Il grande economista Heiner Flassbeck, in un'intervista a "Finanz und Wirtschaft", chiede un aumento dei salari tedeschi e propone un Euro-sud come via di uscita dalla crisi: i francesi non accetteranno mai un 20% di riduzione salariale. Da Finanz und Wirtschaft
L'economista Heiner Flassbeck in un'intervista a "Finanz und Wirtschaft" ci spiega perchè all'interno di una unione monetaria è fondamentale che ogni paese allinei i salari alla propria produttività. Al contrario, il debito pubblico non è importante.
Una unione monetaria potrebbe anche funzionare, ci dice Heiner Flassbeck, ex capo-economista dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD). Non crede pero' che i politici europei si stiano muovendo nella giusta direzione.
Herr Flassbeck, dopo la debacle di Cipro, che cosa accadrà nella zona Euro?
Sono sempre stato un sostenitore dell'unione monetaria, ma non vedo come possa essere salvata. Le politiche adottate fino ad ora non hanno funzionato, ed è difficile pensare che inizino a farlo ora. Quindi la sola soluzione plausibile sarebbe quella di dividere la zona Euro in due parti.
Come dovrebbe avvenire la separazione?
Un folto gruppo di paesi del sud Europa - Francia inclusa - esce, in questo modo le sofferenze non sarebbero cosi' grandi. Grazie alla svalutazione molte importazioni diverrebbero piu' costose, i sud europei potrebbero continuare ad acquistare auto italiane o francesi dalla stessa zona valutaria. Le auto tedesche sarebbero molto piu' costose - e qui le sofferenze sarebbero maggiori. In poco tempo una parte importante dei mercati di sbocco per l'export tedesco scomparirebbe. Ma in Germania non si riesce a capire questa logica.
Ma il paese dopotutto è ancora il motore economico della zona Euro
La Germania con l'inizio dell'unione monetaria si era prefissata l'obiettivo di migliorare la propria competitività. Si puo' sempre cercare di farlo, ma in normali condizioni il tentativo è destinato a fallire perché la propria valuta finirà per apprezzarsi. Con l'avvento dell'Euro la Germania ha avuto l'opportunità, unica nella sua storia, di migliorare la propria competitività senza ricevere come sanzione un'apprezzamento della valuta. Già nel 1997 avevo lanciato un avvertimento, ma fra i politici non c'era alcuna consapevolezza. Con la crisi finanziaria questa politica è andata a sbattere contro il muro, ma la Eurocrisi nasce di fatto nel 1999.
Una unione monetaria puo' funzionare?
Si', quando si osservano i principi fondamentali: il tasso di inflazione fra i paesi deve convergere. Nella zona Euro l'obiettivo di inflazione comune era del 2%. La Germania non ha rispettato l'obiettivo verso il basso, il sud Europa verso l'alto. Solo in Francia l'inflazione è stata del 2%. In media l'obiettivo è stato raggiunto. Peccato la media sia inutile quando le divergenze sono cosi' profonde.
Come si puo' controllare l'inflazione?
Per mantenere l'obiettivo di inflazione i salari devono crescere allo stesso livello della produttività. Ogni paese deve adeguare il costo del lavoro per unità di prodotto alla propria produttività, tenendo conto degli obiettivi di inflazione. Cio' si traduce in una convergenza della competitività. Ognuno potrà essere felice a modo suo, se saprà adattarsi alla sua produttività.
Nella zona Euro non tutti sono felici
La Germania ha vissuto al di sotto delle sue possibilità, il sud Europa al di sopra. Esattamente quello che non è permesso fare. Di fatto si puo' avere una bassa o alta produttività, essere efficienti o male organizzati - non è importante. Basta solo adattarsi al livello della propria produttività.
E' permesso anche fare debiti?
La politica si concentra sui deficit pubblici e sul livello di debito, ma per l'unione monetaria non sono importanti. I criteri di Mastricht non hanno molto senso. E' importante: chi è il debitore e chi potrà sostenere il debito.
In passato sono stati i paesi emergenti ad avere il ruolo del debitore.
Per questa ragione sono stati condannati dal FMI. I paesi latino-americani ad esempio hanno detto: mai piu'! Non vogliono piu' trovarsi in questa posizione di dipendenza schiavista nei confronti dei creditori e avere in casa il FMI che gli detta le politiche economiche.
In Germania le famiglie e le imprese risparmiano e quindi sono creditrici. Chi dovrebbe indebitarsi?
Lo stato ha inserito un limite all'indebitamento in costituzione, e per questo non gli è piu' permesso. Cosi' è implicito che a fare debiti dovrà essere l'estero. Ma la Germania ufficialmente dice: i paesi debitori non potranno piu' fare debiti. E' una politica incoerente, e una politica incoerente non puo' funzionare.
Negli Stati Uniti, l'economista Paul Krugman, sostiene che sia lo stato a doversi indebitare per stimolare l'economia.
Io preferirei che fossero le aziende a indebitarsi. Sono le sole a poter sempre onorare i debiti, se decidono di investire. Lo stato è un'istituzione molto statica. Le imprese sono una massa in continuo movimento, portano avanti l'innovazione, i debitori non sono sempre gli stessi, ce ne sono sempre di nuovi.
Le imprese pero' investono poco
La domanda interna tedesca è ai minimi. I consumi sono stagnanti da almeno 10 anni. Il commercio al dettaglio dal 1994 in termini reali non è cresciuto. E per una grande economia è una situazione ridicola. E nessuno lo dice, si cerca di nasconderlo sotto il tappeto, perché i media tedeschi sono fedeli al governo
Da dove dovrebbero arrivare gli stimoli?
L'Europa si trova nella peggiore stagnazione dagli anni trenta e non riesce ad uscirne. Ci deve essere qualcosa di fondamentalmente sbagliato. L'economista Richard Koo parla di una recessione di bilancio, in cui lo stato, le imprese e le famiglie contemporaneamente rientrano dal debito. Era cosi' sicuramente all'inizio della crisi, ma nel frattempo le imprese di tutto il mondo hanno accumulato cosi' tanto denaro che non hanno bisogno di ridurre il debito. Non sanno pero' cosa fare con il denaro. Per questa ragione è necessario andarlo a prendere - ad esempio con tasse piu' alte o salari piu' alti - e rimetterlo di nuovo in circolo. L'idea è che possano svilupparsi nuove imprese.
Le aziende tedesche hanno molto successo nell'export. Questo non è abbastanza?
La Germania ha bisogno di una struttura produttiva meno sbilanciata. Il settore dell'export è cresciuto da un terzo alla metà dell'economia, è decisamente anormale per una grande economia. E' necessario un maggiore consumo interno e meno export. E' la sola strada per compensare la situazione debitoria internazionale.
Piu' consumo e meno export - ricorda il riequilibrio in Cina.
Si' è lo stesso problema, e la Cina è riuscita a farlo. Ai vertici del gruppo G-20 non è piu' la Cina ad essere l'obiettivo delle critiche, ma la Germania, a ragione. La Cina si è accorta che era necessario un aggiustamento ed ha iniziato ad aumentare i salari. L'aumento dei salari è una rivalutazione reale - il corso nominale della valuta non è cresciuto. In questo modo l'avanzo commerciale si è ridotto. Si tratta di un tipico processo di riallineamento, ora il saldo commerciale estero della Cina non è piu' un problema. La Germania deve aumentare i salari; le famiglie continueranno a risparmiare il 10 % e spenderanno il resto. In questo modo le imprese avranno una possibilità sul mercato interno.
Invece dei paesi creditori, non potrebbero essere i debitori ad adeguarsi?
Io non credo che la Francia per potersi adattare ai paesi in avanzo commerciale possa accettare un taglio dei salari pari al 20%
In che modo si dovrebbero aumentare i salari?
E' abbastanza strano pensare in queste categorie. Nei paesi in avanzo dovrebbe essere lo stato a esercitare pressione. Ad esempio attraverso il coordinamento dei salari. Oppure attraverso un salario minimo piu' alto, con una indicizzazione alla produttività - fatto che spingerebbe verso l'alto anche gli altri salari. Per i paesi in surplus ci sono solo due strade: uscita dall'Eurozona e rivalutazione monetaria oppure rivalutazione interna attraverso un aumento dei salari. Non ci sono altertnative possibili.