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sabato 16 marzo 2019

Una presidenza europea orgogliosamente sponsorizzata dalle bollicine americane

"Coca Cola supporta orgogliosamente la prima presidenza del consiglio europeo della Romania", cosi' è scritto sui cartelloni esposti durante gli incontri dei ministri europei in questo primo semestre 2019. La presidenza del consiglio europeo a guida rumena come un gran premio di Formula 1 o una partita di Champions League; per Lobby Control tuttavia non si tratterebbe di una coincidenza. Ne parla Lobby Control


Pannelli luminosi con il logo della Coca-Cola, poltrone sacco nel colore del marchio del più grande produttore mondiale di bevande, frigoriferi pieni con bottiglie di Cola per il consumo gratuito. Chiunque durante queste settimane visiti una riunione del Consiglio UE a Bruxelles o a Bucarest difficilmente potrà ignorare i messaggi pubblicitari del gigante americano delle bollicine. Coca-Cola insieme a Mercedes, Renault e al fornitore di telecomunicazioni Digi è il "Platin-patner" della presidenza rumena del Consiglio dell'UE - e può anche inserire immagini pubblicitarie. "Il valore aggiunto creato dalla catena di approvvigionamento del sistema Coca-Cola rappresenta circa lo 0,3 per cento del PIL del paese" campeggia ad esempio su uno degli spazi pubblicitari presenti in occasione della riunione del Consiglio dei ministri della difesa e degli esteri di Bucarest, riferiva "Die Presse" ad inizio di febbraio.

La democrazia non è un evento di Formula Uno

Nei giorni scorsi diversi giornalisti hanno parlato della questione, mentre l'organizzazione per la protezione dei consumatori Foodwatch ha chiesto di porre fine a questa pratica. Quello di Coca-Cola non è un caso isolato. Le presidenze del consiglio talvolta funzionano come un evento di Formula 1 o come una conferenza stampa della UEFA Champions League. Loghi aziendali a perdita d'occhio.

L'Austria nel 2018 si era fatta sponsorizzare la sua presidenza dell'UE, fra gli altri, da Porsche, Audi e Microsoft. La Bulgaria nello stesso anno aveva avuto anche più di 50 sponsor, tra cui Microsoft e BMW. E nel 2017 il paradiso fiscale dell'UE, Malta, ha fornito una piattaforma di primo piano per BMW, Microsoft e AirMalta.

Il governo maltese in maniera molto franca aveva ammesso ciò di cui esattamente si trattava: "gli inserzionisti beneficiano della possibilità di essere associati a numerosi eventi di alto livello che forniscano loro una esposizione preziosa, prestigio e maggiore riconoscimento del marchio per i loro servizi e prodotti". Oppure espresso in numeri: "200 riunioni della Presidenza, visitate da circa 20.000 funzionari" più molti delegati in altri eventi a Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo.

Quanti soldi ottengano gli Stati membri dell'UE per la loro sponsorizzazione non sempre viene reso noto. Fino ad oggi la Romania non ha risposto alle richieste della nostra organizzazione partner Obsveratory Corporate Europe. L'Irlanda ha invece volontariamente ammesso di aver ricevuto nel 2013 ben 1,4 milioni di euro dai suoi sette partner, tra i quali Audi.

Tutto ciò è alquanto problematico. Perché la politica dopotutto in una democrazia dovrebbe essere indipendente e impegnarsi per il bene comune. Il corso politico fondato sugli abbracci e le coccole alle aziende, d'altra parte, offre ai gruppi industriali degli importanti contatti con le lobby e l'opportunità di rafforzare la propria agenda.



La Coca Cola esercita pressioni contro la tassazione, il deposito per il vuoto e gli obiettivi di riciclaggio

Coca Cola, da anni ad esempio si batte contro una tassa sullo zucchero di cui in molti paesi dell'UE si dibatte da anni. I documenti interni al Gruppo, pubblicati nel 2016, mostrano che Coca-Cola, oltre a questa tassa, sta combattendo sia le norme sui depositi per il vuoto che gli obiettivi di riciclaggio più elevati. Il documento strategico interno fornisce a queste misure la "massima priorità" - con un chiaro mandato: "combatterle".

La presidenza del Consiglio dell'UE a intervalli semestrali ruota tra i 28 Stati membri dell'UE. Nel gennaio 2019, la Romania ne ha assunto la guida. Sarà interessante vedere se anche la Germania durante la sua presidenza del 2020 si farà sponsorizzare. Gli stati membri decidono autonomamente sui loro sponsor. Regole a livello europeo sembrano apparentemente non ce ne sono. Ad esempio, il manuale del Consiglio dell'Unione europea sulla presidenza non menziona affatto le sponsorizzazioni.

Le sponsorizzazioni a livello dell'UE sono presenti anche nei cosiddetti intergruppi. I membri sono parlamentari, rappresentanti di aziende, organizzazioni e associazioni. Un esempio è l'European Internet Forum (EIF), che oltre a molti eurodeputati, comprende anche rappresentanti di importanti aziende IT come Amazon, Apple e Facebook. Il bilancio annuale di oltre mezzo milione di euro viene completamente finanziato dalle aziende. E alcuni dei deputati al Parlamento europeo, i cui emendamenti sono stati inseriti nel progetto di regolamentazione della protezione dei dati nell'UE, in parte ripresi da documenti provenienti dal settore, erano casualmente membri dell'EIF.

La politica tedesca si fa sponsorizzare dall'industria del tabacco e della difesa

Ma anche in Germania le sponsorizzazioni sono un problema serio. Le grandi aziende sponsorizzano, sia in patria che all'estero, ministeri e istituzioni pubbliche, i partiti e le loro organizzazioni giovanili. Airbus, azienda operante nel settore della difesa, ad esempio, nel 2016 ha sponsorizzato con 50.000 euro il padiglione tedesco ad un festival culturale in Arabia Saudita. Il cantiere Lürssen che in Arabia Saudita non esporta solo yacht di lusso, ma anche navi da guerra, ha contribuito alla manifestazione con un "una sovvenzione", secondo quanto si apprende dal Ministero degli esteri. Il produttore di sigarette Philip Morris a sua volta, tra il 2010 e il 2015, ha versato alla CDU, CSU, SPD e FDP, oltre mezzo milione di euro per diversi eventi di partito, tra cui il congresso del partito della CSU a Norimberga, il raduno nazionale dei giovani dell'Unione, il festival estivo dei Giovani Liberali o la "Spargelfahrt" del circolo di Seeheim della SPD.

Un certo clamore è stato causato anche dallo scandalo "Rent-a-Sozi" del 2016. Frontal21 all'epoca aveva scoperto che una società controllata dalla SPD aveva offerto ad aziende e gruppi di pressione vari incontri con i leader della SPD tra cui Heiko Maas, Andrea Nahles o Katharina Barley dietro il pagamento di una somma fra i 3.000 e i 7.000 euro.

Attualmente la sponsorizzazione dei partiti è priva di trasparenza e di regole. Non c'è da stupirsi che sempre più aziende come BMW o Gesamtmetall non facciano più affidamento sulle donazioni ai partiti, ma sulle sponsorizzazioni. Così ad esempio, secondo le ricerche di Lobby Control, la sola Volkswagen fra il 2014 e il 2017 ha speso 656.260 euro in sponsorizzazioni ai partiti - ovvero circa quattro volte quanto VW spendeva in precedenza in media ogni anno.

Per questo motivo da molto tempo chiediamo regole chiare e maggiore trasparenza nella sponsorizzazione. In Europa e in Germania.


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