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domenica 25 agosto 2013

La verità in piccole dosi

La campagna elettorale tedesca si accende dopo la recente dichiarazione di Schäuble: la Grecia avrà bisogno di un nuovo piano di aiuti. La verità è troppo amara e difficile da digerire per il contribuente tedesco, meglio nasconderla oppure somministrarla in piccole dosi. Passo falso oppure mossa tattica? Da Süddeutsche Zeitung
Il governo federale ha mentito sull'Eurocrisi? I pochi miliardi ipotizzati all'inizio sono diventati sempre di piu'? L'opposizione con i suoi attacchi arriva al punto: la comunicazione della coalizione nero-gialla sulla crisi greca è incoerente e titubante. Le cause sono diverse, e il ministro delle finanze Schäuble le conosce molto bene.

In un martedi di agosto anche Wolfgang Schäuble ad Ahrensburg si è deciso a fare  campagna elettorale. Tema: le sfide per la Germania e per l'Europa. All'inizio suona come il discorso abituale di un uomo di stato, ma il ministro delle finanze ha deciso di utilizzare l'incontro con gli elettori nella Germania del nord per annunciare con disinvolutra una verità sgradevole: "Per la Grecia ci sarà un ulteriore programma di aiuti", dice Schäuble, e aggiunge: "Non lo abbiamo mai nascosto davanti all'opinione pubblica".

Cosi' almeno l'interpretazione delle sue dichiarazioni. La SPD, che vorrebbe fare degli aiuti alla Grecia un tema da campagna elettorale, parla invece di menzogne. Schäuble è il primo politico tedesco ad ammettere quello che per molti esperti è già una certezza: per la Grecia sono già stati stanziati 240 miliardi di Euro di fondi, ma ci sarà bisogno dell'aiuto dei partner finanziari anche dopo il 2014.

Ritorno graduale sul mercato dei capitali

Dagli ambienti governativi di Berlino, fino ad ora si era ipotizzato che un eventuale terzo pacchetto di aiuti sarebbe stato di portata decisamente inferiore rispetto ai primi due. Si tratterebbe soltanto di rendere piu' dolce il ritorno sul mercato dei capitali. Inoltre, Atene avrebbe già avviato una parte significativa delle riforme necessarie.

Non è la prima volta che Schäuble si corregge sulla questione greca. Nel dicembre 2009, quando l'opionione pubblica per la prima volta è venuta a sapere che i problemi debitori greci si sarebbero ripercossi sugli altri paesi europei, si era pronunciato contro un piano di aiuti per il paese. "Sarebbe una solidarietà sbagliata, se decidessimo di sostenere i greci con degli aiuti finanziari", disse il Ministro delle finanze in quell'occasione.

Nell'estate 2010 - quando un primo pacchetto di aiuti da 110 miliardi di Euro per la Grecia è già stato approvato - Schäuble rilascia un'altra dichiarazione. Questa volta il tema è il fondo temporaneo EFSF: "I fondi di salvataggio sono temporanei, dovranno terminare. E' cio' che abbiamo concordato", dice il portavoce della CDU.

Dopo pochi mesi è chiaro a tutti che anche in questo caso Schäuble si è sbagliato. Nel febbraio 2011 i ministri delle finanze europei trovano un accordo sul nuovo fondo di salvataggio ESM. Sostituisce il precedente EFSF, prevede un massimo di 500 miliardi - ed è a tempo indeterminato.

Le recenti esternazioni di Schäuble, osservate piu' da vicino, sono solo una precisazione rispetto alle precedenti dichiarazioni. Nel febbraio 2012, quando è stato concordato il secondo pacchetto di aiuti, ebbe a dire: "Probabilmente non è l'ultima volta che il Bundestag dovrà pronunciarsi sugli aiuti finanziari per la Grecia". In seguito, tuttavia, ha piu' volte ripetuto che la decisione era solo rimandata ad un momento successivo, e le parole "piano di salvataggio" non si erano piu' sentite. Fino a martedi scorso.

Non si puo' certo accusare Schäuble di essersi mosso secondo una tattica da campagna elettorale, altrimenti non avrebbe messo in campo, ad un mese dalle elezioni, un terzo pacchetto di aiuti. L'opposizione pero' con i suoi attacchi arriva diretta al punto: perché sulla Grecia la comunicazione del governo federale è cosi' incoerente e titubante? Perché si fanno dichiarazioni che poco tempo dopo devono essere riviste? Perché nessun politico ha il coraggio di dire tutta la verità, invece di raccontare solo una piccola parte della storia?

E' solo un'istantanea, ma forse puo' aiutare uno sguardo al 2010. "I greci vogliono i nostri soldi", titolava la Bild-Zeitung il 24 aprile 2010. In seconda pagina un giovane disoccupato di nome Kosta era fotografato mentre si stava rilassando al sole. E cosi' si è andati avanti: martedi 27 aprile: "Perché paghiamo ai greci le loro pensioni d'oro?". Giovedi 29 aprile: "25 miliardi - i greci vogliono ancora piu' denaro da noi", lunedi 3 maggio: "110 miliardi di Euro - i greci in bancarotta ottengono l'assegno piu' grande della storia!".

La Bild-Zeitung è stata aspramente criticata per questo tipo di campagna. Ma che cosa succede se invece essa riflette l'opinione pubblica? Cosa accade se almeno una parte dei cittadini la pensano in questo modo?

Ed è questa paura a guidare il governo nelle esternazioni sulla Grecia: il ministro delle finanze Schäuble e la cancelliera Angela Merkel  preferiscono non raccontare troppe verità spiacevoli ai tedeschi. Un atteggiamento che è tanto piu' sorprendente se si considera che fino ad ora il bilancio federale non ha sofferto per gli aiuti alla Grecia. Tutti gli aiuti concessi si basano su crediti che il paese del sud-Europa prima o poi dovrà rimborsare.

Ma non è stato solo il governo federale a doversi correggere: anche il FMI ha recentemente ammesso di aver commesso degli errori nella valutazione della crisi. All'inizio, nel 2009 e 2010, si ipotizzava che la crisi sarebbe durata non piu' di 2 anni. Una ipotesi che presto si è rivelata  essere solo un pio desiderio. La previsione originaria del FMI fino al 2012 prevedeva un - 5.5%, di fatto è stato un -17 %. La realtà è sempre peggiore delle previsioni.

Nel complesso, la dichiarazione coraggiosa di Schäuble potrebbe essere considerata come un tentativo di portare un po' di onestà nel dibattito. Non tutti pero' sembrano esserne entusiasti: "Schäuble ci minaccia con nuovi aiuti", titolava il giornale di sinistra "Efimarida ton Syntakton".




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lunedì 27 maggio 2013

Dai diktat di risparmio alle campagne di PR


Secondo Lost in Europe, un interessantissimo blog di analisi politica, Merkel e Schäuble hanno iniziato una campagna di PR in vista delle elezioni di settembre: tutto a spese dei sud-europei. Da Lost in Europe
Il governo federale pianifica nuovi aiuti per i paesi Euro in crisi. Secondo N-TV il ministro delle finanze Schäuble sta considerando l'utilizzo della banca pubblica KFW in Spagna e Portogallo. La Cancelliera fa appello alle esperienze positive dopo la riunificazione - il sud Europa diventerà una nuova "amministrazione fiduciaria"?

"Considero la situazione in alcuni paesi dell'EU simile a quella della Germania di allora", scrive Schäuble, secondo Der Spiegel, in una lettera al presidente FDP  Rösler.

Nella ex DDR l'allentamento delle norme sugli aiuti di stato e l'utilizzo della KFW si sarebbero dimostrati efficaci.

Merkel usa gli stessi argomenti parlando del suo vertice per il lavoro: dopo la riunificazione tedesca, nei Lander dell'est abbiamo avuto una valida esperienza di lotta contro la disoccupazione. 

Se queste anticipazioni fossero confermate, gli Eurosalvataggi avrebbero raggiunto una nuova fase. Dopo i diktat di risparmio, Berlino passa alla fase delle campagne di PR. L'obiettivo: migliorare l'immagine del governo di Berlino.

Presumibilmente si tratta solo di manovre elettorali, come ipotizzato anche da W. Münchau. Colpisce pero' la dichiarazione secondo cui i paesi in crisi del sud Europa sarebbero paragonabili alla ex DDR.

Merkel e Schäuble vogliono veramente paragonare le economie capitaliste della Spagna e del Portogallo con i fallimenti del socialismo?

Le bolle speculative e le crisi bancarie dell'ovest sono simili alla bancarotta di stato nell'est?

E i paesi in crisi dovranno subire lo stesso trattamento radicale riservato alla ex "Ostzone" - con il sistematico acquisto delle aziende ancora profittevoli da parte delle imprese dell'ovest, e una tabula rasa "fiduciaria" per tutto cio' che resta?

Non puo' essere vero. Io spero che i capi di stato e di governo di Spagna, Portogallo e Grecia protestino contro l'uso strumentale che la Germania vorrebbe farne, a soli fini di campagna elettorale.

Se avranno bisogno di aiuto, dovranno esigerlo da Brüssel. E in verità lo hanno già fatto. Ma chi è stato a negare il denaro e a bloccare gli aiuti diretti? Il governo federale tedesco nero-giallo...

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lunedì 6 maggio 2013

Il volenteroso carnefice della Troika


Yannis Stournaras, ministro delle finanze greco, intervistato da FAZ prova a giocare il ruolo dello studente diligente che ha fatto tutti i compiti a casa. Verso la fine dell'intervista getta pero' la maschera: la Grecia è in ginocchio c'è bisogno di una unione di trasferimento. Da FAZ.net
Con il risanamento del bilancio siamo arrivati ad un punto di svolta, ci dice il ministro delle finanze greco Yannis Stournaras. E chiede: i paesi che hanno avuto vantaggi dalla crisi dovranno condividere con gli altri i guadagni.

Professor Stournaras, com'è la situazione in Grecia?

Recentemente il gruppo di lavoro per la Grecia ha approvato un ulteriore credito da 2.8 miliardi di Euro. Ci aspettiamo inoltre che la Grecia alla prossima riunione dell'Eurogruppo del 13 maggio ottenga una ulteriore tranche da 6 miliardi di Euro. Tutto è andato bene, domenica scorsa abbiamo ricevuto l'approvazione del Parlamento per un ulteriore pacchetto di riforme. In questo momento sono abbastanza soddisfatto.

Secondo quanto mostrato in televisione, anche durante l'ultima votazione ci sono state nuove proteste. Vi lasciate impressionare?

Al contrario, la situazione nel frattempo è diventata molto piu' calma. Dal mio ufficio si vede la piazza Syntagma e il Parlamento. E non ho visto nessun dimostrante. Anche prima dell'ultimo dibattito davanti al parlamento c'erano 500 dimostranti. Sia in Parlamento che nelle piazze la situazione era tranquilla come mai fino ad ora. Le persone stanno mostrando una grande pazienza e apprezzano quello che facciamo.

La situazione è ancora esplosiva?

Non siamo affatto vicini ad una esplosione. Ma naturalmente la situazione sociale è ancora molto difficile. I salari e le pensioni sono stati pesantemente ridotti, e le tasse sono notevolmente salite.

E che cosa avete raggiunto fino ad ora?

Abbiamo realizzato piu' di due terzi del nostro obiettivo di correzione del budget e allo stesso tempo rimosso gli svantaggi competitivi dovuti ad un costo del lavoro per unità di prodotto troppo elevato. Abbiamo dei risultati molto buoni da mostrare.

Ci sono già i primi segnali del fatto che la situazione in Grecia sta migliorando?

Il peggio è alle spalle. Anche se ci attende un percorso ancora molto lungo. Tuttavia negli ultimi 6 o 7 mesi c'è stata una svolta importante. Il consolidamento di bilancio è su di un percorso corretto. Ho chiesto agli specialisti e a tutti gli statistici di cercare i primi segni di una inversione di tendenza nella situazione economica.

Qual'é stato il risultato?

Dalla banca centrale greca, ad esempio, ci hanno detto che la produzione industriale si è stabilizzata. Non sta piu' diminuendo, siamo arrivati al punto piu' basso.

La Grecia ha bisogno di una miccia per innescare la ripresa economica?

Io credo il turismo potrebbe essere la miccia che entro la fine dell'anno farà ripartire l'economia. Se la stagione turistica si sviluppa secondo le informazioni che stiamo ricevendo dalle diverse capitali europee, allora presto nell'economia reale potremmo avere una vera svolta.

Quali requisiti dovranno essere soddisfatti affinché l'economia greca possa vivere un cambiamento positivo?

Le banche dopo le ricapitalizzazioni dovranno tornare a sostenere l'economia reale. I depositi presso le banche sono tornati nuovamente a crescere, solo con una piccola interruzione dovuta alla crisi di Cipro. 

Quali sono le condizioni politiche per il proseguimento del risanamento greco nella vostra coalizione tripartito?

Nella coalizione abbiamo un buon clima politico. I partner semplificano il mio lavoro da ministro evitando di farmi richieste irrazionali.

A che punto siete arrivati con il risanamento del bilancio?

Nonostante tutte le cassandre, riusciremo a raggiungere gli obiettivi. Ci è stato chiesto di ottenere un avanzo primario nel 2014, ma potremmo raggiungerlo addirittura a fine 2013. Pare che il consolidamento fiscale proceda meglio di quanto non ci sia stato chiesto.

Recentemente tutti gli sguardi erano rivolti ai dati pubblicati da Eurostat sul bilancio 2012; con il 10 % di deficit/PIL siete andati peggio del previsto. Avete raggiunto i vostri obiettivi?

C'è stato un malinteso. Nel deficit è stato calcolato il denaro legato alle perdite bancarie. Ma la valutazione avviene sul saldo primario. E nel 2012 è stato di uno 0.2 % inferiore rispetto a quanto ci era stato richiesto. L'obiettivo era l'1.5% del PIL, abbiamo raggiunto l'1.3%.

Quali sono le sfide che vi attendono?

Davanti a noi c'è la privatizzazione di due grandi aziende, l'azienda nazionale per il gioco d'azzardo e la società nazionale del gas Depa. Poi ci sarà la ricapitalizzazione delle banche. L'istituto piu' grande, la National Bank of Greece, si sta sforzando di raccogliere presso sottoscrittori privati, secondo le regole, il 10% del capitale necessario, vale a dire circa 800 milioni. La priorità piu' importante è ovviamente mantenere l'economia e le finanze pubbliche in carreggiata.

Lo stato greco non ha solo un problema di debiti, ma anche molte fatture da pagare ai suoi fornitori.

Abbiamo appena iniziato a pagare le forniture. Stiamo procedendo secondo il piano ed abbiamo già pagato 3.7 miliardi di Euro degli 8.7 miliardi in totale. Se entro la fine dell'anno riuscissimo a pagare l'intero importo, ci sarebbe un effetto crescita di un punto percentuale di PIL.

La Grecia quando tornerà a vivere finanziariamente con i propri mezzi?

Il vero test sarà superato quando torneremo sui mercati finanziari. Per fare questo abbiamo bisogno di raggiunere gli obiettivi di risanamento, eseguire il programma di privatizzazioni e tornare alla crescita economica. Allora non avremo piu' bisogno di essere sostenuti dai nostri partner. Il requisito è la stabilità finanziaria. La coalizione dovrà ancora lavorare i prossimi 3 anni su questi obiettivi ed essere consapevole che il nostro lavoro sarà valutato solo alla fine del periodo. In questo credo e spero. E fino ad ora sta funzionando.

Nella coalizione non c'è stata una guerra sul licenziamento dei 15.000 dipendenti pubblici imposto dalla Troika?

Nessuna guerra, solo discussione. L'obiettivo, la riduzione di 150.000 unità fra i dipendenti pubblici entro il 2015, sarà raggiunto con la normale fluttuazione. Ogni 5 lavoratori che vanno in pensione, solo uno sarà sostituito. Noi e la Troika vogliamo pero' ottenere ancora di piu': le persone che non raggiungono i requisiti per il servizio pubblico se ne dovranno andare, vale a dire 15.000 unità. Ma al loro posto abbiamo intenzione di inserire un numero uguale di giovani, con l'obiettivo di migliorare il livello del servizio pubblico. Un ulteriore passo in avanti riusciremo a farlo quando l'età per gli avanzamenti di carriera sarà ridotta. Nella fascia di età fra i 35 e i 45 anni abbiamo molte persone capaci, e se potessimo portarle in posizioni di vertice, vedremmo nel giro di poco tempo un servizio pubblico completamente nuovo.

Ma i greci temono che anche le nuove assunzioni saranno fatte con metodi clientelari. 

Abbiamo già un processo di selezione indipendente eseguito secondo criteri meritocratici, senza l'influenza del governo.

Quando lei ha accettato la sua posizione al ministero delle finanze, non si è lamentato della situazione che ha trovato?

Quando il presidente del consiglio me lo ha chiesto non ho potuto dire di no, il mio paese si trova in una situazione simile ad una guerra. Ho dovuto servire il mio paese e rinunciare ad una posizione ben pagata nel settore privato ed al mio ruolo di professore all'università. Sono consapevole che il compito è molto difficile ma sono deciso nel raggiungere l'obiettivo. Nessun compito è impossibile, se uno ha capacità di resistenza e persegue la giusta politica.

Negli altri paesi gira la tesi secondo cui l'intera crisi greca era evitabile se solo all'inizio Angela Merkel avesso staccato un assegno sufficientemente grande. Che cosa ne pensa?

Si tratta di storia virtuale. Non potremo mai saperlo. Certo è: l'Europa non aveva alcun meccanismo di salvataggio. Il caso greco è stato quindi un esperimento. Alla fine l'Europa ha avuto la forza e la volontà di creare un meccanismo di salvataggio. Ora abbiamo imparato la nostra lezione. Abbiamo decisamente bisogno di una unione bancaria, di un maggior coordinamento delle nostre politiche economiche, di crescita e di una discussione aperta sulle politiche di sviluppo.

Di cosa vorrebbe discutere?

Il mio amico e collega Wolfgang Schäuble su questo punto non è affatto d'accordo con me, ma dobbiamo ricordarci che già Keynes, durante le trattative per il sistema di Bretton Woods nel 1944 ebbe modo di affermare che un sistema di cambi fissi in caso di deflazione o politiche di risparmio applicate contemporaneamente in tutti i paesi avrebbe causato una recessione. Il sistema dei cambi fissi si trova quindi in pericolo. Dobbiamo trovare un modo affinché i paesi che dalla crisi hanno avuto dei vantaggi, possano condividere i loro guadagni con gli altri paesi.

Secondo lei chi è stato ad avere vantaggi dalla crisi?

La Germania e gli altri paesi tripla A sono i vincitori. Perchè in questi paesi i tassi di interesse sono crollati, non solo per gli stati, ma anche per le imprese.

Lei ha dei problemi personali con la Germania?

Non vedo alcun problema. Io credo in strategie politiche reciproche e sono convinto che per ogni problema esiste una soluzione e un compromesso.

Secondo lei la causa della crisi attuale risiede in una mancanza di competitività di alcuni paesi europei sui mercati internazionali oppure è l'austerità?

Entrambe le cause sono molto importanti. Prendiamo la Grecia ad esempio. Dopo l'ingresso nella moneta unica il paese ha fatto degli errori tragici. Ha gonfiato il settore pubblico, influenzando negativamente il deficit di bilancio e la competitività. La Grecia non ha liberalizzato i mercati e le professioni e ha perso competitività di prezzo sui mercati mondiali. Nelle finanze statali la Grecia ha creato una bolla. Dal 2009 in avanti sono state fatte manovre molto dure, con tagli alle pensioni e ai salari, minore spesa pubblica e un deficit piu' basso. Sebbene in questo modo la competitività sia stata ripristinata, ci troviamo in una profonda recessione, perché le misure di aggiustamento hanno avuto un effetto pro-ciclico. Non c'è un meccanismo che possa portare la Grecia fuori dalla recessione; nonostante una forte riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto, il tasso di disoccupazione è al 27% e quella giovanile al 56 %. Il ripristino della competitività di prezzo non ha aiutato il mercato del lavoro.

La Grecia ha quindi un modello di business per la sua economia?

La Grecia ha sempre avuto un modello di business, valido nel settore nel turismo, ed ha numerose imprese attive in settori produttivi che riescono ad esportare. Il nostro paese aveva solo una bolla nelle finanze pubbliche, ma non nell'economia reale. Non abbiamo avuto nessuna bolla immobiliare oppure un eccesso di erogazione di prestiti. Adesso dobbiamo realizzare degli incentivi affinché gli investimenti vadano verso le imprese che possono esportare servizi o beni, oppure produrre beni che sostituiscano le importazioni. Dobbiamo liberalizzare le professioni e i mercati. E' molto doloroso, perché durante il processo di transizione aumenta la disoccupazione, e non abbiamo risorse per la previdenza sociale. Ma i greci hanno pazienza. Ci sono proteste solo dal settore pubblico. Le previsioni secondo cui Atene sarebbe stata messa a ferro e fuoco durante le proteste non si sono avverate. I cittadini si sono calmati, perché vedono la luce alla fine del tunnel.

E per quanto riguarda la prospettiva di un'uscita della Grecia dall'Euro?

Tutti gli analisti che si aspettavano un abbandono dell'unione monetaria da parte della Grecia, dovranno pentirsi della loro previsione. Hanno spinto le persone ad investire su di una dissoluzione dell'Euro. Ma in questo modo hanno perso denaro, ed è un bene che sia andata cosi'. Se gli speculatori perdono il loro denaro, il sistema si stabilizza.

Qual'è la sua visione per la Grecia?

Non intendiamo solo ridurre il debito pubblico e raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2020. Vogliamo essere competitivi, esportare e non solo consumare. Non c'è nessun'altro paese che ha pagato un prezzo cosi' alto in termini di riduzioni salariali, tagli alle pensioni e disoccupazione. Adesso siamo vicini al nostro obiettivo e non vogliamo fallire.




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martedì 26 marzo 2013

Augstein: Merkel e Schäuble stanno incatenando gli altri popoli alla schiavitu' del debito


Jakob Augstein, columnist progressista di spicco, su Der Spiegel commenta la crisi del debito cipriota alla sua maniera: il desiderio di egemonia tedesco sta distruggendo l'Europa, dei tedeschi non ci si puo' fidare. Da Der Spiegel
Il dramma del salvataggio di Cipro ci mostra: l'Euro-conflitto è sempre piu' una battaglia per l'egemonia in Europa. Superficialmente sembra una questione economica. In verità Merkel e Schäuble stanno incatenando gli altri popoli alla schiavitu' del debito.

Nella crisi di Cipro i tedeschi hanno voluto mostrare la loro forza - ma l'hanno utilizzata per un obiettivo sbagliato, e non sono stati capaci di gestirla. I ciprioti pensavano di far pagare ai piccoli risparmiatori i costi del fallimento delle loro banche, i tedeschi hanno acconsentito perché volevano imporre il loro principio del "delitto e castigo".

Tutto il mondo era in ascolto. La garanzia sui depositi scompare, arrivano le promesse di Merkel: nel dubbio saranno i piccoli risparmiatori a dover pagare? Il piano è stato ritirato. Ora saranno i russi facoltosi a dover pagare il conto. Ma il danno è stato fatto, la fiducia minata: che valore ha la parola della Cancelliera? Il caso Cipro mostra ancora una volta: dei tedeschi in Europa non ci si puo' fidare.

Fortunatamente l'Eurogruppo si è deciso a fare il passo giusto: i piccoli risparmiatori sono garantiti, una banca fallirà, un'altra sarà ridimensionata. Ma lo spettacolo delle scorse settimane si poteva descrivere in questo modo: banchieri irresponsabili giocano e perdono il denaro dei ricchi riciclatori e i politici aiutano entrambi a salvarsi, a spese della gente comune che non ha i mezzi e le risorse per mettere in sicurezza i risparmi. E tutto questo sotto la gestione tedesca.

E' stato un segnale. La Cancelliera ha concesso a se stessa e ai tedeschi il lusso dell'ostentazione. Le esperienze storiche sono state cancellate. Sono buone solo per le tranquille serate davanti al televisore quando avvolti dalle coperte assistiamo a bocca aperta a "Unsere Mütter, unsere Väter" (serie tv sulla guerra) e al loro fallimento morale. Ma non sono importanti per il presente. Come è già accaduto due volte nella storia recente i tedeschi stanno sprofondando in un nuovo conflitto con i loro vicini. Indipendentemente dai costi e con un solo obiettivo, che fa paura: l'egemonia politica tedesca sul continente.

L'idea di Merkel di integrazione europea è la seguente: l'Europa deve piegarsi alla visione politica tedesca.

Chi crede di essere circondato da idioti, è un idiota

Nell'aggravarsi della crisi, per un momento la politica tedesca si è rivelata per quello che è:  caratterizzata da testardaggine, rietichettata fedeltà ai principi, ma che in verità è solo prepotenza. Nella politica europea Merkel ha rotto con ogni tradizione della Germania occidentale.  Non è andata diversamente con le tradizioni del suo stesso partito. Il consigliere di Merkel sulle questioni europee Nikolaus Meyer-Landrut nell'estate 2011 scriveva: tutto cio' di cui è responsabile Bruessel funziona. Cio di cui sono responsabili gli stati nazionali non funziona. Sarebbe stato logico trasferire a Bruessel piu' poteri. Merkel ha deciso diversamente. Il giornalista Stefan Kornelius ha descritto questo momento decisivo nella politica europea di Merkel.

Sotto la guida di Angela Merkel è tornata in vita l'Europa degli stati nazionali. L'ex cancelliere Schmidt ha avvisato: "La Corte costituzionale, la Bundesbank e ancora prima la Cancelliera Merkel, con grande dispiacere dei nostri vicini, si comportano come se fossero il centro d'Europa". Una parte dell'opinione pubblica tedesca si fonda su di una "prospettiva nazional-egoista". Il vecchio leader, che ha vissuto la guerra, non ha usato queste parole con leggerezza: nazional-egoista.

Nikolaus Blome sulla Bild-Zeitung ha rinominato i parlamentari di Nicosia "Zypr-Idioten" (Cipridioti) perché hanno votato contro il piano di esproprio dei risparmi degli Euro-salvatori. Ma dalla lettura del best-seller per bambini "il diario di Greg" sappiamo: chi crede di essere circondato da idioti, di solito è un'idiota. Questo Euro-conflitto si delinea sempre piu' come un conflitto per l'egemonia tedesca in Europa. Sembrerebbe una questione economica. In verità è solo lotta per il potere. I tedeschi stanno incatenando i popoli europei alla schiavitu' del debito. "Se la storia ci mostra qualcosa, è che il metodo migliore per difendere relazioni fondate sulla violenza e dargli una giustificazione morale, è usare lo strumento del debito - soprattutto perché si ha l'impressione che sia la vittima ad avere torto", cosi' scrive l'etnologo americano e attivista di Occupy  David Graeber.

Sono i piu' deboli a pagare il prezzo piu' alto

Come sempre in passato, anche oggi i perdenti vengono insultati. Chi ha debiti, è necessariamente colpevole.

E cio' offre spazio per le accuse e per l'autocommiserazione: "Senza garanzie tedesche non ci sarebbero fondi di salvataggio. Ma è proprio contro noi tedeschi che si rivolgono le critiche dei paesi in crisi, piu' spesso l'odio aperto. La Cancelliera viene denigrata con i baffi alla Hitler, le bandiere tedesche abbattute, noi tedeschi siamo i cattivi, i colpevoli di tutta la miseria", ha scritto recentemente il commentatore conservatore Hugo-Müller Vogg. E nei circoli piu' popolari come in quelli degli intellettuali si discute del partito populista di destra "Alternative für Deutschland" e della sua possibilità di ottenere un brillante successo alle elezioni federali di settembre.

Ma è tutta una bugia. Fino ad ora i tedeschi non hanno solo pagato, ma anche guadagnato. Ad esempio i risparmi sugli interessi che la Germania ha potuto realizzare dall'inizio della crisi, solo nell'ultimo anno 10 miliardi di Euro. E poi c'è il pagamento degli interessi da parte degli stati debitori. Questa è la realtà dell'Eurocrisi: i poveri di Atene stanno pagando per i ricchi in Germania.

Tutti questi tentativi in passato sono falliti. E falliranno anche in futuro. Perché gli europei non lo permetteranno. I tedeschi stanno ancora festeggiando la loro cancelliera.  Dovrebbero invece pensare alle parole dell'ex ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker: "Chi pensa che l'eterna questione della pace e  della guerra in Europa non sia piu' attuale, potrebbe sbagliarsi. I potenti demoni non sono scomparsi, stanno solo dormendo".
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sabato 23 marzo 2013

Colpirne uno, per educare tutti gli europei del sud


Lost in Europe, un interessantissimo blog di analisi politica ed economica, propone un'interpretazione della condotta tedesca sul caso cipriota: era necessario un caso esemplare da usare come avvertimento per gli europei del sud. Da Lost in Europe
Nella crisi di Cipro le parti si preparano a tutte le opzioni. Piano A, Piano B, uscita o espulsione - tutto è possibile. Gli osservatori a Bruxelles hanno un senso di dejà-vu: come è accaduto un anno fa con la Grecia, Berlino vuole trasformare Cipro in un caso esemplare.

Ricordiamocelo: Schäuble, Söder, Rösler - nell'estate 2012 hanno invitato ripetutamente la Grecia ad uscire. Solo un raid del segretario del tesoro americano Geithner sull'isola di Sylt aveva portato ad una svolta.

Ancora una volta è stato necessario un americano per salvare la Germania e l'Europa da un disastro economoco e da un grande incidente di politica estera. Se lasciamo che Cipro esca, ci saranno dei danni enormi.

E' chiaro che Merkel, Schäuble & Co. intendono usare questa crisi per farne un caso esemplare. Lo ha spiegato in maniera molto chiara il Ministro delle Finanze maltese Scicluna, quando sul "Times of Malta" ha descritto la riunione di venerdi' scorso. Citazione dal "Times of Malta":


"So the package had to create the precedent of penalising the depositor rather than the taxpayer. Of course, like all attacks, the collateral damage to be suffered by the Cypriot people could not be avoided. The €18 billion financial gap had to be filled in partly by a €10 billion EU bail- out and a matching €8.5 billion bail- in. This includes gold sales, privatisation, a stiff levy on interest from bank deposits covering both guaranteed and non guaranteed ones, and an ambitious 4.5 per cent of GDP consolidation which will cut Cyprus’s enormous debt back to 100 per cent by 2020. More questionable for a micro state is a proposed downsizing of their domestic banking sector to European average proportions.

All this was “agreed” to by the Cypriot government representative who, with a pistol to the head, was naturally unusually co- operative. But it took nearly 10 long hours before the Cypriot minister’s body and soul became exhausted enough for him to assent to this accord. As soon as that happened Schauble demanded that all wire transfers to and from the Cypriot banks would cease forthwith.

The feeling one got on exiting the meeting in the early hours of the day was that never in one’s life would one like to dream the experience let alone live it. That is indeed salutary to any finance minister who needs to be reminded that any fiscal slippage in the country’s public finances is done at a great risk to the country’s economic welfare"


Scicluna parla di un'aggressione, di una "pistola puntata alla testa" e di una lezione di vita che Schäuble ha dato agli "amici ciprioti" e agli altri ministri delle finanze. L'insegnamento: ogni situazione finanziaria difficoltosa puo' essere rischiosa per la vita!

Alcuni dei lettori di questo blog e molti tedeschi saranno soddisfatti per questa lezione. Finalmente la Germania è rimasta inamovibile, finalmente un paradiso fiscale è stato smantellato! Perfino Verdi e SPD applaudono.

Ma la gioia naturalmente è destinata a durare poco. Da un lato Schäuble è corresponsabile della crisi, come già scritto (“Schäubles Schuld”). La questione poteva essere risolta amichevolmente già in autunno.

Dall'altro ha imposto a Cipro condizioni impossibili da soddisfare. Ha preteso un "bail-in", vale a dire una partecipazione dei risparmiatori al salvataggio. Ma le casse sono vuote. E' come cercare di rubare qualcosa a un povero - per poi meravigliarsi di non aver trovato nulla.

Ma soprattutto Schäuble è stato arbitrario. Perché Cipro deve cambiare il suo modello di business, se i paradisi fiscali Lussemburgo, Irlanda e Olanda possono andare avanti tranquillamente?

Perché gli investitori russi sono cattivi, mentre quelli britannici, americani e tedeschi (pesantemente esposti in Irlanda) sono buoni? Perché i britannici e i tedeschi hanno potuto salvaguardare i loro investimenti a Cipro, al contrario i russi non hanno potuto?

A quanto pare - ancora una volta - si trattava di farne un caso esemplare per gli europei del sud. Probabilmente si vuole dare anche a Italia e Spagna una dimostrazione di forza. Il nord invece è escluso - e questo non va bene.

giovedì 21 marzo 2013

Tutti gli errori di Herr Schäuble

Herr Schäuble, nel tentativo di usare la crisi debitoria a Cipro per fare campagna elettorale interna, ha commesso una serie di errori. Da Lost in Europe

La crisi di Cipro si estende. Dopo che gli Eurosalvatori hanno fallito nel tentativo di introdurre un prelievo obbligatorio sui depositi, si inizia a parlare di un possibile collasso dell'isola. Il ministro Schäuble dice di essere preparato per ogni evenienza - ma è lui il solo ad avere molto da perdere.

La Germania dopo la Grecia è il secondo creditore di Cipro.  Le banche tedesche hanno investito 5.9 miliardi di Euro nel paradiso fiscale (dati International Bank of Settlements) - ci sa spiegare il motivo, Herr Schäuble?

Ma questa non è la sola preoccupazione che affligge il ministro. Molto piu' grande è la paura di perdere l'aurea dell'invincibile Eurosalvatore - e innescare una reazione a catena.

Se Cipro dovesse dichiarare l'insolvenza e lasciare l'Euro, la Grecia e il Portogallo seguirebbero a breve. Poi sarebbero l'Italia e la Spagna ad essere sotto pressione. Alla fine potrebbe essere tutto il sud Europa a crollare - nel peggiore dei casi proprio durante la campagna elettorale tedesca. 

E ora arriva la punizione per la scelta fatta da Schäuble di posticipare la decisione sul caso Cipro. Non è stato il suo unico errore. Di fatto tutta la politica tedesca sul caso Cipro è un fallimento:

Errata analisi delle cause: Cipro è finito nei guai a causa degli errori fatti con il salvataggio greco, soprattutto dopo il taglio del debito. Ma Schäuble sostiene che un settore bancario troppo grande ne sia la causa.

Manovra populista diversiva: invece di affrontare il problema concretamente, l'opinione pubblica tedesca è stata distratta con i ricchi oligarchi, la mafia russa e il riciclaggio di denaro. Per la prima volta la scorsa settimana Schäuble ha ammesso di non averne nessuna prova. 

Tattica del rinvio: Cipro ha presentato la sua richiesta di aiuto già nel giugno dello scorso anno. Nel mese di novembre la Troika aveva presentato un "Memorandum of Unterstanding" (MOU) - ma Schäuble aveva detto no. E cosi' del tempo prezioso è andato perduto. 

Diktat di Berlino: il MOU prevedeva tasse immobiliari piu' alte, ma nessun prelievo forzoso. La Troika non aveva chiesto nessun "contributo" di 5.8 miliardi di Euro. E' stato Schäuble ad escogitarlo - con le famose conseguenze.

Violazione delle regole EU: probabilmente il governo cipriota era libero di decidere come ottenere questi 5.8 miliardi di Euro. Ma il prelievo di denaro dal piccolo risparmiatore era in contrasto con il diritto comunitario. E questo Schäuble lo sapeva, e poteva evitarlo.

Naturalmente anche i ciprioti sono corresponsabili per la debacle. Ma se siamo finiti nella crisi, se c'è stata una escalation, dobbiamo prima di tutto ringraziare il nostro tesoriere supremo. Sull'isola dei giocatori d'azzardo...è stato fregato!

Chiunque legga il MOU, vi troverà numerose alternative alle attuali richieste dell'Eurogruppo. IL FMI aveva inoltre proposto una ristrutturazione del debito cipriota. E poi naturalmente c'era la possibilità di ricapitalizzare le banche direttamente con il fondo ESM, come proposto da Y. Varoufakis. Schäuble non puo' certo dire che la sua politca è la sola possibile - al contrario è solo un intralcio per ogni altra possibile soluzione.

Arrivano i russi?


Merkel e Schauble, troppo impegnati nel preparare la campagna elettorale, non hanno compreso le dimensioni della crisi cipriota. Ora entrano in scena i russi, ed inizia un braccio di ferro. Da Der Spiegel.
Cipro ha respinto il piano di salvataggio di Bruessel - ora Mosca dovrà aiutare l'isola, ormai sull'orlo della bancarotta. Ma Putin potrebbe chiedere un prezzo molto alto. 

 
Gli abitanti di Limassol chiamano la loro città la "piccola Mosca", per via dei tanti uomini d'affari russi. Nella parte sud di Cipro sono domiciliate molte holding degli oligarchi. Ora che il parlamento di Nicosia ha rifiutato il piano degli europei, il governo di Cipro cerca aiuto nella stessa direzione da cui negli anni scorsi sono arrivati sull'isola mediterranea tanti miliardi: verso est, verso la Russia.

 
Il presidente Nikos Anastasiades si tiene in contatto telefonicamente con il capo di stato russo Wladimir Putin. Il ministro delle finanze Michael Sarris martedi sera è arrivato a Mosca. Sarris sta trattando con il Cremlino e altri funzionari il sostegno russo. I vertici di uno stato membro dell'EU e dell'Eurozona vanno a Mosca per elemosinare aiuto - per il Cremlino ci sono stati sicuramente momenti peggiori.

 
Qual'è la posizione di Mosca nella crisi di Cipro?

 
Per la Russia, fra i paesi EU, Cipro e la Grecia hanno un ruolo speciale. Molti ciprioti e greci appartengono alla chiesa ortodossa, da sempre in rapporti molto stretti con il patriarca di Mosca. L'Arcivescovo di Cipro Chrysostomos ha perfino chiesto al patriarca Kirill di intercedere presso Putin in favore di Cipro.

 
I colloqui a Mosca non saranno facili, il Ministro delle Finanza russe Anton Siluanow è molto arrabbiato: Mosca è stata informata troppo tardi sui salvataggi e sulla tassa patrimoniale. Il predecessore di Siluanow, l'uomo di fiducia di Putin Alexej Kudrin, parla addirittura di "mancanza di rispetto".
 
 
La Russia deve temere la crisi di Cipro?

 
Si' e no. Insieme ai britannici, i russi sono gli investitori piu' grandi sull'Isola. Le somme esatte non le conosce nemmeno il governo di Mosca. Ma secondo le diverse stime i depositi degli investitori russi sarebbero tra i 20 e i 40 miliardi di dollari. La banca pubblica Sberbank ha stimato essere pari al 40 % la quota russa nei 5.8 miliardi di Euro da incassare con la tassa patrimoniale. I media moscoviti ipotizzano perfino un possibile contagio della crisi verso il grande paese: nel loro racconto i sistemi bancari dei due paesi sarebbero "legati come gemelli siamesi".

E' una paura esagerata. Un aggravamento della crisi cipriota o addirittura un fallimento di stato colpirebbe duramente le banche russe. Si fa il nome della banca statale VTB, a causa di una controllata cipriota. Ma considerando le riserve valutarie pari a 530 miliardi di Euro, lo stato russo e la sua economia sembrano essere abbastanza forti da poter sostenere le perdite di tutti i depositi russi a Cipro.

Che cosa vuole ottenere la Russia?

Primo: limitare i danni per gli investitori russi. A differenza del predecessore Boris Jelzin, Putin non tiene a distanza gli oligarchi. Il Cremlino prende in considerazione i loro interessi e cerca di tutelarne gli investimenti, secondo Alexej Muchin, direttore del Centro per l'Informazione politica. Putin non ha "alcun interesse a farsi nuovi nemici". 

Secondo: usare la crisi per migliorare l'immagine del paese. Il Cremlino vorrebbe dare alla Russia un'immagine di stabilità durante la crisi e proporre il paese come un sicuro rifugio finanziario, sia verso l'esterno sia verso i suoi cittadini. I media russi fanno a gara nel dare già spacciata l'Unione Europea. Si parla di "Euro-bolscevismo", perfino la columnist di opposizione Julija Latynina parla di "parassiti europei, che si nutrono di Cipro e Russia". Mentre l'Europa è schiacciata da una montagna di debiti, il Cremlino brilla per il suo successo finanziario. Grazie ai grandi introiti dovuti alla vendita di gas e petrolio, il deficit nel 2012 è rimasto all'0.8% del PIL, il debito pubblico è inferiore al 10%.

La Russia aiuterà Cipro?

Piu' si' che no. Mosca ha già concesso a Nicosia lo scorso anno 2.5 miliardi di Euro di credito. Cipro spera di posticipare la scadenza al 2021 e di aumentare l'importo fino a 5 miliardi di Euro. Mosca pero' vuole concedere l'aiuto solo a determinate condizioni.

Gli obiettivi di Mosca

Piu' trasparenza: Mosca vuole avere piu' informazioni sul denaro russo e sulle aziende russe nell'isola. Cipro è una sorta di lavatrice per il denaro russo. Anno dopo anno vengono trasferiti sull'isola decine di miliardi, che poi sono reinvistiti subito dopo nella stessa Russia. Nel 2010 Cipro è stato il piu' grande investitore estero in Russia con oltre 50 miliardi di dollari. Gli investimenti dalla Germania sono stati solo 21 miliardi di Euro.

I criminali e gli oligarchi amano Cipro perché permette loro di risparmiare tasse e ripulire il denaro. Numerose grandi aziende russe appartengono formalmente a piccole società con sede a Cipro. Il Cremlino vuole cambiare queste regole.

Gas: in cambio del sostegne russo, Cipro potrebbe dare la priorità al colosso del gas russo Gazprom nello sfruttamento dei giacimenti davanti alla costa.

Controllo sulle società cipriote: le imprese russe, in caso di privatizzazione delle imprese statali cipriote, potrebbero essere favorite. 

Presenza militare: la Russia ha piani ambiziosi per la creazione di una flotta del Mediterraneo. Nel Mediterraneo pero' dispone solo di un porto: una piccola base navale marina nella città siriana di Tartus. Non è da escludere che in cambio di auti finanziari la Russia possa pretendere una cooperazione militare piu' stretta. 

martedì 19 marzo 2013

Di chi è la colpa?


Dopo lo scaricabarile, NachDenkSeiten.de, interessante sito di analisi economica da sempre critico verso le politiche merkeliane, individua i responsabili della patrimoniale cipriota. Non è tutta colpa dei tedeschi. Jens Berger Da NachDenkSeiten

Secondo i racconti fatti dagli insider e raccolti dal Financial Times e dal cipriota Kathimerini, il poker della negoziazione si è svolto in questo modo: nel pomeriggio Angela Merkel ha messo la pistola alla tempia del nuovo presidente Nikos Anastasiades - un politico conservatore che con il sostegno di Merkel ha vinto le elezioni contro il suo avversario Christofias. L'offerta: il denaro dal fondo ESM arriverà solo se i risparmiatori ciprioti parteciperanno ai costi del salvataggio. Anastasiades ha quindi proposto una tassa speciale alquanto moderata del 3.5 % sui depositi bancari sotto i 100.000 €, e del 7.5 % sui depositi superiori ai 100.000 €. Se in questi giorni i commentatori conservatori si  strappano i vestiti per la violazione della garanzia sui depositi, allora dovrebbero mettere nero su bianco i nomi. L'idea di far passare alla cassa anche i piccoli risparmiatori, a quanto pare è arrivata dal capo del FMI Christine Lagarde, ed è stata imposta ai ciprioti da Angela Merkel.

Si apre il sipario per Wolfgang Schäuble

Nelle negoziazioni successive, la questione non era piu' se i risparmiatori dovevano essere coinvolti, ma in quale misura. Dopo che il lato cipriota nella negoziazione aveva approvato una partecipazione del risparmiatore tutto sommato moderata, Wolfgang Schäuble ha preso la palla al balzo e ha messo di nuovo la pistola alla tempia di Anastasiades. Non si tratta piu' del 3.5% e del 7.5%, ma della somma complessiva da ricavare con la tassa speciale. I 7 miliardi di Euro decisi da Schäuble, corrispondono a quasi il doppio di quanto in precedenza era stato definito prelievo "moderato". Anastasiades è uscito dalla stanza arrabbiato e ringhiando: "state cercando di ucciderci".

Si apre il sipario su Jörg Asmussen

A questo punto entra in scena il membro del board BCE Jörg Asmussen e chiarisce ai ciprioti: in caso di un fallimento dei negoziati, la BCE a partire da martedi' è pronta a chiudere la sua linea di credito per le due banche cipriote piu' grandi. Decisione che avrebbe portato il sistema bancario cipriota al crollo immediato. Il governo cipriota non aveva alcuna scelta - bere o affogare.

Il risultato finale non getta una buona luce sul presidente cipriota. La partecipazione dei piccoli risparmiatori alla tassa speciale non è stata in realtà una richiesta specifica dei tedeschi, del FMI, dell'Eurogruppo o della BCE. A Cipro è stato richiesto "esclusivamente" di raccogliere 7 miliardi di Euro con una tassazione straordinaria. E questa somma si sarebbe potuta ottenere senza tanti problemi anche evitando la partecipazione dei piccoli risparmiatori. Secondo i calcoli di Barclays Capital, Cipro avrebbe potuto raggiungere i 7 miliardi di Euro anche senza tassare i depositi bancari sotto i 100.000 €, e tassando i depositi oltre i 100.000 € con un 15.5 % di prelievo.

E' stato il presidente Anastasiades a decidere se i piccoli risparmiatori dovevano essere coinvolti oppure se a partecipare dovevano essere i numerosi e facoltosi clienti russi. Anastasiades del resto non sarebbe stato un vero conservatore, appoggiato da Merkel in campagna elettorale, se avesse deciso difendere i piccoli risparmiatori e far pagare quelli grandi.
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domenica 17 marzo 2013

Schäuble il cipriota


Ancora una volta è stato il ministro tedesco Schäuble a dettare le condizioni del salvataggio cipriota. A pochi mesi dalle elezioni, la coalizione di governo non poteva rischiare di subire gli attacchi dell'opposizione su un tema cosi' importante. Da FAZ.net
La storia degli Eurosalvataggi è una storia di continue violazioni delle regole - e di violazioni che preparano il terreno per quelle che seguiranno. I piccoli risparmiatori ciprioti saranno espropriati nella stessa misura dei riciclatori di denaro esteri.

La storia degli Eurosalvataggi è una storia di continue violazioni delle regole - e di violazioni che preparano il terreno per quella successiva. Se ci fosse bisogno di ulteriori prove, ce lo dimostra il programma di aiuti deciso per Cipro. E' difficile immaginare un danno alla fiducia peggiore di un esproprio dei risparmi fatto da un giorno all'altro. I piccoli risparmiatori ciprioti, secondo quando deciso a Bruessel, dovranno pagare come i presunti o reali riciclatori di denaro - che hanno sicuramente avuto il tempo di ritirare i loro risparmi.

La violazione delle regole avviene in maniera formale: in tutta la EU esiste - dall'inizio della crisi finanziaria - un'assicurazione sui depositi fino a 100.000 €. L'Eurogruppo ha scelto di ignorarla. La violazione consiste inoltre nella mancanza di certezza della legge, e in una penalizzazione dei piccoli risparmiatori. Il segnale lanciato non ha bisogno di ulteriori chiarimenti. Indipendentemente dal fatto che gli stati Euro non sono disponibili a finanziare il denaro riciclato dai russi - e dal fatto che il contribuente tedesco non è disponibile a salvare le disastrate banche cipriote.

Le richieste tedesche sono state la causa

Ancora una volta l'Eurogruppo ha sottolineato che la soluzione trovata è un caso unico - come a suo tempo sosteneva che la partecipazione dei creditori privati al taglio del debito pubblico greco era unica e non si sarebbe mai piu' verificata. Oggi come allora i responsabili portano sulla coscienza questa decisione, perché erano a conoscenza degli effetti collaterali negativi. E ora come allora, la presunta unicità è da ricondurre alle richieste tedesche.

Una nuova garanzia (prima di tutto) dei contribuenti tedeschi, non sarebbe stata politicamente sostenibile in Germania. Nel 2011 il Ministro delle Finanze aveva dichiarato: anche le banche dovranno sostenere i costi del salvataggio greco. Anche nel caso in cui questa partecipazione privata causi dei costi aggiuntivi. E proprio le banche cipriote, pesantemente esposte verso le banche greche, hanno perso una parte dei loro crediti e sono quindi finite sull'orlo del precipizio.

Schäuble si è trovato sotto la pressione politica interna

Adesso Wolfgang Schäuble potrà dire: sono riuscito ad imporre la partecipazione dei riciclatori al salvataggio bancario. Senza sapere quanto in realtà questo corrisponda alla verità. Il ministro si è trovato sotto una forte pressione politica interna. Questa volta la pressione non è arrivata solamente dalla minoranza dei deputati che al Bundestag da sempre non appoggiano la politica dei salvataggi, ma anche dall'opposizione. Non potevano infatti farsi sfuggire la preziosa opportunità di considerare scandalosi gli aiuti versati ai riciclatori di denaro e il sostegno offerto al paradiso fiscale cipriota.

L'Eurogruppo ha cercato di convincere in ogni modo il berlinese a sostenere il costo del salvataggio. Visto che è difficile distinguere fra risparmiatori buoni e cattivi, i costi saranno per tutti i correntisti. In considerazione del dibattito tedesco attuale, chi ora avrà il coraggio di criticare la partecipazione del piccolo risparmiatore cipriota al salvataggio, con rispetto parlando, Herr Steinbrück, sarà un ipocrita.

Ed è ipocrita anche il capogruppo della FDP Rainer Brüderle quando chiede che sia dimostrata la rilevanza sistemica di Cipro, prima che il Bundestag ratifichi la decisione sugli aiuti. Anche Schäuble a Bruessel per un po' ha tentato la strada della non rilevanza sistemica ed ha fallito. Come criterio per un aiuto tedesco, la rilevanza sistemica di un paese non ha molto valore. Utilizzare il criterio della presunta "rilevanza sistemica" per la concessione degli aiuti serve quanto parlare di "ultima istanza". Se la BCE ritiene che Cipro abbia una rilevanza sistemica, nemmeno Brüderle riuscirà a dimostrare il contrario di quanto la banca centrale sostiene.
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sabato 10 novembre 2012

Schäuble il francese


Il ministro Schäuble, dopo i compiti a casa per il sud Europa, inizia con le ripetizioni ai francesi. Che la compressione salariale abbia inizio anche sull'altra sponda del Reno! Da Die Zeit
Il Ministro delle Finanze ha chiesto al Comitato dei Saggi economici tedeschi di elaborare un piano di riforme per la Francia. Un affronto, che puo' pero' aiutare l'Europa.  Commento di Karsten Polke-Majewski.

A Berlino le preoccupazioni sulla Francia sono forti, tanto da far rischiare una gaffe diplomatica al Ministro delle Finanze. Wolfgang Schäuble ha infatti richiesto al Comitato dei Saggi economici di elaborare un piano di riforme per affrontare il momento difficile dell'economia francese. Quando si era mai visto un governo preparare un piano non richiesto per un altro paese?

E' difficile dire se Schäuble intenda aumentare la pressione su Parigi per affrontare i problemi del paese, o se invece si tratti solo di preparare un'agenda per l'economia francese. La mossa tuttavia mostra quanto è seria nel governo la preoccupazione che il secondo pilastro dell'Eurozona possa trovarsi in difficoltà.

Già nelle scorse settimane il precedente cancelliere Gerhard Schröder ha criticato la politica economica del presidente socialista: "Hollande presto dovrà ammettere di non poter mantenere quello che nella campagna elettorale ha promesso".

Essere offesi non basta.

Il suo approccio è privo di tatto. Immaginate se Parigi pretendesse di dettarci la nostra politica energetica. E' tuttavia lecito dubitare se il governo francese intenda veramente imboccare la strada giusta per risolvere la crisi. Anche il commissario Olli Rehn recentemente è stato molto chiaro: Parigi si affida a misure di crescita irrealistiche.

Il governo francese deve ora mostrare come intende migliorare la competitività della propria economia. Anche se il comportamento di Schäuble puo' essere considerato arrogante, qui non serve sentirsi offesi. Perchè è troppo grande il rischio che le debolezze francesi si estendano a tutto il continente europeo.