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sabato 30 novembre 2019

Avanti, marsch! - Perché la politica e il mainstream spingono verso una militarizzazione del paese e del continente

"Ormai non si tratta più di stabilire "se" ci sarà una militarizzazione, ma solo del "come" e a quale velocità ciò accadrà", scrive Gert-Ewen Ungar su RT Deutsch. AKK, il ministro degli esteri Maas e la Von der Leyen in questi giorni hanno ridefinito l'orizzonte geo-politico della Germania e dell'UE, individuando gli avversari dei prossimi anni: Russia e Cina. Una riflessione interessante che arriva da una testata molto lontana dalle veline e dagli spin-doctor filo-governativi di Berlino. Da RT Deutsch.


Non si può fare a meno di pensare che sia in corso una ridefinizione dell'orientamento della politica estera della Repubblica federale e dell'UE per i prossimi decenni. E i segnali indicano tutti un aumento dell'aggressività. Nel dibattito non si parla affatto di superare lo scontro con la Russia o di avviare una cooperazione con la Cina. Al contrario, è evidente che secondo la volontà degli attori politici tedeschi, nei prossimi decenni a dominare il continente eurasiatico saranno il conflitto con la Russia e l'escalation dello scontro con la Cina.

Si va nella direzione di una militarizzazione della politica estera e dello scontro aperto. Non si fa un'analisi oggettiva delle minacce, che invece sembrano frutto di una percezione soggettiva. Al contrario si continua a ripetere la storia della Russia aggressiva facendo riferimento anche ai presunti desideri espansionistici della Cina.


Che al momento sia stia ridefinendo la direzione della politica estera dell'UE e della Germania, lo si può capire da tre contributi sull'argomento degni di nota ed emersi uno dopo l'altro e dalla loro risonanza mediatica. Lo scontro è stato aperto da una dichiarazione di intenti aggressiva da parte del ministro della difesa Annegret Kramp-Karrenbauer, la quale ha lanciato la sua proposta di istituire una zona di sicurezza in Siria sotto il comando e con la partecipazione tedesca. Per quanto questa proposta fosse lontana dalla realtà, ha dato il via alla discussione su ogni ulteriore impegno militare della Germania nel mondo.

I media mainstream hanno prontamente rilanciato e sostenuto questo slancio. Kramp-Karrenbauer in seguito ha precisato questa idea di un maggiore impegno militare tedesco nel mondo in occasione di un discorso all'Università delle forze armate di Monaco. Gli interessi tedeschi dovranno essere difesi anche nel Mar Cinese Meridionale, ci ha fatto sapere. Dopotutto, la Germania, in quanto potenza commerciale, avrebbe un interesse vitale nel mantenere le rotte commerciali aperte. Per una dichiarazione simile, il presidente federale Horst Köhler qualche anno fa si era dovuto dimettere. Oggi una tesi del genere viene ampiamente - e soprattutto pacificamente - discussa in pubblico. 

Quale interesse la Cina potrebbe avere nel bloccare le rotte commerciali, Kramp-Karrenbauer non lo spiega apertamente, perché ovviamente tutto ciò non ha senso. La tesi secondo cui la Cina potrebbe fare una cosa del genere è priva di fondamento, perché con il progetto della Nuova via della seta, nessun'altro paese ha mostrato un interesse così forte nel mantenere le rotte commerciali aperte come ha fatto la Cina. Al contrario: la Nuova Via della Seta è un piano pacifico di collegamento attraverso progetti infrastrutturali congiunti, scambi commerciali e culturali. Kramp-Karrenbauer nel suo discorso ha voluto ingannare il suo pubblico. Evoca uno scenario di minaccia che non esiste, ma che dovrebbe fornire le basi per la militarizzazione della politica estera tedesca. È qui - bisogna dirlo chiaramente - si tratta della provocazione e dell'aggressività tedesca, non della messa in sicurezza delle rotte commerciali e ancora meno della presunta difesa dei preziosi valori occidentali.

Kramp-Karrenbauer esprime apertamente questa volontà di conflitto, che dovrà essere implementata militarmente, quando nel suo discorso all'Università della Bundeswehr ha detto: 

"So esattamente quanti siano i nostri soldati che sono stati uccisi e feriti durante l'operazione dell'International Security-Assistance-Force. E proprio perché lo so, l'importanza dell'impiego dei nostri partner e alleati è ancora più preziosa."

Qui qualcuno sta parlando in modo chiaro: maggiori saranno le perdite, più forte sarà la partnership dell'alleanza. Anche la morte di piu' persone non metterà nulla in discussione, non c'è nulla che debba essere ripensato. Eppure la missione in Afghanistan è altamente discutibile, anche da un punto di vista militare  e strategico. Questa guerra non è solo costosa, ma è anche  da tempo già persa.

Poco dopo da un altro pulpito Ursula von der Leyen, in qualità di presidente designato della Commissione europea, ha tenuto un discorso sullo stato dell'Europa. Anche lei vede un'Europa minacciata da Cina e Russia. Ad essere in pericolo sarebbero i valori occidentali, la libertà e la società aperta. Tali affermazioni tuttavia non resistono alla prova dei fatti. Nulla mette in pericolo i valori dell'Occidente liberale tanto quanto le politiche dell'Occidente liberale stesso, in particolare le sue politiche economiche. In nessun luogo la democrazia e le conquiste del liberalismo borghese vengono smantellate attivamente come sta accadendo nell'UE.

Lo si vede chiaramente: c'è una "narrazione" che ci viene proposta per i prossimi decenni, ma non ha nulla a che fare con gli sviluppi della realtà. La narrazione è: noi come nazioni pacifiche e liberali saremmo minacciati dalla Cina e dalla Russia, che non condividono i nostri valori. Al contrario, dobbiamo difenderci, soprattutto militarmente. In realtà, ciò è falso, ma non ha più nessuna importanza una volta che questa idea è entrata nelle menti della gente. Per la Russia, è già tutto stabilito, per la Cina, dovrà essere ulteriormente abbellito e rafforzato. 

Gli argomenti utilizzati in questa discussione sono alquanto evidenti. Tradotto in un linguaggio comprensibile, Von der Leyen sostiene che gli stati-nazione democratici riuniti nell'UE devono rinunciare a una parte della loro sovranità in favore di organizzazioni non democratiche e transnazionali come la UE e la NATO, rimuovendo così ogni controllo democratico al fine di preservare il valore della "democrazia occidentale". Lo si vede chiaramente in questo ragionamento: il costrutto sta marcendo dall'interno. 

Quando von der Leyen parla di "Europa", in realtà si riferisce all'UE. E anche questo è un trucco retorico praticato da tempo. I maggiori paesi europei in termini di superficie non fanno parte dell'UE, perché sia ​​la Russia che l'Ucraina ne sono fuori. Nel complesso ben oltre la metà della superficie del continente europeo si trova al di fuori della prevalentemente occidentale UE. A Von der Leyen cio' non importa piu' di tanto. Nel suo discorso prende la "sua" parte, la considera come la totalità e la mette al vertice. Se l'Unione europea viene equiparata all'Europa intera, allora è probabile che in questa Europa non siano necessari ulteriori sforzi di pace. In questa logica è già tutto pronto. La possibilità  di risolvere diplomaticamente le crisi europee attraverso la cooperazione, derivante dall'attuale debolezza degli Stati Uniti, con la retorica della Von der Leyen di fatto viene meno.

In occasione del suo discorso ha espresso molto rammarico in merito al fatto che dopo il crollo dell'Unione Sovietica si sarebbe persa l'opportunità storica di costruire la casa comune dell'Europa. Ora, con la debolezza degli Stati Uniti, questa opportunità si presenta un'altra volta. Ma ciò di fatto diventa impossibile se nel vocabolario usato l'Europa viene equiparata all'UE, se si pensa che l'Europa sia composta solo dall'UE. Ma questo ci chiarisce ancora una volta da quale fonte arrivi l'aggressività. 

In generale il discorso della Von der Leyen è uno straordinario testimone di una nuova fase nella sua carriera. Dal discorso di un presidente in erba della Commissione certamente non ci si poteva aspettare alcuna critica fondamentale sullo stato dell'UE. Ma quello che Von der Leyen ha detto in questa occasione, con una gestualità fra il materno e il presidenziale, ha il carattere di una negazione della realtà. 

Poco dopo è stato il ministro degli Esteri Maas in un'intervista a Der Spiegel a confermare il suo impegno irrevocabile nei confronti della NATO. La scelta delle parole è la stessa di von der Leyen e Kramp-Karrenbauer. La minaccia ai valori europei rappresentata dalla Russia e dalla Cina "ci costringe" alla militarizzazione.

Il mainstream accetta tutto con disponibilità e riconoscenza. La discussione sulla spesa militare, ridefinita spesa per la "difesa", finalizzata alle missioni straniere e all'impegno mondiale è in pieno svolgimento. Se "noi" ci siamo, sarà un bene perché "noi" abbiamo "valori", gli altri no - questo il tenore generale. La NATO viene concepita come una presunta alleanza di valori. Può anche essere divertente vedere il socialdemocratico Maas proporre la creazione di un gruppo di lavoro come metodo per riformare la NATO. Non si tratta tuttavia della proposta stessa, che ovviamente non deve essere presa sul serio. Si tratta di continuare a inviare lo stesso messaggio di sempre.

Allo stesso tempo, il presunto "pericolo" proveniente dalla Cina e dalla Russia non può essere in alcun modo affrontato con mezzi militari. L'Ucraina ne è un esempio chiaro, e nel vero senso della parola, un "ovvio" esempio di ciò. Il sostegno alle presunte "forze democratiche" da parte dell'UE, dell'Occidente e, soprattutto, della Germania in breve tempo ha ridotto l'Ucraina in macerie. L'Ucraina ora è il secondo paese più povero d'Europa dopo la Moldavia. Le cose invece sembrano andare in maniera molto diversa nella "annessa" Crimea: lì lo sviluppo economico - grazie anche a degli enormi investimenti - è molto forte. Prosperità e crescita a cui tutti prendono parte. Qui è visibile un'alternativa al tanto lodato modello occidentale del liberalismo imperante.

Anche il vertice africano, tenuto la settimana scorsa dal governo federale, ha rivelato quanto il modello occidentale sia poco attraente. Erano presenti solo dodici stati africani. Come promemoria: al vertice Russia-Africa nella metropoli russa di Sochi sul Mar Nero a fine ottobre, erano presenti ben 44 capi di stato africani. La Germania può garantire investimenti, ma solo se i paesi si sottopongono a delle "riforme", vale a dire la riduzione degli standard sociali, lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, la deregolamentazione dei mercati etc. Quindi l'intero armamentario del veleno neoliberista. Tutto ciò non sembra molto attraente. 

Russia e Cina invece agiscono diversamente perché sono in grado e disposte a creare delle situazioni vantaggiose per entrambi (win-win). Grazie a questa capacità dei due attori, "noi", l'Occidente, l'UE, e la Germania siamo costretti a restare indietro. Esatto. Ciò tuttavia non può essere risolto con dei mezzi militari, ma solo con un riorientamento della strategia economica. E questo deficit non viene superato attraverso lo scontro e l'aggressività, ma dalla rete e dalla cooperazione. 

Un semplice elenco cronologico degli eventi in Europa, inoltre, lascerebbe pensare che la Russia agisce poco, e certamente non lo fa in modo aggressivo, ma reagisce passo dopo passo. Non c'è stata alcuna aggressione da parte della Russia. L'UE e la NATO sono aggressive, come emerge chiaramente dalla crescente militarizzazione del Mare del Nord e del Mar Baltico. Questa aggressione è diretta contro gli interessi di sicurezza della Russia. Di conseguenza anche la Russia dovrà rispondere.(...)

In Germania manca di fatto un correttivo. Non si tratta più del "se" ci sarà una militarizzazione, ma solo del "come" e a quale velocità ciò accadrà. Questa è la portata della discussione in corso nel mainstream. Si parlerà molto e intensamente degli aspetti finanziari, dei partner, dell'importanza del progetto, della pressione temporale e di molto altro ancora. Ma il progetto stesso non è più in discussione.

Il correttivo arriverà dall'esterno, poiché l'aggressività occidentale, e sempre più anche quella tedesca, restano in gran parte senza risposta. E quanto più resteremo indietro economicamente a causa di politiche economiche fallimentari, tanto più insignificanti resteranno le nostre "provocazioni". La seconda possibilità di costruire una casa comune europea, tuttavia, ancora una volta viene messa in discussione dalla politica tedesca. Ancora una volta, a causa della volontà tedesca, non avremo la pace permanente, la sicurezza e la prosperità da Lisbona a Vladivostok...



giovedì 21 marzo 2019

Una bella portaerei per la marina tedesca?

La marina tedesca potrebbe dotarsi di una bella portaerei nuova di zecca, almeno secondo le recenti promesse di AKK e Merkel. Riusciranno la Cancelliera e il nuovo leader della CDU a fare quello che né il Kaiser né il Führer erano riusciti a fare? Dopo i recenti fallimenti nella realizzazione di grandi progetti, in patria ci sono dei forti dubbi in merito. Ne scrive Jens Berger sulle Nachdenkseiten


Cosa sanno fare davvero bene i tedeschi? Costruire aeroporti e navi. E qual'è l’incrocio perfetto fra BER (aeroporto di Berlino) e Gorch Fock (nave a vela)? Una portaerei, esatto. E la sua costruzione è stata proposta con la massima serietà dal nuovo leader della CDU Annegret Kramp-Karrenbauer in una recente riflessione sul futuro dell'Europa. La specialista di costruzioni navali della Saarland ha ricevuto un sostegno convinto e di spessore nientemeno che dalla Cancelliera stessa. Angela Merkel trova che l'idea di una portaerei tedesca sia "buona e giusta" e addirittura accetta l'idea di "lavorarci sopra". Se la Cancelliera avesse successo, riuscirebbe a fare quello che prima di lei né il Kaiser né il Führer erano riusciti a fare, i tedeschi finalmente avranno un posto al sole. Un testo di Jens Berger


Volevamo solo una pensione decente e dei salari onesti, e invece abbiamo ottenuto dei taxi volanti e una portaerei – un giorno potrebbe essere raccontato così il "bilancio" del governo dell’Unione. Tutti sanno ormai che la nostra Cancelliera divina non si occupa più di questioni terrene come la catastrofe dell’assistenza sanitaria, il malessere socio-economico dei suoi sudditi ingrati o persino di questioni banali come la politica climatica. Alla fine del suo mandato, Angela Merkel ambisce a qualcosa di più alto. Ora fa politica per entrare nei libri di storia! Ma cosa dovrebbe essere scritto nei libri di storia? Che porta sulla coscienza l’aver rovinato le relazioni tedesche e dell’UE con la Russia? Che ha sempre obbedito agli interessi delle compagnie automobilistiche e del vecchio alla Casa Bianca? Dal momento che tutto ciò non è così piccante, c'è bisogno almeno di una nave da guerra che porti il suo nome, una nave le cui dimensioni siano degne di lei. Se la marina tedesca dovesse intitolare il suo prossimo rimorchiatore a Gerhard Schröder, per la prima e migliore Cancelliera della Germania c’è bisogno di qualcosa di più!

Beh, la piu’ giovane fra le portaerei americane, la USS Gerald R. Ford, è costata circa 18 miliardi di dollari – facendo le dovute proporzioni per la Germania, incluso il moltiplicatore di Stuttgart-21 e quello della "Filarmonica dell'Elba" si raggiungerebbe probabilmente l'intero debito nazionale della Grecia. Ma la Cancelliera uscente dovrebbe valere almeno questa somma. Oppure? Potrebbe anche essere leggermente problematico il fatto che la Germania in realtà non ha alcun bisogno di una portaerei. Tali basi galleggianti sono elementi fondamentali di una dottrina chiamata "proiezione di potenza globale". Non hanno nulla a che fare con la difesa, ma con la possibilità di imporre i propri interessi in tutto il mondo per mezzo di una forza offensiva. Ma noi comuni mortali cosa ne sappiamo del genio strategico delle signore Kramp-Karrenbauer e di Merkel, entrambe GRÖCAZ (größten CDU-Vorsitzenden aller Zeiten)?

La storia delle portaerei tedesche non è affatto gloriosa. Nella Marina imperiale erano in servizio solo quattro piccole "navi portaerei" utilizzate principalmente per combattere contro gli idrovolanti russi nel Mar Baltico. I piani per il „Flugzeugdampfer I“, che avrebbe dovuto navigare contro "Engeland" e avrebbe dovuto assicurare ai tedeschi un legittimo posto al sole, furono abbandonati nell'ottobre del 1918. Venti anni dopo fu varata l'unica portaerei di Hitler utilizzata però solo come deposito di legname e abitazione galleggiante. Nemmeno la macchina da guerra di Hitler era riuscita a trovare una funzione per un simile mostro. Ma probabilmente il caporale boemo non pensava abbastanza in grande e in materia di proiezione di potenza su scala globale avrebbe dovuto prendere ripetizioni da AKK e Merkel.

Ora una marina che fallisce miseramente nel tentativo di riparare una nave a vela, in futuro dovrebbe difendere l'Europa da tutto il mondo? Bene, se questo non è un piano audace. Qual è la prossima idea delle grandi menti della CDU? I taxi aerei e le portaerei sono difficili da eguagliare e superare. Che ne dite di una missione tedesca su Marte? O forse sarebbe meglio con Alpha Centauri? E perché allora non costruire una Torre di Merkel alta mille metri nella bellissima Uckermark? Fino a quando l'Unione non avvierà un gigantesco e irrealistico progetto come la copertura delle buche sulla B192, sarà il cielo l'unico limite per dei piani audaci che possano aiutare veramente il paese. In questo modo - considerando il moltiplicatore Stuttgart-21 e e quello della "Filarmonica dell'Elba" (2 progetti clamorosamente andati male) - nell'anno 2139 la nipote di Philipp Amthor (giovane della CDU) nel suo ruolo di cancelliera tedesca potrà battezzare la nuova portaerei con il nome "MS Angela Merkel" - naturalmente da un taxi aereo.


domenica 17 marzo 2019

Perché con AKK ci sarà un cambio di paradigma nella politica europea tedesca

"Per Annegret Kramp-Karrenbauer, la pressione per ricostruire l'Europa non deriva più dalla fragilità delle sue istituzioni, ma dalla mutata situazione mondiale", scrive Ulrich Speck sulla Neue Zürcher Zeitung, per questo con AKK dovremmo aspettarci un cambio di paradigma della politica europea tedesca. Ne scrive Ulrich Speck sulla NZZ.ch


L'Europa come cantiere permanente, la casa europea come una visione guida per il futuro: il discorso sull'UE degli ultimi decenni è stato guidato da un'idea federalista che mirava agli "Stati Uniti d'Europa". Nel suo sbocco piu' felice, gli stati odierni non sarebbero scomparsi del tutto, ma sarebbero stati messi in ombra da un super-stato europeo.


Ciò che distingueva i pro-europei nelle loro sfumature non era la visione, ma solo il radicalismo con cui queste venivano perseguite. Alcuni volevano accelerare il progetto e riorganizzare le istituzioni dell'UE di Bruxelles il più alla svelta possibile, seguendo l'esempio delle istituzioni nazionali: la Commissione al governo e il Parlamento come potere legislativo e organo di controllo. L'introduzione dell'euro sembrò rendere inevitabile un tale sviluppo: solo un'entità statale dotata di sovranità avrebbe potuto stabilizzare la moneta.

Nel suo manifesto europeo, il nuovo leader della CDU ha dato a questo  discorso europeo tradizionale un approccio e un tono completamente diverso («Europa richtig machen»). Per Annegret Kramp-Karrenbauer, che si posiziona come successore di Merkel anche alla Cancelleria, la pressione per ricostruire l'Europa non deriva più dalla fragilità delle istituzioni, ma dalla mutata situazione mondiale. La questione è se l'Europa ha la volontà di "modellare attivamente" le regole della futura convivenza globale, oppure accetta di diventare una palla da gioco nella nuova competizione fra le grandi potenze.

Si tratta di una auto-affermazione in un mondo che sta cambiando radicalmente nel quale a proteggere l'Europa dalle tempeste non c'è piu' un'America "egemone benevolente". L'Europa dovrà essa stessa mettere in risalto i suoi interessi globali.

Da una parte c'è il lato interno: "assicurare le basi della nostra prosperità" attraverso l'innovazione e il progresso tecnologico. Dall'altro c'è il lato esterno, ovvero "la capacità di agire in materia di politica estera e di sicurezza", capacità da sviluppare attraverso l'introduzione di "un consiglio europeo di sicurezza": con il Regno Unito e con un ampio portafoglio che non comprenderà solo la politica di sicurezza, ma anche la politica estera nel suo complesso.

L'auto-affermazione europea in un mondo di poteri fra loro in competizione può essere basata solo sugli stati nazione già esistenti i quali dispongono delle risorse in termini di legittimità e potere. Il "peso internazionale degli europei" deriva dal fatto che gli stati "formulano e riconciliano a livello europeo i propri interessi", scrive il presidente della CDU.

Con il suo manifesto, Kramp-Karrenbauer spinge programmaticamente verso un cambio di paradigma nella politica europea della Germania. Trae le conseguenze da una situazione geopolitica radicalmente cambiata. Se l'Europa vuole mantenere il suo ordine liberale interno contro il crescente nazionalismo e la nuova concorrenza delle grandi potenze, allora non potrà limitarsi a prendersi cura solo degli aspetti interni perfezionando le sue istituzioni, ma dovra riorganizzarsi in termini di politica della forza. Le capitali, così come i principali azionisti della cooperazione europea, non possono delegare questo compito a Bruxelles, ma devono mettere tutto il loro peso dietro il perseguimento di questa nuova Europa.




martedì 12 marzo 2019

L'europeismo tiepido di AKK

Qual'è la posizione di Annegret Kramp-Karrenbauer sull'Europa? A giudicare dalla risposta al manifesto di Macron, secondo Der Spiegel, quello di AKK è un europeismo tiepido, lontano dai temi sociali e che soprattutto non prende in considerazione la possibilità di mettere in comune con gli altri paesi una parte del benessere tedesco. Ne scrive Stefan Kuzmany su Der Spiegel


Annegret Kramp-Karrenbauer è già una quasi Cancelliera. Sebbene Angela Merkel  continui a mantenere calda la sedia della Cancelleria di Berlino, non passerà molto tempo prima che il nuovo leader della CDU prenda il controllo anche del governo. Se fosse per la oscura "Werteunion" della CDU, Merkel avrebbe già dovuto lasciare il suo posto alla donna della Saarland.

Non è un caso che sia proprio questo raggruppamento conservatore di politici dell'Unione, tra i quali c’è il conoscitore dei Pegida Werner Patzelt e  l'intimo nemico di Merkel Hans-Georg Maassen, a pronunciarsi apertamente per Kramp-Karrenbauer. Se ai tempi della campagna elettorale per la segreteria del partito c'era ancora il sospetto che si trattasse di una mini-Merkel, e cioè solo di una copia in dimensione ridotta di una Cancelliera ormai troppo progressista, ora tutti i dubbi si sono dissipati: questa donna vuole tornare al passato.

Salario minimo? Sicurezza di base? Non con AKK

Ci è voluto un po' per rendersene conto, perché non è sempre facile capire quello che Annegret Kramp-Karrenbauer vorrebbe dirci quando parla a ruota libera. Questa volta per fortuna ha commentato per iscritto. Nel fine settimana la quasi Cancelliera ha risposto sulla "Welt am Sonntag” all'appello pro-Europa del presidente francese Emmanuel Macron.

Mentre Angela Merkel con i suoi silenzi eloquenti non faceva capire se intendeva o meno sostenere i francesi nella loro missione di riorganizzare e riavvicinare l'Europa, con Kramp-Karrenbauer a capo del governo la posizione della Repubblica Federale sarebbe decisamente piu' chiara. E anche se ha ricoperto la sua risposta con una retorica europeista che almeno superficialmente suona melodiosa, il senso è chiaro: no, lei non vuole.

Macron propone un sistema sociale comune in cui tutti in Europa abbiano diritto alla sicurezza sociale di base, alla stessa retribuzione nello stesso luogo di lavoro e in ogni paese ad un salario minimo adeguato. Kramp-Karrenbauer senza troppi indugi toglie la polvere da queste proposte: per lei sono "la strada sbagliata".

Un “consiglio di sicurezza nazionale” su carta europea

Macron vorrebbe ridurre a zero le emissioni di CO2 entro il 2050 e ridurre del 50% l’uso dei pesticidi entro il 2025. Annegret Kramp-Karrenbauer non ha una grande considerazione di queste proposte: "nulla è stato raggiunto con una definizione ambiziosa degli obiettivi europei e dei valori limite". Bene e allora in che modo? Mentre Macron vorrebbe subordinare tutti gli sforzi politici e tutte le istituzioni dell'UE all'obiettivo della protezione del clima, Kramp-Karrenbauer ha in mente soprattutto la protezione dell'economia. Macron ha compreso che senza una seria difesa del clima, presto non ci saranno piu’ le condizioni di base per avere un’economia di successo. Kramp-Karrenbauer apparentemente no.

Se Macron enfatizza l'idea di un consiglio di sicurezza europeo, all’interno del quale organizzare la difesa comune dell'Europa, Kramp-Karrenbauer argomenta che anche un "consiglio di sicurezza nazionale" in Germania sarebbe "un’idea degna di essere presa in considerazione”.

Il francese vorrebbe mettere più cose in comune, la tedesca difficilmente riesce a scrivere "Europa" senza immediatamente dover puntualizzare che "se manca lo Stato nazionale" nulla può funzionare.

Macron sta lavorando a una vera integrazione europea. Kramp-Karrenbauer sembra voler fare un passo indietro: verso una cooperazione prevalentemente economica e con una difesa comune delle frontiere. Un ritorno alla CEE ma con una difesa comune, senza avere in mente il grande progetto di riconciliazione e di pace europea, come faceva Kohl, e senza la volontà di mettere in comune la prosperità tedesca. La parola "solidarietà" nella sua risposta non si trova da nessuna parte, preferisce parlare di un "mercato unico per le banche".

ll braccio destro dello stato

La politologa Ulrike Guérot ha giustamente osservato che Kramp-Karrenbauer sembra guardare all'UE in maniera unilaterale: fondamentalmente in Europa “vorrebbe il braccio destro dello Stato (la sicurezza, le frontiere, il controlli, i militari), ma non quello sinistro (solidarietà, sicurezza sociale, responsabilità)". Questo approccio esclusivamente orientato agli interessi economici e alla sicurezza non crea un'identità europea, ma mira semplicemente alla cooperazione interessata fra Stati nazionali. Kramp-Karrenbauer tutt'al più ha un'idea tiepida e poco entusiasta dell'Europa.

Bisogna tuttavia essere grati ad Annegret Kramp-Karrenbauer: a differenza di Merkel ci spiega chiaramente dove lei e dove una CDU sotto la sua guida si posizionerebbero. Una SPD che dovesse appoggiarla come Cancelliera non solo si sarebbe completamente arresa, ma avrebbe anche abbandonato l'obiettivo di un'Europa sociale e solidale.




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