Visualizzazione post con etichetta Abendzeitung. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Abendzeitung. Mostra tutti i post

sabato 29 luglio 2017

Un giorno all'Arbeitsamt nella ricca Monaco di Baviera

Hartz IV dovrebbe essere un sistema di sicurezza sociale pensato per aiutare le persone in stato di necessità. Per molti disoccupati e sottooccupati invece si è trasformato in un sistema vessatorio ed inutilmente burocratico dove l'unico scopo sembrerebbe essere quello di scoraggiare le persone che effettivamente hanno bisogno di aiuto. La Abendzeitung racconta un giorno qualsiasi in un Jobcenter della ricchissima Monaco di Baviera. Da abendzeitung-muenchen.de


Sono le dieci al Job-center di Monaco Pasing. Dalla sala riunioni esce una donna sulla cinquantina, schiena curva, le mani serrate intorno ad un bastone da passeggio. Piange. 

La donna si chiama Alaya e da quasi un anno vive senza soldi. Durante il suo lavoro come donna delle pulizie è scivolata nella doccia e da allora non riesce piu' a camminare correttamente. L'AOK (cassa malattia) e l'associazione di categoria non riescono a mettersi d'accordo se si tratta di un incidente sul lavoro e sulla responsabilità. 

Fino a quando questa problema non viene risolto, Alaya non riceverà un sussidio di disoccupazione, sebbene ne abbia diritto. La scorsa settimana le è stato consigliato di fare domanda per Hartz IV. E per questa ragione oggi è venuta al Jobcenter.

Ma il certificato del medico relativo alla sua sua impossibilità di lavorare non è ancora arrivato al Jobcenter. Per questo le hanno dato un appuntamento per l'inserimento lavorativo. Se non si presenta sarà sanzionata. E' al suo settimo appuntamento in un ufficio questo mese. Sulla guancia di Alaya scorre una lacrima.

4.3 milioni di persone in Germania percepiscono un sussidio Hartz IV. Quasi il 10% di loro lo scorso anno è stato sanzionato dal Jobcenter. Essere sanzionati significa una decurtazione parziale o totale dell'indennità. Ogni mese a circa 7.700 persone viene tagliato l'intero sussidio di disoccupazione. Devono farcela senza soldi. Se questa pratica dal punto di vista costituzionale sia legale o meno è un tema ancora controverso.

E' possibile tagliare "un salario di sussistenza? Nell'agosto del 2016 il Tribunale Sociale di Gotha ha portato la questione davanti alla Corte Costituzionale. Ci sarà un giudizio nei prossimi mesi: le sanzioni ledono la dignità delle persone?

E' un triangolo delle Bermuda per i documenti

Michael Kuhn - 31 anni, andatura goffa, voce nervosa - è seduto su una delle panche di legno nel corridoio del Jobcenter e aspetta che il suo numero sia chiamato. Per l'ennesima volta questo mese. Deve presentare un documento, ancora una volta. 

Fino a quando non ci sono tutti i documenti il Jobcenter non può trattare la sua richiesta. E fino a quando la sua richiesta non viene elaborata, non riceverà nessuna indennità di disoccupazione. Ma c'è sempre un documento che manca. "Ogni volta", dice Kuhn, "chiedono documenti, che io ho già consegnato da tempo".


L'avvocato Sonja Hein-Schneide definisce i Jobcenter tedeschi come un "triangolo delle Bermuda". Un "triangolo delle Bermuda" per i documenti. "Quando chiediamo l'accesso agli atti", racconta, "negli atti troviamo spesso proprio quei documenti che secondo i Jobcenter sarebbero mancanti".

C'è bisogno dell'estratto conto del mese di dicembre, dice la signora del centro per l'impiego. "Io non ce l'ho", risponde Michael Kuhn. Si guarda le mani. "E' un conto Wirecard, non è possibile stampare gli estratti". Cosa si puo' fare? La signora del Jobcenter non è sicura. Kuhn vorrebbe chiedere a Herr L. (impiegato del Jobcenter). Dovrebbe essere qui in poche ore. "Va bene", dice Kuhn.

Una volta un'impiegata del Jobcenter gli ha anche detto di capire perché la gente qui impazzisce. Sempre in attesa. Porta i documenti. Porta altri documenti. Aspetta. "Non c'è da meravigliarsi se le persone impazziscono e prima o poi si danno fuoco", gli ha risposto - e la signora del Jobcenter ha subito chiamato la sicurezza. 2 uomini grandi e robusti "che sembravano i muppets", dice Michael Kuhn.

"Il problema", afferma Martin Steidl, "di solito non è la malafede dei lavoratori dei Jobcenter, ma il sovraccarico di lavoro". Steidl è stato per quasi 30 anni impiegato in diversi Jobcenter in Germania. Da quando nel 2015 è andato in pensione lavora come volontario per il centro di consulenza per i disoccupati di Ver.di.

"L'intero sistema Hartz IV è stato progettato per fare in modo che per i disoccuppati sia il piu' difficile possibile ottenere soldi dallo stato", spiega Steidl. "Si chiama aiuto auto-repellente". Questo significa che "per ricevere l'aiuto dello stato è necessario superare degli ostacoli  cosi' alti che molte persone sono scoraggiate anche solo dal provarci".

Gli impiegati sono pochi e hanno troppo da fare

Quello di cui ci sarebbe davvero bisogno è una maggiore attenzione per gli utenti dei Jobcenter. "Ma i dipendenti sono pochi e hanno troppo da fare - e per farlo non hanno molto tempo".

Ci sarebbe bisogno dell'estratto conto bancario di dicembre, dice Herr L. del Jobcenter. "Non ce l'ho", risponde Michael Kuhn. "Oh" dice Herr L. Non è possibile chiarirlo in qualche altro modo, chiede Kuhn. Herr L. non è sicuro: "ho inoltrato il suo caso all'ufficio legale", e dice. "Io stesso non posso piu' nemmeno visionarlo". "Va bene" dice Kuhn.

"Questo sistema è stato progettato in maniera cosi' complicata, che non si riesce nemmeno a capire come funziona", dice Tina Mayer - riccioli castani, occhi truccati di nero - si trova davanti al Jobcenter di Monaco Pasing e guarda con occhi socchiusi verso l'edificio. "Mi sto veramente arrabbiando".

Mayer è una madre single e lavora part-time. Poiché i suoi 830 euro mensili non sono sufficienti per sbarcare il lunario insieme alle sue due figlie, ha diritto ad integrare il suo salario con un sussidio Hartz IV.

Almeno fino a tre mesi fa, visto che la sua figlia piu' grande è diventata maggiorenne. "E secondo l'Arbeitsamt ora dovrebbe essere in grado di contribuire al bilancio familiare con il proprio reddito, per questa ragione mi hanno tagliato il sussidio", ci dice.

"Ogni volta che vengo qui, c'è sempre qualcosa che manca"

Sua figlia ha appena finito il liceo, non lavora e quindi non puo' contribuire al bilancio familiare: ha dovuto provarlo al Jobcenter. "Ma ogni volta che vengo qui c'è sempre qualcosa che manca", dice Mauer. Nei mesi scorsi ha fatto debiti, molti debiti: "con 830 € al mese per 3 persone è impossibile pagare l'affitto, i vestiti e il cibo".

Il vero nome di Tina Mayer è un altro. Come per Alaya. Uscire sui giornali con il loro vero nome o la loro foto per entrambe non è proprio possibile. Hanno paura di essere sanzionate dal Jobcenter se si lamentano.

"Non si sa mai quello che puo' succedere", dice Mayer. "Una cosa che ho imparato in questi mesi: quelli del Jobcenter hanno sempre ragione". Sempre."