva di aver risolto i suoi problemi, mentre anche negli anni di crisi continuava a versare miliardi di dollari di bonus ai suoi vertici (71 miliardi di dollari dal 1995 al 2016). E mentre le altre grandi banche negli Stati Uniti sono state forzosamente nazionalizzate e ricapitalizzate con il denaro dei contribuenti - una ragione della loro forza attuale - Ackermann dichiarava che si sarebbe vergognato di accettare dei soldi pubblici.

L'attuale capo-economista Folkerts-Landau spiega: "Ero presente a questa teleconferenza quando Joe (Ackermann) ha detto quella frase. È stata una delle decisioni politiche più egocentriche che abbia mai visto prendere da un banchiere di vertice. Se avessimo preso i soldi, Joe avrebbe probabilmente perso il suo lavoro. Ma a quanto pare non l'aveva preso in considerazione".

Proprio a causa dei trucchi di Ackermann, degli occultamenti e per la sua volontà di posticipare la soluzione dei problemi, durante tutta la crisi è stata impedita una pulizia della banca proprio nel momento in cui sarebbe stata più necessaria. "È stato un errore politico così grave. È semplicemente incomprensibile che un membro del settore finanziario di alto rango possa prendere una tale decisione", dice Folkerts-Landau all'indirizzo dell'ex capo della banca.

Si tratta di un giudizio duro e anche molto comodo, poiché allevia le responsabilità di molti altri decisori. La domanda che il film non fa è un'altra: perché così tante personalità di alto rango si sono fatte abbagliare da Ackermann e dalla sua banca? Quali colpe portano con sé? "Potrebbe essere un uomo molto affascinante", spiega Matthäus-Maier in un'intervista su Ackermann. Come motivazione della loro debolezza nel riconoscere la gravità della situazione tuttavia non è abbastanza. (...)

La conclusione dell'ex ministro delle Finanze federale Wolfgang Schäuble non poteva essere piu' chiara: "Se si guarda all'attuale situazione di Deutsche Bank, per dirla in maniera educata, non hanno ancora superato il guado. Ecco perché, se in passato fossero stati un po' piu' umili, avrebbero potuto evitare un po' dei  danni che invece sono stati fatti".

Per il futuro gli addetti ai lavori fanno delle brutte previsioni. Folkerts-Landau dice: "Sarei sorpreso se nei prossimi tre-cinque anni non ci fosse un'altra crisi molto grave". Già oggi vengono scambiati più derivati rispetto a quanto non accadeva prima della crisi finanziaria, come se l'intera industria fosse drogata dal denaro a basso costo.

Alla fine del film è chiaro che quando "il sistema" fallisce, sono le persone a fallire. E anche se molti nella corsa verso la crisi finanziaria pensavano e si comportavano come lui, Josef Ackermann resta uno dei principali responsabili. Non può sfuggire a questa colpa, anche se, come in questo caso, continua a rifiutare tutte le richieste di rilasciare un'intervista.


Il Video completo: Geheimakte Finanzkrise – Droht der nächste Jahrhundert-Crash? 


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2 commenti:

  1. Secondo la Bri ( Banca Regolamenti Internazionali ) il valore nozionale dei derivati OTC di Deutsche Bank a cui e' esposta e' di 530.000 miliardi di dollari USA una cifra spaventosa come e' possibile vedere su Internet da un articolo del Sole24Ore, e questi mangia-patate insieme agli inutili burocrati di Bruxelles criticano l'esposizione ai Crediti Deteriorati NPL delle nostre banche quando dovrebbero pensare alle loro di banche che hanno molti piu' problemi. Chissa' quando i tedeschi capiranno che anche se loro pensano d'essere migliori i fatti dicono il contrario !!!!!
    Luca il KAKAKATSO PATRIOTA

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    1. I crediti deteriorati e quelli inesigibili sono praticamente perdite, i derivati una sorta di contratti assicurativi che non necessariamente comportano perdite, anzi, nel caso di Deutsche Bank per esempio al momento contribuiscono a incrementare i profitti.

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