martedì 15 gennaio 2013

Pozioni magiche teutoniche e rischi francesi

La conservatrice FAZ.net, lascia spazio a Dierk Hirschel, economista vicino ai sindacati: Parigi ci pensi bene prima di bere la pozione magica tedesca fatta di compressione salariale e liberalizzazione del mercato del lavoro. Da Faz.net
Prima Angela Merkel ha inveito contro i sud Europei. Adesso  vuol far dimagrire anche il vicino francese. Ma prima che François e Marie bevano la pozione magica teutonica, dovrebbero conoscerne i rischi e gli effetti collaterali.

Nella casa europa, i vicini stanno litigando. All'inizio è stata Angela Merkel a sgridare i sud Europei. Meno vacanze, piu' lavoro - e l'economia tornerà a funzionare, tuonava da Berlino. Ora invece si rivolge al vicino francese. Il Ministro delle finanze Wolfgang Schäuble vuole mostrare a Parigi come si fanno le giuste riforme politiche. L'Europa dovrà guarire con la pozione tedesca.

Sembra vero, alla fine la Germania è l'ultimo paese ancora sano nell'Euro-lazzaretto. Un'economia che cresce, un miracolo dell'occupazione, molti campioni dell'export e un bilancio pubblico senza debiti parlano da soli. In Francia al contrario l'economia è ferma, la disoccupazione sale, il commercio estero è in rosso e i debiti crescono.

Per questa ragione l'ex cancelliere Gerhard Schröder ha consigliato al Presidente francese di prendere esempio da lui e di non rispettare le promesse elettorali. Quindi basta con la tassa sui ricchi e la pensione a 60 anni, al suo posto un'Agenda 2010 gallica. L'economia tornerà a crescere con meno tasse e contributi, meno dipendenti pubblici e licenziamenti piu' facili.

Ma attenzione, prima che François e Marie bevano dalla pozione magica teutonica, dovrebbero conoscerne i rischi e gli effetti collaterali. Contrariamente alla versione ufficiale, l'Agenda 2010 e Hartz IV non hanno dato vita a nessun Jobwunder. Il presunto boom occupazionale non è andato oltre una normale ripresa economica. L'occupazione è cresciuta - in considerazione della diversa durata del boom - non piu' di quanto accadesse prima delle riforme. I continui annunci sui presunti nuovi record di impiego distorcono la realtà. Quando le imprese convertono impieghi a tempo pieno in lavori part-time o Minijobs, gli statistici di Nürnberg (Bundesagentur fuer Arebit) sembrano essere felici. Di fatto il lavoro disponibile viene suddiviso in nuove occupazioni precarie. Da Rostock a Muenchen si lavora perfino meno di quanto non accadesse 20 anni fa.

Solo in America c'è una percentuale maggiore di bassi salari

Inoltre, non dovremmo dimenticare che durante la crisi oltre un milione di posti di lavoro è stato salvato grazie alla riduzione degli orari di lavoro. In breve: "le riforme" hanno a che fare con la crescita occupazionale attuale, come il tasso di natalità con il numero delle cicogne. Un ordine cronologico - la crescita segue le riforme - non è una causalità.

La pozione magica ha pero' generato sul mercato del lavoro una situazione anomala. Un occupato su cinque oggi lavora per meno di 9 € all'ora lordi. Solo in America c'è una percentuale maggiore di bassi salari. L'occupazione precaria e la fuga dalla copertura dei contratti collettivi fanno in modo che gli accordi di IG Metall, Ver.di e degli altri sindacati siano validi solamente per 3 occupati su 5. I lavoratori tedeschi sono stati obbligati ad una dieta forzata. La Germania ha avuto la peggiore dinamica salariale in Europa.

Crescita dipendente dall'export a spese dei vicini

La debolezza dei salari ha frenato il mercato interno e rilanciato l'economia legata all'export. La vendita al dettaglio e l'artigianato soffrono per una mancanza di potere di acquisto. L'industria dell'export al contrario, oltre ad un'alta qualità, ha potuto offrire ai suoi clienti esteri anche dei prezzi attrattivi. La Germania è stato il solo paese europeo in cui l'estero ha contribuito alla crescita piu' di quanto abbia fatto la domanda interna. Senza successo pero'. Prima della crisi finanziaria l'economia e l'occupazione sono cresciute piu' lentamente che nel resto d'Europa.

Inoltre, la nostra crescita dipendente dall'export è stata fatta a spese dei nostri vicini. Sono riusciti a vendere sempre meno prodotti sul prosciugato mercato interno tedesco. E questo non è stato abbastanza: la concorrenza di prezzo delle imprese tedesche ha messo all'angolo i competitor del sud Europa. Nel commercio fra Francia e Germania cio' ha coinvolto i beni strumentali francesi, i prodotti finiti e i prodotti chimici. Cosi' sono nati gli squilibri nei flussi commerciali e dei capitali. Mentre la bilancia delle partite correnti tedesca stava crescendo, i paesi in crisi rischiavano di annegare nel mare dei debiti.

L'Euro non sarebbe in pericolo

La Grande Nation al contrario, dall'introduzione dell'Euro si è comportata in maniera esemplare. I salari sono cresciuti allo stesso passo della produttività e dell'inflazione, grazie ad una maggiore copertura della contrattazione collettiva e a minimi salariali stabiliti dalla legge. Stipendi reali in crescita stimolano l'economia interna. E questo ha dato i suoi frutti. Prima della crisi sui mercati finanziari l'economia francese cresceva piu' rapidamente del vicino tedesco. Mentre a sinistra del Reno la disoccupazione era in discesa, saliva sulla sponda destra. Inoltre la Francia non stava crescendo a spese dei suoi vicini. Se tutti i paesi avessero preso esempio dai francesi, l'euro ora non sarebbe in pericolo di vita.

L'economia francese si trova in difficoltà, e la causa non è nella lentezza delle riforme, piuttosto nella politica tedesca non solidale del "Beggar my Neighbour“  e nei diktat di risparmio di Merkel.  Peugeot, Renault & Co sono in difficoltà per il collasso dei mercati del sud Europa. La bomba a orologeria nel cuore dell'Europa non è la Francia, piuttosto la Germania. Una "politica di riforme" orientata all'export di tipo tedesco aggraverebbe solamente la crisi.

Un'alternativa di politica economica nazionale non è possibile

I francesi dovrebbero quindi stare alla larga dalla malsana pozione tedesca. Ma questo funzionerebbe? Sui mercati finanziari senza regole e in un'Europa governata dai mercati un'alternativa fatta di una politica economica nazionale non è piu' possibile. Chi si allontana dal consenso di Bruessel è minacciato da una fuga delle aziende e dagli interessi punitivi dei mercati finanziari. La situazione potrà cambiare solamente quando la politica deciderà di togliere potere ai mercati. Per questo la Francia ha bisogno di alleati. 

4 commenti:

  1. È veramente incredibile che un tedesco ammetta candidamente che la Germania stia sbagliando.
    Certo articoli come questo, che la brava Carmen traduce per noi, bisognerebbe farli leggere ai somari di razza dei nostri politici, ma lo capirebbero?
    Chissà quali novità ci porterà il prof Bagnai dalla Francia.

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    1. Leo scusami, non offenderti (non è mia volontà farlo), ma questo non è il blog di Carmen, quello è voci dall'Estero. Qui ci scrive Vocidallagermania, altra persona, che in terra teutonica ci vive pure!
      Buona giornata, ciao!

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  2. La Francia ha mezzi "interni" (di cultura, di senso dello Stato non demonizzato "a prescindere", di tradizione democratica difesa con una certa...veemenza) che l'Italia, principale alleato "ideologico" della Germania, e anche il paese meno interessato ad esserlo (alleato: ma allora perchè questo "ossimoro"? Eh già: perchè?), nemmeno si sogna.

    La dimostrazione è che, "nonostante Hollande" (i cui legami, anche familiari, con la finanza sono notevoli), la Resistenza al recupero della competitività solo attraverso la domanda estera e strumentalmente, quindi, attraverso precarizzazione e sottooccupazione, non tace e anzi si fa sentire: http://www.lemonde.fr/idees/article/2012/12/10/la-competitivite-de-la-france-victime-de-l-euro_1802219_3232.html.
    Ora questo articolo misura, in modo eloquente, quanto "Le Monde" sia diverso da..."repubblica" e quanto l'asservimento strutturale della domanda nazionale alla offerta tedesca non sarà facile da imporre per Hollande. Che quindi rischia seriamente di "saltare" e, con lui, il bel modello francese di "austerità espansiva con equità (=tante più tasse), che alimenta la rincorsa italiana al potere, nelle prossime elezioni...Ci sarà da divertirsi.
    Beninteso: il probelma è proprio l'euro che è irriducibilmente legato alle teorie neoclassiche del meno Stato e della capacità del settore privato di realizzare la "migliore allocazione delle risorse" mediante "promozione" della disoccupazione...
    I tedeschi (popolo) si stancheranno? I francesi (popolo) si ribelleranno?
    Gli italiani, per ora, non danno segni di vita: a loro piace così, sentirsi colpevoli come popolo, in modo da linciarsi a vicenda addossandosi non le colpe che hanno, ma quelle che NON hanno :-)

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  3. Volevo segnalare la figura a pag 26 di questo rapporto ministeriale sulla povertà in germania:
    http://www.testosteronepit.com/storage/2012-11-28_Draft-4th-Armutsbericht-Bundesregierung_17-9-2012.pdf

    questa la didascalia:
    "crescita in termini reali del reddito lordo conseguito dipendenti a tempo pieno per decili di reddito, 2000 al 2010."

    indovinate un pò chi ci ha perso?

    StefanoC

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