Visualizzazione post con etichetta Allianz. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Allianz. Mostra tutti i post

giovedì 8 novembre 2018

El-Erian su Handelsblatt: perché il governo italiano non ha torto

Mohamed El-Erian, consigliere economico capo di Allianz, il gigante tedesco delle assicurazioni, su Handelsblatt ci spiega perché nella interminabile disputa con la Commissione Europea probabilmente il governo di Roma non ha torto. La politica economica del governo italiano incassa un'altra apertura di peso dal dirigente di un gigante finanziario. Da Handelsblatt


I mercati, i decision-maker politici e i risk-manager stanno monitorando con attenzione la disputa sulla legge di bilancio tra il governo italiano e la Commissione europea. L'episodio evidenzia una tendenza sempre piu' forte a mettere in discussione l'ortodossia economica nelle economie sviluppate e in quelle emergenti.

Il governo italiano ha ricevuto dagli elettori un mandato per promuovere una crescita più sostenuta e piu' inclusiva e ora intende mettere in pratica una politica fiscale più espansiva. Il suo progetto di bilancio tuttavia è stato "respinto" dalla Commissione europea in quanto non rispetterebbe le norme UE sul deficit. Di conseguenza Moody's ha declassato il rating sul debito italiano portandolo di poco sopra al livello spazzatura. Moody's giustifica il declassamento con i timori relativi alla situazione debitoria del paese e alle proiezioni di crescita eccessivamente ottimistiche del governo.

Data l'insistenza del governo italiano nel sostenere che non ci sarebbe "alcun piano B", i premi al rischio sui titoli di Stato italiani sono drasticamente aumentati. Contemporaneamente stanno aumentando anche le preoccupazioni in merito al sistema finanziario italiano. Alcuni arrivano addirittura a sostenere che l'Italia è una minaccia esistenziale per l'Eurozona.

Altri, invece, la considerano una pericolosa esagerazione: l'Italia beneficia di un profilo di servizio del debito di breve periodo, ha un avanzo di bilancio primario e un'eccedenza delle partite correnti nonché un potenziale economico considerevole.

Il vecchio problema della scarsa crescita italiana viene ora aggravato dal recente rallentamento dell'andamento economico europeo, dalle  frammentazioni regionali e dalla graduale riduzione delle iniezioni di liquidità da parte della Banca centrale europea. Per compensare questi fattori, l'Italia fa ricorso alla politica fiscale. In altre parole: il governo intende fare un deficit di bilancio più ampio per generare una maggiore crescita economica reale e potenziale.

Guardando al futuro, molto dipenderà dal fatto che la grande scommessa politica italiana resti in linea con le regole e le prescrizioni della Commissione europea. Non è la prima volta che nel mondo un governo da poco eletto mette in discussione l'ortodossia economica.

Entrato in carica nel gennaio 2015, il governo Syriza in Grecia ha immediatamente segnalato la sua volontà di abbandonare l'approccio convenzionale seguito dai suoi predecessori cercando perfino una conferma elettorale in un referendum nazionale.

Alla fine, tuttavia, a causa del rischio incombente di dover uscire dalla zona euro è stato costretto a tornare nell'ortodossia politica. Negli Stati Uniti, il governo Trump e i Repubblicani al Congresso nella fase finale del ciclo economico hanno imposto uno stimolo fiscale tramite una riduzione delle tasse.

Allo stesso modo la Turchia ha riscritto le regole relative alla gestione delle crisi. Fino ad ora, almeno, il governo è riuscito a superare una crisi valutaria senza aumentare in modo aggressivo i tassi di interesse o senza dover ricorrere ai finanziamenti del FMI.

Queste politiche non ortodosse mettono in discussione in maniera fondamentale le opinioni convenzionali su quale dovrebbe essere la sequenza delle misure di politica economica. Così sia l'Italia che la Turchia hanno respinto la credenza secondo la quale la stabilità macroeconomica deve venire prima dello stimolo fiscale e monetario.

Oppure detto in maniera piu' elegante: la stabilità macroeconomica non è tutto, ma senza di essa, tutto è nulla. La crescente attrattività degli approcci politici non ortodossi è la conseguenza immediata causata da anni di crescita lenta, insieme ai crescenti timori dovuti alla triade della disuguaglianza (reddito, ricchezza e opportunità).

Invece di rigettare semplicemente ogni forma di reazione, gli esperti dovrebbero essere più aperti nel loro approccio con gli elementi che stanno alla base dell'etica non ortodossa. In particolare, i compromessi insiti negli approcci convenzionali dovrebbero essere attentamente quantificati e chiaramente comunicati. Inoltre, tali approcci dovrebbero essere aggiornati per un mondo in cui la crescita esangue sembra essere ormai diventata la caratteristica strutturale di un numero sempre maggiore di economie.

In un mondo di aspettative auto-rinforzanti e di stati di equilibrio molteplici, alcuni sforzi prudenti fatti per rilanciare l'economia potrebbero facilitare il successo delle riforme strutturali di lungo periodo. Nel caso dell'Italia, l'UE dovrebbe pertanto restare flessibile.

Allo stesso tempo, tuttavia, il governo italiano dovrà dimostrare di fare molto più sul serio quando si tratterà di attuare i cambiamenti sul lato dell'offerta necessari per garantire una maggiore crescita di lungo periodo.


-->