Visualizzazione post con etichetta asse franco-tedesco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta asse franco-tedesco. Mostra tutti i post

lunedì 11 settembre 2023

"Proteggere gli interessi tedeschi"

 L'industria tedesca degli armamenti ha strinto una nuova alleanza per la costruzione di nuovi carri armati, questa volta però senza la Francia. La cooperazione franco-tedesca in materia di armamenti è a un passo dal naufragio, Berlino infatti ha scelto di dare priorità agli interessi nazionali. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


L'industria della difesa tedesca sta attualmente lavorando su una nuova alleanza per la produzione di carri armati, mettendo in discussione un progetto emblematico di cooperazione franco-tedesca nel settore della difesa, valutato diversi miliardi di euro. Secondo un recente rapporto, i produttori di armi Krauss-Maffei Wegmann (KMW) e Rheinmetall stanno attualmente cercando di collaborare con Leonardo (Italia), Saab (Svezia) e un'azienda spagnola per lo sviluppo di un nuovo carro armato che possa succedere al Leopard 2. Questo veicolo, noto come Main Ground Combat System (MGCS), è un sistema di combattimento ad alta tecnologia che dovrebbe diventare il fulcro delle forze terrestri europee e contribuire alla fusione dell'industria della difesa europea. Il progetto è stato al centro di controversie per anni. L'alleanza per il nuovo carro armato potrebbe ora annunciare la sua fine e forse influenzare anche il secondo grande progetto franco-tedesco, il Future Combat Air System (FCAS). Questa scelta segna ulteriormente il declino della cooperazione tra Berlino e Parigi sotto il cancelliere Olaf Scholz, che, secondo alcune voci, sta dando priorità agli "interessi tedeschi".

La Nuova Alleanza dei Carri Armati

L'industria della difesa tedesca sta attualmente pianificando la formazione di una nuova alleanza per la produzione di carri armati finalizzata allo sviluppo di un successore del Leopard 2, come riportato dal Handelsblatt. I due principali produttori di armi, Krauss-Maffei Wegmann (KMW) e Rheinmetall, noti per la loro lunga collaborazione nella produzione della serie Leopard, intendono unire le forze con le aziende di difesa Leonardo (Italia) e Saab (Svezia), oltre a una società spagnola non specificata. Gli esperti ritengono che questa società potrebbe essere Santa Bárbara Sistemas o TESS Defence. Secondo il rapporto, i primi contratti per il progetto sono stati firmati solo "pochi giorni fa". Il prossimo passo prevede la richiesta di un finanziamento al Fondo europeo per la difesa (FES), che ha stanziato otto miliardi di euro per il periodo 2021-2027, di cui 5,3 miliardi sono destinati allo sviluppo di nuovi sistemi d'arma. L'alleanza dei carri armati, composta da quattro Paesi UE, auspica di ricevere finanziamenti per centinaia di milioni.

Disaccordi sull'MGCS

Il lancio della nuova alleanza per i carri armati potrebbe segnare la fine di un progetto che un tempo rappresentava un faro nella cooperazione europea nel settore degli armamenti: il Main Ground Combat System (MGCS). Questo sistema di combattimento, connesso tramite una rete dati, era concepito attorno a un carro armato di ultima generazione, destinato a includere una varietà di altri equipaggiamenti, tra cui i robot da combattimento. Germania e Francia avevano concordato ufficialmente nel luglio 2017 di costruire congiuntamente l'MGCS. Secondo i piani originali, avrebbe dovuto essere operativo entro il 2035, sostituendo sia il Leopard 2 tedesco che il carro armato principale Leclerc francese. Per attuare questa visione, KMW e il produttore francese di carri armati Nexter avevano formato la joint venture KNDS. Tuttavia, a causa delle dispute tra Germania e Francia, il progetto non è ancora decollato completamente. Una delle principali fonti di tensione è stato il fatto che Rheinmetall sia riuscita a garantirsi una quota nell'MGCS, mettendo a rischio l'equilibrio industriale a scapito della Francia. Attualmente, il progetto è ancora in fase di pianificazione.

FCAS verso la fine del progetto
Progetto FCAS verso il fallimento


"Sviluppare ulteriormente un equipaggiamento collaudato".

Nel luglio scorso, i ministri della Difesa dei due Paesi, Boris Pistorius e Sébastien Lecornu, avevano cercato di raggiungere un accordo e di spianare la strada al proseguimento del progetto. Pistorius aveva affermato all'epoca: "Vogliamo questo progetto comune"; Lecornu si era associato: "Vogliamo farlo insieme"[4] Gli esperti tuttavia dubitavano del fatto che all'epoca fosse davvero possibile risolvere la controversia. I media francesi riportano una dichiarazione del deputato SPD Andreas Schwarz, che lunedì ha dichiarato sulla piattaforma X (ex Twitter) che con il Leopard 2 avremmo avuto "un dispositivo collaudato": "da sviluppare ulteriormente". L'ultima notizia era che per settembre erano previsti ulteriori colloqui sul futuro dell'MGCS, in cui le forze armate tedesche e francesi avrebbero dovuto coordinare in modo più preciso le loro esigenze. Parigi, si diceva, era favorevole a dei carri armati più leggeri e manovrabili con una protezione più debole, mentre Berlino insisteva per una protezione ottimale, anche se a scapito della mobilità dell'equipaggiamento.[5] Un accordo sembra essere sempre più in dubbio.

Leopard 2A8, Panther

Questo anche perché i produttori di armi tedeschi stanno da tempo sviluppando alternative provvisorie. KMW, ad esempio, sta costruendo un ulteriore sviluppo dell'ultimo modello di Leopard 2A7, il Leopard 2A8. Sebbene sia considerato solo un "passo intermedio" frettolosamente costruito sulla strada di un vero e proprio nuovo sviluppo, potrebbe coprire l'attuale domanda derivante dalla guerra in Ucraina, dicono [6]. Le forze armate tedesche hanno ordinato 18 Leopard 2A8 al prezzo di oltre mezzo miliardo di euro; la Repubblica Ceca vuole acquistarne 77, la Norvegia 54 [7], l'Italia 125 [8]. Anche i Paesi Bassi e la Lituania hanno espresso interesse. Rheinmetall, da parte sua, ha sviluppato un proprio modello, il carro armato principale da combattimento KF51 Panther, che sarà prodotto in futuro, soprattutto in Ucraina. Da un lato, è destinato a coprire la domanda ucraina, considerata immensa, ma dall'altro è anche destinato all'esportazione a lungo termine, anche perché il livello salariale ucraino rende possibile una commercializzazione più economica.[9] Sia il Leopard 2A8 che il Panther garantiscono che Berlino non dipenderà dall'MGCS nel prossimo futuro.

Controversia sul FCAS

Il fallimento dell'MGCS, sempre piu' vicino con il lancio della nuova alleanza dei carri armati, potrebbe avere conseguenze anche sul secondo importante progetto di riarmo franco-tedesco: il Future Combat Air System (FCAS), un sistema di combattimento aereo incentrato su un jet da combattimento di ultimissima generazione, di sesta generazione e - collegato in rete tramite una cloud di dati - operante in combinazione con droni, sciami di droni ed eventualmente altri equipaggiamenti. L'FCAS è considerato la controparte dell'MGCS. Tuttavia, nell'ambito del suo sviluppo sono già sorte delle serie controversie franco-tedesche che, come nel caso dell'MGCS, riguardano le quote industriali, ma anche i segreti industriali. Mentre l'industria tedesca ha alternative per l'MGCS, lo stesso vale per l'FCAS da parte francese: il produttore di jet da combattimento Dassault sta portando avanti il proprio progetto, il Rafale F5, che, secondo i piani attuali dell'azienda, dovrebbe avere la priorità sull'FCAS ed essere sviluppato ad un ritmo accelerato. [10] Se l'FCAS dovesse fallire, Parigi potrebbe contare su un proprio jet da combattimento, mentre Berlino, al contrario, sarebbe costretta a ricorrere all'acquisto di jet da combattimento statunitensi.

Interessi tedeschi

Con la possibile fine dell'MGCS prosegue il rapido declino della cooperazione franco-tedesca in materia di armamenti sotto l'attuale governo tedesco. Alla fine anche il progetto di costruire un aereo da ricognizione marittima franco-tedesco era già stato accantonato sotto la cancelliera Angela Merkel. Sotto il cancelliere Olaf Scholz, tra l'altro, è stata interrotta la modernizzazione congiunta dell'elicottero da combattimento Tiger. Berlino ha anche organizzato la costruzione di un sistema di difesa aerea europeo (European Sky Shield Initiative, ESSI) senza coinvolgere la Francia - ufficialmente uno dei più stretti alleati della Repubblica Federale - nell'importante progetto e senza utilizzare i prodotti dell'industria della difesa franco-italiana; al suo posto sono stati acquistati sistemi statunitensi e israeliani per diversi miliardi. [11] Ora Berlino sta mettendo in discussione anche l'MGCS e indirettamente il FCAS. Mentre l'apparente "amicizia franco-tedesca" viene regolarmente invocata in pubblico, il governo tedesco sotto il cancelliere Scholz, come notano gli osservatori, si è mosso per "dare priorità agli interessi tedeschi", anche "se le relazioni franco-tedesche ne risentono". [12] Il governo tedesco sta ora cercando di "proteggere gli interessi tedeschi".


Leggi gli altri articoli sulle divergenze franco-tedesche-->>


[1] Martin Murphy, Moritz Koch, Frank Specht, Gregor Waschinski: Deutschland startet neue Kampfpanzer-Allianz. handelsblatt.com 07.09.2023.

[2] Laurent Lagneau: Berlin porte un coup sans doute fatal au projet de char franco-allemand de nouvelle generation. opex360.com 07.09.2023.

[3] Pascal Samama: Un parlementaire allemand propose d’en finir avec le MGCS, le char du futur franco-allemand. bfmtv.com 05.09.2023.

[4] Martin Murphy, Frank Specht, Gregor Waschinski, Christian Wermke: Dem neuen deutsch-französischen Kampfpanzer droht das Aus. handelsblatt.com 06.09.2023.

[5] Martin Murphy, Moritz Koch, Frank Specht, Gregor Waschinski: Deutschland startet neue Kampfpanzer-Allianz. handelsblatt.com 07.09.2023.

[6] S. dazu Panzer für Europa.

[7] Norwegian Armed Forces to receive Leopard 2A8NOR tanks with Trophy APS. defence-industry.eu 13.06.2023.

[8] Italien könnte Kampfpanzer Leopard 2A8 bestellen. esut.de 18.07.2023.

[9] S. dazu Eine rüstungsindustrielle Basis für die Ukraine.

[10] Martin Murphy, Moritz Koch, Frank Specht, Gregor Waschinski: Deutschland startet neue Kampfpanzer-Allianz. handelsblatt.com 07.09.2023.

[11] S. dazu Deutsch-französische Konflikte und Die deutsch-französische „Freundschaft“.

[12] Martin Murphy, Moritz Koch, Frank Specht, Gregor Waschinski: Deutschland startet neue Kampfpanzer-Allianz. handelsblatt.com 07.09.2023.




domenica 10 settembre 2023

Rivalità franco-tedesche per il controllo della Romania

 Germania e Francia si contendono l'influenza sulla Romania: un paese che da sempre è luogo di scontro fra le potenze europee in quanto tassello fondamentale per controllare il sud-est europeo e contenere le ambizioni russe e neo-ottomane sulla regione. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy

scontro franco-tedesco per il controllo della romania

Le rivalità franco-tedesche accompagnano il rafforzamento militare della Romania nella lotta di potere contro la Russia. La Bundeswehr infatti già da anni collabora strettamente con le forze armate rumene: ha sostenuto la sorveglianza aerea rumena con gli Eurofighter all'inizio dell'anno scorso e sta inviando soldati per costruire il Corpo multinazionale Sud-Est in Romania, attualmente in fase di costituzione. La Francia, da parte sua, sta guidando un gruppo tattico della NATO nel Paese dell'Europa sud-orientale - e sta ora considerando, come recentemente riportato il quotidiano francese Le Monde, di inviare altrii soldati in Romania in caso di un ulteriore ritiro delle truppe dall'Africa occidentale, al fine di rafforzare non solo le posizioni della NATO contro la Russia, ma anche la propria posizione in loco. La rivalità europea per l'influenza sulla Romania è antica. Risale ai primi decenni del XIX secolo, quando ancora non esisteva uno Stato rumeno. Oltre alla Francia e all'economia tedesca o, dal 1871, all'Impero tedesco, anche la Russia e la Gran Bretagna sono state coinvolte nella rivalità. Le lotte di potere si sono poi trascinate fino alla fine della Seconda guerra mondiale.

Protettorato russo

In seguito alla Convenzione russo-ottomana di Akkerman del 1826, lo Zardom russo fu in grado di stabilire un protettorato de facto sui due principati ancora nominalmente ottomani di Valacchia e Moldavia, nell'attuale Romania. Due anni dopo, la Russia occupò i due principati danubiani. [1] Nel 1829, la pace di Adrianopoli pose fine all'ottava guerra russo-ottomana (1828-1899) e garantì alla Russia la possibilità di occupare la Valacchia e la Moldavia per altri anni ancora. I due principati danubiani divennero così protettorati russi per un lungo periodo. Come forma di resistenza al sistema imposto dall'Impero zarista, fiorì il nazionalismo rumeno. [2]

Interessi britannici

Negli anni Quaranta del XIX secolo, il commercio britannico con la regione del Mar Nero subì un cambiamento fondamentale. Fino ad allora, infatti, i commercianti britannici avevano acquistato grano soprattutto in Russia, ma a partire da questo decennio la loro attenzione si spostò sulla Valacchia e sulla Moldavia. In quanto principati autonomi de jure dell'Impero Ottomano, vi si applicavano gli stessi trattati di libero scambio dell'impero ottomano. [3] In Europa occidentale, la domanda di grano aumentava a causa dell'industrializzazione, dell'urbanizzazione e della rapida crescita demografica. Le élite politiche della Gran Bretagna volevano quindi assicurarsi il territorio dell'attuale Romania in quanto fornitore per la popolazione britannica. [4]

Sogni tedeschi

Parallelamente all'incipiente lotta russo-britannica per l'influenza in Valacchia e Moldavia, iniziarono i piani tedeschi per influenzare quella che sarebbe poi diventata la Romania. Nel 1845, sull'Augsburger Allgemeine Zeitung, il più importante quotidiano politico tedesco dell'epoca, apparve un articolo in cui un autore chiedeva che i principi tedeschi fossero elevati al trono principesco della Moldavia e della Valacchia. [5] Anche l'influente professore di economia di Gottinga Wilhelm Roscher (1817-1894) sostenne in un articolo del 1848 che i due principati danubiani avrebbero dovuto diventare "in futuro (...) patrimonio della Germania". Concentrando gli emigranti tedeschi nella regione, "una nuova Germania potrebbe emergere attraverso una loro conquista pacifica". [6] Anche prima della fondazione di un Impero tedesco unificato, c'era l'ambizione di assicurarsi la Romania come retroterra tedesco.

Consiglieri francesi

Nel 1859, la Valacchia e la Moldavia si unirono per formare la Piccola Romania (ufficialmente "Principato di Romania"). Appena un anno dopo, l'imperatore francese Napoleone III decise di inviare una missione militare nel neonato principato, L'obiettivo, secondo un diplomatico di Baden, era quello di trasformare il Paese dell'Europa sud-orientale in un "[terribile] [strumento] alle spalle dell'Austria". [Nel 1865, un consorzio franco-britannico fondò la Banca di Romania, che divenne una delle banche più importanti del Paese. [9] Gran Bretagna e Francia si trovavano anche in competizione per l'accesso alle materie prime rumene. [10] Insieme alla Russia, due potenze dell'Europa occidentale si stavano contendendo l'influenza nel Paese dell'Europa sud-orientale.

Monarca tedesco

Nell'aprile del 1866, Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen assunse la corona principesca rumena e si fece chiamare Carol I. Dopo il suo arrivo in Romania, dichiarò di essere d'ora in poi romeno; politicamente, tuttavia, rimase fedele alla Germania. [11] Il principe Carol I era considerato il "bastione prussiano in Oriente", al quale la Romania eveniva solitamente annoverata nel XIX secolo. [12] Con la trasformazione del principato in regno nel 1881, Carol I salì al rango di re. Il reggente di origine tedesca del Paese dell'Europa sud-orientale cercò continuamente di stringere relazioni con l'Impero tedesco, fondato nel 1871 sotto la guida della Prussia. [13] Nel 1883 la Romania aderì alla Triplice Alleanza con la Germania e l'Austria-Ungheria. Il governo e il re rumeno, tuttavia, mantennero segreto l'accordo, poiché la maggior parte dei politici e dell'opinione pubblica del Paese era favorevole alla Francia. [14]

Prima guerra mondiale

Dopo l'inizio della Prima Guerra Mondiale, il governo tedesco cercò di portare la Romania dalla parte delle Potenze Centrali. Al governo di Bucarest fu promesso che la Romania sarebbe stata autorizzata ad annettere la Bessarabia; in futuro, un Granducato di Ucraina sarebbe servito da cuscinetto per il Paese nei confronti della Russia. [15] Tuttavia, ciò non fu sufficiente per l'élite politica di Bucarest e nell'agosto del 1916 la Romania entrò nella Prima guerra mondiale al fianco dell'Intesa. Una missione militare francese guidata dal generale Henri Berthelot (1861-1931) raggiunse la Romania e addestrò le truppe rumene. [16] Le offensive dell'esercito rumeno e le controffensive delle Potenze Centrali si conclusero con un disastro per la Romania; già nel dicembre 1916, le Potenze Centrali riuscirono a occupare tutta la Valacchia, compresa Bucarest. [Nel dicembre 1917, con l'armistizio di Focșani, la Romania uscì dalla Prima guerra mondiale. [18] Le ostilità terminarono e iniziarono i negoziati per un trattato di pace. Nel maggio 1918, i rappresentanti di entrambe le parti conclusero il Trattato di Bucarest, che tuttavia fu successivamente annullato.

Periodo interbellico

Dopo l'armistizio della fine del 1918, il Ministero degli Esteri sviluppò una strategia secondo la quale l'Ucraina e la Romania avrebbero dovuto formare un blocco filotedesco sul Mar Nero. Questo era il modo con il quale Berlino intendeva mantenere la propria influenza nella regione. [19] Dopo la perdita delle colonie tedesche a seguito della prima guerra mondiale, l'economia tedesca si concentrò più di prima sul raggiungimento dell'egemonia economica nell'Europa sud-orientale.[20] Nei primi anni del dopoguerra questa strategia non ebbe successo, ma già a metà degli anni Venti la situazione cambiò. Nel 1925, il rappresentante diplomatico tedesco in Romania dichiarò che "le possibilità economiche dell'industria tedesca in Romania" erano "maggiori (...) che in qualsiasi altro Paese dell'Europa orientale"[21].

La rinnovata concorrenza francese

Come i due principati danubiani di Moldavia e Valacchia nel XIX secolo, anche la Francia cercò di espandere la propria influenza in Romania. Negli anni Venti, infatti, diversi governi rumeni si orientarono politicamente verso la Francia e la Gran Bretagna come pilastri dell'ordine di pace di Versailles. [22] Il Paese faceva allora parte della Piccola Intesa anti-revisionista con la Jugoslavia e la Cecoslovacchia. Nel 1925, gruppi francesi parteciparono alla fondazione del gruppo rumeno Industria Aeronautică Română (IAR), punto fermo nello sviluppo dell'industria aeronautica rumena. [23] Soprattutto nelle forze armate rumene, la Francia acquisì un'"influenza onnipresente (...)".[24] 

Influenza offensiva

In una dichiarazione governativa del 1928, il cancelliere tedesco Hermann Müller (SPD) dichiarò che era un "compito essenziale" del governo della Repubblica di Weimar dell'epoca sviluppare le relazioni della Germania con i paesi dell'Europa sudorientale, compresa la Romania. [Nel 1931 iniziò una metamorfosi dell'organizzazione lobbistica Mitteleuropäischer Wirtschaftstag (MWT), che si concluse con la nascita di "una nuova organizzazione con il vecchio nome". [26] Da quel momento in poi, l'MWT gettò le basi per una "politica (fascista) dell'Europa sudorientale di grande successo". [27] Nell'MWT, i principali rappresentanti dell'economia lavoravano insieme al personale del Ministero degli Esteri. Per garantire l'approvvigionamento alimentare tedesco, a partire dal 1933 la IG Farben iniziò a coltivare sempre più soia in Romania. [28] Il Reich tedesco continuò a espandere la propria influenza in Romania.

L'"ariete" tedesco

Il giorno dopo il ritiro dell'esercito rumeno dalla Bessarabia e dalla Bucovina settentrionale, nell'estate del 1940, il governo rumeno dichiarò ad Adolf Hitler che la Romania cercava una "stretta collaborazione con la Germania in tutti i campi". [29] Sempre nell'estate del 1940, la Kontinentale Öl-Aktiengesellschaft tedesca iniziò a rilevare l'industria petrolifera rumena. [30] Sebbene il governo rumeno fosse inizialmente riuscito a mantenere gran parte dell'economia del Paese sotto il controllo rumeno, [31] le società tedesche potevano essere utilizzate come "ariete" per accrescere l'influenza tedesca: Dopo l'annessione dell'Austria e la disgregazione della Cecoslovacchia, le società tedesche rilevarono le aziende e le banche del Paese assumendo quindi il controllo su parti importanti dell'industria pesante rumena. Inoltre, il governo di Berlino esercitò pressioni affinché il governo rumeno vendesse l'industria pesante alle società tedesche. [32]

"Operazione Barbarossa

D'ora in poi, il Reich tedesco poteva contare sulla Romania non solo economicamente, ma anche militarmente: il Paese dell'Europa sud-orientale fornì il secondo contingente di truppe più grande dopo la Germania per l'invasione dell'Unione Sovietica, l'Operazione Barbarossa. [33] Le truppe rumene riconquistarono la Bessarabia e presero anche la Bucovina settentrionale e la regione di Odessa. Quest'ultima divenne una colonia rumena con il nome di Transnistria. In essa, le truppe rumene commisero vari crimini di massa e uccisero oltre 200.000 ebrei rumeni. [34] Insieme ai soldati tedeschi, i soldati rumeni combatterono anche a Stalingrado. [35] Dopo le ritirate del 1943 e della prima metà del 1944, un colpo di Stato pose fine al governo del primo ministro filofascista Ion Antonescu; la Romania passò agli Alleati. Da quel momento in poi, l'influenza tedesca si ridusse al minimo. Solo a partire dalla fine dell'era del socialismo reale la Repubblica Federale è riuscita a riconquistare una maggiore influenza in Romania.


Leggi gli altri articoli sulla crisi dell'asse franco-tedesco-->>


[1] Barbara Jelavich: Russia and the Formation of the Romanian National State, 1821–1878, Cambridge 1984, S. 28.

[2] Victor Taki: Russian Occupation of Moldavia and Wallachia and the Plans for a “People's War” in the Balkans, in: Candan Badem (Hg.): The Routledge Handbook of the Crimean War, London 2023, S. 85–102 (hier: S. 97).

[3] Paul Hehn: Capitalism and the Revolutionary Factor in the Balkans and Crimean War Diplomacy, in: East European Quarterly, Jg. 18 (1984), Nr. 2, S. 155–184 (hier: S. 158).

[4] Ebenda, S. 155/156.

[5] Klaus Thörner: »Der ganze Südosten ist unser Hinterland« – Deutsche Südosteuropapläne von 1840 bis 1945, Freiburg 2008, S. 46.

[6] Klaus Thörner: „Der ganze Südosten ist unser Hinterland“ – Deutsche Südosteuropapläne von 1840 bis 1945, Diss., Oldenburg 2000, S. 21.

[7] Jonathan A. Grant: Rulers, Guns, and Money – The Global Arms Trade in the Age of Imperialism, Cambridge (MA) 2007, S. 39.

[8] Martin B. Winckler: Bismarcks Rumänienpolitik und die europäischen Großmächte 1878/79, in: Jahrbücher für Geschichte Osteuropas, Jg. 2 (1954), Nr. 1, S. 53–88 (hier: S. 58).

[9] Keith Hitchins: A Concise History of Romania, Cambridge 2014, S. 110.

[10] Ebenda, S. 87.

[11] Sorin Arhire: The Russian-Romanian Diplomatic Negotiations between 1914 and 1916 for Romania’s Entry into the First World War, in: Russian Historical Journal Bylye Gody, Jg. 54 (2019), Nr. 4, S. 1907–1917 (hier: S. 1912Fn1).

[12] Winckler: Bismarcks Rumänienpolitik und die europäischen Großmächte 1878/79, S. 59.

[13] Mayerhofer, Lisa: Zwischen Freund und Feind – Deutsche Besatzung in Rumänien 1916–1918, München 2010, S. 23–28.

[14] Hitchins: A Concise History of Romania, S. 149.

[15] Arhire: The Russian-Romanian Diplomatic Negotiations between 1914 and 1916 for Romania’s Entry into the First World War, S. 1910/1911.

[16] Glenn E. Torrey: Romania in the First World War: The Years of Engagement, 1916–1918, in: The International History Review, Jg. 14 (1992), Nr. 3, S. 462–479 (hier: S. 465).

[17] Glenn E. Torrey: The Entente and the Rumanian Campaign of 1916, in: Rumanian Studies, Jg. 4 (1976–1979), S. 174–191 (hier: S. 174).

[18] Glenn E. Torrey: Romania Leaves the War: The Decision to Sign an Armistice, December 1917, in: East European Quarterly, Jg. 23 (1989), Nr. 3, S. 283–292.

[19] David X. Noack: Germany’s Influence along the Black Sea Rim in the Wake of the First World War: Official German foreign policy views on the Black Sea Region in the “Shadow of Versailles“ November 1918–March 1921, in: Sorin Arhire/Tudor Roşu (Hgg.): The Paris Peace Conference (1919–1920) and Its Aftermath: Settlements, Problems and Perceptions, Newcastle upon Tyne 2020, S. 133–158 (hier: S. 142/143).

[20] Thörner: »Der ganze Südosten ist unser Hinterland«, S. 320/321.

[21] Thörner: „Der ganze Südosten ist unser Hinterland“, Diss., S. 372.

[22] Hitchins: A Concise History of Romania, S. 160.

[23] Alexander Statiev: Antonescu's Eagles against Stalin's Falcons: The Romanian Air Force, 1920–1941, in: The Journal of Military History, Jg. 66 (2002), Nr. 4, S. 1085–1113 (hier: S. 1086).

[24] Ebenda, S. 1089.

[25] Hans-Jürgen Schröder: Deutsche Südosteuropapolitik 1929–1936 – Zur Kontinuität deutscher Außenpolitik in der Weltwirtschaftskrise, in: Geschichte und Gesellschaft – Zeitschrift für historische Sozialwissenschaft, Jg. 2 (1976), S. 5–32 (hier: S. 10).

[26] Martin Seckendorf: Entwicklungshilfeorganisation oder Generalstab des deutschen Kapitals? Bedeutung und Grenzen des Mitteleuropäischen Wirtschaftstages, in: 1999 – Zeitschrift für Sozialgeschichte des 20. und 21. Jahrhunderts, Jg. 8 (1993), Nr. 3, S. 10–33 (hier: S. 13).

[27] Ebenda, S. 25.

[28] Roswitha Berndt: Wirtschaftliche Mitteleuropapläne des deutschen Imperialismus (1926–1931) – Zur Rolle des Mitteleuropäischen Wirtschaftstages und der Mitteleuropa-Institute in den imperialistischen deutschen Expansionsplänen, in: Gilbert Ziebura (Hg.): Grundfragen der deutschen Aussenpolitik seit 1871, Darmstadt 1975, S. 305–334 (hier: S. 333).

[29] Alexander Statiev: When an army becomes ‘merely a burden’: Romanian defense policy and strategy (1918–1941), in: The Journal of Slavic Military Studies, Jg. 13 (2000), Nr. 2, S. 67–85 (hier: S. 75).

[30] Anand Toprani: Germany’s Answer to Standard Oil: The Continental Oil Company and Nazi Grand Strategy, 1940–1942, in: Journal of Strategic Studies, Jg. 37 (2014), Nr. 6–7, S. 949–973 (hier: S. 961).

[31] R. J. Overy: Göring’s ‘Multi-national Empire’, in: Alice Teichova/P. L. Cottrell (Hgg.): International Business and Central Europa, 1918–1939, New York (NY) 1983, S. 269–298 (hier: S. 279).

[32] Richard J. Overy: German multinationals and the Nazi state in occupied Europe, in: Alice Teichova/Maurice Lévy-Leboyer/Helga Nussbaum (Hgg.): Multinational enterprise in historical perspective, Cambridge u.a. 1989, S. 299–325 (hier: S. 311).

[33] Grant T. Harward: “To the End of the Line”: The Romanian Army in Operation Barbarossa, in: The Journal of Slavic Military Studies, Jg. 34 (2021), Nr. 4, S. 599–618 (hier: S. 617).

[34] Wolfgang Benz: Der „vergessene Holocaust“ – Der Sonderfall Rumänien: Okkupation und Verfolgung von Minderheiten im Zweiten Weltkrieg, in: Mariana Hausleitner/Brigitte Mihok/Juliane Wetzel (Hgg.): Rumänien und der Holocaust – Zu den Massenverbrechen in Transnistrien 1941–1944, Berlin 2001, S. 9–13 (hier: S. 10).

[35] Grant T. Harward: Romania’s Holy War – Soldiers, Motivation, and the Holocaust, Ithaca (NY)/London 2021, S. 161–168.




mercoledì 10 maggio 2023

La fine dell'asse franco-tedesco e l'inizio dell'era del confronto aperto

I progetti di cooperazione nel settore militare fra Parigi e Berlino vanno avanti a rilento e sono a rischio fallimento, ormai l'asse franco-tedesco è solo un ricordo e i tedeschi sembrano completamente appiattiti sulle posizioni atlantiste, tanto da far parlare gli esperti di relazioni internazionali di un nuovo scenario di confronto-scontro fra Parigi e Berlino. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy

Amicizia franco-tedesca

"Ripensamento dei sistemi" nella guerra terrestre

I lavori per la realizzazione del Main Ground Combat System (MGCS) ufficialmente sono iniziati nel 2017. L'MGCS solitamente viene definito come un "carro armato di nuova generazione" - e nel settore si parla di questo progetto come di un salto qualitativo, simile, ad esempio, a quello fatto nel passaggio dagli aerei a elica agli aerei a reazione. Ralf Ketzel, amministratore delegato dell'azienda attiva nel settore della difesa Krauss-Maffei Wegmann (KMW), in autunno aveva esplicitamente dichiarato che il progetto "non sarà un carro armato" [1]. Le differenze sono grandi, aveva detto; non solo la torretta - il luogo con il maggior rischio di essere uccisi durante il combattimento - in futuro sarà senza equipaggio; sono previsti anche elementi completamente nuovi, come un robot e i dispositivi di monitoraggio controllati a distanza, che saranno strettamente collegati in una rete digitale e formeranno una sorta di sistema da combattimento connesso. L'MGCS, che dovrebbe essere sviluppato in stretta collaborazione con gli "utenti" - in pratica con la Bundeswehr - porterebbe a un profondo "ripensamento del sistema" in cui viene condotta una guerra terrestre. Strategie dettagliate in questa direzione erano già state sviluppate e presentate pubblicamente dall'esercito tedesco diversi anni fa, compresi i concetti che utilizzano l'intelligenza artificiale (AI) per la guerra [2].



Ritardi di diversi anni

L'MGCS è stato esplicitamente concepito come un progetto franco-tedesco: da un lato, perché i costi sono estremamente elevati - sono stimati in 100 miliardi di euro - e, dall'altro, doveva servire a far progredire l'integrazione fra i produttori di armi nazionali dell'UE verso una base industriale di respiro continentale. Finora non ci si è riusciti, anzi il futuro del progetto è più che mai incerto. Per attuare il progetto, infatti, Berlino e Parigi alcuni anni fa hanno spinto verso una fusione fra i produttori di carri armati KMW (Germania) e Nexter (Francia) per dare vita a KNDS; anche Rheinmetall (Germania) è coinvolta nel progetto. Recentemente, un rapporto confidenziale del Ministero della Difesa tedesco affermava che in quattro degli otto "campi tecnologici" centrali ancora non è stato definito quale gruppo industriale sarà il contraente principale. [3] Mentre la parte tedesca chiede un "leadership chiara nelle tecnologie di punta tedesche", in Francia ci sono pesanti "obiezioni" in merito. Le "questioni finora controverse" non sono state "ancora risolte". Poiché ci sono stati "ritardi di diversi anni rispetto al programma originale", il completamento del progetto dell'MGCS originariamente previsto per il 2035 "non è più realizzabile in quei tempi". Il completamento viene ora previsto non prima del 2040.



Soluzioni nazionali

Nel frattempo, non si può più escludere un completo fallimento del progetto. Pierre Schill, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito francese, ha recentemente dichiarato che la produzione di un successore del carro armato principale Leclerc è una "questione strategica" per Parigi; se l'MGCS non decolla, si dovrà ricorrere a un modello puramente francese. [4] Da parte sua, Hans-Peter Bartels (SPD), ex Commissario del Bundestag per la Difesa, ha dichiarato: "L'industria tedesca non ha bisogno del sostegno francese per sviluppare un nuovo carro armato". C'è anche una disputa tra le aziende tedesche KMW e Rheinmetall. La Rheinmetall, ad esempio, è andata avanti con un nuovo carro armato, che porta il nome di Panther - nome ripreso da un carro armato della Wehrmacht - e che probabilmente sarà costruito in un suo nuovo stabilimento in Ucraina [5]. KMW invece afferma che il modello è di fatto un "telaio Leopard" con una torretta convenzionale con equipaggio - "una rappresentazione rivestita di uno sviluppo di cannoni già presentato anni fa": in altre parole, niente di nuovo. [6] Per colmare il vuoto lasciato fino al completamento dell'MGCS, si sta pianificando anche un ulteriore sviluppo del vecchio Leopard 2 nel Leopard 2A8. [7]



Gli Stati Uniti al posto della Francia

Le divergenze sull'MGCS sarebbero ancora più gravi perché gli osservatori le considerano solo un sintomo di un piu' ampio conflitto franco-tedesco. Da anni, infatti, ci sono controversie anche sul jet da combattimento franco-tedesco di nuova generazione, il FCAS (Future Combat Air System). A Parigi, infatti, il forte risentimento era stato causato dal fatto che Berlino sta pianificando di costruire un sistema di difesa aerea europeo utilizzando modelli statunitensi e israeliani, ma non uno sviluppo franco-italiano, cioè europeo. [9] In Francia, inoltre, si critica fortemente il fatto che il governo tedesco stia utilizzando il suo programma speciale di armamento da 100 miliardi di euro principalmente per l'acquisto di armamenti statunitensi come il caccia F-35. In precedenza, nel giugno 2021, Berlino aveva deciso di abbandonare completamente lo sviluppo originariamente previsto di un sistema per la guerra aerea marittima franco-tedesco (MAWS) e di acquistare al suo posto il Boeing P-8 Poseidon statunitense. Attualmente si teme che l'annuncio fatto dal Ministro della Difesa Boris Pistorius di voler acquistare prodotti finiti invece di intraprendere nuovi e complessi sviluppi possa indebolire ulteriormente i piani franco-tedeschi.



Niente più compromessi

Le controversie franco-tedesche abbondano anche su altri temi [10]. Già a febbraio, Camille Grand dell'European Council on Foreign Relations (ECFR) aveva sottolineato che sulla guerra in Ucraina, Berlino si stava coordinando in maniera sempre piu' stretta con Washington che non con Parigi, facendo così capiere in maniera chiara che il governo tedesco era più interessato a "tornare a una relazione solida con Washington rispetto alla possibilità di sviluppare una forte agenda europea insieme a Parigi". [11] Landry Charrier, ricercatore alla Sorbona, scriveva a marzo che la guerra in Ucraina potrebbe aver "saldato l'alleanza transatlantica": "Per Germania e Francia, invece, è diventata una questione divisiva" [12] Entrambi gli Stati da molto tempo sono consapevoli di avere risposte diverse alle sfide globali; ora, tuttavia, "i tempi in cui era possibile elaborare compromessi" sono finiti. "Dal punto di vista francese, il Cancelliere sta perseguendo una strategia che rende l'Europa dipendente dagli Stati Uniti e che alla fine mette a repentaglio la sua stessa capacità di azione", spiega Charrier: "Da qui la durezza che Macron sta mostrando nei confronti della Germania". Tra Germania e Francia sta nascendo una "nuova era: l'era del confronto aperto".

[1] „MGCS wird kein Panzer sein“. wehrtechnik.info 26.10.2022.
[2] S. dazu Drohnenschwärme im Zukunftskrieg und Kriegführung mit Künstlicher Intelligenz.
[3] Thomas Steinmann: Deutsch-französischer Superpanzer kommt später als geplant. capital.de 11.04.2023.
[4] Sarah Werner: Geheimer Bericht offenbart den Machtkampf um unseren neuen Superpanzer. focus.de 29.04.2023.
[5] S. dazu Der Panthersprung nach Kiew.
[6] „MGCS wird kein Panzer sein“. wehrtechnik.info 26.10.2022.
[7] Waldemar Geiger, Gerhard Heiming: Neue Kampfpanzer – Bundeswehr soll Leopard 2 A8 erhalten. esut.de 14.04.2023.
[8] Oliver Neuroth: Spanien steigt bei FCAS ein. tagesschau.de 28.04.2023.
[9] S. dazu Auf Kosten Frankreichs.
[10] S. dazu Die deutsch-französische „Freundschaft“.
[11] Camille Grand: Ohne europäische Dimension? internationalepolitik.de 24.02.2023.
[12] Landry Charrier: Gebrochene Achse. ipg-journal.de 20.03.2023.


domenica 19 aprile 2020

La lotta tra Francia e Germania per il potere nell'UE

"Loro sono per l'Europa quando si tratta di esportare le merci che fabbricano. Loro sono per l'Europa quando si tratta di procurarsi manodopera a basso costo. Ma non sono per l'Europa quando si tratta di condividere i debiti. Non è possibile". Non sono le parole di un blogger sovranaro qualsiasi, ma quelle usate dal presidente francese nell'intervista al FT di venerdì per descrivere l'atteggiamento dei tedeschi in Europa. La lotta per il primato nell'UE del dopo pandemia è iniziata. Ne scrive Lost in Europe


Fra Berlino e Parigi è scoppiata una dura lotta di potere per dettare il futuro dell'UE. Fondamentalmente la controversia dovrebbe riguardare la battaglia per la solidarietà finanziaria e i "corona-bonds". In verità, si tratta di più, di molto di più.

Al giorno d'oggi bisogna leggere i giornali per avere il polso di quello che succede nell'UE. Ai tempi del corona-virus e delle videoconferenze, la politica europea si fa con le interviste, sempre che si continui a farla. Il presidente del Consiglio dell'UE Michel ha rilasciato a tal proposito un' intervista alla FAZ. L'introduzione dei cosiddetti corona-bonds non è piu' in programma. "Ci sono sensibilità diverse all'interno del Consiglio", ha detto Michel alla "FAZ".

In questo modo il belga ha mostrato una strana concezione del suo ufficio. Come presidente del Consiglio non dovrebbe andare in cerca delle "sensibilità", ma piuttosto guidare l'organo più importante dell'UE. Dovrebbe fare in modo che la struttura continui a funzionare, non correre dietro ad essa.

Come si fa ad accendere l'UE, tuttavia, è un arte che nessuno conosce meglio del presidente francese Macron. "Ora è il momento della verità, in cui si tratta di stabilire se l'Unione Europea è un progetto politico o solo un mercato", ha detto al "FT".

A differenza di Michel, Macron ancora una volta si è pronunciato in favore di trasferimenti finanziari e di nuovi prestiti. E allo stesso tempo, si è espresso energicamente contro la cancelliera Merkel e contro la politica europea dei tedeschi e degli olandesi, ha detto infatti in un'intervista al FT:

"Loro sono per l'Europa quando si tratta di esportare le merci che fabbricano. Loro sono per l'Europa quando si tratta di procurarsi manodopera a basso costo", ha detto Macron. “Ma non sono per l'Europa quando si tratta di condividere i debiti. Non è possibile"

Macron in passato si era già espresso con toni simili. Ma questa volta, nel bel mezzo della peggiore crisi economica degli ultimi cento anni (secono l'ex presidente Von Rompuy), le sue parole sembrano quasi minacciose.

Macron ha anche messo in guarda dai danni ingenti al mercato interno causati dalle misure di sostegno nazionali - anche in questo caso si riferiva alla Germania. Dopo questa crisi non potrà esserci un semplice "proseguiamo così".

La ragione di fondo apparentemente è la preoccupazione che la Germania e la sua economia possano emergere ancora più forti dalla pandemia, mentre la Francia ancora piu' indebolita. Il mercato interno allora diventerebbe solo un mercato tedesco, e l'UE sarebbe sicuramente una "Europa tedesca".

-->

lunedì 10 febbraio 2020

Profonde divergenze franco-tedesche

Dopo il no di Macron alla condivisione dell'atomica francese con i tedeschi, le divergenze fra Berlino e Parigi sono sempre piu' evidenti, anche la stampa tedesca che conta suggerisce a Berlino di non fidarsi troppo del presidente Macron. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


Contro l'egemonia tedesca

Il presidente francese Emmanuel Macron - in risposta a Berlino che stava sistematicamente rallentando tutte le sue iniziative sull'UE presentate nel corso del suo ben noto discorso alla Sorbona del settembre 2017 - ha iniziato ad opporsi apertamente al dominio tedesco, in particolare nel campo della politica militare dell'UE. Il primo passo è stato l'annullamento di un'apparizione congiunta con la Cancelliera Angela Merkel alla conferenza sulla sicurezza di Monaco dello scorso anno; Berlino, infatti, aveva programmato l'apparizione per dimostrare una unanimità - in realtà inesistente -  tra i leader dell'UE in materia di politica mondiale. Se l'annullamento riguardava una misura simbolica del governo federale, a colpire gravemente la Repubblica federale è stato invece un altro passaggio: Parigi a febbraio 2019 ha ritirato il suo appoggio al gasdotto Nord Stream 2, dopo tale ritiro solo con grande difficoltà Berlino è riuscita ad evitare il fallimento del suo progetto. Ad aprile poi, il governo di Parigi si è rifiutato di avviare colloqui formali su un accordo di libero scambio dell'UE con gli Stati Uniti. I negoziati essenzialmente dovevano servire a prevenire le tariffe punitive statunitensi sulle importazioni di veicoli; erano quindi nell'interesse dell'industria tedesca. Le case automobilistiche francesi, tuttavia, esportano poco negli Stati Uniti.

Nuovi scontri

Sempre ad aprile poi, Macron ha pubblicamente annunciato nuovi "scontri" con la Germania - dando seguito al suo annuncio con i fatti. Cosi' a maggio ha ufficialmente annunciato di non essere d'accordo sull'allora candidato tedesco per la successione al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, Manfred Weber (CSU). [2] In estate la Francia ha ostacolato l'accordo di libero scambio dell'UE con la confederazione sudamericana Mercosur, accordo appena concluso dopo venti anni di negoziati, chiedendone dei miglioramenti; l'accordo nell'UE è particolarmente importante per l'industria dell'export tedesca. In autunno Parigi ha bloccato l'inizio dei colloqui di adesione all'UE con la Macedonia settentrionale e l'Albania, ancora una volta contro la volontà espressa da Berlino. Solo un po 'più tardi Macron in occasione di un viaggio a Pechino ha cercato di unificare la politica UE-Cina: sotto la sua guida però, non quella tedesca [4]. A ciò sono seguiti ulteriori passi per ottenere un ruolo di primo piano nella politica estera e militare dell'UE: prima i negoziati con la Russia per migliorare le relazioni reciproche e, in questi giorni, i colloqui a Varsavia per ottenere il supporto della Polonia nei confronti delle iniziative di politica estera di Parigi.

"In declino, e debole in politica estera"

A Berlino l'attivismo di Macron si scontra sempre di piu' con un certo rifiuto. Un contributo sintomatico di questo clima è l'articolo pubblicato nel primo fine settimana di febbraio da Jacques Schuster, principale commentatore del gruppo "Welt", articolo che a Parigi ha ottenuto una certa attenzione e una risposta chiaramente infastidita. La Francia, recita  il testo dell'articolo, si trova in una fase "di declino" sin dagli anni '90. Mostra "crescenti tensioni sociali" e "debolezza in politica estera". Macron sta attualmente cercando di "dare al continente, sotto la guida francese, la posizione che merita"; poiché la Francia è "sempre meno in grado" di farlo, il presidente cerca di ricorrere "all'aiuto dei tedeschi". Ovviamente "senza fare concessioni": "Parigi non è né disposta a condividere il suo seggio permanente nel Consiglio di sicurezza con Berlino, né Berlino può sperare di avere voce in capitolo sull'uso dei missili nucleari francesi". "Anche i sostenitori del presidente criticano la corte reale che Macron ha creato a Parigi", scrive Schuster: "Vari circoli di amici, consulenti e rappresentanti di interessi stanno cercando di influenzare le decisioni del sovrano". [5] Ouest-France, il quotidiano francese a maggiore diffusione, ha classificato l'articolo, pubblicato con il titolo "La Germania non dovrebbe fidarsi di Macron", come la prova evidente di un ulteriore "irrigidimento" nelle relazioni franco-tedesche. [6]

"Sotto il comando dell'UE"

Nel frattempo, in Germania, influenti esperti di politica estera la scorsa settimana hanno lanciato un nuovo attacco nei confronti di Macron. All'inizio della settimana, Johann Wadephul, vicepresidente del gruppo parlamentare della CDU/CSU, responsabile per la politica estera e militare, ha rilanciato una richiesta tedesca, proposta con regolarità per anni, e cioè: l'accesso di Berlino alle armi nucleari francesi. È "nell'interesse tedesco poter influenzare la strategia nucleare che ci protegge", ha affermato Wadephul; la Francia dovrebbe quindi "mettere le sue forze nucleari" sotto un comando congiunto dell'UE o della NATO [7]. Se così fosse, Berlino avrebbe davvero accesso alle armi nucleari. Wadephul alla fine ha precisato, che Macron il quale "ci aveva chiesto piu' volte di osare piu' Europa, ora dovrebbe mostrare di essere anche lui pronto".

Dialogo strategico

Il presidente francese venerdì in un discorso davanti ai laureati dell'École de Guerre parigina ha respinto la richiesta tedesca. Macron non ha lasciato alcun dubbio sul fatto che la Francia non intende condividere le sue forze nucleari, che il Presidente resta il solo a decidere cosa fare e che il suo governo non è disposto a coinvolgere altri paesi nel finanziamento della "Force de frappe", in modo da fornire a terzi una qualche influenza sulle armi nucleari francesi [8]. Macron, ha tuttavia affermato di desiderare un serio "dialogo strategico sul ruolo della dissuasione nucleare nella nostra sicurezza comune" all'interno dell'UE. La Francia è pronta a prendere in considerazione gli interessi in materia di sicurezza dei suoi alleati all'interno di una strategia sulle armi nucleari: la sua indipendenza nell'ambito di una possibile decisione sull'uso delle armi nucleari francesi è "pienamente compatibile con la nostra incrollabile solidarietà con i nostri partner europei". Oltre al "dialogo" sulla strategia da intraprendere in materia di armi nucleari, gli altri paesi membri in qualsiasi momento potranno "partecipare alle esercitazioni delle forze armate francesi in ambito nucleare". Poiché questa offerta resta al di sotto della soglia dell'influenza, per Berlino non è sufficiente.

Alla conferenza sulla sicurezza di Monaco

Macron vuole discutere le sue idee al riguardo durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco, che inizia venerdì. Si tratta anche di dare una  voce forte all'UE nella politica mondiale, indipendentemente dagli Stati Uniti e, se possibile, sotto la guida di Parigi. Il primo punto incontra l'interesse di Berlino, il secondo viene respinto.


[1] S. dazu Vor neuen Konfrontationen.
[2] S. dazu Vor neuen Konfrontationen (II).
[3] S. dazu Kollateralschäden im Führungskampf.
[4] S. dazu Zwischen China und den USA.
[5] Jacques Schuster: Deutschland sollte Macron nicht über den Weg trauen. welt.de 01.02.2020.
[6] La France doit-elle partager son arsenal nucléaire avec l'UE? Oui, selon un proche d’Angela Merkel. ouest-france.fr 03.02.2020.
[7] Hans Monath: "Wir sollten uns an nuklearer Abschreckung beteiligen". tagesspiegel.de 02.02.2020. S. dazu Griff nach der Bombe (III).
[8] Leo Klimm, Paul-Anton Krüger: Macron drängt zum Dialog über atomare Abschreckung. sueddeutsche.de 07.02.2020.


-->

domenica 9 febbraio 2020

Piccole guerre franco-tedesche

Oltre alla condivisione dell'atomica francese, gentilmente declinata dal presidente Macron, Parigi e Berlino si scontrano su diverse questioni scottanti ancora aperte: l'asse franco-tedesco non è poi così saldo come potrebbe sembrare. Ne scrive il sempre ben informato Lost in Europe


Gli inglesi sono fuori, e ora tocca ai due paesi piu' grandi dell'UE, Germania e Francia, mandare avanti la baracca. Ma invece di procedere uniti, Berlino e Parigi si mettono a litigare. Stanno persino combattendo una piccola e pericolosa guerra.

La prima controversia riguarda il futuro bilancio dell'UE. La Germania vorrebbe ridurlo, per contenere i costi post-Brexit. La Francia, invece, vuole abolire sia lo sconto tedesco che lo sconto britannico, che ora del resto non sarà più applicabile.

Non si tratta solo di soldi, ma anche di definire ciò di cui l'UE in futuro si dovrà occupare: della vecchia politica agricola, che rappresenta ancora la parte principale del bilancio europeo, o dei nuovi programmi come la protezione del clima e l'uscita  graduale dal carbone.

Berlino vorrebbe essere moderna e chiede un taglio degli aiuti agricoli "francesi" (di cui peraltro beneficiano anche le grandi aziende agricole tedesche nel Meclemburgo-Pomerania) - ma non vuole pagare un centesimo in più per l'eliminazione graduale del carbone ...

Il secondo argomento di discussione riguarda l'allargamento dell'UE. A prima vista si tratta solo di due candidati, l'Albania e la Macedonia settentrionale: la Germania vuole avviare i negoziati di adesione , la Francia li sta bloccando e chiede riforme.

Ma in verità si tratta della cosiddetta "finalità": l'UE deve comunque essere ampliata anche se questo indebolisce la coesione interna - oppure si tratta piuttosto di costituire prima un "nucleo duro" per far funzionare la baracca?

La cancelliera Merkel è per l'allargamento senza limiti, alla fine, in questo modo si amplia anche il mercato dell'export tedesco. Il presidente Macron, invece, chiede di fare prima le riforme per rafforzare la coesione e l'efficacia dell'UE ...

Il terzo argomento di scontro riguarda la Libia, Merkel appoggia il governo di unità di Tripoli, Macron l'autoproclamato generale Haftar. Al vertice di Berlino le due parti hanno comunque cercato di trovare un accordo sulla stessa linea.

Ma è proprio la Turchia ad accendere lo scontro - mentre continua ad inviare navi e combattenti dalla Turchia verso Tripoli. Il Sultano Erdogan si rifiuta apertamente di rispettare l'accordo di Merkel sulla Libia, critica Macron - ma la Cancelliera tace.

E questo non solo infiamma ancora di piu' le relazioni franco-tedesche, ma potrebbe portare ad una grave crisi nel Mediterraneo orientale e quindi nella UE e nella Nato. Erdogan continua a provocare la Grecia e Cipro con le trivellazioni per la ricerca del gas.

Conclusione: proprio dopo la Brexit le controversie franco-tedesche tornano ad inasprirsi. La piccola guerra franco-tedesca mette in ombra anche le negoziazioni dell'UE con il premier Johnson per un accordo commerciale.

-->

sabato 18 maggio 2019

Perché lo scontro tra Francia e Germania è destinato a proseguire

Dopo il recente riposizionamento di Macron, il cosiddetto asse franco-tedesco è sempre piu' debole. Ad allontanare Berlino da Parigi non ci sono solo le questioni di politica europea, ma anche la battaglia per le tradizionali zone di influenza geopolitica nel Mediterraneo e nei Balcani. Ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy


Lealtà limitata

A fine aprile il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato una nuova fase "di confronto" con la Germania. Lo sfondo sul  quale si svolge lo scontro: mentre il governo tedesco chiede la piena lealtà francese per imporre gli interessi tedeschi nell'UE, Berlino invece continua sistematicamente a contrastare ogni proposta avanzata da Parigi per la difesa degli interessi francesi [1]. Macron, che in materia di politica europea a causa del blocco di Berlino è rimasto a bocca asciutta, e in politica interna si trova con le spalle al muro, già da febbraio ha iniziato a negare al governo tedesco la fedeltà a cui da tempo a Berlino si erano abituati. Tra le altre cose, il gasdotto Nord Stream 2, per il quale sorprendentemente è venuto a mancare il supporto francese. Per Berlino, che dal gasdotto spera di ottenere dei significativi benefici, si tratta senza dubbio di un duro colpo.

Contro il candidato tedesco

Il nuovo corso politico di scontro annunciato apertamente verso la fine di aprile, è proseguito anche a maggio. Così Parigi in occasione del vertice informale dell'UE di giovedi scorso a Sibiu ha presentato una proposta in materia di politica climatica che chiede all'UE di ridurre le emissioni di CO2 entro il 2030, piu' rapidamente del previsto, e di diventare "carbon neutral entro e non oltre il 2050". La proposta, concordata dal presidente francese con altri sette paesi dell'Unione europea, che tuttavia non era stata discussa con la Repubblica federale, non è passata, come era prevedibile. Berlino, infatti, in considerazione del sostegno del governo all'industria automobilistica tedesca, l'ha bocciata. Oltre a ciò Macron - con l'appoggio non secondario del primo ministro lussemburghese Xavier Bettel - si è pronunciato contro il meccanismo che prevede che il candidato di una delle diverse famiglie politiche europee possa essere eletto come successore del Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Si ritiene "non vincolato da questo modello", ha detto Macron a Sibiu. [3] Si stava rivolgendo infatti al candidato alla Presidenza della Commissione del gruppo che probabilmente dopo l'elezione di fine maggio sarà il piu' numeroso al Parlamento europeo, cioè Manfred Weber della CSU, il leader del Partito popolare europeo (PPE).

Nell'area di egemonia tedesca

La resistenza di Macron all'egemonia tedesca non riguarda solo la politica europea, ma anche la classica politica estera. Ad esempio, il 30 aprile scorso il governo francese ha annunciato una nuova strategia per l'Europa sud-orientale che prevede nuove attività soprattutto nei sei paesi della regione non ancora nell'UE [4]. Oltre all'espansione delle relazioni politiche, è previsto un ampliamento anche di quelle economiche; fra le altre cose, Parigi metterà immediatamente a disposizione dei fondi per lo sviluppo fra i 100 e 150 milioni di euro. Ad essere intensificata sarà soprattutto la cooperazione militare: oltre ad un rafforzamento della cooperazione per la formazione in Francia degli ufficiali dell'Europa sud-orientale, ci sono anche dei piani per coinvolgere sempre di più i soldati della regione nelle operazioni militari francesi. [5] Già a febbraio, l'ex ministro francese degli affari europei, Nathalie Loiseaux, durante una visita in Serbia aveva firmato degli accordi dettagliati per una più stretta cooperazione economica 

Vecchie alleanze

Con il suo rinnovato slancio nell'Europa del sud-est, la Francia non solo torna ad essere attiva in una regione che tradizionalmente viene considerata dalla Germania come la sua principale area di influenza. Riprende anche delle vecchie relazioni con degli ex-alleati in un quadro di contrasto all'egemonia tedesca. La Serbia pertanto sarà al centro della nuova politica francese nell'Europa sud-orientale. Nel mese di marzo, pochi giorni dopo la visita a Belgrado del Ministro per gli affari europei francese, il Ministero degli Esteri francese, in una dichiarazione appositamente redatta, ha sottolineato l'importanza della stretta cooperazione franco-serba, iniziata nel 1838. [6] A partire dagli anni '90 del secolo scorso la cooperazione tuttavia è stata duramente messa alla prova: da quando cioè la Germania ha schierato con sé l'intera UE in una posizione ostile alla Serbia - fino alla guerra. Parigi invano all'epoca aveva tentato di impedire l'escalation dell'aggressione condotta da Bonn [7]. Macron, inoltre, a luglio intende visitare Belgrado. Parigi infatti sta ristabilendo la sua tradizionale politica nell'Europa sud-orientale, e lo fa scontrandosi con gli interessi di Berlino

Contrappeso all'allargamento ad est

Lo stesso vale per la politica mediterranea. Un po' più di dieci anni fà, il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva già cercato di ribilanciare l'orientamento unidirezione dell'UE verso l'Europa orientale e sud-orientale. Fino ad allora, infatti, l'espansione verso est dell'Unione aveva indirizzato le risorse e la capacità dell'UE prevalentemente verso la tradizionale sfera d'influenza tedesca ad est del continente e in questo modo aveva dato alla Germania dei chiari vantaggi politici ed economici.  Con la fondazione dell'Unione del Mediterraneo, Sarkozy aveva cercato di creare un contrappeso mediterraneo nella tradizionale area di interesse francese in Nord Africa e nel Medio Oriente [8]. Berlino finora è sempre riuscita a frenare il progetto. Ora Macron invece intende rilanciare quella proposta. Fra poco meno di sei settimane (23-24 giugno) si terrà a Marsiglia un summit ("Sommet des deux rives", "Forum de la Méditerranée"), che intende intensificare la cooperazione fra i cinque paesi dell'Europa meridionale (Francia, Portogallo, Spagna, Italia, Malta) e cinque paesi nordafricani (Mauritania, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia). Macron si riallaccia esplicitamente ai piani di Sarkozy.

Non c'è più una minoranza di blocco

Il nuovo corso di Parigi trae slancio dalla prospettiva secondo cui Berlino dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'UE non avrà più una minoranza di blocco per difendere la sua politica di austerità. Lo ha ripetutamente sottolineato anche l'ex presidente dell'Istituto Ifo di Monaco, Hans-Werner Sinn. La minoranza di blocco richiede almeno quattro stati con il 35% della popolazione dell'UE. Nelle controversie in materia di austerità, ispirate da Berlino, infatti, la Germania era sempre stata in grado di contare sull'appoggio di Londra. H.W. Sinn scrive a tal proposito: "con la Gran Bretagna nell'UE, i paesi del nord hanno sempre avuto il 38 % dei voti da opporre ai paesi meridionali dell'UE, senza gli inglesi sarà solo il 30 % .." [9 ] La Francia, che sinora si è sempre ribellata invano contro l'austerità dettata da Berlino, all'interno di un'alleanza con i paesi del sud Europa, avrà la possibilità di scrollarsi di dosso, almeno in parte, la spietata presa di Berlino sulla sua economia.
-->




[1] S. dazu Vor neuen Konfrontationen.
[2] S. dazu Die Macht der Röhren.
[3] Matthias Kolb, Alexander Mühlauer: Macron schmiedet Pakt gegen Weber. sueddeutsche.de 13.05.2019.
[4] Es handelt sich um Albanien, Bosnien-Herzegowina, Mazedonien, Montenegro, Serbien und die illegal von Serbien abgespaltene Provinz Kosovo.
[5] Stratégie française pour les Balkans occidentaux. diplomatie.gouv.fr mai 2019.
[6] Commémoration des 180 ans des relations diplomatiques entre la France et la Serbie. diplomatie.gouv.fr.
[7] S. dazu Kein Tandem.
[8] S. dazu Im Schatten
[9] Florian Schwiegershausen: "Brexit ist ein Zeichen der Dummheit". weser-kurier.de 04.12.2018.