martedì 13 marzo 2018

Thomas Mayer - La fonte del denaro italiano

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, dal suo blog sulla FAZ analizza il risultato elettorale italiano e la nuova situazione politica, ovviamente dal punto di vista tedesco. Secondo l'economista gli italiani non avrebbero di che lamentarsi, almeno fino a quando riusciranno ad ottenere denaro a buon mercato dalla BCE. Dalla FAZ.net



Sembrava tutto così facile. L'estate scorsa, mentre partecipavo a un incontro organizzato da un influente Think Tank di Bruxelles i presenti erano fermamente convinti che nei dodici mesi successivi si sarebbe aperta una finestra di opportunità per l'approfondimento dell'unione monetaria. Emmanuel Macron si era impegnato con grande entusiasmo e Angela Merkel, che aveva appena raggiunto un  picco temporaneo nei sondaggi pre-elettorali, aveva fatto sperare in una sua cooperazione. Lo scopo di tale approfondimento doveva essere quello di portare avanti la condivisione dei debiti pubblici in modo da sollevare la BCE dal compito di finanziare gli stati indebitati. Il mandato del Presidente della BCE Mario Draghi scade nel settembre 2019 e non ci si può aspettare che il suo successore garantisca bassi tassi di interesse come invece ha fatto lui durante tutto il suo mandato. Fino all'estate del 2018 tuttavia non arriverà una decisione.

La prima battuta d'arresto per questo piano è arrivata con le elezioni federali tedesche, che per Merkel non hanno portato quello che invece i sondaggi estivi avevano previsto. Per un breve periodo si era affacciato anche il possibile disastro di una coalizione giamaicana, in cui una FDP ribelle avrebbe potuto impedire una maggiore "solidarietà europea". Poi questa possibilità è sfumata ed è tornata la fiducia quando il segretario temporaneo della SPD Martin Schulz ha fatto inserire nel contratto di coalizione la politica europea dettata dal Presidente della Commissione Juncker. Con il voto favorevole dei membri della SPD, la Groko non solo intende portare avanti il piano per l'approfondimento dell'unione monetaria, ma vorrebbe mettere a disposizione dell'Europa piu' denaro. Ancora piu' di quanto previsto. Osservando i fatti dalla parte di chi vuole approfondire l'unione monetaria: sarà finalmente arrivato il momento buono per completare quello che stavano aspettando da tanto tempo?

L'esito delle elezioni parlamentari in Italia potrebbe impedirlo. Il 70% ha votato per quei partiti populisti che hanno promesso una "benedizione dal cielo": meno tasse per i ricchi cittadini del nord, un reddito di base decente e incondizionato per il sud piu' povero, maggiori investimenti e pensioni minime per tutti. Anche gli automobilisti e gli amanti degli animali dovrebbero poter pagare meno tasse. In realtà in Italia potrebbe nascere una grande coalizione di populisti con un programma unico: "benessere per tutti, senza considerare i costi".

Ma i vincitori delle elezioni fra loro restano nemici e alla fine non se ne farà nulla. Il governo Gentiloni, in carica dalla precedente legislatura, potrebbe restare ancora a lungo, anche senza una maggioranza parlamentare. Ma cio' non dovrebbe scoraggiare i vincitori delle elezioni dal creare maggioranze parlamentari variabili al fine di garantire alle loro clientele i benefici finanziari promessi attingendo direttamente dal bilancio pubblico. Con o senza un nuovo governo, le finanze pubbliche italiane sotto la pressione dei populisti rischiano di andare fuori controllo, piu' di quanto non accadesse in passato. Dal punto di vista italiano l'iniziativa franco-tedesca per la messa in comune del debito arriverebbe proprio al momento giusto.

Se non ci fossero pero' i governi testardi di alcuni paesi del nord dell'UE, che nel frattempo hanno preso una dura posizione contro questo tipo di "solidarietà europea". E' probabile che la prospettiva dell'enorme montagna debitoria italiana, in continua crescita, possa alimentare la loro opposizione alla messa in coumune. Proprio la creazione di un fondo monetario europeo basato sul diritto UE quale strumento per la messa in comune del debito e per i trasferimenti fra gli stati potrebbe fallire per il veto di uno di questi paesi. In questo modo fallirebbe pero' anche il piano per alleviare il peso che grava sulla BCE.

La BCE, con l'approvazione soprattutto del governo federale tedesco, si è impegnata a fare tutto il possibile per mantenere l'euro in vita. Per raggiungere questo obiettivo sono indispensabili bassi tassi di interesse e l'accesso illimitato dei paesi dell'euro al mercato dei capitali per finanziare i titoli di stato in scadenza e il nuovo indebitamento. La politica italiana potrebbe spingere la BCE a dover fare ancora di piu' per svolgere questo compito. Il mandato previsto dai trattati e cioè la garanzia della stabilità dei prezzi potrebbe passare in secondo piano. Come potrebbero mai aumentare i tassi di interesse se questo dovesse rendersi necessario? I politici populisti sono sicuri della loro causa. Se fino a non troppo tempo fa avevano minacciato di introdurre una valuta parallela, queste minacce ormai sono superate. Sono semplicemente superflue: soprattutto fino a quando i partiti italiani potranno continuare a fare affidamento sulla BCE quale fonte di denaro per le promesse elettorali fatte alle loro clientele.


lunedì 12 marzo 2018

Il malato d'Europa

Secondo i media mainstream e secondo alcuni economisti tedeschi l'Italia sarebbe il vero malato d'Europa nonché il pericolo principale per l'Eurozona e l'UE. Per una parte della stampa tedesca la vera speranza degli eurocritici italiani sarebbe il piano di riforma dell'UE proposto da Macron. Ne parla german-foreign-policy.com


Un pericolo per l'eurozona

Dopo la vittoria elettorale delle forze euroscettiche e di destra italiane, gli economisti tedeschi e i media mainstream lanciano i loro avvertimenti per mettere in guarda dal rischio di una grave crisi nella terza economia dell'eurozona. Il paese rischia un "collasso debitorio", titolavano i quotidiani economici poco prima delle elezioni (Handelsblatt). [1] Clemens Fuest, presidente dell'IFO Institute di Monaco metteva in guardia da "un aumento del debito pubblico in presenza di un'economia stagnante", che "potrebbe portare l'Italia alla bancarotta". Friedrich Heinemann del Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung (ZEW) vedeva già a rischio "la sopravvivenza stessa dell'euro e dell'UE" nel caso in cui il governo italiano decidesse di lanciare un'offensiva all'interno dell'eurogruppo dominato dalla Germania. Lo scontro potrebbe svilupparsi in maniera simile a quanto era accaduto con la Grecia nell'estate del 2015. Invece di tagliare le spese e ridurre il debito, secondo l'economista di Commerzbank Marco Wagner, "c'è il rischio che l'Italia avvii politiche redistributive con ampi tagli fiscali e prestazioni sociali aggiuntive" (Focus) [2]. Wagner sottolinea inoltre che "le forze euroscettiche" vedrebbero con favore la proposta europea del presidente francese, il quale vorrebbe una redistribuzione a livello europeo e la trasformazione dell'eurozona in una "unione di trasferimento".

Speranza in Macron

Il capo economista di Commerzbank, Jörg Krämer, ipotizza che l'Italia possa trasformarsi nel potenziale "punto di rottura dell'unione monetaria" (Merkur.de) [3]. L'economista ritiene tuttavia improbabile una rapida uscita del paese dall'unione monetaria, poiché i partiti populisti e di destra italiani sperano ancora nella riforma dell'UE proposta da Macron. A Roma si nutre la speranza, spiega Krämer, che "il nuovo governo federale tedesco appoggi le idee di Macron in materia di politiche europee", che nella loro attuazione prevederebbero la trasformazione dell'unione monetaria in una unione di trasferimento. La "graduale introduzione di un'assicurazione europea sui depositi e l'istituzione di fondi speciali per l'eurozona nel bilancio europeo", per i politici italiani sarebbero altamente desiderabili; la politica italiana non intenderebbe abbandonare l'unione monetaria, piuttosto cambiarla. Inoltre Roma gode della protezione della Banca Centrale Europea (BCE). "Purtroppo" la BCE si comporta come un "difensore" che protegge i paesi come l'Italia attraverso una politica monetaria estremamente espansiva, commenta il capo economista di Commerzbank. Una deliberata escalation della crisi debitoria italiana causata dagli oneri crescenti derivanti dal peso degli interessi e che obbligherebbe il paese alla capitolazione - direzione verso la quale Berlino aveva invece spinto il paese all'inizio della crisi euro - al momento non sembrerebbe possibile. Gli investitori da tempo ormai sanno che "la BCE sostiene l'Italia e che in caso di crisi comprerebbe ancora piu' titoli di stato", commenta Krämer. Nessun speculatore si posizionerebbe contro una "BCE con tasche infinitamente profonde".

Ultimo avvertimento

Lo European Council of Foreign Relations (ECFR) [8] in una recente presa di posizione considera invece l'Italia sulla stessa strada della Gran Bretagna. Il Paese sarebbe il vero "malato d'Europa", la cui classe politica da molti anni ormai "non si trova piu' nella cabina di guida dell'UE". Anche nei media tedeschi mainstream il risultato viene considerato "un ultimo avvertimento" per l'UE dominata dai tedeschi. Berlino si deve decidere, è scritto: Roma è il centro di "una rivolta populista che potrebbe contagiare l'europa intera", per questa ragione Francia e Germania devono prendere le contromisure (Die Zeit) [9]. Questo tuttavia non sarà facile: Macron si batte per una "unione di trasferimento" che Berlino invece rifiuta; Merkel ha perseguito una politica sui rifugiati liberale che ha incontrato il rifiuto di Parigi. I due governi entro il 2019 devono trovare un compromesso sulla riforma della zona euro. E' ora di mettere in discussione il "diktat sul risparmio tedesco", scrive l'autore molto prudentemente; Parigi tuttavia "non puo' pretendere da Berlino un trasferimento di denaro irrealistico". Merkel tuttavia dovrebbe rendersi conto che con la sua politica sui rifugiati ha diviso l'europa. Un "compromesso" secondo questo modello equivarrebbe ad una rigida politica di espulsione e contemporaneamente in una riduzione poco piu' che cosmetica dei diktat tedeschi sull'austerità.

[1] Dietmar Neuerer: Nach der Italien-Wahl droht dem Land der Schulden-Kollaps. handelsblatt.com 03.03.2018.
[2] Marco Wagner: Bis auf Geld ausgeben wird die neue Regierung nicht viel machen. focus.de 05.03.2018.
[3] Corinna Maier: "Italien bleibt die Sollbruchstelle der Währungsunion". merkur.de 05.03.2018.
[4] S. dazu Der Preis der Exportprofite.
[5] András Szigetvari: Der Euro, der Klotz an Italiens Bein. derstandard.de 01.03.2018.
[6] Bad loans at Italian banks fall to three-year low. businessinsider.com 10.10.2017.
[7] Dietmar Neuerer: Nach der Italien-Wahl droht dem Land der Schulden-Kollaps. handelsblatt.com 03.03.2018.
[8] Josef Janning: Italy: Following Britain towards the exit? ecfr.eu 02.03.2018.
[9] Alexander Mühlauer: Die Italien-Wahl ist für Europa die letzte Warnung. sueddeutsche.de 06.03.2018.

"Non ci facciamo rimproverare da Merkel"

Le Tafel sono associazioni di volontariato che distribuiscono le eccedenze alimentari ai piu' bisognosi. Oggi in Germania ci sono circa 1.5 milioni di persone che per tirare avanti devono fare affidamento sugli alimenti distribuiti gratuitamente dalle Tafel. Dopo la famosa vicenda della Tafel di Essen, qualche giorno fa sulla Osnabrücker Zeitung è uscita un'intervista molto interessante al presidente delle Tafel tedesche, Jochen Brühl, che non le manda a dire. Dalla Osnabrücker Zeitung


OZ: signor Brühl, il blocco per gli stranieri introdotto dalla Tafel di Essen ha causato discussioni. Cosa pensa di questo dibattito?

Jochen Brühl: mi fa arrabbiare che lo scandalo per un piccolo fatto locale possa offuscare il vero scandalo: la Germania ha un enorme problema di povertà. Dovremmo parlarne. Qui pero' evidentemente non si tratta di trovare delle soluzioni. Soffiare sul fuoco dello scandalo apparentemente per molti è piu' importante che adoperarsi per il cambiamento. Questo mi infastidisce. 

OZ: qual'è lo scandalo?

Jochen Brühl: il caso della Tafel di Essen non è il vero scandalo. E' solo uno dei tanti fattori scatenanti. La vera domanda piuttosto è: come è possibile che pensionati, genitori single oppure rifugiati dipendano dalle Tafeln? Il vero scandalo è che noi ci siamo da 25 anni e che al momento aiutiamo 1.5 milioni di bisognosi con 250.000 tonnellate di eccedenze alimentarli, e soprattutto che in un paese cosi' ricco ci siano persone a cui manca l'essenziale.

OZ: che cosa vorrebbe dire alle persone che condannano la decisione della Tafel di Essen?

Jochen Brühl: prima di accusare qualcuno, dovreste farvi un'idea del lavoro e delle condizioni locali. Le generalizzazioni e le esternazioni talvolta offensive sono rivelatrici. In questo modo vi state mettendo da soli sul banco degli imputati. Negli ultimi 15 anni evidentemente non avete capito qual'era il vero problema. La discussione attuale evidenzia il modo in cui viene affrontato il tema della povertà e questo non ci fa fare passi avanti.

OZ: dov'è il problema?

Jochen Brühl: non è possibile che i pensionati dopo decenni di vita lavorativa abbiano una pensione cosi' esigua. Abbiamo un enorme settore a basso salario i cui stipendi non bastano per la sussistenza. Abbiamo un sussidio di base insufficiente. Abbiamo una politica per l'immigrazione inadeguata. Hartz IV non è mai stato migliorato. Il basso numero di disoccupati e i miliardi di avanzo nel bilancio pubblico non significano che in Germania non ci sia la povertà. Ci sono una serie di aberrazioni sociali e socio-politiche. Dobbiamo trovare delle soluzioni sostenibili.

OZ: come dovrebbero essere?

Jochen Brühl: il populismo indignato non ci porta da nessuna parte. Non si tratta di dividere fra tedeschi e stranieri, si tratta sempre di persone in stato di bisogno. Deve essere avviato un dibattito onesto sul tema della povertà e dell'integrazione. Le Tafel devono essere parte di questo dibattito: sia nelle politiche occupazionali, che in quelle sociali o dei rifugiati. Abbiamo urgentemente bisogno di un quadro politico migliore affinché qualcosa possa finalmente cambiare.

OZ: cosa chiede alla politica?

Jochen Brühl: prendetevi cura di tutti coloro che soffrono. Rimettete le persone al centro. Smettetela di scandalizzarvi. Prendetevi cura di coloro che fanno volontariato. Cercate di sostenerli. Smettetela di rimproverarli. Chiedetevi qual'è la vostra responsabilità in cio' che sta accadendo. E' il quadro politico che deve essere migliorato e questo non è compito delle Tafel. E' un compito dello stato.

OZ: le Tafel vivono di volontariato. Quanto è difficile trovare volontari per fare questo lavoro oggi?

Jochen Brühl: abbiamo oltre 60.000 persone che si impegnano in oltre 937 Tafel. Sono persone che contribuiscono a migliorare il mondo. Ma non è abbastanza. Stiamo disperatamente cercando dei volontari.

OZ: quali sono i problemi?

Jochen Brühl: attualmente si parla di aumentare ulteriormente l'età pensionabile. Ma qualcuno si è mai chiesto che cosa potrebbe significare per il volontariato se le persone non possono piu' fare volontariato a 65 anni e devono lavorare fino a 70 anni? Il volontariato è un importante pilastro della società, che pero' rischia di rompersi.

Oskar Lafontaine: aiutiamoli a casa loro!

Questo blog continua a seguire la battaglia della famiglia Lafontaine (Oskar e Sahra Wagenknecht) per definire la linea politica della Linke sul tema dei rifugiati. Lo storico leader della socialdemocrazia attacca i vertici del partito e rilancia: aiutiamoli a casa loro! Dal profilo FB di Oskar Lafontaine.


Io faccio parte di coloro che ritengono sbagliate e irrealistiche le politiche per l'immigrazione dei leader di partito Kipping e Riexinger - frontiere aperte e diritto di permanenza per tutti (programma elettorale per il Bundestag). Il 90% dei rifugiati non raggiunge i paesi industrializzati. La comunità cosmopolita non si occupa affatto di queste persone. La loro attenzione è rivolta prima di tutto a quel 10% che riesce ad arrivare in Europa. Spesso sono i ceti medi dei paesi di origine a potersi permettere di pagare i trafficanti. Una volta ho definito questo atteggiamento come "umanesimo nazionale". Io sostengo invece un  significativo aumento della spesa per migliorare le condizioni di vita nei paesi poveri e nei campi profughi. E' un principio fondamentale per una politica di sinistra, aiutare laddove il bisogno è maggiore

Katja Kipping recentemente in una conferenza regionale a Monaco ha detto: "Non dobbiamo rappresentare la nostra politica sui rifugiati come una caricatura. La triade della nostra politica resta: combattere le cause della fuga; in secondo luogo, solidarietà verso coloro che arrivano qui e impegno per i diritti dei rifugiati e per la loro libertà di movimento; terzo, noi ovviamente sappiamo che un numero maggiore di persone in arrivo rappresenta un'offensiva sociale per tutti..."

Seguo volentieri questo ragionamento. I vertici del partito già da tempo hanno cessato di rappresentare il programma elettorale e le decisioni del partito. Non c'è stata una singola intervista negli ultimi tempi in cui non abbiano ripetuto la richiesta irrealistica di avere frontiere aperte e garantire a tutti il diritto alla permanenza. Se tutti potessero restare il diritto di asilo diventerebbe del tutto superfluo. Ora la Kipping chiede una legge sull'immigrazione, senza pero' dire chi può' e chi non può' entrare in Germania. Invece di ammettere che la richiesta di avere frontiere aperte e il diritto di residenza per tutti è irrealistico e insostenibile, si continua a parlare di "permanenza per tutti" e di libertà di movimento. Per il sociologo Colin Crouch il cosmopolitismo è l'elemento centrale del neoliberismo. E cos'è la libertà di movimento? Bisogna immaginarsi un politico di sinistra che in fila presso una Tafel inizia a parlare di "cosmopolitismo" e di "libertà di movimento". Sarebbe in realtà la "caricatura" di una politica per i rifugiati.

I leader di partito Kipping e Riexinger nelle conferenze regionali dovrebbero attenersi alla verità e ammettere che non sostengono più' la loro richiesta di frontiere aperte e il diritto di permanenza per tutti. La verità è sempre concreta.

venerdì 9 marzo 2018

Come funziona il reddito di cittadinanza in Germania: Hartz IV non è una passeggiata di salute!


Al di là degli ipotetici assalti ai centri per l'impiego, la vera fake news consiste nell'aver fatto credere che il reddito di sussistenza e le altre forme di sostegno alle persone in stato di necessità siano una passeggiata di salute. 

Purtroppo non è cosi': Hartz IV è un sistema burocratico e vessatorio che spesso annulla la dignità delle persone e costringe ad una vita ai margini della società.

Qui sotto una lista di articoli tradotti direttamente dalla stampa tedesca nel corso degli ultimi 18 mesi. Articoli per chiarire come funziona realmente Hartz IV, il sistema tedesco per il sostegno alle persone in stato di necessità.






Vita di un Hartz IV



Povertà per legge, Hartz IV



La paura di Hartz IV



Gli Hartz IV non possono avere risparmi



Le riforme prossime venture ovvero quando un Jobcenter di Berlino obbliga una giovane madre a lavorare in un sexy shop



Buone notizie per il Lumpenproletariat: le sanzioni Hartz IV potrebbero avere i giorni contati



Un giorno all'Arbeitsamt nella ricca Monaco di Baviera



La nuova frontiera di Hartz IV



Vite da Hartz IV



Il trauma dell'Agenda 2010



Il trauma dell'Agenda 2010 (seconda parte)



Sempre piu' bambini poveri in un paese ricco



Jobwunder e Hartz IV, qualcuno crede ancora ai miracoli?



10,78 miliardi di euro di sussidi sociali Hartz IV che somigliano tanto a sovvenzioni statali per le imprese
















mercoledì 7 marzo 2018

L'alleanza del nord contro l'unione di trasferimento

Otto paesi del nord dell'UE non si fidano piu' di Angela Merkel e temono che la Germania della nuova Groko tradisca il fronte rigorista facendosi sedurre dalle proposte di Macron. Per questo hanno redatto un documento in cui chiedono di tornare al piano originario dell'ex Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Ne parla la Frankfurter Allgemeine Zeitung.


Nella discussione sul rafforzamento dell'unione monetaria, otto paesi del nord dell'UE mettono in guardia da piani troppo presuntuosi o irrealistici. "Ulteriori trasferimenti di competenze a livello europeo dovrebbero essere presi in considerazione solo nel caso in cui vi sia un vero valore aggiunto", è scritto in un documento congiunto dei Ministri delle Finanze dei  Paesi Bassi, Irlanda, Danimarca, Svezia e Finlandia e dei tre Stati baltici, pubblicato martedi'. L'UE deve concentrarsi su ciò che incontra il consenso di tutti i paesi membri. "Alla fine dobbiamo raggiungere un accordo su cio' di cui abbiamo veramente bisogno, non su cio' che alcuni membri vorrebbero", è scritto nel documento. 


Lo sfondo dell'iniziativa del nord sono le proposte dei mesi scorsi in merito all'approfondimento dell'unione monetaria. Al centro ci sono piu' mezzi e maggiori competenze da mettere a disposizione a livello europeo. La Commissione europea propone risorse di bilancio supplementari per i diversi obiettivi dell'area euro: come l'attenuazione dei cosiddetti shock asimmetrici nei singoli paesi, oppure la ricompensa per le riforme economiche effettuate oppure come sostegno per le economie piu' deboli che ancora non sono parte dell'unione monetaria ma che vorrebbero entrare nell'euro. Inoltre le autorità europee chiedono di trasformare il fondo ESM in un fondo monetario europeo (FME) fondato sul diritto europeo. Fino ad ora il fondo ESM è rimasto un trattato intergovernativo fra i paesi della zona euro. Le proposte della Commissione sono state integrate dalle idee del presidente francese Emmanuel Macron a favore di un bilancio separato dell'area euro. 

"Per rafforzare l'unione monetaria sono prima di tutto necessari dei passi decisivi nei singoli stati membri finalizzati al rispetto delle nostre regole comuni", si legge nel documento. Si deve partire dalle riforme strutturali e dal rispetto del Patto di Stabilità, mentre sarà necessario utilizzare gli strumenti economici e fiscali già esistenti. In questo modo ogni singolo paese potrà creare nel proprio bilancio lo spazio per i periodi difficili. Cio' consentirà all'unione monetaria di stabilizzarsi e di raggiungere una migliore convergenza fra tutti i paesi euro. Questa posizione puo' essere considerata come una bocciatura della "funzione di stabilizzazione" proposta dalla Commissione per la gestione degli shock asimmetrici.

La Germania, che fino ad ora era stato considerato il paese portavoce degli stati europei del nord, non è coinvolta nella stesura del documento. A Bruxelles si ritiene infatti che gli otto paesi abbiano voluto prendere l'iniziativa soprattutto perché temono un cambio di direzione del nuovo governo federale. "Fino ad ora per bloccare le ampie richieste di trasferimenti da parte del sud questi paesi potevano contare sul Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Schäuble ora ha un successore della SPD e dall'accordo di coalizione traspare una certa disponibilità ai trasferimenti", afferma un diplomatico dell'UE.

Un'altra ragione dell'iniziativa è la paura degli otto relativamente piccoli paesi di essere  travolti politicamente da un'iniziativa politica franco-tedesca. "Gli stati temono che l'alleanza di governo nero-rossa sia un po' troppo filo-francese. Vogliono anche impedire che siano solo i 2 paesi piu' grandi a decidere sulle riforme", dice un altro diplomatico. Questo ha spinto anche i due paesi non-euro Svezia e Danimarca ad aggiungersi all'iniziativa.

Per quanto riguarda la trasformazione dell'ESM in un FME gli otto stati insistono sulla precedente posizione di Schäuble: il processo decisionale "deve restare chiaramente nelle mani degli stati membri". Le regole di voto e l'organizzazione intergovernativa non devono cambiare. Si dovrà inoltre esaminare se sarà possibile inserire nelle future regole di funzionamento del FME le disposizioni per la ristrutturazione del debito sovrano dei paesi europei. Anche per quanto riguarda l'unione bancaria gli otto paesi mantengono la posizione di Schäuble: è necessario ridurre i rischi bancari prima di pensare di istituire un fondo europeo per i salvataggi bancari da finanziare con i mezzi del fondo ESM. 


Steve Bannon sulle elezioni italiane intervistato da "Die Weltwoche"

Intervista a Steve Bannon sulle elezioni italiane pubblicata da Die Weltwoche, (in inglese).


“Italians want change and they want change now”



Steve Bannon has been in Italy witnessing the elections. Before his first public speech in Europe, in Zürich Switzerland, the former White House security advisor, analyzes the first results of the elections. He talks to Weltwoche foreign editor, Urs Gehriger.