Visualizzazione post con etichetta russia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta russia. Mostra tutti i post

mercoledì 6 settembre 2023

Sempre piu' fertilizzanti russi per l'agricoltura tedesca!

La Germania non vuole più importare gas dalla Russia, però importa sempre più fertilizzanti russi, che di fatto sono essenzialmente un prodotto raffinato del gas russo. Un'altra storia di ipocrisia in tempo di guerra, ne scrive Die Zeit

Fertilizzante russo per la Germania

Antje Bittner, un'anziana dipendente della SKW Piesteritz, un'azienda produttrice di fertilizzanti con tre decenni di esperienza a Wittenberg, è attualmente profondamente frustrata. Nel corso di una conversazione telefonica, ha espresso tutta la sua preoccupazione: "In effetti, ufficialmente la Germania ha smesso di importare gas dalla Russia a causa della distruzione dei gasdotti Nord Stream, dato non vogliamo sostenere la guerra", ha detto la CEO. "Ma sorprendentemente, il nostro Paese continua a importare ingenti quantità di fertilizzanti russi, che in realtà sono prodotti proprio a partire dal gas raffinato. Quindi, che lo si faccia in modo consapevole o meno, i consumatori stanno ancora finanziando la guerra russo". Questo è moralmente sbagliato, enfatizza. "E l'economia nazionale viene distrutta!"

Questa prospettiva viene ampiamente condivisa da molti operatori del settore. Infatti, molte cose sono cambiate nel mercato dei fertilizzanti da quando è iniziata la guerra. I produttori tedeschi hanno drasticamente ridotto la loro produzione a causa dei crescenti costi del gas, che rappresentano circa il 90% dei costi di produzione. Alla SKW Piesteritz, la produzione di ammoniaca è diminuita drasticamente, la BASF ha chiuso definitivamente uno dei suoi due impianti a Ludwigshafen e l'azienda norvegese Yara ha temporaneamente ridotto la produzione a Brunsbüttel. Di conseguenza, i fertilizzanti tedeschi sono diventati un bene raro e costoso sul mercato.

Da allora, gli agricoltori hanno effettivamente cercato di risparmiare, ma solo in misura limitata. Desiderano continuare ad apportare l'azoto necessario alle loro colture, garantendo che le rese non diminuiscano e che la qualità dei prodotti agricoli, come il grano, non ne risenta. Questa è la ragione per cui attualmente c'è una quantità notevolmente maggiore di importazioni di fertilizzanti rispetto al passato. La quota di fertilizzanti russi nel consumo europeo è aumentata dal 6% al 23% in soli dodici mesi.

Ora questi fertilizzanti provengono da paesi in cui il gas è economico, ma spesso questi paesi sollevano preoccupazioni legate alla loro reputazione. La Russia è il principale beneficiario di questa situazione, in quanto il costo del gas naturale è meno di un sesto rispetto ai prezzi tedeschi. Il gas a basso costo viene utilizzato per produrre grandi quantità di fertilizzanti a base di urea, sfruttandolo sia come materia prima che come fonte di energia.

In aggiunta a ciò, il fertilizzante ora viene importato in Germania da altre regioni del mondo, come la Nigeria, l'Egitto o la Cina, che in passato non erano tra i principali fornitori. Sorprendentemente, persino l'Iran è coinvolto nelle forniture di fertilizzanti, sebbene non sia ufficialmente documentato nelle statistiche a causa delle sanzioni statunitensi che vietano il commercio di prodotti iraniani. Tuttavia, secondo quanto riferito da molte fonti del settore, gli esportatori iraniani utilizzano una strategia ingegnosa per far sì che il loro fertilizzante arrivi in Germania, presentando dichiarazioni false attraverso l'Oman. Frank Gemmer, amministratore delegato dell'Associazione tedesca dell'industria agricola, spiega: "Accettiamo comunque il fertilizzante iraniano perché è molto conveniente, persino più conveniente di quello proveniente dalla Russia".

Ma i fertilizzanti a basso costo hanno il loro prezzo, non solo dal punto di vista morale, ma anche da quello ecologico. "I fertilizzanti russi hanno un'impronta di CO₂ significativamente più alta di quelli prodotti in Europa", afferma Marco Fleischmann, responsabile per la Germania dell'azienda norvegese Yara. Ciò è dovuto alla migliore tecnologia dei convertitori catalitici negli impianti dell'Europa occidentale.

Inoltre, i fertilizzanti a base di urea tedeschi contengono stabilizzatori che impediscono in larga misura la fuoriuscita nell'atmosfera di protossido di azoto o ammoniaca, dannosi per il clima, dopo lo spargimento sui campi. I prodotti provenienti dalla Russia o dall'Iran non hanno queste caratteristiche, afferma Antje Bittner di SKW Piesteritz. Con queste importazioni, gli additivi dovrebbero essere spruzzati successivamente nei porti o nelle aziende agricole. Ma spesso questo non avviene. "Abbiamo analizzato 22 campioni nelle scorse settimane", dice Bittner, "più della metà di essi presentavano una quantità insufficiente o nulla di stabilizzante per prevenire le emissioni di ammoniaca - una chiara violazione della legge". In ultima analisi, afferma Bittner, gli agricoltori vengono truffati perché pagano per prodotti che non dovrebbero essere utilizzati in questo modo.

L'embargo è la soluzione? Finora l'UE non ha imposto sanzioni sui fertilizzanti russi. Da un lato, la Russia ha posto questa condizione per l'accordo sul grano con l'Ucraina, che però è scaduto. Ma soprattutto, un embargo colpirebbe anche gli agricoltori e i consumatori europei, rendendo la questione insidiosa. 

Molti Stati dell'Europa orientale e scandinava stanno risolvendo il problema da soli. Semplicemente, non permettono più l'ingresso di fertilizzanti russi nel Paese. L'anno scorso, la Lettonia ha persino trattenuto per mesi una nave con un carico di fertilizzanti nel porto di Riga. È stata autorizzata a salpare solo quando è stato chiarito che l'ambita sostanza sarebbe stata consegnata a Paesi dell'Africa.


Leggi gli ultimi articoli sulla guerra -->>


mercoledì 16 agosto 2023

Il sorpasso: l'economia russa ha superato quella tedesca (se misurata a parità di potere di acquisto)

I tedeschi amano sminuire l'economia russa sostenendo che in fondo il PIL russo è sul livello di quello italiano, ma con una popolazione chè piu' è del doppio rispetto a quella del bel paese. Ma come sta andando il PIL russo? I dati appena pubblicati dalla britannica BNE intellinews certificano il sorpasso del pil russo su quello tedesco, se misurato a parità di potere di acquisto. Un bello smacco per i tedeschi e per chi in occidente ha clamorosamente sopravvalutato l'effetto delle sanzioni. Ne scrive Junge Welt

L'economia russa supera quella tedesca in termini di pil a parità di potere di acquisto

È un movimento a forbice: mentre le istituzioni finanziarie internazionali come il FMI ridimensionano di trimestre in trimestre le loro aspettative per l'economia tedesca, l'ultima revisione è stata a meno 0,3 percento per l'intero 2023, allo stesso tempo stanno riconoscendo alla Russia una crescita economica sempre piu' sostenuta: il PIL russo dovrebbe crescere dello 0,7 percento nel corso dell'anno. Le previsioni ufficiali di Mosca sono ancora più ottimistiche, con un aumento del 2,5 percento.

Solitamente si cerca di relativizzare questa situazione osservando che il prodotto interno lordo russo equivale "soltanto" a quello dell'Italia, ma con una popolazione tre volte inferiore, quindi tutti i tassi di crescita vengono calcolati partendo da una base più bassa. Ma potrebbe anche essere che l'Occidente stia cercando di dipingere una situazione più rosea per i suoi interessi. La recente sintesi di diversi studi economici di livello accademico e di alcuni investitori riportati dall'agenzia economica britannica "BNE Intellinews" hanno attirato l'attenzione su questo fatto.

Di conseguenza, le statistiche occidentali sarebbero distorte dal fatto che registrano tutti i dati economici in prezzi nominali - convertiti in dollari statunitensi. L'economia russa quindi è già stata penalizzata dalla svalutazione della valuta nazionale, che attualmente si attesta intorno a 100 rubli per dollaro statunitense o euro, anche se la caduta del rublo è stata temporaneamente fermata dalla decisione della Banca centrale russa di vendere riserve di valuta estera per un valore di 21,5 milioni di euro al giorno - il dollaro e l'euro giovedì sono scesi  rispettivamente di oltre mezzo punto percentuale a 96,49 e 106,02 rubli.

Sarebbe più corretto, come sottolinea la BNE, utilizzare le parità di potere d'acquisto. Questo metodo di calcolo cerca di tener conto del diverso livello dei prezzi nei paesi confrontati. Un classico esempio è l'indice "Big-Mac" stilato da molti anni dalla rivista britannica The Economist. Esso confronta il costo di un "Big Mac" negli Stati Uniti e in Russia, ad esempio, prendendo in considerazione il costo di produzione e delle materie prime standardizzate. Questo confronto rivela che un "Big Mac" costa circa 5 dollari negli Stati Uniti, ma equivale a soli 2,50 dollari in Russia. In condizioni altrimenti uguali, il "valore" del PIL russo dovrebbe quindi essere rivalutato del 100 percento. 

Il punto di vista di Jacques Sapir, economista, pubblicato nella rivista American Affairs lo scorso inverno, dimostra quanto possano differire le quote di produzione di ricchezza mondiale tra le diverse economie, anche se si basano sugli stessi dati del FMI. Con i tassi di cambio, l'ordine delle economie degli Stati Uniti, della Cina, della Germania e della Russia è quello mostrato nella Tabella 1. Ma secondo le parità di potere d'acquisto, l'ordine cambia come mostrato nella Tabella 2.

L'economia russa supera quella tedesca in termini di pil a parità di potere di acquisto
Tabella 2

Mentre nel primo caso l'economia tedesca sembra almeno due volte più grande di quella russa, quando si considera il potere d'acquisto, entrambi i paesi sono praticamente alla pari, e così avviene già da anni. Attualmente il valore del prodotto interno lordo russo avrebbe già superato di poco quello tedesco, scrive la BNE: 5,32 contro 5,3 trilioni di dollari USA. Pertanto, la Russia sarebbe la quinta economia più ricca del mondo, mentre la Germania scenderebbe al sesto posto.

È possibile criticare il metodo dell'indice "Big Mac" per la sua unilateralità, poiché non tiene conto, ad esempio, dei livelli salariali, che tra gli Stati Uniti e la Russia sono certamente in rapporto diverso di 2:1. Vengono confrontati solo alcuni dei molteplici indicatori delle economie nazionali. È anche innegabile che le spese militari abbiano un effetto paradossalmente positivo sui conti economici complessivi: un carro armato costruito da Rheinmetall qui o da Uralvagonzavod là è considerato un reddito per il produttore, anche se sottrae ricchezza sociale, in quanto il suo valore consiste nel distruggere valore d'uso.

Jacques Sapir tuttavia ha indicato un vantaggio strutturale che la Russia ha effettivamente rispetto alla maggior parte delle economie occidentali: una base economica reale relativamente forte, ulteriormente incentivata dalle sanzioni occidentali, in quanto le sanzioni commerciali hanno portato a una sostituzione delle importazioni. La diagnosi generale è: l'Occidente ha nettamente sopravvalutato gli effetti delle sue sanzioni contro la Russia.

Classifica pil paesi a parità di potere di acquisto

 Leggi gli altri articoli sulla crisi economica in Germania -->>

domenica 30 luglio 2023

Volkswagen svende il suo stabilimento in Russia e registra perdite per 400 milioni di euro

VW costretta a svendere ai russi lo stabilimento di Kaluga in Russia e le altre strutture per l'importazione di auto nel paese. Il gruppo automobilistico per la prima volta fornisce cifre precise sulle dimensioni delle loss registrata in Russia, ne scrive la Berliner Zeitung

volkswagen kaluga

Finora non si sapeva quanto fosse costato al nuovo proprietario russo lo stabilimento di Kaluga e le altre strutture del Gruppo VW. Ora il Gruppo VW lo conferma nel suo nuovo rapporto annuale: il prezzo di vendita è stato di 125 milioni di euro.

Cifra che corrisponde alla precedente richiesta del governo russo. Secondo il governo, infatti, l'acquisto non doveva superare i 125 milioni di euro (circa 11,3 miliardi di rubli il giorno dell'approvazione, il 17 aprile). Il gruppo ha inoltre comunicato che la transazione comprende gli impianti di produzione di Kaluga, la struttura per l'importazione dei marchi del gruppo Volkswagen Passenger Cars, Volkswagen Commercial Vehicles, Audi, Skoda, Bentley, Lamborghini e Ducati per eventuali attività di post-vendita e le attività di magazzino, nonché le attività di servizi finanziari di Scania con tutti i relativi dipendenti.

Venduti impianti e strutture in Russia: Volkswagen registra perdite per oltre 400 milioni di euro

La transazione è stata conclusa il 18 maggio. Il nuovo proprietario è Art-Finance, fondata solo nel febbraio 2023 e sostenuta dal concessionario russo Avilon, sempre secondo quanto dichiarato da VW. In precedenza Avilon per anni era stato il concessionario ufficiale del gruppo VW in Russia.

Secondo il rapporto di VW, il deconsolidamento delle società interessate comporterà una perdita di 400 milioni di euro nell'esercizio 2023. Il gruppo spiega la perdita principalmente con la realizzazione di "effetti di conversione valutaria" per 300 milioni di euro. Oltre alla liquidazione di Volkswagen Group Rus e delle sue filiali in Russia, il gruppo afferma di non aver registrato ulteriori spese significative in relazione al "conflitto Russia-Ucraina" nella prima metà dell'anno.

Volkswagen in Russia: il valore effettivo sembra essere quattro volte più alto

La Berliner Zeitung aveva precedentemente riportato che la vendita delle strutture VW era stata preceduta da una causa intentata all'inizio di marzo dal Gruppo GAZ di Oleg Deripaska, l'oligarca russo e confidente di Putin sanzionato da USA e UE. Il Gruppo GAZ voleva un risarcimento da parte di VW per aver rescisso il contratto per l'assemblaggio di auto Skoda e VW a Nizhny Novgorod, dove il Gruppo GAZ, in quanto gruppo automobilistico e di armamenti, ha i suoi impianti di produzione.

Il tribunale aveva poi sequestrato quasi tutte le proprietà dell'azienda tedesca in Russia. In aprile, il tribunale ha poi revocato il sequestro dei beni di VW. Un rappresentante di VW ha stimato il prezzo totale dei beni in tribunale a 47,5 miliardi di rubli, pari a circa 525 milioni di euro secondo il tasso di cambio dell'epoca: vale a dire il quadruplo del prezzo al quale sono stati effettivamente venduti, secondo la decisione del governo russo.

Nel complesso, il gruppo VW è soddisfatto per un "solido risultato nella prima metà dell'anno". Il gruppo è particolarmente soddisfatto del "significativo aumento delle vendite in Europa e in Nord America".


Leggi anche l'articolo sull'effetto delle sanzioni sul settore automobilistico tedesco: 

I cinesi sono i veri vincitori: il loro export di auto verso la Russia è aumenato del 543% in un anno

sabato 29 luglio 2023

I cinesi sono i veri vincitori: il loro export di auto verso la Russia è aumentato del 543% in un anno

I cinesi hanno rapidamente preso il posto dei tedeschi sul mercato automobilistico russo e ormai le importazioni di auto dalla cina rappresentano il 70% sul totale delle auto importate. Il settore di punta dell'export tedesco, quello automobilistico, si configura come il vero loser delle sanzioni economiche occidentali nei confronti della Russia, ne scrive la Berliner Zeitung

settore automobilistico cinese
Produttori di auto cinesi prendono il posto dei tedeschi in Russia

Le aziende automobilistiche occidentali e giapponesi hanno smesso di fornire auto alla Russia in risposta all'invasione dell'Ucraina e alle sanzioni, interrompendo anche la produzione nel Paese. Volkswagen ha già venduto lo stabilimento di Kaluga a un investitore locale.

Ora è diventato evidente in che misura i produttori cinesi ne stanno beneficiando. Secondo le ultime statistiche delle autorità doganali cinesi, le esportazioni di autovetture cinesi dalla Cina alla Russia sono salite fino a 4,6 miliardi di dollari nella prima metà del 2023. Ciò rappresenta un aumento del 543% rispetto alla prima metà del 2022, quando la Cina aveva esportato automobili in Russia per un valore di 715 milioni di dollari. Solo nel mese di giugno 2023, le consegne di auto cinesi in Russia hanno raggiunto 1,03 miliardi di dollari USA, il valore più alto fin dall'inizio dell'anno.


Con il ritiro delle società occidentali, la Russia è diventato il principale mercato di esportazione per le auto cinesi. Secondo le autorità doganali, nei primi mesi dell'anno la Cina ha esportato in Russia un totale di circa 325.800 autovetture, cinque volte in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'Associazione cinese dei produttori di automobili (CAAM) aveva già annunciato in passato che la Russia era diventata il più grande mercato di esportazione per le auto cinesi, seguita dal Messico. Il portale economico russo RBC, tra gli altri, aveva riportato questa notizia. I marchi automobilistici cinesi più popolari in Russia sono Chery Tiggo, Haval e Geely. Le auto più vendute sono a combustione e a idrogeno, ma anche le auto elettriche cinesi si stanno facendo conoscere in Russia.

Secondo i dati cinesi, le esportazioni di autovetture cinesi in Russia avevano totalizzato 1,5 miliardi di dollari nel 2021, rappresentando appena il 10% del mercato complessivo. Prima della guerra, il Giappone, con importazioni totali per 2,86 miliardi di dollari, la Corea del Sud, con 2,55 miliardi di dollari, e la Germania, con 2,19 miliardi di dollari, erano i maggiori fornitori di autovetture per il mercato russo.

Ora, i produttori cinesi rappresentano da soli oltre il 70% del mercato delle auto in Russia, come riferisce la Banca centrale russa in un rapporto di luglio sull'economia regionale. La produzione di autovetture in Russia nel 2022 è diminuita del 67% a causa delle sanzioni, che le autorità russe attribuiscono alla ritirata delle aziende straniere.

I produttori americani non possono esportare automobili in Russia già da molti anni a causa delle sanzioni; ai produttori europei era stato inizialmente vietato di esportare in Russia solo beni di lusso o automobili di lusso. L'undicesimo pacchetto di sanzioni dell'UE a giugno, tuttavia, ha ampliato significativamente questo divieto. Anche i produttori europei hanno aderito da tempo alle sanzioni per motivi morali e commerciali. Se le VW, le BMW, le Audi o le auto della Mercedes arrivano ancora in Russia, è attraverso quelle che l'Occidente considera importazioni grigie illegali, che ora per la Russia stanno diventando sempre più difficili.

Questo, a sua volta, favorisce gli importatori ufficiali cinesi. Secondo una precedente valutazione della società di consulenza Alix Partners, quest'anno i produttori di auto cinesi diventeranno per la prima volta i campioni mondiali dell'export. Nel primo trimestre di quest'anno, infatti, la Cina ha già superato il Giappone con 954.000 auto esportate (1,07 milioni), seguita dalla Germania (840.000), dalla Corea del Sud (750.000) e dal Messico (741.000).

giovedì 21 marzo 2013

Arrivano i russi?


Merkel e Schauble, troppo impegnati nel preparare la campagna elettorale, non hanno compreso le dimensioni della crisi cipriota. Ora entrano in scena i russi, ed inizia un braccio di ferro. Da Der Spiegel.
Cipro ha respinto il piano di salvataggio di Bruessel - ora Mosca dovrà aiutare l'isola, ormai sull'orlo della bancarotta. Ma Putin potrebbe chiedere un prezzo molto alto. 

 
Gli abitanti di Limassol chiamano la loro città la "piccola Mosca", per via dei tanti uomini d'affari russi. Nella parte sud di Cipro sono domiciliate molte holding degli oligarchi. Ora che il parlamento di Nicosia ha rifiutato il piano degli europei, il governo di Cipro cerca aiuto nella stessa direzione da cui negli anni scorsi sono arrivati sull'isola mediterranea tanti miliardi: verso est, verso la Russia.

 
Il presidente Nikos Anastasiades si tiene in contatto telefonicamente con il capo di stato russo Wladimir Putin. Il ministro delle finanze Michael Sarris martedi sera è arrivato a Mosca. Sarris sta trattando con il Cremlino e altri funzionari il sostegno russo. I vertici di uno stato membro dell'EU e dell'Eurozona vanno a Mosca per elemosinare aiuto - per il Cremlino ci sono stati sicuramente momenti peggiori.

 
Qual'è la posizione di Mosca nella crisi di Cipro?

 
Per la Russia, fra i paesi EU, Cipro e la Grecia hanno un ruolo speciale. Molti ciprioti e greci appartengono alla chiesa ortodossa, da sempre in rapporti molto stretti con il patriarca di Mosca. L'Arcivescovo di Cipro Chrysostomos ha perfino chiesto al patriarca Kirill di intercedere presso Putin in favore di Cipro.

 
I colloqui a Mosca non saranno facili, il Ministro delle Finanza russe Anton Siluanow è molto arrabbiato: Mosca è stata informata troppo tardi sui salvataggi e sulla tassa patrimoniale. Il predecessore di Siluanow, l'uomo di fiducia di Putin Alexej Kudrin, parla addirittura di "mancanza di rispetto".
 
 
La Russia deve temere la crisi di Cipro?

 
Si' e no. Insieme ai britannici, i russi sono gli investitori piu' grandi sull'Isola. Le somme esatte non le conosce nemmeno il governo di Mosca. Ma secondo le diverse stime i depositi degli investitori russi sarebbero tra i 20 e i 40 miliardi di dollari. La banca pubblica Sberbank ha stimato essere pari al 40 % la quota russa nei 5.8 miliardi di Euro da incassare con la tassa patrimoniale. I media moscoviti ipotizzano perfino un possibile contagio della crisi verso il grande paese: nel loro racconto i sistemi bancari dei due paesi sarebbero "legati come gemelli siamesi".

E' una paura esagerata. Un aggravamento della crisi cipriota o addirittura un fallimento di stato colpirebbe duramente le banche russe. Si fa il nome della banca statale VTB, a causa di una controllata cipriota. Ma considerando le riserve valutarie pari a 530 miliardi di Euro, lo stato russo e la sua economia sembrano essere abbastanza forti da poter sostenere le perdite di tutti i depositi russi a Cipro.

Che cosa vuole ottenere la Russia?

Primo: limitare i danni per gli investitori russi. A differenza del predecessore Boris Jelzin, Putin non tiene a distanza gli oligarchi. Il Cremlino prende in considerazione i loro interessi e cerca di tutelarne gli investimenti, secondo Alexej Muchin, direttore del Centro per l'Informazione politica. Putin non ha "alcun interesse a farsi nuovi nemici". 

Secondo: usare la crisi per migliorare l'immagine del paese. Il Cremlino vorrebbe dare alla Russia un'immagine di stabilità durante la crisi e proporre il paese come un sicuro rifugio finanziario, sia verso l'esterno sia verso i suoi cittadini. I media russi fanno a gara nel dare già spacciata l'Unione Europea. Si parla di "Euro-bolscevismo", perfino la columnist di opposizione Julija Latynina parla di "parassiti europei, che si nutrono di Cipro e Russia". Mentre l'Europa è schiacciata da una montagna di debiti, il Cremlino brilla per il suo successo finanziario. Grazie ai grandi introiti dovuti alla vendita di gas e petrolio, il deficit nel 2012 è rimasto all'0.8% del PIL, il debito pubblico è inferiore al 10%.

La Russia aiuterà Cipro?

Piu' si' che no. Mosca ha già concesso a Nicosia lo scorso anno 2.5 miliardi di Euro di credito. Cipro spera di posticipare la scadenza al 2021 e di aumentare l'importo fino a 5 miliardi di Euro. Mosca pero' vuole concedere l'aiuto solo a determinate condizioni.

Gli obiettivi di Mosca

Piu' trasparenza: Mosca vuole avere piu' informazioni sul denaro russo e sulle aziende russe nell'isola. Cipro è una sorta di lavatrice per il denaro russo. Anno dopo anno vengono trasferiti sull'isola decine di miliardi, che poi sono reinvistiti subito dopo nella stessa Russia. Nel 2010 Cipro è stato il piu' grande investitore estero in Russia con oltre 50 miliardi di dollari. Gli investimenti dalla Germania sono stati solo 21 miliardi di Euro.

I criminali e gli oligarchi amano Cipro perché permette loro di risparmiare tasse e ripulire il denaro. Numerose grandi aziende russe appartengono formalmente a piccole società con sede a Cipro. Il Cremlino vuole cambiare queste regole.

Gas: in cambio del sostegne russo, Cipro potrebbe dare la priorità al colosso del gas russo Gazprom nello sfruttamento dei giacimenti davanti alla costa.

Controllo sulle società cipriote: le imprese russe, in caso di privatizzazione delle imprese statali cipriote, potrebbero essere favorite. 

Presenza militare: la Russia ha piani ambiziosi per la creazione di una flotta del Mediterraneo. Nel Mediterraneo pero' dispone solo di un porto: una piccola base navale marina nella città siriana di Tartus. Non è da escludere che in cambio di auti finanziari la Russia possa pretendere una cooperazione militare piu' stretta.