giovedì 27 settembre 2012

Bofinger: la fine dell'Euro sarebbe la rovina della Germania


Peter Bofinger, consigliere del governo di Berlino, influente economista, critico verso il rigorismo Merkeliano, pubblica un libro a favore dell'Euro. La sua tesi: il ritorno al D-Mark sarebbe un disastro per l'economia tedesca, dobbiamo difendere ad ogni costo la moneta unica. La Germania è davvero ricattabile? Un estratto del libro da Die Welt.

L'Eurocrisi risveglia in molti il desiderio di tornare al D-Mark. Ma l'immagine del passato è distorta, sostiene l'economista Peter Bofinger. Il ritorno alla vecchia valuta avrebbe conseguenze drammatiche.

Come sarebbe andata alla Germania senza l'Euro? Per rispondere a questa domanda, si deve analizzare l'esperienza di quei paesi, le cui monete - similmente a quanto accaduto con il D-Mark - hanno avuto sul mercato delle divise una tendenza all'apprezzamento. 

I problemi causati da una moneta troppo forte, emergono chiaramente nel caso del Giappone. Questa economia oggi ha un rapporto debito/pil del 214 %, piu' del doppio di quello tedesco.

I problemi del Giappone collegati ad moneta troppo forte iniziano nella prima metà degli anni '90. Il paese aveva già vissuto l'esplosione di una grande bolla creditizia e avrebbe avuto urgente bisogno di stimoli per la crescita provenienti dal commercio con l'estero. Ma contro ogni logica economica, il mercato delle divise ha regalato al paese un apprezzamento dello Yen nei confronti del dollaro US: dall'aprile 1990 all'aprile 1995 il valore della moneta giapponese è raddoppiato.

Intensificazione della pressione deflazionistica

La pressione deflazionistica interna si è quindi aggravata ulteriormente. Per ripristinare la competitività, i giapponesi hanno dovuto ridurre i salari. Dopo ripetute fasi di apprezzamento della moneta, i salari giapponesi nominali oggi sono del 12% piu' bassi rispetto al livello del 1995.

L'economia giapponese ha quindi sperimentato una forte pressione deflazionistica. Pressione tale da rendere necessari numerosi stimoli della domanda pubblica per mantenere il paese in un certo equilibrio macroeconomico.

I persistenti deficit del bilancio pubblico sono una delle cause dell'elevato livello di indebitamento del paese. La seconda causa è stato un prodotto interno lordo stagnante, che al denominatore è rimasto invariato proprio per la deflazione interna.

Il Giappone ha accumulato ingenti riserve in dollari

Ma non è tutto. Nel tentativo di fermare l'apprezzamento della valuta con l'intervento sul mercato delle divise, la Banca del Giappone ha acquistato grandi riserve in dollari, principalmente in forma di obbligazioni del tesoro americano. Recentemente questi crediti hanno raggiunto 1.2 trilioni di dollari. Crediti che possono essere visti come una garanzia del Giappone verso gli Stati Uniti. 

Questo è chiaramente piu' di quanto ipotizzato dal "Haftungspiegel" dell'Ifo Institute, vale a dire 779 miliardi di Euro. La somma a rischio nel "worst case", cioè in caso di insolvenza di tutti i PIIGS.

Questi confronti hanno delle inevitabili difficoltà. Dovrebbe tuttavia farci riflettere che un paese con un un'economia molto avanzata come il Giappone, forte nei settori dell'auto e della meccanica, come la Germania, a causa della rivalutazione della sua moneta, negli ultimi 2 decenni non solo ha sperimentato una costante deflazione e un debito pubblico spaventosamente alto, ma si è visto costretto a finanziare il debito pubblico americano in grande quantità.

L'unione di trasferimento cinese con gli Stati Uniti

La Cina è un secondo interessante esempio illustrativo. La spaventosa esperienza del Giappone e del suo tasso di cambio determinato dal mercato potrebbero aver spinto la leadership cinese a seguire una politica di cambio guidata: il tasso di cambio viene definito dagli interventi della banca centrale.

La strategia cinese è arrivata al punto in cui il corso del Renmibi è definito interamente dalle autorità cinesi, in modo da evitare - diversamente dal caso giapponese - indesiderate interferenze dall'esterno sull'economia. Ma per poter fare questo la Cina deve pagare un prezzo molto alto. Nel corso degli ultimi 12 anni, grazie all'intervento sul mercato delle divise delle autorità politiche, la Cina ha accumulato riserve in dollari pari a 3.2 miliardi di dollari.

Anche qui bisogna ipotizzare che la parte piu' grande sia stata investita direttamente in titoli del debito pubblico americani. Questa enorme garanzia incrociata, che può essere definita come la piu' grande unione di trasferimento del mondo, va ben al di là di quello che gli Eurocritici piu' pessimisti possono aspettarsi per la Germania.

Ma dietro c'è un modello economico discutibile come il mercantilismo tedesco dell'ultimo decennio. Nel tentativo di diventare sempre piu' competitivi, si è perseguita una politica salariale di moderazione, accompagnata da una debole domanda dei consumatori interni. In questo modo si è potuto esportare su larga scala, soprattutto verso paesi che si sono potuti permettere il tutto a debito.

Alla fine si sono accumulati grandi avanzi delle partite correnti, ma non è certo se per questi si potrà ottenere in cambio qualcosa di concreto.

La Svizzera, l'ultimo esempio di vittima dei mercati valutari

A lungo la Svizzera nella discussione tedesca è stato l'esempio utilizzato per mostrare che anche con una propria moneta si poteva competere con successo sui mercati finanziari. Senza interventi di rilievo sul mercato, il Franco svizzero ha mantenuto il proprio corso stabile per diversi anni intorno a 1.5 franchi per ogni euro.

Ma la situazione è cambiata radicalmente con l'inizio della crisi greca nel gennaio 2010. Nel giro di 15 mesi il Franco svizzero si è apprezzato così tanto, che nell'agosto 2011 ha quasi raggiunto la parità con l'Euro.

Dopo molte esitazioni la Banca Centrale Svizzera il 6 settembre 2011 ha tirato il freno di emergenza e ha annunciato un limite di 1.2 Franchi per Euro. Da allora il cambio si muove di poco sopra questa soglia. L'intervento è stato inizialmente di successo, ma non è stato di grande aiuto per la Svizzera.

In primo luogo, il tasso limite inferiore fissato, rispetto al corso medio degli anni 1999-2009, pari a 1.55 CHF, è sempre molto svantaggioso per l'economia svizzera. L'effetto è stato una sensibile riduzione delle esportazioni e dei pernottamenti. Inoltre, con l'intervento non si è riusciti a fermare il flusso di capitali provenienti dall'estero. Questo flusso infatti non ha natura speculativa, ma è causato dalla preoccupazione che uno o piu' paesi possano uscire dall'Euro.

In totale le riserve svizzere in valuta estera alla fine del giugno 2012 erano pari a 365 miliardi di Franchi. Vale a dire il 67 % del prodotto interno lordo della Svizzera.

Il mondo del nuovo D-Mark non sarebbe un mondo perfetto

Chi oggi crede che il ritorno al D-Mark ci porterebbe in un mondo ideale, potrebbe restare deluso. Probabilmente alla Germania succederebbe quello che è successo al Giappone. Come il vecchio D-Mark, il nuovo D-Mark entrerebbe a far parte del club delle monete per le quali sui mercati esiste una convenzione non scritta, che le spinge sempre verso una rivalutazione.

La Bundesbank nuovamente responsabile per il D-Mark aspetterebbe un po' prima di bloccare la rivalutazione del D-Mark. Da un lato nelle banche centrali c'è sempre la sensazione irrazionale che solo una valuta forte è una valuta buona. Dall'altro gli interventi sul mercato delle valute da alcuni economisti vengono visti in maniera molto critica.

Nel loro mondo dominato dalla fede nei mercati, non è pensabile che una istituzione dello stato si inserisca nei meccanismi di mercato.

E non cambiano nemmeno idea sul fatto che - come mostrato in numerosi studi econometrici - esisterebbero relazioni sistematiche tra i fondamentali economici (crescita, inflazione, commercio estero) e il tasso di cambio ufficiale. Si può assumere con certezza che per gli economisti della Bundesbank, questo scetticismo verso l'intervento sul mercato delle divise resterebbe invariato.

Il nuovo D-Mark nel corso degli anni avrebbe quindi una tendenza alla rivalutazione. Poiché questa tendenza potrebbe incidere pesantemente sulla competitività delle nostre esportazioni, entrerebbero in scena allora rinomati economisti, pronti a  chiedere pesanti riduzioni dei salari.

Stipendi in picchiata e rischio deflazione

E naturalmente i lavoratori tedeschi sarebbero pronti a fare di tutto per salvare i loro posti di lavoro. La riduzione dei salari aprirebbe allora la via verso la deflazione. Questo porterebbe il rapporto debito/pil in Germania verso l'alto, anche se lo stato tedesco non facesse piu' nuovo debito.

Come in Giappone dovremmo temere allora che ad ogni fase di moderazione salariale segua una fase di rivalutazione della moneta. A un certo punto il valore raggiunto potrebbe diventare troppo alto anche per la Bundesbank, tanto da spingerla ad intervenire sui mercati. Le esperienze del Giappone, della Cina e della Svizzera mostrano che questo può portare ad accumulare riserve in divisa anche molto grandi.

Sulla base delle dimensioni dell'economia tedesca, in un tempo anche piu' breve rispetto  a quanto accaduto in Svizzera, si potrebbero raggiungere i 1.700 miliardi di Euro di riserve.

Se si è sostenitori di un ritorno al D-Mark, perchè non si vuole piu' essere garanti per gli altri stati, sarebbe allora necessario guardare all'esperienza della Cina, del Giappone e della Svizzera. Garantiscono in maniera illimitata per i titoli del debito pubblico americani acquistati (e nel caso della Svizzera per le obbligazioni della zona Euro), senza avere la minima possibilità di influenzare la politica economica del paese debitore.

22 commenti:

  1. Vi prego, vi scongiuro NON, ripeto NON fate leggere questo articolo al prof. Bagnai.

    Potrebbe venirgli un infarto ed allora che farebbero tutti i suoi (a-)critici seguaci rimasti orfani?

    Abbiate pietà di loro.

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    1. Luigi, puoi spiegarci meglio che cosa intendi dire con questo commento?

      Magari puoi offrire uno spunto di riflessione interessante.

      Grazie

      Voci

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    2. Mi ero ripromesso tempo fa di non più intervenire per non alimentare polemiche e quindi mi limito sol a dire che le premesse, ripeto le premesse, da cui parte il prof. Bagnai sono storicamente FALSE.
      Gli Stati centrali, come li chiama lui, in pratica la Germania) non hanno ingabbiato quelli periferici nell'area Euro per fotterli.
      E' stato per motivi opposti.

      Per maggiori dettagli consiglio la lettura sull'argomento degli interventi del lettore che si firma Sschwefelwolf su Intemarket&More nel post che trovate qui .
      La verità storica é quella: si voleva evitare di trovarsi a fare i conti con un IV Reich perchè la Gwermania già al tempo si era dimostrata la prima della classe.

      Poi i ragionamenti del prof Bagnai e le conclusioni a cui arriva fotografando al situazione attuale sono inconfutabili e vere.
      Ma le PREMESSE sono FALSE!

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    3. beh allora se lo di ce Schwefelwolf cambia tutto...

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    4. Non é perchè lo dice il sig. Schwefelwolf che neppure conosco.
      E' perchè al tempo il dibattito era pubblico e chi leggeva i giornali ne era a conoscenza.
      Poi se vogliamo trovare a tutti i costi un caprio espriatorio ed una scusa per le ns. disgrazie ed assolverci dalle ns. colpe....


      Per il sottoscritto argomento chiuso.

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    5. Scusami luigiza ma quello che dici tu non è corretto. Bagnai ha più volte detto che l'argomento colpe o complotto dell'euro è totalmente irrilevante oltre a fornire una visione semplificatoria del problema in quanto il fatto di cambiare direzione ed uscire dall'euro prescinde dalle motivazioni di cui sopra.(e qui bagnai lo dice chiaramente http://bit.ly/Otp9Ri).
      Per quanto riguarda il tuo riferimento al lettore che si firma Sschwefelwolf, lo cito:
      "Anche uscendo dall’Euro e svalutando del 50% un’Italia guidata da gente come Maroni-Berlusconi-Fini-Casini-Bersani-Di Pietro-Vendola, con partiti come Lega-PDL-UDC-FLI -PD-S&L-IdV, con la sua magistratura e la sua burocrazia, con la sua corruzione e con uno Stato che si mangia piú del 50% del PIL resterebbe COMUNQUE condannata."
      Ecco questa emerita cavolata, che punta il dito sulla corruzione come il peggiore dei populisti (che pensa che si tratti di un problema tutto italiano), che spara numeri e percentuali a caso senza nessuna fonte o riferimento storico, ebbene non può dare alcun valore diciamo di "serietà" a chi le scrive.
      Saluti
      Francesco

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  2. Mi chiedo perché tanta gente senta il bisogno spasmodico, quasi compulsivo, di difendere la Germania. Lo stesso Bofinger, consigliere del governo tedesco, parla di "modello economico discutibile come il mercantilismo tedesco dell'ultimo decennio". La Merkel non lo nega, Schauble nemmeno,quindi di cosa parliamo? Possibile che ci siano così tanti italiani contenti di vedersi fregati?

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  3. La costruzione europea é una rivoluzione, anche se i rivoluzionari non sono dei cospiratori pallidi e magri, ma degli impiegati, dei funzionari, dei banchieri e dei professori. L'Europa non nasce da un movimento democratico. Essa si crea seguendo un metodo che potremmo definire con il termine di dispotismo illuminato.
    tommaso padoa-schioppa.estratto da un articolo intitolato “gli insegnamenti dell’avventura europea”, apparso sulla rivista francese “commentaire” n. 87, autunno 1999.Economista e politico,ha fatto parte delle più alte istituzioni finanziarie italiane (banca d’italia) ed europee (commissione e bce).Convinto europeista, ha fatto parte del comitato delors che ha disegnato la strada per la creazione della moneta unica.Poi ministro dell’economia e delle finanze nel governo prodi ii e dirigente del fondo monetario internazionale.

    http://www.pmcouteaux.org/cabris/cabris2.html

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  4. "Sono sicuro che l'euro obblighera ad introdurre una nuova serie di strumenti di politica economica.E 'politicamente impossibile proporli ora. Ma un giorno ci sarà una crisi e nuovi strumenti saranno creati

    Romano Prodi, EU Comm. Pres. Financial Times, 4 Dec 2001

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  5. le parole dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl , colui che si adoperò con tutte le sue forze affinché l’Italia entrasse nella prima tranche dell’euro. Egli,nel 1996

    affermò: “un’Italia fuori dall’euro farebbe una concorrenza rovinosa all’industria tedesca. L’Italia deve quindi essere subito parte dell’euro, alle stesse condizioni

    degli altri partner”.

    http://icebergfinanza.finanza.com/2012/02/29/germania-grazie-di-tutto-quello-che-fai-per-noi/

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  6. Jacques Attali(CONSIGLIERE DI MITTERRAND E UNO DEI PADRI FONDATORI DELL'EURO:

    "Era evidente, e tutti coloro che hanno partecipato a questa storia lo sanno, quando abbiamo fatto l'euro, sapevamo che sarebbe scomparso entro 10 anni senza un

    federalismo buggettario. Vale a dire con eurobond, ma anche con una tassa europea, e il controllo del deficit. Noi lo sapevamo. Perché la storia lo dimostra. Perché

    non c'è nessuna zona monetaria che sopravviva senza un governo federale ... Tutti sapevamo che questa crisi sarebbe arrivata."
    http://www.youtube.com/watch?v=OK169nietfk&feature=player_embedded

    «Abbiamo minuziosamente "dimenticato" di includere l'articolo per uscire da Maastricht.. In primo luogo, tutti coloro, e io ho il privilegio di averne fatto parte, che

    hanno partecipato alla stesura delle prime bozze del Trattato di Maastricht, hanno, ci siamo incoraggiati a fare in modo che uscirne ... sia impossibile. Abbiamo

    attentamente "dimenticato" di scrivere l'articolo che permetta di uscirne.
    Non è stato molto democratico, naturalmente, ma è stata un'ottima garanzia per rendere le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti.

    http://www.youtube.com/watch?v=jXBLvGuNVuU&feature=player_embedded

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  7. Federico Rampini"Perché la Commissione europea ha accettato di diventare il capro espiatorio su cui scaricare l'impopolarità dei sacrifici?"

    Risposta di Monti: "Perché, tutto sommato, alle istituzioni europee interessava che i Paesi facessero politiche di risanamento. E hanno accettato l'onere dell'impopolarità ESSENDO PIU' LONTANE, PIU' AL RIPARO, DAL PROCESSO ELETTORALE. Solo che questo un po' per volta ha reso grigia e poi nera l'immagine dell'Europa presso i cittadini.La minaccia esterna di oggi si chiama concorrenza. Questo è un fattore potente di spinta per l'integrazione, anche se l'Europa reagisce troppo lentamente a questa minaccia.Un altro fenomeno che viene percepito come minaccia esterna, e che sta spingendo l'Europa verso una maggiore integrazione, è la minaccia
    immigrazione.QUINDI LE PAURE SONO STATE ALL'ORIGINE DELL'INTEGRAZIONE, LE PAURE HANNO CAMBIATO NATURA, PERO' RIMANGONO TRA I MOTORI DELL'INTEGRAZIONE".

    Sull'indipendenza della banca centrale (fu Monti il relatore del rapporto sull'indipendenza della Banca d'Italia sulla cui base Andreatta decise il divorzio!!):

    "Il rapporto fra democrazia e Banca Centrale è come un deposito che la politica fa in un luogo di lunga durata a cui affida in custodia valori che ritiene importanti.La stessa politica sa che questi valori saranno meglio tutelati, se affidati a qualcuno che può permetterselo trovandosi AL RIPARO DAL PROCESSO ELETTORALE".

    Giornalista: "Quali sono gli interventi prioritari perché il Mezzogiorno non resti ai margini dell'Europa?". Risposta di Monti: "La flessibilità, nel senso di mercati meno sclerotizzati. In particolare, un mercato del lavoro che consenta alle retribuzioni di essere PIU BASSE rispetto alle aree maggiori sono i livelli di produttività e il costo della vita".

    Citazioni tratte dal libro/intervista Intervista sull'Italia in Europa, 1998

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  8. Per il noto commentatore-economista-pensatore-filosofo-storico luigiza...l'acredine (chissà poi perchè...) ti toglie la solita profonda e lucida capacità di cavalcare in modo spensierato e intraprendente le onde dell'argomentare e annebbia la tua abituale e sottilmente corposa lungimiranza nelle riflessioni perchè dopo aver seguito il link e aver guardato (ammetto un po' superficialmente ma il mio tempo merita un uso migliore) pure questi commenti così risolutori e risoluti che dovevano affossare le premesse delle analisi del Prof. Bagnai, mi son trovato davanti a delle chiacchiere vagamente analitiche su questioni e fatti conosciuti e che non dimostrano proprio niente e allora?!? boh...mah... quindi la conclusione di tutto sarebbe che l'euro è nato come risposta a questa terribile paura del "IV Reich patrone di mondo"?!? Ci sarebbe da rotolarsi in terra dalle risate se la situazione non fosse veramente tragica. Ovviamente sottoscrivo quel che scrive l'anonimo e jefferson, ma voglio anche aggiungere una cosa:"caro buon" luigiza in un post in cui rispondevi a lejejewolfecchecneso hai dato del buffone al Prof Bagnai, qui dai dell'acritico a vanvera, me compreso (che seguo il suo blog) quando invece mi pare proprio che sia tu quello incapace di esercitare il seme del dubbio, di analizzare non superficialmente le questioni ed applicare uno spirito critico rivolto alla comprensione delle cose. Cordiali saluti
    Zeno l'acriticamente critico

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    1. @ Zeno

      il noto commentatore-economista-pensatore-filosofo-storico luigiza...

      Nulla di tutto quello che dici, solo un rompicoglioni.

      Comunque grazie per la risata che mi hai procurato leggendo quanto sopra riportato e che mi riguarda. :-)

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    2. @Zeno

      scusa se torno a importunarti ma guarda il video del Bagnai che segnala qui sopra l'Anonimo28 settembre 2012 05:20.
      Ti rimetto il link ed approfitto perringraziare il lettore per la segnalazione.

      Quel Bagnai lì che tra l'altro fa un poco di autocritica ed invita a non parlare di complotti, mi va benissimo, perchè complotto non fu. Semmai fu un accordo con compromessi da parte di tutti.


      Ora stop, please.
      lasciate in pace il luigiza! Grazie

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  9. Perle di saggezza anarco capitaliste di Schwefelwolf

    La “competività” – intesa nell’accezione limitativa, cioè eslusivamente economico-industriale – può essere un “bene” discutibile. Temo però che per varie ragioni, sostanzialmente attribuibili alla storia del XX Secolo, in Europa si sia dimenticato – o volutamente rimosso – il concetto “darwinistico” della competitività, in parte già anticipato dai romani con il loro “mors tua vita mea”. In Europa – con tutta la sciropposa retorica dell’”idea europea”, dell’amore fra i popoli e l’etica di una presunta carità cristiana tradotta in politica (non a caso “Democrazia Cristiana”, “Christlisch-Demokratische Union” etc.) – si è deciso che quell’orrore chiamato “darwinismo sociale” andava definitamente bandito e che, anzi, si doveva fare esattamente il contrario: non privilegiare i “forti” ma assistere, aiutare, promuovere i “deboli”.
    L’idea di base di quel “famigerato” darwinismo – cioè che nella lotta per la vita (quindi per le risorse etc.) – vince il piú forte, con le ovvie, inevitabili negative conseguenze per chi “piú forte” non è – sembra però fregarsene altamente di ciò che vorrebbe continuare a pensare l’Europa. Se è vero quello che leggo – e cioè che la Cina sta investendo tutte le sue tonnellate di “carta straccia verde”, made by FED, per comperarsi mezza Africa e mezza Australia, accapparrandosi gran parte delle risorse naturali ancora disponibili sul pianeta Terra – ebbene, mi sembra che i cinesi, senza stare a fare tanta filosofia umanitaria, stiano cercando di garantirsi una posizione vincente, una posizione di forza. Questa, a mio avviso, è una “competitività” necessaria se si vuole sopravvivere: ognuno, ovviamente, è libero di rifiutarla, con tutte le relative conseguenze.

    Quindi crimini e disgrazie umane perpetrate come diretta conseguenza della legge del piu forte sarebbe"filosofia umanitaria"..."sciropposa retorica"

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    1. @George...

      Non perle di saggezza.
      Semplicemnete perle di realismo.

      Comunque tipi come te dovrebbero sempre ricordare a se stessi (a quelli come evitatelo per cortesia) che VOI 'siete sotto la guida di Maria' (mr. 8 x mille trademark) e che quindi nulla vi toccherà ne vi danneggerà e che siete/siamo tutti fratelli.

      Auguroni!!

      Attenzione però a non finire per essere il fratello che lo prende in quel posto o magari ci rimane secco.

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  10. DA SERGIO R.

    I primi a mistificare sono proprio gli anarco/capitalisti, a cominciare dall'uso estensivo che fanno del termine socialismo (fin da Hayek) per indicare tutto ciò che ha anche minimamente a che fare con lo Stato.Il socialismo può piacere o non piacere, ma ha una sua connotazione storica e politica abbastanza precisa. Per gli austriaci, invece, la semplice presenza di uno Stato come entità sovraindividuale con autonomia impositiva è già di per sé un segnale di socialismo. Poco importa, poi, se all'atto pratico lo Stato non redistribuisce affatto il reddito, anzi, sistematicamente ruba ai poveri per pagare i lussi dei ricchi, come ci
    insegna il bailout del 2008 o come ci conferma la diversa aliquota alla quale sei soggetto negli USA se hai una normale attività produttiva rispetto a chi, invece, vive di rendite finanziarie. Per gli austriaci vale la formula Stato = socialismo. In realtà,
    questo uso estensivo del termine "socialista" risponde a una precisa e deliberata strategia di mistificazione. Bisogna tener conto, infatti, che negli Stati Uniti (dove il libertarismo si è diffuso inizialmente) il termine "socialista" provoca incubi anche al più radical e al più liberal (quelli che da noi si definiscono genericamente "di sinistra"). Si inventa, insomma, uno spauracchio (lo Stato totalitario socialista) per giustificare di fatto il laissez-faire, ossia per giustificare che chi è più ricco non è tenuto a pagare per chi è più povero. È il solito trucco: fai paura alla gente e la gente farà quello che vuoi. Devi
    far credere ai gonzi che lo Stato limita la libertà dell'individuo, così i gonzi accetteranno di buon grado di rinunciare allo stato sociale e a quel poco di diritti che ancora rimangono loro.Il manganello non sarà più quello della FED o dello sceriffo locale, sarà quello dell'agenzia di mercenari, ma il manganello privato è notoriamente più efficiente di quello pubblico e, soprattutto, non costa un cent alla collettività. Inoltre, non ci sarà coercizione. Ci sarà un libero contratto, per cui il manganellato accetterà preventivamente di farsi bastonare a piacimento. Hayek contesta che la maggioranza abbia diritto a
    prendere decisioni anche per la minoranza, mentre ritiene assolutamente naturale che una minoranza di non meglio definiti saggi, o eletti, "ispiri la maggioranza", di fatto decidendo per tutti. Ma certo che se uno non legge mai il testo può credere a quello che vuole e far dire a Hayek quello che vuole. Quello che impropriamente viene definito anarcocapitalismo è di fatto la
    giustificazione teorica del diritto del più forte a decidere anche per il più debole. Hayek non accetta che i pezzenti abbiano diritto di voto e, in tal modo, possano obbligare i più ricchi a cedere una parte della propria ricchezza a chi ha di meno. Il povero, per lui, è uno sfigato che è stato incapace di provvedere a se stesso, non merita alcuna assistenza se non quel minimo che lo renda innocuo e lo faccia desistere dal rubare al più ricco. Ma per non apparire elitarista, Hayek aggira abilmente il problema rovesciando i valori. Si inventa il concetto di "dittatura della maggioranza" creando una vittima della coercizione (la povera minoranza di più ricchi che deve sottostare alla volontà della maggioranza di poveri e scemi) per giustificare, di fatto, il diritto di quella stessa minoranza a sfruttare eternamente i meno fortunati.L'anti-statalismo degli austriaci, come non mi
    stancherò mai di ripetere, è solo fuffa, è solo una cortina fumogena dietro cui nascondere l'unico vero intento, eliminare lostato sociale. Lo Stato esisterà sempre, non foss'altro per sancire il diritto (naturale e inviolabile per tutti gli anarco/capitalisti) alla proprietà privata.

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  11. Luigiza,io non ho nulla contro di te,ognuno ha i suoi ideali e principi,ma non ti offendo ne denigro...esprimo i miei,tu esprimi i tuoi.Sono agnostico ed il discorso sulla chiesa non e' a me che devi farlo,ho postato il discorso di Schwefelwolf per mostrare l'impianto ideologico anarco capitalista che sta dietro,e la quasi legittimazione della legge del piu forte "per natura" quindi giusta,questo traspare dal post,opinione sua legittima come quella di chiunque altro...il discorso sul realismo non vuol dire nulla,anzi,peggio...e' l'impring ideologico per legitimare ogni nefandezza creata.Secoli addietro era "realista" approvare nelle costituzioni il diritto di possedere schiavi...era"realista"lo sfruttamento estremo delle persone nelle miniere...come oggi e' realista il mondo creato ad hoc come una giungla tutti contro tutti,ma in realta non esiste ne vero liberalismo,ne socialismo(io sono socialista liberale)realismo odierno sono cartelli bancari e multinazionali a fare il GROSSO dei commerci mondiali,ma senza fantasiose opinioni,nomi e cognomi,se vuoi,le stesse famiglie di 100 anni fa.

    A proposito,l'isteria da deficit odierna,che serve per legittimare di fronte alla gente le rendite parassitarie dei rentiers,sono l'esatto equivalente delle superstizioni del passato,inculcate per spaventare e mantenere il controllo,non sono io a dirlo,Samuelson..che presumo tu sappia chi sia

    PPS.l'8 per mille alla chiesa cattolica sono briciole che servono a copertura di ben altri numeri(a 9 zeri)dei giri e traffici della banca vaticana...cosi come i mali delle societa,sono ben altri numeri dei ladri di polli alla fiorito/lusi/belsito

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    1. Grande George!
      Temo però che il tuo richiamo alla cultura...economica (Samuelson? Chi era costui?) e filosofico-sociologica, siano fuori dal target di "pensiero ermeneutico" del tuo interlocutore.
      Egli "sa" e, perciò, non ha bisogno del "latinorum" economico; egli conosce la realtà e perciò se il suo "a priori" è contraddetto, nei suoi slogan semplificatori, reagirà sempre parlando di "irrealtà"...della realtà (dinamica) criticamente intesa.
      E poi, se "sai" e sei pure "il più forte" e "fit", perchè curarsi della logica (che è sempre e solo quella del "più forte")?

      Solo che non si renderà conto che non sono quelli "forti" che si sono arruolati nelle fila del darwinismo sociale-anarcocapitalista, perchè la forza dell'uomo non sta nel prevalere e asservire gli altri, ma nella sua incessante ricerca della conoscenza e nella responsabilità individuale per i propri atti...Perciò, non saprà mai quanto è (più) "forte" tutto ciò che odia: verrà travolto nelle sue certezze, come tutti i teorici del disprezzo per gli altri, e non saprà mai spiegarsi perchè

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  12. è che, vede, anche in Francia comincia a mancare un po' l'aria e qualcuno comincia a rendersi conto dell'invadenza della Germania...

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