giovedì 5 luglio 2018

Ciao Hallodri! Come i media tedeschi esorcizzano la minaccia italiana

Bellissima traduzione appena ricevuta da Edoardo che con grande piacere pubblichiamo. Nei giorni della formazione del governo Conte i cosiddetti "media di qualità" tedeschi hanno tirato fuori dal cassetto i peggiori cliché sull'Italia e gli italiani. L'obiettivo della campagna era chiaro: lanciare una spedizione punitiva contro chi osava mettere in discussione gli interessi del paese dominante. Ma i "primi della Klasse" sono abituati a vivere in un mondo ordinato e prevedibile e fanno fatica a capire cosa succede a sud delle Alpi. Per molti giornalisti l'Italia resta un paradiso di arte e cultura abitato da un popolo indisciplinato, incapace di pensare al futuro e che soprattutto dovrebbe prendere esempio dai laboriosi "primi della Klasse".  “Hallodri” è appunto un termine colloquiale tedesco usato per indicare una persona leggera, nullafacente e inaffidabile. Grazie Edoardo per l'ottima traduzione! Da Übermedien, un ottimo Sven Prange



Pochi giorni fa il caporedattore di Der Spiegel, Klaus Brinkbäumer, ha partecipato a un incontro in cui si è confrontato con lettori e lettrici. Deve averne tratto davvero una straordinaria impressione, se nel numero successivo della rivista si è soffermato a parlarne per diverse righe nel suo editoriale. I lettori – ha spiegato ai suoi stessi lettori – non apprezzano quando i redattori di Der Spiegel “esprimono le proprie opinioni su dei fatti senza distinguere chiaramente le une dagli altri”, né gradiscono se eventuali voci discordanti vengono obliterate. A simili critiche Brinkbäumer ha agevolmente replicato che: “noi ovviamente continuiamo a vederla in modo diverso, dato che ogni settimana facciamo uscire Der Spiegel mettendoci tutta la coscienza e la passione possibili”. Subito dopo è cominciata – come se quei lettori non fossero mai esistiti – una settimana di cronaca sulla formazione del nuovo governo italiano che ha portato al numero di Der Spiegel con il cappio di spaghetti in copertina. Numero in cui la carente distinzione tra fatti e opinioni rappresentava tutto sommato il minore dei problemi.

Lavoro da più di dieci anni, perlopiù ricoprendo ruoli direttivi, nelle redazioni delle maggiori testate tedesche di informazione economica e da alcuni anni sono corrispondente dall’Italia. Credevo di aver vissuto più o meno tutti gli accidenti e le storture della vita quotidiana di redazione. Ho messo pepe su alcune tesi, ho semplificato, ai fini della comprensibilità, circostanze complesse, ho anche evitato di dare troppo spazio ad alcune voci. Ciò perché la semplificazione è uno strumento chiave per adempiere al compito del giornalista, che è quello di spiegare. E certamente ho pure scritto qualche marchiana sciocchezza. Eppure, mi pare incredibile ciò che la scorsa settimana – dopo giorni di evidente frenesia – è finito nel servizio di prima pagina di Der Spiegel. Non solo perché tale servizio pare confezionato in modo dubbio, ma anche perché esso rappresenta l’atteggiamento della maggioranza dei media tedeschi nazionali.

Negli ultimi anni ho potuto osservare come si sia fatta sempre più forte la polemica nei confronti dei giornalisti, specie dei giornalisti delle grandi testate nazionali. Ho sentito parlare di “giornalismo di branco”, “stampa pilotata”, “giornalismo delle élites”. Mi paiono esagerazioni, in alcuni casi da teoria del complotto. Ma penso anche questo: un giornalismo che affronti i temi legati all’Italia come lo fanno Der Spiegel, Süddeutsche Zeitung, Frankfurter allgemeine Zeitung, Die Welt, ARD e alcuni media di informazione economica, in parte perché incitati da economisti tedeschi, lobbisti finanziari e politici conservatori, rinfocola queste polemiche e scuote le fondamenta del proprio stesso lavoro.

Sia chiaro: in Italia si è formato un governo di coalizione in cui l’azionista di minoranza, la Lega, è, a mio parere, a tratti omofobo, xenofobo e chiaramente collocato troppo a destra nello spettro politico. Nondimeno è stato votato dal 17% degli elettori. C’è poi un partner di coalizione grande il doppio, i 5 Stelle, che non è più tanto semplice da inquadrare: un variopinto miscuglio di critici del sistema, ecologisti, economisti comportamentali e pasionari dei diritti umani – e tra di loro sono sicuramente presenti anche dei pazzoidi.

Tuttavia, dopo avere trascorso anni a lavorare come giornalista viaggiando per l’Italia e osservando con attenzione il Paese, ritengo che questo governo sia stato eletto in modo democratico. E credo che l’Italia sia una solida àncora in un’Europa che serve anche agli interessi tedeschi: ciò in ragione della forte consistenza della sua economia e del ruolo che essa finora ha ricoperto nell’Unione Europea e nell’Eurozona in qualità di contributore netto, terza economia, propulsore del processo di unificazione e, infine, di unico alleato che la Germania abbia avuto negli scorsi anni in materia di politiche migratorie.

Der Spiegel ha riassunto tutta questa situazione così complessa mettendo sulla copertina degli spaghetti disegnati a mo’ di cappio. Titolo: “Ciao Amore”. Quando lo vedo ho ancora in testa un articolo di Jan Fleischauer pubblicato pochi giorni prima sulla edizione online di Der Spiegel, nel quale gli italiani, che sono – nota bene! – contribuenti netti nel bilancio UE, vengono complessivamente dipinti come dei parassiti. O il testo di Hans-Jürgen Schamp, per il quale il Presidente Sergio Mattarella “invece di lasciare andare al potere i populisti ostili alla UE” ha per fortuna ostacolato la formazione del governo. Come se entrambi i partiti fossero “ostili alla UE” e come se fosse il Presidente, e non gli elettori, a conferire il potere di governare.


Per una settimana ho dovuto assistere a una campagna stampa orchestrata ad arte in cui veniva restituita l’immagine di un’Italia sull’orlo del caos economico a causa del governo che si profilava all’orizzonte. Finché la settimana non si è conclusa con una copertina del Der Spiegel che pronostica il fallimento del Paese, e ciò sulla base di un miscuglio di ignoranza dei fatti, paragoni fuorvianti e mistificazioni; tutti tesi a un solo scopo: privare questo governo, che intende opporsi – in parte a ragion veduta– alla politica tedesca in Europa, di ogni credibilità economica.

Ecco lo strabismo di questo dibattito: la parte del nuovo governo composta dalla Lega può senz’altro attirare critiche profonde sulla sua umanità, sulla sua concezione democratica e sul suo contegno in pubblico. E invece, a fronte di ciò, tutti i media tedeschi per giorni interi vanno agitando lo spettro di una imminente minaccia economica.

Tre esempi su tutti di come lavora Der Spiegel:

Il pezzo si apre muovendo dall’idea che il leader della Lega Matteo Salvini sia il nuovo uomo forte dell’Italia, a capo di un governo di destra. Eppure, la Lega è indubbiamente il partner di minoranza rispetto ai Cinque Stelle (cosa che peraltro viene ammessa altrove nel testo). È come se si volesse qualificare il governo tedesco di Grosse Koalition come un governo socialdemocratico, o come se si raffigurassero Olaf Scholz e Andrea Nahles come le figure politiche dominanti in Germania. Salvini e la sua Lega si prestano molto meglio ad attizzare le paure dei lettori di quanto non possano fare i Cinque Stelle e il vincitore delle elezioni Luigi di Maio, i quali hanno un programma che non è né di destra né assurdo.

Si afferma poi che verrebbe introdotto un reddito minimo garantito. Anche questo serve a comprovare il presunto avvicinarsi del caos finanziario. Peccato che nel contratto di coalizione non vi sia alcun piano nel senso di introdurre un reddito minimo garantito.

Infine, si può leggere una sorta di reportage dalla Sicilia, scritto in modo tale che sembra la descrizione del profondo entroterra di uno stato fallito. Ovviamente il fine è ancora una volta quello di dimostrare tutta la fragilità attribuita all’Italia. La tesi per cui il Paese verserebbe in condizioni disperate sarebbe avvalorata da un dato: il PIL pro capite in Sicilia (circa 18mila €) ammonta a meno della metà di quello delle più ricche regioni settentrionali (circa 40mila €).

Pare logico, no? Si tratta invece di un ragionamento ingannevole. Se si guarda ai rapporti tra i Länder tedeschi più forti e quelli più deboli il divario è ancora maggiore: il PIL pro capite qui parte da 20mila € per arrivare fino a circa 60mila €. Ma chi sosterrebbe mai che per questo la Germania è prossima al collasso?

Chi, dopo questo servizio dalla prima, non si fosse ancora del tutto convinto che questo governo italiano è un pericolo per la Germania, potrebbe leggersi Henrik Müller sulla edizione online di domenica di Der Spiegel . Qui, sulla base di quanto avvenuto col nuovo governo in Italia, si deplora il fatto che “popoli interi votano contro i propri stessi interessi”. Perché è ovvio che Henrik Müller dall’università di Dortmund conosca perfettamente gli interessi degli italiani. Perché egli sa che l’attuale governo è il primo governo dal 1994 senza ministri imputati o condannati; il primo governo dall’inizio degli anni Sessanta che non sia sospettato di avere contatti latenti con la mafia; il primo governo che abbia suggellato il proprio programma con un contratto di coalizione, seguendo così l’esempio tedesco e fornendo una base affidabile al proprio lavoro.

Vista la natura cangiante dei protagonisti il tutto potrebbe saltare più domani che domani l’altro – ma perlomeno se ne potrebbe dare notizia al lettore del Der Spiegel, il cui caporedattore tanto si cruccia per la mescolanza di fatti e opinioni e l’omissione di informazioni al fine di dar risalto a tesi forti.

Forse si potrebbe indulgere davanti a simili errori, se solo Der Spiegel non stesse come pars pro toto per tutti i grandi media tedeschi: si monta uno scenario di caos economico che mini la credibilità del governo italiano ancora prima che questi inizi a sfidare le posizioni, ormai immutate da anni, del governo tedesco nei confronti dei partner europei, reclamando riforme dell’eurozona per una gestione meno rigida del debito, un ridimensionamento del surplus commerciale tedesco e una vigilanza bancaria comune a Bruxelles.  

L’ex ministro greco delle finanze, Yanis Varoufakis, dopo il fallimento del suo tentativo di mutare dall’interno la politica UE, ha supposto che l’insuccesso fosse dovuto anche all’opposizione di una schiera (tedesca) di giornalisti economici, politici, burocrati UE e lobbisti finanziari. A tal proposito ha addotto i seguenti motivi: l’organizzazione di un fronte nordeuropeo di pubblicisti allineato contro gli europei del sud; la pretesa di avere l’esclusiva nel dire quali misure economiche potessero essere sensate (misure che poi coincidevano puntualmente con la politica economica dominante nella UE); la diffamazione di chiunque la pensasse diversamente e la rimozione di quanto avvenuto nell’Eurozona prima del 2010. 


Varoufakis ha talmente torto che, dopo alcune settimane di intense cronache dall’Italia, è possibile esemplificare ciascuna delle situazioni da lui denunciate. 

Entrambi i partiti di governo sono imperterritamente definiti come populisti. “I populisti ci riprovano”, titola ad esempio la Süddeutsche Zeitung. Sulla problematicità dell’impiego del concetto di “populismo” si è espresso tra gli altri lo storico Michael Wolffsohn il quale ha ritenuto il termine nient’altro che un “manganello diffamatorio” da usare in mancanza di altre argomentazioni. La definizione di populismo che al momento va per la maggiore l’ha data invece il politologo Jan-Werner Müller: “il populismo è una ben precisa concezione politica per la quale a un popolo omogeneo e moralmente puro si contrappongono sempre élites corrotte, immorali e parassitarie”. In Italia questa definizione potrebbe andare bene per la Lega, ma di certo non per i Cinque Stelle. Cionondimeno nessun termine relativamente all’Italia è stato impiegato dai media più di frequente. 

Sempre la Süddeutsche Zeitung titola il 18 maggio ciò che tuttora molti colleghi prendono per vero: “Lega e Cinque Stelle progettano un reddito minimo garantito di 780 €”. Con l’incessante ripetizione di questa notizia si vuole provare in modo sistematico l’incompetenza finanziaria del prossimo governo. Come già si è detto per Der Spiegel, vi è solo un piccolo problema: che non è affatto così! 

In effetti, i Cinque Stelle avevano sostenuto nel proprio programma elettorale un reddito minimo garantito. Tuttavia, la proposta non è stata neppure considerata nelle trattative per formare la coalizione; al suo posto il governo vuole introdurre una garanzia minima per i disoccupati, garanzia che al momento non esiste. Chi mai in Germania si metterebbe a equiparare l’Hartz IV a un reddito minimo garantito? Forse l’erronea interpretazione si deve alla parola “reddito” (Einkommen). Eppure, l’aggettivo “garantito” non è mai stato pronunciato. Questo fa la differenza. Ma mettiamo pure che fosse diversamente: in Germania perfino degli amministratori di grandi gruppi quotati in borsa si sono espressi in favore di un “reddito minimo garantito”. Tutti ammattiti?

Holger Steltzner, uno dei direttori della Frankfurter Allgemeine Zeitung, scrive: “La BCE dovrebbe regalare a Roma 250 miliardi di euro”. Anche questa una affermazione che compare ovunque negli articoli della stampa. La richiesta era effettivamente stata messa per iscritto in una delle prime bozze del contratto di coalizione, per poi scomparire immediatamente e non venire più ripetuta… tranne che dai media tedeschi. 

Handelsblatt da ultimo imposta la storia di copertina su questa tesi: “il declino politico ed economico dell’Italia minaccia l’intera Eurozona”. Anche qui l’immagine di un paese fragile dell’Europa meridionale che minaccia il benessere tedesco e l’Euro. Ma che vorrebbe poi significare declino politico? Che in Italia per la prima volta da anni nasce un governo che nelle urne ha trovato il consenso di più del 50% degli elettori? E che significa declino economico? Che tutte le istituzioni internazionali pronosticano, per la terza volta consecutiva, una crescita economica del Paese maggiore dell’1%? Che gli italiani sono campioni mondiali nelle esportazioni di autoveicoli, generi alimentari, prodotti di lusso e di alta moda? Frasi a effetto, che rimangono sempre nel vago e che sono soprattutto funzionali alla rappresentazione dell’Hallodri meridionale. 

È del tutto evidente che questa coralità di atteggiamenti e di toni non è dovuta a previ accordi, né siamo di fronte a una qualche congiura. Eppure le parole si assomigliano tra di loro, non solo quelle dei media, ma anche quelle dei media e dei politici. Quando  Handelsblatt scrive ad esempio che un governo tecnico nominato dal Presidente della Repubblica sarebbe stato più conforme alla “ragionevolezza economica” di quello attuale, ciò ricorda molto quanto detto dal Presidente del Consiglio bavarese, Markus Söder, che ha chiesto agli italiani di essere “ragionevoli”. 

Morale della favola: i giornalisti tedeschi di punta sono uniti nel voler difendere a ogni costo i presupposti delle politiche economiche europee dominanti. Come spiegare altrimenti il fatto che in nessuno di questi articoli si ricorda che la Germania ha a lungo ignorato, prima che lo facesse l’Italia, i limiti all’indebitamento previsti dal Patto Euro Plus? Che la Germania ha salvato le banche con soldi pubblici prima che lo facesse l’Italia? Che in Germania è stata licenziata una riforma delle pensioni molto più costosa di quella che si progetta ora in Italia?

Vi sono alcuni colleghi e colleghe che lo hanno rammentato nei giorni scorsi. Ad esempio, Petra Reski, che da anni lavora come corrispondente indipendente dall’Italia, e anche Markus Oetting, che segue con grande attenzione i Cinque Stelle. E non sono mancati neppure alcuni editoriali perspicaci, come quello di Giovanni di Lorenzo su Die Zeit di due settimane fa, che si sono mostrati più critici, pur senza impiegare queste stesse argomentazioni. Nondimeno, i toni non sono finora complessivamente mutati. 

Del resto, anche io nei mesi scorsi ho potuto partecipare ad alcune ricerche di mercato e a tavoli di discussione con lettori ed ex utenti dei media giornalistici. Ho incontrato, proprio come Brinkbäumer, lettori e lettrici perlopiù disgustati da un giornalismo a tesi univoche; che tengono per tradizionalistico il mescolare fatti a opinioni, come vorrebbe la vecchia scuola.; che rifiutano il giornalismo da campagna di opinione e che si sentono venduti come degli scemi quando vengono tenute loro nascoste determinate informazioni. 

L’impressione è che non si tratti di casi isolati: basta guardare su internet come hanno reagito molti lettori di Der Spiegel la settimana scorsa, dopo la pubblicazione della copertina con il cappio di spaghetti. Almeno Brinkbäumer nel suo pezzo ha anche aggiunto, circa l’incontro con i lettori, che: “se ne deve trarre come conclusione che dovremo riesaminare l’opinione che abbiamo di noi stessi”. C’è da augurare ai lettori del Der Spiegel che l’attuale titolo di copertina sia stato prodotto prima di questo riesame, e che non ne sia invece il risultato. 




13 commenti:

  1. mi spiace, ma finche non dimostreremo coi fatti di piegare molti problemi NOSTRI, sarà inutile criticare i tedeschi.
    Stai parlando di un popolo azzerato solo 60 anni fa.
    Ed ora ai vertici europei (da decenni).

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    1. Ma non si tratta di criticare i tedeschi, si tratta della narrazione che i media "di qualità" hanno dato della crisi italiana. Come ben evidenziato dall'articolo, è una narrazione finalizzata a screditare un governo che in teoria intende mettere in discussione gli interessi tedeschi, cioè quelli del paese dominante. E quello che abbiamo visto su Handelsblatt, Der Spiegel, FAZ etc è il trattamento riservato a chi non segue l'esempio dei primi della klasse.

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    2. Secondo me, magari mi sbaglio ma : giornalisti , editori , amici degli editori ,amici degli amici, volatilità, spread , ecc. Follow the money che poi si capisce meglio il perché certi giornali scrivono certa roba.

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    3. Le elite tedesche sono ai vertici europei, il popolo soffre, poco meno che da noi. L’economia tedesca prospera violando regole di mercato e grazie a vincoli che essa stessa ha imposto a tutti, grazie al complesso di inferiorità inculcato per decenni agli italiani da una informazione piegata a interessi esterni. E anche grazie a decine di migliaia di italiani immigrati (che se fossero così Hallodri, non avrebbero trovato lavoro e carriera fra gli efficienti tedeschi). Dobbiamo toglierci il complesso, siamo diversi ma pari. A parità di regole, prima dell’euro, facevamo il mazzo alla Germania un anno sì e l’altro pure. Fino a che non ritroveremo il nostro orgoglio nazionale saremo sempre schiavi, nella testa.

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    4. "...prima dell’euro, facevamo il mazzo alla Germania un anno sì e l’altro pure"
      Davvero? Dove lo hai letto, dal barbiere? Perché i dati ufficiali dicono che già dagli anni '60 la Germania era la prima economia in Europa e seconda al mondo, poi nel 1972 ci fu il sorpasso del Giappine e i tedeschi dovettero 'accontentarsi' del perenne terzo posto fono all'avvento della Cina. L'Italia? Ha sempre conseguito poco più di metà del loro PIL ed esportato un terzo.

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    5. Caro Cocucci il Pil e' importante fino ad un certo punto la NordCorea o la Russia hanno Pil da 2 a 10 volte inferiori ma a differenza dei tedeschi non sono una colonia USA e non solo hanno migliaia di missili intercontinentali capaci di colpire qualsiasi paese al mondo altro che Germania :) !?
      Luca il KAKAKATSO PATRIOTA

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  2. I tedeschi non sono simpatici si sa.
    I loro giornali devono vendere e scrivono le cose che vendono. Come in Italia ultimamente vende bene sparare sui migranti, in Germania evidentemente vende bene sparare sull'Italiano, sulla sua disorganizzazione mentale ed economica.

    In Potogallo, in Spagna non ci sono governi asserviti a Berlino, ma grazie alle loro politiche economiche fatte di austerity vera, di riforme e liberalizzazioni, le loro macchine si sono messe in moto, macinano PIL, e il Debito/PIL cala.
    L'Italia sono lustri che applica ricette economiche fatte di deficit da sprecare in bonus e regalie, per poi prendersela con l'Euro con la Germania e con l'Europa matrigna.
    Se non ci fosse la BCE e l'Europa, l'Italia sarebbe da un pezzo nella mani dell'FMI come l'Argentina di questi giorni, prestatore di ultima istanza ben più feroce della "cattivone tedesco".

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  3. Le tue parole grondano di auto'razzismo' (o di 'razzismo' nel caso fossi uno straniero), quell'autorazzismo che consente impunemente ad una testata giornalistica tedesca di mettere in copertina uno spaghetto-cappio.

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  4. Capisco che le critiche quando ricevute non piacciono e ancor di più se provenienti da non appartenenti alla medesima 'comunità', però la questione da porsi è: sono vere o no? Hanno una loro validità oppure sono semplici luoghi comuni? Che poi dare del 'crucco' ad un tedesco sia accettabile ma sentirsi dare del 'mangiaspaghetti' no per quanto mi riguarda lascia il tempo che trova (che lascio ai permalosi). Segnalo alcuni 'refusi'. Il primo riguarda il gap di ricchezza pro capite tra Länder tedeschi. Intanto tale gap deriva da una facile trasposizione di dati statistici prendendo la città-Stato di Amburgo (quella dei 60 mila euro). Se la si inglobasse ad un Land paragonabile ad una regione come la consideriamo noi, ad esempio lo Schleswig-Holstein a nord o il Niedersachesen a sud, ecco che il dato verrebbe decisamente ridimensionato. Ma al di là di questo paragone fuorviante, il dato errato riguarda il quello inferiore: nessun Land in Germania oggi ha un PIL pro capite di 20 mila euro. Il 'meno ricco' è il Mecklenburg-Vorpommern con poco più di 26 mila euro e c'è una differenza tra questi e i 18 mila della Sicilia (a me comunque risultano 17) o addirittura, per coerenza, con i 16,6 della Calabria, ovvero la regione più povera d'Italia, o no?
    C'è poi un errore nel riportare che l'Italia sarebbe leader mondiale nell'esportazione di autoveicoli. Ma forse lo scrivente intendeva 'macchinari', benché non so se si sia leader mondiali certamente è un settore che ci vede molto competitivi.
    Poi qualche 'lieve imprecisione' c'è per quanto riguarda dati politici. I partiti al governo rappresentano la metà esatta dei voti espressi il 4 marzo u.s., non degli aventi diritto e le critiche politiche vengono soprattutto internamente. Per quanto riguarda il confondere il reddito di cittadinanza del M5S con AlgII (o Hartz IV) è singolare. Io sostengo decisamente una indennità di disoccupazione ma per nulla un reddito per il semplice fatto che si sia residenti e senza una entrata minima. Favorevole quindi a sostenere chi ha già lavorato un minimo e si trovi in seguito disoccupato. Ma la bozza del M5S (impraticabile) vuole dare soldi che non ha a tutti coloro che si trovano senza lavoro, i quali possono starsene tranquillamente a casa a girare i pollici, tranne dedicare 8 ore settimanali al proprio Comune, perché con la riforma dei centri per l'impiego arriveranno loro 3 proposte di lavoro in linea con il proprio profilo professionale o scolastico delle quali possono respingerne 2 senza perdere tale sussidio. Ma scherziamo? Non c'è copertura per questa utopistica proposta e difatti cercano fondi alla tanto vituperata UE che quando si tratta di estorcere soldi così odiosa non è!
    Si deve pensare meno all'orgoglio e più ad essere virtuosi.

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  5. Agli ebeti che dicono che l'Italia e' piccola, brutta, cattiva e povera io dico che la nostra patria e' l'unica che negli ultimi 20 anni ha un avanzo primario di parecchi miliardi e che l'Italia ha una ricchezza privata di 10.000 miliardi € 6.000 in immobili e 4.000 in ricchezza finanziaria 5 volte il debito pubblico almeno il doppio della ricchezza privata tedesca siamo poi i terzi al mondo per riserve auree dopo USA ei mangia-patate tedeschi niente male per un paese povero per non parlare del patrimonio statale; a quelli che dicono che l'Italia non puo' fare politiche espansive io consiglio di leggersi il blog meraviglioso di un grande economista italiano Marco Cattaneo e i suoi collaboratori hanno messo appunto il progetto Certificati di Credito Fiscale che sono titoli di stato ad uso posticipato dopo 2 anni si ha diritto a sconti su soldi dovuti allo stato sono scambiabili 1 a 1 con l'€ ma non sono debito in quanto lo stato non li rimborsa ma si impegna solo ad accettarli come sconto in questo modo si incentiva la gente a consumare di piu' le imprese investire e assumere di piu'. Agli sterminatori di ebrei queste cose bisognerebbe dirle. Tra l'altro non c'e' da stupirsi che i tedeschi abbiano massacrato milioni di persone perche' i tedeschi sono una razza di porci, bastardi che si credono i migliori senza esserlo realmente !!!

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    1. Amico mio, se vieni qui a vomitare offese va anche bene, ma ci devi mettere il nome, o il nick, altrimenti i commenti saranno cancellati, grz

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  6. Molte volte i lettori si dimostrano meno faziosi e più obbiettivi di pseudo giornalisti di parte affetti da stupide ideologie.

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