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giovedì 26 settembre 2013

La Grecia non ha truccato i conti per entrare nell'Euro

L'ex Ministro delle Finanze greco Nikos Christodoulakis, "padre fondatore" della moneta unica in Grecia, dopo le accuse infamanti lanciate dai politici tedeschi in campagna elettorale, intervistato da Der Spiegel si difende: la Grecia non ha truccato i conti, i tedeschi ci devono almeno 13 miliardi. Da Der Spiegel
La Grecia ha truccato i conti per entrare nell'Euro? L'allora Ministro delle Finanze Nikos Christodoulakis s'indigna per l'accusa. Durante i negoziati quasi tutti avrebbero mentito sui conti, ci dice - anche i tedeschi.

Sono tornati: dall'inizio di questa settimana i rappresentanti della cosiddetta Troika  (EU, BCE e FMI) sono di nuovo in Grecia per controllare se il paese rispetta le condizioni per ricevere ulteriori aiuti finanziari.

Ma i greci in passato sono mai riusciti a soddisfare i requisiti per l'ingresso nell'Euro? Questa domanda nelle scorse settimane in Grecia ha scatenato un acceso dibattito. L'occasione è stata la frase di Merkel durante una manifestazione elettorale a Rendsburg: "non avremmo dovuto far entrare la Grecia nell'Euro".

"Si vergogni Frau Merkel", era il titolo di una lettera aperta pubblicata dal giornale  "To Vima". La lettera è stata scritta dall'ex ministro delle finanze Nikos Christodoulakis, considerato il padre dell'adesione della Grecia all'Euro. In un'intervista a "Der Spiegel" l'ex ministro spiega che il governo di cui faceva parte non solo non ha truffato, ma era considerato un modello da imitare.

SPIEGEL ONLINE: Perché è arrabbiato con la Cancelliera Merkel? E' ben noto che la Grecia nel 1999, quando è entrata a far parte della zona Euro, non rispettava i criteri di deficit.

Christodoulakis: E' troppo facile dire che un singolo paese Euro è responsabile per tutti i problemi. Mi ricorda la favola di Esopo. Il leone mangia tutti i serpenti, e l'elefante calpesta ovunque. Ma alla fine si dà tutta la colpa alla formichina, perché mentre era in cerca di cibo ha osato oltrepassare una recinzione.

SPIEGEL ONLINE: La Grecia è quindi innocente, una formica laboriosa. Ma il deficit greco del 1999, rivisto in seguito, è passato dall'1,6% a oltre il 3% del PIL. Il paese non doveva far parte della moneta unica.

Christodoulakis: Il deficit era di poco superiore al 3%, fino a poco tempo prima il deficit pubblico era a due cifre. Come ex ministro delle finanze so bene quanto la sua riduzione sia stata uno sforzo titanico. Abbiamo bloccato i salari, fermato gli sprechi, soppresso centinaia di strutture pubbliche.

SPIEGEL ONLINE: Quindi non nega che il deficit è stato ridotto solo dopo l'ingresso nell'Euro?

Christodoulakis: Si trattava di spese militari causate dalle dispute di confine con la Turchia. Potevano arrivare anche al 4% del PIL. Se le avessimo calcolate nel deficit, non avremmo mai avviato i negoziati per l'ingresso. Percio' abbiamo messo queste spese nel calcolo complessivo del debito, ma solo in parte nel computo del deficit. Come facevano molti paesi con elevate spese militari. E la Germania ha fatto qualcosa di simile.

SPIEGEL ONLINE: E cioe'?

Christodoulakis: Non ha calcolato i suoi ospedali pubblici in perdita all'interno del settore pubblico. Come si puo' facilmente leggere nelle relazioni sulla convergenza, con questa misura il disavanzo è stato fatto scendere dello 0.1%.

SPIEGEL ONLINE: La vostra contabilità creativa ha creato qualche preoccupazione oppure è rimasta un segreto?

Christodoulakis: Tutti lo sapevano. I criteri di convergenza sono stati applicati in maniera flessibile per tutti i membri fondatori dell'Euro - altrimenti solo l'Olanda e il Lussemburgo si sarebbero qualificati per l'ingresso.

SPIEGEL ONLINE: Si è chiuso un occhio volutamente?

Christodoulakis: Tutti sapevano che la Grecia aveva delle difficolta a soddisfare i criteri di adesione e che la situazione poteva rimanere tale. Ma non abbiamo mai ingannato nessuno.

SPIEGEL ONLINE: Perché allora Eurostat si è ripetutamente lamentato per i vostri numeri?

Christodoulakis: Eurostat ha fatto molte domande, ma abbiamo chiarito tutto prima del 2002. Ho anche avuto un incontro con il presidente di allora, Yves Franchet, pienamente soddisfatto dei nostri progressi. Anche il FMI nel 2003 ha elogiato l'enorme miglioramento nelle nostre statistiche. All'epoca eravamo considerati perfino un modello!

SPIEGEL ONLINE: Veramente? E per chi?

Christodoulakis: Per i candidati all'ingresso. Soprattutto per i nostri progressi nel taglio del deficit, nella lotta all'inflazione e nell'attuazione di altre norme EU. Su invito dell'ex commissario alle finanze Solbes, ho tenuto numerose conferenze nei paesi dell'Europa dell'est, illustrando come sia possibile risanare le finanze senza danneggiare la crescita.

SPIEGEL ONLINE: Anche se ora assumiamo che la Grecia al momento del suo ingresso non ha manipolato i numeri: la successiva crisi debitoria è un esempio sufficiente per dire che il paese non era un candidato idoneo?

Christodoulakis: Al contrario! Un paese debole deve riformarsi. Proprio a causa dei nostri problemi era necessario entrare a far parte di un gruppo di paesi sviluppati con istituzioni piu' forti. Dopo l'ingresso il nostro deficit commerciale è sceso, perché siamo diventati piu' competitivi.

SPIEGEL ONLINE: E perché durante la sua permanenza al governo, la Grecia non ha fatto le riforme necessarie? E invece si è preferito sperperare il denaro pubblico preso in prestito a tassi molto piu' bassi.

Christodoulakis: Guardando indietro si poteva fare molto di piu'. Ma eravamo sulla buona strada. Poi al potere sono arrivati i conservatori e nel giro di pochi anni hanno raddoppiato la spesa e assunto migliaia di dipendenti pubblici. E nessuno nell'EU ha protestato.

SPIEGEL ONLINE: E su queste basi lei ora sta chiedendo che la Troika lasci in pace la Grecia. Ma poi la politica andrebbe avanti come prima.

Christodoulakis: Dobbiamo rifiutare gli accordi presi con la Troika, perché la loro attuazione sarà ancora peggiore. Ma è vero: il sistema politico greco non puo' pensare di tornare alle vecchie abitudini. Sarebbe peggiore delle condizioni imposte dalla Troika. Per questo abbiamo bisogno di una riforma costituzionale che imponga regole severe sull'indebitamento ed eviti regali costosi prima delle elezioni.

SPIEGEL ONLINE: Ma se già ora con la Troika non funziona, come potrebbe funzionare senza la loro pressione?

Christodoulakis: E il fallimento della Troika sta proprio qui. Si è concentrata esclusivamente sul risparmio e sugli aumenti delle tasse creando una profonda recessione, mai vista prima fra i paesi sviluppati nel ventesimo secolo. Le riforme di lungo periodo sono state invece ignorate.

SPIEGEL ONLINE: Molti greci sperano che la Germania dopo le elezioni federali allenti la sua posizione in materia di austerità. Lei personalmente si augura che la Germania rimborsi un vecchio prestito forzoso fatto ai tempi del nazismo, sebbene non vi sia ancora alcuna prova di esso. Come fa ad essere ottimista?

Christodoulakis: A questi crediti non abbiamo mai rinunciato. Ho pubblicato un libro con alcune stime: il valore attuale sarebbe fra i 13 e i 15 miliardi di Euro - all'incirca la quota tedesca nel primo pacchetto di aiuti. Come segno di buona volontà la Germania potrebbe rinunciare al rimborso di questi prestiti, e la Grecia in cambio rinunciare alla sua richiesta di rimborso del prestito forzoso.