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giovedì 13 ottobre 2022

Dal primo ottobre 6,6 milioni di occupati beneficiano del salario minimo a 12 euro lordi l'ora

Il primo di ottobre in Germania è entrato in vigore il salario minimo di 12 euro lordi l'ora, a beneficiarne sono stati circa 6.6 milioni di lavoratori che fino al 30 settembre guadagnavano meno di quella somma. A conti fatti è molto probabile che chi in Germania va a pulire i pavimenti con un salario minimo di 12 euro lordi l'ora a fine mese guadagni di piu' di un impiegato di concetto italiano dipendente di una delle tante piccole e medie aziende del nostro belpaese. Ne scrive la Hans Böckler Stiftung

Il primo ottobre è entrato in vigore il salario minimo a 12 euro lordi l'ora


Sono circa 6,64 milioni i lavoratori che hanno beneficiato dell'aumento del salario minimo entrato in vigore il 1° ottobre 2022 e che quindi fino al 30 settembre guadagnavano meno di 12 euro lordi l'ora. Ciò corrisponde al 17,8% di tutti i dipendenti (esclusi quindi gli apprendisti e gli studenti con un mini-jobs, esentati dalla legge sul salario minimo). Nella Germania orientale il tasso è del 29,1%, in quella occidentale, compresa Berlino, del 16,1%. In un confronto nazionale, la percentuale più alta di dipendenti che hanno avuto diritto ad un aumento della retribuzione nell'ambito dell'aumento del salario minimo è quella registrata nei distretti di Sonneberg in Turingia (44,0%), Teltow-Fläming (Brandeburgo; 43,1%), Saale-Orla (Turingia; 40,0%) e Vorpommern-Rügen (39,0%). La percentuale più bassa di dipendenti che attualmente guadagnano meno di 12 euro lordi l'ora si trova a Wolfsburg (7,9%), Erlangen (8,1%), nel distretto di Monaco (9,7%) e Stoccarda (10,3%). E' il risultato che emerge da un nuovo studio realizzato dall'Istituto per la Ricerca Economica e Sociale (WSI) della Fondazione Hans Böckler, e che fornisce dati dettagliati per tutte le regioni federali e per circa 400 distretti tedeschi e le relative città capoluogo. La distribuzione regionale è in linea con i risultati di uno studio WSI del 2021, il quale dimostrava che l'aumento del salario minimo avrebbe migliorato in primo luogo la retribuzione dei lavoratori senza contratto collettivo. Tra i 6,64 milioni di persone con una retribuzione oraria inferiore ai 12 euro ci sono poco meno di 2,55 milioni di lavoratori a tempo pieno, 1,81 milioni di lavoratori a tempo parziale e poco meno di 2,29 milioni di persone il cui unico impiego è un mini-job.



"Il salario minimo di 12 euro ha garantito a molti lavoratori un sensibile aumento salariale in un momento in cui questo si è rilevato particolarmente importante a causa dei prezzi elevati di energia e cibo. E questo senza alcun prevedibile impatto sull'occupazione, come dimostra, ad esempio, un recente sondaggio tra i centri per l'impiego", afferma l'esperto di mercato del lavoro del WSI Dr. Eric Seils, autore dello studio insieme al collega Dr. Toralf Pusch. "L'aumento del salario minimo contribuisce alla stabilizzazione del potere d'acquisto in un'ampia gamma di regioni", aggiunge Pusch. Si tratta della continuazione di un effetto che il WSI aveva già dimostrato in uno studio recentemente pubblicato e richiesto dalla Commissione per il salario minimo in merito agli anni successivi all'introduzione del limite inferiore per legge: sono evidenti miglioramenti sensibili del reddito che hanno un effetto soprattutto nelle regioni più povere, vale a dire dove il salario minimo è molto significativo e quindi contribuisce a rafforzare i consumi.

Nel loro studio, Pusch e Seils hanno utilizzato il Socio-Economic Panel (SOEP) e gli ultimi dati disponibili dell'Ufficio Federale di Statistica e dell'Agenzia Federale del Lavoro, estrapolandoli fino a settembre 2022. Ciò ha consentito ai ricercatori del WSI di presentare una proiezione del numero di dipendenti che attualmente lavorano per meno di 12 euro e di ripartirlo a livello di Stati federali, città indipendenti e distretti.

Per quanto riguarda le regioni federali, il Meclemburgo-Pomerania Occidentale ha la quota più alta di dipendenti che beneficiano del salario minimo di 12 euro l'ora, il 31,2%, seguito dalla Turingia (30,8%). In cifre assolute, e non sorprende, il numero più alto riguarda gli stati federali più popolosi della Renania Settentrionale-Vestfalia (circa 1,3 milioni di dipendenti; tasso del 16,8%) e della Baviera (ben 930.000, tasso del 14,7%). Tra le città tedesche, Berlino ha in assoluto il numero più alto di persone che beneficiano dell'aumento, con il 17,8% e poco meno di 305.000 persone. In termini di proporzione, seguono Amburgo (14,7%; ben 160.000), Colonia (14,5%; ben 94.000 persone) e Monaco (11,1%; ben 107.000).

L'analisi mostra anche che l'applicazione di un basso salario varia notevolmente in base al tipo di occupazione e all'orario di lavoro: la quota di gran lunga maggiore è quella dei mini-jobber senza altri rapporti di lavoro: quasi l'80% di loro guadagnava meno di 12 euro lordi l'ora. Tra i lavoratori part-time è del 20,1% e tra i lavoratori a tempo pieno del 9,9%.


domenica 2 settembre 2018

Perché la presunta mancanza di lavoratori qualificati è più che altro una campagna di PR degli industriali tedeschi

A scriverlo non è un foglio sovversivo dell'est ma la liberale e liberista Die Welt. In un paese con 2 milioni e mezzo di disoccupati ufficiali e un altro milione e mezzo nascosto nelle statistiche gli imprenditori tedeschi continuano a lamentarsi per la mancanza di forza lavoro qualificata e chiedono al governo una legge sull'immigrazione che faciliti l'importazione di lavoratori a basso costo dai paesi extra UE. Molti economisti di rango tuttavia, dati alla mano, mettono in dubbio questa narrazione che le associazioni imprenditoriali nel frattempo sono riuscite ad imporre sui media. Il vero problema è un altro: le posizioni lavorative restano aperte a lungo perché la paga oraria è troppo bassa. Ne parla Die Welt


Se dobbiamo credere ai rappresentanti delle associazioni economiche, la Germania sta affrontando dei tempi molto difficili. Le esportazioni vanno bene, gli acquisti crescono in maniera ininterrotta, il portafoglio ordini della maggior parte delle aziende è pieno. Ma ogni anno che passa, a quanto pare, è sempre più difficile evadere gli ordini - perché mancherebbero i lavoratori per farlo. Soprattutto gli specialisti. E questo nel lungo periodo potrebbe rivelarsi un rischio per l'economia.

Secondo la Camera di commercio e dell'industria tedesca (DIHK), quasi un'azienda su due lamenta di non essere in grado di coprire nel lungo periodo le posizioni lavorative aperte. Altrettante invece, a causa della scarsità di personale sono preoccupate per le prospettive di crescita. Nel complesso, ci sarebbero circa 1,6 milioni di posti di lavoro non coperti a causa della mancanza di candidati idonei, avverte l'associazione.

Ma c'è una lunga serie di esperti che considera questi allarmi esagerati - e ritiene che la presunta mancanza di manodopera specializzata in Germania sia invece una favola. L'Istituto per l'economia e le scienze sociali (WSI) della Hans Böckler Stiftung, vicino al sindacato, in un'analisi giunge invece ad un'altra conclusione: le cifre della DIHK sono eccessive e poco significative.

Di previsioni cupe ne circolano da anni

Il problema non è tanto che non ci sarebbero abbastanza lavoratori, ma che le aziende non sono disposte a pagare salari decenti, afferma Eric Seils, autore dell'ultimo rapporto WSI sul mercato del lavoro. "Le continue lamentele di molti imprenditori in merito ad un presunto rischio aziendale causato dalla carenza di lavoratori qualificati avrebbero come unico scopo quello di contenere l'aumento del costo del lavoro nel settore a basso salario tedesco", sostiene Seils.

La nuova legge sull'immigrazione, che si pone proprio l'obiettivo di attrarre il maggior numero possibile di lavoratori dall'estero e che il governo federale sta pianificando, non sarebbe necessaria, al contrario dannosa.

Di previsioni cupe, secondo le quali in Germania presto mancheranno lavoratori, in particolar modo quelli qualificati, ne girano da anni. L'istituto di ricerca Prognos, ad esempio, la scorsa estate ha calcolato che solo a causa dell'invecchiamento della popolazione, entro il 2030 ci saranno tre milioni di lavoratori in meno. E l'Institut der Deutschen Wirtschaft (IW) nel suo rapporto MINT sul mercato del lavoro per i matematici, gli informatici, gli scienziati e i tecnici conclude che attualmente mancherebbero 237.500 di questi professionisti.

Paga cattiva, alto turn-over

La DIHK aveva suonato l'allarme per un gran numero di settori. Ad esempio, l'83 per cento delle aziende operanti nel lavoro interinale nel lungo periodo non riuscirebbe ad occupare i posti vacanti per mancanza di candidati qualificati. Nel settore della sicurezza, il 78% delle aziende ha riscontrato questo problema, nel trasporto merci su strada il 63% e nel settore dell'ospitalità il 62%.

Secondo Eric Seils ad essere interessati sarebbero in particolar modo i settori a basso salario in cui "i requisiti richiesti sono di gran lunga inferiori rispetto alla media". Tuttavia la probabilità che vi sia una carenza di lavoratori proprio in questi settori è molto bassa. La verità è che nei settori sopra-menzionati la retribuzione è bassa, il turn-over del personale è molto forte e quindi anche il numero dei posti vacanti è alto, secondo Seils.

Tuttavia i datori di lavoro avrebbero un forte incentivo a spiegare l'incremento dei posti di lavoro vacanti come un problema di mancanza di forza lavoro qualificata, egli suggerisce: "Se hanno partecipato al sondaggio DIHK e si sono lamentati per la carenza di lavoratori qualificati, possono allora sperare che l'associazione di categoria si impegni politicamente per far importare dall'estero lavoratori stranieri a basso costo".

La BA non vede una carenza generale di lavoratori qualificati

Diversi esperti condividono questa valutazione. Il fatto che le associazioni imprenditoriali si lamentino continuamente per la carenza di lavoratori qualificati, fa parte di una strategia conosciuta come "Rent-Seeking", afferma l'economista Thomas Straubhaar. Secondo questo approccio gli imprenditori possono valutare se è meglio fare progressi attraverso le prestazioni della propria azienda oppure grazie agli aiuti di Stato. "Se sembra più facile ed economico innescare nei ministeri competenti delle reazioni di aiuto, invece di far fronte con nuove idee alla mancanza di lavoratori, allora si sceglie di spedire i propri rappresentanti di associazione a Berlino", sostiene Straubhaar.

È indiscutibile che in determinati settori sia difficile trovare abbastanza lavoratori dipendenti. La vera domanda è un'altra: qual è la dimensione del problema? Seils del WSI sottolinea che il numero  specificato dal DIHK, pari a 1,6 milioni di posti di lavoro non coperti per mancanza di lavoratori qualificati, sarebbe del 60 per cento superiore rispetto ai quasi 984.000 posti di lavoro indicati come immediatamente disponibili dal sondaggio rappresentativo dell'istituto scientifico dell'Agenzia Federale per il lavoro (IAB).

E l'Agenzia Federale per il Lavoro (BA) nella sua analisi di giugno sulle difficoltà nel mercato del lavoro qualificato scrive: "nonostante il forte incremento del periodo in cui le posizioni restano vacanti, e un rapporto molto basso fra disoccupati e posti di lavoro, in Germania non si può ancora parlare di una carenza di lavoratori qualificati. Piuttosto possiamo dire che in alcune professioni e in alcune regioni vi siano notevoli problemi nel coprire le posizioni di lavoro aperte". Inoltre, la BA aggiunge: ".. un indice onnicomprensivo in grado di misurare le carenze oppure la mancanza di forza lavoro tuttavia non esiste".

L'esperto DIW ritiene i sondaggi solo parzialmente credibili

Secondo gli esperti il criterio utilizzato, cioè quanto tempo è necessario per coprire una posizione lavorativa aperta, ci dice poco sulle reali dimensioni della carenza di lavoratori qualificati. "L'aumento delle posizioni vacanti fra quelle disponibili può anche essere il segno che l'agenzia per il lavoro è in ritardo nella intermediazione oppure che i datori di lavoro sono troppo selettivi", afferma Karl Brenke, da molti anni esperto di mercato del lavoro presso il Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW). I sondaggi sulle aziende, come quelli del DIHK, sono solo in parte credibili. Perché le aziende cercherebbero di assicurarsi una riserva di manodopera disponibile - e questo anche lanciando allarmi sulla presunta mancanza di personale qualificato.

"Se ci fosse effettivamente una significativa carenza di lavoratori qualificati, la potremmo osservare probabilmente nell'aumento dei salari, perché le aziende dovrebbero sforzarsi per ottenere le persone adatte", dice Brenke. Negli ultimi anni, tuttavia, ci sono stati degli aumenti salariali relativamente bassi.

Come Seil, anche Brenke non vede alcun motivo per portare in Germania altri lavoratori attraverso una nuova legge sull'immigrazione. "Abbiamo un mercato del lavoro aperto, esiste già la Carta blu all'interno dell'UE e in Germania abbiamo altri regolamenti aggiuntivi che consentono l'immigrazione e i relativi permessi di lavoro per i lavoratori qualificati provenienti dai paesi extra UE. Non abbiamo bisogno di una nuova legge sull'immigrazione come quella prevista dal governo", dice l'esperto. Il mercato del lavoro nell'UE è enorme e la disoccupazione in molti stati membri, anche fra i giovani istruiti, è spesso così alta che la Germania potrebbe reclutare in questi paesi la maggior parte dei lavoratori qualificati necessari.

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