Breve ma interessante articolo di German Foreign Policy per riepilogare il punto di vista delle élite tedesche sul progetto europeo: l'UE è la base del successo economico e politico della Germania nel mondo ed è quindi fondamentale per gli interessi nazionali tedeschi. Da German Foreign Policy
L'UE come base per l'export
L'establishment tedesco cerca di serrare i ranghi e rafforza la sua propaganda pro-UE verso l'interno. Lunedi scorso, ad esempio, il capo esecutivo della Bundesverbandes der Deutschen Industrie (BDI, la Confindustria tedesca), Joachim Lang, ha voluto ribadire i benefici dell'UE per l'industria tedesca. Non solo "circa il 40% di tutti i nostri investimenti diretti" sono realizzati all'interno dell'UE; ma anche "quasi il 60% delle nostre esportazioni...vanno nella stessa area". Di fatto l'UE è una base strategicamente molto utile per la crescita dell'economia tedesca legata all'export. "La catena del valore delle nostre imprese si sviluppa attraverso i confini europei senza soluzione di continuità", ricorda Lang; le aziende possono dislocare i loro siti produttivi in tutta l'UE massimizzando i profitti. [2] E' perfettamente normale che "un auto made in Germany abbia molti componenti provenienti dalla Francia, dalla Polonia o dalla Repubblica Ceca", ha proseguito il funzionario di vertice della BDI: "in totale circa tre quarti di tutte le importazione di beni intermedi dei paesi UE arrivano da altri paesi UE. In nessun'altra regione del mondo questa quota interregionale è cosi' alta".
Il paese vincitore
Di recente anche il Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel ha voluto sottolineare i benefici dell'UE per l'economia tedesca e in particolare la grande importanza del contributo tedesco al bilancio UE. In verità "la Germania non è un contribuente netto europeo, ma un paese che dall'UE ottiene un guadagno netto", ha scritto Gabriel in un suo articolo per la influente Frankfurter Allgemeine Zeitung. "Certamente mettiamo nel bilancio europeo piu' denaro di quello che poi torna indietro", è scritto nell'articolo: tuttavia "si tratta solo di una piccola parte del conto". Bisogna considerare che "esportiamo circa il 60% dei nostri beni e servizi nell'UE". Cio' presuppone che questi beni siano anche venduti in quei paesi. "Milioni di posti di lavoro tedeschi dipendono dal fatto che negli altri paesi europei ci sono persone che stanno bene e che possono permettersi i nostri beni". Gabriel ha spiegato in questo modo l'utilità del contributo tedesco all'UE: "ogni euro che Berlino mette a disposizione del bilancio UE, in maniera diretta o indiretta, torna indietro moltiplicato". [3]
Modellare l'ordine mondiale
L'Ue per la Germania è una "questione di interesse nazionale", è invece scritto in un documento recentemente pubblicato dalla sede berlinese dello European Council on Foreign Relations (ECFR): "l'economia tedesca e il modello politico tedesco traggono un enorme vantaggio dall'UE, e Berlino grazie all'UE ritiene di poter meglio contribuire alla creazione di un nuovo ordine mondiale coerente con gli interessi tedeschi ed europei" [4].
Coalizioni contrarie
Per poter imporre al meglio i suoi interessi all'interno delle strutture europee, parallelamente alla promozione dell'integrazione fra gli stati europei, Berlino cerca di minare la creazione di ogni possibile coalizione che possa contrastare l'egemonia tedesca. Una di queste è il vertice dei paesi sud-europei, che si è già tenuto 2 volte - il 9 settembre ad Atene e il 28 gennaio 2017 a Lisbona - e che ha raggruppato gli oppositori della politica di austerità tedesca.[5] Per far uscire da questa coalizione gli stati piu' influenti, la Cancelliera Merkel il 6 marzo a Versailles ha tenuto un mini vertice con il presidente francese François Hollande, il primo ministro italiano Paolo Gentiloni e il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy. Con lo sguardo rivolto alle elezioni presidenziali francesi, Merkel ha recentemente ricevuto a Berlino i candidati alla presidenza francese piu' promettenti - ad eccezione del candidato euro-scettico del Fronte Nazionale (FN) Marine Le Pen.
Buone relazioni
Lunedì scorso si è occupata anche del cosiddetto "Gruppo di Visegrad". L'alleanza che unisce Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia negli ultimi tempi ha intensificato la propria collaborazione e ad esempio in materia di politica dei rifugiati ha minacciato la Germania formando un blocco contrario alle politiche tedesche. [6] Gli esperti sottolineano tuttavia che il "gruppo di Visegrad ha al proprio interno numerose crepe" - e che negli ultimi tempi soprattutto la Repubblica Ceca e la Slovacchia "hanno cercato un accordo con la Germania" [7]. Nei giorni scorsi Merkel ha ricevuto a Berlino il primo ministro della Repubblica Ceca Bohuslav Sobotka, e quello della Slovacchia, Robert Fico. Abbiamo parlato del "futuro dell'Unione Europea" e ci siamo trovati d'accordo sul fatto che il vertice di gruppo in occasione dell'anniversario del 25 marzo a Roma "sia stato un passo molto importante". "Le relazioni fra la Repubblica Ceca, la Slovacchia e la Germania sono molto buone", ha detto Merkel [8]. Le probabilità che nell'Europa dell'est si formi un blocco di opposizione a Merkel si riducono notevolmente.
[1] Joachim Krause: Die neue Zeitenwende in den internationalen Beziehungen - Konsequenzen für deutsche und europäische Politik. Sirius 1/2017, S. 3-24.
[2] "Global Player Europäische Union". bdi.eu 03.04.2017.
[3] Sigmar Gabriel: Wir sollten mehr für Europa zahlen. Frankfurter Allgemeine Zeitung 22.03.2017.
[4] Almut Möller: What next after the Rome Declaration? www.ecfr.eu 30.03.2017.
[5], [6] S. dazu Spalte und herrsche.
[7] Kai-Olaf Lang: Differenzieren und Kooperieren. SWP-Aktuell 22, März 2017.
[8] Gute Beziehungen mit Tschechien und Slowakei. www.bundesregierung.de 03.04.2017.
grazie
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