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lunedì 30 novembre 2020

La cancellazione del debito pubblico creato a causa del Covid ai commentatori tedeschi non è piaciuta piu' di tanto

La recente proposta di annullare il debito pubblico causato dalla pandemia, lanciata da Sassoli in un'intervista a Repubblica, ai tedeschi apparentemente non è piaciuta poi cosi' tanto e per alcuni importanti commentatori non sarebbe altro che l'ennesimo tentativo da parte dei sud-europei di scaricare il peso del loro enorme debito pubblico sugli operosi tedeschi. Ne scrivono die Welt e il leader di AfD Jörg Meuthen.



(...) Dal Parlamento europeo arrivano delle critiche verso questa idea e nei confronti delle recenti dichiarazioni di Sassoli. "Le esternazioni in merito ad un possibile taglio del debito italiano sono populismo a buon mercato e sono anche estremamente pericolose", avverte l'eurodeputato dei Verdi Sven Giegold. "Tali dichiarazioni dividono l'Europa e Sassoli, in qualità di Presidente del Parlamento europeo, non dovrebbe partecipare a dei dibattiti così distruttivi".

In ogni caso, la discussione non è giustificata dal punto di vista del contenuto, ha detto l'esperto di politica finanzaria dei Verdi. Non vi è alcun segnale in merito al fatto che i tassi di interesse ultra-bassi possano tornare a crescere anche nel prossimo futuro, e il basso livello dei tassi rende il debito pubblico italiano ancora sostenibile.

Avvertimento per una "inflazione elevata" in arrivo

L'eurodeputato della CSU Markus Ferber ha dichirato che un taglio del debito potrebbe anche ritorcersi contro di noi. "Quando Sassoli chiede un taglio del debito, sta parlando per conto del debitore italiano inadempiente", ha detto l'esperto di politica finanziaria.

Se l'Italia dovesse fare sul serio, allora gli auguro buon divertimento nel collocare delle nuove obbligazioni sui mercati finanziari. "Quello a cui assisteremmo, farebbe dimenticare la crisi del debito sovrano greco di qualche anno fa", dice Ferber.

Anche Hans-Werner Sinn, il controverso ex presidente dell'Ifo-Institute di Monaco di Baviera, reagisce con forza alla proposta di Sassoli: "David Sassoli ha fatto una proposta sfacciata, che calpesta il Trattato di Maastricht", dice Sinn.

C'è molto denaro in circolazione, dopo che la banca centrale per anni ha acquistato titoli di Stato italiani. Se questi titoli ora vengono annullati, il denaro immesso con l'acquisto comunque non potrà mai essere cancellato. "Il denaro resterà in circolazione anche quando non sarà più necessario. Il risultato poi ad un certo punto sarà una grande inflazione", dice Sinn.

Secondo Sinn, un taglio del debito significa che i possessori di denaro, praticamente tutti i cittadini europei, sarebbero chiamati a pagare per la cancellazione del debito pubblico italiano.


"Minaccia esistenziale per la sopravvivenza della zona euro"

Anche il Consiglio Economico della CDU è rimasto sorpreso dalle osservazioni di Sassoli. "Contrariamente a quanto suggerito da Sassoli, le soluzioni miracolose non aiutano né l'Europa né l'Italia. Tali richieste piuttosto dovrebbero essere un avvertimento per mettere in discussione dalle basi l'attuale politica di salvataggio", dice Wolfgang Steiger, segretario generale del Consiglio economico.

Da anni del resto era evidente che la catastrofica situazione del bilancio italiano si sarebbe potuta trasformare rapidamente in una minaccia esistenziale per tutta l'eurozona in caso di una nuova crisi. "Chi può contare su di un aiuto nei momenti di bisogno, perde ogni incentivo a scongiurare con i propri sforzi un'imminente emergenza finanziaria", dice Steiger.

Nell'intervista de "La Repubblica" Sassoli rilancia anche il dibattito sull'unione del debito europea. L'occasione è l'accordo dei capi di Stato e di governo dell'UE al vertice di luglio, secondo il quale la Commissione UE dovrà raccogliere 750 miliardi di euro di debiti per gli aiuti UE post-Corona. E' la prima volta che l'Unione europea contrae dei debiti congiunti di tale portata.

(...) Il Presidente del Parlamento Sassoli rilancia l'appello fatto da Lagarde, cioè trasformare il Recovery fund in una istituzione permanente dell'UE. Nell'intervista della scorsa settimana, infatti, il Presidente del Parlamento chiede che il prestito congiunto venga reso permanente. Il suo annuncio non è stato una sorpresa, e le reazioni non si sono fatte attendere.

"Con questa richiesta, Sassoli dimostra apertamente di considerare il Recovery fund come un primo passo verso l'unione di trasferimento", dice Markus Ferber, portavoce del gruppo conservatore del PPE alla Commissione economia e finanza del Parlamento europeo. "Questo del resto è sempre stato un interesse italiano, e ora a Roma qualcuno pensa che la pandemia causata dal Coronavirus abbia aperto tutte le porte".

La disputa sulla messa in comune del debito divide l'Europa. Anche alcuni importanti politici europei nelle ultime settimane hanno respinto categoricamente l'idea, fra questi c'è anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz.

Paschal Donohoe, il presidente dell'Eurogruppo, che deve fare da mediatore tra i ministri delle finanze dell'Eurozona, in una recente conversazione con WELT non ha voluto impegnarsi su di una posizione precisa. "In Europa potremmo anche discutere sul mantenimento di questo strumento", ha detto il politico irlandese a inizio mese. "Ma al momento il Recovery fund è la risposta a una crisi mondiale senza precedenti, il resto ci indicherà su quale strada proseguire in futuro".

Olaf Scholz elogia il Fondo per la ricostruzione post-Corona

Anche all'interno del governo federale ci sono voci che ipotizzano una messa in comune del debito, almeno nel medio termine. Fra questi il rappresentante più importante è il ministro federale delle finanze e vicecancelliere Olaf Scholz (SPD). Negli ultimi mesi, infatti, ha più volte indicato che i prestiti congiunti europei e il Fondo per la ricostruzione non sono una faccenda di breve durata legata alla crisi.

"Il Fondo per la ricostruzione è un vero e proprio passo in avanti per la Germania e per l'Europa che non può essere rinviato", dice l'uomo che l'anno prossimo vorebbe essere eletto Cancelliere. Lo considera un passo importante sulla strada verso gli Stati Uniti d'Europa.

Scholz considera un modello l'ex segretario del Tesoro statunitense Alexander Hamilton, che nel 1790 era riuscito a raggruppare diverse competenze a livello di governo centrale, competenze che comprendevano le entrate congiunte degli Stati americani e una capacità di indebitamento autonoma.

Anche il politico dei Verdi Sven Giegold è fondamentalmente positivo sulla capacità dell'UE di contrarre debiti congiunti. "Riscuotere le tasse a livello europeo, emettere debito comune ed investire insieme; in linea di principio, rafforzerà l'Europa", dice l'esperto di politica finanziaria. Molto dipenderà, tuttavia, se il denaro sarà speso in modo oculato - e il Fondo per la ricostruzione dovrà dimostrarlo, prima che si possa pensare a una politica fiscale europea comune.



Anche il leader di AfD Jörg Meuthen dal suo profilo FB ci spiega perché la proposta sarebbe un pericolo molto serio per il laborioso contribuente tedesco:



Cari lettori, i media del gruppo GEZ al momento non ritengono necessario informare i cittadini tedeschi in merito ad uno sviluppo esplosivo che potrebbe portare anche alla fine dell'euro.

In Italia è in corso un acceso dibattito sulla possibilità di cancellare gran parte del debito pubblico del Paese. Qualche giorno fa il quotidiano italiano "La Repubblica" ha pubblicato un'intervista a David Sassoli (niente di meno che l'influente Presidente del Parlamento europeo) dal titolo molto eloquente:

"L'Europa deve cancellare il debito Covid"


(...) L'Europa è la risposta ai nostri problemi? La valutazione non potrebbe essere più sbagliata: questa UE, che negli ultimi anni è andata alla deriva in una direzione completamente sbagliata - e con essa l'eurozona, contraria ad ogni logica economica - non è la risposta ai nostri problemi, ma in moltissimi casi ne è la vera causa.

Ed è proprio questa Unione Europea sbagliata che secondo il signor Sassoli e i suoi amici dell'Europa meridionale assuefatti al debito e ai trasferimenti, ora si trasformerà in un governo europeo che (senza alcun diritto di veto dei singoli Stati nazionali, che poi di fatto verrebbe abolito) dovrebbe decidere sulla ridistribuzione della ricchezza creata nei singoli paesi.

Si tratta del palese tentativo di spremere ulteriormente i paesi del nord in favore dei già molto ricchi paesi del sud - nel sud del nostro continente, infatti, solo gli stati sono poveri (perché non riscuotono abbastanza tasse dai loro cittadini, dato il livello di prosperità che si possono permettere), mentre i cittadini sono in media molto più ricchi di noi tedeschi, per esempio, e possono andare in pensione prima.

Allo stesso tempo vi è la minaccia di buttare via ciò che era stato stabilito all'epoca nel Trattato di Maastricht, come nel Patto di stabilità (e ciò che i politici tedeschi, specialmente quelli della CDU e della CSU, avevano solennemente promesso ai cittadini di questo paese). Una unione di trasferimento senza diritto di veto, l'emissione di debito da parte dell'UE, la responsabilità congiunta sul debito a carico della Germania, il finanziamento degli stati attraverso la stampa di denaro - e per finire, un taglio del debito per svariati miliardi di euro.

La violazione dell'art. 125 del TFUE, ora richiesta apertamente, non potrebbe essere più grave - si tratta infatti della cosiddetta clausola di no-bailout, cioè il divieto di farsi carico del debito di altri Stati dell'UE, vincolante per tutte le parti coinvolte.

Qualcuno che ha ancora un minimo di comprensione per il funzionamento delle economie nazionali e persino di intere società crede che questa folle costruzione possa ancora funzionare in maniera permanente a spese della Germania?

Sarà il contrario. Così questo euro sotto garanzia esploderà (rischio dal quale il nostro partito borghese ha sempre messo in guardia e a causa di ciò è stato messo nell'angolo assegnato ai presunti "nemici dell'Europa"!), e che senza l'aiuto energico della nostra un tempo solida Bundesbank, questo processo probabilmente sarebbe già iniziato.

Perché è proprio questa Bundesbank che attualmente sta violando sfacciatamente la ben nota sentenza della Corte costituzionale federale del 5 maggio 2020 (anche se molto probabilmente con l'appoggio del governo Merkel).

La corte suprema tedesca, infatti, aveva vietato alla Bundesbank di continuare a partecipare agli acquisti di titoli di Stato a partire dal 6 agosto 2020 "a meno che il Consiglio direttivo della BCE non dimostri chiaramente con una nuova decisione che gli obiettivi di politica monetaria (...) non sono sproporzionati rispetto ai relativi effetti in termini di politica economica e fiscale".

Ravel Meeth, presidente dell'associazione senza scopo di lucro "Bündnis Bürgerwille", ha affrontato questo argomento in un commento molto interessante sulla "Junge Freiheit". Egli sostiene infatti che la "spiegazione comprensibile" richiesta dalla Corte costituzionale federale in realtà non è mai stata fornita, ma che invece in una grande auto-assoluzione si è voluto semplicemente sostenere che i vantaggi della politica della BCE "superano chiaramente" i suoi svantaggi.

Meeth sottolinea inoltre che dopo la già citata sentenza della Corte costituzionale federale, la BCE non avrebbe stretto le redini del suo programma di acquisto di titoli, e che nel nuovo programma di acquisto d'emergenza pandemico "PEPP" (che è stato istituito solo dopo il ricorso alla corte costituzionale) avrebbe addirittura aumentato il volume degli acquisti di titoli di Stato di altri 1,35 trilioni di euro. Cito dal suddetto articolo:

"Questo nuovo programma viola molti dei criteri che la Corte costituzionale federale aveva ritenuto essenziali per la delimitazione del finanziamento pubblico monetario:

Ad esempio, le obbligazioni italiane vengono acquistate in modo piu' che proporzionale (in relazione alla quota di capitale della BCE), non c'è uno scenario di uscita e ancora una volta, non si fa un'analisi sul fatto che i presunti vantaggi del programma superino il suo impatto negativo sul reddito da interessi percepito dai risparmiatori, sulle pensioni, sui prezzi degli immobili e degli affitti, sulla stabilità delle banche e sull'eccesso di debito pubblico.

In questo senso il PEPP costituisce quindi anche una violazione dei trattati europei. Grazie al nuovo programma, infatti, il volume del debito pubblico detenuto dalla BCE presto salirà a 3.550 miliardi di euro. Si tratta di circa dieci volte il totale delle entrate del bilancio federale nel 2020".

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Consideriamo quindi che la Bundesbank, nell'ambito degli obblighi previsti dalla BCE, mese dopo mese acquista un numero sempre maggiore di obbligazioni italiane (in realtà in misura sproporzionata), e che in Italia si sta già chiedendo di poterle cancellare, e la BCE finanzia molto volentieri il debito pubblico europeo a un livello tale da far venire le vertigini a chiunque riesca a capire quello che sta accadendo.

L'uscita della Germania da questa follia è assolutamente inevitabile. L'unica domanda da porsi è quale sarà il dolore che ciò potrebbe causare: attualmente a un livello molto elevato, ma appena sopportabile - oppure in futuro, con la perdita completa di quel che resta della nostra prosperità.

È giunto il momento di proteggere quel che resta della nostra ricchezza dal suo trasferimento verso l'Europa meridionale. Il momento per porre fine a tutta questa follia a spese della Germania e dei suoi cittadini. E' il momento di AfD!