martedì 2 febbraio 2021

La Sonderweg di Berlino

Ancora una volta sulle regole di ingresso in Germania per i viaggiatori provenienti dall'estero, il governo di Berlino si è mosso da solo, come del resto aveva già fatto a marzo 2020 durante la prima ondata di contagi, quando aveva chiuso il confine con la Francia, oppure quando pochi giorni fa ha dichiarato unilateralmente superata la disciplina sul pareggio di bilancio, che ai tempi di Schäuble invece aveva imposto ai paesi del sud-Europa. Una storia interessante fatta di eccezioni e trattamenti speciali, ne scrive il sempre ben informato German Foreign Policy

"Ha incontrato una certa incomprensione"

La settimana scorsa, il governo tedesco, come riportano i media, ancora una volta ha deciso di muoversi "da solo" [1] a livello nazionale per imporre delle severe restrizioni agli ingressi nel paese nel tentativo di contrastare la pandemia. I ministri degli interni dell'UE nell'ambito di una videoconferenza congiunta, infatti, non erano riusciti a concordare delle regole comuni. Alla fine della conferenza non era stato ipotizzato alcun rafforzamento dei controlli alle frontiere corrispondente con la "proposta tedesca"; durante la conferenza, infatti, le richieste del Ministro degli Interni Horst Seehofer erano state accolte con una certa "incomprensione" da parte dei suoi omologhi dell'UE. La Commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson, da Bruxelles aveva messo in guardia contro l'adozione di misure troppo drastiche, in quanto queste avrebbero indebolito l'economia e i sistemi sanitari degli stati membri. L'UE ha bisogno di un "approccio equilibrato", aveva detto la Johansson. Seehofer invece subito dopo l'incontro ha annunciato che Berlino avrebbe semplicemente implementato le misure desiderate in maniera autonoma.

"Pericolo per il mercato interno"

La questione controversa non era stata disinnescata nemmeno nell'ambito dell'ultimo vertice straordinario fra i capi di stato e di governo dell'UE del 21 gennaio, vertice indetto per cercare un approccio coordinato alla pandemia fra i paesi UE. [2] Al vertice la Cancelliera tedesca Angela Merkel aveva chiesto un approccio unificato dell'UE nei confronti della seconda ondata pandemica, approccio che dovrebbe includere non solo gli stati dell'Unione europea, ma anche i paesi vicini come la Svizzera. La Commissione UE aveva riferito che l'aumento dei controlli alle frontiere oppure la loro chiusura rappresentavano un "pericolo per il mercato interno europeo". Il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas, ad esempio, si era espresso in maniera chiara contro i divieti di viaggio generalizzati. Poco dopo, invece, la Germania ha emesso norme di ingresso più severe per circa due dozzine di paesi, fra questi anche le classiche destinazioni turistiche europee come il Portogallo. [3]

Un affronto agli alleati

I divieti d'ingresso introdotti da Berlino in maniera autonoma a fine mese prevedono dei divieti per le compagnie aeree, per le compagnie ferroviarie, di autobus e di navigazione, divieti che dureranno almeno fino al 17 febbraio. Ad essere particolarmente colpiti sono stati Irlanda e Portogallo, oltre a Gran Bretagna, Sudafrica e Brasile. Inizialmente non dovevano essere previsti controlli alle frontiere, è stato riferito, anche se la Germania "potrebbe essere raggiunta in ogni caso via terra dal Portogallo", dove "è stata comunque ordinata la chiusura della frontiera con la vicina Spagna" a causa del numero particolarmente elevato di contagi. [4] L'obiettivo è quello di prevenire la diffusione nella Repubblica Federale delle recenti mutazioni del virus provenienti dalle "zone di origine della mutazione". Berlino aveva già reso più difficile l'ingresso in Germania dividendo circa 160 paesi in tre gruppi di rischio; i viaggiatori che desiderano entrare nel paese devono ora rispettare dei regolamenti di diversa severità. Al confine ceco-tedesco, ad esempio, sono state segnalate lunghe "code e ingorghi", dato che l'ingresso dalla Repubblica Ceca è possibile solo dietro la presentazione di un test Covid-19 negativo. I Verdi hanno criticato aspramente i divieti d'ingresso imposti unilateralmente dal governo tedesco: la Sonderweg tedesca è un "affronto" ai paesi partner della Repubblica Federale, ha detto Franziska Brantner, politico europeo dei Verdi, chiedendo un compromesso. La chiusura delle frontiere senza un'adeguata consultazione preventiva nella primavera del 2020 aveva portato ad un duro scontro nelle regioni di confine tra Francia e Lussemburgo da una parte e Germania dall'altra [5].

Violazioni dei trattati da parte di Berlino

La Sonderweg tedesca all'interno dell'UE tuttavia non rappresenta una eccezione. Secondo l'ultimo rapporto di fine anno, la Commissione UE nel solo settore ambientale starebbe portando avanti 14 procedure di infrazione contro la Germania. Fra queste ci sono le direttive sul particolato, sugli ossidi di azoto o sulle aree protette, che Berlino ripetutamente non avrebbe applicato "in maniera puntuale e corretta", è scritto. [6] Una procedura riguardante una direttiva UE sul Nichel, con lo scopo di proteggere le acque sotterranee dall'inquinamento agricolo è stata recentemente sospesa in quanto Berlino alla fine ha deciso di rendere un po' più severe le norme nazionali dopo una "lunga disputa e grandi pressioni da parte dell'UE". C'è un'altra causa europea a minacciare la Germania nel settore dell'energia. Secondo un rapporto, infatti, l'avvocato generale della Corte di giustizia europea presume che "la Germania non stia rispettando il diritto europeo nell'ambito del mercato dell'energia"; "dopo anni di controversie" ora ci sarà un procedimento. [7] La disputa sui regolamenti UE che dovrebbero garantire "prezzi bassi e più concorrenza" va avanti dal 2015, è scritto nel rapporto. Bruxelles spinge in favore di una maggiore indipendenza dell'Agenzia federale per la gestione delle reti e per un periodo di attesa più lungo per i dirigenti degli operatori elettrici.

81 Procedimenti UE contro Berlino

L'anno scorso ci sarebbero state in totale 81 procedure di infrazione europee pendenti contro la Repubblica federale, cinque in più rispetto al 2019. [8] I Verdi riferiscono che è "imbarazzante" il modo in cui Berlino "oggi disattenda ancora di più i requisiti fissati dall'UE all'inizio della presidenza del Consiglio, rispetto a quanto non facesse un anno fa". Con ben 19 procedure aperte, ad essere particolarmente interessata c'è l'area di responsabilità del Ministero federale dei trasporti guidato dalla CSU, sul quale la lobby dell'industria automobilistica tedesca da sempre esercitato una pressione massiccia. Oltre alla battaglia sui livelli di particolato, le contestazioni riguardano "la sicurezza ferroviaria, i regolamenti per le navi, oppure l'integrazione europea del trasporto ferroviario". Insieme a Spagna e Italia, la Germania era nel gruppo di paesi UE contro i quali Bruxelles aveva aperto il maggior numero di procedure per una attuazione impropria delle direttive UE, è scritto. Oltre ad una attuazione lassista degli standard minimi UE sulla protezione ambientale, la Commissione europea ha avuto da obiettare anche sui regolamenti tedeschi in materia di "prevenzione di gravi incidenti con sostanze pericolose", sulla "sicurezza delle forniture di gas naturale" e sulla protezione dei dati.

Due pesi e due misure

Se necessario Berlino si prende anche la libertà di mettere in discussione le regole di bilancio basilari che essa stessa aveva imposto in tutta l'UE, nonostante la forte resistenza. Questo è il caso, ad esempio, dello "Schuldenbremse" (pareggio di bilancio) che l'allora Ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble aveva imposto a tutta l'area dell'euro dopo lo scoppio della crisi della moneta unica; nel corso degli anni, infatti, ha avuto un ruolo chiave nell'esacerbare la crisi economica nei paesi periferici del sud - e nell'allargare il divario socio-economico tra il centro tedesco e i paesi in crisi dell'eurozona. All'epoca Schäuble sosteneva che tutti gli stati membri dell'eurozona avrebbero dovuto impegnarsi per introdurre lo Schuldenbremse, altrimenti l'euro non sarebbe mai stato una moneta stabile. [9] Quasi dieci anni dopo, la crisi economica attuale nella Repubblica Federale ha portato a rimettere in discussione l'allentamento di quello stesso Schuldenmbremse che Berlino aveva imposto all'eurozona, in una delle peggiori recessioni del dopoguerra. A fine gennaio, Helge Braun, capo dell'ufficio della Cancellieria, scriveva infatti che è necessario modificare la Legge Costituzionale per sospendere il "freno all'indiebitmanto", in quanto  "nei prossimi anni sarà impossibile rispettarlo, anche con una disciplina di spesa altrimenti rigorosa". [10] La "strategia di recupero dell'economia tedesca" dovrebbe essere combinata con una modifica alla Legge fondamentale. La modifica temporanea dello Schuldenmrbemse, che finora è stato disapplicato in via temporanea per il 2020 e il 2021, potrebbe essere resa permanente; e questa modifica richiederebbe una "decisione strategica sulla ripresa dell'economia". Ed è esattamente quello che il governo tedesco aveva costantemente proibito agli stati dell'Europa del sud che all'epoca si trovano in profonda crisi.


[1] Detlef Drewes: Deutschland verhängt Einreisebeschränkungen im Alleingang. augsburger-allgemeine.de 28.01.2021.

[2] Stephan Ueberbach: Die EU zwischen Hoffen und Bangen. tagesschau.de 21.01.2021.

[3], [4] Einreisesperre - auch für EU-Länder. tagesschau.de 30.01.2021.

[5] S. dazu Bleibende Schäden (I).

[6] 14 Verfahren gegen Deutschland im Umweltbereich. handelsblatt.de 31.12.2020.

[7] Verstoß gegen EU-Regeln? Deutschland droht Gerichtsprozess. spiegel.de 14.01.2021.

[8] EU-Kommission mit 81 Vertragsverletzungsverfahren gegen Deutschland. oldenburger-onlinezeitung.de 11.07.2020.

[9] Schäuble fordert europaweite Schuldenbremse. handelsblatt.de 23.11.2011.

[10] Braun will Schuldenbremse aussetzen. tagesschau.de 26.01.2021.

 



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