sabato 9 giugno 2012

Vittoria di Pirro per la SPD?

Accordo raggiunto fra governo nero-giallo e opposizioni rosso-verdi: introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie in cambio del voto favorevole al Fiskalpakt. Un commento su Zeit.de ci spiega perché la SPD non può cantare vittoria.
La FDP cede, la SPD trionfa: la maggioranza nero-gialla (CDU-FDP) vuole introdurre una nuova tassa sulle transazioni finanziarie. Ma a trarne vantaggio sarà di nuovo solamente Merkel.

Sigmar Gabriel ancora una volta è molto orgoglioso. Da anni il suo partito fa campagna per una tassa sulle transazioni finanziarie. Il leader SPD esulta dopo il successo nelle negoziazioni sul Patto fiscale e sul fondo di salvataggio ESM. Alla fine l'Unione e la FDP avrebbero avuto una "svolta a 180 gradi" e si sarebbero convertite alla linea politica definita dai social-democratici.

In effetti, la coalizione di governo ha sorprendemente abbandonato una posizione che fino a poco tempo fa aveva difeso con convinzione. Soprattutto la FDP, che fino ad ora aveva escluso una tassa sulle transazioni finanziarie: e in particolar modo una versione della tassa da introdurre in pochi paesi - e non in tutta Europa.

Philipp Rösler (FDP) e i suoi uomini hanno avuto argomentazioni simili a quelle del primo ministro britannico Cameron, ieri in visita a Berlino: una tassa del genere minaccerebbe le borse europee, perché gli speculatori e gli operatori finanziari fuggirebbero verso i paradisi fiscali esteri, per aggirare la tassa.

Merkel si sforza di avere un vasto consenso

I liberali tedeschi la temono ancora. Ma hanno riconosciuto che non potevano restare ancora a lungo in disaccordo con la cancelliera e il ministro delle finanze Schäuble. Soprattutto se intendevano evitare nuove difficoltà alla maggioranza nero-gialla.

Questo perché Merkel e Schäuble già da molto tempo hanno chiarito che su questo tema sono pronti ad andare incontro alla SPD e ai Verdi. Il loro obiettivo è ottenere il voto delle opposizioni sul Fiskalpakt e sul fondo di salvataggio ESM prima della pausa estiva. La coalizione nero-gialla per raggiungere la maggioranza dei due terzi al Bundestag ha infatti bisogno dei voti dell'opposizione. Per questa ragione hanno deciso di appoggiare la tanto criticata tassa sulle transazioni finanziarie.

Per non restare isolata provocando l'ira della cancelliera, alla FDP non è rimasto altro che piegarsi alla volontà dell'alleato. SPD e Verdi avevano già chiarito che senza concessioni sulla tassa finanziaria e senza un pacchetto di crescita per i paesi in crisi, non avrebbero votato il Fiskalpakt.

Merkel da tempo ha capito che senza l'appoggio dei partiti di opposizione, non può fare grandi passi in avanti, soprattutto in tema di Eurocrisi. Ed ha anche capito che non le porta nessun vantaggio opporsi alle richieste che incontrano il favore popolare: come quella di far partecipare le banche ai costi della crisi con una tassa finanziaria. Anche se è probabile che questo obiettivo potrà essere raggiunto solo in pochi paesi europei.

Merkel con i suoi sforzi per un largo consenso sulla crisi dell'Euro, ha evitato una forte contrapposizione fra le parti come è accaduto in altri paesi europei. Per questo motivo è sempre pronta a rivedere le proprie posizioni, come ha già fatto piu' volte durante la Eurocrisi.

Ma che cosa significa questo per la SPD? Da un lato si può dire che ne trarrà sicuramente vantaggio: è il partito di opposizione con piu' successi nella storia della repubblica federale. Molte richieste avanzate verso la maggioranza nero-gialla nel frattempo sono diventate senso comune, come la svolta nella politica energetica e ora la tassa sulle transazioni finanziarie. Diversamente da quanto accadeva con Oscar Lafontaine negli anni novanta, al Bundestag il partito non ricorre all'ostruzionismo in grande stile e non cerca il dissenso su ogni provvedimento.

Al contrario: fra i leader del partito la lunga esperienza di governo si nota molto bene. I leader cercano la cooperazione invece dello scontro continuo, anche se spesso nel loro partito questa linea non viene ben accolta. Questo è giusto, meritorio e come vediamo adesso porta anche dei successi.

In che modo la SPD combatterà la campagna elettorale contro Merkel?

E' anche possibile che questa condotta non porti molto ai socialdemocratici. Alla fine gli elettori potrebbero ringraziare ancora una volta la cancelliera, che ai loro occhi avrà fatto la cosa giusta, e dimenticare, da dove queste idee sono arrivate.

Inoltre: la SPD avrà bisogno di nuovi temi per la campagna elettorale al Bundestag. Con la tassa sulle transazioni finanziarie, Merkel gliene ha già portato via uno.

venerdì 8 giugno 2012

Nein, nein, nein!

Su FAZ.net, il quotidiano conservatore piu' prestigioso, continua la lunga serie di nein: questa volta il rifiuto è per la richiesta spagnola di ricapitalizzare le banche direttamente dal fondo ESM. Un commento di Holger Steltzner, vicedirettore di Franfurter Allgemeine Zeitung.
Il ministro delle finanze spagnolo si è lamentato per gli alti tassi di interesse che il suo paese deve pagare. Non è certo un buon motivo per scaricare i crediti immobiliari deteriorati sul fondo di salvataggio. 

Il ministro delle finanze spagnolo Montoro si è lamentato per i tassi troppo elevati sul mercato dei capitali che hanno reso impossibile per il suo paese raccogliere fondi. Anche se la Spagna prima dell'introduzione dell'Euro aveva già pagato tassi piu' alti del 6 o 7%. 

Emilio Botin, il presidente di Banco Santander, la banca spagnola piu' grande, descrive la situazione del paese in maniera completamente diversa: in Spagna non c'è nessuna crisi bancaria, solo alcune banche hanno bisogno di un limitato aiuto finanziario. A che cosa dobbiamo credere?

La commissione europea, ma anche Spagna, Italia e Francia spingono verso gli Euro-bond, verso l'accesso delle banche al fondo di salvataggio ESM,  verso l'uso di un "big bazooka" da parte della BCE e verso una garanzia comune per i depositi europei. La cancelliera ha lasciato la porta aperta verso una unione bancaria, ma fino ad ora nulla di piu' di una supervisione centrale sui grossi istituti.

Che cosa direbbero gli irlandesi, se gli spagnoli ottenessero quello che chiedono?

Merkel non deve offrire la carta di credito tedesca, perche sugli Euro-bond, sui salvataggi bancari attraverso l'ESM o sulla garanzia europea dei depositi, non avrebbe alcun controllo sulla spesa. E' già abbastanza spiacevole vedere che la BCE, istituzione teoricamente non politica, sul suo bilancio gonfiato, distribuisce fra i paesi europei miliardi di rischi. 

Che cosa significhi per le banche e le finanze di un paese  lo scoppio di una bolla immobiliare, la Spagna lo può imparare dall'Irlanda. Prima di tutto le banche sono state statalizzate. Da allora i contribuenti irlandesi devono pagare per le perdite - ci vorrà almeno una generazione. Che cosa direbbero gli irlandesi, se ora la Spagna potesse scaricare i suoi mutui deteriorati sul fondo anti-crisi ESM, per il quale contribuiranno anche gli irlandesi, come hanno appena deciso con un referendum?

Perchè la Spagna rifiuta il sostegno del FMI e dell'EU? Il Fondo Monetario è stato costituito appositamente per i casi come quello spagnolo. I suoi mezzi recentemete sono stati raddoppiati e l'EU  a questo scopo ha aumentato i fondi anti-crisi.

Il governo di Madrid è riluttante a causa delle condizioni imposte? La Spagna non dovrebbe avere paura di questa situazione, se avesse riformato in maniera esemplare il proprio mercato del lavoro, come in molti invece hanno sostenuto. Chi guarda con attenzione, si renderà conto che la problematica indicizzazione dei salari è stata solo sospesa, ma in nessun modo abolita. 

giovedì 7 giugno 2012

Verso l'unione di trasferimento


Dopo il mantra anti-inflazione e quello anti Euro-bond, continua su Handelsblatt.de il coro di "nein" alla proposta di unione bancaria: stiamo andando verso la temuta Transferunion. Sven Afhüppe, capo redattore di Handelsblatt.
L'assicurazione comune sui risparmi europei, proposta dal presidente della commissione Barroso, sarebbe un passo ulteriore verso la Transferunion. In particolare, gli effetti per la Germania sarebbero molto negativi.

L'Europa discute di una nuova formula magica per il salvataggio della zona Euro: l'unione bancaria. Dietro il neologismo c'è un piano per una sorveglianza bancaria unificata, un sistema comune di assicurazione dei depositi e un fondo di salvataggio europeo per le banche in difficoltà. L'idea l'ha avuta il presidente della commissione EU José Manuel Barroso, lo stesso che ha proposto gli Eurobond come soluzione per tutti i mali. 

Sarebbe quindi necessaria un po' di cautela. Invece la proposta ha ricevuto un certo sostegno: perfino la cancelliera Angela Merkel e il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble hanno elogiato il piano. Come spesso accade nei tempi di crisi, i politici nascondono gli effetti collaterali che una tale operazione avrebbe.

Ma i piani  per l'unificazione del sistema europeo di garanzie e la creazione di un fondo europeo di salvataggio portano l'Europa verso una unione di trasferimento. 

Alla fine le ragioni per le difficoltà di una banca possono essere molto diverse. Può scoppiare una bolla immobiliare, gli investment banker possono aver preso dei rischi eccessivi, oppure le imprese a causa di un crollo dell'economia non sono in grado di ripagare i loro debiti.

Perché i paesi con banche stabili e con un solido modello di business dovrebbero garantire per le banche in difficoltà dei paesi vicini? Perchè i risparmiatori di Deutsche Bank, Commerzbank, o di Sparkasse dovrebbero pagare per la spagnola Bankia attraverso un sistema di garanzia europeo? 

E' chiaro che il desiderio dei politici e dei banchieri centrali è ridurre il rischio di un assalto alle banche: con una garanzia europea i risparmiatori riterrebbero i loro risparmi sicuri.  Ma questo approccio determina degli incentivi sbagliati, perchè il fallimento di una banca non resterebbe un problema nazionale, ma diverrebbe un problema europeo.

Durante i periodi di crisi questi comportamenti opportunistici non sono da sottovalutare. La suddivisione fra banche buone e cattive non sembra essere di interesse europeo. E in questo contesto non è un caso che in Germania accanto al fondo di tutela obbligatorio per legge, esistono diversi sistemi volontari di difesa delle banche.

Le casse di risparmio e le banche cooperative fino ad ora hanno bloccato ogni tentativo di costruire con le banche private una rete di sicurezza comune. Anche dopo l'escalation della crisi finanziaria internazionale dovuta al fallimento di Lehman Brothers, l'allora ministro delle finanze Peer Steinbruck  con una proposta simile non c'è riuscito.

Fino a quando i modelli di business e i profili di rischio delle banche in Germania come in Europa saranno così diversi e in parte poco trasparenti come oggi,  a ragione, non potrà esserci alcun fondo di garanzia dei depositi comune. In ogni caso, attraverso il fondo EFSF e ESM sono disponibili strumenti, che a certe condizioni permettono di richiedere denaro per la ricapitalizzazione delle banche.

Il contribuente tedesco già ora deve sostenere grossi rischi per gli altri paesi. E adesso i risparmiatori tedeschi non possono farsi carico indirettamente anche delle banche. Gli stati europei dovrebbero invece concentrarsi sul miglioramento delle autorità europee di vigilanza bancaria.

L'autorità bancaria europa (EBA) creata un anno fa è rimasta una tigre senza zanne, perché gli stati nazionali non sono pronti a concedere diritti esecutivi alla nuova istituzione. Il risultato è che la tanto desiderata armonizzazione del controllo bancario non si è ancora vista.

Sull'applicazone concreta dei diritti di vigilanza decidono ancora le autorità di controllo nazionali. La fiducia nel controllo bancario resta intatta quando le autorità riescono ad imporre decisioni fondamentali come le multe o gli aumenti di capitale, oppure quando hanno la forza di costringere una banca perfino alla chiusura. Un quadro normativo efficace è molto piu' importante di una una garanzia bancaria europea.

Quanto manca alla fine?

Se lo chiede Wolfgang Münchau su Der Spiegel. Probabilmente non c'è piu' tempo per salvare la moneta unica, e bisogna prepararsi a nuovi scenari. Se ce lo dice un'euro-entusiasta, c'è davvero da riflettere.


La maggior parte dei cittadini sembra non rendersi conto che il finale di partita dell'Euro è iniziato: o gli stati europei mettono in piedi rapidamente un'unione politica o l'unione monetaria si frantumerà. Non importa quale percorso sceglieranno - ma per una soluzione a basso costo ormai è troppo tardi

Recentemente ho fatto un viaggio in treno da Brussels verso la Germania, nella profonda provincia della Westfalia. Mentre ascoltavo la gente parlare nel vagone, mi è improvvisamente diventato chiaro che non hanno idea di quello che a breve potrebbe loro accadere. Tutti naturalmente hanno da dire qualcosa sull'Euro. Anche nel mio scompartimento non sono sfuggito alla discussione. Parlano dell'Euro come di un problema esterno, di un mondo lontano.

La Germania e il resto d'Europa si sentono in questo momento come 2 universi paralleli. Al mio ritorno a Brussels, ho seguito una discussione fra manager di hedge funds. Stavano discutendo se George Soros con la sua previsione di una fine dell'Euro entro 3 mesi, non fosse stato troppo ottimista. Potrebbe realizzarsi anche piu' rapidamente.

Uno dei 2 manager era sicuro che l'Euro non avrebbe superato il mese di giugno. Che prima o poi l'Euro finirà, nel settore viene ormai dato per scontato. E per la prima volta anche i professionisti iniziano a scommettere sulla rottura della zona Euro. E questa volta non sono solo gli speculatori. Il gioco d'azzardo sul tramonto dell'Euro è iniziato.


La ragione per questo pessimismo sono i crescenti squilibri all'interno della zona Euro. Sono dati tecnici a cui fino ad ora nessuno aveva prestato attenzione: ad esempio il rapido aumento dei crediti tedeschi all'interno del sistema di pagamento "Target 2" o il numero sempre crescente di prestiti di emergenza concessi dalle banche centrali nazionali. Tuttti questi sono segnali che il sistema è ormai diventato troppo instabile ed è pronto per frantumarsi in pezzi.

Perchè la Spagna dovrebbe preoccuparsi di rimborsare i debiti?

Non voglio dare le stime precise che i manager di Hedge funds hanno fatto. Abbiamo visto lo scorso dicembre che la BCE può contrastare tali previsioni se decide di tenere in vita il sistema ancora un po' con inizioni di liquidità.

La direzione dell'analisi è però corretta. Stiamo andando verso un bivio, che ci obbliga a fare una scelta fra due percorsi estremamente costosi: una unione politica da negoziare e adottare molto in fretta oppure il ritorno alle monete nazionali.

La cancelliera Merkel e gli altri capi di governo non hanno ancora preparato i loro elettorati a quello che accadrà nei prossimi mesi. Il peggio non sono tutte le promesse che non potranno essere mantenute. Ma saranno i costi politici, sociali e finanziari della decisione, non importa come andrà a finire.

Se lasciamo che l'unione monetaria imploda, allora la Germania dovrebbe sopportare dei costi enormi. I 650 miliardi di crediti forniti dalla Bundesbank all'interno del sistema "Target 2"  andrebbero in larga parte perduti. Degli altri 200 miliardi versati al fondo di salvataggio rimarrebbero solo spiccioli. 

A questi si dovrebbero aggiungere centinaia di miliardi che il governo federale dovrebbe reperire, per rifornire le banche con nuovo capitale. I crediti delle banche tedesche verso Spagna o Portogallo, con una uscita di questi paesi dalla moneta unica, sarebbero gravati da  pesanti perdite che le banche stesse non potrebbero coprire. E perchè la Spagna dovrebbe onorare questi debiti? Il paese in quella situazione, avrebbe sicuramente altre preoccupazioni.

Per un salvataggio probabilmente è troppo tardi.

Il percorso nella direzione opposta potrebbe essere altrettanto difficile, a seconda di come lo si mette in atto. La prima tappa nella direzione di uno stato federale europeo sarebbe l'unione bancaria, compresa un'assicurazione per tutti i risparmi. Una tale garanzia dovrebbe contenere fra i 4 e i 9 trilioni di Euro. Indicativamente sarebbe fra il doppio e il quintuplo dei costi totali sostenuti per l'unità tedesca. Questa assicurazione è indispensabile per fermare la tempesta in corso sulle banche dei paesi in crisi.

Una unione bancaria sarebbe in questo caso una rivoluzione. La banche sarebbero allora europeizzate come lo sono oggi gli agricoltori. Potrebbe accadere ad esempio che di primo mattino un funzionario europeo entri nella sede di una banca e decida di chiudere l'istituto. Le banche non sarebbero allora piu' né tedesche né spagnole, ma solo europee. Da un anno ormai si parla di soluzioni minimali. Ora non sappiamo nemmeno se le soluzioni massimaliste possano ancora bastare.

Fino ad ora pensavo che nessun politico ragionevole avrebbe accettato un crollo disordinato dell'unione monetaria. Ci credo ancora, ma penso che per un salvataggio ormai è troppo tardi. C'è davvero il rischio che gli eventi precipitino prima che la politica possa reagire. 

Van Rompuy, il presidente del consiglio europeo, vorrebbe realizzare rapidamente una unione bancaria, fiscale e politica. Di fatto questo sarebbe un notevole sviluppo. Ma gli sarà possibile realizzarla nel giro di qualche settimana o mese? Gli investitori sui mercati finanziari vogliono vedere decisioni concrete, nessuna dichiarazione e soprattutto nessun annacquamento.

Nel mio viaggio in treno attraverso i paesi della Westfalia, sono stato testimone per caso di una conversazione che di colpo mi ha reso chiari i problemi politici. Un rappresentante regionale Cristiano-democratico appena eletto si è seduto nel nostro scompartimento, dove sedeva anche un altro uomo, che si è subito presentato come un suo elettore. Era un uomo chiassoso, un piccolo imprenditore. Ha parlato al politico dell'Euro e gli ha chiarito la sua teoria: i greci sono come studenti delle scuole superiori che sono stati mandati all'università ma lì non sono diventati competitivi. L'uomo della CDU era visibilmente non a suo agio, ma ha lasciato che il fiume di pregiudizi continuasse a scorrere.

I racconti fatti su questa crisi sono ormai fuori controllo, e la politica non sa proprio come farà a riprenderli. Non è molto diverso per Merkel. Forse ci sarà l'unione politica. Forse ci sarà la rottura della moneta unica. Una delle due però arriverà, e la Germania non si è preparata a nessuno dei 2 scenari.

mercoledì 6 giugno 2012

Ognuno salvi le proprie banche


La FAZ ci regala un altro commento contro l'unione bancaria: quotidiano conservatore oppure house organ della Bundesbank? Christian Siedenbiedel, redattore di FAZ.net
Gli stati EU devono salvare insieme le loro banche? Non è certo una buona idea. Avremmo un aiuto senza controlli.

Una nuova parola si aggira fra le istituzioni europee occupate a salvare l'unione monetaria:  unione bancaria. Barroso, il presidente della commissione EU, si batte per questo obiettivo. Il presidente BCE Mario Draghi lo sostiene. E anche il FMI si è pronunciato a favore.

Che cosa c'è dietro? E che cosa dobbiamo pensarne? Dietro il concetto di unione bancaria c'è l'idea di creare gli Stati Uniti d'Europa almeno in ambito bancario, per poter superare le difficoltà degli istituti del sud-Europa. Tre sono gli elementi costituenti di una unione bancaria: primo, un controllo bancario unitario per tutti gli stati europei. Secondo, la possibilità di concedere direttamente prestiti alle banche in difficoltà - non solo attraverso la finzione del denaro dato agli stati, poi girato alle banche in difficoltà. Terzo, una fusione di tutti i sistemi di assicurazione dei risparmi nell'area Euro - per fare in modo che le garanzie sul risparmio tedesche possano correre in aiuto quando i depositi nelle banche del sud Europa sono a rischio.

Gli stati devono rinunciare alla sovranità, ma non intendono farlo

L'unione bancaria è di fronte allo stesso dilemma, come quasi tutte le altre proposte per la soluzione della crisi Euro: se ai problemi dell'Europa intendiamo proporre come soluzione una maggiore centralizzazione delle decisioni, i singoli stati dovranno rinunciare ad una parte della loro sovranità. Prima di fare questo, bisognerebbe però chiedere ai popoli se intendono farlo. E molti elementi ci fanno credere che non intendano farlo.

Ma se si rinuncia a centralizzare le decisioni, allora non sarà possibile che tutti siano responsabili per tutti. E' un principio dell'economia di mercato - ed è comprensibile e ragionevole -  chiunque prenda una decisione, deve assumersi anche le responsabilità delle consequenze. Solo quando le decisioni e le responsabilità sono vicine fra loro, si potrà avere una legittima speranza che coloro che prendono le decisioni, siano consapevoli delle conseguenze e agiscano in maniera responsabile.

E questo è evidente nelle tre idee che sostengono l'unione bancaria. Particolarmente evidente è nella proposta di unire le garanzie sui depositi a livello europeo. Che cosa significherebbe? Paesi con banche solide dovrebbero garantire per i paesi con banche in difficoltà. E senza avere alcuna influenza sulla condotta futura di queste banche. Le vittime sarebbero allora i risparmiatori nei paesi con le banche solide, il cui risparmio diverrebbe meno sicuro. Non è particolarmente tranquillizzante a tal proposito il fatto che alcune banche spagnole stiano trasformando i depositi in titoli di credito, visto che su questi non devono pagare alcun contributo al locale fondo di garanzia sui depositi.

Stessa situazione con la proposta di sostenere in futuro le banche in maniera diretta con il supporto del fondo di salvataggio. Giustamente il governo federale è contrario. Sarebbe "aiuto senza controllo", come l'economista di Oxford Clemens Fuest l'ha formulato: la Germania fornirebbe miliardi per le banche in difficoltà del sud Europa, mentre le decisioni sul risanamento dei sistemi bancari falliti e sul loro controllo resterebbe nei paesi del Sud-Europa.

Rimane la terza proposta, un'autorità comune di controllo in Europa. Questa è senza dubbio una buona idea. In parte viene già attuata e potrebbe essere sicuramente ancora migliorata. Va tuttavia a toccare il principio di sovranità degli stati. Le principlai decisioni sovrane - ad esempio la scissione di una grossa banca - riguarderanno direttamente proprio quelli che in seguito saranno responsabili per le sue conseguenze. Questa volta politicamente - alle elezioni successive.

Cercasi 6 milioni di lavoratori

Il governo federale prevede una forte carenza di forza lavoro e si lancia in una campagna pubblicitaria verso l'estero per attrarre personale qualificato. I sindacati non sono d'accordo, e rilanciano: il governo sta solo facendo pubblicità a se stesso. Da Welt.de
Il governo federale ritiene che in Germania presto mancheranno 6 milioni di lavoratori, e per colmare il gap di forza lavoro ha appena presentato un piano.

Con una vasta campagna pubblicitaria e di informazione in Germania e all'estero, il governo federale intende coprire le necessità di manodopera qualificata dell'economia tedesca. Il via all'offensiva per accaparrarsi la forza lavoro mancante lo hanno dato il ministro dell'economia Philipp Rösler (FDP), il ministro del lavoro Ursula von der Leyen (CDU), e il presidente della Bundesagentur für Arbeit (BA) Frank-Jürgen Weise - prima dell'incontro del governo sul tema lavoro al castello di Meseberg.

La campagna si rivolge alla forza lavoro potenziale, alle imprese e al pubblico in generale. All'estero la campagna si rivolge ai giovani qualificati interessati ad avere un futuro lavorativo in Germania. 

Il ministro del lavoro Von der Leyen ha chiarito, che da qui al 2025 per motivi demografici in Germania mancheranno circa 6 milioni di lavoratori. Il presidente della BA avverte che per lo sviluppo delle imprese la mancanza di manodopera potrebbe essere una minaccia  piu' seria della crisi finanziaria.

"Abbiamo lavori che nessuno fa, ci sono ordini che non vengono soddisfatti", ha detto Von der Leyen. Lei e Roesler sperano infatti di poter sfruttare il potenziale di lavoratori nazionali e stranieri piu' di quanto non sia stato fatto fino ad ora: "Vale la pena venire in Germania", ha detto Roesler e ha sollecitato una nuova "cultura di benvenuto".

Il nucleo dell'offensiva per attrarre la forza lavoro sono le piattaforme internet Fachkräfte-Offensive.de e make-it-in-germany.com. I due siti web propongono suggerimenti e sostegno (in inglese e tedesco) per le aziende e i lavoratori specializzati. Non vengono pubblicizzate solo le possibilità di una carriera in Germania, ma sono presenti offerte di lavoro e assistenza concreta per chi vuole iniziare a lavorare in Germania.

In Germania è necessario aumentare il numero di persone attive

Il presidente di BA Weise ha parlato di una doppia strategia per coprire le necessità di forza lavoro: in patria è necesssario incrementare la quota di popolazione attiva fra le donne e gli anziani, offrire opportunità di formazione ai disoccupati, e ridurre i tassi di abbandono scolastico. Ma se anche questo riuscisse, rimarrebbe sempre un bisogno di forza lavoro, che puo' essere coperto solo con un'emigrazione qualificata dall'estero.

Ogni anno in Germania dovranno arrivare dall'estero 200.000 lavoratori specializzati. Nel 2011 questo obiettivo è stato raggiunto. L'ufficio di statistica ha registrato un saldo attivo fra emigrazione e immigrazione di 279.000 persone - il valore piu' alto da 15 anni.

Il governo a tal proposito ha abbassato gli ostacoli per l'arrivo di immigrati. I titoli di studio stranieri saranno riconosciuti piu' facilmente. Il reddito minimo per gli immigrati qualificati con la nuova carta blu è stato portato da 66.000 € a 45.000 €. Nelle professioni dove manca forza lavoro (dottori, ingegneri) sono sufficienti 35.000 €.

I sindacati non sono convinti da questa politica

Il presidente della confederazione sindacale tedesca (DGB), Michael Sommer, ha criticato il governo che nell'ultimo anno non sarebbe stato in grado di aumentare il potenziale di manodopera qualificata. Il leader di DGB ha negato una generale carenza di lavoratori qualificati: ci sono necessità di lavoratori qualificati solo in alcuni settori, come nella cura degli anziani o nel settore IT.

"Il lamento del governo per la mancanza di forza lavoro qualificata non è credibile, almeno fino a quando sarà fatto così poco per l'occupazione e la formazione di giovani lavoratori, donne, migranti e anziani" ha commentato Sommer. Chi vuole assicurarsi forza lavoro specializzata dall'estero, deve anche offrire le giuste condizioni salariali e di lavoro. "Per fare questo non aiuta certo una campagna pubblicitaria colorata", continua il presidente di DGB.

I settori produttivi scommettono invece su un approccio generale finalizzato ad assicurarsi la forza lavoro. Di questo approccio fanno parte un aumento della quota di persone attive fra le donne, e l'immigrazione di forza lavoro qualificata. "In questo paese dobbiamo creare una vera cultura dell'accoglienza" ha richiesto il presidente di delle Camere di Commercio tedesche Hans Heinrich Driftmann.

L'opposizione ha invece accusato il governo di troppo attivismo: "Eventi spettacolari senza conseguenze concrete come oggi a Meseberg, non ci portano da nessuna parte" ha dichiarato il membro SPD Hubertus Heil.  La maggioranza giallo nera (FDP-CDU) non è  capace di raggiungere accordi concreti con i sindacati e con le parti contrattuali. Heil ha consigliato al governo di concentrare nell'ufficio della cancelleria il compito di attrarre forza lavoro qualificata. Un consiglio di esperti con un ambito ben definito potrebbe definire al meglio i passi necessari per ottenere questo risultato. 

martedì 5 giugno 2012

Raus!

Continua la campagna per l'uscita di Atene dall'Euro. Questa volta Bild.de, il quotidiano popolare piu' letto, tira fuori una lettera ad Angela Merkel di Tzimeros, leader politico greco.
Bild.de - PAUL RONZHEIMER - Il politico liberale e imprenditore greco Thanos Tzimeros (51), segretario del partito "Rinascita greca", che nei sondaggi pre-elezioni viene dato al 4%, ha scritto alla cancelliera Angela Merkel una lettera molto chiara.

Tzimeros alla cancelliera: " Se fossi in lei, direi: lasciate questo paese andare all'inferno..."

Nella lettera che Tzimeros ha scritto pochi mesi fa a Merkel, prosegue in questo modo: "La ringraziamo per gli sforzi fatti per aiutare la Grecia ad uscire dalla crisi, ma come si può notare ogni giorno, gli sforzi non porteranno ad alcun risultato fino a quando le cause di fondo non saranno affrontate: la corruzione, lo sperpero di denaro e uno stato che ostacola ogni sviluppo economico ...nella Grecia di oggi non c'è un ambito che ricordi un paese dell'Europa occidentale". 

Tzimeros ha fatto appello a Merkel: "obbligate questi politici a cambiare qualcosa. Non date loro piu' un Euro - ve lo ruberanno". La Grecia ha un grosso potenziale di uomini giovani e intelligenti, ma il "partito della mafia", la corruzione e lo stato hanno distrutto il paese.

Tzimeros nella sua lettera ha descritto numerosi casi di corruzione: ha raccontato dei cittadini che non pagano le tasse, e scritto di funzionari pubblici che pretendono sempre la bustarella.

Tzimeros nella lettera a Merkel: "Cosa direbbe se la finanza arrivasse nelle vostre aziende, trovasse tutto in ordine, ma le dicesse che non può tornare nel suo ufficio con le mani vuote, e quindi le facesse una multa, in modo da avere la sua tangente?"

Il politico greco ha concluso: "Vorrei assicurarle che ci sono 2 Grecia - non ci sono solo i politici e i burocrati truffatori che ci hanno portato nella condizione in cui siamo oggi, quella di vergognarci del nostro paese. La Grecia ha un grosso potenziale di cittadini intelligenti, produttivi, laboriosi che ogni giorno vengono strangolati dalla mafia dei partiti. Se la mafia in Italia ha un collegamento con lo stato, in Grecia la mafia corrisponde con lo stato"