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giovedì 6 luglio 2023

E' L'inizio della deindustrializzazione della Germania?

Secondo i dati appena pubblicati dal prestigioso Institut der deutschen Wirtschaft (IW) il 2022 registra un crollo degli investimenti diretti verso la Germania e un boom degli investimenti tedeschi in altri paesi. Diversi segnali lasciano ipotizzare l'inizio della deindustrializzazione della Germania. Ne scrive Business Insider facendo riferimento ad uno studio dell'IW




Mai prima d'ora le aziende avevano ritirato così tanto denaro dalla Germania come è accaduto l'anno scorso: lo dimostra un nuovo studio dell'Institut der deutschen Wirtschaft (IW). "Le cifre sono allarmanti: nel peggiore dei casi, questo è l'inizio della deindustrializzazione", commenta l'istituto vicino ai datori di lavoro.

L'anno scorso, infatti, sono usciti dalla Germania circa 132 miliardi di dollari (125 miliardi di euro) in più di investimenti diretti rispetto a quelli effettuati in Germania dall'estero. Il saldo descrive quindi la differenza tra gli investimenti delle aziende tedesche all'estero e quelli delle aziende straniere in Germania. 125 miliardi di euro rappresentano di fatto "il più alto deflusso netto mai registrato in Germania", riferisce l'IW.


L'andamento negativo per la Germania era già iniziato prima della pandemia, a causa delle strozzature nelle catene di fornitura, della guerra della Russia contro l'Ucraina e dell'aumento dei prezzi dell'energia.

Il motivo del deflusso record nel 2022 è senza dubbio il basso livello di investimenti esteri in Germania. Secondo i dati OCSE, l'organizzazione dei Paesi industrializzati, di fatto si sono quasi completamente annullati: nel 2022, le imprese straniere avrebbero investito direttamente in Germania solo circa 10,5 miliardi di euro.

Grafico investimenti diretti esteri in Germania negli ultimi 5 anni

Piu' di recente, una serie di grandi investimenti stranieri in Germania ha fatto scalpore. Tra questi, l'insediamento di Tesla nei pressi di Berlino. Intel, infatti, intende investire ben 33 miliardi di euro nella costruzione di due fabbriche di chip a Magdeburgo. Ai quali lo stato tedesco sta contribuendo con circa dieci miliardi di euro. Secondo il governo tedesco, si tratta del più grande investimento diretto estero in Germania di tutti i tempi. Questo investimento, tuttavia, non è ancora incluso nel calcolo dell'IW.

Secondo la loro analisi, gli economisti dell'IW individuano tre sviluppi relativi al 2022 che potrebbero rendere la Germania un luogo poco attraente per fare business.

Deindustrializzazione: tre pericoli per la Germania

- Carenza di manodopera qualificata: la mancanza di manodopera e di lavoratori qualificati rappresenta un enorme peso per le aziende. In un sondaggio, il 76% delle aziende del settore delle PMI industriali ha indicato il costo del lavoro e la mancanza di lavoratori qualificati come la sfida principale, prima degli alti prezzi dell'energia e della crescente burocrazia.

- Sovvenzioni all'estero: programmi come l'Inflation Reduction Act negli Stati Uniti hanno reso più interessanti gli investimenti fuori dalla Germania. Con iniziative europee simili, come il programma Next Generation EU, la maggior parte dei fondi non è arrivata in Germania.

- Industria automobilistica: "Con la scomparsa del motore a combustione, l'economia tedesca sta perdendo un importante punto di forza nel suo settore chiave", avverte l'IW.

"Le condizioni di investimento in Germania si sono ulteriormente deteriorate a causa dei prezzi elevati dell'energia e della crescente carenza di lavoratori qualificati", afferma Christian Rusche, economista dell'IW. Critica il fatto che molti problemi siano di origine nazionale e cita come esempi "le alte tasse sulle imprese, la burocrazia dilagante e le infrastrutture in crisi".


I dati sullo studio completo sono disponibili a questo link

martedì 11 ottobre 2022

"La crisi energetica segna l'inizio della deindustrializzazione tedesca"

Secondo una recente analisi condotta da Deutsche Bank, l'attuale crisi energetica potrebbe segnare la fine del modello di sviluppo tedesco caratterizzato da energia abbondante e a basso costo e l'inzio della deindustrializzazione della prima potenza manifatturiera d'Europa. Ne scrive Business Insider


Nell'analisi dal titolo "La crisi energetica colpisce nel profondo l'industria tedesca", l'autore Eric Heymann scrive: "Quando tra una decina d'anni guarderemo indietro all'attuale crisi energetica, potremmo individuare in questo periodo storico il punto di partenza per l'accelerazione della deindustrializzazione tedesca".

La crisi del gas mette fine al modello economico tedesco

Per decenni l'accesso all'energia a basso costo è stato un fattore di successo fondamentale per l'industria tedesca. Prima il carbone nazionale, poi - fino alla crisi petrolifera - il petrolio a basso costo e infine l'allettante gas russo a basso prezzo. Energia abbondante e a basso costo, ingegneri di prima classe e lavoratori qualificati hanno reso i prodotti "Made in Germany" un successo globale. Ma questo modello commerciale tedesco sta cominciando a vacillare. L'attuale crisi del gas potrebbe rappresentare un "cambiamento strutturale per la Germania in quanto paese manifatturiero e per il modello commerciale tedesco orientato all'export", scrive Heymann.

Secondo le stime di DB Research, quest'anno la produzione industriale tedesca dovrebbe ridursi del 2,5%. L'anno prossimo la tendenza al ribasso si accelererà fino a raggiungere il cinque per cento. I cali maggiori sono previsti nelle industrie ad alta intensità energetica. Questi settori includono i prodotti chimici, i materiali da costruzione, la carta e i metalli. "Le aziende del settore hanno colto la maggior parte delle opportunità di breve termine per passare dal gas ad altre fonti energetiche o per aumentare ulteriormente l'efficienza energetica", afferma Heymann. "Altri passi hanno riguardato il ridimensionamento della produzione, la chiusura di singoli impianti e/o il trasferimento della produzione in stabilimenti all'estero".

L'entità di questa riduzione dipenderà dalla disponibilità di gas per il prossimo inverno e dall'andamento del gas e dell'elettricità. Gli economisti di Deutsche Bank si aspettano che il prezzo del gas resti elevato, e che non torni ai livelli prebellici. Con gli impianti di stoccaggio del gas in gran parte vuoti a fine inverno 2022/23 e senza il gas russo, l'UE e la Germania dovranno pagare il prezzo piu' alto rispetto agli altri Paesi importatori di gas per riempire di nuovo gli impianti di stoccaggio prima dell'inverno 2023/34".



Lo Stato non può ridurre in modo permanente i prezzi dell'energia

Il freno al prezzo del gas e dell'elettricità potrà attenuare le conseguenze negative, ma solo temporaneamente. "Lo Stato anche se volesse sovvenzionare sensibilmente i prezzi dell'energia per i clienti finali industriali, anche nel medio termine, ne uscirebbe pesantemente sovraccaricato dal punto di vista finanziario". In Germania, quindi, la quota dell'industria nella creazione di valore ne uscirebbe pesantemente ridimensionata.

La deindustrializzazione colpirebbe in maniera particolare proprio la Germania, perché in questo Paese, oltre alla quota sul totale della produzione economica, risulta essere elevata anche la quota di occupati nel settore industriale. In Germania circa 5,5 milioni di persone lavorano direttamente nel settore manifatturiero. Altri milioni di posti di lavoro dipendono direttamente o indirettamente da questa macchina della prosperità. L'industria, inoltre, è anche responsabile della quota maggiore di spesa delle aziende tedesche in ricerca e sviluppo.

"Pessimismo per la Germania come sede industriale".

"Siamo molto più pessimisti per la Germania in quanto paese industriale e manifatturiero che per le grandi industrie tedesche", afferma Heymann. Le grandi imprese e società potrebbero internazionalizzare ulteriormente le loro attività. Potrebbero allineare le sedi di produzione ai costi e ai clienti. "Per le PMI tedesche, soprattutto nei settori ad alta intensità energetica, adattarsi al nuovo mondo dell'energia sarà più impegnativo e alcune aziende falliranno".

Gli ultimi dati sulla produzione nazionale hanno mostrato che la prossima flessione ciclica dopo lo shock pandemico nella maggior parte dei settori industriali tedeschi è già iniziata. Le bollette elevate del gas e dell'elettricità, il rallentamento globale e un clima economico negativo sono i principali fattori alla base del crollo previsto. Si profila un'altra recessione in un momento in cui le conseguenze della crisi pandemica non sono state ancora superate.