sabato 18 maggio 2019

Perché lo scontro tra Francia e Germania è destinato a proseguire

Dopo il recente riposizionamento di Macron, il cosiddetto asse franco-tedesco è sempre piu' debole. Ad allontanare Berlino da Parigi non ci sono solo le questioni di politica europea, ma anche la battaglia per le tradizionali zone di influenza geopolitica nel Mediterraneo e nei Balcani. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


Lealtà limitata

A fine aprile il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato una nuova fase "di confronto" con la Germania. Lo sfondo sul  quale si svolge lo scontro: mentre il governo tedesco chiede la piena lealtà francese per imporre gli interessi tedeschi nell'UE, Berlino invece continua sistematicamente a contrastare ogni proposta avanzata da Parigi per la difesa degli interessi francesi [1]. Macron, che in materia di politica europea a causa del blocco di Berlino è rimasto a bocca asciutta, e in politica interna si trova con le spalle al muro, già da febbraio ha iniziato a negare al governo tedesco la fedeltà a cui da tempo a Berlino si erano abituati. Tra le altre cose, il gasdotto Nord Stream 2, per il quale sorprendentemente è venuto a mancare il supporto francese. Per Berlino, che dal gasdotto spera di ottenere dei significativi benefici, si tratta senza dubbio di un duro colpo.

Contro il candidato tedesco

Il nuovo corso politico di scontro annunciato apertamente verso la fine di aprile, è proseguito anche a maggio. Così Parigi in occasione del vertice informale dell'UE di giovedi scorso a Sibiu ha presentato una proposta in materia di politica climatica che chiede all'UE di ridurre le emissioni di CO2 entro il 2030, piu' rapidamente del previsto, e di diventare "carbon neutral entro e non oltre il 2050". La proposta, concordata dal presidente francese con altri sette paesi dell'Unione europea, che tuttavia non era stata discussa con la Repubblica federale, non è passata, come era prevedibile. Berlino, infatti, in considerazione del sostegno del governo all'industria automobilistica tedesca, l'ha bocciata. Oltre a ciò Macron - con l'appoggio non secondario del primo ministro lussemburghese Xavier Bettel - si è pronunciato contro il meccanismo che prevede che il candidato di una delle diverse famiglie politiche europee possa essere eletto come successore del Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Si ritiene "non vincolato da questo modello", ha detto Macron a Sibiu. [3] Si stava rivolgendo infatti al candidato alla Presidenza della Commissione del gruppo che probabilmente dopo l'elezione di fine maggio sarà il piu' numeroso al Parlamento europeo, cioè Manfred Weber della CSU, il leader del Partito popolare europeo (PPE).

Nell'area di egemonia tedesca

La resistenza di Macron all'egemonia tedesca non riguarda solo la politica europea, ma anche la classica politica estera. Ad esempio, il 30 aprile scorso il governo francese ha annunciato una nuova strategia per l'Europa sud-orientale che prevede nuove attività soprattutto nei sei paesi della regione non ancora nell'UE [4]. Oltre all'espansione delle relazioni politiche, è previsto un ampliamento anche di quelle economiche; fra le altre cose, Parigi metterà immediatamente a disposizione dei fondi per lo sviluppo fra i 100 e 150 milioni di euro. Ad essere intensificata sarà soprattutto la cooperazione militare: oltre ad un rafforzamento della cooperazione per la formazione in Francia degli ufficiali dell'Europa sud-orientale, ci sono anche dei piani per coinvolgere sempre di più i soldati della regione nelle operazioni militari francesi. [5] Già a febbraio, l'ex ministro francese degli affari europei, Nathalie Loiseaux, durante una visita in Serbia aveva firmato degli accordi dettagliati per una più stretta cooperazione economica 

Vecchie alleanze

Con il suo rinnovato slancio nell'Europa del sud-est, la Francia non solo torna ad essere attiva in una regione che tradizionalmente viene considerata dalla Germania come la sua principale area di influenza. Riprende anche delle vecchie relazioni con degli ex-alleati in un quadro di contrasto all'egemonia tedesca. La Serbia pertanto sarà al centro della nuova politica francese nell'Europa sud-orientale. Nel mese di marzo, pochi giorni dopo la visita a Belgrado del Ministro per gli affari europei francese, il Ministero degli Esteri francese, in una dichiarazione appositamente redatta, ha sottolineato l'importanza della stretta cooperazione franco-serba, iniziata nel 1838. [6] A partire dagli anni '90 del secolo scorso la cooperazione tuttavia è stata duramente messa alla prova: da quando cioè la Germania ha schierato con sé l'intera UE in una posizione ostile alla Serbia - fino alla guerra. Parigi invano all'epoca aveva tentato di impedire l'escalation dell'aggressione condotta da Bonn [7]. Macron, inoltre, a luglio intende visitare Belgrado. Parigi infatti sta ristabilendo la sua tradizionale politica nell'Europa sud-orientale, e lo fa scontrandosi con gli interessi di Berlino

Contrappeso all'allargamento ad est

Lo stesso vale per la politica mediterranea. Un po' più di dieci anni fà, il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva già cercato di ribilanciare l'orientamento unidirezione dell'UE verso l'Europa orientale e sud-orientale. Fino ad allora, infatti, l'espansione verso est dell'Unione aveva indirizzato le risorse e la capacità dell'UE prevalentemente verso la tradizionale sfera d'influenza tedesca ad est del continente e in questo modo aveva dato alla Germania dei chiari vantaggi politici ed economici.  Con la fondazione dell'Unione del Mediterraneo, Sarkozy aveva cercato di creare un contrappeso mediterraneo nella tradizionale area di interesse francese in Nord Africa e nel Medio Oriente [8]. Berlino finora è sempre riuscita a frenare il progetto. Ora Macron invece intende rilanciare quella proposta. Fra poco meno di sei settimane (23-24 giugno) si terrà a Marsiglia un summit ("Sommet des deux rives", "Forum de la Méditerranée"), che intende intensificare la cooperazione fra i cinque paesi dell'Europa meridionale (Francia, Portogallo, Spagna, Italia, Malta) e cinque paesi nordafricani (Mauritania, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia). Macron si riallaccia esplicitamente ai piani di Sarkozy.

Non c'è più una minoranza di blocco

Il nuovo corso di Parigi trae slancio dalla prospettiva secondo cui Berlino dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'UE non avrà più una minoranza di blocco per difendere la sua politica di austerità. Lo ha ripetutamente sottolineato anche l'ex presidente dell'Istituto Ifo di Monaco, Hans-Werner Sinn. La minoranza di blocco richiede almeno quattro stati con il 35% della popolazione dell'UE. Nelle controversie in materia di austerità, ispirate da Berlino, infatti, la Germania era sempre stata in grado di contare sull'appoggio di Londra. H.W. Sinn scrive a tal proposito: "con la Gran Bretagna nell'UE, i paesi del nord hanno sempre avuto il 38 % dei voti da opporre ai paesi meridionali dell'UE, senza gli inglesi sarà solo il 30 % .." [9 ] La Francia, che sinora si è sempre ribellata invano contro l'austerità dettata da Berlino, all'interno di un'alleanza con i paesi del sud Europa, avrà la possibilità di scrollarsi di dosso, almeno in parte, la spietata presa di Berlino sulla sua economia.
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[1] S. dazu Vor neuen Konfrontationen.
[2] S. dazu Die Macht der Röhren.
[3] Matthias Kolb, Alexander Mühlauer: Macron schmiedet Pakt gegen Weber. sueddeutsche.de 13.05.2019.
[4] Es handelt sich um Albanien, Bosnien-Herzegowina, Mazedonien, Montenegro, Serbien und die illegal von Serbien abgespaltene Provinz Kosovo.
[5] Stratégie française pour les Balkans occidentaux. diplomatie.gouv.fr mai 2019.
[6] Commémoration des 180 ans des relations diplomatiques entre la France et la Serbie. diplomatie.gouv.fr.
[7] S. dazu Kein Tandem.
[8] S. dazu Im Schatten
[9] Florian Schwiegershausen: "Brexit ist ein Zeichen der Dummheit". weser-kurier.de 04.12.2018.





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