lunedì 12 novembre 2012

Weidmann tifa Euro


Jens Weidmann, il banchiere piu' amato dai tedeschi, torna a farsi intervistare dalla Rheinische Post ribadendo la sua fede nella cultura della stabilità targata Bundesbank.
Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann intervistato dalla nostra redazione parla del pericolo di inflazione e delle azioni di aiuto per la vacillante Grecia.

RP: Lunedì i Ministri delle Finanze si riuniranno per decidere sugli aiuti alla Grecia. Gli aiuti devono essere erogati anche se il paese è economicamente al collasso?

Weidmann: La politica ha già deciso pubblicamente di continuare con gli aiuti  alla Grecia. Ma il denaro dovrà essere erogato solo se la Troika confermerà che il paese nel lungo periodo potrà sostenere il suo indebitamento e applicherà le riforme concordate. E questa conferma ancora non c'è.

RP: Molti esperti non vedono nessuna luce alla fine del tunnel.

Weidmann: Bisogna decidere: è una mancanza di volontà riformatrice o sono invece le influenze esterne a rendere la situazione in Grecia peggiore di quanto atteso? E' chiaro: gli aiuti hanno un senso solo se la Grecia farà quanto richiesto. Questo è un segnale importante non solo per la Grecia, ma anche per gli altri paesi in crisi. E' necessario mantenere la pressione sulle riforme, altrimenti non si faranno progressi e l'Eurozona diventerà una Transferunion. Allora la stabilità dell'unione monetaria sarebbe davvero in pericolo.

RP: La decisione della Troika sarà indipendente, anche se i leader politici si sono già espressi in maniera cosi' chiara?

Weidmann: Questo di fatto è un problema. Come si può valutare serenamente il raggiungimento degli obiettivi, se le conseguenze di un giudizio negativo spaventano così tanto? Sono tuttavia fiducioso: la Troika giudicherà la situazione onestamente, prima di approvare i pagamenti.

RP: I greci in 3 anni hanno già vissuto diversi tagli alle pensioni, il governo tedesco dovrebbe fidarsi...

Weidmann: E' vero, nel frattempo sono state approvate misure che fino a poco tempo fa non erano nemmeno presentabili. Capisco quanto sia difficile per le persone colpite. Ma la Grecia non poteva evitare tagli profondi. E senza gli abbondanti aiuti, i tagli sarebbero stati anche molto piu' duri.

RP: Le banche private e le assicurazioni hanno già rinunciato ad una parte dei crediti verso Atene. Sarebbe giusto, se ora anche i creditori pubblici accettassero un taglio del debito?

Weidmann: Gli stati e le banche centrali dell'Eurosistema  sono diventati creditori della Grecia durante la crisi - ma non prima della crisi ed in seguito ad una valutazione del rendimento, come avevano fatto invece banche e assicurazioni: il confronto in questo modo zoppica. In ogni caso: le banche centrali non possono rinunciare ai crediti verso la Grecia, questo sarebbe un trasferimento diretto e quindi un finanziamento degli stati, proibito dai trattati.

RP: E' vero che la BCE è il principale creditore della Grecia?

Weidmann: L'Eurosistema - vale a dire la BCE e le banche centrali nazionali - ha acquistato in maniera significativa titoli di stato greci, e in questo modo è diventato uno dei creditori piu' importanti. Cio' non ha risolto i problemi della Grecia. Al contrario ora abbiamo una discussione sulla partecipazione dell'Eurosistema a un taglio del debito. Tutto questo conferma le preoccupazioni che la Bundesbank ha avuto fin dall'inizio.

RP: Non sarebbe Più corretto, se fossero gli stati a rinunciare ai loro crediti?

Weidmann: Un taglio del debito da solo non risolve il problema. Che aiuto può dare un taglio del debito di Atene, se il paese fra 10 anni si troverà di nuovo al solito punto di oggi? La Grecia deve essere riformata radicalmente, per tornare ad essere piu' competitiva ed avere finanze sostenibili nel lungo periodo. Solo così un taglio del debito potrà essere di qualche aiuto.

RP: La Grecia fra 10 anni sarà ancora nell'Euro? E soprattutto fra 10 anni ci sarà ancora l'Euro?

Weidmann: L'Euro ci sarà ancora fra 10 anni, di questo sono sicuro. E' evidente che c'è la volontà politica di mantenere l'Euroarea integra. Questo avrà pero' anche delle conseguenze. Affinché l'unione monetaria resti una comunità stabile, le regole del gioco dovranno essere modificate e sui singoli paesi dovranno esserci maggiori controlli economici e finanziari. Il Fiskalpakt è un primo passo in questa direzione.

RP: Il presidente della BCE Mario Draghi è pronto a tutto pur di salvare l'Euro. Anche lei?

Weidmann: Tutti nel consiglio BCE ci battiamo per il successo di lungo periodo dell'Euro come moneta stabile. Insieme lottiamo per trovare la strada giusta: come possiamo dare il nostro contributo alla soluzione della crisi nell'ambito del nostro mandato, difendendo il valore del denaro? In seno al consiglio BCE siamo tutti d'accordo sul fatto che le nostre misure possano solo comprare tempo per i paesi in crisi. Le cause della crisi le può risolvere solamente la politica.

RP: Nel consiglio BCE lei è stato il solo a votare contro l'acquisto illimitato di obbligazioni dei paesi in crisi.

Weidmann: Vedo con crescente preoccupazione il fatto che l'Eurosistema si sia spinto sempre piu' nel campo della politica di bilancio. Ma per fare questo non siamo legittimati democraticamente. Inoltre cio' elimina la pressione sui governi, e rallenta lo zelo riformatore. Sicuramente nel nuovo piano di acquisto di titoli è stata indicata una forte condizionalità, ma la sua forza vincolante deve essere ancora dimostrata. In sostanza, la politica monetaria non deve finire nella scia della politica fiscale. L'esperienza ci insegna, che l'indipendenza della banca centrale è decisiva per mantenere il valore di una moneta stabile.

RP: Si dice che lei abbia preso in considerazione le dimissioni...

Weidmann: Non ho minacciato le dimissioni. Quando ho assunto l'incarico, sapevo che cosa mi attendeva. Che cosa avrebbero aggiunto le mie dimissioni? Un successore, che come me sostiene la cultura della stabilità Bundesbank, che ora si troverebbe nella stessa situazione e che risponderebbe alla sua domanda sulle voci di dimissioni.

RP: Si sente abbandonato dal suo ex capo, la cancelliera?

Weidmann: No, non è la mia impressione. Gli interessi e i compiti dei governi  e delle banche centrali non sono sempre gli stessi. Come banchieri centrali dobbiamo avere sempre la nostra bussola e non possiamo affidarci all'aiuto della politica.

RP: La CDU e la FDP chiedono che la Germania non abbia un solo voto nel consiglio a 23 della BCE, piuttosto un peso pari alla sua partecipazione del 27%. Una proposta sensata?

Weidmann: L'idea dietro la regola, un paese un voto, è che i membri del consiglio BCE non perseguano interessi nazionali, piuttosto agiscano a livello europeo e applichino una politica monetaria priva di rischi. Quanto piu' con il progredire della crisi abbiamo indebolito il secondo punto, e distribuito rischi sui contribuenti nazionali, tanto piu' la richiesta arriva con forza dall'opinione pubblica. La risposta corretta non è quella di modificare i diritti di voto, ma di tornare ad una politica monetaria piu' coerente.

RP: Molti temono che la BCE diventi sempre piu' italiana e che la crisi alla lunga sia pagata con l'inflazione. Lei vede questo pericolo?

Weidmann: Italiano, tedesco - questo dibattito ci porta nella direzione sbagliata. E' importante che i problemi siano risolti nei singoli paesi e che l'unione monetaria nel complesso diventi un'area stabile, affinché la politica monetaria si possa di nuovo concentrare sulle sue responsabilità primarie.

RP: I cittadini possono avere paura dell'inflazione?

Weidmann: Nell'immediato non c'è alcuna preoccupazione per un'inflazione piu' alta. Molti paesi europei sono in recessione, e anche l'economia mondiale non cresce piu con forza. Cio' smorza l'aumento dei prezzi. Per la Germania, la Bundesbank si aspetta un'inflazione non superiore al 2%. Nel lungo periodo dobbiamo pero' essere estremamente vigili. Tecnicamente il consiglio BCE è nella condizione in ogni momento, di ridimensionare la politica monetaria espansiva. Ma per fare questo abbiamo bisogno anche della forza politica.

11 commenti:

  1. E te credo che se porti a tappe forzate il livello di vita della Grecia (e del PIGS) a quello dei paesi del terzo mondo non avrai bisogno di una "transfer union"! E per sostenere che? un livello di vita simil-Africa?
    Poi emerge la confessione (ipocrita perchè fa finta di non sapere che la domanda mondiale è messa oggi in crisi proprio della "sua" euro-austerity) che la recessione-deflazione è voluta proprio per reprimere l'inflazione e far mantenere alla germania il vantaggio dei tassi di cambio reale.
    Come al solito al monetarista d'accatto manca il pezzo in cui la germania non sa più a chi esportare.
    Ma se lo merita: il suo "cupio dissolvi" è quello di un gerarca nel bunker e il "mondo" intorno a lui non si conformerà al suo delirio "punitivo", a partire dai non trascurabile dettagli di Francia e USA...e alla fine pure la Cina ("dettagli" di cui accuratamente non parla perchè fare il duro coi "grossi" non è nel suo stile)

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    1. Grande quarantotto, mi è piaciuto davvero il finale!

      certo che Weidmann fa di tutto per farsi odiare, dai latini ovviamente, i tedeschi lo amano, invece...

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    2. scusa la domanda ingenua, ma non riesco a capire perché le politiche sostanzialmente recessive atte a deflazionare i costi di beni e servizi dovrebbero far mantenere alla Germania il suo "spread negativo" di competitività.
      Cioè da una parte uccidono il loro export visto che politiche procicliche uccidono la domanda dei paesi importatori dell' eurozona, dall'altra non dovrebbero ridurre quel differenziale di inflazione che sta alla base del successo tedesco?

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    3. Se siamo su questo blog a discutere animatamente di crisi e austeritià significa che le ricette adottate non stanno funzionando troppo bene ;)

      In attesa di pareri piu’ autorevoli, provo a risponderti…

      I tassi di inflazione ci dicono che nonostante la quaresima del sud Europa duri ormai da anni, non è in corso un riavvicinamento dei prezzi fra virtuosi e viziosi,

      i dati ci dicono anche che la bilancia commerciale di Spagna, Portogallo e Grecia, continua ad essere pesantemente negativa, per non parlare delle partite correnti,

      la disoccupazione giovanile oltre il 50 %, di Spagna e Grecia, e quella generale tra il 10 e il 15 % di Italia, Francia, Irlanda e Portogallo, per quanto tempo potrà essere ancora politicamente sostenibile?

      Abbiamo visto che tagliare la spesa non ha ridotto il pil rendendo il peso del debito insostenibile, non a caso è intervenuta la BCE per comprare tempo, con il programa di acquisto illimitato

      Sappiamo dai precedenti storici, che anche le dittature non sono riuscite ad imporre una deflazione interna e alla fine sono state costrette a svalutare, perchè in questo difficile compito dovrebbero riuscire delle democrazie?

      L’unico paese che è riuscito ad avviare una deflazione interna, l’Irlanda, è riuscita parzialmente nell’impresa perchè probabilmente ha un mercato del lavoro molto poco regolato, con salari estremamente flessibili.

      I paesi baltici pare siano riusciti nell’impresa, ma forse perchè ai confini hanno i simpaticissimi russi, e piuttosto di finire un’altra volta sotto il loro dominio, sono pronti ad accettare di tutto.

      Drake fammi sapere se sei d'accordo...

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    4. La contraddizione è vera, ma è dei monetaristi al governo in UEm.
      La germania ha deliberatamente e in violazione del trattato "sovra"compresso l'inflazione: ciò si raggiunge sempre e solo attraverso la compressione salariale (non attraverso un fantomatico controllo dei prezzi che comunque è vietato dal trattato).

      E in più la germania l'ha fatto aumentando deficit e debito pubblico, in violazione del trattato (sia per mancato coordnamento delle politiche economiche e del lavoro, sia perchè la deflazione pone barriere all'import e ha come complemento "aiuti di Stato" vietati, tutte violazioni del trattato), quando ciò non era giustificato dalla congiuntura. Ci siamo?

      Ora la germania vorrebbe che il debito fosse tagliato attraverso la drastica riduzione dei deficit: in questo non è obiettivo primario la riduzione dell'inflazione nei paesi debitori, perchè lo scopo è la garanzia del credito non il recupero di autonoma, indipendente, competitività di questi ("autonoma" nota bene: su questo vedi poi).

      Allora: l'inflazione permane (pur riducendosi in ogni paese come tendenza relativa a ciascun paese) con differenziale favorevole alla germania (e "area marco"). Ciò, quindi, anche se le politiche di austerity hanno come effetto la deflazione (in una misura tendenziale ma impossibile da raggiungere per limiti di sistema in situazione congiunturale, essendo il tutto pro-ciclico, OK?), ma primariamente di disoccupazione, indotta dalla recessione e quindi "voluta" (perchè la disoccupazione fa naturalmente cadere il costo del lavoro).

      Ma il prezzo di ciò è che aumento della disoccupazione e calo della domanda interna dei paesi debitori vanificano l'obiettivo di riduzione del debito, raggiungendo gli effetti opposti a quelli dichiarati.

      Allora qual'è la posta in gioco dietro a questa facciata ipocrita in cui si ammazza il debitore che così non potrà restituire? (ad es; una certa deflazione la si raggiunge ma è anche vero che la tassazione indiretta, specie in Italia, con cui ciò è perseguito la limita cioè inflazione diminuisce di poco), consolidando il vantaggio tedesco.

      Insomma, la vera posta in gioco è il passo successivo della "colpa" del debitore (schuld esprime sia debito che colpa); l'espropriazione del suo patrimonio.
      E a ciò provvede il falso "più europa" che in realtà significa più garanzia per la germania. Cioè la CONDIZIONALITA', attraverso cui, con le zone franche in grecia e le privatizzazioni e svendite, in grecia ma ancor più in Italiae altrove, si arriverà all'acquisizione degli asset strategici dei paesi debitori a prezzi di saldo.

      Per tornare alla domanda iniziale: siccome una riduzione dell'onflazione si raggiunge solo attraverso riduzione salariale (reale), è chiaro che ciò costituisce anche, attraverso un deprezzamento del tasso di cambio reale, una barriera all'importazione il che danneggia la germania esportatrice (e creditrice per questo motivo).

      Ma la contraddizione palese, nelle dichiarazioni ufficiale, (dato che rischiano i tedeschi di "importare" recessione per caduta della domanda estera per loro essenziale) si risolve se si considera, appunto, che c'è la simultanea lotta contro il tempo (prima che l'euro si dissolva) a acquisire in espropriazione i fattori dell'economia altrui, avendo nel frattempo realizzato una tale deflazione salariale nei paesi debitori da rendere conveniente l'investimento predatorio nelle economie acquisite.
      Non è semplicissimo ma questo è lo schema.
      NOn è detto che gli riesca ma sono bene avviati, dato che i governi PIGS sono già sostanzialmente commissariati dalla governance BCE-bundesbank, e che si va rapidamente verso la suddetta "condizionalità" (di cui il modo di concepire i falsi firewall di protezione del debito pubblico sono uno strumento fondamentale)...

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    5. Caro Drake, mi permetto di rispondere al tuo quesito. La differenza sostanziale sta appunto nel "momento". Le politice deflattive realizzate in momenti di espansione o recessione economica divergono sostanzialmente nei risultati. Attuandole in fase espansiva (cioè pressappoco fino al 2008), si comprime la domanda interna creando due presupposti, molto simili alle care e vecchie "svalutazionicompetitive" (di prezzo): minore richiesta di beni esteri da parte dei residenti (via calo salari, aumento IVA), maggiore richiesta di beni residenti da parte dell'estero. Se i consumi (causa minori salari) calano così come gli investimenti (dati FMI e World Bank lo dimostrano, Mutui subprime Deutsche Bank e bolle speculative Spagna ci danno un indizio dove siano andati a finire i profitti aziendali teutonici, non di certo in investimenti produttivi), le uniche voci a mantenere l'asfittico PIL tedesco in positivo sono state necessariamente, visto il disavanzo pubblico che ha finanziato di fatto le riforme Hartz I-IV (con Italia e Francia benevole nel chiudere due occhi sugli sforamenti tedeschi), quella parte di PIL (che chiamiamo reddito o produzione nazionale) rappresentata dalla parte corrente, cioè saldo merci/servizi/IDE (semplifico) che corrisponde al saldo delle partite correnti (CAB). Bene. Fondamentale in questo caso è la "domanda" estera. La Germania (pure l'Olanda se vogliamo) quindi ha svalutato il suo tasso di cambio effettivo reale in una fase di espansione mondiale, facendosi trainare dall'export (soprattutto UEM). Le sue merci hanno invaso l'Europa (essendo "competitive"), i suoi capitali hanno sostenuto la propria economia permettendo all'estero (per lo più europeo) di acquistare le sue stesse merci. Arriva il 2008. I capitali tedeschi, scottati dal caos subprime (accennato poc'anzi), rientrano (per coprire i buchi Commerzbank, Hypo Real Estate, Landensbanken). Effetto: collasso economie PIIGS finanziate dai capitali esteri (per lo più tedeschi), veri responsabili delle fiammate inflazionistiche che hanno mantenuto divergenti i vari tassi fra i paesi UEM. Intervento dello Stato per mettere una pezza a sostegno dell'economia con naturale aumento debito pubblico.

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    6. Intervento Troika: qui la malafede, agli addetti ai lavori, appare evidente. Invece di intervenire a monte, su chi ha lucrato sui tassi di cambio reale (contravvenendo ai trattati UEM) per una redistribuzione dei surplus, si è agito su chi ci ha messo una pezza: lo Stato. Fiscal compact e fratelli vari vanno a tagliare l'intervento pubblico laddove esiste sostanzialmente già una sofferenza privata (licenziamenti, taglio stipendi, annullamento detrazioni, deindicizzazioni pensioni ed aumento età pensionabile ecc.). Sommando a quest'ultimo effetto negativo, l'effetto letale di aumenti di tasse accompagnati da tagli di spesa (fiscal multiplier in tempi di crisi pari 0,9 - 1,9 stime FMI, cioè per ogni euro tagliato alla spesa, sottraiamo PIL per un ventaglio che varia da 0.9 euro ad 1.7euro...), abbiamo come risultato l'annientamento della domanda interna dei vari paesi. Ulteriori riduzioni di stipendi (nei PIIGS) per raggiungere un tasso di cambio reale competitivo, accompagnati da ulteriori inasprimenti della tassazione e tagli alla spesa pubblica, non possono far altro che avvitare l'economia in una spirale senza fine, dove il risanamento non verrà mai raggiunto a causa annientamento fiscale contribuenti. Questo ad un solo ed unico scopo: dopo aver messo falcidiato il sistema produttivo dei vicini, mettere in ginocchio i lavoratori permette a chi è in vantaggio (Germania e paesi Core-UEM) di consolidare la sua posizione attraverso shopping a buon mercato di imprese (manifatturiere e servizi) nei PIIGS. Agenzie nazionali di fornitura energie elettrica, gas, telefoniche, nettezza urbana, acqua sono gli obiettivi principali delle fameliche aziende teutoniche... quante volte sentiamo che lo Stato deve privatizzare aka liberalizzare, ad esempio mettendo sul piatto partecipazioni ENI o Finmeccanica. Ecco a cosa serve il miraggio delle "riforme" alla tedesca... oh, poi un giorno qualcuno mi spiegherà perchè alla Volkswagen (che già possiede Audi, Skoda, Ducati, Seat, Lamborghini, Bentley, Bugatti, Scania, MAN) nessuna istituzione europea ha mai rotto le palle per infrazione...(sarcasmo naturlich)…

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  2. "La Grecia deve essere riformata radicalmente, per tornare ad essere piu' competitiva ed avere finanze sostenibili nel lungo periodo."

    .. ma se lo decidessero i greci cosa fare del proprio paese, invece che il governatore del Bundesbank ?

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    1. Sai c'è qualcosa di più dell'ovvio e condivisibile principio che enunci.
      C'è il fatto che si potrebbe ben cadere sotto l'influenza dominante di un paese imperialista: nella storia accade e occorre lotta per ricnoquistare un "inimo" di sovranità.
      Ma almeno che questo paese imperialista sapesse fare i propri interessi senza essere un distruttore non solo del paese che colonizza ma anche della propria strategia esportativa, senza cadere preda di calcoli ideologici economicamente folli.

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  3. Phul era un diquegli idividui disperatamente,irrimediabilmente sicuri dise stessi,sicuri fino al martirio,come lo sanno essere solo i tedeschi,e questoproprio perché solo i tedeschi possono essere sicuri di se,sulla base di un'idea astratta,com'è ladottrina cioè la pseudoconoscenza dellaverità assoluta.

    Guerra e Pace libro III parte I capitolo X

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