domenica 19 agosto 2012

Cancelliera d'Europa?


German Foreign Policy, rivista online dedicata alla politica estera tedesca, propone un'analisi politica dell'attuale crisi Euro. Berlino difenderà l'Euro e l'Unione Europea perché restano gli strumenti indispensabili per lo sviluppo delle ambizioni mondiali tedesche.

La stabilizzazione dei paesi colpiti dalla crisi è "una condizione indispensabile" per una nuova politica estera mondiale della Germania. Sono le conclusioni di una analisi delle tendenze di lungo periodo della politca estera di Berlino fatta dal professore di scienze politiche Gunther Hellmann della Goethe-Universität di Frankfurt am Main. La Repubblica federale dal 1990 ha potuto rafforzare la propria posizione globale, perché diversamente da quanto accadeva durante la guerra fredda, non dipende piu' dal potere militare degli Stati Uniti e può contare su una stretta cooperazione con la Russia, scrive il professore. Recentemente a Berlino si è addirittura aperto un nuovo corso politico per lo sviluppo di un propria politica estera mondiale. Ma il ruolo della Germania dipende chiaramente dal successo dell'Unione Europea. E questo emerge anche dai sempre maggiori poteri di cui la EU dispone nei confronti della Germania. I benefici che la Germania trae dall'Unione sono ancora piu' grandi, in quanto, secondo l'autore dell'analisi, Berlino è emersa dalla crisi della moneta unica - rispetto a Francia e Gran Bretagna - come il potere egemone europeo.

Nuova consapevolezza del potere.

Come scrive Hellmann, la crisi Euro ha fatto emergere "in maniera molto chiara" una nuova "consapevolezza" delle elite tedesche. "I vecchi osservatori" ricordano ancora molto bene "con quali promesse e giuramenti, la classe politica aveva accompagnato la riunificazione del 1990": l'obiettivo della Repubblica federale riunificata doveva essere una "Germania europea", non una "Europa tedesca". "Ma nell'ottobre 2011" sono emersi chiaramente "nuovi toni", non piu' in linea con il mantra iniziale. Hellmann considera esemplare la dichiarazione del capogruppo CDU/CSU al Bundestag, Volker Kauder, "in Europa finalmente si parla tedesco". Ma l'affermazione di Kauder non è certo l'unico esempio. Ad inizio 2011 la principale rivista di politica estera tedesca aveva definito Merkel la "cancelliera d'Europa" - un passo, fino a poco tempo fa impensabile e che rispecchia la certezza delle elite tedesche di aver dimostrato la loro superiorità nella crisi europea.

Spostamenti di potere in Europa

Secondo Hellmann questo riflette la nuova consapevolezza delle elite tedesche, "la posizione della Germania in Europa e nel mondo è radicalmente cambiata rispetto al 1990". "La Repubblica federale è cresciuta ed è oggi molto piu' potente". Per un periodo di tempo ha dovuto combattere con le conseguenze economiche della riunificazione; ma negli ultimi 10 anni il paese è diventato economicamente molto piu' forte, mentre nello stesso tempo negli altri paesi europei le condizioni sono peggiorate. Questo vale anche per la Francia, "a cui riesce sempre piu' difficile imporre nell'EU la propria posizione". Parigi secondo Hellmann "esce perdente da questo sovvertimento", "e sempre piu' raramente può avere il ruolo di partner di pari importanza nel tandem EU con la Germania". Nel corso della attuale crisi Euro, "la declinante influenza francese viene vissuta dalle elite di Parigi come una perdita di prestigio nei confronti della Germania". Nel caso della Gran Bretagna, il significato dello "spostamento di potere a favore della Germania" è inferiore, in quanto Londra è sempre rimasta ad una certa distanza dalla EU - anche per "restare libera da ogni forma di dipendenza dalla Germania". "Il crescente disinteresse" ha una conseguenza: un potenziale contrappeso di Berlino, la Gran Bretagna appunto, "sempre piu' spesso, viene lasciata fuori quando si prendono delle decisioni importanti nell'EU".

Nuovi spazi di azione

Accanto allo spostamento di potere nella EU e all'affermazione dell'egemonia tedesca, Hellman constata, "che le precedenti forme di dipendenza della Repubblica Federale si sono chiaramente ridotte". Così rispetto ai tempi della guerra fredda, "il ruolo degli Stati Uniti"  nella difesa della Repubblica federale si è chiaramente ridotto. Gli USA sono ancora un partner importante, ma è riconoscibile un interesse decrescente da parte della Germania:   Berlino cerca di sviluppare una propria politica di potere mondiale, per questo "le divergenze di interesse emergono sempre piu' chiaramente". Allo stesso tempo anche il ruolo della Russia nella politica estera tedesca è cambiato considerevolmente: le relazioni fra Germania e Russia sono sempre caratterizzate da rivalità, ma anche da importanti momenti di cooperazione. La Repubblica federale è il paese piu' influente, in una Unione Europea che per Mosca diventa sempre piu' importante.  Allo stesso tempo anche la Germania approfitta della cooperazione con la Russia, "grazie allo status di potenza nucleare ora come prima la Russia è fra i grandi poteri mondiali". Un ruolo sempre piu' importante nelle relazioni con la Russia e gli Stati Uniti è dato dal ruolo dominante della Germania nella EU - che le "permette di determinare la posizione europea nei confronti di entrambi i paesi ".

Nuovi orizzonti

Un nuovo elemento della politica estera tedesca viene riconosciuto da Hellmann "nel riposizionamento della Germania in un concerto globale di potenze emergenti". Le nuove potenze emergenti sono gli stati con cui la Germania non ha rapporti nell'ambito del G8, della Nato, o della EU ma il cui potenziale di sviluppo offre possibilità di estensione dell'attività politica a livello mondiale. Fra questi ci sono il Brasile, l'India e il Sudafrica. Il governo federale  per la prima volta ha definito una strategia per le potenze emergenti, in cui si delinea un nuovo orizzonte di politica estera. 

Inevitabile

Hellmann tuttavia fa notare che "le crescenti ambizioni in politica estera, spinte dalle elite" sono in contrasto con i mezzi che per questa vengono messi a disposizione. Così la quota del bilancio federale destinata alla difesa ha continuato a scendere fino a raggiungere il 9.5 % del 2002 - e nonostante la svolta del governo rosso-verde nel 2008 si è assestata all'11%. La somma delle quote per i 3 ministeri  responsabili in maniera diversa per la politica estera (esteri, difesa e cooperazione economica), nel 2008 ha raggiungo il 14.3 % del bilancio federale, nonostante tutti gli sforzi fatti. Le voci di bilancio mostrano non solo che la crisi Euro con i necessari risparmi che saranno richiesti, minaccia la nuova politica mondiale tedesca. Ma rende ancora piu' chiaro che i mezzi e gli strumenti EU sono indispensabili alla Repubblica federale per portare avanti una politica mondiale tedesca. Ed Hellmann ritiene che ciò per il potere tedesco sarà inevitabile.

venerdì 17 agosto 2012

Target2: termometro della crisi


Il vero termometro della crisi Euro sono i saldi Target2: specchio della fuga di capitali in corso, delle partite correnti  in deficit e del mercato interbancario bloccato.  Da Querschuesse.de


I saldi Target2 della Bundesbank su base mensile in miliardi di Euro dal gennaio 1999. Nel Luglio 2012 i crediti (saldi Target2 positivi) sono scesi di 1,361 miliardi rispetto al mese precedente raggiungendo 727,206 miliardi di Euro.


Saldi Target2 della Banca centrale olandese dal gennaio 1999 su base mensile. Nel giugno 2012 i crediti sono scesi (saldi target2 positivi) di -19,212 Miliardi di Euro rispetto al mese precedente raggiungendo i 123,299 miliardi di Euro


I saldi Target2 della banca centrale del Lussemburgo dal gennaio 2002. Nel luglio 2012 i crediti (saldi Target2 positivi) sono scesi di 1,263 miliardi di Euro rispetto al mese precedente, raggiungendo i 124,119 miliardi di Euro.



Saldi Target2 della Banca centrale finlandese in miliardi di Euro dal genanio 2001. Nel luglio 2012 i crediti (saldi Target2 positivi) sono scesi di 3,424 miliardi di Euro rispetto al mese precedente, raggiungendo i 59,05 miliardi di Euro.


Saldi Target2 della Banca centrale portoghese in miliardi di Euro dal gennaio 1999 ad oggi. Nel giugno 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 11,634 miliardi di Euro raggiungendo i -74,324 miliardi di Euro. 



Saldi Target2 della Banca centrale irlandese. Nel giugno 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 1,12 miliardi di Euro rispetto al mese precedente, raggiungendo i  -103,2 miliardi di Euro.


Saldo Target2 della Banca centrale italiana dal gennaio 2001. Nel gennaio 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 5,802 miliardi di Euro rispetto al mese precedente raggiungendo i -280,093 miliardi di Euro.



Saldi Target2 della Banca centrale greca in miliardi di Euro dal gennaio 1999. Nel gennaio 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 4,433 miliardi di Euro sul mese precedente, raggiungendo i -105,987 miliardi di Euro.


Saldi Target2 della Banca centrale spagnola su base mensile dal gennaio 1999. Nel luglio 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 14,852 miliardi di Euro a -423,272 miliardi di Euro.

Saldi Target2 della Banca centrale belga su base mensile in miliardi di Euro. Nel luglio 2012 le passività  (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 10,022 miliardi di Euro rispetto al mese precedente, fino a 41,091 miliardi di Euro.


Saldi Target2 della Banca di Francia dal 2007 al 2012 su base mensile. Nel maggio 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute sul mese precedente di 21,919 miliardi di Euro, a -48,219 miliardi di Euro.



Saldi Target2 della Banca centrale austriaca su base annua dal 1999 fino al 2011. Al termine del 2011 le passività (saldi Target2 negativi) erano -34,614 miliardi di Euro, -27,496 rispetto al 2010. La banca centrale austriaca non pubblica dati mensili.


I saldi Target2 di Germania, Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, e dei PIIGS sommati da gennaio 2007 fino a maggio 2012.


Saldi Target2 di Germania, Olanda, Lussemburgo, Finlandia, Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, Belgio e Francia da gennaio 2007 fino al maggio 2012.


I saldi Target2 delle banche centrali di DNLF (Deutschland, Niederlande, Luxemburg, Finnland), Germania, dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) e dei PIIGSBF (PIIGS + Belgio e Francia) da gennaio 2007 a maggio 2012.

giovedì 16 agosto 2012

Non siamo né Malta né Cipro


Gli euroscettici di CDU e FDP tornano ad attaccare la BCE: è in corso un finanziamento diretto degli stati e la Germania deve avere un diritto di veto. La caccia al voto euroscettico continua. Da Handelsblatt.de
La crisi dell'Euro tiene occupata la BCE. I critici la accusano di aver trasformato le operazioni per il contenimento della crisi in un vero e proprio finanziamento degli stati. E chiedono una revisione delle istituzioni UE.

Il mantenimento della stabilità dei prezzi è il compito principale della BCE. Ma la crisi Euro ha cambiato radicalmente il ruolo delle autorità monetarie. Negli ultimi mesi infatti la BCE è stata costretta ad intervenire in maniera massiccia 2 volte. La prima, per assicurare la liquidità al sistema bancario, la seconda, per ridurre i costi di finanziamento degli stati. A causa delle sue operazioni per il contenimento della crisi, il costo del denaro è ai minimi storici e le banche in difficoltà sono state inondate dalla liquidità - ma non basta, la crisi va avanti. Ed è  molto probabile che la banca centrale torni ad essere attiva, visto che il presidente Mario Draghi ha recentemente spiegato di voler difendere l'Euro a tutti i costi.

In questo quadro sorge la domanda: il ruolo che la BCE ha assunto, è ancora coperto dal proprio mandato? La Bundesbank lo ha recentemente messo in dubbio. Questo hanno lasciato intendere le parole del capo della Bundesbank Jens Weidmann, che recentemente a Berlino ha affermato: "l'obiettivo di un Euro stabile e di una Stabilitätsunion non potrà essere raggiunto, se la politica monetaria sarà sempre piu' utilizzata per scopi che non corrispondono con il mandato originario".

Anche a Berlino l'attività della BCE viene valutata in maniera sempre piu' critica. I politici della CDU e della FDP ritengono addirittura necessaria una riforma della BCE. "E' necessario, in tutti gli organi della BCE, un riequilibrio del diritto di voto basato sulla quota di responsabilità assunta", ha dichiarato ad Handelsblatt Online il deputato CDU ed esperto di bilancio Klaus-Peter Willsch. "La Germania in qualità di creditore principale, su ogni decisione deve avere un diritto di veto". Willsch motiva la sua richiesta sostenendo che la BCE sotto la presidenza di Mario Draghi si è allontanata dal suo mandato: garantire la stabilità monetaria nell'area Euro. "La BCE sotto Draghi, contrariamente ai trattati europei, si è trasformata in un finanziatore degli stati e in una bad bank".

Allo stesso modo si è espresso l'esperto finanziariao della FDP al Bundestag, Frank Schäffler.  Ad inizio 2010 nel corso del primo pacchetto di salvataggio per la Grecia, "ha avuto luogo una riforma monetaria silenziosa", da cui è emersa una diversa politica monetaria della BCE. "Le regole formali ancora non sono presenti, ma in pratica sono state alterate in maniera irrecuperabile", ha detto Schäffler ad Handelsblatt Online. La Germania dovrebbe pertanto denunciare la continua violazione delle leggi istitutive della BCE. "Allo stesso tempo è necessaria una riforma delle procedure di voto nel consiglio BCE", ha sottolineato il membro del consiglio nazionale della FDP. "Che Malta e Cipro abbiano gli stessi voti della Germania, è un grave errore di costruzione".

Anche l'esperto di politiche di bilancio SPD Carsten Schneider ha chiesto un ritorno della BCE al suo compito centrale di difesa della stabilità dei prezzi nella zona Euro. "In nessun modo dovrà farsi carico del finanziamento degli stati, come già ora accade indirettamente con l'acquisto di obbligazioni", ha detto Schneider ad Handelsblatt Online. "Nei casi di emergenza, quando i mercati non funzionano, dovranno essere disponibili dei meccanismi di salvataggio". Schneider ha inoltre escluso che la BCE possa assumere anche il compito della vigilanza bancaria. "A causa della sua attivtà di concessione di credito alle banche, non è un soggetto indipendente".

Hartz IV compie 10 anni

Stampa conservatrice e progressista almeno su una cosa sono d'accordo: Hartz IV è stata una riforma di successo che ha migliorato il mercato del lavoro tedesco. FAZ.net celebra i 10 anni delle riforme con un'analisi dei risultati.


Sono passati 10 anni da quando la commissione Hartz ha presentato il progetto di riforma. "Hartz IV" è stata nel dopoguerra la piu' grande riforma sociale e del lavoro.

Nella riforma Hartz IV l'elemento centrale è stata la fusione del sussidio di disoccupazione con gli altri sussidi sociali. Secondo il principio dello "aiutare e svilppare", lo stato voleva mostrare che non intendeva solamente pagare gli alimenti, ma anche riportare le persone nel mercato del lavoro. Per questa ragione, nella scala internazionale, si è scelta una definizione di attività abbastanza rigida: chi può dedicarsi ad un lavoro per almeno tre ore al giorno, viene inserito nel sistema Hartz IV. Da allora, i sussidi sociali sono garantiti solo alle persone incapaci di lavorare e bisognose di aiuto. "Le riforme Hartz IV hanno portato chiarezza nelle statistiche e hanno reso pubblici i nostri problemi di occupazione", ci dice oggi Ulrich Walwei, vicedirettore del "Instituts für Arbeitsmarkt- und Berufsforschung" (IAB).

Le conseguenze: per la prima volta ad inizio 2005 il numero dei disoccupati registrati ha superato i 5 milioni, il tasso medio annuo aveva raggiunto quasi il 12%. Sette anni dopo la situazione è cambiata radicalmente. I soli 3 milioni di disoccuapti attuali, secondo i ricercatori, non sono solo da ricondurre alla positiva congiuntura economica a alla demografia favorevole. Minacciati di finire nel sistema Hartz IV, molti disoccupati hanno dovuto accettare un lavoro, ci dice Walvei. Inoltre, le indennità di disoccupazione sono state limitate a soli 12 mesi. Per i lavoratori piu' anziani,  in seguito sono stati approvati termini piu' lunghi.

Attualmente gli occupati con un lavoro regolare sono circa 29 milioni, un numero in precedenza raggiunto solo per un breve periodo dopo la riunificazione. All'aumento dell'occupazione, accanto alle riforme Hartz IV, ha contribuito anche l'Agenda 2010 con la liberalizzazione del lavoro a tempo (Zeitarbeit), i Minijobs e l'allentamento delle leggi sull'ingresso nel mercato del lavoro, soprattutto per i lavoratori con basse qualifiche e i disoccupati di lungo periodo. I sindacati e i partiti di sinistra hanno criticato questi sviluppi: oggi infatti un tedesco su 5 ha un'occupazione con basso salario (Niedriglohnsektor). Per gli esperti il prossimo obiettivo sarà quello di riuscire a far funzionare bene non solo l'entrata, ma anche l'uscita. Dopo un periodo di occupazione, infatti, molti ritornano sotto Hartz IV. Inoltre c'è un grosso gruppo di centinaia di migliaia di beneficiari, che fin dall'introduzione della riforma non hanno mai lavorato. Tuttavia nel complesso, se confrontata con gli altri paesi, in materia di disoccupazione la Germania si è trasformata da caso problematico a prima della classe accanto a Olanda, Austria e Svizzera.


I costi della riforma.

Contrariamente alle promesse, la riforma non ha dato un contributo al risanamento dei conti. Nel 2004, l'ultimo anno prima dell'introduzione di Hartz IV,  per i disoccupati e per i beneficiari degli aiuti sociali, il governo federale e i comuni in totale hanno speso 38 miliardi di Euro. Dopo la fusione di entrambe le prestazioni nell'indennità di disoccupazione („Arbeitslosengeld II“) i costi nel 2005 sono saliti a 45 miliardi di Euro. A questi sono da aggiungere i costi per il sostentamento dei pensionati, dei malati e disabili non in grado di lavorare, e per i quali è previsto il classico aiuto sociale.

Ai destinatari Hartz IV il governo federale rimborsa le "passività regolari" e attraverso l'agenzia per il lavoro federale gli interventi per il ritorno sul mercato del lavoro. Nei casi particolari vengono rimborsate determinate ulteriori esigenze, come ad esempio per le madri single, o i malati cronici o i disabili. Inoltre, il governo federale sostiene i costi per l'assicurazione contro la malattia e la cura per i 3.3 milioni di nuclei familiari sotto Hartz IV.

Hartz IV nei tribunali

Le proteste della popolazione, le leggi e i regolamenti non molto chiari, uniti ad un'applicazione irregolare nei jobcenter sono sfociati in un fiume di ricorsi al tribunale federale sociale (Bundessozialgericht). Anno dopo anno, il tribunale sociale federale ha registrato un nuovo record di ricorsi, alla corte di Kassel è stato addirittura creata una nuova apposita sezione. Nel 2011 il trend si è finalmente invertito: sono stati contati infatti circa 170.000 nuovi ricorsi - 9000 in meno del 2010. A Berlino e Brandeburgo, dove da sempre ci sono molti ricorsi contro Hartz IV, i tribunali hanno registrato un aumento anche nel 2011. Il colpo decisivo contro la riforma è arrivato da Karlsruhe. Nel febbraio 2010 la Corte costituzionale ha deciso che la riforma conteneva già un errore quando è stata approvata: non assicurerebbe il diritto ad una sussistenza dignitosa. Il legislatore non avrebbe infatti utilizzato dei criteri di calcolo delle prestazioni sensati. Se si considerano le prestazioni ordinare per i bambini sotto i 14 anni, secondo il senato della Corte di Karlsruhe ci sarebbe un "fallimento completo nella determinazione delle esigenze dei bambini". Da allora il legislatore deve prevedere il calcolo delle prestazioni in maniera trasparente, controllandole e se necessario incrementandole, in modo che anche l'aumento dei prezzi e delle tasse possa essere preso in considerazione.

Il centro per l'impiego come punto focale.

L'amministrazione Hartz IV ha dovuto essere riorganizzata, dopo che alla fine del 2007 i vecchi gruppi di lavoro composti da governo federale e comuni erano stati definiti incostituzionali. Il punto di contatto per i destinatari Hartz IV sono diventati i jobcenter locale. Nella maggior parte dei casi sono strutture condivise dall'agenzia per il lavoro (federale) e dai relativi comuni. Jobcenter sono anche le strutture dei 110 comuni che hanno scelto di assumere la gestione degli aiuti Hartz IV in maniera autonoma. 

L'uomo dietro le riforme

Peter Hartz oggi ha 71 anni, grazie alle sue idee innovative sul lavoro, dopo essere stato il direttore del personale di Volkswagen, è diventato il padre delle riforme che portano il suo nome. La sua attività presso VW gli è costata però la reputazione. In relazione ad alcuni pagamenti speciali e ad alcuni viaggi di piacere del consiglio di fabbrica, nel 2007 è stato condannato per malversazione ad una pena di 2 anni, poi sospesa, e ad una multa di circa 500.000 Euro. In seguito ha cercato il ritorno con delle nuove proposte sul recupero dei disoccupati. Le idee non hanno però trovato ascolto. Peter Hartz è attualmente impegnato nella sua fondazione per lo sviluppo della Saarland.

martedì 14 agosto 2012

Giochi di prestigio a Francoforte


FAZ.net attacca la BCE guidata da Mario Draghi, rea di aver finanziato in maniera diretta uno stato in crisi. Tutto per aiutare Atene a rimborsare i titoli in scadenza la prossima settimana, titoli detenuti proprio dalla BCE. Continua il gioco delle parti. Markus Frühauf su FAZ.
Per rimborsare i titoli in scadenza la prossima settimana, martedi la Grecia è riuscita a procurarsi denaro fresco sui mercati con un'asta di bond. Ma ciò è stato possibile solo con il gioco di squadra della BCE.

Il presidente della BCE Mario Draghi con i suoi giochi di prestigio è andato molto lontano.  Lo dicono gli osservatori della politica monetaria nelle torri di Francoforte - naturalmente a porte chiuse. La causa:  i titoli del debito pubblico greci,  pari a 3.13 miliardi di Euro, in scadenza il prossimo lunedi. La BCE e le banche centrali collegate ne detengono 3,07 miliardi di Euro, il resto la Banca Europea degli Investimenti e l'Unione Europea.

Per poter rimborsare le obbligazioni, Atene martedi ha messo all'asta titoli per un valore di 3,125 miliardi di Euro con una durata di 13 settimane. A comprare sono state solo le banche greche. Ma la loro partecipazione è rimasta in dubbio fino a pochi giorni fa.  A metà luglio il consiglio della BCE aveva infatti deciso che i titoli pubblici greci e le obbligazioni bancarie garantite dallo stato non sarebbero piu' state accettate dalla banca centrale come garanzia per l'erogazione di credito.

Ma per garantirsi il rimborso delle obbligazioni che ha in portafoglio, il consiglio BCE in una seduta di inizio agosto ha concesso alla banca centrale greca di incrementare il credito di emergenza, Emergency Liquidity Assistance (ELA), da 3 a 7 miliardi di Euro. Le banche greche hanno cosi' potuto presentare i titoli alla banca centrale di Atene e ricevere la liquidità necessaria. I critici parlano già di un finanziamento dello stato da parte della banca centrale. Come ribadito da un portavoce della BCE, il rischio dei crediti ELA ricade unicamente sulla banca centrale greca. Ma questo presuppone che la Grecia resti solvente. 

Insolvenza in autunno?

Se i ministri delle finanze Euro decidessero di non trasferire ulteriore denaro, secondo Commerzbank, lo stato greco al piu' tardi in autunno sarebbe insolvente. Ma Draghi e la BCE hanno assicurato che Atene il prossimo lunedi potrà rimborsare il debito in scadenza. Nella tasca sinistra si aumentano i rischi nei confronti delle banche greche, in modo che nella tasca destra lo stato greco possa rimborsare le obbligazioni. Senza l'aiuto della BCE, la Grecia non sarebbe stata in grado di rimborsare le obbligazioni in scadenza.

Dal taglio del debito greco di questa primavera sono rimasti esclusi i creditori pubblici come la BCE. Gli investitori privati, soprattutto banche e assicurazioni, hanno dovuto rinunciare a piu' della metà delle loro obbligazioni. A questo taglio si aggiungono le perdite sui nuovi titoli, emessi con tassi piu' bassi di quelli di mercato; le perdite complessive sarebbero pari al 76%.

La BCE e le banche centrali della zona Euro hanno fatto in modo che i titoli in loro possesso rimanessero fuori dal taglio del debito. Come le obbligazioni attualmente in scadenza. La BCE da sola dovrebbe essere in possesso di titoli greci per un valore nominale di 55 miliardi di Euro, mentre le altre banche centrali per ulteriori 15 miliardi di Euro.


10 anni di Hartz IV


La Süddeutsche Zeitung, il quotidiano progressista di Monaco, ci ricorda che le riforme Hartz IV compiono 10 anni: grande successo socialdemocratico oppure responsabili della grave precarizzazione sul mercato del lavoro? Un commento di Guido Bohsem




Il vincitore della crisi si chiama Gerhard Schröder. Dieci anni fa l'allora cancelliere ha dato avvio alla cura drastica per la nostra Repubblica un po' arrugginita. Oggi il numero degli occupati in Germania è il piu' alto di sempre. Le riforme di Schröder restano molto ammirate all'estero, ma odiate dai tedeschi.


Volendo, il vero vincitore della crisi è Gerhard Schröder. Piu' la crisi finanziaria mette in ginocchio le altre economie europee, ad eccezione di quella tedesca, piu' cresce il prestigio del precedente cancelliere. L'uomo della SPD viene richiesto in tutto il mondo per fare consigliere. Tutti vogliono sapere da Schröder come ha fatto a somministrare una cura da cavallo ad un paese un po' incrostato. I suoi interlocutori vogliono conoscere il segreto del successo che ha reso cosi' brillante la Germania, mentre agli altri le cose vanno decisamente male. 

Il nucleo del pacchetto di riforme di Schröder giovedi' festeggia i 10 anni. Dieci anni fa, l'allora direttore del personale di VW, Peter Hartz, per conto del governo Schröder, presentò il suo programma di riforme del mercato del lavoro. Con molto pathos e grande risonanza, Hartz illustrò l'essenza di quelle idee, che poi dal 2005 sarebbero entrate in vigore come "Hartz IV".

Mentre all'estero la riforma viene ammirata, i tedeschi continuano ad odiarla. Nel nostro paese le riforme Hartz, infatti, restano legate ad un'immagine di devastazione sociale organizzata dallo stato. A torto, perché nonostante molti errori ed equivoci le riforme hanno cambiato in meglio e in maniera duratura il mercato del lavoro tedesco.

Era un programma molto consistente, che ha introdotto un insieme di strumenti completamente nuovi e arricchito la lingua tedesca di nuovi concetti poco comprensibili: Minijob, Ich-AG, Ein-Euro Job, comunità di bisogno (Bedarfgemeinschaft), Aufstocker (integrazione salariale), Midjob, anche Hartz IV e la fusione fra sussidi per la disoccupazione e aiuti sociali.

Hartz-IV ha terrorizzato milioni di persone con il rischio di poter diventare destinatario degli aiuti sociali entro un anno dalla perdita di un lavoro regolare. Ha mobilitato le masse che il lunedi si riunivano per dimostrare contro i provvedimenti. Hartz IV ha reso possibile la riunificazione dei socialisti dell'est e dell'ovest nel nuovo partito della Linke, ha spinto al ritorno l'ex presidente della SPD Oskar Lafontaine, e ha causato una spaccatura fra socialdemocratici e sindacati, che ancora oggi non si è del tutto sanata.

Nessun'altra riforma nella storia della Repubblica federale ha causato un'ondata di ricorsi al tribunale sociale tedesco come Hartz IV. Anche dopo sette anni dalla sua introduzione, ogni giorno vengono pronunciate nuove sentenze.

E' anche vero: molti lavoratori guadagnano meno di prima, e molti lavoratori interinali si augurano di avere presto un posto fisso e lo stesso salario per lo stesso lavoro. I disoccupati di lungo periodo non ricevono il sostegno necessario per avere un accesso al mercato del lavoro. Ma Hartz IV ha anche sancito il principio che è decisamente meglio lavorare per poco denaro, che tirare avanti in un perenne stato di dipendenza dagli aiuti pubblici. Questo è un successo che anche i lavoratori coinvolti sarebbero pronti a confermare.

Resta la difficile questione, qual'è il ruolo giocato delle riforme Hartz IV nell'attuale situazione positiva del mercato del lavoro tedesco? La risposta è: sicuramente ha avuto un ruolo, ma non così grande, come si è creduto fino ad ora. Che la Germania sia di nuovo la locomotiva economica della congiuntura europea, ha molto piu' a che fare con altri due fatti. Economicamente piu' importante delle riforme, è stata la moderazione salariale dei lavoratori. Se confrontati con i vicini europei, i prodotti tedeschi sono tornati di nuovo competitivi.

Hartz IV è solo la controparte statale della moderazione salariale. E poi c'è la politica dei tassi della banca centrale. Dieci anni fa ha impostato alti tassi di interesse, che hanno limitato lo sviluppo dell'economia tedesca ad alta intensità di capitali. Mentre per gli altri stati europei i tassi erano troppo bassi ed hanno causato un boom. Oggi la situazione è inversa, e il pericolo nel nostro paese è l'inflazione, non la stagnazione.

No, il piu' grande successo della riforma Hartz, se si vuole, è la riforma stessa. La Germania era il malato d'Europa. Nessuno credeva che la Repubblica federale fosse capace di un tale sforzo. Oggi nel nostro paese il numero degli occupati è il piu' alto di sempre. La riforma soprattutto ci ha mostrato una cosa: è possibile. La Repubblica può cambiare, se deve e se lo vuole.

domenica 12 agosto 2012

Mourir pour Madrid?


Querschuesse.de pubblica un riepilogo con le tendenze dell'export tedesco: i commerci con il resto dell'Eurozona stanno perdendo importanza mentre quelli con i paesi non EU sono in pieno boom. A Berlino qualcuno forse si sta già chiedendo se vale davvero la pena rinunciare ad una parte della sovranità per tenere in piedi l'Eurozona.
Come comunicato dall'ufficio statistico, nel giugno 2012 le esportazioni di beni e merci sono cresciute del +7.4% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente ed hanno raggiunto i 94.618 miliardi di Euro, dopo i 92.7 miliardi del mese precedente e rispetto agli 88.14 miliardi dello stesso mese del 2011. Il volume record di export è stato raggiunto in marzo 2012 con 98.759 miliardi di Euro. Il modello economico tedesco basato sull'export resta ancora molto forte, nonostante la crisi nei paesi del sud Europa.

Variazione % delle esportazioni tedesche rispetto allo stesso mese dell'anno precedente

La variazione percentuale dell'export tedesco in rapporto allo stesso mese dell'anno precedente (con riferimento ai valori originali non aggiustati) dal gennaio 1990. Nel giugno 2012 l'export è cresciuto del +7.4% sullo stesso mese dell'anno precedente


Export tedesco in miliardi di Euro, valori originali
Nel grafico i dati mensili sull'export dal gennaio 1990, con il dato di allora pari a 28.595 miliardi di Euro.

I dati destagionalizzati indicano una riduzione nel giugno 2012 dell'1.5% rispetto al mese precedente, dopo il +4.2% di maggio. I dati sull'export destagionalizzati da molti sono interpretati come un segno della crisi. Il grafico tuttavia non lo mostra, la tendenza non è realmente interrotta, e considerata la crisi nell'eurozona l'export tedesco dà una ulteriore prova di forza.

La parte piu' importante dell'export tedesco anche nel giugno 2012 è stata verso l'Europa: 53,6 miliardi di Euro di merci corrispondenti al 56.7% di tutto l'export sono andate nell'Europa dei 27. Nell'Eurozona (unione monetaria dei 17) sono state spedite merci per un valore di 35.5 miliardi di Euro, pari al 37.53% di tutto l'export tedesco. Nei paesi terzi (paesi esterni all'EU dei 27) sono state spedite merci per un valore di 41.1 miliardi di Euro, la quota è salita al 43.45%.

Export tedesco verso l'Eurozona in miliardi di Euro

Il grafico mostra il volume delle esportazioni tedesche nell'Eurozona da gennaio 1991 fino al giugno 2012. Nel giugno 2012 il volume dell'export è sceso a 35.5 miliardi di Euro, dai 35.8 del mese precedente.

Nonostante la crisi Euro, sono ancora dati molto sorprendenti. Possono sicuramente essere spiegati dal fatto che il denaro fornito dalla banca centrale sostituisce i capitali privati nella periferia del sud: per questa ragione l'export non si è completamente fermato. Ma soprattutto ciò accade perché la Francia continua ad importare, pur in deficit, merci in grande quantità. Nonostante ciò la quota di export diretta verso l'Eurozona è scesa ancora.

Percentuale dell'export tedesco diretto verso l'Eurozona in rapporto all'export complessivo.
Nel grafico lo sviluppo dell'export nell'Eurozona rispetto al totale delle esportazioni dal gennaio 1991 fino al giugno 2012. I dati mostrano chiaramente che prima dell'introduzione dell'Euro la quota di export tedesco diretto verso la zona Euro era perfino superiore a quella successiva all'introduzione dell'Euro.

La dinamica delle esportazioni si è poi sviluppata verso i paesi al di fuori dell'EU a 27 e questo ha compensato fino ad oggi la debolezza della zona Euro.

Export tedesco verso i paesi del Non EU (paesi terzi) in miliardi di Euro.
Nel grafico l'export tedesco verso i paesi terzi (Non EU) in miliardi di Euro dal 1993 fino al 2012. Nel giugno 2012 il volume dell'export è salito fino ai 41.1 miliardi di Euro, dopo i 39.11 miliardi di Euro del mese precedente e a confronto con i 34.3 miliardi di Euro dello stesso mese dell'anno precedente (+19.9%).

Import ed export mensile in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo dei dati originali dell'export (rosso) e dell'import (blu) di beni in miliardi di Euro dal giugno 1991 fino al giugno 2012.


Le importazioni tedesche nel giugno 2012 sono aumentate solamente dell'1.5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, raggiungendo i 76.741 miliardi di Euro, dopo i 77.151 miliardi di Euro nel mese precedente e dopo i 75.6 miliardi di Euro dello stesso mese nel 2011. Destagionalizzato, l'import nel giugno 2012 è sceso del -3% sul mese precedente.


Bilancia commerciale tedesca in miliardi di Euro

Nel grafico lo sviluppo della bilancia commerciale tedesca dal gennaio 1950. L'avanzo commerciale tedesco nel giugno 2012 è salito a +17.877 miliardi di Euro, dopo i +15.559 miliardi di Euro del mese precedente e dopo i +15.536 miliardi di Euro nello stesso mese dell'anno precedente. Questi dati sono una ulteriore prova degli enormi squilibri nel commercio fra Germania e resto del mondo: gli avanzi commerciali con la zona Euro perdono importanza e diventano invece sempre piu' rilavanti gli squilibri con i paesi terzi al di fuori dell'EU a 27.

Nell'anno 2011 in totale si è avuto un avanzo commerciale di +158.1 miliardi di Euro, dopo i 154.9 miliardi di Euro nel 2010 e dopo i +138.7 miliardi di Euro del 2009. Da gennaio a giugno 2012 l'avanzo commerciale si è ulteriormente espanso del 18.4 % a +93.9 miliardi di Euro, dopo i 78.8 miliardi di Euro dello stesso periodo dell'anno precedente.

Partite correnti tedesche in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo della bilancia delle partite correnti tedesca dal gennaio 1970 al giugno 2012. Nel giugno 2012 le partite correnti sono salite a +16.5 miliardi di Euro, dopo gli 8.96 miliardi di Euro del mese precedente e in confronto agli 11.4 miliardi di Euro dello stesso mese nel 2011. 

Ancora uno sguardo alle partite correnti con i membri dell'Eurozona:


Partite correnti tedesche con i membri dell'Eurozona in miliardi di Euro

Lo sviluppo delle partite correnti tedesche nei confronti degli stati membri dell'Eurozona su base trimestrale dal Q1 1971 fino al Q1 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo delle partite correnti è sceso a +17.563 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro come moneta unica nel 2002 la Germania ha accumulato un avanzo delle partite correnti con gli stati Euro pari a +824.014 miliardi di Euro!!

Partite correnti tedesche verso la Francia in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo delle partite correnti tedesche verso la Francia su base trimestrale dal Q1 1971 al Q1 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo commerciale è salito a +10.987 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro nel 2002 la Germania ha accumulato con la Francia un avanzo delle partite correnti pari a +261.435 miliardi di Euro!!


Partite correnti tedesche verso i paesi della periferia del sud in miliardi di Euro


Nel grafico lo sviluppo della bilancia delle partite correnti dei paesi del sud (Portogallo, Italia, Spagna e Grecia) su base trimestrale dal Q1 1971 fino al Q1 nel 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo delle partite correnti è salito a + 8.32 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro nel 2002 la Germania ha accumulato un avanzo delle partite correnti pari a 419.561 miliardi di Euro!

Dei +824.014 miliardi di Euro di avanzo delle partite correnti tedesche verso l'Eurozona, dall'introduzione dell'Euro nel 2002, 680.996 miliardi di Euro di avanzo sono stati ottenuti con il Portogallo, l'Italia, la Grecia la Spagna e la Francia. Questi enormi avanzi delle partite correnti in normali condizioni non si sarebbero mai potuti realizzare. Gli avanzi commerciali tedeschi sono stati ottenuti solo attraverso il finanziamento del deficit degli altri paesi. Senza i deficit dei paesi partner nell'Eurozona questi avanzi non sarebbero mai emersi. Gli squilibri accumulati nella zona Euro dovevano portare in maniera inevitabile ad una crisi da bilancia dei pagamenti.