domenica 15 settembre 2019

Il turismo in Siria dei rifugiati siriani in Germania

Non esistono dati ufficiali ma sembra una pratica alquanto diffusa fra i rifugiati siriani in Germania: trascorrere una lunga vacanza in Siria, il paese di origine, dal quale tuttavia erano fuggiti perché perseguitati. A Berlino ci sarebbero addirittura delle agenzie specializzate che offrono dei pacchetti all-inclusive. Sulla stampa tedesca se ne è parlato molto, ma le autorità tedesche probabilmente preferiscono chiudere un occhio sul turismo truffaldino degli asilantiNe scrive Manfred Schwarz su Tichys Einblick


I cosiddetti "rifugiati" arrivati in Europa occidentale oltrepassando i confini, spesso si recano illegalmente in vacanza proprio in quei paesi in cui presumibilmente sono dei perseguitati. Casi di questo genere sono stati riportati soprattutto in Germania, Svizzera e Norvegia. Spesso questi "rifugiati" si recano nei loro paesi di origine per visitare conoscenti, amici o parenti e i viaggi possono durare anche oltre 30 giorni.

L'80 % dei "richiedenti asilo" ha "smarrito" i propri documenti

Questo "turismo dell'asilo" truffaldino, che mostra tutta l'assurdità della legge sull'asilo, è facilitato anche dal fatto che oggi, almeno l'80% dei "richiedenti asilo", quando entra in Germania,  ha con sé gli smartphone piu' moderni o all'avanguardia, ma afferma di non avere documenti - sapendo perfettamente che le autorità locali sono in grado di rilasciare rapidamente i documenti sostitutivi ai migranti. Ovviamente secondo le informazioni fornite a voce dai "rifugiati", giuste o sbagliate che siano. Nessuno può verificare l'accuratezza delle informazioni personali. Porte spalancate ad ogni possibile frode.

I media del mainstream rosso-verde fondamentalmente evitano di parlare di questi viaggi truffaldini su larga scala. Giornali come "Focus" oppure la "Stuttgarter Nachrichten" in passato sono stati l'unica eccezione. I giornali di sinistra - soprattutto "Der Spiegel" - cercano persino di minimizzare il "turismo dell'asilo" o addirittura di giustificarlo. Anche fra le fila di quasi tutti i partiti politici regna un silenzio eloquente. E gli uffici preposti si sforzano di non pubblicizzare i casi noti.

Un giornalista della "Bild" ha fatto un'inchiesta 

Si è mossa invece in maniera alquanto diversa la "Bild", che con l'aiuto di indagini coperte - in maniera esclusiva ed esemplare - in particolare di un giornalista arabo, ha scoperto un vasto sistema di frode.

Il reporter responsabile Mohammad Rabie nel suo reportage ci spiega quanto sia facile oggi nel nostro paese, per i cosiddetti "richiedenti asilo" che vogliono "temporaneamente" ritornare nei loro paesi di origine, prenotare su larga scala simili viaggi truffa nelle agenzie di viaggio specializzate. Il giornalista della "BILD" Rabie, anch'egli un rifugiato arrivato dalla Siria, nel corso delle sue ricerche ha parlato con i connazionali, ma anche con gli agenti di viaggio specializzati in viaggi illegali verso i paesi di origine.

Apparentemente ci sono molti modi per ottenere, ad esempio, la possibilità di entrare in Siria. Quando c'è denaro a sufficienza, basta viaggiare attraverso il Libano, l'Iran o la Turchia.

E' sufficiente una telefonata alla compagnia aerea libanese "Nakhal", che sul suo sito Web indica un numero telefonico di Berlino, o all'agenzia di viaggi "Al-Outom" di Berlino-Neukölln (Sonnenallee) per dare avvio al tanto desiderato viaggio verso il paese d'origine, apparentemente (ma non realmente) pericoloso.

La Travel Agency araba scrive: servizio "All Inclusive"

Il giornalista della "Bild" con radici siriane nelle sue telefonate a "Nakhal" e "Al-Outom" dice chiaramente che "intende viaggiare nella sua terra natale, anche se ai sensi della legge sull'asilo non gli sarebbe premesso". La risposta di un dipendente dell'agenzia di viaggi: "Nessun problema. Ha solo bisogno di un passaporto siriano oppure deve richiedere un "biglietto per il trasferimento" presso l'ambasciata siriana. Al resto pensiamo noi".

Costo? Circa 800 euro da mettere sul tavolo. Per le tangenti (sembrano essere destinate principalmente alle guardie di frontiera al confine tra Siria e Libano), volo, viaggio in autobus e documenti. Esiste quindi un "servizio all-inclusive".

Mohammad Rabie afferma che molti dei "rifugiati" che si sono recati in patria in realtà non erano mai stati perseguitati politicamente. Inoltre, egli ipotizza che tra i passeggeri vi siano anche molti sostenitori del governo siriano di Assad. Di fatto il governo da cui presumibilmente erano fuggiti.

Solo una "piccola pausa dalla Germania"

Sui social media molti siriani riferiscono dei loro viaggi a casa. Il blogger Aras Bacho (20 anni, già condannato per molestie sessuali dalla giustizia tedesca) ha scritto a luglio su Twitter: "Due settimane fa, sei siriani che conosco sono partiti in vacanza per la Siria per visitare i loro familiari e prendere una pausa, soprattutto dalla Germania. Ti manca la patria, e poi i siriani ormai lo fanno quotidianamente!"

Mohammad Rabie per conto della "Bild" ha parlato con i rifugiati che sotto lo status di "richiedenti asilo" hanno viaggiato in Siria, paese che avevano lasciato perché presumibilmente lì erano dei perseguitati:

▶ Gina (38 anni, nome modificato) vive in Baviera. È arrivata in Germania nel 2015. Da allora la "rifugiata" è rientrata a casa due volte. "Sono rimasta due mesi, sono andata in vacanza", dice. Alla domanda sul perché sia ​​tornata in un paese da cui è fuggita, Gina ha risposto: "Ho visitato i miei tre figli. Lo farei di nuovo, anche se dovessi perdere il permesso di soggiorno".

Anche Maya dal 2015 vive in Germania. Presumibilmente ha visitato suo padre malato a Damasco. "Sono volata in Turchia, ho attraversato il confine presso la città siriana di Qamishli. Non ho informato le autorità tedesche perché temevo che il mio diritto di asilo venisse ritirato".

Con i documenti di asilo delle autorità tedesche senza problemi verso la Germania

Ma come fanno i rifugiati a rientrare in Germania? Si chiederà qualche coraggioso cittadino tedesco rispettoso della legge - che si occupa quotidianamente del suo lavoro e che paga regolarmente le tasse - quando sente queste storie. Anche il reporter arabo del più grande tabloid europeo ha fatto delle ricerche. La prassi abituale è quella di tornare, con i documenti di identità siriani, nel paese di transito da cui provengono .

Da lì si rientra in Germania con i documenti d'asilo tedeschi. "Se i documenti sono stati timbrati in Siria, ad esempio, puoi rientrare in Danimarca e dichiarare alla frontiera di aver perso il passaporto".

L'Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati (BamF) da molto tempo è a conoscenza di questi viaggi speciali nel paese di origine. Ma il BamF non conosce cifre precise. La regola ufficiale è: se un tale viaggio in patria viene scoperto, si rischia - anche se quasi sempre solo teoricamente - una revoca dello status di richiedente asilo.

Anche il ministro Seehofer si è pronunciato, ma che valore hanno le sue parole?

Anche il ministro degli Interni Horst Seehofer si è espresso in maniera chiara sulla "Bild am Sonntag" dopo che sabato scorso la "Bild" ha parlato del turismo dei richiedenti asilo. Le parole del ministro devono essere lette con attenzione: "Chiunque si rechi regolarmente in Siria come rifugiato, non può seriamente pretendere di essere considerato un perseguitato in Siria". Solo chi si reca "regolarmente" in vacanza in Medio Oriente?

Il "ministro per la sicurezza" riduce drasticamente la possibilità di applicare i suoi annunci quando dice al "BamS" che è necessario "monitorare attentamente gli sviluppi in Siria". Seehofer: "Se la situazione lo consentirà, effettueremo dei rimpatri." Ah. Ma quando "la situazione" consentirà realmente di organizzare i rimpatri?

Il ministro si riferisce solo ai truffatori "siriani"? Che dire allora dei "rifugiati" dall'Eritrea, ad esempio, che sono anche loro noti per trascorrere le loro vacanze "a casa"? Gli esperti della "politica sui rifugiati" sanno che molto probabilmente la dichiarazione di Seehofer non vale nemmeno la carta su cui è stata stampata. La pratica quotidiana dei tribunali tedeschi smaschera le menzogne ​​del politico bavarese.

Chiunque abbia familiarità con le autorità competenti sa che le "procedure di disconoscimento" dello status di richiedente asilo richiedono una enorme quantità di tempo e grandi sforzi perché solo in questo modo possono essere a prova di tribunale. Anche nei pochi casi eccezionali in cui tale procedura è stata portata a termine con successo, i "vacanzieri in patria" colpiti dalle misure di solito ricorrono in tribunale. Ne risultano infinite cause legali che lo Stato deve pagare sotto forma di assistenza legale.

Anche se il BamF nei tribunali amministrativi dovesse effettivamente vincere, il rimpatrio sarebbe ugualmente molto improbabile. Per il "rifugiato", ad esempio, è sufficiente affermare di non avere i documenti o di soffrire di un disturbo d'ansia (ad esempio incubi notturni). La persona "in cerca di protezione", che ovviamente è un imbroglione, resta quindi nel paese. E così può regolarmente continuare a godere dei benefici sociali che rendono la Repubblica Federale apparentemente così attraente fra gli immigrati di tutto il mondo.

Chi controlla i "rifugiati" destinatari di Hartz IV?

I "rifugiati" che in Germania hanno ottenuto un "permesso di soggiorno" (di qualsiasi tipo - ce ne sono diversi) percepiscono da subito Hartz IV (appartamento o casa, spese di soggiorno, mobili, abbigliamento di base, assistenza medica gratuita, ecc.). Se i destinatari di Hartz IV legalmente considerati "rifugiati" vogliono viaggiare all'estero, devono informare il Jobcenter responsabile. Il viaggio potrebbe durare ufficialmente non più di tre settimane. Ma chi li controlla?

Nessuno negli uffici tedeschi vorrà ammettere che un qualsiasi dipendente o funzionario sia disposto o sia in grado di controllare dove si rechino realmente questi "rifugiati". La legislazione vigente non consente il viaggio nel paese di origine. Ma fra il personale delle autorità tedesche preposte, a chi potrebbe mai veramente importare?

Gli impiegati e i responsabili lo sanno molto bene: anche i vertici della politica generalmente non sono molto interessati al fatto che le leggi in questo ambito siano davvero rispettate o addirittura applicate. Perché ciò potrebbe generare una cattiva immagine e causare titoli spiacevoli sui giornali. E questo a sua volta potrebbe turbare il buon Michel (tedesco medio), il quale crede ancora che la "politica sui rifugiati" in Germania sia fatta rispettando il diritto.


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sabato 14 settembre 2019

Voci dalla stampa tedesca

Dalla stampa tedesca arriva un coro di critiche nei confronti di Draghi e della BCE a guida italiana. Sono ormai lontani i tempi in cui Draghi si faceva fotografare sorridente dalla Bild con un elmo prussiano in mano. Dalla Bild



L'eco alle decisioni della BCE: devastante!

Commentatori ed esperti del mondo finanziario si rivolgono a Draghi ricoprendolo di critiche!

- Handelsblatt scrive: "Nella sua lotta contro la bassa inflazione nell'eurozona, il presidente della BCE Draghi ha caricato un nuovo bazooka. (...) Non è pensabile che Mario Draghi possa essere considerato responsabile per la debole inflazione dell'eurozona. Ma lo è sicuramente per le tracce profonde lasciate dalla politica monetaria della BCE nei bilanci delle banche e nei conti correnti dei risparmiatori. Quando Draghi lascerà l'incarico a fine ottobre, lascerà alle sue spalle un'eredità pesante"

- Per quanto riguarda i nuovi acquisti di obbligazioni, Hans-Peter Burghof, professore di economia bancaria presso l'Università di Hohenheim, ha detto alla FAZ: "Penso che semplicemente sia molto problematico. Quali obbligazioni dovranno ancora essere acquistate? Prima o poi la BCE arriverà all'idea folle di acquistare azioni"

- La Neue Zürcher Zeitung descrive le misure della BCE come "azionismo selvaggio". Si tratterebbe "piu' che altro di un segno della sua impotenza". E inoltre: "A beneficiarne saranno solo i possessori di azioni, i proprietari di case, i debitori. L'economia nel suo complesso, tuttavia, soffrirà per gli effetti collaterali. Una medicina inizialmente salutare è degenerata in un veleno".

- La "Rheinische Post" titola: "i piu' stupidi sono i risparmiatori europei". E scrive: "la decisione della BCE può essere ricondotta a un semplice denominatore: gli stupidi restano i risparmiatori, e fare debiti continua ad essere premiato. Le istituzioni monetarie di Francoforte non sembrano avere idea di come sia possibile liberare l'Europa da questo dilemma". E ancora: "in questo modo nella società si crea una nuova frattura sociale potenzialmente esplosiva. La BCE agisce in maniera irresponsabile, e ha già sparato tutte le sue cartucce". E aggiunge: "le regole di stabilità dell'euro già da tempo sono solo una tigre di carta".

- La "Süddeutsche Zeitung" almeno inizialmente prova a difendere il presidente della BCE, elogiando la sua politica degli ultimi anni - ma tuttavia è molto critica sull'eredità che lascia al suo successore: "Draghi ha fatto grandi cose con misure molto criticate. Le decisioni di giovedì, tuttavia, mostrano che ora ha smarrito la strada. Il suo successore, la francese Christine Lagarde, dovrà cambiare rotta".

- Nel suo „Morning Briefing“ quotidiano, il giornalista Gabor Steingart scrive: "con le recenti decisioni della BCE, la comunità finanziaria europea celebra una Woodstock della frivolezza". Sul bilancio della BCE già oggi ci sono obbligazioni per un valore superiore ai 2,6 trilioni di euro. Vale a dire circa sette volte il bilancio federale tedesco del 2020. "Si vuole continuare a pompare le economie con la droga del credito. Il "colpo fatale" viene accettato senza troppe preoccupazioni". Le conseguenze: "i mercati azionari sono in forte espansione, anche se l'economia reale segnala tendenze di raffreddamento. Il denaro a buon mercato assicura che l'economia finanziaria e quella reale si siano ormai disallineate".

Le decisioni prese ieri sono una cattiva notizia non solo per i risparmiatori, ma anche per le banche. A dare l'allarme è Joachim Wuermeling, capo dell'autorità di controllo bancario della Bundesbank.

Gli istituti di credito in Germania tradizionalmente ottengono la maggior parte dei loro guadagni dal margine sugli interessi, ha dichiarato il dirigente di Bundesbank alla rivista "Focus". "In una fase di bassi tassi di interesse, mano a mano che il margine si fa sempre piu' ridotto, questo modello non garantisce quasi più nulla. La supervisione bancaria è allarmata". Wuermeling è responsabile della supervisione bancaria presso la Bundesbank.

Secondo Wuermeling, gli istituti di credito tedeschi nel 1990 su ogni 100 euro prestati guadagnavano 1,72 euro. Oggi meno di un euro.

Per l'economista Lüder Gerken le recenti decisioni della BCE sono "un atto di disperazione". "Fondamentalmente la BCE ha già sparato tutte le sue cartucce. Sta solo cercando di compensare i fallimenti nei bilanci degli Stati membri. Ma non ci riuscirà",  ha dichiarato il direttore del Center for European Policy (CEP) in un'intervista alla Neue Osnabrücker Zeitung.
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Perché le banche tedesche grazie alla BCE risparmieranno piu' di 500 milioni di euro all'anno

Al di là della solita narrazione fatta dalla stampa popolare, secondo i dati diffusi dall'Associazione bancaria tedesca, grazie alle recenti decisioni della BCE gli istituti finanziari tedeschi risparmieranno almeno 500 milioni di euro all'anno. Ne scrive Handelsblatt


Le nuove regole della Banca centrale europea (BCE) sui tassi di deposito faranno risparmiare alle banche tedesche circa 520 milioni di euro di oneri per interessi sui depositi. Lo ha chiarito venerdì l'Associazione bancaria tedesca (BdB) su richiesta delle agenzie di stampa Bloomberg e Reuters. Il BdB fa riferimento a dei calcoli propri.

La BCE Giovedi, tra le altre cose, ha ridotto il tasso di interesse negativo per le banche che depositano denaro presso la banca centrale. Il cosiddetto tasso sui depositi è sceso a - 0,5 %, rispetto al precedente - 0,4 %. Il segno meno sui tassi di deposito significa che gli istituti devono pagare delle penalità se parcheggiano i fondi in eccesso presso la banca centrale.

Allo stesso tempo, le autorità monetarie hanno annunciato uno scaglionamento, in modo che una parte della liquidità in eccesso depositata dalle banche venga esentata dagli interessi negativi. La BdB si aspetta per il futuro oneri inferiori per le istituzioni finanziarie tedesche, nonostante l'aumento dei tassi di interesse negativi.

Le precedenti regole sui tassi di deposito erano costate alle banche tedesche quasi 2,4 miliardi di euro all'anno, secondo i dati BdB. Grazie all'introduzione dello scaglionamento, le banche tedesche dovranno pagare circa 1,9 miliardi di euro all'anno per il loro denaro parcheggiato presso la banca centrale, ha riferito venerdì l'associazione bancaria. Senza lo scaglionamento, secondo la BdB, gli oneri per le banche tedesche sarebbero saliti a circa tre miliardi di euro all'anno.

Se si guardano tutte le banche dell'eurozona, lo sgravio netto secondo i dati BdB è di circa 2,2 miliardi di euro all'anno. Piu' di recente gli istituti europei hanno dovuto pagare tassi negativi sui depositi per 7,2 miliardi di euro all'anno. La riduzione del tasso di interesse a - 0,5% da solo farebbe passare questa cifra a nove miliardi di euro. Considerando lo scaglionamento, tuttavia, alla fine si ottiene un risultato di quasi cinque miliardi di euro, sempre secondo i calcoli della BdB.
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venerdì 13 settembre 2019

Sostiene Alice Weidel

Alice Weidel, leader di AfD, cerca di raccogliere consenso elettorale fra i piccoli risparmiatori frustrati per i tassi negativi. Dal profilo FB di Alice Weidel


Nell'ultima seduta della BCE sotto la presidenza Draghi, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha deciso di abbassare ulteriormente i tassi sui depositi bancari presso la banca centrale e di riprendere l'acquisto di obbligazioni.

Draghi, a pochi giorni dalla sua uscita di scena, piazza un'altra carica esplosiva sotto il castello di carte dell'euro. Con queste misure viene ulteriormente esacerbata la ridistribuzione dal basso verso l'alto e dai cittadini verso lo stato. Gli acquisti di obbligazioni di fatto equivalgono ad una ripresa del finanziamento monetario agli stati da parte della banca centrale, proibito dai trattati. E il continuo taglio dei tassi, ormai ampiamente in terreno negativo, funziona come un'imposta aggiuntiva finalizzata all'espropriazione dei cittadini.

Per continuare a dare una mano ai paesi super-indebitati dell'Europa meridionale e alle loro banche zombie, che sui bilanci si ritrovano centinaia di miliardi di crediti in sofferenza, la BCE è disposta a distruggere anche il modello di business delle banche sane. Questa è la strada che ci porterà direttamente al prossimo crash bancario e alla prossima mega-crisi finanziaria.

Le perdite in termini di ricchezza e di benessere con cui i risparmiatori tedeschi e i piccoli investitori, a causa di questa politica, dovranno fare i conti, già ora possono essere stimate in una somma miliardaria a tre cifre. Se dovesse scoppiare la bolla di Draghi, gran parte della classe media sarebbe minacciata dalla povertà. Il socialismo monetario della BCE nel suo corso evidentemente non può essere fermato (ironico).


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Divergenze insanabili fra BCE e governo tedesco

Negli ambienti governativi di Berlino è sempre piu' forte lo sconcerto per le politiche monetarie della BCE. Da un lato il governo tedesco è consapevole che l'euro nella sua forma attuale puo' sopravvivere solo con i tassi a zero, dall'altro fra i risparmiatori e gli elettori cresce la rabbia nei confronti di una banca centrale responsabile della distruzione dei risparmi di milioni di tedeschi, almeno secondo la narrazione che ne fa la stampa popolare. Per i populisti di AfD si aprono ampi spazi politici sui quali costruire un vasto consenso elettorale. Ne scrive Handelsblatt


(...) Questa volta la direzione presa dalla politica monetaria potrebbe avere delle conseguenze particolarmente serie, sia politiche che economiche. Ad esempio, secondo le informazioni in possesso di Handelsblatt, negli ambienti governativi di Berlino ci sarebbe una grande preoccupazione per il rischio che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump possa considerare un ulteriore allentamento della politica monetaria europea come una deliberata manipolazione del tasso di cambio - e che ciò possa riaccendere il conflitto commerciale. 

Se la BCE dovesse spingere ancora verso il basso i tassi di interesse, molti politici inizierebbero a temere una rivolta degli elettori. La maggior parte dei tedeschi (53 per cento), infatti,  ritiene che la propria pensione integrativa sia a rischio a causa della politica dei bassi tassi di interesse. Questo è il risultato di un sondaggio condotto dall'istituto di ricerca d'opinione Yougov per conto di Handelsblatt.

"La BCE non potrà essere in eterno un freno ai tassi di interesse", ha dichiarato il vice capogruppo dell'Unione, Andreas Jung (CDU). I risparmiatori e le persone che fanno previdenza integrativa per la vecchiaia dovrebbero essere aiutati, non puniti. "Il libretto del risparmio non deve essere una contravvenzione", ha detto sempre Jung. E l'esperto di politica finanziaria della CSU, Hans Michelbach, ha detto: "abbiamo bisogno di un cambio di rotta, dobbiamo andare verso una politica dei tassi di interesse in grado di riflettere i rischi e quindi guidata dal mercato".

Alla BCE, al contrario, c'è poca comprensione per le critiche tedesche espresse nei confronti della banca centrale. Soprattutto negli ambienti vicini alla banca centrale europea c'è la consapevolezza della necessità di prendere delle contromisure in quanto l'economia tedesca sta entrando in una fase di recessione, ma il governo di Berlino non la sta contrastando e preferisce invece restare ancorato allo "Schwarze Null".

Il fossato tra la BCE e la capitale tedesca non era mai stato così profondo come in questi ultimi giorni. Già nel mese di giugno Draghi aveva annunciato l'intenzione di allentare ulteriormente la politica monetaria a partire dall'autunno. Poco dopo, diversamente dalle speranze di molti in Germania, ad essere designato come il successore di Draghi alla guida della BCE, non era stato il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, ma il capo del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde. È molto probabile che la francese, dopo aver assunto l'incarico a novembre, continuerà ad applicare la politica del denaro a buon mercato di Draghi, senza alcuna soluzione di continuità.

Entrambi in Germania hanno riacceso il dibattito sulla politica monetaria della BCE. Così il presidente della CDU Annegret Kramp-Karrenbauer a luglio aveva dichiarato che per "il futuro si dovrà verificare se è necessario chiudere la fase dei bassi tassi di interesse". Tali osservazioni politiche nei confronti di una banca centrale indipendente in precedenza sarebbero state un no-go, ora invece si possono ascoltare regolarmente e stanno diventando sempre piu' dirette.

A metà agosto, la "Bild" aveva pubblicato una lettera di protesta del presidente dell'associazione delle Casse di risparmio tedesche Helmut Schleweis. "Avete abolito i tassi di interesse. La previdenza integrativa di milioni di persone si sta sciogliendo come neve al sole", aveva scritto Schleweis. Rivolgendosi a Draghi aveva poi scritto: "in questo modo lei sta modificando l'Europa, la Germania e la vita di milioni di persone - non in meglio, ma in peggio e nel lungo periodo." La campagna sui tassi di interesse ha poi riscosso un certo successo. Il primo ministro bavarese Markus Söder (CSU), ad esempio, ha proposto di vietare i tassi di interesse negativi sui conti correnti. Il ministro delle finanze Olaf Scholz ha annunciato che avrebbe esaminato la proposta - con grande stupore dei suoi funzionari, che considerano l'iniziativa del loro ministro un'iniziativa a carattere populista.

Con le critiche alla BCE, la politica non si sta rivolgendo solo ai piccoli risparmiatori, ma anche alle sofferenti istituzioni finanziarie tedesche. Il proseguimento della stagione dei bassi tassi di interesse "nel lungo termine rischia di distruggere il sistema finanziario" ha avvertito il politico della CSU Michel Bach. La politica del denaro a basso costo aumenta i loro problemi, motivo per cui i dirigenti delle banche stanno sempre piu' prendendo di mira la BCE. "Nel lungo periodo, i bassi tassi di interesse rovinano il sistema finanziario", ha detto Christian Sewing, CEO di Deutsche Bank. Il presidente del gruppo assicurativo cooperativo R+V, Norbert Rollinger, avverte: "c'è il rischio di una distruzione del sistema bancario nella sua forma attuale". Le conseguenze per i suoi diversi settori sarebbero sempre piu' gravi, ha detto Rollinger in un'intervista ad Handelsblatt .

A Francoforte, il gran rullar di tamburi tedesco, tuttavia, genera un certo senso di impotenza e incomprensione. Draghi è stato a Berlino poco più di una settimana fa e lì ha incontrato la cancelliera Angela Merkel. Per il resto ha rinunciato ad ogni ulteriore tentativo di convincere i tedeschi in merito alla bontà della sua politica monetaria. Il fatto che il presidente della BCE ignori lo stato d'animo della più grande economia della zona euro, anche all'interno della BCE, da molti viene vissuto come un errore. Lagarde sicuramente proverà a riannodare i fili con Berlino. Ma anche la donna francese, che a differenza del silenzioso Draghi riuscirà ad impacchettare i messaggi difficili con un certo charme, rischia di andare a sbattere abbastanza alla svelta contro i suoi limiti.

Colpa reciproca

A Francoforte tuttavia prevale una visione dei fatti completamente diversa rispetto a quella predominante a Berlino. "È frustrante il fatto che la Germania sia una parte del problema e che a Berlino nessuno riesca a capirlo", si dice nel giro dei banchieri centrali. Non vi è dubbio che l'industria tedesca negli ultimi mesi si è fermata. E ciò minaccia di far scivolare l'intera area dell'euro in recessione. La Germania potrebbe contrastare la situazione aumentando la sua spesa pubblica. "Anche se si trattasse di qualche miliardo, il solo annuncio di voler rinunciare allo Schwarze Null, avrebbe un forte effetto simbolico", si dice nei circoli vicini alla banca centrale. "Ma nessuno a Berlino è pronto a farlo".

La BCE non è la sola ad aver fatto una simile richiesta. Persino l'economista statunitense Larry Summers afferma che le banche centrali con i loro mezzi ormai possono fare ben poco. Per questo c'è una richiesta molto forte di politica fiscale: "ad essere responsabile per gli effetti negativi dei bassi tassi di interesse sui risparmiatori e sulle banche non è la BCE, ma è la politica", afferma Marcel Fratzscher, a capo dell'Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW). "La Germania, in quanto maggiore economia del continente, ha un ruolo speciale nella politica finanziaria e monetaria in Europa", afferma Sven-Christian Kindler, capogruppo per i Verdi in commissione bilancio. "Merkel e Scholz ora devono scendere dallo Schwarze Nulle ed eliminare il freno agli investimenti."

Ma anche su questo punto molti economisti della BCE non sono d'accordo: le critiche a Draghi crescono anche fra le sue fila. Ad esempio, il presidente della Bundesbank Weidmann, la direttrice della BCE Sabine Lautenschläger, come anche Klaas Knot e Robert Holzmann, i banchieri centrali dei Paesi Bassi e dell'Austria, hanno espresso scetticismo nei confronti di una politica monetaria più espansiva. Tutti la pensano piu' o meno come Summers: ulteriori allentamenti non serviranno a molto.

Molti esperti la vedono più o meno in questo modo: "Non è credibile pensare che le aziende investano di più a causa degli interessi negativi oppure che scelgano di finanziarsi in maniera diversa", afferma Hans Redeker, esperto di cambi per la banca americana Morgan Stanley. "Se non accade nulla di tutto ciò e la politica va avanti comunque, è chiaro che ci saranno degli effetti sulla valuta."

Prima che i bassi tassi di interesse abbiano effetti sugli investimenti c'è bisogno di tempo. Il tasso di cambio al contrario reagisce immediatamente. Quando nell'agosto 2014 Draghi ha annunciato che la BCE avrebbe acquistato obbligazioni, l'euro si è deprezzato di circa il 20% rispetto al dollaro prima ancora che la BCE iniziasse ad acquistare una singola obbligazione. Anche dopo l'annuncio di Draghi di giugno, l'euro ha ceduto immediatamente. E questo è positivo per gli esportatori europei perché abbassa il prezzo dei loro beni all'estero. Allo stesso tempo rende le esportazioni delle aziende statunitensi piu' costose. E a qualcuno ciò non piace: Donald Trump.

"Draghi sottovaluta completamente le conseguenze piu' importanti della sua politica", si dice negli ambiti governativi di Berlino: "Quali vantaggi possiamo trarre da una politica monetaria che semmai ci dà un po' una mano, ma poi allo stesso tempo Trump ci ricopre di dazi?" Che potrebbe essere incline a farlo, lo mostra il Tweet di Trump di mercoledì: "Gli Stati Uniti dovrebbero essere il paese con i tassi di interesse più bassi!"

Draghi presterà a questo messaggio solo un minimo di attenzione, come del resto recentemente ha fatto anche il capo della Fed Jerome Powell. Per questa ragione è stato definito da Trump uno "sciocco".

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mercoledì 11 settembre 2019

Marcel Fratzscher - Perché il risparmiatore tedesco in realtà dovrebbe solo ringraziare la BCE

Alla vigilia del probabile annuncio da parte della BCE di un nuovo QE e di una ulteriore riduzione dei tassi, vale la pena andare a rileggere quello che l'ottimo Marcel Fratzscher, economista e direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung, scriveva qualche settimana fa su Die Zeit: i tedeschi dovrebbero solo ringraziare la BCE a guida italiana perché senza i tassi a zero non avrebbero mai avuto un mercato del lavoro cosi' florido e non avrebbero mai avuto la riduzione della pressione fiscale degli ultimi anni. Ne scrive Marcel Fratzscher  su  Die Zeit


Sembra che la storia del piccolo risparmiatore tedesco espropriato dei suoi risparmi a causa dei bassi tassi di interesse e dalla cattiva politica monetaria della BCE, ormai sia riuscita ad entrare nella nostra testa come se fosse una forma di antica saggezza popolare. Non incassa piu' alcun interesse per il suo denaro faticosamente risparmiato, e per questo deve risparmiare ancora di più. E nonostante ciò quando andrà in pensione non avrà un reddito pensionistico sufficiente per la vecchiaia. Questo esproprio porterà alla miseria e ad una vecchiaia in povertà e punirà duramente i tedeschi per il loro comportamento virtuoso. Peggio ancora, la politica monetaria finisce per aumentare le disuguaglianze, poiché colpisce i deboli e aiuta i ricchi, almeno secondo la percezione comune.

Ma il mito del risparmiatore quale vittima della politica monetaria e dei bassi tassi di interesse, corrisponde davvero alla realtà?

I critici della politica monetaria della BCE spesso e volentieri evitano di menzionare il fatto che il 40 % dei tedeschi adulti non dispone di alcun patrimonio. In quasi nessun'altra economia sviluppata esiste una percentuale così elevata di persone che non risparmiano e che quindi non mettono soldi da parte, nemmeno sotto forma di previdenza pensionistica integrativa. Può anche darsi che molti scelgano di risparmiare poco o nulla perché nel nostro paese abbiamo ancora uno stato sociale forte che garantisce una buona copertura dei bisogni, almeno rispetto alla maggior parte degli altri paesi occidentali.

La maggior parte, tuttavia, non riesce a risparmiare perché i salari sono bassi e le tasse e i contributi sociali alti e quindi devono utilizzare l'intero reddito disponibile per le esigenze quotidiane. A queste persone non importa molto se i tassi di interesse sono pari a zero o sono al 10%. Perché chi non ha nulla da parte, non può beneficiare dei tassi di interesse.

I prezzi sono stabili

È strano che quando si inizia a parlare di politica monetaria, i politici e i media pensino ai tedeschi soprattutto come a dei risparmiatori. I tedeschi non sono solo dei risparmiatori, ma sono molto più spesso dei lavoratori e quindi dipendono dal fatto che esista un mercato del lavoro forte e sicuro. La politica monetaria, grazie ai bassi tassi di interesse, ha decisamente aiutato le aziende ad espandersi, ad assumere personale e a farle lavorare.

Negli ultimi anni pertanto molti milioni di posti di lavoro in Europa e in Germania sono stati creati grazie alla politica monetaria espansiva della BCE. La forte crescita economica del nostro paese, dovuta anche alla politica monetaria della BCE, in Germania ha garantito aumenti salariali in quasi tutte le fasce di reddito. Molti tedeschi sono anche genitori o nonni e desiderano che anche tra dieci o venti anni i loro figli e nipoti possano trovare un posto di lavoro degno di questo nome .

Ogni tedesco è anche un consumatore e vuole essere sicuro che anche in futuro le sue esigenze di base possano essere coperte dalle entrate. La politica monetaria della BCE ha svolto un ruolo chiave nel mantenere l'euro stabile, e quindi nel mantenere i prezzi stabili per i consumatori.

Molti tedeschi sono anche dei contribuenti. Coloro che si lamentano dei bassi tassi di interesse preferiscono ignorare un fatto molto semplice: ogni anno lo stato tedesco può risparmiare 45 miliardi di euro grazie a minori spese per interessi sul debito. Ciò ha alleviato il carico per il contribuente tedesco e negli ultimi dieci anni ha permesso allo stato di aumentare significativamente la spesa sociale. L'abolizione del "Soli", che costerà quasi dieci miliardi di euro all'anno, non sarebbe mai stato possibile senza i bassi tassi di interesse.

E ogni tedesco è anche un europeo. È vero che i paesi in crisi come l'Italia o la Spagna hanno beneficiato della politica monetaria espansiva ancora di più di quanto abbia fatto la Germania. Ma è davvero un male se a beneficiarne sono anche gli altri, cioè i paesi in crisi? Non si tratta forse di solidarietà, non solo all'interno della Germania, ma all'interno dell'Europa? Soprattutto perché non sarà mai possibile sottolineare a sufficienza che la Germania è fra i paesi vincitori che beneficiano dei bassi tassi di interesse

Chi ancora non si è convinto del fatto che la politica monetaria sia nell'interesse di tutti i tedeschi, forse potrà essere convinto da questo argomento: i bassi tassi di interesse non sono esclusivamente il risultato della politica monetaria della BCE, ma la conseguenza di un eccesso di risparmio, soprattutto da parte dei tedeschi. Come per tutti i beni, il prezzo del denaro è il risultato dell'incontro fra domanda e offerta.

Spendere di più, risparmiare di meno

Diamo un'occhiata al surplus delle partite correnti tedesche: l'economia tedesca ha un risparmio netto di oltre il 7% del PIL. Sono circa 240 miliardi di euro, vale a dire in media circa 3.000 euro pro capite o 12.000 euro all'anno per una famiglia di quattro persone. Se noi cittadini e le nostre imprese non spendiamo il denaro e se l'offerta di risparmio aumenta, allora il prezzo del denaro, cioè l'interesse, deve necessariamente scendere.

La BCE con la sua politica monetaria cerca di facilitare l'incontro fra domanda e offerta e di porre rimedio a un malfunzionamento del mercato. Al contrario, ciò significa anche che i tassi di interesse in Germania riprenderanno ad aumentare solo quando le persone e le aziende investiranno di più, spenderanno piu' soldi e risparmieranno di meno.

I tedeschi non sono solo dei risparmiatori, ma anche dei padri o delle madri, dei lavoratori, dei consumatori, dei contribuenti e parte di una comunità solidale. La Germania non è fra le fila dei perdenti della politica dei bassi tassi di interesse della BCE, al contrario, il nostro paese è fra i vincitori. E non solo il nostro paese, ma ognuno di noi in un modo o nell'altro ha tratto vantaggio dalla politica monetaria e dall'euro.
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martedì 10 settembre 2019

Perché il governo, con la scusa di salvare il clima, in realtà vuole distribuire interessi al 2% annuo

Il vero obiettivo del piano da 50 miliardi di euro ideato dal governo tedesco per salvare il clima: distribuire il 2% annuo ai risparmiatori tedeschi, alquanto avvelenati dopo anni di tassi sotto zero. Ne parla Manager Magazin



Il nuovo piano per il clima della CDU/CSU contiene una grande sorpresa: i partiti dell'Unione non solo hanno lasciato poco spazio all'imposta sulla CO2 di cui si era discusso accesamente, ma si apprestano a lanciare il progetto di un "bond per l’ambiente". Il ministro per lo sviluppo economico Peter Altmaier ha presentato il suo piano in un'intervista ai giornali regionali del Gruppo Funke. Secondo l'agenzia di stampa Dpa, anche la Cancelliera tedesca Angela Merkel, durante la riunione a porte chiuse del gruppo parlamentare, avrebbe mostrato una certa simpatia per l'idea. 



Da dove arriva l'idea? 



Il capogruppo della CSU Alexander Dobrindt ha lanciato la nuova parola magica in un’intervista alla "Bild am Sonntag" del 25 agosto: si chiamerà "bond per il clima". Le prime reazioni sono state piu’ o meno del tenore: ancora una volta un'idea improvvisata da parte della CSU, come era già accaduto con il fallimento del pedaggio autostradale. E’ alquanto sorprendente pertanto, che la CDU, partito fratello, usi il suo peso politico per portare avanti questo progetto. 



Quali sono i vantaggi promessi? 


"Abbiamo la reale possibilità di crare un ampio movimento civico in favore del clima", ha detto Dobrindt. "Voglio vedere tassi di interesse positivi per gli investimenti climatici, e nessun tasso di interesse negativo che distrugge il risparmio". 

Si stanno mischiando diversi obiettivi politici, che inizialmente hanno poco a che fare l'uno con l'altro: investire miliardi di euro nella difesa del clima e offrire ai risparmiatori un ritorno positivo. Dobrindt si è persino impegnato ad offrire un tasso di interesse del 2% all'anno - e Altmaier ha ribadito la promessa. 

Quale dovrebbe essere la portata del programma? 

Altmaier parla di un volume fino a 50 miliardi di euro e di una durata fino al 2030. Questa somma "contribuirebbe a far risparmiare molti milioni di tonnellate di CO2". 

Può andare d’accordo con lo lo Schwarze Null? 

Per niente. Le obbligazioni sono debito. La maggior parte degli economisti tuttavia chiede di allentare l'obiettivo del pareggio di bilancio e rendere un po’ piu’ flessibile lo Schuldenbremse inserito nella Legge fondamentale, in favore di investimenti per il futuro - o addirittura per sostenere la congiuntura economica. Farlo non costerebbe nulla, visto che il governo federale può idebitarsi a tassi di interesse negativi, quindi i debitori dovrebbero rimborsare meno denaro di quello che hanno preso a prestito. 

L'Unione tuttavia non ne vuole sapere e vuole tenersi stretto lo "Schwarze Null" come marchio distintivo. Altmaier perciò vorrebbe spostare il nuovo debito per il clima su di un bilancio ombra parallelo: una fondazione privata sostenuta con circa due miliardi di euro all'anno garantiti dal governo federale, soldi necessari per pagare gli interessi positivi. 

Non ci sono già I bond verdi sul mercato? 

Certamente, I "Green Bonds" hanno già un certo peso sul mercato obbligazionario. Uno dei principali emittenti è la banca pubblica per lo sviluppo, la KfW, che ad esempio finanzia le energie rinnovabili o la ristrutturazione di edifici. Lo stesso Dobrindt aveva in mente la KfW come emittente dei nuovi titoli climatici. 

Per i green bond emessi fino ad ora, la KfW, che sul mercato dei capitali ha il rating di un debitore praticamente privo di rischio grazie alla copertura del governo federale, al momento offre dei tassi di interesse negativi, proprio come il governo federale, tranne che sui titoli emessi in valute estere, come lo yuan cinese. In quel caso gli investitori tuttavia devono sopportare il rischio di cambio. Se vuoi un avere un ritorno, del resto devi anche correre un rischio. Questo principio di mercato minerebbe alla base il modello Dobrindt-Altmaier. Per inciso, l'offerta di investimenti garantiti dal governo con un tasso di interesse positivo potrebbe anche ridurre la domanda di obbligazioni emesse dai privati. 

Quanto costerebbe? 

Lo stato rinuncerebbe volontariamente al vantaggio del tasso di interesse negativo. Invece di un corposo meno 0,5 %, come accade sul mercato aperto, pagherebbe sul nuovo debito il 2 % di interessi annui. Il differenziale di interesse di 2,5 punti percentuali ammonterebbe a un miliardo annuale. "Anche un bambino di tre anni capisce che non si tratta di un buon affare", critica il deputato della Linke Fabio De Masi. 

Alla fine, le nuove obbligazioni sarebbero soprattutto un regalo per i risparmiatori, a spese dei contribuenti.
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