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domenica 9 ottobre 2016

Otmar Issing: il mito delle politiche fiscali espansive in Germania

Otmar Issing, ex capo-economista della BCE, dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung attacca il FMI: la Germania non puo' applicare politiche espansive, sono dannose e non aiuterebbero i paesi in crisi. Da FAZ.net
Una politica fiscale espansiva per la Germania va contro ogni logica economica. Il potenziale economico è interamente utilizzato. Solo su di un punto si avrebbe una riduzione delle disuguaglianze.

Per l'ennesima volta il FMI ha invitato i paesi che dispongono di "spazio fiscale" a mettere in pratica misure espansive. Dopo che le politiche monetarie espansive hanno raggiunto i loro limiti e gli effetti negativi del "mondo senza tassi di interesse" sono sempre più' chiari, ora sarebbe arrivato il momento di puntare sulla politica fiscale.

Questo appello, con un ampio sostegno da piu' parti, si rivolge prima di tutto alla Germania. A parte il fatto che l'idea audace secondo cui una politica fiscale espansiva in un paese di medie dimensioni come la Germania possa salvare la congiuntura globale, va contro ogni logica economica. La richiesta si rivolge ad un paese la cui situazione economica ha da tempo le seguenti caratteristiche: pieno utilizzo delle capacità produttive, crescita effettiva superiore rispetto al potenziale produttivo. Sul mercato del lavoro poi c'è piena occupazione. Il tasso di disoccupazione residuo è di natura strutturale, e difficilmente potrà ridursi tramite un aumento della domanda.

Aggiustamento di bilancio invece di nuovo debito

Contemporaneamente l'economia è stimolata grazie ad una politica monetaria troppo espansiva per la Germania (la BCE deve rivolgersi alle condizioni dell'intero continente europeo). A questo si aggiunge il debole tasso di cambio dell'Euro,  che sostiene le esportazioni tedesche. Come può' un serio economista avere l'idea di raccomandare in un tale paese una politica economica ancora più' espansiva?

Ma gli investimenti nelle infrastrutture non sarebbero urgenti? Certo, ma il punto è come devono essere finanziati. La Germania dovrebbe ulteriormente indebitarsi a questo scopo? Gli interessi negativi sul debito pubblico non sono necessariamente una ragione per farlo. Nel nostro paese non vi è la necessità di un ulteriore stimolo della domanda. La maggior spesa per le infrastrutture, per l'educazione,  per le strade, per le ferrovie etc, nelle condizioni attuali, deve essere finanziata tramite una riorganizzazione del bilancio pubblico che preveda una riduzione del consumi pubblici.

Gli effetti positivi sarebbero modesti

Ma le partite correnti tedesche non sono persistentemente in avanzo con l'estero? Da un lato possiamo dire che una correlazione diretta fra il saldo del bilancio pubblico e le partite correnti è tutt'altro che chiara. Dall'altro possiamo dire che secondo tutte le stime disponibili un aumento dell'import in Germania non andrebbe a vantaggio unicamente dell'Italia, ad esempio, e cioè il paese che con maggiore forza chiede un'espansione fiscale in Germania. Nel complesso, l'effetto positivo sullo sviluppo economico all'estero sarebbe poco piu' che modesto.

Dopo questa analisi, la richiesta di utilizzare lo spazio fiscale in Germania al fine di stimolare l'economia negli altri paesi, risulta essere un mito (non molto buono). L'utilizzo dello spazio fiscale potrebbe allora essere inteso, in quanto tesi, come il tentativo di un paese, il cui debito è rimasto indietro rispetto a quello degli altri paesi, di eliminare rapidamente questa condizione. Quando poi tutti i paesi saranno poi indebitati allo stesso modo, la disuguaglianza, almeno nella miseria dei debiti pubblici, sarà sconfitta.

mercoledì 5 ottobre 2016

Il Portogallo a rischio

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, dalla sua rubrica su FAZ.net ci spiega cosa potrebbe accadere al Portogallo se anche l'ultima agenzia di rating il 21 ottobre decidesse di abbassare a Junk il rating sul debito portoghese. Da FAZ.net
Il Portogallo ha un alto debito e l'economia non cresce. Il paese rischia di fallire, non appena l'ultima agenzia di rating cambierà idea.

Le 3 grandi agenzie di rating per la valutazione delle obbligazioni sono Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. La canadese DBRS non sembrerebbe particolarmente importante. Si tratta di un'agenzia di rating fondata nel 1976 e acquistata nel 2015 da un consorzio "alternativo" di asset manager sotto la guida delle società di private equity Carlyle Group e Warbung Pincus.

In verità non ci sarebbe bisogno di conoscere DBRS, se da questa agenzia non dipendesse il destino del Portogallo, e probabilmente lo sviluppo dell'Euro. E' infatti l'unica fra le agenzie di rating riconosciute dalla BCE a non aver ancora classificato come Junk le obbligazioni portoghesi. Per la BCE è infatti sufficiente che almeno una delle 4 agenzie dia un rating superiore al Junk. In questo modo DBRS assicura al Portogallo l'accesso al programma di acquisto dei titoli di stato della BCE e alle banche la possibilità di usare i titoli di stato portoghesi per rifinanziarsi presso la BCE. Se DBRS dovesse assegnare un rating Junk ai titoli di stato portoghesi, come Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch fanno ormai da molto tempo, lo stato probabilmente perderebbe l'accesso ai mercati e avrebbe bisogno di un nuovo programma di aiuti. Le banche non potrebbero piu' rifinanziarsi presso la BCE dando in pegno i loro titoli di stato e dovrebbero essere tenute a galla con la liquidità di emergenza della BCE. Il 21 ottobre DBRS si dovrà pronunciare sul nuovo rating del Portogallo.

Nella sua relazione del 29 aprile l'agenzia canadese ha giustificato il suo rating al Portogallo (BBB-) con una buona struttura delle scadenze e un miglioramento del conto corrente con l'estero. Le prospettive del rating sono state valutate stabili, in base ad una previsione di crescita dell'economia e ad una riduzione del deficit e del rapporto debito pubblico/PIL. Al contrario, il rating dovrebbe essere abbassato, scriveva allora l'agenzia, se la politica economica del governo dovesse deteriorarsi o se la crescita si indebolisse, causando un peggioramento delle finanze pubbliche. Nella prima metà dell'anno il tasso annuo di crescita del PIL è sceso dall'1.5% all'1%. Per raggiungere la previsione di crescita dell'1.8%, l'economia portoghese dovrebbe crescere del 2.6% nella seconda metà dell'anno. Ma questo è molto improbabile. 

Il deficit pubblico dovrebbe scendere dal 4.4% del 2015 al 2.2% di quest'anno, ma la crescita economica inferiore alle previsioni rende tutto piu' difficile. Non aiuta il fatto che il nuovo governo di sinistra abbia aumentato le pensioni e dal primo di luglio abbia introdotto una riduzione a 35 ore settimanali per i dipendenti pubblici. Se per queste ragioni il deficit pubblico non dovesse scendere sotto il 4% del PIL, il rapporto debito/PIL raggiungerà il nuovo record del 130%. Solo Italia e Grecia hanno un livello piu' alto. 

Date queste circostanze e la dichiarata "politica anti-austerità" del governo di sinistra, ci si dovrebbe aspettare che DBRS segua le altre agenzie e abbassi il rating dei titoli di stato portoghesi al livello spazzatura. Ma la pressione sugli analisti di DBRS per non farlo deve essere enorme, perché se lo facessero ci sarebbe bisogno di un ulteriore piano di salvataggio per il governo e per le banche. Le banche portoghesi hanno investito circa 60 miliardi di Euro, pari al 23% di tutti i prestiti, in titoli di stato portoghesi. Dal momento che i crediti in sofferenza e non esigibili rappresentano il 15% dei prestiti, se l'agenzia abbassasse il rating portoghese, il 38% di tutti gli attivi bancari sarebbero di scarsa qualità. Le banche non avrebbero probabilmente nessuna possibilità di rifinanziarsi sul mercato e la BCE sarebbe obbligata ad intervenire con i prestiti di emergenza. Le passività del Portogallo nei confronti dell'Eurosistma (Target II), ora pari a 66 miliardi di Euro, salirebbero rapidamente. 

A questi si aggiungono i 76 miliardi di Euro che il Portogallo deve agli altri paesi dell'Eurozona per i precedenti programmi di assistenza, e 21 miliardi di Euro di titoli di stato che la BCE ha acquistato nell'ambito del suo programma di acquisto. Ci sarebbe bisogno di un nuovo programma di salvataggio per lo stato e per le banche, questa volta pero' sarebbe impossibile nascondere che il denaro dei precedenti fondi di salvataggio è stato inutile e che adesso il Portogallo è insolvente. Spetta solo a DBRS sollevare il velo - oppure soddisfare i desideri del governo portoghese e dei suoi sostenitori nell'UE.

domenica 24 novembre 2013

La crisi italiana spiegata da Piller

E' interessante conoscere la rappresentazione della crisi italiana offerta dalla stampa tedesca. Tobias Piller sulla FAZ ancora una volta non si sottrae al ruolo di primo della klasse: lasciate stare i vostri sogni di svalutazione, una moneta debole non vi aiuterebbe. Da FAZ.net
Il risanamento dell'economia italiana non fa passi avanti. Non serve a molto che il Presidente del consiglio Letta vada all'estero a parlare di riforme, a dire che l'Italia ha rimesso a posto le finanze pubbliche con le proprie forze, "senza aver ricevuto un solo Euro di aiuti dall'Europa". Il primo ministro italiano trascura le garanzie messe sul tavolo da Francoforte e Bruxelles per non far sprofondare l'Italia nel circolo vizioso della sfiducia degli investitori e della speculazione dei mercati. Il premio al rischio italiano è stato contenuto solo grazie alle garanzie del presidente BCE Mario Draghi, all'acquisto dei titoli di stato italiani e al generoso finanziamento delle banche europee. Allo stesso tempo l'Italia ha beneficiato della creazione dei fondi di salvataggio e dei meccanismi per limitare il rendimento dei titoli di stato.

Che l'Italia abbia promesso alla BCE di fare le riforme necessarie e che ai partner europei abbia garantito il pareggio di bilancio, è già stato dimenticato. Nonostante la retorica del Presidente del consiglio, il suo governo in sette mesi non ha prodotto alcuna riforma significativa, al massimo un paio di corretture microscopiche senza alcun effetto sulla crescita.

Mentre l'Italia si trova in recessione da piu' di due anni, cresce il desiderio di ricette keynesiane: rafforzare la congiuntura con maggiore spesa pubblica, svalutare, abbassare i tassi di interesse, stampare denaro. Non si discute pero' se queste ricette usate negli anni '70 e '80 possano funzionare ancora oggi.

Non ci sono piu' spazi di manovra

Come panacea contro la crisi economica la grande maggioranza dei politici, dei sindacalisti e degli economisti italiani pensa unicamente ad una spesa pubblica aggiuntiva, preferibilmente sopra il limite europeo del 3% di deficit/PIL. Si ricorda volentieri l'ultima fase di crescita italiana in cui i politici hanno utilizzato i soldi pubblici come leva dello sviluppo economico. Si dimentica che i politici orientati alle clientele e corrotti in questo modo cercavano solo di legittimare la loro spesa eccessiva. Soprattutto la spesa pubblica irresponsabile dal 1980 al 1992 ha fatto crescere il rapporto deficit/PIL dal 60 al 120 %.

Con un debito pubblico al 134 % del PIL, come previsto dalla Commissione europea per il 2014, non ci sono piu' margini di manovra. E' indispensabile capire se lo stato, che anche quest'anno gestira oltre il 51% del PIL, intende accrescere ulteriormente il suo ruolo nell'economia. Sull'Italia restano pero' grandi dubbi, data l'estrema inefficienza dell'organizzazione statale. Ogni Euro gestito dal settore privato, di conseguenza, porterebbe maggiori benefici alla crescita economica.

Quando gli italiani pensano al denaro in mani private, pensano soprattutto che i consumatori dovrebbero avere maggiori risorse, e cio' dovrebbe essere fatto con tagli fiscali da finanziare con l'indebitamento. In questo modo la congiuntura sarebbe rianimata da un aumento della domanda. Questa idea pero' nell'economia globale sembra obsoleta e inadeguata. Probabilmente negli anni in cui i mercati erano piu' chiusi e c'erano delle barriere all'importazione, era piu' facile fare qualcosa per la congiuntura interna. Ora invece gli effetti di un amuento dei consumi dipendono dal livello di competitività dell'offerta nazionale. Ma se gli italiani continuano a comprare sempre piu' auto e dispositivi tecnici stranieri oppure fanno viaggi all'estero, l'aumento dei consumi porterà con sé un aumento anche dell'import.

Dare slancio alle imprese italiane di successo

Anche per un altro degli strumenti tanto amati dagli italiani, la svalutazione della moneta, ci si è dimenticati di studiare gli effetti nell'attuale economia globale. Cio' non impedisce pero' agli economisti e ai politici italiani di lamentarsi in continuazione per il tasso di cambio dell'Euro troppo elevato e di sperare in rimedi semplici.

Ma la strada della svalutazione, tante volte utilizzata ai tempi della Lira, oggi sarebbe probabilmente un vicolo cieco: in passato con la discesa del tasso di cambio in un mercato ristretto composto da pochi paesi industrializzati, i prodotti italiani e le vacanze in Italia diventavano immediatamente piu' economici, e i consumatori tedeschi, ad esempio, potevano comprarne di piu'. Ma oggi con una svalutazione dei prodotti italiani non sarebbe cosi' semplice aumentare le vendite, perché in questo segmento di mercato a basso prezzo si affollano concorrenti provenienti da altri continenti.

Gli strumenti tradizionali non possono piu' aiutare gli italiani. Sarebbe molto meglio se il governo si occupasse un po' di piu' della competitività: soprattutto come fare per convincere i suoi imprenditori di successo ad investire nuovamente nel proprio paese e a creare posti di lavoro. E per fare questo il presidente del consiglio Letta dovrebbe finalmente usare la parola "riforme".

giovedì 31 ottobre 2013

Sulle tracce della nuova schiavitu'

Arrivano dalla Romania e dalla Bulgaria e lavorano con salari da fame, spesso in condizioni di semi-schiavitu': è il nuovo boom del lavoro nero legalizzato. I mattatoi, i cantieri e i fornitori di servizi ne approfittano, la Germania è sempre piu' competitiva. Il salario minimo per legge servirà a qualcosa? Da FAZ.net



Per Adrian Galea la felicità ha un luogo: Rheda-Wiedenbrück. Nel centro dell'industria della macellazione tedesca c'è il lavoro alla catena. A casa sua in Valacchia manca addirittura la corrente. Con la lavorazione della carne in Germania puo' sfamare l'intera famiglia rimasta in Romania. Con lo stipendio tedesco puo' finanziare l'accquisto di una casa di proprietà: "Ci siamo guadagnati il rispetto dei colleghi tedeschi".

Le lodi nei confronti della Germania suonano un po' strane di questi tempi, proprio mentre la Cancelliera vorrebbe regolare ogni contratto d'opera utilizzato per dare lavoro a questa nuova ondata verso l'ovest: lavoratori migranti dall'Europa dell'est verso i macelli e i cantieri tedeschi - pagati con stipendi da fame. Pochi giorni fa il re dei mattatoi tedeschi Clemens Tönnies si è trovato a discutere di salario minimo, anche il ministro del lavoro del Nord Rhein Westfalia era presente: fra i lavoratori migranti ci sono "condizioni simili a quelle del primo capitalismo", ha denunciato il politico della SPD. Ora Tonnies vorrebbe introdurre un salario minimo e "condizioni minime per gli alloggi, i servizi di consulenza e integrazione come per i rimborsi dovuti ai lavoratori impiegati mediante un contratto d'opera".

Vivere in un alloggio di fortuna

Diversamente dai turchi e dai greci arrivati negli anni '60, i lavoratori in arrivo dalla Romania e dalla Bulgaria vorrebbero restare solo per un periodo limitato. Considerando la situazione in cui vivono e lavorano, la discussione sul salario minimo di 8.5 € l'ora, per loro appartiene ad un altro pianeta. I rumeni scoperti questa estate nei boschi vicino a Cloppenburg vivevano sotto ripari di fortuna fatti con dei rami, teli di plastica e coperte. Le autorità li hanno fatti sgomberare, come è accaduto in decine di ristoranti dove i lavoratori migranti erano ospitati in maniera illegale. Per i due rumeni impiegati con un contratto d'opera al cantiere navale di Papenburg, carbonizzati da un incendio nel loro alloggio di fortuna, le forze dell'ordine purtroppo sono arrivate troppo tardi.

Il piu' grande mattatoio d'Europa è Tönnies, con sede a Rheda-Widenbrück, e 4.9 miliardi di Euro di fatturato. Due terzi degli occupati sono forniti dagli appaltatori esterni.

Un contratto d'opera si ha quando un'impresa acquista da un'altra impresa una determinata prestazione. Una determinata quantità di carne pulita e tagliata, ad esempio, che deve essere fornita in un determinato periodo di tempo. Che il lavoro sia fatto da mille macellai oppure da un centinaio, secondo la legge, per il committente è indifferente, come del resto il salario pagato. Per i lavoratori impiegati è responsabile il subappaltatore. E secondo quanto racconta la lavoratrice Petronela in un programma televisivo trasmesso dall'emittente rumeno MDI, TV rumena partecipata da Nimbog SRL, subfornitore di Tonnies, per i rumeni la Westfalia sarebbe il vero paese dei sogni.

„Deutsche gut, Rumänen scheiße“

Chi si mette sulle tracce dei lavoratori migranti e delle loro storie di moderna schiavitu', ne troverà ovunque in Germania: stranieri, la cui situazione è cosi' precaria, che con le loro forze non riescono a difendersi dalle attività criminali di persone che non raramente sono anche loro connazionali. „Deutsche gut, Rumänen scheiße“, dice Andrej, rumeno 45enne, nel caffé della stazione di Rheda-Wiedenbrück, e sorride educatamente. Clemens Tönnies, il re dei mattatoi e presidente del club calcistico Schalke, Andrej l'ha visto solo una volta. Una delegazione lo ha guidato attraverso la fabbrica, dice Andrej, e guarda preoccupato verso la porta. L'uomo ha paura di perdere il lavoro. Ha 45 anni e non vuole che si scriva il suo vero nome: "non so per quanto tempo restero' ancora". Non vuole lasciarsi fotografare: "Tra i lavoratori ci sono delle spie".

Non si parlava di sorveglianza e spionaggio quando un amico gli ha consigliato il lavoro in Westfalia. Il salario è buono e arriva puntuale, dicevano. Queste erano le belle storie raccontate in televisione. Quell'emittente Andrej non lo guarda piu'. L'amicizia nel frattempo è terminata.

L'uomo arriva dalla campagna rumena. Nel suo paese è autista di camion, ma lo stiepndio non era sufficiente per il vitto e l'alloggio. "Il cibo in Romania costa quasi quanto in Germania", dice Andrej. Ha una moglie e 2 bambini oltre l'età della scuola elementare. Spedisce 600 € al mese a casa, 300 € gli restano per la vita in Germania. Vuole rientrare a casa il piu' presto possibile. Teme per la sua salute.

Straordinari non pagati non sono una rarità

Un anno fa è atterrato a Dortmund con un volo low cost, ora prenderebbe il volo di ritorno molto volentieri, se non fosse per la speranza di ottenere prima o poi il denaro per il mantenimento dei figli. All'inizio lavorava le salsicce, ora taglia i pezzi di maiale. Ha portato con sé la busta paga. Se si considera una settimana di 40 ore, il salario orario supera gli 8 € lordi. Andrej ci dice che il suo datore di lavoro non ha le schede per timbrare l'ingresso e l'uscita e che lo fanno lavorare anche fino a 12 ore al giorno, invece delle 8 ore promesse in Romania, senza straordinari pagati. Ci dice che nei primi mesi ha avuto una retribuzione di 4.5 € lordi all'ora. Il datore di lavoro non è raggiungibile. Ma il gruppo Tönnies smentisce al loro posto, sebbene non siano responsabili per gli stipendi dei dipendenti assunti dai subappaltatori: "un salario di 4.5 € lordi sarebbe in contraddizione con le nostre regole. Ci risulta dalle analisi fatte da società di revisione indipendenti che il salario minimo in questa impresa sia decisamente superiore ai 4.5 € lordi l'ora".

4.5 € lordi l'ora, per chi arriva da un paese in cui il salario medio è di 500 € lordi, sono pochi o molti? Che cos'è un salario da fame?

Molto piu' a sud della Westfalia, nella bavarese Murnau, il lavoratore edile Gheorghe Pavel è davanti alla sua abitazione spartana e sta calcolando quanto ha ricevuto fra agosto, settembre e ottobre per lavorare all'allargamento della clinica per gli infortuni di Murnau. Gheorghe Pavel è il suo vero nome. Si lascia fotografare, anche di fronte, insieme ad altri tre colleghi. I rumeni non hanno alcuna paura di farsi licenziare da questo cantiere, se ne vogliono andare al piu' presto. 

Affidare il lavoro ai subfornitori è piu' conveniente.

Pavel arriva da un villaggio nei pressi di Bucarest. Fa il muratore da 30 anni. Ha 45 anni. Insieme ai suoi 3 colleghi è stato assunto da un'impresa ungherese, guidata da un rumeno.


A Murnau è arrivato con un pulmino. L'impresa committente nel cantiere di Murnau è la tedesca Riedel Bau di Schweinfurt, ma la maggior parte dei costruttori tedeschi affida il lavoro a dei subappaltatori perché è piu' conveniente. All'una di notte il loro superiore rumeno ha avvisato Pavel e colleghi che il mattino seguente se ne sarebbero potuti andare. Che cosa ha fatto negli ultimi 3 mesi e mezzo, oltre a mangiare e dormire? Per i mesi di agosto, settembre e ottobre Pavel si è annotato 415 ore di lavoro. Ha già lavorato nel cantiere della Elbphilharmonie di Amburgo e presso la Audi di Ingolstadt. La clinica per gli infortuni di Murnau è ugualmente famosa, chiunque sulle Alpi abbia un incidente viene portato qui. Pavel nelle 415 ore lavorate ha tirato su' pareti interne dalle 7 del mattino fino alle 7 di sera.

Fino ad oggi ha ricevuto 254 € in contanti dal suo capo. Vale a dire un salario orario di 61 centesimi.

Niente soldi per il cibo, l'elettricità e il gas

Diversamente da quanto accade nei mattatoi, nei cantieri tedeschi è previsto un salario minimo per legge, che ogni impresa deve pagare, anche se è straniera e se impiega lavoratori stranieri. E' pari a 13.7 € l'ora lordi. Il subappaltatore Radu Bau ci dice che i 4 colleghi avrebbero ricevuto senza eccezione "il salario minimo". 

Il collega di Pavel, Florin Bazan, ci dice che la moglie dal suo paese nei pressi di Bucarest l'ha chiamato: rischia il taglio dell'elettricità e del gas per tutta la famiglia. Pavel ci dice che si è fatto prestare denaro dai parenti, perché non aveva piu' denaro per comprarsi qualcosa da mangiare a Murnau. Se le cifre fornite da Pavel sono esatte, l'espressione "salario da fame" per il cantiere di Murnau è perfetta.

14 metri quadrati per 1070 €

Il portavoce dell'impresa Riedel Bau al telefeono è agitato. Essere un contractor nei cantieri è molto diverso dall'esserlo nell'industria della carne, dove non c'è alcun salario minimo. Se Riedel Bau fosse a conoscenza del fatto che nei cantieri non viene pagato il salario minimo, potrebbe essere pericoloso. Axel Siebrandt ci dice che il rispetto dei salari minimi è stato documentato con delle certificazioni: "non abbiamo alcun pagamento in sospeso nei confronti dell'appaltatore". 

Pavel e i suoi colleghi si sono rassegnati a condividere questi 14 metri quadrati con 4 letti in ferro. Guardano la TV rumena, il corridio fuori dalla porta è lungo e buio, e accanto a loro c'è un impianto per il trattamento dei rifiuti. Sulle pareti serpeggiano i cavi elettrici. Il datore di lavoro per il mese di settembre gli ha detratto 267.6 € dallo stipendio. La camera costa 1.070 €. Pavel e i suoi colleghi sono arrabbiati. C'è anche un'altra detrazione da 308.8 € che non sanno per quale motivo sia stata fatta. Non hanno idea di cosa potrà loro accadere. Non hanno i soldi per tornare in Romania, e i familiari in patria hanno bisogno del loro denaro.

Il bulgaro Dimcho, invece, lavora a Coblenza e non è cosi' coraggioso come i rumeni di Murnau: non vuole fare il nome dell'impresa per cui consegna pacchi. "Se lo facessi avrei dei problemi". Lui dice di essere bravo, in magazzino gli basta vedere da lontano una scatola per sapere se deve andare al quinto piano. L'altro giorno c'erano 3 casse da 8 bottiglie di vino ciascuna. Quinto piano di un vecchio palazzo, ovviamente senza ascensore. "Era scontato", dice Dimcho.

Una poesia per gli ispettori

Conduce un mezzo per un subappaltatore di un grande gruppo. Lo hanno registrato come lavoratore autonomo. Ovviamente è una sciocchezza, è un dipendente dell'azienda. I dipendenti devono suonare una sola volta all'indirizzo del destinatario, e se la porta non si apre, possono riportare il pacco al magazzino. Per Dimcho ci sono altre regole. Non puo' tornare con dei pacchetti. Deve suonare ai vicini di casa. Il distretto postale che gli hanno assegnato è molto grande, a volte il giro dura 14 ore. Alle 10 di sera deve suonare ai vicini di casa. Dimcho ha paura che prima o poi qualcuno una sera finisca per menarlo.

Mihan Balan parla tedesco e rumeno. Aiuta i lavoratori migranti. Balan ci racconta dei documenti in bianco che i rumeni devono firmare, altrimenti il datore di lavoro non paga. Cosi' sarà in grado di dichiarare che viene corrisposto un salario minimo. Se gli ispettori dovessero poi presentarsi sul cantiere, gli operai devono recitare la solita poesia: "io ricevo 13.70 € lordi all'ora". 

Lo sfruttamento dei lavoratori migranti ha una sua logica. Il contractor rumeno e il lavoratore rumeno formano un cartello: l'appaltatore non vuole far lavorare l'operaio al salario minimo - che quindi accetta il dumping salariale, ma che alla fine è sempre piu' di quanto potrebbe guadagnare in Romania.

La via della giustizia è senza speranza

Almeno nella maggior parte dei casi. L'avvocato del lavoro di Offenbach, Frederic Raue, ha segnalato un centinaio di casi in cui i lavoratori migranti per mesi non hanno visto un soldo. Chi si ribella perde il letto di ferro ed è costretto a prendere la via di casa. Chi riesce ad andare dall'avvocato invece non parte da una buona posizione. Se Raue cita in giudizio il contraente generale, l'avvocato avversario risponde in forma scritta formulando dei dubbi. La guerra a colpi di carte bollate richiede tempo, e prima o poi il querelante deve tornare a casa. Che in nessun'altro paese UE ci siano cosi' pochi accessi ad internet come in Romania, rende poi il processo ancora piu' difficile.

In considerazione di tali pratiche, fra i sindacalisti ci sono già dei dubbi: un salario minimo non aiuterebbe i lavoratori migranti. Un modo per aggirarlo lo si troverebbe sempre. Ma l'avvocato del lavoro di Munster Peter Schüren vede le cose in maniera diversa. Il professore sta attualmente preparando per il ministero del lavoro del Nord Rhein Westfalia uno studio sulle modalità di protezione dei lavoratori migranti - fondato sul salario minimo e la rigida applicazione della legge: "chi non paga un salario minimo o non versa interamente i contributi sociali oppure non rispetta la legge in qualsiasi altro modo, allora è necessario che sia colpito da dure conseguenze economiche che lo scoraggino seriamente dall'intraprendere tali comportamenti".

Un salario minimo - a qualsiasi livello - potrebbe rafforzare il potere contrattuale dei lavoratori, ci dice il professore di diritto del lavoro di Monaco Volker Rieble. Non riusciremo mai tuttavia a mandare la polizia in ogni mattatoio e in ogni cantiere.

I lavoratori edili di Murnau, in ogni caso, nel frattempo sono tornati in Romania.


lunedì 28 ottobre 2013

L'illusione dell'OMT

Sul programma OMT della BCE pende ancora il giudizio della Corte costituzionale tedesca che potrebbe cassarlo perché incostituzionale. Sulla FAZ Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank, ci ricorda quanto è fragile la calma sui mercati finanziari. Da FAZ.net
Di questi tempi parlando con gli investitori internazionali si nota un ampio accordo almeno su un punto: gli investimenti in obbligazioni della periferia dell'Eurozona sono attrattivi. Solo una minoranza fra di loro pero' ritiene che la causa sia un significativo miglioramento nelle condizioni economiche di questi paesi. Per la maggior parte è stato decisivo il fatto che la BCE abbia promesso di sostenere in caso di emergenza i paesi Euro vacillanti, e a tale scopo abbia istituito un apposito programma: "Outright Monetary Transactions“ (OMT).

Gli investitori pero' ignorano un fatto importante: la Corte costituzionale tedesca potrebbe considerare questo programma incompatibile con la sovranità che in materia di bilancio federale la Costituzione tedesca garantisce al Bundestag.

Che la Corte costituzionale possa occuparsi di un programma della BCE è una circostanza singolare dovuta al ricorso che alcuni cittadini hanno presentato nei confronti del trattato ESM. Nel suo giudizio precedente sullo stesso tema, la Corte costituzionale aveva deliberato che l'ESM puo' essere considerato compatibile con la Costituzione tedesca, a patto che il Bundestag sia coinvolto nelle decisioni prese dal fondo ESM che abbiano un effetto sul bilancio federale tedesco, e che gli impegni definiti dal fondo ESM siano limitati. I ricorrenti hanno tuttavia sostenuto che il programma della BCE per l'acquisto di titoli sul mercato secondario non ha un volume limitato come l'ESM. La Corte ha accettato di verificare la compatibilità dell'OMT con la sovranità tedesca in materia di bilancio federale. Nell'udienza di giugno davanti alla Corte si è già discusso se il programma di acquisto di titoli possa prevedere un volume illimitato, e se da questi acquisti possano nascere degli oneri per il bilancio tedesco. Se la Corte dovesse rispondere affermativamente a questi ricorsi, non potrebbe proibire il programma, ma potrebbe tuttavia impedire al governo federale di sostenere il programma ESM e quindi l'acquisto di titoli da parte della banca centrale. Poiché il programma ESM difficilmente puo' essere implementato senza la garanzia tedesca, di fatto il programma OMT perderebbe ogni efficacia.

Un nuovo nervosismo sui mercati

Fin dal suo annuncio il programma ha lavorato in background ed è stato sufficiente per calmare i mercati. Non è certo, ma è possibile, che la fine del programma possa portare nuovo nervosismo sui mercati. E cio' è piu' probabile quanto piu' precaria sarà la situazione dei paesi in crisi. Se la crisi dovesse riaccendersi, la BCE potrebbe essere perfino costretta a riattiavare il precedente "Securities Markets Program" e a intervenire senza alcun legame con il programma ESM. Cio' sarebbe legittimo secondo lo statuto della BCE, ma secondo la Corte probabilmente in contrasto con l'ordinamento tedesco. Ed è difficile pensare che la Germania possa accettare nel lungo periodo simili violazioni.

Durante l'estate dello scorso anno avevo proposto di consentire all'ESM, in caso di necessità, di chiedere dei prestiti di emergenza alla BCE. Ma questa proposta è stata politicamente respinta dalla parte tedesca. Se la BCE dovesse decidere di sostenere l'ESM sul mercato secondario in seguito ad una richiesta presentata dal fondo, la sovranità di bilancio tedesca verrebbe rispettata. In quel caso sarebbero i governi, e quindi il Bundestag, a decidere se richiedere una linea di credito alla BCE. Di fatto la decisione sul volume degli impegni tedeschi resterebbe una priorità del Parlamento tedesco. Inoltre, sarebbe salvaguardata anche l'indipendenza della BCE: il board della banca centrale potrebbe decidere liberamente se concedere o meno una linea di credito.

Questo treno tuttavia potrebbe essere già passato: una riorganizzazione dei rapporti fra BCE ed ESM non è piu' possibile. Di conseguenza, per gli attori dei mercati finanziari non resta che una speranza, che i giudici della Corte costituzionale chiudano un occhio e confermino la legittimità costituzionale del programma di acquisto titoli. Oppure, se i giudici dovessero considerare il programma incostituzionale, dovrebbero allora sperare che i mercati finanziari si accontentino delle poche riforme strutturali realizzate nei paesi in crisi.

venerdì 27 settembre 2013

L'incredibile storia del deficit/PIL al 3%

L'incredibile storia del deficit massimo al 3% del PIL, il mantra europeo degli ultimi 20 anni, ci ricorda quanto è sottile il confine fra scienza e ciarlateneria. Da FAZ.net


30 anni fa uno sconosciuto funzionario francese ha creato il famoso limite del deficit al 3%, che ancora oggi ha un ruolo determinante nella zona Euro.


E' un numero magico, che non lascia alcun paese indifferente - in Europa, e non solo. Il limite del deficit pubblico al 3% del PIL, fissato dal trattato di Maastricht nel 1992, resta il freno all'indebitamento per i membri dell'unione monetaria. In piu' occasioni è stato superato, ma continua a far sentire i suoi effetti, anche solo come riferimento. A nessun politico è permesso di ignorarlo.



Ma perché proprio il 3%, e non il 2.5 % o il 3.5 % o il 4%? "Economicamente è difficile da giustificare", disse una volta l'ex presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer, mentre osservava da vicino la nascita del criterio. All'origine della storia c'è un funzionario di basso livello del Ministero delle Finanze francese, all'epoca non ancora assunto: il francese Guy Abeille. La famosa idea di un limite al 3% nacque nel 1981 in una stanza sul retro del ministero, che all'epoca si trovava ancora al Louvre, accanto al famoso museo. Inizialmente fu utilizzato dal governo francese per i suoi obiettivi di politica interna, dopodiché, su proposta dei francesi, è stato applicato su scala europea. Monsieur Abeille, un uomo magro con gli occhiali senza montatura e la camicia aperta, racconta in un caffè parigino come nacque il criterio del 3%. I protagonisti dell'epoca, come Tietmeyer e il futuro presidente della BCE Jean-Claude Trichet, confermano la sua versione.


Il numero fu trovato alla svelta

I socialisti nel 1981 avevano da poco vinto le elezioni presidenziali e François Mitterrand si era impegnato a mantenere le sue costose promesse elettorali. Le aspettative dei cittadini e dei ministri del suo governo erano molto alte. Il deficit pubblico (lo stato centrale senza i dipartimenti, i comune e le casse sociali) in un anno era passato da 50 a 95 miliardi di Franchi. Mitterand sapeva che non poteva andare avanti cosi', e si mise a cercare un modo per mantenere il controllo. Diede l'incarico ad un uomo che considerava affidabile: Pierre Bilger, l'allora vice direttore del dipartimento del bilancio al Ministero delle Finanze. Il Presidente avrebbe bisogno "di una sorta di regola, qualcosa di facile, che assomigli al risultato di una profonda competenza economica", diceva Bilger - e serve subito. A Bilger vengono in mente due esperti che lavorano nelle stanze sul retro del Louvre: uno era Abeille, allora non aveva nemmeno 30 anni, e Roland de Villepin, un cugino del futuro primo ministro Dominique de Villepin. Bilger dette l'incarico ai due sapendo che avevano avuto una formazione economica con molta matematica all'ENSAE. Tenne invece volutamente a distanza i colleghi usciti dalle scuole di amministrazione  dell'ENA e membri di quella élite.

I due francesi evitarono di fare dei calcoli matematici in puro stile economico. Una sera ("era già notte", ricorda Abeille) i due concordarono che come parametro di riferimento bisognava utilizzare il PIL, perché poteva essere compreso da chiunque. Anche il numero fu trovato rapidamente: "Prendemmo in considerazione i 100 miliardi del deficit pubblico di allora. Corrispondevano al 2.6 % del PIL. Ci siamo detti: un 1% di deficit sarebbe troppo difficile e irraggiungibile. Il 2% metterebbe il governo sotto troppa pressione. Siamo cosi' arrivati al 3%". Senza un fondamento scientifico, era nato un criterio di analisi economica che in seguito avrebbe fatto il giro del mondo. "Nasceva dalle circostanze, senza un'analisi teorica", ricorda Abeille. Dopo aver spedito verso l'alto la loro proposta, prima fu utilizzata dall'allora Ministro delle Finanze Laurent Fabius (oggi ministro degli esteri) e poco dopo anche da Mitterand. "Il limite massimo è il 3% del PIL - non oltre", era la linea politica annunciata dal presidente il 9 Giugno 1982.

I debiti all'inizio degli anni novanta

La diga ha retto, con l'eccezione di un piccolo sforamento nel 1986, per diversi anni; all'inizio degli anni '90 e per qualche anno l'indebitamento francese torna invece a superare la soglia del 3%.

Dopo questo risultato i francesi vorrebbero dare una carriera europea alla loro regola nazionale. Poche settimane prima dell'inizio della conferenza di Maastricht, nel dicembre 1991, i negoziati europei si trovavano ad un punto morto. L'allora Direttore del Tesoro Jean-Claude Trichet e futuro presidente della BCE mette allora sul tavolo dei negoziati la regola del 3% (che questa volta dovrebbe includere tutti gli enti locali e i fondi di previdenza). "La Francia ha avuto delle ottime esperienze, la regola è semplice e comprensibile per tutti", dichiaro' Trichet alla Frankurter Allgemeinen Zeitung. La proposta tedesca, corrispondente all'articolo 115 della costituzione, prevedeva un deficit massimo pari al livello degli investimenti pubblici effettuati. Venne ritenuta inattuabile. "In quel caso alcuni stati membri avrebbero considerato le spese militari o quelle per l'istruzione come investimenti", disse Trichet. I tedeschi si fecero convincere alla svelta dall'idea del 3% francese.

Trichet era riuscito a trovare perfino un ragionamento economico, ripreso anche dall'allora Ministro delle Finanze tedesco Theo Waigel: "Il livello di indebitamento europeo all'inzio degli anni '90 era pari a circa il 60% del PIL. La crescita nominale era circa il 5%, e l'inflazione al 2%. In questa situazione i debiti potevano crescere al massimo di un 3 % all'anno, per non superare la soglia del 60%", dice Weigel.

Questo calcolo tuttavia non era alla base della regola del 3%, era stato fatto solo a posteriori. L'assunto di una crescita al 5% "purtroppo era troppo ottimista, come sappiamo oggi", ammette Trichet. "Avremmo dovuto fissare dei limiti all'indebitamento piu' bassi, perché la crescita è stata inferiore", dice oggi l'ex presidente della BCE.

La regola è stata applicata in diverse situazioni, anche in paesi come il Canada o l'Indonesia. Il "padre della regola" oggi ha 62 anni, e assiste agli sviluppi con un certo divertimento: "non l'avremmo mai immaginato". Tuttavia è rimasto un sostenitore della disciplina di bilancio. Nel suo ruolo di funzionario, da dietro le quinte, Abeille ha visto in piu' occasioni come i governi francesi prima delle elezioni abbiano fatto manipolare i dati. Per questo secondo lui le regole dovrebbero avere un'applicazione piu' stretta e non offrire scappatoie. Abeille considera invece alquanto utopici i calcoli sul deficit strutturale, al momento di gran moda, che ignorano l'impatto congiunturale. 

"Non ho un curriculum presentabile"

Già da tempo non lavora piu' per il governo francese. Dopo l'uscita dal Ministero delle Finanze, per un periodo ha lavorato in un'autorità ambientale ed energetica, per poi diventare uomo di casa e tentare la strada della scrittura. "Non ho un curriculum presentabile", dice scherzando Abeille, senza esserne imbarazzato. Molto piu' significativa è invece la sua eredità, perché anche se la regola del 3% non è perfetta, resta comunque un'ancora a difesa delle prossime generazioni dagli appettiti dei politici affamati di spesa pubblica. Ora tocca ai governi rispettare questi criteri...

mercoledì 25 settembre 2013

Il (presunto) successo elettorale di AfD e degli eurocritici

Holger Steltzner, condirettore di Frankfurter Allgemeine Zeitung, commenta il risultato elettorale di AfD e fa una previsione: a destra della CDU c'è un ampio spazio per un partito eurocritico, AfD entrerà stabilmente nel panorama politico tedesco. Da FAZ.net
Nessun'altro partito appena fondato, prima di AfD, aveva ottenuto alla prima prova elettorale un risultato di questo livello. E' accaduto perché la politica di Merkel non corrisponde all'eredità di Ludwig Ehrard. C'è spazio per un partito del buon senso economico.

L'euro-politica in campagna elettorale è stata poco tematizzata, ma ha giocato un ruolo importante nelle decisioni di voto. Mentre in Europa durante la crisi un capo di governo dopo l'altro perdeva le elezioni, Angela Merkel con la sua euro-politica è riuscita a mantenere un forte consenso elettorale. Il successo a sorpresa di "Alternative für Deutschland" non cambia molto, che poi resta una mezza vittoria, visto che gli euroscettici non sono entrati Bundestag.

Probabilmente la strategia del tirare a campare di Merkel ha avuto un riscontro positivo. I tedeschi hanno fiducia in lei, la grande maggioranza vuole pagare il meno possibile e in un terreno che resta sconosciuto preferiscono tenere premuto il tasto dell'avanzamento lento. La maggior parte degli elettori si sente a proprio agio con il suo mix prudente, fatto di solidarietà ed aiuti. A differenza di quanto spesso all'estero si ipotizza, sulle questioni europee la maggioranza dei tedeschi resta smarrita e non pretende un ruolo egemonico per il loro paese.

Tuttavia, dal postulato di Merkel, l'Eurozona non puo' diventare una unione del debito, ampiamente scavalcato dalla realtà di Bruxelles e Francoforte, il nuovo partito AfD ha ottenuto uno slancio elettorale mai visto fino ad ora per un partito appena fondato. Determinanti per il loro successo sono stati gli appelli unanimi e forti per una crescita alimentata dal debito, che durante la lunga maratona dei vertici anti-crisi, puntualmente si scontravano con la strategia di Merkel fondata sulla solidarietà e le riforme. La CDU ha ceduto molti voti ad AfD, senza pero' uscirne danneggiata. Molti piu' voti sono arrivati dalla FDP, che probabilmente per questa ragione è sparita dal Bundestag. All'Unione sarà sufficiente spiegare un po' meglio le politiche europee, come suggerito dal leader della CSU Horst Seehofer, per riconquistare la fiducia degli elettori delusi dalla maggioranza nero-gialla? La SPD, come del resto in precedenza la FDP, non è adatta ad una coalizione con la CDU. E cio' spingerà verso l'alto il prezzo per una coalizione con Merkel. Ma i soli partner a disposizione sono la SPD e i Verdi. Ed entrambi non vedono l'ora di spendere piu' denaro per l'Europa. In queste condizioni, come farà l'Unione ad evitare che alla sua destra si formi un nuovo partito?

La politica anit-crisi adottata non corrisponde all'eredità di Ludwig Erhard: c'è spazio per un partito del buon senso economico

AfD mette al centro il tema europeo. Se gli euroscettici saranno capaci di superare il caos della fondazione e abbandoneranno il settarismo, già fra poco piu' di 6 mesi, alle elezioni europee, potranno fare il grande salto verso il parlamento europeo. La prevedibile battaglia che ci sarà sui nuovi aiuti alla Grecia e agli altri paesi in crisi, come i miliardi destinati ai salvataggi bancari all'interno dell'unione bancaria, porteranno nuova acqua al mulino di AfD.

L'Euro sarà salvato con l'ampliamento dell'economia pianificata e l'eliminazione dei mercati, escludendo pero' un'insolvenza dei paesi indebitati. Il consenso verso la politica europea di Merkel si scontra con molte domande ancora aperte. Come possono stare assieme la sovranità nazionale e la garanzia comune sul debito? Chi autorizza la riallocazione dei rischi attraverso la banca centrale? Dove finisce la responsabilità per i debiti degli altri? Fino a quando la politica anti-crisi dell'Unione non si avvicinerà all'eredità di Ludwig Erhard e al suo concetto di economia di mercato, capace di creare benessere e prosperità per tutti rafforzando la concorrenza e la responsabilità individuale, nel campo borghese ci sarà spazio per un partito del buon senso economico.

venerdì 13 settembre 2013

E' difficile fare previsioni, soprattutto quando c'è di mezzo il futuro.

FAZ.net intervista 12 economisti di spicco per sapere quale sarà il futuro della moneta unica. Tra questi Hans Werner Sinn, Jürgen Stark, Thomas Mayer e altri, le risposte sono soprendenti...

Hans-Werner Sinn

Quanto durerà ancora la crisi?

La causa è stata la bolla inflazionistica generata dall'Euro, e la conseguente perdita di competitività del sud Europa. L'unica soluzione è una svalutazione interna da realizzarsi mediante il contenimento dei prezzi. Solo l'Irlanda ci è riuscita, perché la bolla irlandese è esplosa prima delle altre e perché nessuno ha aiutato l'Irlanda. I salvataggi hanno al contrario ridotto la pressione verso l'aggiustamento, e ritardato il recupero di competitività

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Non avrebbe dovuto violare il trattato d Maastricht e non avrebbe dovuto approvare i salvataggi fiscali, piuttosto lasciare che i paesi in crisi uscissero dall'Euro. La Grecia avrebbe già superato la fase peggiore se nel 2010 la si fosse fatta uscire con il supporto della comunità internazionale. E gli altri paesi si sarebbero dati da fare molto di piu'.

Siamo finiti in una unione debitoria?

La BCE ha iniziato con i prestiti per il rifinanziamento e con l'acquisto di titoli governativi, poi saranno gli stati a dover salvare la BCE. I Parlamenti sono stati degradati al ruolo di assistente del board BCE.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' stato un errore introdurre l'Euro, ma dal momento che esiste, si dovrebbe trovare il modo di ripararne i difetti. Per fare cio' si dovrebbe limitare il ruolo della BCE e rafforzare l'unione politica.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Non so se l'Euro sopravviverà. Se dovesse sopravvivere, l'Eurozona sarà trasformata in una unione di trasferimento. Che ci possano essere ancora tutti i paesi, mi pare abbastanza improbabile.


Kenneth Rogoff


Quanto durerà ancora la crisi?

Ci sono stati progressi in alcune aree, ma resta il problema fondamentale della mancanza di una significativa integrazione politica. Quanto durerà ancora la crisi? Restano aperti troppi problemi per poter fare una previsione ragionevole.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

I veri grandi errori sono stati fatti negli anni '90. L'idea che le cose durante la crisi si sarebbero sviluppate in maniera positiva, se solo i tedeschi avessero tollerato dei deficit maggiori, di fatto ignorava i rischi di un eccesso di indebitamento nel lungo periodo.

Siamo finiti in una unione debitoria?

L'eccesso di debito frena la crescita nella periferia dell'Euro. Una parte del debito probabilmente non sarà mai ripagato. Sarebbe meglio riconoscere quanto prima questo fatto inevitabile.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' stato un grande errore introdurre l'Euro prima di aver completato una unione fiscale, l'unione bancaria e un notevole livello di integrazione politica. Non c'era alcuna necessità di introdurre l'Euro per godere dei benefici del mercato unico. E se i politici europei avessero proprio voluto introdurre l'Euro, allora iniziare con un gruppo piu' piccolo e piu' integrato sarebbe stato decisamente meglio.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Alcuni dei membri attuali dell'Euro saranno fatti uscire dall'unione monetaria e messi in una sorta di orbita esterna. Saranno protetti da controlli severi sui movimenti di capitali, fatto che renderà il valore dell'Euro greco inferiore a quello dei paesi centrali.


Marcel Fratzscher


Quanto durerà ancora la crisi?

In Europa siamo sulla strada giusta, anche se questa via è molto lunga e pietrosa. Sono state realizzate molte piu' riforme di quanto l'opinione pubblica non abbia percepito. Altre riforme centrali come l'uione bancaria e il Fiskalpakt hanno ancora delle carenze, oppure sono inadeguate.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La Germania ha superato la crisi economica in buone condizioni. Il nuovo governo federale dovrebbe assumersi maggiori responsabilità nei confronti dell'Europa: non assumendo nuovi rischi, piuttosto progettando una visione dell'Europa di lungo periodo e cercando di svilupparla con i partner europei.

Siamo finiti in una unione debitoria?

E' chiaro che qualsiasi unione monetaria, per definizione, prevede anche una messa in comune dei rischi e delle garanzie, che portano con sé anche dei costi. Importante è cio' che si ottiene - e per la Germania i vantaggi economici sono chiari. Nella crisi attuale non dobbiamo perdere di vista il quadro generale e la prospettiva di lungo periodo.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Sono stati fatti grandi errori nell'introduzione dell'Euro. Tuttavia non dobbiamo cadere in una forma di nostalgia per il D-Mark e sperare che il tempo torni indietro. Piuttosto dovremmo guardare al futuro e cercare di compensare le mancanze strutturali per rendere l'Euro sostenibile nel lungo periodo.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

L'Europa uscirà rafforzata dalla crisi. Molti investitori e governi se lo aspettano già oggi - l'Euro è rimasto sorprendentemente stabile, e paesi come la Lettonia e la Lituania vogliono introdurre l'Euro. Altri seguiranno.


Jürgen Stark


Quanto durerà ancora la crisi?

Ci sono stati progressi nel consolidamento di bilancio e nelle riforme strutturali. Ma il tempo che la BCE è riuscita a guadagnare, è stato utilizzato in maniera insoddisfacente. Solo in pochi paesi è stata realizzata una massa critica di riforme. Autocompiacimento e mancanza di volontà riformatrice minacciano quanto è stato raggiunto. Meno della metà della strada è ancora da fare

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Già nel 2003 il governo federale tedesco aveva violato le regole di bilancio europee. Nella gestione della crisi la Germania ha sacrificato importanti principi e regole del trattato di Maastricht.Tutte le decisioni successive sono l'applicazione di questo cambio di paradigma.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Si', oggi abbiamo una unione monetaria diversa da quella prevista dal Trattato di Maastricht. Si', dall'unione di stabilità si è passati ad una garanzia comune sul debito e ad una unione di trasferimento. Ma anche altri paesi volevano questo.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Introdurre l'Euro è stata la cosa giusta. Tuttavia, con l'introduzione dell'Euro, era chiaro che ad alcuni paesi stavamo chiedendo troppo.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Dobbiamo fermare l'espansione fino a quando non si avrà una chiara prospettiva per lo sviluppo europeo. E' ancora probabile che alcuni paesi lascino l'unione monetaria, i paesi che non riescono a rispettare i requisiti e che non potranno contare per sempre sul sostegno esterno. Cio' rafforzerebbe la credibilità dell'Euro.


Barry Eichengreen


Quanto durerà ancora la crisi?

La fase acuta della crisi è superata, la crisi in sé pero' no. Io credo che sintomi come l'elevata disoccupazione, l'assenza di crescita e l'insicurezza continueranno ancora per molti anni

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Sarebbe stato meglio sfruttare l'occasione per fare delle riforme: porre fine alla crisi bancaria (ricapitalizzazione degli istituti bancari), alla crisi di debito pubblico (con la sua ristrutturazione), e alla crisi di crescita (con una politica fiscale piu' favorevole).

Siamo finiti in una unione debitoria?

No, i crediti che le banche francesi e tedesche, con molta leggerezza, hanno concesso ai paesi del sud-Europa, dovranno essere ristrutturati - anche adesso, che sono finiti sul bilancio BCE. Ma c'è una grande differenza con un'unione debitoria

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' stata prematura. Oggi sappiamo che una unione monetaria ha bisogno di una unione bancaria. E l'Europa nel 1999 non era pronta per una unione bancaria.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Dipende dalla strategia che la politica deciderà di seguire - non da ultimo in Germania


Walter Krämer


Quanto durerà ancora la crisi?

La terapia applicata fino ad ora ha smorzato solamente il dolore, ma non ha combattuto la malattia. La vera malattia è la mancanza di competitività dei paesi in crisi. Fino a quando non sarà risolta, quei paesi resteranno in crisi.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Non si dovrebbero salvare le banche già fallite e si dovrebbero rispettare le regole, vale a dire: lasciare che la Grecia fallisca.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Naturalmente ci troviamo in una unione del debito

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

L'Euro soffre prima di tutto per gli errori di progettazione e realizzazione. E naturalamente ci sono 3 o 4 paesi che non hanno ragione di essere nell'unione monetaria.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Temo lo stesso numero di oggi. A meno che il big bang non arrivi prima del previsto


Nouriel Roubini


Quanto durerà ancora la crisi?

Alcuni sintomi sono stati trattati, come ad esempio la riduzione dei deficit delle partite correnti della periferia. Purtroppo questi cambiamenti sono in gran parte ciclici e dovuti alla forte recessione. La maggior parte dei problemi strutturali resta irrisolta: la mobilità del lavoro è ancora bassa, i passi verso l'unione bancaria, l'unione fiscale e l'unione politica sono troppo lenti e timidi. Solo nel caso di una nuova crisi potenzialmente letale, il processo di integrazione potrà accelerare

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Il governo tedesco ha due facce: da un lato ha finanziato i paesi in crisi e ha comprato tempo per l'aggiustamento strutturale. Dall'altro c'è invece un lato molto piu' duro che ha vincolato gli aiuti all'austerità. Ma il tentativo di riguadagnare la fiducia degli investitori in questo modo è stato auto-distruttivo.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Ci sono elementi di una unione di trasferimento, ma solo in parte

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

La decisione di introdurre l'Euro non è stata né buona, né cattiva. Era parte di un progetto politico. L'idea era: se uniamo gli europei con una moneta comune e un destino economico comune, saranno costretti ad andare verso l'unione politica. Naturalmente era rischioso. Ma col senno di poi probabilmente era la sola strada possibile per arrivare ad un'area valutaria ottimale

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Nessun paese, né della periferia né del centro, ha alcun incentivo ad uscire dall'unione monetaria


Jagdish Bhagwati


Quanto durerà ancora la crisi?

Io credo che Mario Draghi, mio studente al MIT, abbia preso esempio da Ben Bernanke salvando la moneta unica. Troppa austerità non è positiva, come abbiamo visto in Europa. Mi aspetto che in Europa la normalità sia ripristinata in 3 anni

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La Cancelliera ha fatto bene a non promettere alla Grecia e ad altri paesi in crisi un salvataggio incondizionato. A parte il fatto che senza condizionalità difficilmente avrebbero tirato la cinghia, senza considerare che il governo deve considerare l'opinione pubblica tedesca. Non dobbiamo trascurare il fatto che il governo tedesco ha già dato ai paesi in crisi piu' denaro di quanto abbiano fatto gli Stati Uniti con il piano Marshall.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Una unione debitoria? Non per sempre..

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

E' chiaro che l'introduzione dell'Euro non era una decisione economica - i criteri per un'area monetaria comune indicati da Robert Mundell non erano stati soddisfatti - ma politica. Io credo sia stato un errore credere che l'integrazione politica dipendeva dalla moneta comune.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Si puo' solo provare ad indovinare. Nell'Eurozona per poter andare avanti, gli stati dovranno rinunciare alla loro autonomia fiscale. L'Eurozona è diventata poco attrattiva per i nuovi membri. Molti resteranno solo nell'EU, invece di di lottare per entrare nell'Euro.


Joachim Starbatty


Quanto durerà ancora la crisi?

Fino ad ora abbiamo curato solo i sintomi. Non si aiuta un debitore insolvente dandogli il denaro per ripagare i suoi creditori. La crisi è una storia infinita

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Wolfgang Schäuble e Angela Merkel all'inizio del 2010 erano d'accordo con l'uscita della Grecia dalla zona Euro. Sarebbero dovuti restare di questa opinione.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Si', passo dopo passo.  Peer Steinbrück accusa la Cancelliera di voler nascondere all'opinione pubblica tedesca che la Germania è finita nella palude del debito. Se fosse stato per lui, nella palude saremmo sprofondati fino al collo

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

L'introduzione dell'Euro è stata un errore. Helmut Kohl diceva che una unione monetaria senza unione politica è un'illusione. La garanzia politica nel trattato di Maastricht non è stata voluta - e senza la clausola di "No-bail-out" Maastricht è morto.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

O ci sarà una unione monetaria consolidata con membri che saranno in grado di sopportare un Euro forte, oppure non ci sarà alcun Euro.


Beatrice Weder di Mauro


Quanto durerà ancora la crisi?

I paesi in crisi sono nel mezzo dell'aggiustamento. Le loro partite correnti, il loro costo del lavoro per unità di prodotto e i deficit di bilancio stanno migliorando rapidamente. Ma la strada per restaurare la loro competitività è ancora lunga

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La Germania ha garantito la coesione dell'Eurozona e cio' è stato giusto. Il tema centrale resta sempre quello di creare le condizioni per la stabilità di lungo periodo della moneta unica e dell'Europa.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Non ancora. Ma per evitarla sarà necessario rafforzare le istituzioni europee. I grandi cantieri sono: un procedimento per una gestione credibile delle ristrutturazioni e delle insolvenze bancarie, e dall'altro lato le crisi debitorie degli stati.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Lamentarsi del passato è inutile, e Maastricht non è stato ancora superato. Si dovrebbe prendere atto che un sostanziale rafforzamento delle regole di bilancio e di monitoraggio c'è già stato. Il Six-Pack, il Two-Pack, l'ESRB e gli altri nuovi strumenti funzioneranno? Ad oggi restano domande aperte

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Mi auguro quelli di oggi o anche di piu'. In caso contrario l'Europa si troverebbe bloccata in una crisi ancora maggiore

Christoph Schmidt


Quanto durerà ancora la crisi?

L'attuale tentativo di costruire un'architettura stabile, cercando di portare sotto lo stesso tetto responsabilità e controllo, affronta le cause della crisi. Una previsione accurata sulla durata della crisi è improbabile, dal momento che alcuni stati in crisi sono bloccati nel tentativo di recuperare il terreno perduto

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

La linea del governo federale, collegare la solidarietà con condizioni severe, è stata corretta. Per poter finalmente uscire dalla crisi, sarebbe necessario un passo ancora piu' coraggioso, ad esempio il fondo per il riscatto del debito proposto dai saggi economici.

Siamo finiti in una unione debitoria?

Anche senza le politiche di salvataggio la Germania non avrebbe potuto evitare dei costi molto alti, anche a causa della politica monetaria comune in Europa. Adesso si tratta di limitare i danni, mantenendo la necessaria pressione sui partner europei, affinché le riforme siano portate a termine.

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

No, l'errore non è stato nell'introdurre l'Euro, ma nella fragile architettura dell'unione monetaria. Per il futuro ritengo necessario far applicare della clausola di "no-bail-out" ed introdurre un procedimento per il fallimento degli stati in maniera ordinata all'interno dell'unione monetaria, una "Maastricht 2.0

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

Un numero esatto non posso darlo, perché non sappiamo quali stati EU in futuro intenderanno adottare l'Euro. La politica non ha pero' lasciato alcun dubbio: intende difendere la permanenza dei membri attuali e terminare le speculazioni sull'eventuale fine della moneta unica. Non accadrà.


Thomas Mayer


Quanto durerà ancora la crisi?

La lotta contro le cause - strutture economiche rigide e mancanza di disciplina fiscale - è appena iniziata e durerà ancora molti anni, come la crisi.

Il governo federale ha fatto la cosa giusta?

Si dovevano limitare nel tempo gli aiuti finanziari, e in caso di insolvenza si doveva lasciar fallire gli stati e farli uscire dalla moneta unica. Invece, si è preferito costruire un governo ombra non democratico, per poter mantenere tutti gli stati

Siamo finiti in una unione debitoria?

Una responsabilità comune sul debito? Ufficialmente no, segretamente si'. In seguito i debiti saranno trasferiti sul bilancio BCE e finiranno per indebolire il potere d'acquisto dell'Euro

L'introduzione dell'Euro è stata un errore?

Il trattato di Maastricht voleva un Euro come moneta merce, simile all'oro. Durante la crisi l'Euro segretamente è stato trasformato in una moneta legale (fiat). Questo è stato un errore.

Quanti saranno gli stati membri dell'unione monetaria fra 10 anni?

L'unione monetaria sarà ridotta ad una unione per il denaro contante. Sui conti avremo delle valute parallele.