martedì 7 maggio 2019

Il paese della disuguaglianza

L’idea di una collettivizzazione dei mezzi di produzione lanciata dal leader dei giovani socialdemocratici Kevin Kühnert ha suscitato un’ondata di indignazione e ha riacceso il dibattito sulla disuguaglianza sociale. Ma se in Germania, dati alla mano, le 45 famiglie più ricche possiedono all’incirca quanto 20 milioni di famiglie, cioè la metà più povera della popolazione, è probabile che la situazione sia sfuggita di mano. Ne scrive Der Spiegel

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(...) La domanda fondamentale in questo dibattito è di facile formulazione: quali rapporti di potere e di proprietà ha creato il capitalismo in Germania?


Alla domanda si può rispondere con le statistiche ufficiali e i calcoli degli economisti:

Distribuzione della ricchezza

"Ci sono persone che possiedono capitale e persone che lavorano per il capitale", ha ripetuto Kühnert nella sua intervista a “Die Zeit" facendo riferimento all’elemento centrale della dottrina marxista. Coloro che dispongono di capitale possono farlo lavorare e non devono quindi occuparsi direttamente del lavoro. "Nella nostra società solo una piccola percentuale di persone ha questa libertà e la maggior parte delle persone non dispone di un patrimonio", ha criticato Kühnert.

Se si guarda alla effettiva distribuzione della ricchezza, la formulazione del leader dello Juso (giovani socialdemocratici) sembra addirittura moderata: la disuguaglianza in termini di ricchezza in Germania è estrema. Secondo uno studio del Deutsches Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW), in Germania le 45 famiglie più ricche possiedono all'incirca quanto 20 milioni di famiglie, vale a dire la metà più povera della popolazione. 

(...) Per inciso, i patrimoni in Germania sono distribuiti in maniera molto piu' disuguale rispetto ad altri paesi europei. Questo è dimostrato dal confronto con Spagna e Francia:


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Per il loro studio i ricercatori del DIW hanno utilizzato i dati ufficiali della Bundesbank e della Banca centrale europea (BCE). Poiché questi dati descrivono i super ricchi in maniera molto schematica, gli economisti hanno fatto ricorso a un approccio che stimola la stessa BCE a correggere il proprio rilevamento dei dati: hanno integrato le informazioni con la lista sulla ricchezza di Manager Magazin.

Un sacco di soldi, un sacco di potere: i super ricchi

Chi guarda la lista dei ricchi stilata da Manager Magazin si fa rapidamente un'idea di dove si sta spostando la gran parte dei profitti delle aziende tedesche: nella ricchezza privata di pochi soggetti estremamente privilegiati.

Che a Kühnert durante l’intervista a "Die Zeit" sia stata espressamente fatta una domanda sulla collettivizzazione della BMW non è un caso: proprio in cima alla lista dei ricchi ci sono i fratelli Stefan Quandt e Susanne Klatten, che insieme, direttamente o indirettamente, possiedono il 46,8 % delle azioni ordinarie della casa automobilistica. Solo lo scorso anno, ai due sono andati 1,1 miliardi di euro di dividendi - patrimonio comune stimato: 34 miliardi di euro.


Anche le posizioni successive nella classifica della ricchezza sembrano confermare la distinzione fatta da Kühnert fra le persone che possiedono capitale e coloro che lavorano per il capitale. Dieter Schwarz (Lidl, Kaufland, un patrimonio stimato di 25 miliardi di euro), gli eredi Aldi (Sud 21,8 miliardi di euro, Nord: 17,5 miliardi di euro), la famiglia Schaeffler (17 miliardi di euro), Otto (13, 5 miliardi di euro), Porsche (12 miliardi di euro) e Klaus-Michael Kuehne (10,5 miliardi di euro) - ovviamente, non potrebbero disporre del loro enorme patrimonio senza il lavoro delle loro migliaia di dipendenti.



A parte poche eccezioni, questi super-ricchi in comune hanno una enorme influenza sulla politica aziendale. Determinano in maniera completa o almeno significativa la direzione strategica dell'azienda.

Possesso di azioni


Bene, almeno nelle società per azioni, ci sarebbe la possibilità di una "collettivizzazione" (come la chiama Kühnert). Una parte significativa della popolazione, tuttavia, dovrebbe essere azionista di queste società, anche se non sembra essere il caso della Germania.



Certo, il numero di azionisti è salito al livello più alto dalla crisi finanziaria. Ma sono ancora solo 10,3 milioni su 82,8 milioni di cittadini tedeschi - e in secondo luogo, in questo numero sono inclusi anche coloro che possiedono azioni all’interno di fondi azionari. Possono beneficiare del successo dell'azienda, ma non hanno voce in capitolo, perché non hanno il diritto di voto durante l'Assemblea generale annuale. In Germania, le persone che effettivamente possiedono azioni sono al massimo 4,5 milioni.




Ancora meno sono le persone che soddisfano l'ideale di Kühnert di un collettivo che ha voce in capitolo nella gestione dell’azienda in cui anche lavora: in Germania ci sono poco meno di 1,3 milioni di dipendenti azionisti.



Proprietà

Anche il leader della Juso considera quello abitativo uno dei problemi sociali più importanti del nostro tempo. Senza dubbio teme un esproprio della proprietà privata: anche secondo Kühnert, ifnatti, quello che è stato ottenuto con il proprio lavoro deve essere protetto. Ma guadagnarsi da vivere affittando lo spazio vitale ad altre persone, per Kühnert non è un modello di business legittimo: "se vogliamo essere coerenti fino alla fine, ognuno al massimo dovrebbe essere proprietario dello spazio in cui vive".

Spazio abitativo: solo una minoranza possiede. Il resto affitta.

Attualmente, secondo l'Ufficio federale di statistica, in Germania meno di una famiglia su due (il 47,1 percento) possiede una casa o un terreno. Più della metà dei tedeschi vive in una casa in affitto - non poche di queste famiglie vivono in una delle abitazioni plurifamiliari con tre o più appartamenti, che a loro volta sono possedute solo dal 2,2% delle famiglie.


Conclusioni

L'attuale economia sociale di mercato tedesca ha portato a un livello di disuguaglianza estremo in termini di accesso alla proprietà, di potere e di opportunità, tipico di modelli di capitalismo molto più spinti. Kevin Kühnert per questa situazione non ha ancora sviluppato una soluzione coerente. Ma almeno si torna a parlarne.


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8 commenti:

  1. la vera sovietizzazione è in atto ora, ed è quella dei meccanismi di concentrazione di valori finanziari e industriali, ecc. Nel mondo di sopra, c'è la sinfonia di una burocrazia con un'enorme portafoglio azionario, in quello di sotto, una landa in cui i grandi 'liberamente' ma inevitabilmente mangiano i piccoli.

    il paradosso è che un qualche 'esproprio' (o nazionalizzazione, o boh) sarebbe l'ideale per salvare il capitalismo.. :)

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  2. Dov'è Cocucci a tediarci da Maestrino del liceo citando l'indice di Gini?

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    1. Il Coefficiente (o Indice) di Gini misura la distribuzione del reddito, non della ricchezza. La concentrazione della ricchezza in Germania non è diversa da quella in altre nazioni (Italia inclusa). È un articolo che scopre quello che si sa da tempo.

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    2. Ti piacerebbe... Purtroppo la concentrazione della ricchezza in Germania non ha praticamente eguali nel mondo, secondo un'indagine svolta se non erro da UBS.
      Il grafico postato in questo articolo ci dice tra l'altro che la distribuzione della ricchezza in Germania NON è come quella delle altre nazioni. E' precisamente il tema dell'articolo, caro Cocucci. Comincio a pensare che tu abbia una disfunzione o blocco cognitivo che ti impedisce di "ledere" in qualunque modo l'immagine della Germania. Una specie di meccanismo di sicurezza introdotto da chi ti ha programmato...

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    3. Working paper OCSE in Pdf http://tiny.cc/jhsi6y (quello che non capisci te lo spiegherò lunedì).

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    4. Ti ringrazio per la tua gentile richiesta... Ma direi che non ho fatto fatica a capire il grafico di pagina 15, dove si vede che il 5% più ricco in Germania detiene ricchezze inferiori giusto ai cugini olandesi o agli americani, tipo 46% (in Italia faccio notare che siamo al 29,7%).
      Interessante valutare la quantità di ricchezza posseduta dalla media del 60% inferiore: Germania 6,5%, Italia 17,3%. Devo continuare?
      Massì dai. Pag. 24, grafico che compara la percentuale di proprietari di casa con la percentuale di diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Chi c'è ai primi 4 posti della diseguaglianza? Stati Uniti, i vostri cugini olandesi, gli altri cugini danesi e?...
      E il grafico a pagina 25?
      Te l'ho detto che devi avere qualche strana disfunzione. In questo caso inesplicabile, visto che posti una statistica per dire che non è vero che il tuo idolatrato modello germanico sia sperequato, e poi vai a leggere quella statistica ed emerge che la Germania è uno dei paesi più sperequati del mondo...
      Ad ogni modo, visto che sei stato così gentile, ricambio volentieri con questo:
      https://www.credit-suisse.com/corporate/en/research/research-institute/global-wealth-report.html
      E visto che io sono un po' più modesto di te, non mi permetto di suggerirti di aiutarti a leggerlo, sono convinto che riuscirai benissimo da solo...

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    5. E' per questo che ti dicevo che avrei dovuto spiegarti la questione 'ricchezza', non certo perché pensavo non capissi i grafici o tabelle. La ricchezza delle famiglie deriva in gran parte dai beni immobiliari (abitazioni) e come saprai bene in Germania la percentuale di cittadini possessori di casa è alquanto inferiore a quella degli italiani. Questo influisce molto sulla distribuzione della ricchezza quando la si va a calcolare. Ti faccio un esempio per chiarire il concetto, supponiamo che io abbia un reddito doppio del tuo ma mentre tu hai deciso di acquistare casa, magari con un mutuo, io invece preferisco andare in affitto e spendere il denaro in altro modo. La statistica dice che a livello di reddito vede me in una posizione migliore guadagnando il doppio di te ma risulta il contrario quando si guarda alla ricchezza in quanto tu denunci il valore della tua abitazione mentre io no essendo appunto affittuario. Lo vedo in misura minuscola nella mia cerchia di conoscenze: tra gli italiani la quasi totalità ha una propria abitazione (stando ai dati Istat quasi l'80% degli italiani è proprietario della propria casa), tra quelli tedeschi la metà o poco più (che se non erro corrisponde al dato medio generale). La statistica, come sai, dice che la ricchezza privata degli italiani è maggiore di quella dei tedeschi, o no? Eppure è un dato che lascia il tempo che trova in quanto, come da esempio, l'italiano avrà pure un bene a lui intestato che il tedesco non ha ma a livello di reddito mediamente quest'ultimo guadagna un terzo di più. Se tralasciamo il dato relativo alle famiglie e ci concentriamo su quella imprenditoriale si scopre senza tanto cercare che in Italia l'economia, settore pubblico a parte, è concentrata in poche mani, ben meno di quanto è in Germania.

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    6. Una bella arrampicata sugli specchi... La casa in Italia la posseggono quasi tutti, il che rende il dato sostanzialmente indifferente rispetto alla DISTRIBUZIONE della ricchezza.
      Non si sta parlando di natura intrinseca della ricchezza, ma della sua distribuzione.
      In Italia la ricchezza è più polarizzata sui beni immobiliari, in Germania sul reddito. Siamo tutti d'accordo.
      Questo però non ha nulla a che fare con il tema in questione: se le cose stanno così, evidentemente in Germania c'è una sperequazione elevata nei redditi. D'altro canto è ovvio: se i redditi tedeschi sono elevati, e i tedeschi non immobilizzano il denaro nelle case, evidentemente dovranno spenderlo diversamente, il che implica giocoforza che la distanza tra i guadagni dei primi e degli altri è molto elevata.

      "si scopre senza tanto cercare che in Italia l'economia, settore pubblico a parte, è concentrata in poche mani, ben meno di quanto è in Germania"
      Questa è spettacolare... L'Italia, che è il paese accusato di avere troppe piccole e medie aziende e che non ha praticamente grandi aziende nei primi cento posti delle imprese mondiali, a confronto con la Germania di Mercedes, BMW, Bayer, Siemens, per non parlare del fatto che è il paese con più banche, di dimensioni medio-piccole, e senza contare che la ricchezza apicale generale è in percentuale più bassa di quella tedesca, suggerendo in maniera evidente che la distanza anche aziendale è evidentemente inferiore.
      Ma sono convinto che saprai sostanziare di senso questa ribaltata di frittata, che, per quel che leggo, mi pare un po' puerile.
      Maurizio, la Germania rimane un paese di grande peso e importanza, anche se se ne riconoscono i limiti, che è una pratica di pura utilità (per loro in primis) e onestà. Come già detto in altre occasioni, la difesa d'ufficio, spesso direi con argomenti a dir poco inconsistenti, è abbastanza incomprensibile.

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