L'economia va bene, il mercato del lavoro ancora meglio, difficile che Merkel e la CDU possano subire un tracollo di voti alle prossime elezioni, anche se i sondaggi dicono che i tedeschi iniziano ad essere stanchi della Cancelliera. La conservatrice e liberista Die Welt timidamente prova a mostrare i punti deboli del Jobwunder tedesco, molte luci, qualche ombra. Da Die Welt
A fine estate 2017 nelle mense aziendali tedesche non si parla d’altro: il personale disponibile non basta a coprire i fabbisogni. La lamentela è tipica e ci mostra dove risiede veramente il problema: se il collega o la collega dovessero assentarsi la situazione potrebbe farsi difficile. Nel breve periodo non si riesce a trovare personale sufficiente per coprire il fabbisogno di lavoratori. La ragione di questa mancanza di personale un po' in tutto il paese è la seguente: il mercato del lavoro tedesco è in tensione. Molte aziende, ma anche le amministrazioni pubbliche, hanno difficoltà a reperire un numero sufficiente di dipendenti qualificati. Il numero dei posti di lavoro non coperti è salito al livello piu' alto di tutti i tempi: nel complesso ad agosto c'erano circa 741.000 posizioni segnalate come aperte, e non si trattava solo dei proverbiali specialisti IT.
Nemmeno due decenni dopo che The Economist aveva definito la Germania "il malato d'Europa", la piu' grande economia europea si trova nel pieno di un vero e proprio Jobwunder. Il mercato del lavoro tedesco sta vivendo una delle piu' lunghe fasi di boom della sua storia. I tempi dei tassi di disoccupazione a doppia cifra, diventati la normalità in molti paesi industrializzati ma anche in quelli emergenti, qui da noi fanno ormai parte del passato. Angela Merkel in campagna elettorale puo' rivendere la ripresa del mercato del lavoro come uno dei suoi piu' grandi successi sul campo. Negli uffici della Cancelleria tuttavia sanno bene che sotto la superficie brillante dei dati restano alcuni problemi irrisolti. Il boom dell'occupazione ha i suoi lati oscuri: non tutti i cittadini ne stanno beneficiando in egual maniera.
"Nel complesso ci sono piu' luci che ombre", dice Enzo Weber, Professore di Ricerca economica empirica presso l'Università di Regensburg. Ma non dovremmo dimenticare i molti lati oscuri. I dati di per sé sono imponenti, quasi epici. Quando il 18 settembre del 2005 l'Unione ha vinto le elezioni e poco dopo si è capito che Merkel sarebbe stata la nuova Cancelliera, in Germania c'erano 4.8 milioni di disoccupati: quasi il 12% della popolazione attiva. La situazione era particolarmente drammatica nell'est, un quinto della popolazione attiva era disoccupata. Quello che è successo da allora sembra quasi una favola. In dodici anni di governo Merkel la disoccupazione si è quasi dimezzata. Secondo l'Agenzia Federale per il Lavoro attualmente ci sarebbero solo 2.5 milioni di persone in cerca di occupazione.
Il tasso di partecipazione al lavoro è salito al 75%
Il governo non puo’ prendere per buona l'accusa secondo la quale le statistiche sarebbero abbellite dal fatto che molte persone scoraggiate semplicemente non si presentano piu’ ai centri per l’impiego. Diversamente da quanto è accaduto negli Stati Uniti, il tasso di partecipazione durante l'era Merkel in Germania è aumentato notevolmente: è passato da due terzi all’attuale 75%. In America nello stesso periodo è sceso dal 66 al 63 %. La Repubblica Federale, con circa il 75%, ora ha uno dei tassi più alti di partecipazione al lavoro del mondo sviluppato. Dal punto di vista economico il "mercato del lavoro" per le persone effettivamente in cerca di occupazione si è quasi completamente esaurito.
E c'è ancora un altro indizio che ci mostra la genuinità della ripresa: nel 2005 un lavoratore su sette in Germania era sottoutilizzato. Quasi il 14% della popolazione avrebbe lavorato volentieri piu' di quanto le condizioni del loro impiego gli permettevano. Nell'estate del 2017 questa quota è inferiore all'8%.
Nel complesso il numero delle persone occupate è salito notevolmente: da quanto Merkel è alla Cancelleria, la popolazione attiva è cresciuta di quasi cinque milioni (anche il PIL è cresciuto), mentre la popolazione complessiva è cresciuta solo leggermente. Neanche la Cancelliera probabilmente vorrebbe assumersene interamente il merito. Gli economisti tuttavia attestano che i tre governi da lei guidati ( grande coalizione I, nero-giallo, grande coalizione II) hanno gestito lo sviluppo con una mano leggera senza far deragliare il treno della ripresa.
"Il settore a basso salario è ancora molto grande"
Le riforme del lavoro e le politiche di moderazione salariale tuttavia hanno avuto un loro prezzo. La Germania oggi ha uno dei piu' grandi “settori a basso salario” del mondo, circa 4.7 milioni di lavoratori sono esclusivamente “dipendenti minori”, vale a dire minijobber. In diversi settori anche i redditi dei lavoratori a tempo pieno restano bassi. Accanto al loro lavoro principale, molte persone sono oggi costrette ad avere un secondo lavoro. Secondo l'Agenzia per il lavoro, nel 2016 quasi 2.7 milioni di lavoratori avevano un secondo impiego. "Per una parte di questi lavoratori il secondo lavoro è un extra reddito, per un'altra parte invece il reddito del primo lavoro semplicemente non basta", dice il ricercatore Weber.
Anche Brzeski osserva: "anche dopo diversi anni di forte crescita economica il settore a basso salario in Germania è ancora molto grande". Nei primi anni di applicazione delle riforme Hartz un “settore a basso salario” dinamico poteva essere un segnale del fatto che le riforme stavano funzionando e che le persone stavano tornando a lavorare, nel frattempo pero' le riforme hanno mostrato anche il loro lato oscuro. L'andamento dei salari non è negativo, ma non è stato certo esaltante. Nei dieci anni conclusi nel 2016 gli stipendi e i salari sono aumentati del 23%, depurato dall'inflazione ai lavoratori è rimasto un 10% di aumento reale, si tratta soprattutto di un aumento diffuso in maniera irregolare fra le diverse regioni e le varie occupazioni.
Piu’ sostegno per i disoccupati di lungo periodo
Mentre per gli stipendi dei dipendenti specializzati le cose non vanno troppo male, per i lavoratori meno qualificati e part-time spesso non è facile riuscire a sbarcare il lunario. Secondo l'ufficio federale di statistica il 7.7% di tutti i lavoratori è a rischio povertà. Calcolato sui 44 milioni di occupati della piu' grande economia del continente si tratta di circa 3.4 milioni di persone. Lo slogan di "povero con un lavoro" è diventato popolare. Ma c'è anche un altro gruppo di persone che dalla “favola del miracolo del lavoro” non ha ottenuto molto: i disoccupati di lungo periodo. Il loro numero è sicuramente diminuito, attualmente sono 900.000, restano tuttavia ad un livello molto elevato. "Per riuscire ad integrare nel mercato del lavoro il gruppo dei disoccupati di lungo periodo servirebbero maggiori sforzi", dice Weber. La chiave per farlo è un aiuto individuale ai disoccupati, combinato con un sostegno personale nei Jobcenter.
Una critica di rilievo arriva da Gunther Schnabl, professore di Politica economica all'Università di Lipsia. Il boom nel mercato del lavoro secondo l'economista non sarebbe cosi' sostenibile come sembra. Secondo la valutazione di Schnabl il boom degli ultimi anni in gran parte è dovuto alla politica finanziaria e monetaria europea. "Con la crisi la banca centrale europea ha ridotto i tassi di interesse e ha iniziato ad acquistare titoli su larga scala", dice l'economista. I bassi tassi di interesse stanno surriscaldando il boom delle costruzioni, che nel breve periodo crea nuova occupazione. Inoltre l'euro debole ha creato una congiuntura particolarmente favorevole per i beni da esportazione, il che a sua volta ha stimolato l'occupazione nelle industrie orientate verso l'export. "Non appena la bolla immobiliare tedesca scoppierà, la disoccupazione in Germania tornerà a salire", teme Schnabl. E allora probabilmente nelle mense aziendali tedesche il tema principale di discussione sarà completamente diverso.