martedì 30 giugno 2020

Verso la fine del mercantilismo tedesco?

"Probabilmente sono finiti i tempi degli enormi avanzi commerciali tedeschi", dice il grande economista dell'IfW Gabriel Felbermayr. Il coronavirus potrebbe essere l'occasione buona per far guarire l'economia tedesca dalla grave malattia che la affligge ormai due decenni: il mercantilsimo. A sostenerlo sono la Bundesbank e altri importanti centri di ricerca. Ne scrive Euractiv.de


Quello che né Donald Trump né la Commissione Europea erano riusciti ad ottenere con i loro appelli più o meno amichevoli, è riuscito a farlo il coronavirus in poco tempo: secondo le previsioni della Bundesbank e dei principali istituti di ricerca, infatti, l'enorme avanzo commerciale tedesco, da anni sotto accusa, a causa della recessione globale, nel 2020 dovrebbe subire un forte calo.

Per la prima volta dal 2011, l'avanzo delle partite correnti tedesche dovrebbe scendere al di sotto del 6% del PIL - vale a dire il livello che la Commissione europea considera una minaccia per la stabilità economica di lungo periodo. Ci sono sempre piu' indizi che la situazione potrebbe restare inviariata anche nel lungo periodo. "Probabilmente sono finiti i tempi degli enormi avanzi commerciali tedeschi", dice il presidente dell'Instituts fü Weltwirtschaft di Kiel (IfW), Gabriel Felbermayr.

La forza delle esportazioni tedesche e la lunga esitazione del governo federale nello stimolare la domanda interna con una maggiore spesa per infrastrutture, per lungo tempo ha infastidito le organizzazioni internazionali. Il presidente americano Trump ritiene addirittura che il suo Paese sia stato sfruttato dalla Germania e in più occasioni ha minacciato di imporre dei dazi punitivi sul prodotto tedesco di maggior successo all'estero: le automobili. La Commissione UE, invece, si preoccupa soprattutto degli equilibri in Europa: accanto  ai paesi con elevati avanzi commerciali, ce ne sono altri con dei grandi disavanzi da finanziare a debito. E' dal 2014 che la Commissione denuncia regolarmente questo "squilibrio macroeconomico". 

Se le previsioni della Bundesbank sono realistiche, allora le autorità di Bruxelles non avranno più bisogno di farlo, almeno per ora. Secondo le previsioni, infatti, quest'anno l'avanzo delle partite correnti tedesche dovrebbe scendere al di sotto 5% del PIL. Sarebbe il livello più basso da quando è iniziato il cancellierato di Angela Merkel nel 2005, decisamente lontano dal picco dell'8,6% raggiunto nel 2015. Il motivo: è probabile che le esportazioni crollino del 13% a causa della recessione di importanti partner commerciali come gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito. Le importazioni, invece, dovrebbero diminuire solo del 7%. In questo modo l'avanzo con l'estero si dovrebbe assottigliare. Questo dato, a sua volta, spingerà verso il basso anche le partite correnti, alimentate principalmente dal commercio di beni e in misura minore dai servizi e dai redditi da capitale.

"Il protezionismo colpirà duramente la Germania"

"Con la ripresa dell'economia globale, entro il 2022 il saldo dovrebbe tornare a salire, ma senza raggiungere i livelli degli anni precedenti", afferma il capo economista della Bundesbank, Jens Ulbrich. Anche altri economisti la vedono allo stesso modo, citando in particolare tre argomenti che dovrebbero impedire il ritorno ad un aumento permanente degli avanzi con l'estero: la Cina, l'aumento del protezionismo e i maggiori investimenti in Germania.

"Diversamente dal 2009, la ripresa cinese non sarà trainata da un boom di investimenti che si porta dietro anche le importazioni dalla Germania, ma da consumi interni piu' forti", dice il presidente dell'IfW Felbermayr. Come reazione alla crisi finanziaria globale del 2009, la seconda economia mondiale dopo gli USA, infatti, aveva investito centinaia di miliardi nell'espansione delle sue infrastrutture, per le quali aveva avuto bisogno di beni di investimento tedeschi come i macchinari, i veicoli e le attrezzature. E questo all'epoca aveva aiutato la Germania ad uscire dalla crisi molto più rapidamente di quanto non fosse accaduto agli altri grandi paesi industrializzati.

Nell'attuale recessione causata dal coronavirus, tuttavia, la Germania non può piu' fare affidamento su di un altro salvataggio da parte della Repubblica Popolare. "La Cina, ad esempio, si sta sempre più concentrando su un modello economico orientato al consumo", afferma Isabell Koske, vicedirettore del Dipartimento economico dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). "E cosi' la domanda di beni strumentali tedeschi su un mercato così grande dovrà scendere. Ciò a sua volta ci suggerisce che l'avanzo delle partite correnti in futuro non sarà così elevato come lo è stato in passato".

Inoltre, da quando Trump è in carica, il libero scambio si è lasciato alle spalle i suoi giorni migliori - e questo indipendentemente dal fatto che alle prossime elezioni statunitensi il presidente repubblicano in carica venga sostituito dal democratico Joe Biden. "Molti paesi stanno attivamente perseguendo delle politiche economiche per riportare le produzioni a casa", dice l'esperto di commercio estero Felbermayr. "E questo colpirà duramente la Germania." L'industria automobilistica nazionale, in particolare, ne sta già risentendo, perché la minaccia di introdurre dei dazi sul mercato statunitense ha portato ad uno spostamento della produzione di auto per l'export, che dal 2017 ha visto favorite le fabbriche tedesche in America. Un'indagine condotta dall'Associazione delle Camere di Commercio e dell'Industria tedesche (DIHK) su un campione di 4.500 aziende, per la prima volta ha mostrato che le barriere commerciali e il trattamento preferenziale delle aziende locali saranno tra i cinque maggiori rischi per la loro attività all'estero.



"Una fonte di imbarazzao per l'economia mondiale"

E' probabile tuttavia che gli avanzi commerciali alla fine saranno erosi anche perché la Germania, a causa della crisi, ha iniziato ad investire di più a casa propria. Altri paesi potrebbero avvantaggiarsene, perché ad essere stimolate sarebbero proprio le importazioni tedesche. "Per combattere la crisi non stiamo risparmiando, ma intendiamo finanziare le spese e gli investimenti necessari", dice un portavoce del Ministero Federale delle Finanze. Il pacchetto di stimolo economico contro il coronavirus sarà finanziato con un nuovo prestito record da 218,5 miliardi di euro. Gli investimenti statali aumenteranno in modo significativo, gli oneri per i Laender e i comuni scenderanno, mentre la domanda interna sarà incentivata da misure temporanee come la riduzione dell'IVA o i 300 euro di assegni familiari aggiuntivi. "Si sta facendo di più anche per la ricerca e lo sviluppo, in modo da stimolare maggiori investimenti da parte delle aziende", dice l'esperto dell'OCSE Koske.

Ma la Commissione UE mette in guardia dall'autocompiacimento e consiglia al governo tedesco di continuare a utilizzare le possibilità di spesa esistenti anche per i prossimi anni. "La Commissione UE continua quindi a raccomandare alla Germania di aumentare i suoi investimenti nel digitale e nella rivoluzione verde, nella formazione, nell'istruzione, nella ricerca, nell'innovazione e nella costruzione di abitazioni", sottolinea Nora Hesse, Senior Economic Advisor della Commissione UE. "E questo dovrebbe contribuire a ridurre lo squilibrio tra risparmio e investimento".

Il rinomato economista di Havard Dani Rodrik trova addirittura "impressionante" la risposta data dalla politica finanziaria tedesca alla pandemia. "Se alla fine si dovesse riuscire a ridurre il surplus commerciale con l'estero, sarebbe una buona cosa", dice, e subito dopo manda un messaggio di avvertimento: "Il surplus tedesco degli ultimi anni sconfinava nel mercantilismo, ed era una fonte di imbarazzo per l'economia mondiale".


4 commenti:

  1. Poi qualcuno mi spiegherà cosa significa quanto riportato nell'articolo con il "mercantilismo".

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    1. Upton Sinclair ha scritto: “È difficile far capire qualcosa ad un uomo se il suo stipendio dipende proprio da questo suo non riuscire a capire.”

      Credo che il tuo stipendio dipenda esattamente da questo tuo non riuscire a capire, direi che c'è un piccolo conflitto di interessi,

      capita....

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    2. Maurizio Cocucci ha scritto: "Se discuti con chi non conosce l'argomento che si sta trattando e rifiuta di conoscerlo, lascialo alla sua ignoranza e passa ad altro." Se una nazione importa prevalentemente materie prime e semilavorati e vende prodotti finiti è facile che questa nazione sia in surplus commerciale. Se poi la stessa nazione ha trasferito una parte considerevole di importazioni verso nazioni a basso costo da altre a costo maggiore è facile che il surplus aumenti. Per non parlare se il costo delle materie prime di importazione crolla. In ogni caso il surplus è un dato che può essere ridimensionato dal mercato stesso, specie nel lungo termine.

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  2. Bisogna vedere quanto questi investimenti potranno agevolare gli altri paesi europei, perché principalmente credo che vorranno salvare prima le loro imprese e poi fare da traino per gli altri paesi. Se lo faranno ovviamente. Anche perché bisogna vedere quanti soldi e soprattutto per quanto tempo i tedeschi saranno d'accordo per finanziare gli altri stati della UE.

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