domenica 12 agosto 2012

Mourir pour Madrid?


Querschuesse.de pubblica un riepilogo con le tendenze dell'export tedesco: i commerci con il resto dell'Eurozona stanno perdendo importanza mentre quelli con i paesi non EU sono in pieno boom. A Berlino qualcuno forse si sta già chiedendo se vale davvero la pena rinunciare ad una parte della sovranità per tenere in piedi l'Eurozona.
Come comunicato dall'ufficio statistico, nel giugno 2012 le esportazioni di beni e merci sono cresciute del +7.4% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente ed hanno raggiunto i 94.618 miliardi di Euro, dopo i 92.7 miliardi del mese precedente e rispetto agli 88.14 miliardi dello stesso mese del 2011. Il volume record di export è stato raggiunto in marzo 2012 con 98.759 miliardi di Euro. Il modello economico tedesco basato sull'export resta ancora molto forte, nonostante la crisi nei paesi del sud Europa.

Variazione % delle esportazioni tedesche rispetto allo stesso mese dell'anno precedente

La variazione percentuale dell'export tedesco in rapporto allo stesso mese dell'anno precedente (con riferimento ai valori originali non aggiustati) dal gennaio 1990. Nel giugno 2012 l'export è cresciuto del +7.4% sullo stesso mese dell'anno precedente


Export tedesco in miliardi di Euro, valori originali
Nel grafico i dati mensili sull'export dal gennaio 1990, con il dato di allora pari a 28.595 miliardi di Euro.

I dati destagionalizzati indicano una riduzione nel giugno 2012 dell'1.5% rispetto al mese precedente, dopo il +4.2% di maggio. I dati sull'export destagionalizzati da molti sono interpretati come un segno della crisi. Il grafico tuttavia non lo mostra, la tendenza non è realmente interrotta, e considerata la crisi nell'eurozona l'export tedesco dà una ulteriore prova di forza.

La parte piu' importante dell'export tedesco anche nel giugno 2012 è stata verso l'Europa: 53,6 miliardi di Euro di merci corrispondenti al 56.7% di tutto l'export sono andate nell'Europa dei 27. Nell'Eurozona (unione monetaria dei 17) sono state spedite merci per un valore di 35.5 miliardi di Euro, pari al 37.53% di tutto l'export tedesco. Nei paesi terzi (paesi esterni all'EU dei 27) sono state spedite merci per un valore di 41.1 miliardi di Euro, la quota è salita al 43.45%.

Export tedesco verso l'Eurozona in miliardi di Euro

Il grafico mostra il volume delle esportazioni tedesche nell'Eurozona da gennaio 1991 fino al giugno 2012. Nel giugno 2012 il volume dell'export è sceso a 35.5 miliardi di Euro, dai 35.8 del mese precedente.

Nonostante la crisi Euro, sono ancora dati molto sorprendenti. Possono sicuramente essere spiegati dal fatto che il denaro fornito dalla banca centrale sostituisce i capitali privati nella periferia del sud: per questa ragione l'export non si è completamente fermato. Ma soprattutto ciò accade perché la Francia continua ad importare, pur in deficit, merci in grande quantità. Nonostante ciò la quota di export diretta verso l'Eurozona è scesa ancora.

Percentuale dell'export tedesco diretto verso l'Eurozona in rapporto all'export complessivo.
Nel grafico lo sviluppo dell'export nell'Eurozona rispetto al totale delle esportazioni dal gennaio 1991 fino al giugno 2012. I dati mostrano chiaramente che prima dell'introduzione dell'Euro la quota di export tedesco diretto verso la zona Euro era perfino superiore a quella successiva all'introduzione dell'Euro.

La dinamica delle esportazioni si è poi sviluppata verso i paesi al di fuori dell'EU a 27 e questo ha compensato fino ad oggi la debolezza della zona Euro.

Export tedesco verso i paesi del Non EU (paesi terzi) in miliardi di Euro.
Nel grafico l'export tedesco verso i paesi terzi (Non EU) in miliardi di Euro dal 1993 fino al 2012. Nel giugno 2012 il volume dell'export è salito fino ai 41.1 miliardi di Euro, dopo i 39.11 miliardi di Euro del mese precedente e a confronto con i 34.3 miliardi di Euro dello stesso mese dell'anno precedente (+19.9%).

Import ed export mensile in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo dei dati originali dell'export (rosso) e dell'import (blu) di beni in miliardi di Euro dal giugno 1991 fino al giugno 2012.


Le importazioni tedesche nel giugno 2012 sono aumentate solamente dell'1.5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, raggiungendo i 76.741 miliardi di Euro, dopo i 77.151 miliardi di Euro nel mese precedente e dopo i 75.6 miliardi di Euro dello stesso mese nel 2011. Destagionalizzato, l'import nel giugno 2012 è sceso del -3% sul mese precedente.


Bilancia commerciale tedesca in miliardi di Euro

Nel grafico lo sviluppo della bilancia commerciale tedesca dal gennaio 1950. L'avanzo commerciale tedesco nel giugno 2012 è salito a +17.877 miliardi di Euro, dopo i +15.559 miliardi di Euro del mese precedente e dopo i +15.536 miliardi di Euro nello stesso mese dell'anno precedente. Questi dati sono una ulteriore prova degli enormi squilibri nel commercio fra Germania e resto del mondo: gli avanzi commerciali con la zona Euro perdono importanza e diventano invece sempre piu' rilavanti gli squilibri con i paesi terzi al di fuori dell'EU a 27.

Nell'anno 2011 in totale si è avuto un avanzo commerciale di +158.1 miliardi di Euro, dopo i 154.9 miliardi di Euro nel 2010 e dopo i +138.7 miliardi di Euro del 2009. Da gennaio a giugno 2012 l'avanzo commerciale si è ulteriormente espanso del 18.4 % a +93.9 miliardi di Euro, dopo i 78.8 miliardi di Euro dello stesso periodo dell'anno precedente.

Partite correnti tedesche in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo della bilancia delle partite correnti tedesca dal gennaio 1970 al giugno 2012. Nel giugno 2012 le partite correnti sono salite a +16.5 miliardi di Euro, dopo gli 8.96 miliardi di Euro del mese precedente e in confronto agli 11.4 miliardi di Euro dello stesso mese nel 2011. 

Ancora uno sguardo alle partite correnti con i membri dell'Eurozona:


Partite correnti tedesche con i membri dell'Eurozona in miliardi di Euro

Lo sviluppo delle partite correnti tedesche nei confronti degli stati membri dell'Eurozona su base trimestrale dal Q1 1971 fino al Q1 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo delle partite correnti è sceso a +17.563 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro come moneta unica nel 2002 la Germania ha accumulato un avanzo delle partite correnti con gli stati Euro pari a +824.014 miliardi di Euro!!

Partite correnti tedesche verso la Francia in miliardi di Euro
Nel grafico lo sviluppo delle partite correnti tedesche verso la Francia su base trimestrale dal Q1 1971 al Q1 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo commerciale è salito a +10.987 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro nel 2002 la Germania ha accumulato con la Francia un avanzo delle partite correnti pari a +261.435 miliardi di Euro!!


Partite correnti tedesche verso i paesi della periferia del sud in miliardi di Euro


Nel grafico lo sviluppo della bilancia delle partite correnti dei paesi del sud (Portogallo, Italia, Spagna e Grecia) su base trimestrale dal Q1 1971 fino al Q1 nel 2012. Nel Q1 2012 l'avanzo delle partite correnti è salito a + 8.32 miliardi di Euro. Dall'introduzione dell'Euro nel 2002 la Germania ha accumulato un avanzo delle partite correnti pari a 419.561 miliardi di Euro!

Dei +824.014 miliardi di Euro di avanzo delle partite correnti tedesche verso l'Eurozona, dall'introduzione dell'Euro nel 2002, 680.996 miliardi di Euro di avanzo sono stati ottenuti con il Portogallo, l'Italia, la Grecia la Spagna e la Francia. Questi enormi avanzi delle partite correnti in normali condizioni non si sarebbero mai potuti realizzare. Gli avanzi commerciali tedeschi sono stati ottenuti solo attraverso il finanziamento del deficit degli altri paesi. Senza i deficit dei paesi partner nell'Eurozona questi avanzi non sarebbero mai emersi. Gli squilibri accumulati nella zona Euro dovevano portare in maniera inevitabile ad una crisi da bilancia dei pagamenti.

17 commenti:

  1. (Ri)pubblico qui (in 2 tranches) il commento che altro blog (nella sua legittima discrezionalità) ha ritenuto di non pubblicare:
    I-.…L’euro si regge, in pratica, solo sull’Italia.
    Tecnicamente senza l’Italia non sarebbe stato abbastanza conveniente per i tedeschi e avrebbe già distrutto la Francia (comunque nei restanti paesi med il cambio fisso sarebbe stato esiziale; persino un euro senza la germania, tipo euro-2, avrebbe portato a insostenibili squilibri commerciali e monetari, magari più lentamente ma sarebbe stato inevitabile).
    Detto questo, è evidente che decidere se por fine all’esperienza dell’euro dipende essenzialmente da noi (cioè la nostra decisione è condizione necessaria e sufficiente per la fine dell’euro).
    Ora chi in Italia si avvantaggia (tutt’ora, dopo dieci anni e scontandone i sopravvenuti costi finanziari, pubblici e privati) dell’euro, sono i creditori delle nostre banche- e di riflesso dei nostri titoli pubblici “ancora” rimasti in mani estere- e le stesse nostre banche, dato che è evidente che queste non premono affatto per l’uscita dall’euro.
    Ma perchè (pur essendo “anche” debitrici verso l’estero)?
    Perchè l’euro, con le sue dinamiche consente enormi guadagni sui mercati dei titoli pubblici e suoi derivati. Roba sicura (basta comprare qualche miliardo di cds-swap, orientando i corsi e cioè gli spread- e anche le borse coinvolte- per guadagnarci centinaia di milioni …al giorno).
    Una manna per la finanza, che si ripartisce, con opportune concertazioni (di “prassi”), i guadagni a prescindere dalla nazionalità teorica di appartenenza dell’operatore. Occorre rammentare che tutto il sistema bancario è intrinsecamente anche merchant e agisce globalmente, utilizzando il “braccio” dello shadow banking (che patrimonializza quasi quanto il sistema bancario “vigilato”…per così dire).
    Senza parlare della “realizzazione-svendita” del patrimonio dei paesi debitori che costituisce l’atto finale di questo tipo, ben noto, di crisi.
    Tutto il resto degli imprenditori italiani (per via di domanda interna o per via di tassi di cambo reale se “sopravvivono” con export extra-UEM, non si scampa), e degli italiani in generale, sta per esserne travolto.

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    1. grazie 48 per i commenti !
      potresti entrare nel dettaglio in merito a questo spezzone ?
      le stesse nostre banche, dato che è evidente che queste non premono affatto per l’uscita dall’euro.
      Ma perchè (pur essendo “anche” debitrici verso l’estero)?
      Perchè l’euro, con le sue dinamiche consente enormi guadagni sui mercati dei titoli pubblici e suoi derivati. Roba sicura (basta comprare qualche miliardo di cds-swap, orientando i corsi e cioè gli spread- e anche le borse coinvolte- per guadagnarci centinaia di milioni …al giorno).

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    2. Se vedi bene la spiegazione è contenuta nel passaggio che segue...
      Interdipendenza-concertazione di comportamenti, del sistema finanza globalizzato, con comune appartenenza alla commistione tra commerciale e "merchant" e compartecipazione diffusa allo shadow banking (che è la proiezione, extra "sistema di vigilanza", di facciata, del mondo finanziario, nel braccio armato basato su transazioni OTC-derivatives: che poi vuol dire sistema "guidato" di scommesse in cui si moltiplica il valore del "credito", a prescindere dall'andamento dell'economia produttiva).
      La situazione euro è talmente facile da gestire, dato che è altamente prevedibile nei suoi esiti, che per loro credo sia come "pescare con la dinamite"...

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  2. II- Solo che i giornali, i partiti e ogni possibile forma di classe dirigente con potere decisionale è, con vari strumenti diretti o indiretti, controllata dalla finanza (o aspira ad esserlo, per agganciarsi alla piccola parte della società italiana che verrà risparmiata come “feudataria-vassalla”).
    Dunque non deve stupire se l’opinione pubblica è rigidamente, graniticamente, controllata nella sua indispensabile ignoranza sulla questione “euro”.
    Quindi non c’è speranza “ragionevole” che persone contrarie a questa manovra (anche volendo scindere, con molta buona volontà, ma proprio “buona”, l’euro di maastricht da quello del fiscal compact,-pur trattandosi di due atti perfettamente complementari e coerenti tra loro) divengano mai una maggioranza (non dico partitica, ma neanche in un referendum).
    Perchè ciò accada occorre un cambio di paradigma esogeno alla zona euro.
    Cioè che il mercantilismo tedesco minacci:
    1) di alterare il quadro dei (difficili) equilibri “dinamici” che fanno capo agli USA (il dominio euro-tedesco come organizzato ora comporta il tramonto sia della continuità della linea NATO, che della domanda complessiva dell’area UE ridimensionando la rendita geopolitica dell’offerta USA, in presenza cioè di una germania sempre più forte e di tutti altri stabilmente e strutturalmente indeboliti),
    2) gli stessi “diretti” interessi finanziari USA (le controllate USA delle banche tedesche sono vere e proprie bombe a orologeria “dentro” il convalescente sistema USA http://www.bloomberg.com/news/2011-11-21/johnson-deutsche-bank-could-transfer-contagion.html + http://www.reuters.com/article/2012/03/21/deutschebank-us-idUSL6E8ELB1N20120321).
    Ma una presa di posizione USA sarà possibile solo dopo le presidenziali con la rielezione di Obama (dato che se vincono i “tea-party” la componente ideologica comune potrebbe portare a ulteriori compromessi e ambiguità nei reciproci rapporti).
    Fino ad allora, nulla in Italia smuoverà il controllo dell’opinione pubblica, per lo meno in misura sufficiente (è già accaduto nel 1943, pari pari)

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    1. posso copiare su un gruppo facebook ?

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    2. Quarantotto, puoi spiegare un po' piu' chiaramente quale " scacco matto " ti aspetti metta in atto Obama dopo la sua eventuale rielezione?

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    3. Per fare questo:
      http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100018656/two-steps-closer-to-growth-liberazione-and-the-italian-lira/
      http://contreinfo.info/article.php3?id_article=3179...

      ...occorre che le istituzioni\forze politiche italiane siano sostenute da "qualcosa" che gli dia la forza e la chiarezza di idee che oggi NON POSSONO avere (semplicemente perchè chi ha voluto l'entrata nell'euro, e rischia di divenire il perno di un futuro governo politico, dovrebbe confessare l'"errore" e segnare la propria fine politica, dato che comunque lo farebbe imperdonabilmente tardi).

      Gli USA possono moltissimo in questo senso. La stessa possibilità concreta del ritorno alla separazione tra banche commerciali e banche di investimento speculativo, la lotta concreta ai Paradisi fiscali", con una possibile operazione di enforcement internazionale (operazione di polizia tributaria a tutela dell'ordine pubblico economico mondiale), la identificazione su scala mondiale di colpevoli e profitti illeciti, sempre abortite in sede di g20, ne potrebbero avere un impulso fondamentale.
      Di sicuro, esplicitare che le politiche di austerità sono "il problema" della domanda mondiale (la cui flessione non è dovuta a eventi metereologici, come cercano di farci credere in Italia) e avallare la scelta di "denunziare" i trattati UEM e fiscal compact, sono cose possibili solo con una grande forza esogena, cioè l'esplicita posizione USA, rispetto alle possibilità in gioco attualmente in Italia...

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  3. E' molto interessante notare nel grafico "export (rosso) e dell'import (blu)" (il sesto dall'inizio) come l'import vistosamente in due periodi: 1985-1992, "casualmente" quando era in vigore lo SME, e dal 2000 ad oggi (leggi EURO).

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  4. il loro import non cresce

    se si guardano ai consumi interni anche loro non crescono consumi pietosi solo +2% ogni anno..questi 150 blns di avanzo commerciale vanno a finire nelle banchette tedesche che speculano in giro per il mondo (giustamente in america hanno preso delle mazzate enormi) noi invece da bravi pirla ripaghiamo i debiti di irlandesi portoghesi che hanno a loro tempo importato tanti buoni prodotti tedeschi

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    1. I salari reali decrescono --> I consumi ristagnano --> le importazioni diminuiscono

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  5. Dei +824.014 miliardi di Euro di avanzo delle partite correnti tedesche verso l'Eurozona, dall'introduzione dell'Euro nel 2002, 680.996 miliardi di Euro di avanzo sono stati ottenuti con il Portogallo, l'Italia, la Grecia la Spagna e la Francia. Questi enormi avanzi delle partite correnti in normali condizioni non si sarebbero mai potuti realizzare. Gli avanzi commerciali tedeschi sono stati ottenuti solo attraverso il finanziamento del deficit degli altri paesi. Senza i deficit dei paesi partner nell'Eurozona questi avanzi non sarebbero mai emersi. Gli squilibri accumulati nella zona Euro dovevano portare in maniera inevitabile ad una crisi da bilancia dei pagamenti.

    corretto ma attenzione che questo non è stato un fenomeno automatico

    le banchette tedesche più o meno dal 2003/4 hanno iniziato a pompare vagonate di miliardi in spagna portogallo irlanda prestando soldi a banche di questo paese e ai governi di questi paesi...e questi paesi spesso importavano made in germany

    perchè facevano ciò quando un bot rendeva il 4 5% evidentemente c' era anche una netta convenienza economica

    ora ovviamente i soldi se li sono puppati

    con questi soldi hanno ripagato gli ammortamenti dei vari impianti e le loro imprese sono ricchissime di cash non solo! ma prendono in prestito allo 0,0%

    meglio di così

    il nocciolo è il ruolo delle banche tedesche/francesi in parte anche usa nell' intero giochino altrimenti il giochino si fermava subito nel 2004 2005

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    1. Grazie debitofilo, i grafici descrivono esattamente quello che è successo negli ultimi 10 anni e le cause della crisi del debito. E' interessante notare come in questo momento sia la Francia ad accumulare partite correnti negative per una somma molto superiore a quelle di tutti i PIGS messi insieme.
      Lo sappiamo, la grandeur comincia ad avere prezzo salato...

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    2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  6. Una traduzione in inglese di un articolo su Der Spiegel che forse potrebbe interessare:

    http://www.spiegel.de/international/business/investors-preparting-for-collapse-of-the-euro-a-849747.html

    Nel quale citano il paradosso che vive Unicredit, passata da vantaggi del paneuropeismo a subirne le criticità...

    MArioC

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  7. Questa "versione" è un pò empirica ma non manca di evidenziare come l'aspettativa di euro-break (che poi sono...gli spread), sia ormai un incendio inestinguibile (alla faccia dell'ipocrisia tedesca nel sottilizzare sulla natura e i limiti dell'inutile ESM).
    L'Italia sarebbe in netta ripresa senza l'euro e, cosa che la "Stampa" non ha il coraggio di dire (e neppure la cultura economica probabilmente), nonchè senza il calo della domanda interna indotto dall'euro-austerity e acuito a livelli demenziali da monti-alesina-grilli&co (trattarci come la grecia è non solo politicamente stupido ma economicamente idiota).
    In definitiva si vede come risulti confermato che la stessa bilancia dei pagamenti (in tutte le sue componenti) dipenda, in ultima analisi, dalla possibilità di accumulo di "private saving" (e non dal saldo primario pubblico che ha effetto antagonista) e che la crescita passa per l'attivo CAB strutturato.
    Cosa non si farebbe per aumentare la disoccupazione e ricercare il calo del costo del lavoro, nella presunzione che, invece, le politiche sul lato dell'offerta, pro-cicliche, funzionino, vero Monti-Draghi?

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  8. La "versione" cui facevo riferimento era questa (dimenticato il link) :-)
    http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/morire-in-italy-ora-cominciamo-a-rendercene-davvero-conto-i-paesi-nei-quali-esportiamo-42712.htm#Scene_1

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