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lunedì 30 novembre 2020

La cancellazione del debito pubblico creato a causa del Covid ai commentatori tedeschi non è piaciuta piu' di tanto

La recente proposta di annullare il debito pubblico causato dalla pandemia, lanciata da Sassoli in un'intervista a Repubblica, ai tedeschi apparentemente non è piaciuta poi cosi' tanto e per alcuni importanti commentatori non sarebbe altro che l'ennesimo tentativo da parte dei sud-europei di scaricare il peso del loro enorme debito pubblico sugli operosi tedeschi. Ne scrivono die Welt e il leader di AfD Jörg Meuthen.



(...) Dal Parlamento europeo arrivano delle critiche verso questa idea e nei confronti delle recenti dichiarazioni di Sassoli. "Le esternazioni in merito ad un possibile taglio del debito italiano sono populismo a buon mercato e sono anche estremamente pericolose", avverte l'eurodeputato dei Verdi Sven Giegold. "Tali dichiarazioni dividono l'Europa e Sassoli, in qualità di Presidente del Parlamento europeo, non dovrebbe partecipare a dei dibattiti così distruttivi".

In ogni caso, la discussione non è giustificata dal punto di vista del contenuto, ha detto l'esperto di politica finanzaria dei Verdi. Non vi è alcun segnale in merito al fatto che i tassi di interesse ultra-bassi possano tornare a crescere anche nel prossimo futuro, e il basso livello dei tassi rende il debito pubblico italiano ancora sostenibile.

Avvertimento per una "inflazione elevata" in arrivo

L'eurodeputato della CSU Markus Ferber ha dichirato che un taglio del debito potrebbe anche ritorcersi contro di noi. "Quando Sassoli chiede un taglio del debito, sta parlando per conto del debitore italiano inadempiente", ha detto l'esperto di politica finanziaria.

Se l'Italia dovesse fare sul serio, allora gli auguro buon divertimento nel collocare delle nuove obbligazioni sui mercati finanziari. "Quello a cui assisteremmo, farebbe dimenticare la crisi del debito sovrano greco di qualche anno fa", dice Ferber.

Anche Hans-Werner Sinn, il controverso ex presidente dell'Ifo-Institute di Monaco di Baviera, reagisce con forza alla proposta di Sassoli: "David Sassoli ha fatto una proposta sfacciata, che calpesta il Trattato di Maastricht", dice Sinn.

C'è molto denaro in circolazione, dopo che la banca centrale per anni ha acquistato titoli di Stato italiani. Se questi titoli ora vengono annullati, il denaro immesso con l'acquisto comunque non potrà mai essere cancellato. "Il denaro resterà in circolazione anche quando non sarà più necessario. Il risultato poi ad un certo punto sarà una grande inflazione", dice Sinn.

Secondo Sinn, un taglio del debito significa che i possessori di denaro, praticamente tutti i cittadini europei, sarebbero chiamati a pagare per la cancellazione del debito pubblico italiano.


"Minaccia esistenziale per la sopravvivenza della zona euro"

Anche il Consiglio Economico della CDU è rimasto sorpreso dalle osservazioni di Sassoli. "Contrariamente a quanto suggerito da Sassoli, le soluzioni miracolose non aiutano né l'Europa né l'Italia. Tali richieste piuttosto dovrebbero essere un avvertimento per mettere in discussione dalle basi l'attuale politica di salvataggio", dice Wolfgang Steiger, segretario generale del Consiglio economico.

Da anni del resto era evidente che la catastrofica situazione del bilancio italiano si sarebbe potuta trasformare rapidamente in una minaccia esistenziale per tutta l'eurozona in caso di una nuova crisi. "Chi può contare su di un aiuto nei momenti di bisogno, perde ogni incentivo a scongiurare con i propri sforzi un'imminente emergenza finanziaria", dice Steiger.

Nell'intervista de "La Repubblica" Sassoli rilancia anche il dibattito sull'unione del debito europea. L'occasione è l'accordo dei capi di Stato e di governo dell'UE al vertice di luglio, secondo il quale la Commissione UE dovrà raccogliere 750 miliardi di euro di debiti per gli aiuti UE post-Corona. E' la prima volta che l'Unione europea contrae dei debiti congiunti di tale portata.

(...) Il Presidente del Parlamento Sassoli rilancia l'appello fatto da Lagarde, cioè trasformare il Recovery fund in una istituzione permanente dell'UE. Nell'intervista della scorsa settimana, infatti, il Presidente del Parlamento chiede che il prestito congiunto venga reso permanente. Il suo annuncio non è stato una sorpresa, e le reazioni non si sono fatte attendere.

"Con questa richiesta, Sassoli dimostra apertamente di considerare il Recovery fund come un primo passo verso l'unione di trasferimento", dice Markus Ferber, portavoce del gruppo conservatore del PPE alla Commissione economia e finanza del Parlamento europeo. "Questo del resto è sempre stato un interesse italiano, e ora a Roma qualcuno pensa che la pandemia causata dal Coronavirus abbia aperto tutte le porte".

La disputa sulla messa in comune del debito divide l'Europa. Anche alcuni importanti politici europei nelle ultime settimane hanno respinto categoricamente l'idea, fra questi c'è anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz.

Paschal Donohoe, il presidente dell'Eurogruppo, che deve fare da mediatore tra i ministri delle finanze dell'Eurozona, in una recente conversazione con WELT non ha voluto impegnarsi su di una posizione precisa. "In Europa potremmo anche discutere sul mantenimento di questo strumento", ha detto il politico irlandese a inizio mese. "Ma al momento il Recovery fund è la risposta a una crisi mondiale senza precedenti, il resto ci indicherà su quale strada proseguire in futuro".

Olaf Scholz elogia il Fondo per la ricostruzione post-Corona

Anche all'interno del governo federale ci sono voci che ipotizzano una messa in comune del debito, almeno nel medio termine. Fra questi il rappresentante più importante è il ministro federale delle finanze e vicecancelliere Olaf Scholz (SPD). Negli ultimi mesi, infatti, ha più volte indicato che i prestiti congiunti europei e il Fondo per la ricostruzione non sono una faccenda di breve durata legata alla crisi.

"Il Fondo per la ricostruzione è un vero e proprio passo in avanti per la Germania e per l'Europa che non può essere rinviato", dice l'uomo che l'anno prossimo vorebbe essere eletto Cancelliere. Lo considera un passo importante sulla strada verso gli Stati Uniti d'Europa.

Scholz considera un modello l'ex segretario del Tesoro statunitense Alexander Hamilton, che nel 1790 era riuscito a raggruppare diverse competenze a livello di governo centrale, competenze che comprendevano le entrate congiunte degli Stati americani e una capacità di indebitamento autonoma.

Anche il politico dei Verdi Sven Giegold è fondamentalmente positivo sulla capacità dell'UE di contrarre debiti congiunti. "Riscuotere le tasse a livello europeo, emettere debito comune ed investire insieme; in linea di principio, rafforzerà l'Europa", dice l'esperto di politica finanziaria. Molto dipenderà, tuttavia, se il denaro sarà speso in modo oculato - e il Fondo per la ricostruzione dovrà dimostrarlo, prima che si possa pensare a una politica fiscale europea comune.



Anche il leader di AfD Jörg Meuthen dal suo profilo FB ci spiega perché la proposta sarebbe un pericolo molto serio per il laborioso contribuente tedesco:



Cari lettori, i media del gruppo GEZ al momento non ritengono necessario informare i cittadini tedeschi in merito ad uno sviluppo esplosivo che potrebbe portare anche alla fine dell'euro.

In Italia è in corso un acceso dibattito sulla possibilità di cancellare gran parte del debito pubblico del Paese. Qualche giorno fa il quotidiano italiano "La Repubblica" ha pubblicato un'intervista a David Sassoli (niente di meno che l'influente Presidente del Parlamento europeo) dal titolo molto eloquente:

"L'Europa deve cancellare il debito Covid"


(...) L'Europa è la risposta ai nostri problemi? La valutazione non potrebbe essere più sbagliata: questa UE, che negli ultimi anni è andata alla deriva in una direzione completamente sbagliata - e con essa l'eurozona, contraria ad ogni logica economica - non è la risposta ai nostri problemi, ma in moltissimi casi ne è la vera causa.

Ed è proprio questa Unione Europea sbagliata che secondo il signor Sassoli e i suoi amici dell'Europa meridionale assuefatti al debito e ai trasferimenti, ora si trasformerà in un governo europeo che (senza alcun diritto di veto dei singoli Stati nazionali, che poi di fatto verrebbe abolito) dovrebbe decidere sulla ridistribuzione della ricchezza creata nei singoli paesi.

Si tratta del palese tentativo di spremere ulteriormente i paesi del nord in favore dei già molto ricchi paesi del sud - nel sud del nostro continente, infatti, solo gli stati sono poveri (perché non riscuotono abbastanza tasse dai loro cittadini, dato il livello di prosperità che si possono permettere), mentre i cittadini sono in media molto più ricchi di noi tedeschi, per esempio, e possono andare in pensione prima.

Allo stesso tempo vi è la minaccia di buttare via ciò che era stato stabilito all'epoca nel Trattato di Maastricht, come nel Patto di stabilità (e ciò che i politici tedeschi, specialmente quelli della CDU e della CSU, avevano solennemente promesso ai cittadini di questo paese). Una unione di trasferimento senza diritto di veto, l'emissione di debito da parte dell'UE, la responsabilità congiunta sul debito a carico della Germania, il finanziamento degli stati attraverso la stampa di denaro - e per finire, un taglio del debito per svariati miliardi di euro.

La violazione dell'art. 125 del TFUE, ora richiesta apertamente, non potrebbe essere più grave - si tratta infatti della cosiddetta clausola di no-bailout, cioè il divieto di farsi carico del debito di altri Stati dell'UE, vincolante per tutte le parti coinvolte.

Qualcuno che ha ancora un minimo di comprensione per il funzionamento delle economie nazionali e persino di intere società crede che questa folle costruzione possa ancora funzionare in maniera permanente a spese della Germania?

Sarà il contrario. Così questo euro sotto garanzia esploderà (rischio dal quale il nostro partito borghese ha sempre messo in guardia e a causa di ciò è stato messo nell'angolo assegnato ai presunti "nemici dell'Europa"!), e che senza l'aiuto energico della nostra un tempo solida Bundesbank, questo processo probabilmente sarebbe già iniziato.

Perché è proprio questa Bundesbank che attualmente sta violando sfacciatamente la ben nota sentenza della Corte costituzionale federale del 5 maggio 2020 (anche se molto probabilmente con l'appoggio del governo Merkel).

La corte suprema tedesca, infatti, aveva vietato alla Bundesbank di continuare a partecipare agli acquisti di titoli di Stato a partire dal 6 agosto 2020 "a meno che il Consiglio direttivo della BCE non dimostri chiaramente con una nuova decisione che gli obiettivi di politica monetaria (...) non sono sproporzionati rispetto ai relativi effetti in termini di politica economica e fiscale".

Ravel Meeth, presidente dell'associazione senza scopo di lucro "Bündnis Bürgerwille", ha affrontato questo argomento in un commento molto interessante sulla "Junge Freiheit". Egli sostiene infatti che la "spiegazione comprensibile" richiesta dalla Corte costituzionale federale in realtà non è mai stata fornita, ma che invece in una grande auto-assoluzione si è voluto semplicemente sostenere che i vantaggi della politica della BCE "superano chiaramente" i suoi svantaggi.

Meeth sottolinea inoltre che dopo la già citata sentenza della Corte costituzionale federale, la BCE non avrebbe stretto le redini del suo programma di acquisto di titoli, e che nel nuovo programma di acquisto d'emergenza pandemico "PEPP" (che è stato istituito solo dopo il ricorso alla corte costituzionale) avrebbe addirittura aumentato il volume degli acquisti di titoli di Stato di altri 1,35 trilioni di euro. Cito dal suddetto articolo:

"Questo nuovo programma viola molti dei criteri che la Corte costituzionale federale aveva ritenuto essenziali per la delimitazione del finanziamento pubblico monetario:

Ad esempio, le obbligazioni italiane vengono acquistate in modo piu' che proporzionale (in relazione alla quota di capitale della BCE), non c'è uno scenario di uscita e ancora una volta, non si fa un'analisi sul fatto che i presunti vantaggi del programma superino il suo impatto negativo sul reddito da interessi percepito dai risparmiatori, sulle pensioni, sui prezzi degli immobili e degli affitti, sulla stabilità delle banche e sull'eccesso di debito pubblico.

In questo senso il PEPP costituisce quindi anche una violazione dei trattati europei. Grazie al nuovo programma, infatti, il volume del debito pubblico detenuto dalla BCE presto salirà a 3.550 miliardi di euro. Si tratta di circa dieci volte il totale delle entrate del bilancio federale nel 2020".

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Consideriamo quindi che la Bundesbank, nell'ambito degli obblighi previsti dalla BCE, mese dopo mese acquista un numero sempre maggiore di obbligazioni italiane (in realtà in misura sproporzionata), e che in Italia si sta già chiedendo di poterle cancellare, e la BCE finanzia molto volentieri il debito pubblico europeo a un livello tale da far venire le vertigini a chiunque riesca a capire quello che sta accadendo.

L'uscita della Germania da questa follia è assolutamente inevitabile. L'unica domanda da porsi è quale sarà il dolore che ciò potrebbe causare: attualmente a un livello molto elevato, ma appena sopportabile - oppure in futuro, con la perdita completa di quel che resta della nostra prosperità.

È giunto il momento di proteggere quel che resta della nostra ricchezza dal suo trasferimento verso l'Europa meridionale. Il momento per porre fine a tutta questa follia a spese della Germania e dei suoi cittadini. E' il momento di AfD!



sabato 4 luglio 2020

Dal Bundestag carta bianca per gli acquisti della BCE

Con un'ampia maggioranza che oltre alla Groko comprende anche i Verdi e la FDP, il Bundestag giovedi' ha dato luce verde agli acquisti di titoli della BCE, adempiendo quindi agli obblighi previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale del 5 maggio. A far discutere soprattutto è stata la rapidità del voto e l'assenza di un dibattito approfondito sulla natura dei problemi sollevati dalla Corte di Karlsruhe. Ne scrive Die Welt

bundestag approva acquisto titoli da parte della BCE

l programma di acquisto titoli della Banca Centrale Europea (BCE) del 2015 è ormai da tempo fonte di grande irritazione. Tanto che la Corte costituzionale federale, nella sua sensazionale sentenza di maggio, ha ordinato alla BCE di indicare in che modo avrebbe soppesato gli effetti del suo controverso programma di acquisto titoli denominato PSPP.


Nel frattempo sembra essere ormai imminente una soluzione politica alla disputa in corso: giovedì scorso, infatti, il Bundestag ha votato una mozione trasversale presentata dalla CDU/CSU, dalla SPD, dalla FDP e dai Verdi. In essa i partiti concludono che la banca centrale ha effettuato l'esame della proporzionalità dei suoi acquisti di titoli, come richiesto dai giudici di Karlsruhe.

"Sulla base della decisione del Consiglio direttivo della BCE e dei documenti ricevuti dalla Banca Centrale Europea, il Bundestag conclude che i requisiti della sentenza della Corte costituzionale del 5 maggio 2020 in merito alla valutazione sulla proporzionalità del programma PSPP sono soddisfatti", è scritto nella mozione congiunta. Secondo la mozione la BCE ha effettuato un esame "dell'adeguatezza, della necessità e dell'appropriatezza delle misure di politica monetaria" in merito agli acquisti di titoli.



Ciò che è irritante, tuttavia, è la velocità con cui una questione così complessa è stata presentata al Bundestag, giusto prima della pausa estiva. Solo a partire da lunedi, infatti, i deputati hanno potuto prendere visione dei documenti che la BCE ha messo a disposizione dei parlamentari presso il servizio per la protezione dei segreti (Geheimschutzstelle) del Bundestag.

"Senza un esame approfondito"

Fra questi c'è un questionario sul programma per l'acquisto di obbligazioni EAPP e alcune presentazioni in inglese. Sebbene i documenti menzionino costi e benefici, è alquanto improbabile che il contenuto sia accessibile e comprensibile a molte persone, se non altro a causa delle abbreviazioni criptiche come ABSPP, CBPP-3, Opzioni di tipo 2. Anche la cosiddetta „Hybrid stock-flow formulation“ menzionata nei documenti, non sarà probabilmente familiare a molti membri del Parlamento.

"Personalmente mi sento abbastanza ben informato, e sono stato anche molto contento quando ho visto quanti documenti la BCE abbia messo a nostra disposizione", ha detto Otto Fricke, portavoce in materia di politica di bilancio del gruppo parlamentare della SPD al Bundestag. Egli ammette tuttavia che i parlamentari che sulle questioni finanziarie e di bilancio non sono così esperti dovrebbero fare affidamento sulla competenza dei loro colleghi. "Ma il giurista che è in me, e anche il parlamentare nell'ambito della separazione dei poteri, possono convivere con questa procedura".

corte costituzionale di karlsruhe
Non tutti i parlamentari tuttavia la pensano così. Per Uwe Kamann, Mario Mieruch e Frauke Petry, membri del Bundestag, tutti ex deputati di AfD e ora indipendenti, il ritmo con cui la mozione è stata presentata in Parlamento è stato troppo sostenuto.


"Esaminare una questione di tale portata senza un'analisi approfondita dei documenti non è altro che una deliberata inosservanza dei doveri di controllo parlamentare dei deputati del Bundestag", critica Kamann in una lettera al presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble (CDU), a disposizione di WELT.


Se i gruppi parlamentari, come previsto, dovessero comunque procedere al voto con il Placet del presidente del Bundestag, Kamann intende ricorrere alla Corte costituzionale federale. "Soprattutto in qualità di deputato del gruppo misto, quindi senza un partito, non mi è stato possibile, su di una questione finanziaria così complessa, sulla quale non sono né uno specialista né ho il sostegno di un gruppo parlamentare alle mie spalle, familiarizzare con il contenuto della questione in così poco tempo, senza avere a disposizione una perizia esterna ed averla esaminata in modo così approfondito come sarebbe richiesto dal mio dovere di controllo parlamentare", si lamenta.

Nella sua lettera a Schäuble non solo esprime dei dubbi sul fatto che i circa 700 membri del Parlamento siano stati in grado di formarsi un quadro complessivo nel poco tempo a disposizione. Kamann critica anche le esigenze di riservatezza dei documenti, che non gli hanno consentito di consultare degli esperti esterni.



La somma del bilancio è salita alle stelle

"Per inciso, dubito anche che tutti gli altri circa 700 deputati siano stati in grado di farsi un quadro complessivo ad una tale velocità". Non è stato possibile, ha detto, se non altro per i limiti di tempo della Geheimschutzstelle del Bundestag. "E questo rende la mozione di giovedì dei suddetti gruppi ancora più sconcertante", ha detto.


In effetti, la situazione economica sulla base della quale la BCE prende le sue decisioni non è chiara. Ad esempio, le autorità monetarie nell'ambito del programma di acquisto titoli PSPP hanno comprato obbligazioni per un volume di circa 2,3 trilioni di euro. Con il suo attuale 0,3 %, tuttavia, il tasso di inflazione è ancora lontano dall'obiettivo del 2% fissato dalla BCE. Anche sotto altri aspetti, la BCE è intervenuta in modo così forte che il totale del suo bilancio è salito a oltre 6.000 miliardi di euro - senza alcun successo percepibile in termini di inflazione.

E così la FDP, oltre alla mozione congiunta con gli altri gruppi, vuole presentare anche una propria proposta per migliorare in futuro questa procedura. In una mozione del gruppo parlamentare, a disposizione di WELT, i deputati confermano che il Consiglio direttivo della BCE si è occupato degli effetti collaterali della sua politica monetaria.

Nel documento tuttavia scrivono anche che questa procedura non soddisfa ancora tutti i requisiti della sentenza. Ad esempio, la Corte costituzionale federale obbligava il Bundestag ad adempiere in maniera permanente alla sua responsabilità in termini di integrazione "osservando costantemente" l'attività di politica monetaria della BCE, pur mantenendo la sua piena indipendenza.

Il Bundestag di conseguenza dovrebbe accertarsi che il Consiglio direttivo della BCE, anche in futuro, prenda decisioni solo dopo aver effettuato un adeguato "test di proporzionalità in maniera metodologicamente comprensibile", e che la politica monetaria della BCE mantenga il divieto di finanziamento monetario agli stati.


Secondo il parere dei parlamentari della FDP, questo compito non comprende quindi solo il controverso programma PSPP, "ma anche l'azione di politica monetaria della BCE nel suo insieme". In particolare, i parlamentari citano nella loro lettera il programma di acquisto d'emergenza pandemico PEPP, che la BCE ha già avviato il 18 marzo 2020.

Stabilità dei prezzi e limite massimo agli acquisti

È sicuramente vero che questo programma di acquisto titoli deve essere valutato sullo sfondo della profonda crisi economica causata dalla pandemia da Coronavirus. Secondo la legge, tuttavia, non vi sarebbe in linea di principio "alcuna interferenza necessaria e giustificabile con il divieto di finanziamento agli stati", come sottolineano i deputati.

Al fine di poter monitorare costantemente anche in futuro la politica monetaria della BCE e di verificare se i limiti del suo mandato saranno rispettati, i parlamentari della FDP hanno proposto un intero elenco di misure. Tra queste, ad esempio, una sottocommissione del Bundestag, che con l'aiuto degli esperti dovrà controllare regolarmente il rispetto del divieto di finanziare gli stati, ma anche tenere regolari dibattiti plenari sul rapporto annuale della BCE e sulle richieste della BCE.


Inoltre, dieci anni dopo l'avvio dell'acquisto di titoli di stato su larga scala da parte della BCE, è necessario ridiscutere in maniera fondamentale quale dia esattamente il mandato della BCE, scrivono i proponenti: "È necessario rivedere sia l'obiettivo che i mezzi della BCE".

Secondo il gruppo parlamentare della FDP, ciò comporterebbe due grandi cambiamenti: in primo luogo, una ridefinizione del concetto di stabilità dei prezzi, che farebbe della banca centrale il metro di valutazione del suo operato. Invece dell'obiettivo di un tasso d'inflazione prossimo ma inferiore al 2%, un tasso d'inflazione da zero al 2 % potrebbe allentare la pressione sull'azione della politica monetaria. In secondo luogo, secondo la proposta dei liberali, gli acquisti di titoli di Stato dovrebbero "essere consentiti solo fino a un limite massimo, nel medio termine solo in relazione alla chiave di capitale della BCE e come ultima ratio".

lunedì 30 settembre 2019

Un'autostrada per il populismo tedesco

Le dimissioni di Sabine Lautenschläger dal direttorio BCE e il progressivo allontanamento dalla tradizione della Bundesbank, secondo Anja Ettel, sono il terreno perfetto su cui far crescere e fiorire il populismo tedesco. Ne scrive Anja Ettel su Welt


Mario Draghi nel 2012 probabilmente è riuscito ad impedire il collasso dell'eurozona, ma a causa della sua politica monetaria i tedeschi ora si sentono espropriati della loro previdenza integrativa. Le dimissioni del membro tedesco dal direttorio BCE, Sabine Lautenschläger, sono l'espressione di una crescente alienazione dalla banca centrale europea.

La Banca centrale europea (BCE) fin dalla sua nascita ha sempre sottolineato che la nazionalità, all'interno dell'autorità di controllo della moneta unica, non gioca alcun ruolo. Ancora più notevole è il fatto che nei due decenni dall'avvio della BCE, i tedeschi in piu' di un'occasione abbiano gettato la spugna. Le dimissioni del membro del board della BCE Sabine Lautenschläger sono solo l'ultimo esempio ed espressione di una crescente alienazione. Il divario tra ciò per cui la Bundesbank si era distinta e ciò che la BCE, modellata sull'esempio della banca centrale tedesca, sotto la pressione delle numerose crisi è riuscita a fare, si è ampliato.

La famosa promessa del 2012 del presidente della BCE Mario Draghi di fare "tutto il necessario" per salvare l'euro avrà impedito il crollo imminente dell'unione monetaria. Ma allo stesso tempo ha rappresentato l'addio all'eredità della Bundesbank e al suo attenersi a delle regole ferme e affidabili in materia di politica monetaria. Una valuta che funziona si basa sulla fiducia. Vi sono quindi delle ottime ragioni per stabilire dei confini molto chiari tra la politica fiscale e quella monetaria e per non praticare il finanziamento monetario agli stati.

Negli ultimi anni questa fiducia tuttavia ha sofferto molto. Soprattutto in Germania, dove molti risparmiatori, dopo anni di interessi negativi, si sentono deprivati delle loro pensioni integrative. E tutto ciò da parte di un'istituzione che, per una buona ragione, è separata dal processo democratico e quindi in grado di agire e governare in maniera indipendente. Se i banchieri centrali si allontanano dai cittadini, si crea il terreno fertile per far prosperare i populisti. Anche la BCE dovrebbe prendere sul serio queste preoccupazioni, invece di mettere a tacere queste legittime preoccupazioni fra le proprie fila.

Deve essere chiaro: con le dimissioni di Lautenschläger la Germania non dovrà in alcun modo rinunciare a un posto nel direttorio. La Germania con un buon 26 %, resta il principale azionista. Sarebbe un segnale fatale se il maggiore azionista in futuro non fosse più rappresentato nel direttorio. Pertanto ora si dovrà cercare un guardiano della moneta di alto livello professionale e con una forte tolleranza alla frustrazione. E già questo restringe il numero dei possibili candidati. Il governo federale farebbe bene a non ridimensionare l'importanza della selezione, senza restringere i criteri sulla base del partito o del sesso. C'è troppo in ballo.

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sabato 28 settembre 2019

Welt - Tempi sempre piu' duri per il risparmiatore tedesco

Prosegue la retorica del risparmiatore tedesco tradito ed espropriato da una BCE ormai saldamente in mano ai latini, questa volta è Die Welt a incensare il contributo di Sabine Lautenschläger e a rammaricarsi per la sua partenza anticipata dalla BCE. Ne scrivono su Die Welt i soliti Anja Ettel e Holger Zschäpitz


Sabine Lautenschläger, membro del board della BCE, si dimette in anticipo sulla scadenza del suo mandato. È già la terza tedesca a gettare la spugna. Secondo le informazioni disponibili a Die Welt, era sempre più frustrata per lo stile autoritario della leadership di Draghi.

Può sembrare paradossale, ma ad inizio anno la quota tedesca della Banca Centrale Europea è salita dal 25,5 al 26,4 %. Dal punto di vista dei contenuti, tuttavia, continua a ridursi l'influenza del maggiore azionista. Il fatto che la Germania al momento all'interno della BCE si trovi sulla difensiva, lo si può  leggere anche nella recente decisione.

Sabine Lautenschläger, il rappresentante tedesco nel consiglio di amministrazione della BCE, ha dato le dimissioni. La ex vicepresidente della Bundesbank lascerà l'incarico a fine di ottobre, due anni prima di quanto previsto dal suo mandato.

Le ragioni della sorprendente decisione, nel secco comunicato stampa della BCE, non sono state indicate. Secondo quanto risulta a Die Welt, tuttavia, Lautenschläger non era più d'accordo con il corso della BCE e apparentemente sempre più frustrata a causa dello stile di leadership autoritario del presidente Mario Draghi. La recente decisione del Consiglio direttivo di tagliare ulteriormente i tassi di interesse e rilanciare il controverso programma di acquisto delle obbligazioni sarebbe stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

"Le dimissioni non sono state una sorpresa, Sabine Lautenschläger da molto tempo ormai nella BCE si trova in un ruolo di opposizione interna e per questo è stata emarginata nella comunicazione", afferma l'ex capo-economista della BCE Jürgen Stark, il quale aveva lasciato prematuramente la banca centrale nel 2011. "Se con i propri argomenti alla lunga non si riesce ad incidere, si può restare fedeli e accettare la situazione. Ma poi devi anche essere in grado di guardarti allo specchio".

Lautenschläger lascerà la BCE esattamente insieme a Draghi. Il mandato del terzo presidente della BCE durerà regolarmente fino al 31 ottobre. Sebbene il successore Christine Lagarde sia considerata piu' conciliante nei modi e nella comunicazione, si può tuttavia supporre che Lagarde  - la cui permanenza dal punto di vista temporale supera di gran lunga la partenza di Draghi - sia probabilmente d'accordo con la decisione presa a settembre. Lagarde, soprattutto, durante la sua audizione al parlamento europeo, ha lasciato intendere che vede ancora spazi di azione aggiuntivi nella politica monetaria della BCE.

Una comprensione completamente diversa della politica monetaria

Il fatto che Lautenschläger per il prossimo futuro non potesse sperare in alcun modo in un cambiamento sostanziale della politica monetaria potrebbe aver contribuito alla decisione. Il modo in cui la decisione è stata comunicata fornisce una visione più profonda dei fatti. Alle 19:45, dopo il normale orario di ufficio, la banca centrale ha informato della decisione di Lautenschläger con sette brevi righe di comunicato.



Lautenschläger è il terzo membro tedesco che in soli due decenni di storia della BCE sceglie di lasciare prematuramente il lavoro nel board della BCE. Nel dicembre 2011, era stato l'allora capo economista Stark a lasciare il consiglio in quanto non voleva sostenere il corso di salvataggio dei paesi in difficoltà avviato dall'allora presidente Jean-Claude Trichet.

In particolare, la frattura allora si era consumata sul programma di acquisto di obbligazioni SMP. Stark come Segretario di Stato presso il Ministero delle finanze aveva svolto un ruolo chiave nella redazione del Patto di stabilità dell'UE tra il 1995 e il 1998 e in qualità di capo economista della BCE non voleva partecipare allo smantellamento del suo lavoro.

"Il problema che spinge i rappresentanti tedeschi a lasciare la BCE mostra chiaramente quanto siano cambiate l'unione monetaria e la BCE", afferma Stark. Chiunque sia cresciuto nella Bundesbank ha una comprensione completamente diversa della politica monetaria e di cosa faccia parte del mandato della banca centrale - e di cosa no.

Nel 2011 si era dimesso anche il capo della Bundesbank Axel Weber. Weber all'epoca era considerato il candidato più probabile per la successione di Trichet, il cui mandato terminava nel 2011. In quell'occasione tuttavia fu l'italiano Draghi a diventare il capo della BCE. Persino il successore di Stark, Jörg Asmussen, trasferitosi dal Ministero delle finanze al Comitato esecutivo della BCE, ha resistito solo 2 anni a Francoforte. La sua partenza, tuttavia, aveva probabilmente a che fare con dei motivi di carriera. Asmussen nel 2014 è tornato nella politica di Berlino.

La BCE perde una sostenitrice della politica monetaria più dura

Lautenschläger, invece, che aveva preso il suo posto nel board, lascia dopo soli cinque anni. La giurista è considerata una profonda conoscitrice delle banche. Si era occupata di vigilanza bancaria già presso la Bundesbank, compito per il quale era stata responsabile anche a livello europeo, fino a febbraio di quest'anno, in qualità di vicepresidente della supervisione bancaria della BCE .

Anche i risparmiatori ne subiranno le conseguenze. La possibile inversione nella tendenza dei tassi di interesse potrebbe essere ulteriormente rimandata. Con la partenza di Lautenschläger, la BCE perde un sostenitore convinto di una politica monetaria più dura. Il predominio delle cosiddette colombe continuerà ad espandersi.

Le prime reazioni del mercato sono state abbastanza chiare: l'euro è sceso al livello più basso dal 2017, in quanto le attese di una politica monetaria più conciliante rendono la moneta unica meno attraente. Allo stesso tempo anche i rendimenti dei titoli di stato a lunga scadenza sono fortemente diminuiti, è probabile infatti che i tassi di interesse rimangano bassi a lungo. In borsa invece hanno perso valore i titoli degli istituti di credito che vivono di interessi. Le azioni di Deutsche Bank sono scese dell'1,5 per cento.

Ora ci si inizia a chiedere chi sarà il successore di Lautenschläger. La Germania, come la Francia e l'Italia, tradizionalmente ambisce ad avere uno dei sei seggi del Consiglio Direttivo. La variante più probabile è che il governo federale invii nel direttorio un'altra donna. Tra i possibili candidati vi sono l'attuale vicepresidente della Bundesbank Claudia Buch o l'economista di Bonn Isabel Schnabel, che è anche un membro del cosiddetto Consiglio dei saggi economici.

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domenica 19 maggio 2019

Chi c'è veramente dietro il video della stangata a Strache?

"Questa azione non solo è stata studiata a tavolino, ma è stata soprattutto una messa in scena" e ancora, "chi ha messo in piedi la trappola a Strache ha investito molto...denaro, tempo e fatica", scrive Die Welt in merito al famoso video che ha portato alle dimissioni del vice-cancelliere austriaco. Per l'austriaca Die Presse si tratterebbe di un lavoro molto accurato realizzato dai servizi segreti di un paese occidentale. Per Telepolis ci sarebbe una parte del video non ancora pubblicata da Der Spiegel e dalla SZ in cui Strache farebbe riferimento alla presunta omosessualità di alcuni politici austriaci di spicco. Per il quotidiano di Amburgo, invece, c'è ancora molto da indagare, anche se alcuni elementi sembrano portare verso la Germania. Ne scrive Die Welt


Se il vice-cancelliere austriaco insieme e davanti a persone che conosce a malapena, almeno secondo quanto da lui riferito, evoca scenari grossolanamente anti-democratici, probabilmente le dimissioni sono una conseguenza nemmeno troppo dura. Per rispetto nei confronti della Repubblica Austriaca non si può permettere ad Heinz-Christian Strache di farla franca. La sua messa in scena come vittima sacrificale non cambia il fatto che non solo è inadatto al ruolo di vice cancelliere, ma rappresenta anche un pericolo per il suo paese.

Indipendentemente da ciò, il modo in cui Strache si è dimesso solleva molte domande. Sono di natura politica e di etica dei media. Strache è stato filmato a sua insaputa - una classica trappola. Nel gergo dei servizi segreti russi si tratta di Kompromat. (Sono i russi ad aver perfezionato le tecniche per creare prove incriminanti sui loro nemici e tirarle fuori al momento giusto). Il video è stato tenuto nel cassetto per due anni, poi a pochi giorni dalle elezioni europee è stato recapitato allo "Spiegel" e alla "Sueddeutsche Zeitung". Per la sua pubblicazione i media hanno abbandonato la loro abituale concorrenza - uniti per un obiettivo più alto.

Chi ha messo in piedi la trappola a Strache ha investito molto. Gli attivisti anonimi hanno prima impiegat tempo per conquistare la fiducia del politico della FPÖ Johann Gudenus, per poi finalmente riuscire ad incontrare Strache. Prima hanno inventato delle storie, poi anno affittato una villa a Ibiza, e si sono procurati della tecnologia di sorveglianza. Tutto ciò costa denaro, tempo e fatica.

Questa azione non solo è stata studiata a tavolino, ma è stata soprattutto una messa in scena: chi c'è dietro, non può nascondersi nel ruolo di un giornalista che casualmente (o intenzionalmente) era presente quando Strache ha svelato i suoi piani anti-democratici. La situazione è stata deliberatamente creata per ridicolizzare Strache.

Il comico satirico Jan Böhmermann (ZDF), noto per il suo attivismo politico camuffato da satira, già da tempo era a conoscenza del video, in piu' occasioni vi aveva già fatto delle allusioni. Sono osservazioni fatte da chi si considera un manovratore dietro le quinte: "può darsi che l'Austria domani inizi a bruciare. Lasciatevi sorprendere", aveva detto Jan Böhmermann ad Aprile. Anche i controversi artisti del „Zentrum für politische Schönheit“ (Berlino) erano già stati informati da tempo. Il ruolo svolto da Böhmermann e dagli attivisti non è ancora chiaro.

Lo scopo giustifica i mezzi? In ogni caso il modo in cui è stato fatto fuori dal suo ufficio permetterà a Strache di dire che si è dimesso perché gli è stata tesa una trappola. E non perché è un populista che disprezza la democrazia e progetta di abolire il pluralismo dei media. Questo funzionerà fino a quando non saranno resi noti ulteriori dettagli sulla realizzazione del video. Le redazioni di diversi paesi ci stanno lavorando. La questione non è ancora chiusa.


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