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martedì 30 ottobre 2018

Storie di sfruttamento in Germania: sulle tracce della nuova schiavitù

Ci avevano spiegato che il caporalato e lo sfruttamento riguardano solo le campagne del sud-Europa e che nella civilissima Europa del nord è tutto molto piu' pulito e onesto, le cose tuttavia non stanno esattamente cosi'. Nelle strade e sui marciapiedi delle grandi città tedesche, ogni giorno decine di migliaia di migranti, molti dall'Europa del sud-est, si offrono a giornata per ogni tipo di lavoro e per pochi euro l'ora, quasi sempre al nero e al di fuori dei sistemi di previdenza sociale. Un'inchiesta molto bella di Der Spiegel ci parla dei bulgari che sui marciapiedi di Amburgo passano le giornate aspettando un furgoncino che passi a caricarli per portarli in un cantiere, in una fabbrica o nei campi. Da Der Spiegel (prima parte)


Dopo il crollo dell'economia bulgara, Stanimir Panow si è trasferito ad Amburgo-Wilhelmsburg. Sperava in una vita migliore, ma è finito a cercare lavoro sui marciapiedi - in un sistema fondato sullo sfruttamento, dal quale i consumatori tedeschi traggono enormi vantaggi.

Quando Stanimir Panow nel 2014 è sceso da un autobus VW ad Amburgo-Wilhelmsburg, insieme ad altri lavoratori migranti bulgari, sperava ancora nella possibilità tardiva di realizzare i suoi sogni. Oggi la sua vita quotidiana consiste principalmente nell'aspettare.

Di notte, quando l'oscurità inghiotte le strade piene di spazzatura del quartiere di Reiherstieg, Panow si stende sul suo materasso ammuffito e aspetta che i suoi tre coinquilini si addormentino al tavolo ubriachi, così che anche lui possa finalmente dormire un po'. Alle cinque del mattino, dopo essersi alzato, Panow aspetta che qualcuno lo carichi e lo porti da qualche parte a lavorare.

Panow sa montare il cartongesso, sa mettere le tegole sui tetti e le piastrelle, sa tirare su i muri, dice che sa fare tutto. Ora ha 64 anni. Le sue spalle sono ancora larghe, le sue braccia sono ancora forti, ma la maggior parte dei suoi capelli è già caduta, dalla sua bocca iniziano a mancare i denti e recentemente nella sua prostata è stato scoperto un tumore maligno.

Panow non ha soldi da parte. Teme il momento in cui sarà troppo debole per lavorare. Il momento in cui inizierà l'attesa della morte.

I sogni di Panow non sono mai stati molto grandi. Una casa, una famiglia, qualche soldo, era tutto quello che voleva. Ma nella Bulgaria colpita dalla crisi non è mai riuscito a realizzarlo. Ha lasciato il suo villaggio natale di Borisovo, in Bulgaria, e si è messo in viaggio in giro per l'Europa in cerca di un lavoro ben pagato, così come hanno fatto circa due milioni di suoi connazionali. E come molti altri, si è perso per strada.

E' finito su di un marciapiede di Amburgo in cerca di lavoro, in un sistema fatto di finto lavoro autonomo, di contratti semi-legali e di dumping salariale. In un mondo senza sicurezza e senza prestazioni sociali. In forme di lavoro che sia in Germania che negli altri paesi dell'UE stanno diventando sempre piu' comuni. Strutture possibili solo grazie a uno dei pilastri centrali dell'Unione europea: il diritto di ogni cittadino dell'UE a lavorare in ogni paese.

La cosiddetta libera circolazione dei lavoratori ha molti vantaggi. Apre nuove opportunità di lavoro per i cittadini UE, rafforza il mercato del lavoro, aumenta la mobilità dei lavoratori qualificati e contribuisce alla crescita economica. Ma sostiene anche un settore ombra in cui in Germania lavorano decine di migliaia di persone, se non centinaia di migliaia, e contro il quale le autorità si muovono senza troppa determinazione. 

Vogliamo cercare di capire questo sistema fondato sullo sfruttamento. Perché le persone come Panow finiscono sui marciapiedi a cercare un lavoro? Perché non riescono ad uscirne fuori? Perché il lavoro illegale non viene combattuto in maniera più decisa?

Per la nostra ricerca abbiamo intervistato decine di lavoratori migranti bulgari e cercato di ricostruire la vita di Stanimir Panow nel dettaglio - ad Amburgo-Wilhelmsburg e a Borisovo, in Bulgaria. E' emerso gradualmente un quadro con diverse sfaccettature su uno dei maggiori problemi sociali del nostro tempo. E una prospettiva su come forse lo si potrebbe risolvere.

Il marciapiede del lavoro

Nella sua prima mattina ad Amburgo Panow si è recato al bar Elite. Gli era stato detto che lì si puo' trovare facilmente del lavoro.

E ad oggi non è cambiato molto. È una mattina di sole di fine estate intorno alle 5:30 del mattino, l'aria nel bar Elite è piena di fumo, in TV c'è musica pop bulgara, e su un davanzale ci sono alcune piante sintetiche che sembrano perse come gli uomini seduti ai tavoli ad aspettare il lavoro.

Alcuni uomini indossano tute arancioni, altri camice e jeans consumati. Molti hanno portato il pranzo in un sacchetto di plastica. Panow stamattina non è venuto. Conosce personalmente molti intermediari, e spesso lo contattano direttamente via SMS per un lavoro.

Una Citroën color antracite si ferma davanti al bar Elite. Nella parte posteriore dell'auto c'è un adesivo con il logo aziendale "Parrot12 Glas- und Gebäudereinigung". Nell'auto entrano quattro uomini dall'Elite bar. La macchina parte. Noi gli andiamo dietro.

"Chi si ammala anche per un giorno rischia il lavoro"

Il proprietario del bar Elite, Ali Tutal, non ne vuole sapere nulla di intermediazioni illegali all’interno delle sue stanze. I migranti si incontrerebbero nei locali del suo bar solo per andare insieme a lavoro, ci scrive più tardi per e-mail. Lui non ha nulla a che fare né con i lavoratori né con i datori di lavoro.

Secondo molti lavoratori sotto-pagati, il bar Elite è solo uno dei numerosi punti di raccolta per chi è in cerca di un lavoro giornaliero ad Amburgo-Wilhelmsburg. E Amburgo è solo una delle tante città in cui vengono reclutati lavoratori giornalieri.

I migranti non qualificati vengono impiegati in una vasta gamma di settori: aiuto nei cantieri, per la raccolta in agricoltura, nelle costruzioni, per il lavoro nei macelli e nella ristorazione, nei magazzini, nella pulizia dei container al porto, per la pulizia degli uffici e delle camere d'albergo, nelle aree verdi...l'elenco potrebbe continuare all'infinito.

Le retribuzioni orarie, secondo quanto riferito dai bulgari da noi intervistati, sono fra i cinque e i dieci euro, pagati di solito in contanti. I rapporti di lavoro sono spesso illegali o si muovono sull'orlo dell’illegalità. Pochi lavoratori salariati hanno un contratto di lavoro regolare.

"Molti lavoratori migranti sono praticamente privi di diritti", afferma Christiane Tursi di Verikom, un'associazione senza scopo di lucro che lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori stranieri. "Chiunque chieda più soldi o un contratto di lavoro, oppure si ammala anche solo per un giorno, rischia il lavoro".

La Citroën color antracite si ferma davanti alla sede di Parrot12 Glas- und Gebäudereinigung. I quattro lavoratori dell'Elite bar entrano, escono poco dopo con uno spazzolone e un secchio per le pulizie, caricano gli attrezzi su di un VW Caddy bianco e si dirigono fuori città. Dopo alcuni chilometri, si fermano davanti a un ingresso, entrano dentro e iniziano a pulire le scale.

La sede della "Parrot12 Glas- und Gebäudereinigung", specializzata nella "intermediazione di personale per il magazzino", almeno secondo il registro commerciale, si trova in Billstraße. La zona è un noto punto di smistamento per biciclette rubate e rifiuti elettronici che da qui vengono spediti illegalmente in Africa. L'amministratore della società, un certo signor Ramazan Yildiz, non ha voluto rispondere alle nostre richieste di informazioni su quanto vengano pagati i suoi dipendenti e se con loro ha stipulato dei contratti.

In Germania ci sono molte aziende come quella di Yildiz; alcune operano legalmente, altre no; tutte impiegano lavoratori migranti. Alcune agiscono come dei subappaltatori che lavorano per aziende molto più grandi - con l'obiettivo di ridurre i costi. Soprattutto nei lavori piu' semplici, dove il costo della manodopera rappresenta una gran parte dei costi totali, il dumping salariale è il miglior modo per risparmiare.

"Ci sono molti modi per aggirare il salario minimo fissato dalla legge", afferma Christiane Tursi di Verikom. A volte i lavoratori a basso salario devono fare delle ore extra, a volte devono rimborsare una parte della paga ufficiale in contanti. E a volte dopo aver lavorato non vengono proprio pagati.

Anche a Stanimir Panow è già capitato due volte. La prima volta per un mese di lavoro in un cantiere ha dovuto prendere solo 200 euro. Quando si è lamentato, ci dice, è stato minacciato. Ha avuto paura e se n'è andato.

La seconda volta Panow ha trovato un datore di lavoro inadempiente. Si trovavano insieme ai bordi di un campo da calcio, dove l'uomo stava assistendo ad una partita del figlio. "Non ti vergogni per non avermi pagato?", gli ha urlato Panow davanti a tutti. Probabilmente è stato troppo imbarazzante anche per lui. Ha preso da parte Panow e gli ha dato i soldi che gli doveva.

Nonostante queste esperienze Panow continua a cercare lavoro sui marciapiedi. E anche se la paga è da fame, guadagna ancora molto di più di quanto guadagnerebbe in Bulgaria. Nei mesi buoni arriva a più di mille euro, esentasse. In questo modo può sostentarsi e mandare un po' 'di soldi alla sua ex moglie nella sua vecchia patria. I giovani bulgari, che lavorano anche più di lui, riescono persino a mettere da parte un po' del loro stipendio.

"È un affare basato su uno scambio", dice Panow. Contanti in cambio di sicurezza, contanti in cambio di diritti. Funziona bene fino a quando non ti ammali gravemente.

Nel settembre 2017 un migrante bulgaro è stato trovato morto in un parco di Wilhelmsburg. L'uomo aveva circa cinquantacinque anni, viveva a Wilhelmsburg da undici anni, e anche lui andava a cercare lavoro sui marciapiedi, proprio come Panow. Poi si è ammalato, era visibilmente indebolito, ha iniziato a non andare a lavoro, è diventato un senzatetto. Alla fine, si è sdraiato in un boschetto ed è morto. (...)

La miseria importata

Al 68 della Vogelhüttendeich Strasse, in un cortile non lontano dal bar Elite, i rifiuti ingombranti continuano ad accumularsi. Dai cassonetti esce una puzza molto forte, tra due auto con targhe smontate è parcheggiato un passeggino. I cavi elettrici auto-montati sono appesi alla parete esterna di una casa a due piani. Accanto all'entrata c'è scritto che la casa è infestata da pulci e cimici.

Secondo le indicazioni degli stessi lavoratori, ci sono decine di bulgari che vivono illegalmente nella casa, a volte vivono in quattro in dodici metri quadrati. "I maiali nella stalla hanno più spazio", dice Serkan Izmansoy, che fino a poco tempo fa viveva in un appartamento affacciato sul cortile. Sua madre ha avuto contatti con una residente bulgara del cortile, ci dice Izmansoy: "ha detto che deve pagare 200 euro al mese per un materasso, e tutti devono pagare lo stesso prezzo: adulti, bambini e persino neonati".


Secondo il registro fondiario il proprietario dell'immobile è un imprenditore turco di nome Ahmet Karanfil. Karanfil tuttavia respinge le accuse dei residenti. Sostiene di aver affittato le stanze nel cortile in maniera legale, fa sapere tramite il suo avvocato. Il suo inquilino tuttavia avrebbe sub-affittato le stanze a dei "compatrioti amici".

Secondo Christiane Tursi, l'assistente sociale di Verikom, molti lavoratori migranti vengono ospitati in case come quella al 68 della Vogelhüttendeich. "Chi lavora illegalmente non ha alcuna possibilità di trovare una casa nel mercato degli alloggi legali", dice Tursi. "Deve trovarsi un alloggio illegale ad un prezzo molto alto". Se non te lo puoi permettere, dormi in macchina o all'aria aperta.

Nei parchi e nei boschi di Amburgo-Wilhelmsburg si vedono spesso sistemazioni di fortuna. Vicino a un canale c'è un telone bianco steso sopra alcuni rami, davanti c'è un materasso di gommapiuma, per terra escrementi e carta igienica usata. In un pezzo di bosco in pendenza già da molto tempo c'è una grande tenda, il suo proprietario ha creato un piccolo sentiero attraverso il bosco e si è costruito un recinto di rami.



I lavoratori bulgari se accettano case illegali e lavori illegali sono punibili. "E chiunque sia coinvolto è ricattabile", dice l'assistente sociale Tursi. I migranti non riescono a difendersi dai loro padroni di casa e dai datori di lavoro sfruttatori. E hanno grandi difficoltà a integrarsi.

"I migranti non hanno tempo ed energie per imparare il tedesco", dice Tursi. "Di conseguenza difficilmente riescono ad entrare in contatto con la gente del posto o a informarsi sui loro diritti". I truffatori spesso con loro hanno gioco facile.




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giovedì 31 ottobre 2013

Sulle tracce della nuova schiavitu'

Arrivano dalla Romania e dalla Bulgaria e lavorano con salari da fame, spesso in condizioni di semi-schiavitu': è il nuovo boom del lavoro nero legalizzato. I mattatoi, i cantieri e i fornitori di servizi ne approfittano, la Germania è sempre piu' competitiva. Il salario minimo per legge servirà a qualcosa? Da FAZ.net



Per Adrian Galea la felicità ha un luogo: Rheda-Wiedenbrück. Nel centro dell'industria della macellazione tedesca c'è il lavoro alla catena. A casa sua in Valacchia manca addirittura la corrente. Con la lavorazione della carne in Germania puo' sfamare l'intera famiglia rimasta in Romania. Con lo stipendio tedesco puo' finanziare l'accquisto di una casa di proprietà: "Ci siamo guadagnati il rispetto dei colleghi tedeschi".

Le lodi nei confronti della Germania suonano un po' strane di questi tempi, proprio mentre la Cancelliera vorrebbe regolare ogni contratto d'opera utilizzato per dare lavoro a questa nuova ondata verso l'ovest: lavoratori migranti dall'Europa dell'est verso i macelli e i cantieri tedeschi - pagati con stipendi da fame. Pochi giorni fa il re dei mattatoi tedeschi Clemens Tönnies si è trovato a discutere di salario minimo, anche il ministro del lavoro del Nord Rhein Westfalia era presente: fra i lavoratori migranti ci sono "condizioni simili a quelle del primo capitalismo", ha denunciato il politico della SPD. Ora Tonnies vorrebbe introdurre un salario minimo e "condizioni minime per gli alloggi, i servizi di consulenza e integrazione come per i rimborsi dovuti ai lavoratori impiegati mediante un contratto d'opera".

Vivere in un alloggio di fortuna

Diversamente dai turchi e dai greci arrivati negli anni '60, i lavoratori in arrivo dalla Romania e dalla Bulgaria vorrebbero restare solo per un periodo limitato. Considerando la situazione in cui vivono e lavorano, la discussione sul salario minimo di 8.5 € l'ora, per loro appartiene ad un altro pianeta. I rumeni scoperti questa estate nei boschi vicino a Cloppenburg vivevano sotto ripari di fortuna fatti con dei rami, teli di plastica e coperte. Le autorità li hanno fatti sgomberare, come è accaduto in decine di ristoranti dove i lavoratori migranti erano ospitati in maniera illegale. Per i due rumeni impiegati con un contratto d'opera al cantiere navale di Papenburg, carbonizzati da un incendio nel loro alloggio di fortuna, le forze dell'ordine purtroppo sono arrivate troppo tardi.

Il piu' grande mattatoio d'Europa è Tönnies, con sede a Rheda-Widenbrück, e 4.9 miliardi di Euro di fatturato. Due terzi degli occupati sono forniti dagli appaltatori esterni.

Un contratto d'opera si ha quando un'impresa acquista da un'altra impresa una determinata prestazione. Una determinata quantità di carne pulita e tagliata, ad esempio, che deve essere fornita in un determinato periodo di tempo. Che il lavoro sia fatto da mille macellai oppure da un centinaio, secondo la legge, per il committente è indifferente, come del resto il salario pagato. Per i lavoratori impiegati è responsabile il subappaltatore. E secondo quanto racconta la lavoratrice Petronela in un programma televisivo trasmesso dall'emittente rumeno MDI, TV rumena partecipata da Nimbog SRL, subfornitore di Tonnies, per i rumeni la Westfalia sarebbe il vero paese dei sogni.

„Deutsche gut, Rumänen scheiße“

Chi si mette sulle tracce dei lavoratori migranti e delle loro storie di moderna schiavitu', ne troverà ovunque in Germania: stranieri, la cui situazione è cosi' precaria, che con le loro forze non riescono a difendersi dalle attività criminali di persone che non raramente sono anche loro connazionali. „Deutsche gut, Rumänen scheiße“, dice Andrej, rumeno 45enne, nel caffé della stazione di Rheda-Wiedenbrück, e sorride educatamente. Clemens Tönnies, il re dei mattatoi e presidente del club calcistico Schalke, Andrej l'ha visto solo una volta. Una delegazione lo ha guidato attraverso la fabbrica, dice Andrej, e guarda preoccupato verso la porta. L'uomo ha paura di perdere il lavoro. Ha 45 anni e non vuole che si scriva il suo vero nome: "non so per quanto tempo restero' ancora". Non vuole lasciarsi fotografare: "Tra i lavoratori ci sono delle spie".

Non si parlava di sorveglianza e spionaggio quando un amico gli ha consigliato il lavoro in Westfalia. Il salario è buono e arriva puntuale, dicevano. Queste erano le belle storie raccontate in televisione. Quell'emittente Andrej non lo guarda piu'. L'amicizia nel frattempo è terminata.

L'uomo arriva dalla campagna rumena. Nel suo paese è autista di camion, ma lo stiepndio non era sufficiente per il vitto e l'alloggio. "Il cibo in Romania costa quasi quanto in Germania", dice Andrej. Ha una moglie e 2 bambini oltre l'età della scuola elementare. Spedisce 600 € al mese a casa, 300 € gli restano per la vita in Germania. Vuole rientrare a casa il piu' presto possibile. Teme per la sua salute.

Straordinari non pagati non sono una rarità

Un anno fa è atterrato a Dortmund con un volo low cost, ora prenderebbe il volo di ritorno molto volentieri, se non fosse per la speranza di ottenere prima o poi il denaro per il mantenimento dei figli. All'inizio lavorava le salsicce, ora taglia i pezzi di maiale. Ha portato con sé la busta paga. Se si considera una settimana di 40 ore, il salario orario supera gli 8 € lordi. Andrej ci dice che il suo datore di lavoro non ha le schede per timbrare l'ingresso e l'uscita e che lo fanno lavorare anche fino a 12 ore al giorno, invece delle 8 ore promesse in Romania, senza straordinari pagati. Ci dice che nei primi mesi ha avuto una retribuzione di 4.5 € lordi all'ora. Il datore di lavoro non è raggiungibile. Ma il gruppo Tönnies smentisce al loro posto, sebbene non siano responsabili per gli stipendi dei dipendenti assunti dai subappaltatori: "un salario di 4.5 € lordi sarebbe in contraddizione con le nostre regole. Ci risulta dalle analisi fatte da società di revisione indipendenti che il salario minimo in questa impresa sia decisamente superiore ai 4.5 € lordi l'ora".

4.5 € lordi l'ora, per chi arriva da un paese in cui il salario medio è di 500 € lordi, sono pochi o molti? Che cos'è un salario da fame?

Molto piu' a sud della Westfalia, nella bavarese Murnau, il lavoratore edile Gheorghe Pavel è davanti alla sua abitazione spartana e sta calcolando quanto ha ricevuto fra agosto, settembre e ottobre per lavorare all'allargamento della clinica per gli infortuni di Murnau. Gheorghe Pavel è il suo vero nome. Si lascia fotografare, anche di fronte, insieme ad altri tre colleghi. I rumeni non hanno alcuna paura di farsi licenziare da questo cantiere, se ne vogliono andare al piu' presto. 

Affidare il lavoro ai subfornitori è piu' conveniente.

Pavel arriva da un villaggio nei pressi di Bucarest. Fa il muratore da 30 anni. Ha 45 anni. Insieme ai suoi 3 colleghi è stato assunto da un'impresa ungherese, guidata da un rumeno.


A Murnau è arrivato con un pulmino. L'impresa committente nel cantiere di Murnau è la tedesca Riedel Bau di Schweinfurt, ma la maggior parte dei costruttori tedeschi affida il lavoro a dei subappaltatori perché è piu' conveniente. All'una di notte il loro superiore rumeno ha avvisato Pavel e colleghi che il mattino seguente se ne sarebbero potuti andare. Che cosa ha fatto negli ultimi 3 mesi e mezzo, oltre a mangiare e dormire? Per i mesi di agosto, settembre e ottobre Pavel si è annotato 415 ore di lavoro. Ha già lavorato nel cantiere della Elbphilharmonie di Amburgo e presso la Audi di Ingolstadt. La clinica per gli infortuni di Murnau è ugualmente famosa, chiunque sulle Alpi abbia un incidente viene portato qui. Pavel nelle 415 ore lavorate ha tirato su' pareti interne dalle 7 del mattino fino alle 7 di sera.

Fino ad oggi ha ricevuto 254 € in contanti dal suo capo. Vale a dire un salario orario di 61 centesimi.

Niente soldi per il cibo, l'elettricità e il gas

Diversamente da quanto accade nei mattatoi, nei cantieri tedeschi è previsto un salario minimo per legge, che ogni impresa deve pagare, anche se è straniera e se impiega lavoratori stranieri. E' pari a 13.7 € l'ora lordi. Il subappaltatore Radu Bau ci dice che i 4 colleghi avrebbero ricevuto senza eccezione "il salario minimo". 

Il collega di Pavel, Florin Bazan, ci dice che la moglie dal suo paese nei pressi di Bucarest l'ha chiamato: rischia il taglio dell'elettricità e del gas per tutta la famiglia. Pavel ci dice che si è fatto prestare denaro dai parenti, perché non aveva piu' denaro per comprarsi qualcosa da mangiare a Murnau. Se le cifre fornite da Pavel sono esatte, l'espressione "salario da fame" per il cantiere di Murnau è perfetta.

14 metri quadrati per 1070 €

Il portavoce dell'impresa Riedel Bau al telefeono è agitato. Essere un contractor nei cantieri è molto diverso dall'esserlo nell'industria della carne, dove non c'è alcun salario minimo. Se Riedel Bau fosse a conoscenza del fatto che nei cantieri non viene pagato il salario minimo, potrebbe essere pericoloso. Axel Siebrandt ci dice che il rispetto dei salari minimi è stato documentato con delle certificazioni: "non abbiamo alcun pagamento in sospeso nei confronti dell'appaltatore". 

Pavel e i suoi colleghi si sono rassegnati a condividere questi 14 metri quadrati con 4 letti in ferro. Guardano la TV rumena, il corridio fuori dalla porta è lungo e buio, e accanto a loro c'è un impianto per il trattamento dei rifiuti. Sulle pareti serpeggiano i cavi elettrici. Il datore di lavoro per il mese di settembre gli ha detratto 267.6 € dallo stipendio. La camera costa 1.070 €. Pavel e i suoi colleghi sono arrabbiati. C'è anche un'altra detrazione da 308.8 € che non sanno per quale motivo sia stata fatta. Non hanno idea di cosa potrà loro accadere. Non hanno i soldi per tornare in Romania, e i familiari in patria hanno bisogno del loro denaro.

Il bulgaro Dimcho, invece, lavora a Coblenza e non è cosi' coraggioso come i rumeni di Murnau: non vuole fare il nome dell'impresa per cui consegna pacchi. "Se lo facessi avrei dei problemi". Lui dice di essere bravo, in magazzino gli basta vedere da lontano una scatola per sapere se deve andare al quinto piano. L'altro giorno c'erano 3 casse da 8 bottiglie di vino ciascuna. Quinto piano di un vecchio palazzo, ovviamente senza ascensore. "Era scontato", dice Dimcho.

Una poesia per gli ispettori

Conduce un mezzo per un subappaltatore di un grande gruppo. Lo hanno registrato come lavoratore autonomo. Ovviamente è una sciocchezza, è un dipendente dell'azienda. I dipendenti devono suonare una sola volta all'indirizzo del destinatario, e se la porta non si apre, possono riportare il pacco al magazzino. Per Dimcho ci sono altre regole. Non puo' tornare con dei pacchetti. Deve suonare ai vicini di casa. Il distretto postale che gli hanno assegnato è molto grande, a volte il giro dura 14 ore. Alle 10 di sera deve suonare ai vicini di casa. Dimcho ha paura che prima o poi qualcuno una sera finisca per menarlo.

Mihan Balan parla tedesco e rumeno. Aiuta i lavoratori migranti. Balan ci racconta dei documenti in bianco che i rumeni devono firmare, altrimenti il datore di lavoro non paga. Cosi' sarà in grado di dichiarare che viene corrisposto un salario minimo. Se gli ispettori dovessero poi presentarsi sul cantiere, gli operai devono recitare la solita poesia: "io ricevo 13.70 € lordi all'ora". 

Lo sfruttamento dei lavoratori migranti ha una sua logica. Il contractor rumeno e il lavoratore rumeno formano un cartello: l'appaltatore non vuole far lavorare l'operaio al salario minimo - che quindi accetta il dumping salariale, ma che alla fine è sempre piu' di quanto potrebbe guadagnare in Romania.

La via della giustizia è senza speranza

Almeno nella maggior parte dei casi. L'avvocato del lavoro di Offenbach, Frederic Raue, ha segnalato un centinaio di casi in cui i lavoratori migranti per mesi non hanno visto un soldo. Chi si ribella perde il letto di ferro ed è costretto a prendere la via di casa. Chi riesce ad andare dall'avvocato invece non parte da una buona posizione. Se Raue cita in giudizio il contraente generale, l'avvocato avversario risponde in forma scritta formulando dei dubbi. La guerra a colpi di carte bollate richiede tempo, e prima o poi il querelante deve tornare a casa. Che in nessun'altro paese UE ci siano cosi' pochi accessi ad internet come in Romania, rende poi il processo ancora piu' difficile.

In considerazione di tali pratiche, fra i sindacalisti ci sono già dei dubbi: un salario minimo non aiuterebbe i lavoratori migranti. Un modo per aggirarlo lo si troverebbe sempre. Ma l'avvocato del lavoro di Munster Peter Schüren vede le cose in maniera diversa. Il professore sta attualmente preparando per il ministero del lavoro del Nord Rhein Westfalia uno studio sulle modalità di protezione dei lavoratori migranti - fondato sul salario minimo e la rigida applicazione della legge: "chi non paga un salario minimo o non versa interamente i contributi sociali oppure non rispetta la legge in qualsiasi altro modo, allora è necessario che sia colpito da dure conseguenze economiche che lo scoraggino seriamente dall'intraprendere tali comportamenti".

Un salario minimo - a qualsiasi livello - potrebbe rafforzare il potere contrattuale dei lavoratori, ci dice il professore di diritto del lavoro di Monaco Volker Rieble. Non riusciremo mai tuttavia a mandare la polizia in ogni mattatoio e in ogni cantiere.

I lavoratori edili di Murnau, in ogni caso, nel frattempo sono tornati in Romania.