sabato 10 novembre 2012

Nobel per la pace?

L'austerità impedisce agli ospedali greci di rifornirsi di farmaci salvavita e le aziende tedesche bloccano le consegne. Da FAZ.net
L'azienda farmaceutica Merck non intende piu' rifornire gli ospedali greci con il farmaco anticancro Erbitux. Le difficoltà nel paese sono troppo grandi. Nelle farmacie il farmaco viene tuttavia ancora venduto.

L'azienda farmaceutica di Darmstadt Merck non consegnerà piu' il farmaco anti cancro Erbitux agli ospedali greci. Il farmaco in Grecia sarebbe tuttavia ancora disponibile, i pazienti lo possono acquistare nelle farmacie, ha dichiarato sabato un portavoce di Merck. Il CFO di Merck, Matthias Zachert ha dichiarato al „Börsen-Zeitung“ che in Grecia l'azienda sta avendo molte difficoltà, ma che tuttavia il ritiro dal mercato interessa un singolo prodotto.

In termini di fatturato Erbitux è il secondo farmaco piu' importante di Merck. Merck all'inizio dell'anno, come altre aziende farmaceutiche tedesche, è stata colpita dal taglio del debito greco. Il governo di Atene aveva infatti saldato le fatture non pagate degli ospedali pubblici con l'emissione di obbligazioni. Questi titoli arriveranno a scadenza fra qualche anno - nel frattempo molte aziende hanno venduto i bond in perdita.

Negli altri paesi indebitati la situazione non è critica

Già in giugno, l'azienda farmacetica Biotest specializzata in plasma sanguigno aveva deciso, a causa di fatture non pagate per milioni di Euro, di sospendere le consegne in Grecia.  Altre aziende farmaceutiche tedesche - fra queste anche Merck - avevano allora comunicato che avrebbero continuato a rifornire la Grecia di farmaci, nonostante i problemi di pagamento del sistema sanitario pubblico.

Negli altri paesi colpiti dalla crisi la situazione è molto piu' tranquilla, Merck avrebbe ridotto le consegne solo in Grecia, dichiara il responsabile delle finanze Zachert. "Ad esempio, il governo spagnolo ha adottato misure per ridurre i debiti verso le industrie farmaceutiche".

Schäuble il francese


Il ministro Schäuble, dopo i compiti a casa per il sud Europa, inizia con le ripetizioni ai francesi. Che la compressione salariale abbia inizio anche sull'altra sponda del Reno! Da Die Zeit
Il Ministro delle Finanze ha chiesto al Comitato dei Saggi economici tedeschi di elaborare un piano di riforme per la Francia. Un affronto, che puo' pero' aiutare l'Europa.  Commento di Karsten Polke-Majewski.

A Berlino le preoccupazioni sulla Francia sono forti, tanto da far rischiare una gaffe diplomatica al Ministro delle Finanze. Wolfgang Schäuble ha infatti richiesto al Comitato dei Saggi economici di elaborare un piano di riforme per affrontare il momento difficile dell'economia francese. Quando si era mai visto un governo preparare un piano non richiesto per un altro paese?

E' difficile dire se Schäuble intenda aumentare la pressione su Parigi per affrontare i problemi del paese, o se invece si tratti solo di preparare un'agenda per l'economia francese. La mossa tuttavia mostra quanto è seria nel governo la preoccupazione che il secondo pilastro dell'Eurozona possa trovarsi in difficoltà.

Già nelle scorse settimane il precedente cancelliere Gerhard Schröder ha criticato la politica economica del presidente socialista: "Hollande presto dovrà ammettere di non poter mantenere quello che nella campagna elettorale ha promesso".

Essere offesi non basta.

Il suo approccio è privo di tatto. Immaginate se Parigi pretendesse di dettarci la nostra politica energetica. E' tuttavia lecito dubitare se il governo francese intenda veramente imboccare la strada giusta per risolvere la crisi. Anche il commissario Olli Rehn recentemente è stato molto chiaro: Parigi si affida a misure di crescita irrealistiche.

Il governo francese deve ora mostrare come intende migliorare la competitività della propria economia. Anche se il comportamento di Schäuble puo' essere considerato arrogante, qui non serve sentirsi offesi. Perchè è troppo grande il rischio che le debolezze francesi si estendano a tutto il continente europeo.

giovedì 8 novembre 2012

Homburg: la Germania fuori dall'Euro


Focus.de torna ad intervistare il professor Stefan Homburg, euroscettico della prima ora: i salvataggi non ci salveranno, l'Euro è un progetto folle, la Germania deve uscirne quanto prima. La stampa popolare strizza l'occhio agli euroscettici. 
Mentre la Grecia si divide su un nuovo piano di tagli, l'euroscettico Stefan Homburg intervistato da Focus propone una nuova strada: la Germania deve uscire dall'Euro.

Focus: Herr Homburg, come richiesto oggi la Grecia approverà un nuovo pacchetto di risparmi. In questo modo il paese si guadagnerà l'appoggio degli europartner?

Homburg: Il nostro denaro non va a beneficio della Grecia, piuttosto dei suoi creditori. Diciamo che il denaro viene versato su un conto vincolato, al quale la Grecia non ha accesso diretto. Penso che i creditori non si meritino il nostro sostegno finanziario, indipendentemente da quello che in Grecia sarà deciso.

Focus: In Grecia sono soprattutto i cittadini comuni a soffrire per le misure di risparmio. Al contrario l'evasione fiscale è ancora diffusa. Come potremmo superare queste difficoltà?

Homburg: Certi problemi li può risolvere solo la Grecia. Non dovremmo dare alcun consiglio. E' un paradosso che la Germania sia odiata da tutte le parti, sebbene stia garantendo generosi aiuti di emergenza, affinché i guadagni dell'industria finanziaria possano stabilizzarsi.

Focus: Da tre anni la Grecia è finita nella crisi Euro. Come si potrebbe salvare ancora il paese?

Homburg: La Germania può fare ben poco. La chiave della soluzione è nella Grecia stessa. E' un'illusione voler forzare uno stato dall'esterno a fare delle riforme contro la sua volontà...

Focus: Si dovrebbe lasciar fallire la Grecia?

Homburg: Si'. I fallimenti degli stati non sono insoliti, la storia economica ha conosciuto centinaia di episodi. Da sola la Spagna è fallita 18 volte. Negli ultimi 10 anni sono stati colpiti prima di tutto i paesi emergenti e quelli in via di sviluppo. Un fallimento della Grecia sarebbe una scelta di politica economica corretta e sicuramente meno pericolosa della continuazione infinita dei cosiddetti salvataggi.

Focus: In caso di bancarotta dello stato greco, come potremo tenere fuori Italia e Spagna dal famoso effetto domino?

Homburg: Per la Spagna e l'Italia, ma anche per l'Irlanda, il Portogallo, Malta, Cipro e gli altri paesi vale lo stesso principio: potranno aiutarsi solo con le loro forze. Il denaro erogato attraverso i salvataggi al contrario riduce gli incentivi per ogni sforzo autonomo.  I provvedimenti di salvataggio non evitano l'effetto domino, ma in realtà lo causano...

Focus: Lei si batte per un'uscita della Grecia dall'Eurozona. Perchè?

Homburg: Con l'introduzione dell'Euro ci avevano assicurato che il salvataggio degli stati sarebbe stato proibito, come del resto il finanziamento degli stati da parte della BCE. Entrambe le promesse si sono dimostrate delle bugie. In questo modo i prerequisiti economici dell'Euro sono venuti meno.

Focus: Un nuovo D-Mark si apprezzerebbe fortemente e renderebbe l'export tedesco molto piu' costoso. L'economia tedesca potrebbe sopportare questo schock?

Homburg: Da un punto di vista economico un elevato livello di esportazioni non può essere un obiettivo in sé. Soprattutto quando per esportare dobbiamo prestare il denaro, e poi  ripagare il credito a noi stessi. Questo è uno schema piramidale, una illusione di benessere. In pratica potremmo regalare i beni esportati.

Focus: Un'uscita della Germania non sarebbe molto piu' costosa, rispetto ad un ulteriore programma di aiuti?

Homburg: Nel lungo periodo restare nell'Euro sarà molto piu' costoso rispetto ad una uscita. Questo perchè dovremo continuare a versare denaro buono ai paesi in difficoltà. Inoltre i costi non sarebbero causati da un'uscita. Questi costi sono già presenti, con un'uscita verrebbero solo rivelati nella loro vera grandezza. La politica non vuole svelarne l'entità, perchè teme l'ira dei cittadini. Vuole solo nascondere i problemi il piu' a lungo possibile, e farci credere che con il Fiskalpakt andrà tutto bene. Ma è chiaro che il Fiskalpakt funzionerà ancora meno del patto di stabilità, che di fatto negli ultimi 20 anni non è mai stato rispettato.

Focus: Un'uscita dall'Euro porterebbe indietro la costruzione europea di decenni. E questo in un momento in cui l'Europa sta diventando sempre meno importante.

Homburg: L'Euro non sta unendo l'Europa, piuttosto la sta dividendo. Fino a poco fa le svastiche ad Atene e Roma o la rappresentazione della Cancelliera come Hitler erano impensabili. Al contrario, noi tedeschi abbiamo amato i paesi del Mediterraneo. In questo momento sta invece crescendo un risentimento reciproco. E questo è alquanto preoccupante perché la maggior parte dei conflitti europei hanno avuto cause economiche. Per scongiurare tali pericoli, sarebbe necessario sciogliere la zona Euro, ora. Torneremo allora dove eravamo 10 anni fa, quando il clima politico in Europa era ancora buono. Abbandonando insieme il troppo ambizioso progetto di una moneta comune, potremmo di nuovo stabilizzare l'Unione Europea.

mercoledì 7 novembre 2012

I salvataggi che non li hanno salvati


L'austerity è stata un fallimento e in Grecia si avvicina il  taglio del debito. A pochi mesi dalle elezioni il governo di Berlino cerca soluzioni alternative per non perdere la faccia davanti agli elettori. Handelsblatt.de analizza le ipotesi sul tavolo. 
I greci avranno due anni di tempo in piu' per raggiungere gli obiettivi di risparmio, ma per fare questo hanno bisogno di denaro. I paesi euro discutono diverse opzioni. Una cosa è certa: qualcuno dovrà pagare il conto.

Nelle previsioni della commissione EU sulla Grecia i desideri e la realtà sono molto distanti fra loro: per il 2012 Brussel aveva previsto una crescita dell'1.1% - in realtà l'economia greca si contrarrà di circa il 7%.

Questa differenza chiarisce perché i paesi Euro stanno discutendo una ulteriore ristrutturazione del debito. Il piano della troika prevede che da qui al 2020  il rapporto debito/pil si riduca al 120%. Cio' viene considerato il prerequisito affinché Atene possa tornare sul mercato dei capitali.

Per raggiungere questo obiettivo, i greci dovranno gradualmente ridurre il loro deficit di bilancio. Poiché i paesi dell'Eurozona concederanno 2 anni in piu', il piano della troika è stato sconvolto: i greci hanno bisogno di piu' denaro.  Gli economisti ipotizzano che per Atene siano necessari altri 30 miliardi.

Il ministro delle finanze Schäuble esclude un taglio del debito. I creditori pubblici come gli stati Euro avrebbero le mani legate, sostiene il ministro. Schäuble tuttavia non ritiene impossibile un riacquisto del debito greco, ma anche questa variante ha le sue insidie. Una panoramica sulle possibilità.

Atene riacquista il proprio debito

Il membro tedesco del direttorio BCE Jörg Asmussen propone che la Grecia riacquisti i propri titoli sul mercato. La soluzione non è semplice. I titoli greci sul mercato quotano meno del loro valore nominale: a fronte di un valore nominale di 100 €, sul mercato costano circa 30 €. La Grecia potrebbe quindi riacquistare a 30 € e ridurre il valore nominale di 100 €.

La questione tuttavia ha diversi punti critici: da un lato sui mercati vengono trattati solo i titoli dei creditori privati. In totale la Grecia ha circa 343 miliardi di Euro di debiti - di cui solo 65 miliardi verso i creditori privati. La parte di gran lunga piu' importante è nelle mani dei creditori pubblici: paesi Euro, BCE e FMI.

Secondo, il corso dei titoli aumenterebbe di colpo se la Grecia annunciasse un'azione del genere. Se tutti i creditori privati partecipassero e il corso dei titoli salisse da 30 a 50, il carico del debito si ridurrebbe di circa 30 miliardi di Euro. E' tuttavia alquanto improbabile che tutti vi prendano parte. Terzo, un riacquisto del debito potrebbe far tornare l'incertezza sui mercati e  causare problemi agli altri paesi in crisi. La proposta è di difficile attuazione.

L'ESM si accolla 30 miliardi di debito delle banche greche

La variante piu' economica sarebbe trasferire dallo stato greco al fondo ESM 30 miliardi di debito bancario. Con una tale operazione i debiti dello stato greco si ridurrebbero dello stesso valore.

La Germania ha tuttavia dichiarato la sua opposizione a una simile soluzione. La ragione è facile da capire: se le banche greche ricevessero denaro dal fondo ESM, Irlanda, Spagna o perfino la Francia potrebbero fare lo stesso con le loro banche.

Interessi piu' bassi per i crediti erogati fino ad ora.

I creditori pubblici potrebbero rinunciare ad una parte degli interessi promessi per i prestiti concessi. Se si assume che i creditori pubblici FMI, BCE e paesi Euro detengono debito pubblico per 282 miliardi di Euro, una riduzione degli interessi dell'1% per quest'anno porterebbe ad un alleggerimento di soli 2.8 miliardi di Euro. Considerando gli 8 anni residui si arriverebbe tuttavia ad una somma rilevante.

Finanziamento sul mercato dei capitali

Alcuni ipotizzano che la Grecia possa ottenere prestiti a breve scadenza sul mercato dei capitali. Cio' potrebbe pero' funzionare solo con l'aiuto della BCE. Per tamponare le esigenze di finanziamento a breve termine, la BCE in passato ha accettato come garanzia titoli greci con una durata fino a 6 mesi. Le banche greche, che avevano prestato denaro allo stato, erano quindi in condizione di rifornirsi di denaro presso la BCE. 

La BCE ha tuttavia limitato i titoli accettati. Se la Grecia nel lungo periodo si mantenesse a galla con l'aiuto della BCE, saremmo ai confini del finanziamento degli stati da parte della banca centrale.

Taglio del debito

L'ultima variante possibile sarebbe allora un taglio del debito. I creditori dovrebbero di nuovo rinunciare ad una parte del denaro prestato. L'interrogativo sarà allora se tutti i creditori vi prenderanno parte. La BCE l'ultima volta ha partecipato solo parzialmente. Già allora molti operatori di mercato avevano considerato questo comportamento in maniera critica. Se la BCE non fosse considerata alla pari degli altri creditori, l'efficacia del suo programma di acquisto dei titoli potrebbe venire meno.

L'obiettivo del programma di acquisto della BCE  consiste infatti nel ridurre il rendimento delle obbligazioni dei paesi in crisi. Se la BCE dovesse ricevere un trattamento di favore in un taglio del debito, ciò potrebbe causare una fuga degli altri investitori che inizierebbero a vendere  nel momento in cui la BCE interviene. Non è tuttavia da escludere che singoli paesi Euro possano rinunciare ad una parte dei loro crediti.

sabato 3 novembre 2012

La voce del padrone


Il capo economista di Deutsche Bank, David Folkerts-Landau, intervistato da FAZ, ci illustra il punto di vista del mondo finanziario tedesco sulla crisi Euro. Paura di restare con il cerino in mano?
Il capo economista di Deutsche Bank, David Folkerts-Landau, chiede che la Grecia resti nell'area Euro. Affinché  sia possibile, la Germania dovrà contribuire con un terzo pacchetto di aiuti.

FAZ: Herr Folkerts-Landau, quando è stato l'ultima volta in Grecia?

Folkerts-Landau: 5 settimane fa. Mi ha particolarmente colpito la dimensione dell'economia sommersa, e il suo funzionamento solo con pagamenti in contante. L'economia regolare si contrae, ed è sempre piu' difficile raccogliere denaro con la tassazione. I cittadini non credono piu' che le loro tasse saranno utilizzate correttamente.

FAZ: E' vero, come molti analisti avvertono, che una bancarotta e una successiva uscita della Grecia dall'Euro con effetto domino potrebbero causare una recessione mondiale?

Folkerts-Landau: La Grecia resterà nell'Euro. Non c'è il  rischio che possa mancare un sostegno sufficiente per mantenere la Grecia nell'Euro. Tutti sono d'accordo: l'uscita di un singolo paese dall'Euro cambierebbe radicalmente la natura dell'Eurozona: da una unione monetaria a un sistema di cambi fissi. Cio' porterebbe a nuove aggressioni verso i paesi piu' deboli. 

FAZ: Lei crede che l'acquisto di titoli da parte della BCE abbia un fondamento di politica monetaria, oppure si tratta di un finanziamento agli stati nascosto, attraverso il quale vengono tenuti bassi gli interessi?

Folkerts-Landau: Il motivo dell'OMT „Outright Monetary Transaction“-Programm, è tenere insieme l'Euro. Come del resto il presidente Draghi ha detto. Dal suo punto di visto, questo  drammatico passo era l'unico ancora a disposizione.

FAZ: La semplice possibilità di acquistare obbligazioni, sarà sufficiente ad abbassare i tassi di interesse? Oppure la BCE dovrà di fatto acquistare titoli?

Folkerts-Landau: Dobbiamo considerare che la determinazione della BCE sarà testata e la disponibilità ad acquistare titoli sarà messa alla prova.

FAZ: La Bundesbank ha criticato il programma duramente. Ora è isolata. La BCE può continuare ad ignorarla in questo modo?

Folkerts-Landau: Non c'è nulla di cui vergognarsi nell'essere isolati, se si è dalla parte della ragione. La Bundesbank è l'istituzione economica piu' importante in Germania, in molti decenni ha guadagnato una credibilità enorme. La BCE sta cercando di costruire un altrettanto elevato livello di credibilità. Se due rappresentanti di alto livello della Bundesabank, Axel Weber e Jürgen Stark, si sono dimessi per protesta verso la BCE, allora la situazione è davvero seria. Herr Draghi ha ripetuto che intende tenere insieme la zona Euro a tutti i costi. Ma il mandato BCE prescrive di difendere la stabilità dei prezzi. Un tale conflitto di obiettivi non sarebbe mai dovuto sorgere. Io non credo che l'OMT era l'unico modo per salvare l'Euro. Un programma della Troika per Italia e Spagna sarebbe stata la strada giusta, ma per questi paesi era politicamente impossibile. 

FAZ: Da piu' parti arrivano critiche alle politiche di austerity nei paesi dell'Europa del sud. Anche il FMI avverte che una politica di risparmio troppo dura colpirebbe duramente l'economia, tanto da rendere impossibile la riduzione del deficit. I paesi del sud dovrebbero alleggerire i programmi di risparmio?

Folkerts-Landau: No, non dovrebbero risparmiare meno, e dovrebbero soprattutto rafforzare le riforme strutturali. Il mercato del lavoro dovrebbe essere ulteriormente flessibilizzato, e le professioni liberalizzate. L'agenda 2010 puo' essere un esempio. C'è bisogno di maggiore competitività sul mercato delle merci. Le piu' importanti riforme restano quelle del mercato del lavoro. Assunzioni e licenziamenti devono essere piu' facili. Qualcosa si è fatto, ma meno di quanto necessario e di quanto possibile. In Italia la legge di riforma del mercato del lavoro è stata approvata, ma l'attuazione è molto lenta. La convinzione che attraverso le riforme strutturali si possa diventare piu' competitivi nei confronti della Germania e degli altri paesi, non si è ancora diffusa ovunque.

FAZ: Bisognerebbe dare alla Grecia piu' tempo per raggiungere gli obiettivi di bilancio?

Folkerts-Landau: Non ha alcun senso rendere ancora piu' dure le misure di risparmio fiscali. La Grecia è insolvente, nonostante i pacchetti di aiuto. La Grecia ha bisogno di piu' tempo, ma solo a condizioni molto rigorose. Se il programma di rientro viene prolungato, deve essere anche finanziato.

FAZ: La Germania deve finanziare un terzo pacchetto di aiuti?

Folkerts-Landau: Se si vuole mantenere l'Euro nella sua forma attuale, allora la risposta è si'. Le condizioni imposte dalla troika in Grecia sono già al limite di ciò che può essere politicamente realizzabile. La domanda difficile è: questo finanziamento quale forma deve assumere? Nuovi crediti oppure un altro taglio del debito, al quale anche i creditori pubblici dovranno prendere parte.

FAZ: Ma il governo federale è fortemente contrario, perché i contribuenti percepiranno per la prima volta delle forti perdite...

Folkerts-Landau: Allora sarà necessario mettere a disposizione nuovi crediti in breve tempo.

FAZ: L'economia greca si contrae ormai da anni, quanto durerà ancora la recessione?

Folkerts-Landau: La crescita in un paese con una grande economia sommersa non è facile da rilevare da un punto di vista statistico. La recessione dell'economia ufficiale potrebbe andare avanti ancora 3 o 4 anni. Ma questa non è una misura corretta, perché il settore sommerso è ormai già molto grande.

FAZ: Oltre alla Grecia, quali sono gli altri casi problematici in Europa?

Folkerts-Landau: Non si tratta di paesi singoli, si tratta piuttosto di un approccio globale. Il programma BCE di acquisto dei titoli è pronto ad entrare in funzione, ma il successo non è garantito. Al momento abbiamo una situazione con tassi estremamente bassi in America e Germania. Una ulteriore espansione della quantità di moneta non stimolerebbe la domanda. Nella maggior parte dei paesi industrializzati abbiamo ancora dei deficit molto alti ed un livello di indebitamento molto elevato. Nella migliore delle ipotesi in Europa nei prossimi 5 anni avremo un tasso di crescita molto basso, mentre le principali economie emergenti, senza troppi debiti, se la passeranno molto meglio.

FAZ: L'unione monetaria diverrà una permanente unione di trasferimento?

Folkerts-Landau: Ci sono 3 possibilità per risolvere la crisi, nata dalla diversa competitività e da un livello troppo alto di debiti. Primo: un'inflazione  piu' alta in Germania rispetto  agli altri paesi, per eliminare o ridurre le differenze di competitività. Secondo: trasferimenti, sia attraverso l'ESM, o i fondi strutturali EU o attraverso una ulteriore socializzazione degli obblighi degli stati, come ad esempio la ricapitalizzazione diretta delle banche spagnole. Terzo: riforme strutturali radicali nei paesi in crisi. Io ritengo che alla fine avremo una combinazione delle tre misure. Ma alla fine non potremo evitare una unione di trasferimento diretta o indiretta, se vogliamo tenere insieme l'Eurozona. Le persistenti differenze di competitività sono semplicemente troppo grandi.

Il trojano al Bundestag


Il cavallo di Troja del sud Europa è entrato al Bundestag. Una reazione al discorso di Draghi a Berlino. Da WirtschaftsWoche, settimanale economico piu' venduto, Frank Doll.

Chi ha assistito con attenzione al discorso del presidente BCE a Berlino, sarà rimasto senza fiato. E' sfacciato, quello che Mario Draghi ha detto davanti al Bundestag. Si può solo sperare che i parlamentari presenti abbiano riconosciuto le favole di Draghi come tali.

Un paio di mezze verità, il rischio deflazione e le affermazioni da far rizzare i capelli sugli acquisti programmati di titoli di stato europei (OMT) da parte della BCE - Mario Draghi non ha avuto molto di piu' da offrire al Bundestag. I deputati si sono lasciati convincere dalla recita?  Una politica BCE pasticciata che si giustifica con argomentazioni assurde, e che ora è pronta a rompere anche l'ultimo tabu' di una banca centrale: il finanziamento degli stati senza se e senza ma.

Per questo e solo per questo Draghi ha bisogno del Bundestag. Gli altri tabu' sono già stati superati, come l'introduzione degli Euro-bonds dietro le quinte, e la versione light del finanziamento agli stati. Niente di tutto ciò è coperto dal mandato BCE. Draghi vuole almeno preservare le apparenze di legalità.

I deputati e l'opinione pubblica tedesca non dovrebbero fargli sconti. Alle frasi centrali pronunciate dal presidente mercoledi scorso, si dovrebbe commentare in maniera mirata:

“OMT will not lead to financing of governments.” - Allora non compreranno titoli di stato?

“All this is fully consistent with the Treaty´s prohibition on monetary financing.” - La violazione del trattato è quindi all'interno del mandato BCE.

“OMT will not compromise the independence of the ECB” - Certo non in via esclusiva, visto che con il LTRO vi aveva già rinunciato.

“OMT will not create excessive risks for euro area taxpayers.” - Tutto dipende da cosa significa eccessivo. Con un capitale proprio della BCE di 18 miliardi di Euro, ogni espansione di bilancio per il salvataggio degli stati falliti rappresenta un rischio eccessivo per il contribuente.

“This will ensure that the ECB intervenes only in countries where the economy and public finances are on a sustainable path“ - Come in Grecia, appunto.

“OMT will not lead to inflation. In this sense, OMTs are not in contradiction to our mandate.” - Sì, la BCE vuole sterilizzare i titoli acquistati. Ma queste obbligazioni vengono accettate anche come garanzia per il prestito di denaro, cosa che amplia la base monetaria.

"We see no signs that our announcement has effected inflation expectations." - Perchè allora i tedeschi stanno fuggendo verso il mattone? 

giovedì 1 novembre 2012

Oltre 5 milioni di tedeschi ricevono un sussidio di disoccupazione.



La disoccupazione ufficiale è ai minimi storici, ma a guardare bene si scopre che le statistiche sulla disoccupazione nascondono una parte della verità: oltre 5 milioni di tedeschi ricevono mensilmente un sussidio di disoccupazione (Arbeitslosengeld I oder II). Da Deutsche Mittelstands Nachrichten.



La cifra ufficiale di 2.7 milioni di disoccupati è solo una parte della reatà: di fatto oltre 5 milioni di tedeschi ricevono un sussidio di disoccupazione (Arbeitslosengeld I oder II). Il numero dei disoccupati in Germania resta invariato rispetto a un anno fa.


Secondo l'agenzia federale per il lavoro (Bundesagentur für Arbeit) a settembre 2012 il tasso ufficiale di disoccupazione è del 6.5 %. Un quadro piu' realistico del mercato del lavoro lo si ottiene però se si rifiuta la definizione ufficiale di disoccupazione, e si considera il numero delle persone in grado di lavorare che ricevono un sussidio.

Il tasso di disoccupazione diffuso dall'Agentur für Arbeit non è altro che il rapporto fra il numero delle persone disoccupate e il numero di tutte le persone in grado di lavorare. L'agenzia calcola a settembre 2,78 milioni di disoccupati. Allo stesso tempo l'agenzia comunica che in totale 5.089 milioni di persone in età lavorativa ricevono un sussidio di disoccupazione (Arbeitslosengeld I oder II). Con questi numeri si arriva ad un tasso di circa l'11.9 %.

L'agenzia federale fornisce anche il motivo per cui circa 2.3 milioni di persone in grado di lavorare, destinatarie di un sussidio di disoccupazione, non siano incluse nel tasso di disoccupazione ufficiale. Non vengono considerati disoccupati tutti coloro che si trovano all'interno di un programma di politica del mercato del lavoro (formazione e inserimento) organizzato del governo federale o dell'agenzia del lavoro (889.000 nel settempre 2012).

Anche coloro che hanno un basso reddito e che per questo ricevono un'integrazione (Arbeitslosengeld II) non vengono considerati disoccupati (655.000 nel maggio 2012, nessun dato piu' recente disponibile). I destinatari dei sussidi di disoccupazione che crescono dei figli, si prendono cura dei parenti oppure vanno a scuola, vengono considerati come non disponibili e non rientrano nel numero dei disoccupati (630.000 nel maggio 2012). A questi si aggiungono le persone non capaci di lavorare perché malate e quindi destinatarie di un sussidio di disoccupazione (248.000 nel maggio 2012).

Ma la cosa piu' sorprendente è il trattamento dei dati relativi agli anziani beneficiari di un'indennità di disoccupazione. Chi ha oltre 58 anni, non viene considerato disoccupato, se nei precedenti 12 mesi non ha avuto una occupazione coperta da assicurazione sociale (235.000 in maggio).

Di fatto, piu' della metà dei destinatari dei sussidi di disoccupazione in grado di lavorare, per diversi motivi non vengono considerati come disoccupati. La vera causa del basso tasso ufficiale di disoccupazione è l'arbitraria definizione di cosa sia la disoccupazione nelle corrispondenti leggi.