Visualizzazione post con etichetta Christine Lagarde. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Christine Lagarde. Mostra tutti i post

sabato 28 settembre 2019

Welt - Tempi sempre piu' duri per il risparmiatore tedesco

Prosegue la retorica del risparmiatore tedesco tradito ed espropriato da una BCE ormai saldamente in mano ai latini, questa volta è Die Welt a incensare il contributo di Sabine Lautenschläger e a rammaricarsi per la sua partenza anticipata dalla BCE. Ne scrivono su Die Welt i soliti Anja Ettel e Holger Zschäpitz


Sabine Lautenschläger, membro del board della BCE, si dimette in anticipo sulla scadenza del suo mandato. È già la terza tedesca a gettare la spugna. Secondo le informazioni disponibili a Die Welt, era sempre più frustrata per lo stile autoritario della leadership di Draghi.

Può sembrare paradossale, ma ad inizio anno la quota tedesca della Banca Centrale Europea è salita dal 25,5 al 26,4 %. Dal punto di vista dei contenuti, tuttavia, continua a ridursi l'influenza del maggiore azionista. Il fatto che la Germania al momento all'interno della BCE si trovi sulla difensiva, lo si può  leggere anche nella recente decisione.

Sabine Lautenschläger, il rappresentante tedesco nel consiglio di amministrazione della BCE, ha dato le dimissioni. La ex vicepresidente della Bundesbank lascerà l'incarico a fine di ottobre, due anni prima di quanto previsto dal suo mandato.

Le ragioni della sorprendente decisione, nel secco comunicato stampa della BCE, non sono state indicate. Secondo quanto risulta a Die Welt, tuttavia, Lautenschläger non era più d'accordo con il corso della BCE e apparentemente sempre più frustrata a causa dello stile di leadership autoritario del presidente Mario Draghi. La recente decisione del Consiglio direttivo di tagliare ulteriormente i tassi di interesse e rilanciare il controverso programma di acquisto delle obbligazioni sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

"Le dimissioni non sono state una sorpresa, Sabine Lautenschläger da molto tempo ormai nella BCE si trova in un ruolo di opposizione interna e per questo è stata emarginata nella comunicazione", afferma l'ex capo-economista della BCE Jürgen Stark, il quale aveva lasciato prematuramente la banca centrale nel 2011. "Se con i propri argomenti alla lunga non si riesce ad incidere, si può restare fedeli e accettare la situazione. Ma poi devi anche essere in grado di guardarti allo specchio".

Lautenschläger lascerà la BCE esattamente insieme a Draghi. Il mandato del terzo presidente della BCE durerà regolarmente fino al 31 ottobre. Sebbene il successore Christine Lagarde sia considerata piu' conciliante nei modi e nella comunicazione, si può tuttavia supporre che Lagarde  - la cui permanenza dal punto di vista temporale supera di gran lunga la partenza di Draghi - sia probabilmente d'accordo con la decisione presa a settembre. Lagarde, soprattutto, durante la sua audizione al parlamento europeo, ha lasciato intendere che vede ancora spazi di azione aggiuntivi nella politica monetaria della BCE.

Una comprensione completamente diversa della politica monetaria

Il fatto che Lautenschläger per il prossimo futuro non potesse sperare in alcun modo in un cambiamento sostanziale della politica monetaria potrebbe aver contribuito alla decisione. Il modo in cui la decisione è stata comunicata fornisce una visione più profonda dei fatti. Alle 19:45, dopo il normale orario di ufficio, la banca centrale ha informato della decisione di Lautenschläger con sette brevi righe di comunicato.



Lautenschläger è il terzo membro tedesco che in soli due decenni di storia della BCE sceglie di lasciare prematuramente il lavoro nel board della BCE. Nel dicembre 2011, era stato l'allora capo economista Stark a lasciare il consiglio in quanto non voleva sostenere il corso di salvataggio dei paesi in difficoltà avviato dall'allora presidente Jean-Claude Trichet.

In particolare, la frattura allora si era consumata sul programma di acquisto di obbligazioni SMP. Stark come Segretario di Stato presso il Ministero delle finanze aveva svolto un ruolo chiave nella redazione del Patto di stabilità dell'UE tra il 1995 e il 1998 e in qualità di capo economista della BCE non voleva partecipare allo smantellamento del suo lavoro.

"Il problema che spinge i rappresentanti tedeschi a lasciare la BCE mostra chiaramente quanto siano cambiate l'unione monetaria e la BCE", afferma Stark. Chiunque sia cresciuto nella Bundesbank ha una comprensione completamente diversa della politica monetaria e di cosa faccia parte del mandato della banca centrale - e di cosa no.

Nel 2011 si era dimesso anche il capo della Bundesbank Axel Weber. Weber all'epoca era considerato il candidato più probabile per la successione di Trichet, il cui mandato terminava nel 2011. In quell'occasione tuttavia fu l'italiano Draghi a diventare il capo della BCE. Persino il successore di Stark, Jörg Asmussen, trasferitosi dal Ministero delle finanze al Comitato esecutivo della BCE, ha resistito solo 2 anni a Francoforte. La sua partenza, tuttavia, aveva probabilmente a che fare con dei motivi di carriera. Asmussen nel 2014 è tornato nella politica di Berlino.

La BCE perde una sostenitrice della politica monetaria più dura

Lautenschläger, invece, che aveva preso il suo posto nel board, lascia dopo soli cinque anni. La giurista è considerata una profonda conoscitrice delle banche. Si era occupata di vigilanza bancaria già presso la Bundesbank, compito per il quale era stata responsabile anche a livello europeo, fino a febbraio di quest'anno, in qualità di vicepresidente della supervisione bancaria della BCE .

Anche i risparmiatori ne subiranno le conseguenze. La possibile inversione nella tendenza dei tassi di interesse potrebbe essere ulteriormente rimandata. Con la partenza di Lautenschläger, la BCE perde un sostenitore convinto di una politica monetaria più dura. Il predominio delle cosiddette colombe continuerà ad espandersi.

Le prime reazioni del mercato sono state abbastanza chiare: l'euro è sceso al livello più basso dal 2017, in quanto le attese di una politica monetaria più conciliante rendono la moneta unica meno attraente. Allo stesso tempo anche i rendimenti dei titoli di stato a lunga scadenza sono fortemente diminuiti, è probabile infatti che i tassi di interesse rimangano bassi a lungo. In borsa invece hanno perso valore i titoli degli istituti di credito che vivono di interessi. Le azioni di Deutsche Bank sono scese dell'1,5 per cento.

Ora ci si inizia a chiedere chi sarà il successore di Lautenschläger. La Germania, come la Francia e l'Italia, tradizionalmente ambisce ad avere uno dei sei seggi del Consiglio Direttivo. La variante più probabile è che il governo federale invii nel direttorio un'altra donna. Tra i possibili candidati vi sono l'attuale vicepresidente della Bundesbank Claudia Buch o l'economista di Bonn Isabel Schnabel, che è anche un membro del cosiddetto Consiglio dei saggi economici.

-->

lunedì 26 marzo 2018

11.4 miliardi di euro all'anno

Continua l'offensiva dei francesi per convincere i tedeschi a cedere sul terreno dell'unione di trasferimento. Dopo Macron, questa volta è Christine Lagarde che a Berlino presenta il suo "fondo per il cattivo tempo", lo strumento con il quale secondo il presidente del FMI si potrebbero superare gli shock all'interno dell'eurozona. Ovviamente in Germania quando si tratta di aprire il portafogli permane un certo scetticismo. Ne parla Die Welt


[...] "Per evitare che la dolorosa esperienza degli anni della crisi economica 2008/2009 si ripeta, l'eurozona ha bisogno di creare una sorta di capacità fiscale centrale", ha detto Lagarde durante un evento organizzato dall'istituto di ricerca economica DIW a Berlino. Il cosiddetto "fondo per il cattivo tempo" dovrebbe rappresentare una parte centrale di questo progetto.

Secondo la proposta del presidente del FMI, i paesi della zona euro dovrebbero versare ogni anno lo 0,35% del loro prodotto interno lordo (PIL) all'interno di un fondo. A fronte di versamenti esigui, secondo Lagarde, si potrebbe ridurre di oltre il 50% il rischio di avere sconvolgimenti incontrollabili all'interno dell'eurozona. Il prerequisito per ricevere le prestazioni del fondo dovrebbe essere il rispetto delle regole fiscali dell'UE, ha chiarito sempre il presidente del FMI.

Il principio dell'assicurazione auto

Il fondo non è destinato a compensare le debolezze croniche e i deficit nazionali dei paesi dell'eurozona. Le risorse del fondo sarebbero destinate a coprire le lacune di bilancio causate dalle diverse situazioni di crisi dei rispettivi stati membri. La dimensione del fondo non sarà probabilmente sufficiente per risolvere la prossima crisi, ha detto Lagarde, "ma puo' aiutare a superarla".

Secondo il piano, i 19 Stati "negli anni buoni dovrebbero contribuire a costruire le riserve", vale a dire riempire il fondo. Al quale potrebbero poi ricorrere i paesi con problemi economici. "Il fondo dovrebbe operare secondo il principio dell'assicurazione auto", ha affermato il capo del FMI. "Solo chi in precedenza ha contribuito, potrà in seguito beneficiare delle prestazioni. E chi lo ha fatto, dopo aver superato la situazione difficile, dovrà pagare di piu".

Questo principio serve a impedire che il fondo si trasformi in un'unione di trasferimento. Non dovrebbe quindi funzionare in modo da incentivare i singoli paesi ad essere finanziati in maniera permanente da altri paesi, ha spiegato il presidente del DIW Marcel Fratzscher. L'obiettivo sarebbe quello di fare in modo che alla fine ogni paese possa ricevere prestazioni pari a quanto ha versato nel fondo. "Dal mio punto di vista, anche nel caso in cui i pagamenti da effettuare siano ingenti, non dovrà essere ampliato facendo ricorso a prestiti. Quando il fondo è vuoto, è vuoto", dice Fratzscher.

Rischi economici

Lagarde invece va oltre: in circostanze estreme, il Fondo dovrebbe essere autorizzato anche a prendere denaro in prestito. E questi prestiti in seguito dovrebbero essere rimborsati grazie ai contributi dei singoli membri. "Ma per essere chiari: questo fondo deve essere un buffer temporaneo, non uno strumento di salvataggio permanente" cosi' secondo Lagarde.

Lagarde ha inoltre sottolineato che in un contesto fatto di tendenze sempre più protezionistiche e populiste, è importante stabilizzare la zona euro e prepararla ad affrontare le crisi future. "In questi tempi difficili abbiamo bisogno di leadership", ha detto il capo del FMI, anche alla luce della disputa commerciale con gli Stati Uniti. "Il mio desiderio è che la zona euro sia una di queste istituzioni leader".

11.4 miliardi di euro all'anno

Per quanto è stato reso noto, i piani presentati non sono del tutto nuovi ed hanno alcuni punti deboli. Cosa suaccadrebbe in caso di crisi in uno stato membro in regola con i pagamenti, ma che sotto determinati aspetti non ha rispettato le norme fiscali dell'UE? 

Al Ministero delle Finanze Tedesco le reazioni alla proposta di Lagarde sono alquanto scettiche. "Le proposte in merito ai nuovi strumenti di bilancio sono un elemento della discussione in corso sull'approfondimento dell'unione economica e monetaria. Ci sono sul tema diverse considerazioni e suggerimenti, non da ultimo da parte della Commissione Europea, ma anche del FMI, che continuano ad essere oggetto di discussione", cosi' la risposta del ministero ad una nostra richiesta. "ll lavoro degli organismi europei è attualmente incentrato sullo sviluppo dell'Unione bancaria e del meccanismo europeo di stabilità".

"Mi sfugge completamente la necessità di un ulteriore strumento di compensazione dei deficit", ha detto a Die Welt Peter Bofinger, il membro piu' anziano del "Consiglio dei saggi economici". "E' una cosa a metà fra la concessione di un prestito nell'ambito dei pacchetti di stabilità e gli aiuti erogati attraverso il meccanismo europeo di stabilità (ESM). Che senso avrebbe un terzo strumento?", chiede Bofinger.

Bofinger sottolinea inoltre che i versamenti previsti dal FMI entro tre anni raggiungerebbero i 100 miliardi di euro. "Come si possono investire tutti questi soldi?" Alla fine ci troviamo in una fase di bassi tassi di interesse e "l'investimento di una somma simile non farebbe altro che ridurre ulteriormente i tassi di interesse", cosi' Bofinger.

La questione successiva è se il modello sia davvero praticabile. Dopo tutto, i beneficiari di aiuti finanziari dovrebbero aumentare i pagamenti subito dopo aver superato una crisi. I governi dei paesi da poco usciti da una crisi potrebbero essere meno disposti ad aumentare immediatamente i versamenti nel sistema di sicurezza.

Infine, l'entità del fondo delineato da Lagarde rischia di incontrare forti resistenze nella zona euro: lo 0.35% del PIL sono molti soldi, e per alcuni paesi potrebbero addirittura essere troppi. Per la Germania, con un PIL di circa 3,26 trilioni di euro, significa che ogni anno dovrebbe versare circa 11.4 miliardi di euro nel fondo, calcolati sui 10 anni sarebbero 114 miliardi di euro.

Nei periodi buoni, come quello attuale, si possono anche obbligare i governi a prendere un tale impegno. Ma cosa accadrebbe quando le nuvole piu' scure si radunano nel cielo economico? Christine Lagarde vede il problema, ma controbatte usando una espressione di saggezza che da mesi continua a ripetere come se si trattasse di un mantra: "bisogna riparare il tetto quando ancora splende il sole".