Prosegue sulla stampa tedesca il dibattito sui limiti della solidarietà in Europa. Il grande economista tedesco Hans Werner Sinn, anche se ormai è in pensione e quindi può dire tutto quello che gli passa per la testa, in una recente intervista anticipa alcune delle condizioni che il conservatorismo tedesco potrebbe richiedere agli italiani prima di dare l'ok ad un eventuale piano di salvataggio: patrimoniale, ristrutturazione del debito pubblico e ripristino dei meccanismi di mercato per i titoli di stato europei. H.W. Sinn intervistato da Focus
(...) Ora si parla dei cosiddetti coronabonds a livello europeo per sostenere l'Italia durante la crisi, fra le altre cose. Si tratterebbe di una condivisione del debito da cui lei ci ha sempre messo in guardia...
Sinn: I Coronabonds prima di tutto non sono a supporto dell'Italia, ma vanno in aiuto delle banche francesi, che detengono un numero particolarmente elevato di titoli di stato italiani. Distruggono il mercato europeo dei capitali perché mettono fuori gioco il meccanismo dei tassi di interesse. E minano il merito di credito tedesco, con il risultato che il nostro vantaggio in termini di tassi di interesse nei confronti degli Stati Uniti diminuisce. Lo si può già vedere chiaramente nel declino degli spread transatlantici. A lungo termine, queste politiche ci porteranno inevitabilmente una valanga di debiti che non lascerà altro che odio e conflitto, come era accaduto con la messa in comune dei debiti da parte di Alexander Hamilton negli Stati Uniti. I fallimenti di massa dei singoli stati negli anni successivi al 1835 sono il risultato diretto della politica di socializzazione del debito da lui iniziata.
Cosa propone allora?
Sinn: per sostenere l'Italia, penso che sarebbe meglio donare dei soldi allo stato italiano, e in particolare dei soldi per i suoi ospedali, in modo che possano acquistare il materiale necessario per le cure in Cina o dove è possibile farlo. Ogni singolo tedesco dovrebbe donare come può, e anche lo stato tedesco, nella sua piena libertà e senza aspettare il coordinamento con gli altri paesi europei, dovrebbe fare un dono generoso ai nostri fratelli italiani.
L'euro sopravviverà a questa crisi?
Sinn: lo spero, ma non al prezzo di una messa in comune dei debiti. Non ne vale la pena.
Un pacchetto di salvataggio qui, un'iniezione finanziaria lì. I governi di tutto il mondo sono già passati alla modalità del "qualunque cosa serva". Il debito sovrano, che è già elevato in tutto il mondo, sta raggiungendo proporzioni esorbitanti. Il nostro sistema economico quanto potrà ancora resistere?
Sinn: Grazie allo Schwarze Null degli ultimi anni, la Germania ha ancora margini di manovra, gli altri no. Ora sta diventando evidente che per disciplinare il debito non servono i divieti, ma lo si può fare solo attraverso il mercato. Se esageri con il debito, dovrai pagare interessi piu' alti ai creditori. Solo questo meccanismo li riporta alla ragione. Spero che impareremo qualcosa dal tentativo della BCE di minare questa fondamentale legge di mercato. La BCE è responsabile per la creazione di questa valanga di debito. Con questa sua politica di riduzione degli spread, ha minato i patti sul debito stretti dai parlamenti. In questo modo ha violato il suo mandato.
Si attende un taglio del debito prima o poi?
Sinn: penso che sarebbe meglio se fossero i contribuenti degli altri paesi a rimborsare o a garantire il debito. È proprio così: o in futuro si chiederà ai contribuenti di passare dalla cassa, oppure coloro che hanno speculato dovranno rinunciare a una parte dei loro crediti. La rinuncia a un taglio del debito fatto a spese dei contribuenti sarebbe una dinamite sociale che potrebbe far esplodere l'UE. Dalla seconda guerra mondiale, nel mondo, ci sono stati oltre 180 tagli al debito pubblico. Il mondo non è morto per questo. (...)