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martedì 29 agosto 2023

Eccesso di mortalità nel 2021-22: dati allarmanti ma in Germania nessuno ne parla

 C'è una relazione con la campagna di vaccinazione anti-covid? Come si spiegano allora gli oltre 100.000 decessi degli ultimi due anni statisticamente non prevedibili? Un articolo molto interessante di Telepolis ripercorre i punti salienti del dibattito in corso al di fuori dei cosiddetti media di qualità, che invece tacciono sull'argomento.

eccesso di mortalità durante la pandemia


Negli ultimi due anni si è registrato un pronunciato eccesso di mortalità. Sorprendentemente, le decine di migliaia di morti in più rispetto al previsto non sono stati un problema né per i media né per la politica.

Il filosofo Michael Andrick si è chiesto recentemente sulla Berliner Zeitung.

"Perché non c'è stato un eccesso di mortalità statisticamente rilevante in Germania nel 2020, anche se la pandemia di Corona è stata avvertita in modo così drammatico? Perché i decessi in questo Paese sono aumentati oltre i livelli statisticamente attesi solo a partire dall'aprile 2021? Cosa è successo a partire dall'aprile 2021 che non è successo prima? Qualcuno ha qualche idea?"

I decessi

Per l'anno 2021, riporta il Tagesschau:

"Da quando esiste la Repubblica Federale Tedesca non erano mai morte così tante persone in un solo anno come nel 2021: secondo l'Ufficio Federale di Statistica, sono state circa 1,02 milioni. Il numero elevato può essere spiegato solo in parte dal coronavirus. (...) Circa 31.000 decessi in più rispetto al 2020."

Per l'anno 2022, l'Ufficio federale di statistica riporta:

"Nel 2022, in Germania sono morte 1,06 milioni di persone, secondo i risultati preliminari di una valutazione speciale dell'Ufficio federale di statistica (Destatis). Il numero di decessi è quindi aumentato del 3,4% o di oltre 35.000 casi rispetto all'anno precedente."

Nell'anno in corso, quasi ogni mese sono morte più persone rispetto al 2022. Per gennaio, l'Ufficio federale di statistica riporta cifre di decessi superiori del 13% rispetto al valore medio degli anni precedenti. Per febbraio, l'aumento è del 2%.

A marzo, il numero di decessi è superiore dell'otto per cento. Ad aprile l'aumento è dell'uno per cento. A maggio i decessi aumentano del quattro per cento e a giugno del due per cento. A luglio si registra un calo dell'uno per cento.

eccesso di mortalità durante e dopo la campagna di vaccinazione


Come si arriva in fondo ai numeri

Per eccesso di mortalità si intende un tasso di mortalità superiore a quello previsto per il periodo in questione. Non è così facile calcolare il numero di morti previsto.

Secondo l'Ufficio federale di statistica, bisogna tenere conto del fatto che il tasso di mortalità è influenzato dalle dimensioni e dalla struttura per età della popolazione. In altre parole, se in una società vivono più persone anziane, ci si deve aspettare anche un maggior numero di decessi. Quindi un numero maggiore di decessi rispetto all'anno precedente non significa automaticamente un eccesso di mortalità.

Esistono diversi metodi per calcolare la "media dei decessi attesi". Bernhard Gill ne ha presentati alcuni su Telepolis.

Per il 2020, si è discusso molto su quale fosse il livello di eccesso di mortalità. Uno studio suggerisce che l'eccesso di mortalità è stato minimo o nullo nonostante la pandemia da coronavirus. Lo statistico Göran Kauermann della LMU di Monaco di Baviera spiega:

"Quando abbiamo valutato i dati sulla mortalità degli anni precedenti rispetto a quelli dell'anno scorso, abbiamo visto che, in media, non c'è stato un eccesso di mortalità significativo in tutta la Germania nel corso dell'anno".

Christof Kuhbandner, professore di psicologia dell'educazione presso l'Università di Regensburg, e Matthias Reitzner, professore di matematica di Osnabrück, hanno scritto insieme uno studio molto discusso e sottoposto a revisione paritaria sull'eccesso di mortalità in Germania nel 2021 e 2022, in cui hanno cercato, tra l'altro, di calcolare quante persone sono morte in più rispetto a quanto ci si sarebbe aspettato. Il risultato:

"Il numero complessivo di decessi in eccesso è di circa 34.000 nel 2021 e di circa 66.000 nel 2022, per un totale cumulativo di 100.000 decessi in eccesso in entrambi gli anni."

Non sorprende che questo studio non abbia incontrato molte simpatie. Come Telepolis aveva già criticato il fact finder dell'ARD, nella sua valutazione dello studio il "Check" ha usato il framing.

Uno studio del pediatra giapponese Keiji Hayashi e del matematico tedesco Hagen Scherb hanno esaminato la mortalità in Germania e in Giappone negli ultimi anni e, come Kuhbandner e Reitzner, sono giunti alla conclusione che negli ultimi due anni si può osservare una mortalità insolita.

L'ultimo anno in particolare spicca nelle statistiche del Paese asiatico:

"Tuttavia, nel 2022, il tasso di mortalità è estremamente elevato, pari all'8,37%, più del doppio dell'eccesso medio negli anni del terremoto e dello tsunami in Giappone. Questo effetto nel Giappone del 2022 necessita di un'indagine approfondita e di chiarimenti."

Anche Günter Eder riconosce un eccesso di mortalità impressionante e scrive su Telepolis:

"Nel 2021 l'eccesso di mortalità è arrivato al 5,77% e poi nel 2022 addirittura a un valore record assoluto dell'8,65%. È molto discutibile e piuttosto improbabile che nella Repubblica Federale Tedesca si sia mai registrato un tasso di mortalità in eccesso così elevato come quello del 2022."

Confrontando i dati sulla mortalità da coronavirus con quelli sulla mortalità in eccesso, si nota che questi ultimi sono più bassi nel 2020 e nel 2021 di quanto ci si aspetterebbe in base al numero di decessi da corona. L'eccesso di mortalità rappresenta solo il 68% e il 78% dei decessi da coronavirus, rispettivamente.

Poi, nel 2022, la situazione si ribalta, e in modo drammatico. Ora, all'improvviso, l'eccesso di mortalità è quasi il doppio del numero di morti da coronavirus: a un eccesso di mortalità di 84.580 deceduti corrispondono "solo" 46.426 decessi causati dal coronavirus."

Christof Kuhbandner e Matthias Reitzner affrontano un punto nevralgico nella loro risposta a una critica della Rheinische Post.

"La connessione temporale tra l'inizio delle vaccinazioni e l'aumento della mortalità in eccesso (è) un fatto empirico che non può essere smentito. Tuttavia, il modo in cui questi fatti devono essere interpretati rispetto alle possibili ragioni dell'eccesso di mortalità non è ancora stato chiarito scientificamente. Il nostro studio fornisce indizi empirici, ma non fatti."

I due sono particolarmente evidenti:

"Nell'aprile 2021 - con l'inizio della campagna di vaccinazione - si verifica un cambiamento sorprendente nell'andamento dell'eccesso di mortalità. A differenza di prima, si verifica improvvisamente un eccesso di mortalità fino alle fasce di età più giovani, che diventa sempre più forte entro la fine del 2022."

È tempo di indagare

Elke Bodderas scrive sul Welt:

"Nessuno alla RKI è davvero preoccupato quando le unità di terapia intensiva tedesche riportano improvvisamente il 76% in più di infarti cerebrali embolici nel mese di dicembre, come mostrano i dati ospedalieri del portale di fatturazione Inek? O perché anche il Giappone, elogiato da Drosten come "esemplare", ha registrato un eccesso di mortalità scandalosamente alto nel 2022, più del doppio rispetto all'anno dello tsunami 2011?"

Telepolis ha chiesto all'RKI quale sia stato l'eccesso di mortalità in Germania e quale sia la sua spiegazione:

"Si prega di contattare l'Ufficio federale di statistica, dove l'eccesso di mortalità e le sue cause vengono registrate e valutate, e l'Ufficio federale di statistica pubblica regolarmente le valutazioni."

Nessun riferimento a un'indagine.

Detto fatto. In risposta a una richiesta di Telepolis, l'Ufficio federale di statistica scrive:

"Utilizziamo il concetto di eccesso di mortalità per classificare gli sviluppi nel corso della stagione. Per gli anni solari interi, ci riferiamo a misure come la speranza di vita alla nascita basata sulle tavole di mortalità o ai tassi di mortalità (standardizzati per età), che possono essere calcolati sulla base dei dati definitivi sui decessi e sulla popolazione per singoli anni di età non appena sono disponibili."

Alla domanda specifica sul numero di decessi aggiuntivi rispetto a quelli statisticamente prevedibili, l'Ufficio federale di statistica risponde che:

"Nota preliminare: i valori citati non sono risultati statistici fissi, poiché i risultati si riferiscono a scenari "what-if" che nessuno può dedurre in modo definitivo. Nei nostri comunicati stampa abbiamo effettuato semplici calcoli approssimativi su questo argomento.

Per illustrare le incertezze statistiche, abbiamo utilizzato un intervallo per i risultati corrispondenti, derivato dalla dispersione o dalla media degli aumenti annuali del numero di morti prima della pandemia. Di conseguenza, abbiamo considerato normale un aumento compreso tra l'uno e il due percento."

Ecco ora le cifre concrete degli statistici che mostrano l'entità dell'eccesso di mortalità in Germania:

"Sulla base del tasso di mortalità del 2019, nel 2020 ci sarebbero circa 27.000-37.000 morti in più da questo punto di vista. Per il 2021, poi, da 46.000 a 65.000 morti in più."

Telepolis poi recentemente ha ottenuto dall'Ufficio federale di statistica le cifre per il 2022: Circa 69.000-98.000 morti in più. Nel farlo, l'ufficio sottolinea:

"Abbiamo deliberatamente evitato di suddividere le cifre in singoli anni, poiché la stagionalità che si è verificata durante la pandemia (ondate di malattie infettive in periodi insoliti) non può essere presa in considerazione quando si suddividono le cifre in singoli anni."

 

Anno    Numero di decessi aggiunti

2020    27.000 - 37.000

2021    46.000 - 65.000

2022    69.000 - 98.000


Queste cifre ufficiali sono quindi ancora più alte dei calcoli di Kuhbandner e Reitzner. Per l'anno in corso, l'Ufficio Federale di Statistica pubblica ogni mese la variazione del numero di decessi in Germania rispetto al valore medio degli anni precedenti, ovvero le osservazioni pure.

A gennaio si è registrato un aumento del 13%. A febbraio l'aumento è stato del 25%. A marzo è ancora dell'8%. Da aprile in poi, la mortalità si stabilizza all'interno dell'intervallo previsto. (I dati devono tenere conto del fatto che l'Ufficio "considera normale un aumento dell'uno-due per cento"). In Germania è quindi evidente un forte eccesso di mortalità fino alla primavera del 2023.

Il ministero responsabile

Come si spiegano allora i 115.000-163.000 decessi degli ultimi due anni, statisticamente non prevedibili? Di cosa sono morti?

Nella speranza di far luce su una questione vitale come l'eccesso di mortalità apparentemente dilagante in Germania, Telepolis ha chiesto al Ministero federale della Sanità una dichiarazione. Si legge:

"Il numero di decessi in Germania nel 2022 è complessivamente più alto rispetto agli anni precedenti, e soprattutto rispetto al periodo dal 2015 al 2019. Le ragioni sono diverse:

In primo luogo, la pandemia da Coronavirus ha causato ulteriori decessi nel 2022,

In secondo luogo, la forte ondata di influenza da metà novembre alla fine del 2022 ha portato a un significativo eccesso di mortalità.

In terzo luogo, la società tedesca sta invecchiando, per cui a fronte di una popolazione totale pressoché costante, la fascia di età degli ultraottantenni sta assumendo una quota maggiore. Questo porta a un aumento del numero di decessi senza modificare il tasso di mortalità specifico per età.

Ulteriori fattori esplicativi sull'entità dell'aumento della mortalità, ad esempio il motivo per cui ci sono stati ulteriori decessi durante la pandemia da Covid 19 che si è verificata in parallelo alle ondate Corona del 2022, sono ancora in fase di studio."

Fino a che punto questa sia una risposta soddisfacente a domande di assoluta importanza esistenziale, spetta a ciascun lettore deciderlo. La domanda di Telepolis: "Quali misure ha avviato il BMG per indagare nel modo più completo possibile sulle ragioni dell'eccesso di mortalità?" è rimasta senza risposta.

L'indagine ora

Sullo sfondo del loro studio, gli scienziati Kuhbandner e Reitzner sono molto chiari sulla necessità di andare a fondo per capire perché così tante persone sono morte in Germania negli ultimi due anni:

"Quello che vorremmo vedere è un dibattito scientifico - metodologicamente valido - sulle cause dell'eccesso di mortalità osservato nelle fasce di età più giovani", spiegano alla Berliner Zeitung.

Le vaccinazioni Covid dovrebbero essere considerate come "una possibile causa tra le tante". Si chiedono perché tali ipotesi siano "da molti siano considerate sin dall'inizio come non rilevanti per la discussione". Al momento, si aggiungono ai loro desideri:

"I fatti sono sul tavolo, le cause dell'eccesso di mortalità devono essere determinate. E nel farlo, tutte le possibili spiegazioni devono essere esaminate in modo veramente valido dal punto di vista scientifico, invece di distogliere l'attenzione dalle possibili spiegazioni proponendo spiegazioni che non reggono, che sarebbero associate a conseguenze indesiderate."

Il filosofo Michael Andrick condivide questa preoccupazione:

"Qual è il valore di incidenza delle morti inattese che deve essere raggiunto e superato affinché SPD, FDP e i Verdi convochino una commissione d'inchiesta, in modo che le cause e le responsabilità possano essere chiarite e poi affrontate socialmente e, se necessario, legalmente? Qualcuno ha qualche idea? Nessuno?"

Un po' meno enfaticamente: dietro questi numeri nudi e astratti si nascondono persone decedute in una quantità corrispondente alla popolazione di una grande città. Quando se ne interesseranno i politici?


Leggi gli ultimi articoli sul Covid-19 e sulla campagna di vaccinazione-->>





giovedì 22 giugno 2023

Heiner Flassbeck - Mancanza di lavoratori qualificati e inflazione, le bugie e i gravi errori della BCE

"Quello che veramente ci interessa è mantenere le nostre gerarchie salariali. Dove saremmo se un operaio guadagnasse un quarto di quello che porta a casa il direttore del personale di un'azienda automobilistica? O se un capotreno guadagnasse la metà di un direttore di cassa di risparmio? O un'infermiera tre quarti dello stipendio di un insegnante? Sarebbe davvero insopportabile. Non vogliamo davvero spingere l'economia di mercato a tanto...". Il grande economista tedesco Heiner Flassbeck ci spiega perché il dibattito sui tassi di interesse e sulla presunta mancanza di lavoratori qualificati serve piu' che altro a nascondere gli interessi delle classi dominanti. Da Telepolis

Heiner Flassbeck


A volte un'affermazione molto semplice può dirci in che modo una società mente a se stessa per nascondere delle relazioni alquanto spiacevoli. Così accade anche per l'inflazione e così accade per la disoccupazione.

Un anno di forte aumento dei prezzi, solitamente chiamato "inflazione", ha fatto tremare la società e la politica; quarant'anni di disoccupazione, invece, vengono semplicemente messi da parte perché non rientrano nella propria visione del mondo.

In una intervista straordinaria, il membro del Comitato esecutivo della BCE Isabel Schnabel ha offerto un punto di vista approfondito della sua visione del mondo economico.

Il risultato è scioccante. La signora Schnabel non solo difende la dottrina totalmente fallimentare del cosiddetto monetarismo, ma la sua visione storica della disoccupazione è anche caratterizzata da una grande ignoranza. Entrambi i fatti sono fatali, perché le false lezioni che si traggono dalla storia spesso ci spiegano in maniera diretta gli errori che si commettono nel presente.

È più che sorprendente il modo in cui la signora Schnabel vede la situazione sul mercato del lavoro negli anni '70 rispetto a quella odierna. E dice:

"Soprattutto, abbiamo un mercato del lavoro insolitamente forte. La disoccupazione - e questa è un'enorme differenza rispetto agli anni '70 - è ai minimi storici nell'area dell'euro. Abbiamo una grande carenza di manodopera. Allo stesso tempo, naturalmente, ciò significa che in questo processo negoziale i lavoratori hanno un maggiore potere contrattuale (...)"

Isabel Schnabel, BCE

Questo è più che problematico per il suo giudizio sulla reazione dei lavoratori agli attuali aumenti temporanei dei prezzi. Se questo punto di vista (completamente errato) dovesse prevalere in tutto il Comitato esecutivo della BCE, ciò spiegherebbe anche l'errata valutazione della durata e della pericolosità degli aumenti temporanei dei prezzi.


Ora la BCE ha addirittura aumentato un'altra volta i tassi di interesse, anche se il pericolo di un'inflazione reale nel frattempo è stato ampiamente scongiurato (come mostrato qui di recente).

La denuncia di una carenza di lavoratori qualificati

La BCE non è affatto sola in questo errore di valutazione. Si sente spesso dire, soprattutto in Germania, che attualmente si registra una carenza particolarmente grave di lavoratori qualificati e che anche i posti di lavoro che richiedono solo basse qualifiche sono difficili da occupare.

Questo può essere vero agli occhi delle aziende da tempo abituate ad essere "rifornite" alla svelta delle qualifiche di cui avevano bisogno dall'ufficio di collocamento. Agli occhi di un imprenditore che ha vissuto gli anni '70, però, l'affermazione secondo la quale oggi ci sarebbe carenza di manodopera è uno scherzo di cattivo gusto.

Il mercato del lavoro: la differenza elementare rispetto agli anni '70

Prima dell'esplosione del prezzo del petrolio nel 1973, la Germania e mezzo mondo avevano attraversato 20 anni di super boom che, come l'Ufficio federale di statistica ha appena mostrato nelle statistiche storiche, la Germania aveva ripreso a crescere all'inizio degli anni Settanta.

La situazione sul mercato del lavoro era molto chiara. In Germania c'erano circa 100.000 disoccupati e circa un milione di posti vacanti, un rapporto di uno a dieci. Non c'era praticamente lavoro da cercare o trovare, perché la maggior parte delle 100.000 persone registrate come disoccupate si era appena iscritta all'ufficio di collocamento, poco prima di trovare un nuovo lavoro.



Oggi ci sono circa 2,5 milioni di disoccupati secondo le statistiche ufficiali e circa 800.000 posti di lavoro (anch'essi secondo il conteggio ufficiale) vacanti. Si tratta di un rapporto di tre a uno. Chiunque paragoni un rapporto di uno a dieci con un rapporto di tre a uno giungendo alla conclusione che nel secondo caso vi sia una carenza "storica" di manodopera e che quindi i lavoratori oggi abbiano un maggiore potere contrattuale si sta fondamentalmente sbagliando.

Il timore di una spirale salari-prezzi viene fomentato in maniera artificiale

Sulla base di questa diagnosi errata, la BCE arriva addirittura a fomentare la paura di una spirale salari-prezzi, che invece è completamente infondata. Non solo a causa del rapporto inverso tra posti di lavoro e disoccupati, ma anche a causa di molte azioni politiche deliberate durante i decenni del neoliberismo: il movimento sindacale in Germania e in tutta Europa è stato massicciamente indebolito.

Non da ultimo, all'inizio di questo secolo, sotto i rosso-verdi, con la legislazione Hartz IV, il movimento sindacale e la capacità dei sindacati di mobilitare i propri iscritti in occasione di uno sciopero, proprio nel più grande Paese dell'Unione monetaria, hanno subito un duro colpo.


Tutto questo è passato inosservato a Isabel Schnabel? Se fosse così, allora non ha nulla a che fare con il luogo in cui siede.

Ci si chiede, tuttavia, come abbia fatto l'economia all'inizio degli anni Settanta a crescere in modo così sostenuto, quando a differenza di oggi non c'era la possibilità di reclutare manodopera dall'esterno

La risposta è semplice.

Vale e dire: le aziende hanno dovuto trasformare internamente tutti i lavoratori disponibili in lavoratori qualificati con l'aiuto di una formazione intensiva.

Chi non riusciva a trovare dipendenti doveva rassegnarsi alla possibilità di espandere il business solo alle attività che potevano essere realizzate escllusivamente con la forza lavoro esistente. E c'erano tutte le ragioni per investire in attività fisse, più in quelle che aumentavano la produttività che in quelle che aumentavano la capacità.


Le lamentele dei datori di lavoro sulla carenza di competenze, che vengono lanciate nel dibattito pubblico ogni pochi mesi, sono piu' che altro l'espressione di una mentalità dell'offerta da parte dei datori di lavoro che non può essere giustificata da nulla e che ha potuto emergere nei decenni passati perché la disoccupazione è rimasta costantemente alta.

Coloro che nei loro discorsi domenicali invocano l'auto-guarigione dell'economia attraverso le sole forze di mercato diventano improvvisamente sostenitori dell'interventismo statale quando si tratta di disponibilità di manodopera. Lo Stato tuttavia non ha alcun obbligo di garantire un'offerta regolare di manodopera.

La mentalità orientata all'offerta dei datori di lavoro è particolarmente evidente quando suppongono che questa offerta di manodopera debba avvenire sempre alle stesse condizioni salariali.

Se si ha urgente bisogno di manodopera, si deve fare quello che si è sempre fatto quando non si riesce a procurarsi facilmente un bene scarso: spendere più soldi. E questo è l'unico modo per sfruttare le potenzialità del mercato del lavoro non altrimenti disponibili.

Ma quando si tratta di aumentare i salari, i datori di lavoro dimenticano volentieri che si trovano in un'economia di mercato e non in un'istituzione statale.


La colpa è solo dei politici. Quando i ministri federali viaggiano dall'altra parte del mondo per reclutare lavoratori in un Paese in via di sviluppo, devono avere l'impressione che si tratti di una questione squisitamente politica.

Risolvere la carenza di lavoratori qualificati con l'immigrazione è tuttavia di un cinismo senza pari in una società che fa di tutto per chiudere quanto piu' possibile le proprie frontiere all'immigrazione in fuga dalla povertà, anche in barba ai diritti umani.

Va da sé che ci è permesso, per "nostre ragioni economiche", sottrarre ai Paesi in via di sviluppo i lavoratori qualificati di cui hanno urgente bisogno. Allo stesso tempo, però, facciamo tutto il possibile per fermare o impedire l'immigrazione per ragioni economiche.

Difficilmente si può essere più schizofrenici di così. Gli immigrati possono anche essere istruiti, ma ovviamente costano di più che andare a caccia di lavoratori già formati nei loro Paesi a spese dei contribuenti.

La soluzione al problema è semplice: in un Paese ci sono tanti lavoratori quanti sono gli abitanti.

Da dove arriva l'arroganza di dire che dobbiamo crescere più di quanto siamo effettivamente in grado di fare e che il divario deve essere colmato dall'immigrazione di lavoratori qualificati e ben istruiti?


Se la società è in grado di aumentare la propria prosperità attraverso l'aumento della produttività, tutto bene. Se non ci riesce, deve adattarsi a ciò che ha. Dovrebbe essere un tabù assoluto, soprattutto per le nazioni "basate sui valori", quello di manomettere il potenziale lavorativo di altri Paesi.

Cosa ci interessa davvero

Quello che ci interessa veramente è mantenere le nostre gerarchie salariali. Dove saremmo se un operaio stipendiato guadagnasse un quarto di quello che porta a casa il direttore del personale di un'azienda automobilistica?

O se un capotreno guadagnasse la metà di un direttore di cassa di risparmio? O un'infermiera tre quarti dello stipendio di un insegnante? Sarebbe davvero insopportabile.

Non vogliamo davvero spingere l'economia di mercato a tanto. I lavoratori qualificati devono semplicemente essere disponibili in abbondanza e a basso costo, in modo che il quinto superiore della gerarchia dei redditi possa continuare a vivere nel lusso non solo in termini assoluti, ma anche in termini relativi.


Articoli precedenti di Heiner Flassbeck:


La fine dell'inflazione in Germania 


Le gravi responsabilità della BCE nel crollo del settore immobilare tedesco


Perché la politica monetaria della BCE è sbagliata





lunedì 18 gennaio 2021

Perché in Germania mancano almeno 80.000 infermieri

"La carenza di personale nel settore infermieristico è la diretta conseguenza della politica di risparmio che da anni si è imposta in ambito ospedaliero..." scrive Telepolis in un articolo molto interessante sulla crisi del sistema sanitario tedesco durante la pandemia. In Germania non mancano i posti letto negli ospedali o i respiratori, mancano 80.000  infermieri adeguatamente qualificati per svolgere la professione. Un articolo molto interessante da heise.de

La carenza di personale negli ospedali è la conseguenza diretta di anni di pressione sui costi dovuta ad un riorientamento verso il profitto dell'intero sistema sanitario.

Nelle discussioni pubbliche sulle misure di contenimento della pandemia, sempre più spesso la carenza di personale nei reparti di terapia intensiva viene citata come il principale fattore che limiterebbe il necessario aumento del numero dei posti letto in terapia intensiva. Si presta tuttavia scarsa attenzione alle cause strutturali di questa mancanza cronica.

Il governo e le autorità stanno invece cercando di usare le misure di lockdown per appiattire il più possibile la curva dei malati di Covid-19, al fine di evitare il collasso di un sistema sanitario altrimenti già sovraccarico.

Allo stesso tempo, per ragioni legate alla crisi pandemica, la cronica carenza di personale infermieristico è diventata manifesta e di dominio pubblico, soprattutto nelle unità di terapia intensiva.

Anche se nella primavera del 2020 sono stati messi a disposizione dei letti aggiuntivi di terapia intensiva e da allora sono stati messi in funzione un numero sufficiente di ventilatori, è sempre più chiaro un fatto: c'è una carenza di personale infermieristico qualificato indispensabile per il loro funzionamento e per l'assistenza ai pazienti Covid-19, i quali richiedono livelli di assistenza particolarmente elevati.

Il fatto che anche in epoca pre-Corona fino al 20 % dei letti di terapia intensiva per adulti e bambini fossero stati cancellati a causa della mancanza di personale, non ha portato a dei cambiamenti di fondo del sistema, al di là delle usuali lamentele.

Come si è potuti arrivare fino a questo punto proprio nel nostro paese, così avanzato dal punto di vista medico?

La carenza di personale nel settore infermieristico è la diretta conseguenza della politica di risparmio che da anni si è imposta in ambito ospedaliero come conseguenza del crescente orientamento degli ospedali ai criteri economici e al profitto.

Prima del 1985, infatti, in Germania gli ospedali non potevano realizzare profitti. Come nel caso delle scuole, dei musei o dei vigili del fuoco, prevaleva il principio della copertura dei costi attraverso il doppio finanziamento. Ciò significava che i Länder erano responsabili per i costi di investimento, mentre le casse malattia si occupavano dei costi di gestione.

Ma in linea con il credo economico neoliberale, secondo il quale il mercato dovrebbe regolare tutto, nel corso degli anni lo Stato si è ritirato dall'attività di finanziamento. Gli ospedali nel frattempo si sono orientati sempre di piu' al mercato, diventando sempre piu' competitivi.

Conseguenze del nuovo orientamento al profitto

I costi di investimento, sempre meno coperti dal settore pubblico, dovevano ora essere assorbiti dai risparmi sui costi di gestione: c'è stato un massiccio taglio al numero degli occupati, soprattutto nel settore infermieristico.

A titolo di paragone: in Germania, un'infermiere a tempo pieno che fa il turno di giorno deve occuparsi in media di 13 persone; in Norvegia, la cifra è di poco superiore ai cinque pazienti; in Inghilterra - il cui sistema sanitario nazionale (NHS) malato viene spesso guardato con disprezzo - la cifra è ancora in media di 8,6 persone per infermiere.

Le ricerche dimostrano che solo l'aumento da sei a sette del numero di pazienti da curare per ogni infermiere può già comportare di per sé un aumento in termini di rischio di commettere degli errori, di infezioni, di complicazioni circolatorie e persino un aumento della mortalità.

Inoltre, la "esternalizzazione" ad aziende private, ad esempio dei servizi di pulizia e di cucina e il loro enorme risparmio in termini di personale, ha portato a carenze igieniche e ad un maggior rischio associato in termini di germi ospedalieri. 

Dal 1990, vale a dire da quando non è stato più necessario competere con il sistema socialista, si è assistito ad una crescente economicizzazione e commercializzazione dei servizi di interesse generale. 

Poiché gli ospedali avevano un bilancio in rosso, i comuni speravano che la loro privatizzazione avrebbe alleggerito i bilanci comunali. In questo modo è cresciuto il numero dei gruppi sotto i quali si andavano unendo i grandi ospedali privati.

L'abolizione del principio del recupero dei costi, tipico dello stato sociale, è stato il presupposto per riorientare al profitto il settore ospedaliero trasformandolo in un campo di attività estremamente redditizio per gli investitori privati. Nel frattempo, perfino i centri di assistenza a domicilio si sono trasformati in una opportunità di investimento redditizia per gli azionisti.

Nel 2004, il sistema di rimborso forfettario (Diagnosis Related Groups DRG) è stato introdotto come uno strumento di controllo per la riduzione dei costi. Poco tempo dopo la sua introduzione, però, si è verificato un massiccio aumento dei costi. E questo aumento dei costi non era dovuto solo ai metodi tecnici usati per fare gli esami mediamente più costosi, oppure all'invecchiamento della popolazione. L'aumento da due a tre volte dei costi era principalmente dovuto dell'aumento del numero dei casi.

Il sistema a forfait, infatti, remunera un prezzo fisso a seconda della diagnosi. Il pagamento del forfait copre l'intero trattamento ospedaliero, indipendentemente dalla durata del trattamento. Se un paziente viene ricoverato in ospedale per un periodo di tempo più breve, l'ospedale ne trae maggiore profitto; se il paziente deve essere curato più a lungo, il suo trattamento comporta invece delle perdite. E ciò significa che il maggior numero possibile di pazienti deve essere trattato nel minor tempo possibile, il che spesso significa dimissioni rapide subito dopo le operazioni con maggiori complicazioni.

Gli ospedali privati si sono specializzati nel trattamento di pazienti relativamente sani e non particolarmente difficili con delle diagnosi a forfait "lucrative". I casi "lucrativi" sono quelli per i quali ci si può aspettare un profitto in base ad una remunerazione a forfait, ad esempio le operazioni per le endoprotesi del ginocchio e dell'anca. Gli ospedali pubblici devono invece avere disponibili reparti costosi e "non redditizi", come i pronto soccorso, i reparti di maternità e pediatrici.

Il sistema a forfait può anche influire sul tipo di trattamento fornito. Ad esempio, un parto cesareo viene remunerato più di un parto naturale, che spesso richiede molto lavoro e  molto tempo. Come conseguenza, il numero di parti cesarei è aumentato nel corso degli anni, non necessariamente a vantaggio di coloro che hanno partorito in questo modo oppure dei loro bambini.

Tagli al personale e frustrazione

Poiché i costi del personale rappresentano la quota maggiore dei costi d'esercizio (circa il 60%), si è registrata una massiccia riduzione del personale, 51.000 posti in meno dall'inizio del cambiamento strutturale. Tutto ciò, unito al costante stress e al ritmo frenetico, nonché all'aumento della burocratizzazione, che non lascia il tempo di svolgere i compiti legati alla cura, porta a una crescente frustrazione, a frequenti giorni di malattia da parte del personale infermieristico, al burn-out, alla riduzione dell'orario di lavoro, al pensionamento anticipato o addirittura al licenziamento, elementi che aggravano ulteriormente la carenza di personale. Il personale infermieristico deve costantemente rimpiazzare i colleghi mancanti rinunciando al proprio tempo libero, il che aumenta ulteriormente la frustrazione.

Per poter strutturare al meglio il proprio orario di lavoro, sempre più spesso il personale infermieristico viene impiegato tramite le agenzie di lavoro interinale, ma questo a sua volta è ancora più costoso per le cliniche.

A partire da gennaio 2021, c'è un regolamento per il personale infermieristico pensato per contrastare la carenza di personale, soprattutto nei reparti di terapia intensiva. Il rischio, tuttavia, è che non si riesca a trovare abbastanza personale qualificato. C'è una carenza di personale infermieristico pari ad almeno 80.000 persone, che non potranno essere coperti nemmeno con l'assunzione di personale infermieristico straniero.

E' fondamentale una migliore retribuzione per il lavoro di infermiere, ma finché le condizioni di lavoro non cambieranno, non sarà possibile eliminare la carenza di personale che esiste in tutti i settori. Nessun applauso sarà d'aiuto, anche se questo gesto è stato apprezzato e di sostegno durante la prima ondata di Coronavirus in primavera.




venerdì 5 giugno 2020

Breitscheidplatz - "Non sappiamo se Anis Amri fosse alla guida del camion"

A dirlo non è il solito blog complottaro ma un deputato del Bundestag membro della commissione d'inchiesta parlamentare sull'attentato terroristico di Breitscheidplatz a Berlino a conclusione dell'inchiesta. Un altro grande mistero tedesco pilotato dalle solite fake news diramate da spin doctor sapienti, e destinato probabilmente a restare irrisolto. Era abbastanza difficile del resto credere alla versione ufficiale del terrorista solitario che in un normale giorno lavorativo, in una normale periferia industriale di Berlino da solo fa fuori un corpulento autista polacco e poi con il suo camion gira per la città indisturbato fino a sera. Un articolo molto interessante da Heise.de



È una frase che sembra un verdetto, ed esprime dei dubbi molto forti sulla versione ufficiale dell'attentato di Breitscheidplatz a Berlino: "Non sappiamo se Anis Amri fosse alla guida. Ma secondo le prove disponibili, c'erano altre persone sul camion". Lo ha detto il deputato al Bundestag dei Verdi Constantin von Notz durante l'ultima riunione della commissione d'inchiesta. La frase era diretta a un commissario investigativo del BKA (Bundesskriminalamt) che non ha saputo spiegare molte delle tracce, ma che tuttavia si è attenuto alla versione ufficiale di Amri attentatore solitario - come del resto avevano fatto altri colleghi del BKA, prima e dopo di lui.

Il lavoro della commissione d'inchiesta porta ad una domanda: Amri era davvero l'unico uomo nel camion? "Non sappiamo se è stato Amri", non significa "non è stato Amri". Ma siamo comunque molto vicini a poter fare questa affermazione. Von Notz parla piuttosto di "Amri possibile colpevole". Decisamente meno della formula del "presunto colpevole" e molto meno dell'affermazione: "Amri è colpevole".

L'urgenza di arrivare alla conclusione comprende anche una domanda: perché le autorità investigative centrali si sono concentrare quasi eclusivamente sul presunto assassino solitario Anis Amri? Il tunisino al momento dell’attentato senza dubbio si trovava nelle vicinanze della scena del crimine. Lo dimostra la registrazione video delle 20:06 nel sottopassaggio della metropolitana di Bahnhof Zoo. Ed era in possesso dell'arma del delitto. Faceva probabilmente parte di un gruppo di criminali. Ma se non era lui il conducente, allora c'era qualcun’altro al volante del veicolo dell’attentato.

Questo significa anche che l'attentato è aperto. I colpevoli e i complici devono ancora essere trovati. Amri può essere considerato come il primo complice sicuro. Ci sono piu' elementi in favore di questo scenario, rispetto a quello della versione ufficiale. Gli investigatori della polizia, ma anche quelli politici nelle commissioni d'inchiesta, hanno avuto a che fare con altre persone collegate ad Amri – inclusi gli informatori delle autorità di sicurezza attivi in questo ambiente. Concentrandosi quasi esclusivamente su Amri, tuttavia, si è perso molto tempo prezioso.

Il caso è anche un esempio di come un intero apparato possa essere manipolato e guidato in una certa direzione indicando semplicemente un nome - sia esso in maniera volontaria o meno.

L'affermazione: "non sappiamo se fosse Amri a guidare il camion" tra l'altro emerge da uno schema probatorio alquanto dubbio. Quali sono le prove forensi che supportano l'ipotesi che Amri abbia guidato il camion, sia responsabile dell'attacco e abbia sparato al camionista Lukasz Urban? Come si fa a dimostrare che il fuggitivo era alla guida del camion, se non si trovano le sue tracce all’interno del camion? La polvere di vetro è stata trovata anche sui vestiti di Amri, proprio come sui vestiti di Urban, che erano nel camion? Sono solo alcune delle domande della commissione, alle quali i criminologi della BKA non possono rispondere in maniera chiara.

Al contrario, lo schema complessivo delle prove rende ipotizzabile che ci fossero altre persone sul camion.

Nel frattempo è un dato di fatto che non sono state trovate impronte di Anis Amri nella cabina di guida del camion. Non sul volante, né sulla leva del cambio, né sul cruscotto o all'interno della portiera del conducente, per esempio.

Sono state riscontrate solo due impronte digitali o impronte di Amri sulla parte esterna della portiera del conducente. Una comprende il palmo, il pollice e le tre dita della mano destra. Secondo il BKA, l'impronta è stata fatta "come se la porta fosse stata chiusa dall'esterno". Come si può chiudere una porta dall'esterno per poi sedersi in cabina? E come è possible che Amri abbia compiuto un "trucco magico" (Konstantin von Notz), vale a dire lasciare le sue impronte digitali sulla portiera del conducente, e poi, supponendo che sia rimasto e si sia spostato sul camion per altri 30 minuti, non averne lasciata neanche una all’interno? Gli investigatori hanno ignorato tutte queste contraddizioni solo perché non corrispondono alla teoria dell'Amri attentatore solitario?

"Non abbiamo prove per escludere che Amri è l’assassino"

La risposta del coordinatore dell'inchiesta della BKA, l'ispettore capo A.Q., equivale ad un giuramento: "Non abbiamo prove per escludere che Amri sia l'autore del reato". Affermazione che spinge il deputato dei Verdi a porsi la domanda retorica: perché funziona cosi’ bene questa interpretazione tendenziosa delle tracce che porta solo e sempre ad Anis Amri. Von Notz allo stesso tempo si dà anche una risposta: "Perché il colpevole è morto". Se non fosse morto, se ne dovrebbe provare la colpevolezza davanti al tribunale, e con queste prove sarebbe alquanto difficile.

Quindi niente impronte digitali di Amri nel camion - e come siamo messi con il DNA? Anche qui gli elementi sono alquanto scarsi. Al volante è stato trovato un mix fra due persone, ma non è stato tracciato un profilo completo di DNA. A dominare è la parte del camionista Urban. L’annotazione corrispondente nel rapporto riporta alquanto vagamente che Amri è "da considerare" come la seconda persona responsabile delle trace di DNA.

Un profilo misto di tre tracce di DNA era stato trovato anche sul minaccioso foglietto di carta con la scritta "HARDENBERGSTR B" (in lettere maiuscole), scoperto nella cabina del camion solo dopo tre settimane. La Hardenbergstraße è la strada di ingresso per Breitscheidplatz. Ancora una volta a dominare è il DNA del camionista Urban, in secondo luogo si "deve considerare quello di Amri", e in aggiunta c'è il DNA di una terza persona sconosciuta.

Si dice che le prova sia stata trascurata dal Gruppo della polizia criminale intervenuto sul luogo del delitto. Cioè sia durante la prima ispezione avvenuta il 30 dicembre 2016, che durante una seconda ispezione da parte dei coordinatori della BKA fatta il 10 gennaio 2017. Fino ad allora il camion era stato spostato due volte attraverso la città. La nota era nel cruscotto davanti al display del tachimetro. Era stato trascurato dal gruppo della polizia intervenuto sulla scena del crimine originale? È difficile da immaginare. E il fatto che sia stato ignorato deliberatamente non ha molto senso.

L’uomo della BKA A.Q., infatti, non può dire se l’annotazione si trovasse nel camion sin dall'inizio ed è stata trascurata, oppure se "qualcuno l'ha messa lì". Ciò significa: non si può escludere una manipolazione. Per inciso, si tratta solo di un pezzo di carta, il retro è stampato. Da dove provenga non è nemmeno chiaro.

A parte l'inspiegabile traccia di DNA sulla nota, ci sono altri 13 profili di DNA aperti, ha detto il membro della BKA alla commissione. Queste 13 tracce di DNA sono state trovate nella cabina del camionista e "davanti al camion", fra l’altro. Non è chiaro che cosa si intenda per "davanti al camion". Forse il cellulare HTC. Un'altra traccia di DNA sconosciuta è un frammento di pelle sul poggiatesta del sedile del conducente.

Se, oltre a delle tracce inspiegabili di DNA, ci siano anche delle impronte digitali non riconducibili, in commissione non è stato discusso.

Strane foto

Sul cellulare HTC di Amri, stranamente trovato in un buco nella carrozzeria del camion, ci sono due foto scattate dopo l'attacco. I membri della commissione del Bundestag hanno affrontato il tema nel dibattimento in aula. 

L'inspiegabile scoperta è stata oggetto di discussione per settimane. Nel frattempo, la BKA ha rilasciato una spiegazione tecnica ufficiale. In una lettera alla commissione si legge: "si può escludere che i file delle immagini siano stati ripresi con l'HTC di Amri". Si tratterebbe di file di immagini provenienti da pagine web che sono state offerte automaticamente all'utente sul suo dispositivo da una app di Google sotto forma di immagini di anteprima e memorizzate in un file cache. La BKA aveva anche identificato gli indirizzi web dai quali le 2 immagini erano state visualizzate. Non è stato però trovato un collegamento diretto tra le immagini e la pagina web, ma "probabilmente questa è disponibile solo sul lato dei server di Google", si legge nel documento. La BKA tuttavia ipotizza che le immagini possano essere assegnate ai siti web corrispondenti.

Domande irrisolte sul camion del crimine

Sono state sollevate inoltre delle questioni essenziali sul mezzo utilizzato per l’attentato, il camion Scania da 40 tonnellate. Aveva raggiunto il suo peso massimo in quanto caricava travi d'acciaio ed aveva una massa superiore a quella del camion dell’attentato di Nizza, che il 14 luglio 2016 aveva causato oltre 80 morti. Amri sapeva che il camion era carico? – ha chiesto Volker Ullrich (CSU), membro della commissione. È stata una coincidenza - o qualcuno ha scelto deliberatamente questo mezzo perché aveva un carico pesante? Qualcuno in Italia sapeva che il camion stava andando in Germania? Chi l'ha caricato? La scelta dell'arma del delitto forse era già stata fatta in Italia?

Domande alle quali anche il BKA non sa rispondere, ma che portano alla scena italiana dell'attentato terroristico di Berlino e alla fine della fuga di Amri a Sesto San Giovanni vicino Milano. Lì, vicino a dove è morto, il camion successivamente diventato il mezzo dell’attentato del 16 dicembre 2016, nell'ultimo luogo di carico aveva ritirato un pacco.

Quali competenze necessita una persona che vuole guidare un veicolo così pesante, lungo e ingombrante? Soprattutto di notte, nel traffico delle ore di punta di una grande città. Non si sa nemmeno se Amri avesse la patente di guida dell'auto. Una volta l’informatore "Murat" lo aveva accompagnato in auto dal Nordreno-Vestfalia a Berlino facendogli da autista. Ma il padrone di casa di Amri, Kamel A, era un camionista di professione.

Il camion entra nel mercatino di Natale a circa 50 km/h, poi entro una distanza di 70 - 80 metri viene frenato fino a fermarsi, come sarebbe accaduto in un grave incidente stradale. Eppure l'autista non dovrebbe aver lasciato tracce? Sudore, sangue, capelli, scaglie di pelle. E l'incidente non ha lasciato segni su di lui? Lesioni, abrasioni, contusioni, sangue. Con o senza cintura di sicurezza. C'erano segni corrispondenti sul corpo di Amri? Anche questo non è chiaro.

Nessun confidente, sostenitore o complice?

Il numero di persone, possibili complici, che si trovavano in prossimità della scena del crimine al momento del delitto continaua ad aumentare: oltre al coinquilino di Amri, Khaled A., al suo confidente Ben Ammar, Walid S. o ai fratelli Ahmad e Bilel M., la commissione ha scoperto che anche Feysel H. potrebbe essere stato in Breitscheidplatz poco dopo il delitto. Amri probabilmente aveva incontrato Feysel H. nella moschea di Fussilet un'ora prima dell'attacco. Come ha scoperto la commissione, c'era anche Ahmad M., che poi ha lasciato la moschea qualche minuto prima di Amri. Ciò significa che sono già state identificate dalle tre alle quattro persone sul luogo dell’incontro.

La BKA ha individuato un totale di oltre 300 possibili referenti di Amri in Germania. 43 sono stati classificati come "potenzialmente rilevanti per il reato". Tra questi, soprattutto l’ambiente di Berlino, compresa la moschea radicale di Fussilet. A Berlino e nel Nordreno-Vestfalia sono state effettuate una serie di intercettazioni telefoniche e di ispezioni in appartamenti. A Dortmund, Amri aveva anche utilizzato un alloggio che, curiosamente, si trova in Mallinckrodtstraße, vicino alla scena di un crimine della NSU.

In nessun caso ci sono confidenti, sostenitori o complici, non "rilevanti per il reato". Almeno nel caso di Ben Ammar, tuttavia, c'era un fondato sospetto di complicità. E’ stato comunque espulso, così come è accaduto a una mezza dozzina di altri contatti di Amri espulsi dopo di lui. I sospettati sono stati ignorati o depotenziati – sia che si trattasse della presenza sulla scena dell'attenato o del DNA sull'arma del delitto.

Il suo giro di persone era composto da jihadisti violenti, spacciatori di droga e criminalità organizzata, che tuttavia fra loro non erano strettamente separati; ma che al contrario, si sovrapponevano e si mescolavano. L'esempio migliore è stato lo scontro fisico nel luglio 2016 tra i complici di Amri e altri arabi in un bar del clan Abou Chaker. Ahmad M., che era insieme ad Amri nella moschea di Fussilet la sera dell'attentato, utilizzava per inciso lo pseudonimo di "Ahmad Abou-Chaker".

Sconosciuta l’identità degli informatori

Il rappresentante della BKA, il Kriminalhauptkommissar (KHK) D.G., responsabile per le indagini sugli informatori, quando gli è stato chiesto se ci fossero fonti della BKA nel giro di Amri ha scrollato le spalle. Ci sono state segnalazioni da parte di fonti che hanno fornito informazioni? Allo stesso modo: nessun ricordo.

È noto che la BKA di Berlino avesse almeno due informatori inseriti nell’ambiente.

Il Dipartimento di sicurezza del LKA (Landeskriminalamt) di Berlino, che ha assunto immediatamente la direzione dell’indagine il 19 dicembre 2016, si è rapidamente convinto che l'evento di Breitscheidplatz fosse un attacco islamista. Ha compilato immediatamente una lista di 40 persone su Berlino classificate come possibili colpevoli e che sono state perquisite a casa o nelle moschee dalle 23.00 in poi. La maggior parte di questi controlli, tuttavia, non sono stati effettuati immediatamente.

L'altra commissione d'inchiesta, quella della Camera dei rappresentanti di Berlino, non sapeva di chi si trattasse. Ma il nome Anis Amri non era tra quei 40, ha spiegato Stefan Redlich, che all'epoca era responsabile delle task force mobili (MEK) e dei gruppi di ricerca che effettuavano questi controlli. Circa la metà dei sospetti era stata scagionata quando il nome di Amri è diventato noto nel pomeriggio del 20 dicembre 2016. I controlli sulle persone sono stati interrotti e successivamete è stato ricercato solo il fuggitivo. Il confidente di Amri, Ben Ammar, si è nascosto per dieci giorni. A tutt'oggi, gli investigatori non sono ancora in grado di dire dove si trovava.


martedì 11 luglio 2017

Secondo il Bundestag un programma nucleare europeo sarebbe perfettamente legale

Il dibattito sulla bomba atomica tedesca, come previsto, è stato insabbiato in vista delle elezioni federali di settembre. Se ne riparlerà probabilmente con il prossimo governo, tuttavia, lontano dai riflettori, prosegue la battaglia dei volenterosi sostenitori dell'arma atomica tedesca. Il Servizio Scientifico del Bundestag, su richiesta del deputato CDU Roderich Kiesewetter, ha dato parere positivo: nel diritto internazionale non ci sono ostacoli legali che impediscano alla Germania di partecipare ad un programma nucleare europeo. Da Telepolis


Il Servizio Scientifico del Bundestag riferisce che secondo il diritto internazionale sarebbe possibile una "condivisione nucleare" e il co-finanziamento di armi nucleari straniere.

Mentre il governo tedesco boicotta la conferenza delle Nazioni Unite per l'approvazione di un trattato sul divieto di proliferazione delle armi nucleari, sul fronte opposto il deputato CDU ed ex ufficiale di stato maggiore Roderich Kiesewetter, capo-gruppo per la CDU/CSU nella Commissione affari esteri del Bundestag, è tornato a sollevare la questione di una bomba atomica tedesca. Nei mesi scorsi ha percio' incaricato il Servizio Scientifico del Bundestag di esaminare gli obblighi internazionali della Germania in materia di armi nucleari con l'obiettivo di verificare la possibilità di "un co-finanziamento di armi nucleari straniere da parte della Germania".

Poiché con la Brexit la Gran Bretagna, in quanto potenza atomica, non poteva piu' essere della partita, si trattava di stabilire se la Germania, direttamente, oppure attraverso la UE, poteva prendere parte alla modernizzazione delle armi nucleari francesi - probabilmente nell'ambito di un programma nucleare interno all'UE. Se è vero quello che "Der Spiegel" scriveva nel 2007, l'allora presidente francese Sarkozy aveva offerto al governo federale una condivisione nucleare. All'epoca il Ministro degli Esteri Steinmeier e la Cancelliera Merkel avevano rifiutato l'offerta.

Il Servizio Scientifico ha pubblicato il suo rapporto in maggio, documento che tuttavia in Germania non ha riscontrato un grande interesse, come riferito da Thomas Wiegold. Tuttavia all'estero la discussione viene seguita con molta attenzione. Wiegold si riferisce ad un articolo comparso sul New York Times di mercoledì scorso, che già nel titolo esplicita le conclusioni, e cioè che un programma nucleare europeo secondo il rapporto finale sarebbe legale: European Nuclear Weapons Program Would Be Legal, German Review Finds.

Il NYT individua nel rapporto una prova del fatto che le riflessioni su di un ombrello nucleare paneuropeo o sul finanziamento di una bomba atomica francese o britannica, da far stazionare anche in Germania, "sarebbero passate dalla fase della discussione informale ai canali ufficiali delle decisioni politiche". Cio' non è necessariamente vero, visto che ogni deputato puo' rivolgersi al Servizio Scientifico del Bundestag, si puo' tuttavia ipotizzare che Kiesewetter non si sia mosso da solo, e che negli ambienti della CDU dopo Brexit e Trump sia iniziata una riflessione sulle alternative tedesche ed europee alla Nato, armi atomiche incluse.

Il Servizio Scientifico tuttavia non individua nessun ostacolo giuridico. Cosi' l'articolo 2 del Trattato di non proliferazione delle armi atomiche (NPT) non vieterebbe una partecipazione ad un potenziale nucleare straniero. Secondo l'articolo ogni stato non dotato di armi nucleari, che ha sottoscritto il trattato, "si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente; si impegna inoltre a non produrre né altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, e a non chiedere né ricevere aiuto per la fabbricazione di armi nucleari o di altri congegni nucleari esplosivi". La motivazione appare un po' furba, perché una condivisione nucleare implica che gli stati decidano congiuntamente sull'uso delle armi stesse, e ciò significa che le armi nucleari stazionerebbero in Germania, oppure che la Germania otterrebbe indirettamente il potere di disporne.

Nel trattato "2+4" la Germania unita ha confermato di voler rinunciare alla produzione e al possesso di armi nucleare. Il fatto che la Germania non partecipi ai negoziati delle Nazioni Unite per un accordo sul disarmo nucleare teoricamente non sarebbe di grande importanza. Il governo federale tedesco avrebbe quindi rifiutato di partecipare alla conferenza, non solo in seguito alla pressione degli Stati Uniti, ma anche e soprattutto per lasciare alla Germania una porta aperta? Nel testo all'esame della conferenza ONU ci sarebbe infatti un divieto di supporto e co-finanziamento che il trattato NPT, cosi' secondo la relazione, non vieterebbe "esplicitamente", inoltre nel trattato NPT non ci sarebbe nessun obbligo di completare il disarmo nucleare. Qui pare che si voglia favorire una interpretazione molto originale che intende mantenere lo status quo e garantisce alla Germania l'accesso alle armi atomiche:

"Il trattato NPT voleva di fatto "cementare" lo status quo dell'epoca e limitare il possesso di armi nucleari alle 5 potenze nucleari allora esistenti (USA, URSS, Francia, Gran Bretagna e Cina). Anche il vago riferimento all'obbligo di disarmo formulato dall'art. VI non cambierebbe molto"

Si potrebbe pensare che è stato formulato in questo modo dalle potenze nucleari di allora, ma senza un riferimento estremamente vago all'obbligo di disarmo nucleare, molti stati non avrebbero mai firmato l'accordo.

La relazione del servizio scientifico riporta anche, molto brevemente, che il Ministero degli Esteri avrebbe dichiarato di non essere a conoscenza di un caso in cui la Germania, nell'ambito della "condivisione nucleare" delle armi atomiche americane di stanza in Germania, "abbia partecipato al finanziamento dell'arsenale atomico di uno stato straniero partner della Nato". La relazione affronta molto brevemente anche un altro punto discutibile, soprattutto in considerazione del fatto che la Germania ha aderito al TNP nel 1975: "nella stampa specializzata viene riportato un presunto co-finanziamento da parte della Germania che avrebbe avuto luogo sotto il piu' stretto riserbo e che riguarderebbe l'arsenale nucleare di Israele negli anni '50 e '60; di queste informazioni tuttavia non esiste una conferma ufficiale".

Mentre nell'UE prima del co-finanziamento sarebbe necessario stabilire le regole relative ad un bilancio militare comune, presumibilmente per la Germania ci sarebbe già la luce verde:

"Nel complesso la mancanza di casi precedenti di co-finanziamento di un potenziale nucleare straniero non ne escludono la possibilità. Anche nel diritto internazionale  non ci sarebbe un divieto per la Germania di finanziare e sostenere un potenziale atomico straniero".

E poiché nel quadro giuridico internazionale non esiste il divieto di possedere armi nucleari oppure di modernizzare il proprio arsenale, il sostegno finanziario a questo potenziale non sarebbe in nessun caso un aiuto finalizzato alla violazione di norme internazionali. Ad essere proibita sarebbe solo la realizzazione di una propria bomba atomica. Tuttavia il documento menziona anche il fatto che il co-finanziamento di armi nucleari francesi o britanniche non avrebbe molto senso, dato che l'impegno alla difesa da parte della Nato e dell'UE, in ultima analisi, includerebbe anche l'assistenza nucleare in caso di attacco contro la Germania. Per questa ragione non ci sarebbe bisogno di una condivisione nucleare. Che pero', in considerazione della imminente uscita della Gran Bretagna dall'UE potrebbe essere interessante sia per la Germania che per la Francia al fine di modernizzare ed espandere il potenziale nucleare francese e per muovere i primi passi in direzione di una UE indipendente dalla Nato.